Archivi del mese: aprile 2016

Apple – vendite iPhone in calo …

Apple: le vendite degli  iPhone scendono. I ricavi sono in discesa per la prima volta dal 2003! Ma va? Proviamo a vedere se c’è un motivo?

Dove vengono fatti gli iPhone della americana Apple? Vengono fatti dalla ”Foxconn” ! Dov’è ‘sta fabbrica? A Shenzhen in Cina , dove c’è gente che lavora in ambienti inquinati per 18 ore al giorno!

Alcuni dirigenti Apple hanno spiegato a dei giornalisti il perché si sia scelto di costruire in Cina. Oltre al minor costo la scelta si deve a quella che loro chiamano ”flessibilità e velocità” di produzione degli impianti collocati nel Paese, che è ineguagliabile rispetto alla realtà Usa. Ad esempio, quando si è dovuto apportare delle modifiche allo schermo dell’iPhone a pochi giorni dal lancio, costringendo ad una revisione della catena di montaggio, gli 8 mila dipendenti dell’azienda cinese che doveva occuparsene, sono stati richiamati al lavoro nel ”cuore della notte” – grazie anche al fatto che il ”dormitorio” degli operai è spesso situato all’interno dello stesso impianto – e in meno di 96 ore si stavano producendo circa 10 mila iPhone al giorno!

Nessun impianto negli Usa avrebbe potuto fare lo stesso!  (Ma va?) I bravi cinesi hanno soddisfatto la richiesta di un arrabbiatissimo Steve Jobs che, a poche settimane dal lancio del primo iPhone,  si era accorto che lo schermo si graffiava troppo facilmente per un dispositivo che molti avrebbero tenuto in tasca, accanto alle chiavi o ad altri oggetti che avrebbero potuto scalfirlo.

Insomma … gli operai cinesi, a differenza di noialtri,  sono sempre a disposizione! Ma c’è un altro ”vantaggio” per far produrre in Cina. Quanto guadagnano gli operai ”cinesi”? Non ho trovato in rete nulla in proposito, ma dubito che con i loro stipendi, si possano permettere di acquistare quel che producono.

Per cui gli acquirenti vanno ricercati nel cosiddetto ”mondo occidentale”. Ma qui casca l’asino! Coma facciamo noialtri, che abitiamo nel ricco mondo occidentale ad acquistare gli iPhone della Apple se NON abbiamo lavoro! Visto che il lavoro lo fanno i cinesi schiavizzati e sottopagati?

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Cara Apple … ti stupisci se le vendite calano? Ma allora sei ”Pirla”!

Alla prossima

 

Elena

 

http://www.melamorsicata.it/mela/2010/06/05/foxconn-parla-un-dipendente-delle-fabbriche/

Tassisti UBER e tassisti tradizionali, due ”mondi” in conflitto!

Noi si vuole distruggere la lobby delle armi … del petrolio … della finanza … delle multinazionali … in compenso non ci passa nemmeno per la testa il ”rivedere” la lobby dei tassisti.

Perché? Ma perché ”sentiamo a pancia” che sono dei poveri cristi come noialtri e non ce la sentiamo di tartassarli! E’ come tartassare chi ha i ”banchi sul mercato”! Siamo onesti, con quello che combinano le multinazionali, come facciamo a prendercela con chi ”si arrangia”?

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Eppure a favore di UBER ci sono un sacco di cose.

Uber per esempio aumenta enormemente la dimensione del mercato dei trasporti a pagamento. E non lo fa riducendo il compenso del guidatore, ma riducendo i tempi morti. L’inefficienza vera è data dal tempo che un tassista passa a girarsi i pollici aspettando delle chiamate. Più questo tempo viene ridotto dalla tecnologia, più ci guadagnano sia il guidatore che il passeggero.

Questa espansione del mercato aumenta l’occupazione – nella sola città di Chicago ci sono 30mila nuovi guidatori Uber, a vantaggio ovviamente di chi più fatica a trovare lavoro, ad esempio le persone di colore  e le donne. Un terzo dei guidatori Uber sono infatti donne, spesso mamme  che, grazie a questo lavoro, possono coordinare gli orari in funzione delle necessità dei loro figli.

Inoltre una guidatrice intervistata ha detto di sentirsi più protetta perché fa salire solo clienti che sono ”preventivamente identificati” – devono infatti registrare la loro carta di credito, come avviene in tutti gli Hotel americani. Se negli USA non gli dai prima il numero della carta di credito, devi pagare tutto in anticipo.

Da noi si è diffidenti a dare il numero della carta di credito anche al ristorante, figuriamoci ad un tassista!

E comunque negli USA Uber ha avuto successo anche perché Obama,  aveva incaricato un esperto di regolamentazione,  Cass Sunstein,  di eliminare con un unico atto, tutte le regole inutili e tutte quelle il cui unico scopo mirava a proteggere una piccola casta.

Tutto questo può sembrare ”positivo”!  In fondo in questo modo molti potrebbero trovare lavoro e guadagnare dai 1000 ai 1500 euro al mese. Sarebbe un ”toccasana” per tutti i nostri giovani disoccupati, che sono proprio tanti.

Ma … cosa ne facciamo dei ”vecchi tassisti”? Non è che dall’oggi al domani possiamo dar loro un ”calcio” e dire: ”Ciao la tecnologia ti ha sostituito, non servi più”!”

Per essere onesti questo è quello che è stato detto ad operai e negozianti … categorie sempre più ”striminzite” nel ”ricco occidente”.

Per i tassisti,  c’è un altro enorme problema! Le licenze i tassisti italiani le pagano!

Per aprire l’attività di tassista è necessario essere provvisti di una licenza, di un’auto e di un tassametro. Il numero di licenze sono stabilite dal Comune in misura fissa. In teoria (e qui viene il bello) si dovrebbe accedere alle licenze attraverso un ”concorso” ma, in realtà,  sono al centro di una continua compravendita!

Vi sembra normale? Ma lasciamo perdere …

Per ogni Comune esiste un vero e proprio ”mercato di compravendita” delle licenze. In base al Comune queste licenze hanno delle quotazioni più o meno fisse. Per una licenza a Milano o a Roma sono necessari tra i 150.000 euro e i 170.000 euro. Per una licenza a Firenze si arriva a 300.000 e in città del nord est  circa 200.000. A Napoli qualcosa in meno ma stiamo sempre sopra i 100.000.

In genere un tassista, attraverso un mutuo, acquista licenza e auto, e in 15 anni rientra dell’investimento restituendo tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese. Ma le licenze, sono diventate per molti tassisti una forma di TFR. Infatti, generalmente, un tassista quando decide di andare in pensione, vende la sua licenza.

Quindi ricapitolando, ci sarebbe un concorso da sostenere … ma tutti fanno orecchie da mercante e ”comprano” invece le licenze da altri.

Ma … nessuno controlla mai niente in ‘sto Paese?

Comunque detto questo, è ovvio che chi paga 100.000 euro per acquistare una licenza o ”ereditarla” dal papà … non è contento che appaia un ragazzino di 20 anni con la sua vetturetta pulita ed il suo telefonino e gli porti via il lavoro.

Eppure Uber creerebbe lavoro per i giovani … ma ai tassisti chi rimborsa il costo di una licenza ”comprata” senza fare il previsto concorso?

Meditiamo gente … meditiamo …

Alla prossima

 

Elena

 

 

http://www.taxi.it/normativa/8-decreto-bersani-legge-4-ago-2006-n248

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

25 APRILE …

25 APRILE 1945 – Cosa festeggiamo?

Qui di seguito una sorta di ”Bignami” per i giovanissimi, che magari non hanno ancora studiato quel periodo storico.

Ecco qui:

Oggi è l’Anniversario della Festa della Liberazione o Festa della Resistenza, oppure semplicemente: 25 aprile!

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Viene festeggiato ogni anno e rappresenta un giorno fondamentale per la storia d’Italia: la fine cioè dell’occupazione nazifascista al termine della seconda guerra mondiale.

Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino. Bologna venne liberata il 21, Genova il 26, Venezia il 28. Per ”liberazione” ci si riferisce all’avanzata degli ”americani” dal Sud dell’Italia che man mano che risalivano, mandavano via i tedeschi e di conseguenza facevano scappare tutti i ”fascisti”.

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La ”Liberazione” infatti mise fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra! Simbolicamente questo giorno rappresenta l’inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946, dove gli italiani, e per la primissima volta anche le  italiane,  votarono per scegliere tra monarchia e repubblica, quindi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

Alla prossima

 

Elena

 

Pier Camillo Davigo … e le ”malelingue” …

Prima di parlare del ”caso specifico” di questi giorni, vorrei tentare di fare, serenamente,  il punto sulla situazione delle ”correnti” nella Magistratura italiana.  

I magistrati sono persone come tutti gli altri – con una cultura e preparazione giuridica decisamente più alta di noi ”comuni” cittadini – ma hanno delle idee ed opinioni come tutti i cittadini italiani.

Tutti sappiamo che esistono ”correnti” in Magistratura, queste ‘correnti’ non sono certo dei partiti, ma in queste correnti i magistrati si riconoscono.

Per cercare di capire del perché esistono ”le correnti” … bisognerebbe tornare indietro al periodo della Costituente e alla Costituzione, che hanno riorganizzato completamente  nel 1948, la ”magistratura repubblicana” , così come la conosciamo noialtri, nati dopo il fascismo.  Dopo il fascio infatti per la prima volta finalmente la Magistratura era ”autonoma e indipendente”!

Era quasi naturale che una magistratura, che fino a quel momento aveva dovuto dipendere in tutto e per tutto dal Governo,  iniziasse a discutere al proprio interno per capire come comportarsi … dove collocarsi.

Ci hanno messo un sacco di tempo a discutere,  La Corte costituzionale infatti è nata solo nel 1956 mentre il Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) solo nel 1958!  Non erano …  e non sono ancora tutti in ”sintonia”!

Vediamo le due più importanti: Magistratura democratica (progressista) e Magistratura indipendente (conservatrice), sono nate nel 1964, in concomitanza con i primi arrivi in magistratura, di giovani ”cresciuti” con la Costituzione in mano!

Giovani e vecchi, avevano e forse hanno tuttora ”visioni diverse” secondo l’evoluzione della società esterna. Queste visioni diverse non potevano non riflettersi in ”chi” doveva giudicare.

Avevano aderito a Magistratura indipendente, prevalentemente i più anziani, convinti che la legge andasse soprattutto ”applicata”, mentre i più giovani, erano convinti dell’ ”interpretazione della norma” .  I più giovani non potevano certo non tener conto dell’evoluzione dei diritti … per cui si sentirono più vicini  a Magistratura Democratica.

Torniamo ora al caso di questi giorni, sulle affermazioni di Pier Camillo Davigo:  ”Non hanno smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsi”!  Affermazioni che, se non avessero avuto tutto il clamore mediatico che giornalisti e rete si sono affannati a creare,  sarebbero parse del tutto normali, dette ad esempio da un semplice cittadino. Ma,  visto che a dirle è stato un ”magistrato” ecco che sono state ”strumentalizzate” e ”cavalcate” politicamente alla grande.

Comunque noi, tanto per cercar di capire, vediamo un po’ chi è questo Signore:  Davigo si è laureato in giurisprudenza a Genova, ed è entrato in magistratura nel 1978. Ha iniziato la sua carriera come giudice presso il Tribunale di Vigevano, poi dal 1981 è diventato Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, dove si è occupato prevalentemente di reati finanziari, societari e contro la Pubblica Amministrazione. In questo contesto ha fatto parte, nei primi anni novanta, del Pool Mani Pulite, insieme ai colleghi Antonio Di Pietro, Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D’Ambrosio, Ilda Boccassini, Gherardo  Colombo, Francesco Greco, Tiziana Parenti e Armando Spataro. E’ stato eletto nel parlamentino dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), nella corrente di ”Magistratura Indipendente” Successivamente è divenuto Consigliere della Corte d’appello di Milano. Dal 2005 ricopre il ruolo di Consigliere alla Corte Suprema di Cassazione.

iuPier Camillo Davigo

Per conoscenza ecco qui le attuali ”correnti” in Magistratura – prese pedestremente da Wikipedia – ma rendono bene l’idea per noi digiuni sull’argomento:

Magistratura Democratica (sinistra)
Unità per la Costituzione (centro)
Magistratura Indipendente (destra)
Movimento per la giustizia (verdi – Articolo 3 – sinistra)

D’altronde il mondo si ”evolve” e le cose cambiano … bisogna stare al passo con i tempi, solo i posteri sapranno dare delle risposte. Io non sono certo in grado di giudicare.

Alla prossima

 

Elena

 

Cosa sperava la gente nel Fascismo? Cosa spera la gente nel M5S?

Come mai quando le ”cose vanno male” si finisce sempre ”lì” ? C’è sempre un ”perché” delle cose … basta andarlo a cercare nella Storia.

La prima guerra mondiale è stata una guerra che ha fatto 9 milioni di morti tra i soldati e circa 7 milioni tra la popolazione. Popolazione  morta di ”stenti”, cioè   carestie ed epidemie. (la situazione di oggi in Siria) In questa guerra noi abbiamo combattuto a fianco di Francia, Regno Unito e Impero russo.

Finito questo orrore  l’Italia era decisamente ”mal messa”. Doveva fare i conti con tutti i guai connessi alla fine di una guerra, che tra l’altro avevamo ”vinto”! (Pensate se l’avessimo persa!)   Oltre alla fame e alle epidemie, avevamo anche perso l’Istria, promessa dagli americani ad altri! (Gli americani hanno ‘sta mania di disegnare a tavolino i confini, facendo nascere o morire paesi ed etnie intere … ma questa è un’altra storia!) Nonostante gli istriani sarebbero stati volentieri con noialtri … non potevamo certo farci ”nemici” gli americani nostri alleati, quindi ”ciccia” … ciao Istria!

Oltre alla situazione internazionale complicata … la nostra situazione economica era al ”lumicino”! I problemi finanziari che affliggevano le banche italiane erano ”enormi”!  Queste, infatti, durante il conflitto avevano effettuato consistenti prestiti a lungo termine ai colossi dell’industria bellica (quelli del triangolo Milano-Torino-Genova) e ora faticavano a recuperarli. (Vi ricorda qualche cosa?)

La crisi ebbe il suo culmine nel 1921, quando il fallimento di alcuni grandi trust, come il complesso siderurgico Ilva e quello meccanico dell’Ansaldo, provocò il crollo di importanti istituti bancari con immediati riflessi negativi su tutto il sistema industriale. (quando muore una banca non lo fa mai da sola) Di qui un costante aggravarsi delle già difficili condizioni di vita dei lavoratori, specie di quelli a reddito fisso sui quali pesava un’inflazione galoppante. La crisi colpì anche la piccola e media borghesia, il cui tenore di vita era notevolmente peggiorato rispetto agli anni precedenti alla guerra.

La produzione agricola a sua volta era distrutta a causa dell’abbandono delle campagne, rese improduttive dalla lunga assenza degli uomini che combattevano al fronte. La situazione era particolarmente grave, se ricordiamo che in quegli anni l’Italia era ancora un Paese essenzialmente agricolo. Oltre a ciò, a partire dal 1917 gli Stati Uniti avevano iniziato a imporre delle limitazioni all’emigrazione transoceanica, precludendo ai nostri contadini poveri la possibilità di cercare fortuna in America!

Le conseguenze sull’occupazione furono pesanti e il numero dei disoccupati nel 1919 toccò la cifra di due milioni di unità. Noi importavamo, per mangiare, grano e, per far funzionare tutto l’am ba ra dam,  carbone e avevamo quindi ”debiti pesanti” specie con gli USA.

Le casse del regno erano vuote e la ”lira” durante la guerra aveva perso valore. Alla mancanza di materie prime si aggiungevano tutti i soldati che si trovavano di punto in bianco ”disoccupati”. Molti ex soldati vennero utilizzati per i lavori urgenti di ”ricostruzione”.  Le fabbriche che producevano armi, dovevano velocemente riconvertire la loro produzione. Ma … a chi vendere? Il mercato interno era inesistente e la crisi degli altri non creava certo un terreno fertile all’esportazione  … quindi moltissime fabbriche semplicemente chiusero i battenti, aumentando ancora una disoccupazione già preoccupante.

Inoltre era stato promesso agli ex combattenti che si sarebbero espropriati i terreni dei ”latifondisti”… ma ovviamente la cosa non era facile. Notoriamente chi possiede terreno non vuole che glielo si porti via … quindi vi erano grosse ”resistenze”. A questo si deve aggiungere che anche gli operai rimasti senza lavoro volevano i terreni promessi agli ex soldati … gli attriti aumentarono e gli ex soldati apostrofarono gli ex operai:  ”imboscati” ! Mentre gli ex operai chiamarono gli ex soldati ”servi della guerra borghese”. Insomma c’era povertà, fame, disperazione, rabbia e disoccupazione!

Su questa ”torre di Babele” … su questo ”fertile” terreno nacque il fascismo!  C’è una bella frase di Gramsci che descrive benissimo la situazione:

 ”Il fascismo si è presentato come l’anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano”.

(Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 26 aprile 1921)

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meditiamo gente … meditiamo …

Alla prossima

Elena

 

ORGOGLIO IMPRENDITORIALE ITALIANO ????

L’orgoglio dell’imprenditoria italiana? Ma dove? Queste sono aziende italiane comprate da stranieri …

1999
Algida (Unilever)

2000
Emilio Pucci (Arnault, Francia)
Fiat Ferroviaria (Alstom, Francia)

2001
Bottega Veneta (Francia)
Fendi (Francia)

2003
Peroni (Sudafrica)
Sps Italiana Pack Systems (Usa)

2005
Acciaierie Lucchini (Russia)
Benelli (Cina)

2006
Carapelli Sasso e Bertolli (Spagna)
Galbani (Francia)

2008
Osvaldo Cariboni (Alstom, Francia)

2009
Fiat Avio (divisione Fiat per il settore aerospaziale) (Usa,Inghilterra)

2010
Fastweb (Svizzera, aveva già parte delle azioni dal 2007)
Belfe (Sud Corea)
Lario (Sud Corea)
Boschetti alimentare (confetture) (Francia)

2011
Gancia (Russia)
Fiorucci (salumi) (Spagna)
Parmalat (Lactalis, Francia)
Bulgari (Francia)
Brioni (Francia)
Wind (Russia, prima Egitto)
Edison (Francia)
Mandarina Duck (Sud Corea)
Loquendo (leader nelle tecnologie di riconoscimento vocale) (Usa)
Eridania (zucchero) (Francia)

2012
Star (Spagna) Controlla i marchi RisoChef, Pummarò, Sogni d’Oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo ed Olita
Ducati (Germania)
Eskigel (produzione gelati per varie catene di supermercati) (UK)
Valentino (Qatar)
Ferretti (nautica) (Cina)
AR Pelati (pomodori) (Giappone)
Coccinelle (Sud Corea)
Sixty (Cina) Proprietaria dei marchi Miss Sixty e Energie

2013
Richard Ginori (venduta a Gucci, Francese)
Loro Piana (Francia)
Pernigotti (Turchia)
Chianti Gallo Nero Docg (Cina)
Pomellato (Francia)
Scotti Oro (Spagna per il 25%)

2014
Indesit (60% a Whirpool americana)
Gelateria Fassi (coreana Haitai Confectionary and Foods Co.
Pastificio Garofalo (Ebro Foods Spagna)
Versace (20% acquistato da Blakstone USA)
Krizia (venduta alla Shenzhen Marisfrolg, Cina)

2015
Telecom (Vivendi Francia)
Pinifarina (Mahindra India)
Pirelli (ai cinesi di ChemChina)
Italcementi (Heidelberg Germania)
Engineering (Apax e Neurberger Germania)
Ansaldo Sts (Hitachi Giappone
Ansaldo Brera (Hitachi Hiappone)
Benetton -World Duty Free Food and beverage (Dufry Svizzera)
Grom (Uniliver)
Peroni ( ai giapponesi di Hasahi – prima l’avevano comprata i sudafricani)
Alitalia (Ethiad)
Parmalat (Lactalis Francia)
Merloni (Wirpool USA)
Edison (Edf Francia)
Saras Raffineria (Rosnelt Russia)
Lamborghini (Audi Germania)

Un elenco inquietante vero? E la mia ricerca in rete non è certo esaustiva,  chissà quante altre me ne sono sfuggite, senza contare che elencate non ci sono tutte quelle aziende che invece sono state chiuse a basta.

La mia opinione personale? Di sicuro bisogna fare i conti con la ”durezza” dei mercati a causa delle ”multinazionali”, tutti capiamo che competere con costoro è ”durissimo” se non impossibile.  Costoro vanno a produrre in paesi dove la manodopera costa una cippa, in compenso le tasse le pagano dove mettono la sede fiscale, che ovviamente è un paese dove le tasse sono bassissime! Senza contare che alcuni le tasse le eludono proprio nei paradisi fiscali.   D’altronde … se non esiste una legislatura ”globalizzata” ad impedirlo, continueranno a fare alto e basso quel che vogliono,  imperterrite, mettendo in ginocchio tutti gli altri!

Penso però anche che i padri ed i nonni, proprietari di queste aziende,  si erano fatti il ”mazzo”, avevano lavorato moltissimo, anche se si deve ammettere che l’epoca in cui si muovevano, era un periodo di ”crescita”  , in cui le cose andavano benino anche se c’era da lavorare come ”bestie”. Grazie al loro lavoro ed al periodo ”propizio”  avevano ottenuto risultati ottimi. Si erano fatti i soldi ma si erano anche guadagnati nel mondo un posticino che faceva onore non solo a loro, ma anche a tutto il nostro Paese!

Ai figli ed ai nipoti di questi ”imprenditori”, cioè quelli che hanno ”ereditato” senza colpo ferire, l’azienda paterna,  la concorrenza delle Multinazionali e la sola idea di ”farsi il mazzo” li demoralizza, quindi, forti di un mercato azionario in crescita esponenziale, hanno venduto tutto e messo i ”dindi” nell’azionariato, alcuni, i più ”volenterosi” si sono fatti assumere come dirigenti nella ”ditta paterna”.

Durante il periodo in cui la borsa andava bene, costoro hanno fatto i ”signori” guadagnando senza doversi sobbarcare il  carico e l’impegno che la gestione di un’azienda richiede.

Insomma sono vissuti, come dei nababbi, investendo i proventi derivanti dalla vendita dell’azienda, in ”borsa” e facendo ”Ponzio Pilato” sui posti di lavoro persi nelle aziende vendute e ”ristrutturate” dagli stranieri.

Hanno fatto girare in borsa ”aria fritta”! Ovvio che alla lunga questa aria fritta, non supportata da un’economia reale stia mettendo tutti nei pasticci.

Morale della favola? Anche i ”rammolliti” hanno le loro responsabilità … aggiungiamo costoro alle Multinazionali ed avremo il quadro della situazione reale.

‘Mo Confindustria si ”sveglia” e dice che abbiamo bisogno di ”politiche industriali”! Adesso? Ma dov’era Confindustria prima?

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Orgoglio imprenditoriale? L’Italia lo ha perso!

Alla prossima

Elena 

 

LEGIONE STRANIERA … MITO E LEGGENDA

Giorni fa cercando informazioni e musica correlate alla ”legione Straniera” sono ovviamente finita sull’inno ufficiale della Legione e sono rimasta sorpresa nel leggerne il testo.

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Prima di tutto qualche informazione … la Legione Straniera fu creata nel 1831 dal re di Francia Luigi Filippo, per accogliere stranieri che volevano servire la Francia senza dover creare reggimenti per ogni diverse nazionalità. La Legione si è nel tempo consolidata all’interno dell’esercito francese come corpo d’élite per i teatri di guerra e le operazioni più difficili. Nella storia di questo reggimento centinaia di reclute hanno valicato, anche illegalmente, le frontiere fuggendo da persecuzioni, guerre civili, processi … pur di oltrepassare la soglia di Aubagne, dove si trova la ”Maison Mère”  sede del Comando Centrale.

La Legione Straniera ha operato, nei suoi 183 anni di storia, nei teatri di guerra più disparati.  Marocco,  Siria e Libano durante la Prima Guerra Mondiale, in Norvegia nel 1940, in Indocina nel 1945, in tutta l’Africa del Nord negli anni ’50, in Madagascar, Guyana francese e Djibouti negli anni ’60 fino all’Afghanistan, il Ciad, il Libano, la Costa d’Avorio ed il Mali.

Ma il fascino che sempre ha esercitato la Legione Straniera, oltre al képi bianco ed il forte spirito di cameratismo di stampo internazionale, è radicata nel mito su cui si fonda la Legione stessa. Siamo nel 1831, la conquista dell’Algeria da parte della Francia è ai suoi inizi. La Legione viene creata appositamente per fornire sostegno militare alle truppe francesi. La prima Legione si forma a partire da soldati professionisti disoccupati dopo le varie guerre imperiali francesi ma anche da rivoluzionari provenienti da tutta Europa che avevano trovato rifugio in Francia, dissidenti che lasciavano clandestinamente il proprio paese per motivi politici, economici o ”giuridici”.

Per facilitare il reclutamento la Legione Straniera autorizzava le nuove reclute ad arruolarsi su semplice dichiarazione d’identità. Questa disposizione, che all’inizio era stata adottata per semplificare le procedure, permise in realtà alle reclute che fuggivano da guerre, persecuzioni, processi, di nascondere la propria vera identità e cominciare una nuova vita nella legione dietro il motto ”Legio Patria Nostra”  che significa ”La Legione è la nostra Patria” e, dopo 3 anni di servizio,  poter ottenere la naturalizzazione francese. Era proprio questa possibilità, che la Legione offriva a coloro che ne accettavano le regole, a costituire parte del mito su cui si fonda ancora oggi la storia della Legione.

In cambio dell’anonimato e di una nuova identità, la Legione chiedeva sacrificio, dedizione assoluta, una vita lontano da casa e famiglia e una quotidianità fatta di dura disciplina militare. Ad oggi più di 35.000 stranieri sono caduti servendo la “patria” che costituiva in sé la Legione. Tra questi tanti, tantissimi italiani.

Dal 1831 ad oggi si calcola che oltre 60.000 italiani hanno servito nei ranghi della Legione. Dopo i tedeschi, il gruppo di stranieri più numeroso in tutta la storia della Legione sono stati gli italiani (con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu addirittura creata una Legione chiamata ”Garibaldina” e composta esclusivamente da repubblicani, mazziniani e sindacalisti).

Ma cosa spingeva gli italiani, agli inizi del ‘900, ad arruolarsi per un esercito di un paese straniero? La prima motivazione era quella del non voler combattere tra le file dell’esercito del proprio paese, considerandone sbagliate le scelte, ma il rifiuto di arruolarsi avrebbe provocato l’arresto e la fucilazione. Altro motivo era quello di ottenere facilmente la nazionalità francese, vitale per coloro che erano in fuga dall’Italia per varie ragioni, comprese quelle politiche. L’altra era la povertà estrema. Zone depresse come il Friuli, l’Emilia Romagna, le Marche già dagli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento videro partire migliaia di migranti che approdarono in Francia, spesso con le loro famiglie, per installarsi e cominciare una nuova vita. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, per lottare contro i sentimenti anti-italiani che si manifestavano nella popolazione francese e dimostrare l’attaccamento al loro paese d’adozione, molti italiani scelsero dunque di arruolarsi nella legione.

Torniamo ora all’Inno della legione le cui parole si ”sposano” con la cadenza della marcia dei legionari che è di 88 passi al minuto, mentre tutti i reparti di fanteria dell’esercito francese sfilano con una cadenza di 120 passi al minuto.  Questa camminata ”lenta” obbliga la Legione a sfilare per ultima nelle parate militari.

Ascoltiamo ora l’inno a questo link,  e poi leggiamo le parole qui sotto riportate.

https://www.youtube.com/watch?v=QC6-AhOmnCk 

Tiens, voilà du boudin, voilà du boudin, voilà du boudin
Pour les Alsaciens, les Suisses et les Lorrains,
Pour les Belges, y en a plus, Pour les Belges, y en a plus,
Ce sont des tireurs au cul
Nous sommes des dégourdis,
Nous sommes des lascars
Des types pas ordinaires.
Nous avons souvent notre cafard,
Nous sommes des légionnaires.
Au Tonkin, la Légion immortelle
À Tuyen-Quang illustra notre drapeau,
Héros de Camerone (°) et frères modèles
Dormez en paix dans vos tombeaux.
Nos anciens ont su mourir.
Pour la gloire de la Légion.
Nous saurons bien tous périr
Suivant la tradition.
Au cours de nos campagnes lointaines,
Affrontant la fièvre et le feu,
Oublions avec nos peines,
La mort qui nous oublie si peu.
Tiens, voilà du boudin, voilà du boudin, voilà du boudin
Pour les Alsaciens, les Suisses et les Lorrains,
Pour les Belges, y en a plus, Pour les Belges, y en a plus,
Ce sont des tireurs au cul

.-.-.-.-.-.-

Il titolo del famoso inno della Legione Straniera ”Le Boudin” ,  provoca un po’ di perplessità per i non addetti ai lavori.  Per noi italiani il nome “boudin” richiama il nome di un dolce, detto anche ”budino”, mentre per i francesi, è una specie di ”salsiccia” da far cuocere. In ogni caso, dolce o salsiccia che sia, il nome ”budino” non è certo il nome che uno si immagina per un corpo militare composto esclusivamente da volontari  e in odor di ”eroismo”!  E’ come se l’inno dei nostri ”berretti verdi” si intitolasse ”Amatriciana”!

Boudin  forse è anche il nome, molto probabilmente, dato dai legionari alla ”tenda” che veniva arrotolata a mò di ”salsiccia” e portata sul loro zaino, ma l’inno si riferisce chiaramente ad un qualche cosa di ”mangereccio”. Infatti dice che ce n’è per gli alsaziani, per gli svizzeri e per i loreni … mentre non ce n’è più per i belgi! La cosa mi ha ovviamente incuriosita e sono andata a cercare in giro il motivo di questa ”stranezza”.

Molto probabilmente, l’antipatia nei confronti dei commilitoni belgi risale al 1870, quando il re dei Belgio ordinò ai suoi sudditi di non combattere durante la guerra Franco-Prussiana né da una parte né dall’altra.

Rinfreschiamoci la memoria e vediamo un po’ perché scoppiò la guerra tra Francia e la Prussia … la Germania, così come l’Italia, raggiunse l’unità nella seconda metà dell’Ottocento. All’interno della Confederazione Germanica, costituita nel 1815 dal Congresso di Vienna, c’erano 39 stati sotto la presidenza austriaca. Tra questi si affermò, pian piano, una grande potenza militare,  la Prussia.  Nel 1862 in Prussia divenne cancelliere Otto von Bismarck che non condivideva affatto le idee liberali e democratiche, ma  credeva invece in uno Stato forte ed autoritario.  Bismarck dichiarò guerra all’Austria, che era lo Stato più forte all’interno della Confederazione. I Prussiani sconfissero gli Austriaci e la Germania venne divisa in due Confederazioni : 

– La Confederazione del Nord, presieduta dal re di Prussia; 
– La Confederazione del Sud, collegata al Nord tramite un’alleanza doganale. 

La Francia era preoccupata dei successi militari della Prussia, anche perché quest’ultima era interessata a due regioni francesi che parlavano tedesco, Alsazia e  Lorena.  Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia il 9 luglio 1870 ma  a Sedan, il 2 Settembre dello stesso anno,  i Francesi furono sconfitti e lo stesso re Napoleone III venne fatto prigioniero. Il governo francese dovette arrendersi e accettarne le richieste tedesche. 

– cedere alla Germania la Lorena e l’Alsazia
– Pagare una fortissima somma in denaro alla Prussia 
– Accettare sul suo territorio la presenza dei tedeschi 

Era nato il Secondo Reich … il secondo impero tedesco.  Molti Alsaziani e Loreni, non volendo stare sotto i tedeschi, si arruolarono nella Legione straniera, forse è per quello che nella ”legione” li vedono meglio dei belgi, che non hanno alzato un dito per dare ai francesi un aiuto contro i tedeschi di Bismarck!

Alla prossima

Elena

 

P.s.: Questo articolo lo dedico a Learco Calitri, ex Legionario medaglia d’oro al valore militare, recentemente scomparso.

(°) battaglia di Camerone in Messico dove in cui un pugno di legionari tennero testa per 10 giorni a 800 ribelli!

 

Learco Calitri è tornato alla casa del ”Padre” …

Ieri una mia cara amica, Isa, mi ha telefonato dicendomi che era mancato Learco Calitri!

Mamma mia come sono stata male nel sentire quella notizia! Learco rappresentava per me uno spirito libero, forte e vitale! Strano a dirsi … ma c’era più ”vitalità” in lui, ormai avanti negli anni, di molte persone che conosco e anche tanto tanto più giovani.

Ci siamo conosciuti perché, mi ero iscritta al CIP anni fa ed avevo avuto con lui una prima bella chiacchierata. Una chiacchierata che aveva messo in luce quanto fossimo ”affini” su molti fronti.

Ho frequentato il CIP per qualche tempo, poi per motivi di salute, me ne sono allontanata.  Questo non significa però che non ci sentissimo, era venuto a casa nostra più volte ed il rispetto che avevo per lui era andato crescendo.

Learco voleva scrivere un libro sulla sua vita –  decisamente molto movimentata – fosse anche solo per gli anni passati nella Legione Straniera. Avevamo discusso a lungo sull’argomento e ho avuto il piacere di conoscere una persona che non metteva nei miei riguardi ”filtri” di sorta, era schietto come il vino novello!

Recentemente, sentendomi un po’ in colpa per non aver rinnovato la tessera al CIP e conoscendo le sue cattive condizioni di salute, mi sono iscritta nuovamente e ho fatto una prova per essere inserita nella corale del CIP. Giuseppe il ”capo coro” mi ha accolta in ”Note Azzurre”!  Appena ricevuto l’ok di Giuseppe, avevo dato la notizia a Learco, che ormai in cura, mi aveva risposto di esserne felice, e che in questo modo avremmo potuto vederci più sovente.

Purtroppo le cose non sono andate in questo modo … non ci siamo più né visti né sentiti.  Avrebbe voluto fare ancora tante cose … ma la ”morte” non accetta consigli mai da nessuno!

Addio Learco Calitri, felice ed onorata di aver potuto fare la tua conoscenza, guardaci da lassù … ci hai solo preceduti, verremo anche noi a far parte del ‘tutto”!

Un abbraccio con affetto

Elena 

Ricordiamolo così:

Schermata 2016-04-05 alle 08.11.44

il giorno della ”medaglia d’oro” … 

Schermata 2016-04-05 alle 08.12.50Schermata 2016-04-05 alle 08.03.27

Durante la premiazione e, a destra,  mentre balla con la sua Renata!

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Funerali al Duomo di Frejus – venerdì 8 aprile – ore 10.30

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Video della premiazione: https://www.youtube.com/watch?v=KSRX12yUU8IUn momento sereno: https://www.youtube.com/watch?v=2sNWJr2yrqw

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TRADUZIONE  – S’il vous plaît excuser mon horrible français

Learco Calitri est de retour à la «maison» du Notre Père ” …

Hier, mon cher ami, Isa, m’a appelé et m’a dit que Learco Calitri il était dècèdè !

Mamma mia! Comme j’ ai été malade d’entendre cette nouvelle! Learco représenté un esprit libre, fort et vital pour moi! Chose étrange à dire, mais il y avait plus ”vitalité” en lui, déjà avancé dans les années, que en beaucoup de gens que je connais et … même beaucoup plus jeune.

Nous nous sommes rencontré parce que quand j’étais entré ou CIP et  j’ai eu avec lui une première conversation, qu’il avait mis en évidence ce que nous étions ” similaire” sur de nombreux fronts.

J’ai fait part du CIP pendant un certain temps, puis, pour des raisons de santé, je suis parti.

Cela ne signifie pas que nous nous sommes plu vu, il était venu à notre maison à plusieurs reprises et le respect que je lui devais a grandi de plus en plus.

Learco voulait écrire un livre sur sa vie – très mouvimentèè – même si seulement pour les années passées dans la Légion étrangère. Nous avons eu des longues discussions sur le sujet et j’ai eu le plaisir de rencontrer une personne qui n’a pas mis à mon égard  filtres de toute nature, Learco était sincère comme le vin nouveau!

Récemment, je me sentant un peu coupable de ne pas avoir renouvelé la carte au CIP et connaissant sa mauvaise santé, je me suis inscrit à nouveau et je l’ai fait un test pour être inséré dans le chœur du CIP. Le Chef de chœur ‘Joseph’ ‘m’a accueilli dans ”Note Azzurre”.  Juste reçu le ”feu vert” da parte de Joseph, j’ai donné la nouvelle à Learco, maintenant déjà sous traitement, et il me répondit d’être heureux, et que de cette manière nous aurons l’occasion  pour nous nous voir plus souvent.

Malheureusement, les choses ne se sont pas passe comme ça … on n’a pas vu ou entendu. Il voulait faire encore beaucoup de choses … mais la mort ” ” n’accepte conseil par personne!

Adieu Learco Calitri, je suis heureuse  et honoré d’avoir été en mesure de te rencontrer …  regarde nous de là-haut …  tu as seulement nous précédés …

Une étreinte avec affection

Elena