Paolo Borsellino – Cronaca di una morte annunciata … dov’è finita la sua Agenda Rossa?

Proviamo a ricostruire gli ultimi eventi che lo hanno visto, suo malgrado, protagonista.

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Paolo Borsellino – un Magistrato con la schiena diritta!

Giovedì 25 giugno 1992 – “Gli ufficiali Sinico e Baudo dei carabinieri di Palermo si recano con il collega maresciallo Lombardo al carcere di Fossombrone per interrogare Girolamo D’Adda sulle circostanze inerenti la strage di Capaci ed i possibili sviluppi futuri. Sinico e Baudo non partecipano al colloquio, ma apprendono dal maresciallo Lombardo che “negli ambienti carcerari si dà il Dott. Borsellino per morto”. Non appena rientrato a Palermo il Cap. Sinico riferisce la notizia a Borsellino il quale afferma di essere a conoscenza del progetto di attentato ai suoi danni, ma fa capire che preferisce accentrare su di sé i pericoli per risparmiarli alla propria famiglia”.

Domenica 28 giugno 1992 – “Di ritorno da Bari, a Fiumicino, Borsellino con la moglie Agnese e Liliana Ferraro aspettano di imbarcarsi per Palermo nella saletta vip. Ad un tratto, arriva il ministro della difesa Salvo Andò, socialista, che lo saluta, gli si avvicina e gli dice che deve parlargli. Borsellino si allontana e si apparta con Andò , che subito gli racconta preoccupato dell’ informativa del ROS, stavolta spedita alla procura di Palermo, che li indica entrambi come possibili bersagli di un attentato mafioso. Un terzo obiettivo indicato dal ROS é il pm di Milano Antonio Di Pietro. Andò gli chiede informazioni ulteriori, pareri, consigli. Borsellino impallidisce, poi va su tutte le furie: non ne sa nulla. É persino imbarazzato, ma deve confessare ad Andó di essere totalmente all´oscuro dell´informativa. Il procuratore Pietro Giammanco, destinatario ufficiale della nota riservata del ROS, non gli ha comunicato niente”.

Lunedì 29 giugno 1992: “Appena arrivato a Palermo, Borsellino si precipita nell´ufficio di Giammanco, e protesta: “Lo so bene che da una minaccia ci si può difendere poco, ma é mio diritto conoscere tutte le notizie che mi riguardano.” Urla, si indigna. Per la rabbia, sferra un gran pugno sul tavolo, e si ferisce la mano. E Giammanco? “Farfugliava, farfugliava qualcosa”, racconterá la sera Borsellino ai familiari. “Farfugliava. Diceva: ma che c´entra, la competenza é di Caltanissetta.” Ricorda Lucia Borsellino: “Quando papà ci parla di quell’ episodio, sfoga tutta la sua amarezza. Raccontandoci di Giammanco, si chiede mille volte il motivo di quel silenzio, giungendo però alla conclusione che niente potrà giustificarlo.”
Lunedì 13 luglio 1992 – “Nel pomeriggio, un poliziotto della scorta guarda Borsellino in volto, lo vede preoccupato, teso, troppo teso, non può fare a meno di chiedergli: “Dottore, cosa c´é? È successo qualcosa?” Borsellino, come se non potesse trattenersi, gli dice di botto: “Sono turbato, sono preoccupato per voi, perché so che é arrivato il tritolo per me e non voglio coinvolgervi.” L´agente sbianca, resta senza parole”.

Giovedì 16 luglio 1992 – “Un confidente dei carabinieri di Milano rivela che si sta preparando un attentato ad Antonio Di Pietro e a Paolo Borsellino. La fonte è ritenuta altamente attendibile ed il raggruppamento ROS di Milano invia un rapporto alla Procura di Milano ed a quella di Palermo. L’informativa è inviata per posta ordinaria ed arriverà a Palermo dopo la strage di Via D’Amelio. In seguito a questa notizia viene pesantemente rafforzata la scorta a Di Pietro ed alla sua famiglia, il PM milanese non dorme neppure a casa sua. Il maresciallo Cava dei ROS di Milano tenta anche di mettersi in contatto diretto con la Procura palermitana ma senza risultato. Curiosamente la notizia su questa minaccia filtra sulla stampa dopo l’attentato di via D’Amelio in modo alquanto strano: viene pubblicata sul SECOLO XIX del 23 luglio 1992 insieme ad altre due notizie false: un presunto incontro di Falcone e Di Pietro prima della strage di Capaci (incontro subito smentito dallo stesso Di Pietro e dal procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli) e alcune indiscrezioni sulla possibile collaborazione del boss Tanino Fidanzati. Anche questa notizia si rileverà un falso, mentre il rapporto del Ros verrà confermato”.

19 luglio 1992 – Paolo Borsellino è nella villa al mare di Villagrazia di Carini. Si sveglia alle cinque, quando riceve una telefonata dalla figlia Fiammetta in vacanza a Bali, Indonesia. Risponde dettagliatamente a una professoressa di Padova che gli chiede: perché è diventano un giudice? Che cos’è la Dia? Che cos’è la superprocura? Esce in mare e si fa un bagno. Va a pranzo dal suo vecchio amico Peppe Tricoli, consigliere comunale dell’Msi. Fa un sonnellino, ma in realtà non dorme, fuma. Guarda in tv la tappa del Tour de France, perché è un appassionato di ciclismo. Alle 16.40 comunica a tutti che va a prendere la madre in via D’Amelio, il convoglio parte da Villagrazia e arriverà a destinazione circa venti minuti dopo.

Quello stesso giorno … Vincenzo Scarantino si mette la tunica della confraternita religiosa della Guadagna.  I fratelli Graziano, costruttori edili, vanno a controllare il loro palazzo in costruzione in via D’Amelio. Raffaele Ganci, il capomafia della Noce, informa Salvatore Cancemi che Borsellino sarà ucciso prima che venga sera.
Il numero tre del Sisde Bruno Contrada, che ha scelto di passare le ferie a Palermo, passa la giornata con il suo vice Narracci sulla barca di un confidente. Salvatore Vitale, l’inquilino del pianterreno, presenzia al posteggio della Fiat 126, manda via i bambini che giocano in strada e se ne parte con la famiglia per Castelbuono. Salvatore Biondino dice a Giovanni Brusca che non è a disposizione perché “sotto lavoro”. Giuseppe Graviano, preceduto da una decina di uomini che gli fanno da staffette, si sistema nel giardino che chiude via D’Amelio con un telecomando.

La bomba esplode alle 16.58 nel momento in cui il Magistrato suona al citofono della madre.

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Via d’Amelio una scena da Apocalisse … 🙁

Ecco le notizie Ansa in ordine cronologico:
19-LUG-92 17.16. – ATTENTATO DINAMITARDO A PALERMO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – Un attentato dinamitardo è stato compiuto a Palermo in via Autonomia Siciliana nei pressi della Fiera del Mediterraneo. Vi sono coinvolte numerose automobili e sono molti i feriti. Sul luogo dell’esplosione che è stata avvertita ad alcuni chilometri di distanza, sono confluite tutte le pattuglie volanti della polizia e dei carabinieri. Sono state richieste autoambulanze da tutti gli ospedali. Secondo le prime indicazioni della polizia, un magistrato sarebbe rimasto coinvolto nell’attentato.

19-LUG-92 17:16 – ATTENTATO DINAMITARDO A PALERMO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – Sul luogo dell’attentato le autoambulanze hanno raccolto decine di feriti per trasportarli negli ospedali della Villa Sofia, del Cervello e del Civico. Tra i feriti vi è anche un agente della polizia di stato che si pensa sia un agente di scorta. Uno dei primi soccorritori ha segnalato di aver trovato per terra una mano. La zona è sorvolata dagli elicotteri della polizia e dei carabinieri.

19-LUG-92 17:23 – ATTENTATO DINAMITARDO A PALERMO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – Sul luogo dell’esplosione giacciono a terra i corpi di quattro persone morte.

19-LUG-92 17:55 – ATTENTATO DINAMITARDO A PALERMO: FERITO GIUDICE BORSELLINO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – Nell’attentato di Palermo è rimasto ferito, secondo le prime notizie fornite dalla polizia, il giudice Paolo Borsellino. Nella violenta esplosione di una automobile imbottita di tritolo, sono rimaste coinvolte l’autovettura del magistrato e le due blindate della scorta.

19-LUG-92 17:47 – ATTENTATO A GIUDICE BORSELLINO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – L’attentato al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta (vedi Ansa 099/0A e seg) è avvenuto in via Mariano D’ Amelio, dove abitano la madre e la sorella del magistrato. L’esplosione è stata violenta e oltre all’auto del giudice Borsellino, sono rimaste coinvolte le due auto della scorta e un’altra decina di autovetture che erano posteggiate lungo la strada. Il manto stradale è stato sconvolto per una lunghezza di duecento metri. L’edificio vicino al quale è avvenuta la deflagrazione dell’autobomba è rimasto danneggiato: muri lesionati, alcune parti crollate, infissi di balconi e finestre divelti fino al quinto piano.

19-LUG-92 17:58 – ATTENTATO A GIUDICE BORSELLINO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – L’autobomba, una Fiat 600 imbottita presumibilmente di tritolo, era stata parcheggiata davanti al numero 21 di via D’Amelio, dove abitano la madre e la sorella del giudice Borsellino. Nella deflagrazione l’autobomba si è disintegrata e alcuni rottami, dopo un volo di oltre cinquanta metri, sono andati a finire in un giardino dietro un muretto.

19-LUG-92 18:18 – MAFIA: STRAGE A PALERMO, UCCISO BORSELLINO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – Il giudice Paolo Borsellino è rimasto ucciso nell’attentato. Il suo corpo, completamente carbonizzato, con il braccio destro troncato di netto, è nel cortile del palazzo dove abitano la madre e la sorella. Non è stato ancora riconosciuto ufficialmente, ma alcuni suoi colleghi, fra i primi ad accorrere sul luogo dell’attentato, asseriscono che è “certamente” lui.

19-LUG-92 18:13 – MAFIA: STRAGE A PALERMO, UCCISO BORSELLINO
(ANSA) – PALERMO, 19 LUG – Fra le vittime è anche una donna, un’agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo è stato trovato nel giardino di un appartamento al piano terreno dell’edificio.

19-LUG-92 18:19 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO 19 LUG – L’esplosione dell’autobomba ha provocato danni visibili all’edificio fino all’undicesimo piano. Due coniugi, Mauro e Donata Bartolotta, che abitano al piano terreno dell’edificio davanti al quale è avvenuta la strage, hanno reso questa testimonianza: “C’è stato un boato terrificante che ci ha sbattuto a terra; sembrava un fortissimo terremoto; non ci siamo resi conto di quello che era accaduto se non subito dopo quando siamo fuggiti da casa. Ci siamo salvati perché in quel momento eravamo in cucina, nella parte retrostante dell’appartamento. Abbiamo visto persone che in preda al panico si lanciavano dalle finestre del primo e secondo piano. Sulla strada c’erano molte automobili in fiamme, c’era un fumo denso, molta confusione, grida, feriti e morti.

19-LUG-92 18:46 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Oltre al giudice Borsellino, nella strage sarebbero rimaste uccise altre cinque persone. La notizia è stata data sul luogo dell’attentato da un capitano dei vigili urbani in servizio nella zona per regolare il traffico. Secondo informazioni della polizia, i feriti sarebbero quattordici civili, alcuni dei quali in gravi condizioni, e un agente.

19-LUG-92 19:00 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Il ministro dell’Interno, Nicola Mancino, e il ministro della Giustizia, Claudio Martelli, sono attesi in serata a Palermo. Il figlio del giudice Borsellino, Manfredi, venti anni, è stato visto aggirarsi sul luogo della strage, tenendosi a distanza, nel timore di dovere apprendere la terribile notizia. Lo ha visto Carmelo Conti, ex presidente della Corte di appello, che lo ha stretto al petto senza però profferire parola. Nessuno ancora gli ha detto la verità. In via Mariano D’Amelio è anche giunto il suocero di Paolo Borsellino, Angelo Piraino Leto, magistrato in pensione che a Palermo è stato presidente della Corte d’appello. Lo accompagna, sorreggendolo affettuosamente, il giudice Salvatore Scaduto. L’anziano magistrato cammina lentamente fra le carcasse carbonizzate delle automobili coinvolte nell’esplosione sussurrando ripetutamente: “Voglio andare da Paolo, voglio vedere Paolo, portatemi da Paolo”. La moglie di Paolo Borsellino è nella sua casa di via Cimarosa, in preda a malore. Continua a chiedere a coloro che le stanno vicino notizie di Paolo, ma nessuno ha finora ha avuto la forza di dirle la verità.

19-LUG-92 19:08 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Nella strage, oltre al giudice Paolo Borsellino, sono rimasti uccisi cinque agenti della scorta. Sono: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. I feriti sono quindici, uno dei quali è l’agente della polizia di stato Antonio Vullo.

19-LUG-92 19:21 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Specialisti della polizia e dei carabinieri hanno ispezionato un edificio di fronte a quello dal quale stava uscendo il giudice Borsellino quando è stato investito dall’esplosione dell’autobomba. Dall’androne o da qualche altra zona di quell’edificio, sarebbe stato possibile ad un osservatore vedere uscire il magistrato e azionare il telecomando che ha dato l’impulso per l’esplosione.

19-LUG-92 19:52 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Due mani completamente carbonizzate sono state trovate, tre ore dopo l’attentato, a settanta e cento metri dall’epicentro dell’esplosione. I resti sono stati raccolti e inviati all’istituto di medicina legale.

19-LUG-92 20:14 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – I corpi del giudice Paolo Borsellino e dei cinque agenti di scorta rimasti uccisi nell’esplosione, sono stati trasportati nell’istituto di medicina legale del Policlinico.

19-LUG-92 21:14 – UCCISO BORSELLINO
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Nella stessa via Mariano D’Amelio, a pochi metri di distanza in linea d’aria dal luogo dell’attentato, la polizia aveva scoperto nel dicembre 1989 un “covo” utilizzato da Antonino Madonia, figlio del boss Francesco, indicato come componente della “cupola” mafiosa. Nell’appartamento gli agenti sequestrarono il cosiddetto “libro mastro” delle estorsioni, con l’elenco dettagliato di imprenditori e commercianti taglieggiati dalla cosca. Antonino Madonia venne arrestato un mese dopo, in seguito alla scoperta di un altro “covo” in via Imperatore Federico.

19-LUG-92 22:18 – UCCISO BORSELLINO: GLI AGENTI MORTI
(ANSA) PALERMO, 19 LUG – Dei cinque agenti della scorta di Borsellino morti nella strage, tre erano di Palermo (Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano, di 22, 27 e 43 anni), Walter Cosina (28) di Trieste ed Emanuela Loi (25) di Cagliari. Traina e Catalano, sposati, avevano rispettivamente uno e tre figli. (ANSA).

Ebbene quel giorno, in una scena apocalittica ‘’qualcuno’’ tolse dall’auto distrutta del magistrato la borsa contenente documenti e le sue agende … quel ‘’qualcuno’’ era l’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli, oggi Colonnello’’.

In una foto scattata sul luogo dell’attentato lo si vede camminare con la borsa del magistrato. Perchè la tolse dall’auto? Chi glielo aveva ordinato? Dove la portò? A chi le diede?

L’ufficiale dell’Arma Arcangioli, all’epoca in servizio al nucleo operativo, citato al processo per la strage di via D’Amelio e precedentemente indagato per il furto dell’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino è stato prosciolto. (Ma pensa un pò …)

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l’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli mentre va a ”spasso” con la valigetta del magistrato ucciso.

Arcangioli, interrogato durante il processo in cui sono imputati i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e i falsi pentiti Enzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci,  dice: ”Solo al ricordo di ciò che vidi mi viene la pelle d’oca. C’era l’apocalisse. Era uno scenario di guerra. Non dimenticherò l’odore, la distruzione. Vidi i resti del procuratore Borsellino”. Poi, interrogato dal procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, che gli mostra una foto che lo ritrae con la valigetta del magistrato da cui scomparve il diario, risponde: “Non ricordo come e perché avessi la borsa del giudice Borsellino, né che fine abbia fatto”!  ( ?????) Ma dai? Che memoria scadente che ha ‘sto colonnello!
La valigetta, dopo aver ”passeggiato” un pò …  venne ritrovata vuota nell’ auto del giudice.
Arcangioli sostiene che: “Nella borsa di Borsellino non c’era nulla di rilevante se non un crest dei carabinieri. Vi guardai dentro, FORSE insieme al giudice Ayala. (???? manco quello si ricorda!  Il Giudice Ayala, interrogato a sua volta,  ha dato sull’episodio quattro versioni diverse! Non male per un testimone del calibro di un giudice no?) Mah …

Secondo gli investigatori, dentro la borsa il magistrato teneva l’agenda rossa sui cui scriveva i suoi appunti e che non è mai stata ritrovata. La borsa, dopo essere stata presa da Arcangioli e portata a ”spasso”, fu ritrovata vuota (ma guarda il caso) nell’auto del giudice.  Possibile che non si ricordi che cosa ne ha fatto della Borsa? A chi l’ha data? Del perché l’ha presa? Facile dire ‘’era vuota’’ quindi l’ho rimessa a posto, ma perché l’aveva tolta? Misteri …

Ma … che cosa c’era di così prezioso nell’agenda rossa rubata dalla borsa di Paolo Borsellino? In quell’agenda, secondo i suoi familiari, Borsellino aveva scritto tutto ciò che era successo dalla morte di Giovanni Falcone.
Secondo il capo dei pubblici ministeri di Caltanissetta la scomparsa dell’agenda è strettamente collegata alla trattativa tra alcuni pezzi di Stato e Cosa Nostra. Forse Borsellino aveva capito CHI aveva ucciso Falcone. Probabilmente il giudice Borsellino aveva compreso ”cose”  che ”pezzi dello Stato” avevano interesse a nascondere. E così, dopo la sua uccisione, bisognava far sparire anche ogni prova di quello che aveva compreso.

Ma l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino, barbaramente ucciso,  non è la sola cosa scomparsa nel nostro paese, ecco qui un elenco altrettanto inquietante:

–  Nel 1947 SCOMPARE uno dei memoriali di Salvatore Giuliano, quello in cui il ”bandito” indicava il nome dei mandanti dei delitti che servivano a bloccare il movimento dei lavoratori italiani;
– Nella vicenda Moro SCOMPARE il memoriale dello statista assassinato;
– Nel ”caso Calvi” SCOMPARE la borsa del banchiere;
– Nell’attentato in cui morirono Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie SPARISCE la valigetta con tutti i documenti che portava con sé;
– Nella Strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui morirono il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo  e gli uomini della scorta, SCOMPAIONO i dati sia dal computer portatile che da quello nell’ufficio dove lavorava Falcone e SCOMPARE anche la ”ram card” esterna che Falcone utilizzava per l’agenda elettronica;
– Nell’attentato del 20 luglio 1992 in cui moriva il giudice antimafia Paolo Borsellino e assieme a lui, perdevano la vita i ragazzi della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (°) , Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina …  l’inseparabile AGENDA ROSSA del giudice SCOMPARE!
Metterei nell’elenco, come ciliegina sulla torta,  anche la DISTRUZIONE quindi SPARIZIONE delle intercettazioni telefoniche intercorse tra Mancino e Napolitano. La tempistica scelta per distruggere queste intercettazioni  è stata quantomeno ”inopportuna”  e,  per forza di cose , ha destato degli orribili sospetti.

Oggi nell’anniversario della Strage di Via D’Amelio ricordiamo un magistrato con la schiena diritta che cercava risposte e forse, proprio perché le aveva ”trovate” …  è stato ucciso.

Qualcuno SA … ma NON parla! ‘’Chi’’ deve essere protetto?
Meditiamo gente … meditiamo …
Alla prossima
Elena

.-.-.-.-.-.
Fonti:

il libro: L’agenda rossa di Paolo Borsellino di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
il libro: Il Vile Agguato di Enrico Deaglio

Paolo Borsellino – Cronaca di una morte annunciata … dov’è finita la sua Agenda Rossa?ultima modifica: 2017-07-19T00:36:34+02:00da elenasaita
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