Naturalmente, le proteste degli architetti caddero allora nel vuoto. Infatti, impedire al vento di trasportare nel quartiere Tamburi di Taranto le polveri inquinanti, principale causa delle malattie respiratorie dei cittadini di Taranto era una priorità assoluta.
Ma … un mese fa però, il neoeletto sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e il Governatore della Regione Puglia, il magistrato in aspettativa Michele Emiliano, hanno presentato un ricorso contro il decreto che contiene le prescrizioni ambientali a cui la nuova Ilva deve adeguarsi per attuare la vendita dello stabilimento alla cordata AmInvestco.
Qual è la prescrizione fondamentale del decreto ambientale? La copertura dei parchi minerali, i depositi di materiale ferroso e volatile alti come piccole colline che inondano Taranto di polveri di ferro!
Per quanto possa sembrare paradossale e al limite dell’inverosimile, il sindaco e il governatore, i rappresentanti del territorio, si oppongono alla principale misura ambientale a favore dei cittadini diTaranto.
In attesa che si pronunci il Tar di Lecce, il ministro Calenda ha interrotto le trattative per arrivare all’accordo sindacale, indispensabile per chiudere il contratto di vendita dell’Ilva, sottolineando che rischia di saltare un investimento di 5,1 miliardi di euro, il più grande di una multinazionale al Sud dal Piano Marshall.
Alcuni pericolosissimi industrialisti e liberisti, tra cui l’ex segretario della Fiom e attuale segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini, hanno chiesto alla Regione Puglia di RITIRARE IL RICORSO e di consentire alla trattativa di ripartire. Il segretario della Uilm, il tarantino Rocco Palombella, ha definito il ricorso «UNA OPERAZIONE SCIAGURATA», il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, «UN GRAVE ERRORE».
In gioco ci sono circa 10mila posti di lavoro diretti e altrettanti nell’indotto, la definizione di circa 5mila posizioni di cassa integrazione attualmente attive. In sintesi, l’intera economia di una città stremata da sei anni di battaglie attorno al suo asset principale.
Definire in tempi brevi la vertenza e il ricorso e chiudere il contratto di vendita dell’Ilva non è una priorità solo per Taranto e la siderurgia. In gioco c’è la credibilità di un Paese nei confronti di un investitore internazionale, il leader globale dell’acciaio ArcelorMittal, disposto a scommettere su un rilancio industriale di Taranto fondato sulla riconversione e la messa in sicurezza ambientale. Gli investitori internazionali potenzialmente interessati all’Italia … si scoraggiano con i casini che facciamo … lo spettacolo che offriamo è penoso …
Non diciamo stupidaggini ,questa signora Elena venga a vivere a Taranto. I posti di lavoro non si realizzano sui morti . I Tarantini non possono contribuire al Pil della nazione barattando la loro salute e la propria vita. A Taranto c’e’ una concentrazione di Industrie inquinanti oltre l’Ilva da far paura. Lo Stato e’ il mandante per tutti i morti di Taranto non intervenendo in merito. Ai Tarantini una sola colpa fatale,quella di non aver reagito in modo energico ricattati dal posto di lavoro che poi gli e’ servito per medici e lapidi. Il Governatore ed il Nuovo Sindaco di Taranto devono garantire in primis l’incolumita’ dei cittadini ancora vivi a Taranto,seppur colmi di diossina. La copertura dei parchi non risolve il problema poiché ci sono le immissioni dirette delle ciminiere nell’atmosfera. Gli operai dell’Ilva di Taranto dovrebbero iniziare a capire che non possono essere ricattatti per vivere,. Esistere e’ un diretto che non ammette compromessi ed il ricatto del lavoro non c’entra nulla ,anzi cosi’ posto e’ un infamia. A loro va’ assicurata l’occupazione anche senza l’Ilva perché e’ un loro diritto come di chiunque altro. Che siano ricoloccati anche con la bonifica del territorio che avete distrutto come se fosse una cosa propria. La soluzione a Taranto non puo’ che passare attraverso una risposta ”forte” di chi ci vive e non da commentatori ignoranti e ministri ipocriti.
Buon giorno, vedo solo ora il suo commento. Capisco benissimo la sua rabbia. Ma le coperture per eliminare le polveri sarebbero già una buona soluzione non crede? In tal modo potreste almeno eliminare le polveri sottili che, in caso di vento, si deposita sui vostri balconi e noi vostri polmoni. Non sono di Taranto e mi limito a farmi un quadro della situazione in base alle informazioni che cerco in rete. Se effettivamente qualcuno ha detto no ai capannoni in quanto ”esteticamente brutti” trovo la cosa folle in questa situazione drammatica. Capisco benissimo che non si debba barattare la salute con il lavoro, ma questa soluzione poteva esser un inizio positivo per tutti. L’aver detto no e l’aver bloccato la trattativa in corso direi sia pura follia! Se poi molti non vogliono l’acciaieria in quanto hanno in mente ”altre soluzioni” per Taranto … come magari quella di riconvertire l’economia della città, di bonificare l’area e di farci un centro turistico. Bè … quelle sono un altro paio di maniche. Ma è ovvio che il passaggio costerà moltissimo in termini di posti di lavoro. Si direbbe quasi che stiano cercando di dare la colpa ad una trattativa andata in fumo.