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2 GIUGNO 2014

Dopo una fatica incredibile, sono riuscita ad aprire un nuovo blog, questa volta non più utilizzando Google. O almeno credo. Continuo ad utilizzare il pc come una macchina da scrivere. Proprio vero che questo è un mondo di giovani.

La cosa che vorrei però ricordare è che a ”noi vecchi” non verrebbe mai in mente di ”rubare” l’identità di un’altra persona solo per fargli dispetto. A noialtri a scuola hanno insegnato che certe cose NON si fanno.  Oggi parlano tutti di ”buon senso” … ma spesso non sono capaci di stabilire dove siano i ”paletti” per attuare quel ”buon senso” di cui si riempiono la bocca.

Purtroppo un ”malintenzionato” ha ”craccato”, non o se è il termine giusto,  la password della miA mail a cui erano associati sia il blog che il canale You Tube e quindi non ho più nulla! Circa 5 anni di lavoro … lo consideravo come una sorta di diario per me  e per i miei nipotini … Speravo tanto che il blog, su cui per anni ho scritto un articolo al giorno, restasse come una sorta di ”album fotografico” da sfogliare appunto per aver l’occasione di ”ricordare”!

Ricomincio da qui … ma con energia minore … per questo motivo non dovrei dare più ”fastidio” a nessuno …

Non voglio ammorbar oltre l’eventuale lettore … la gente che si lamenta non piace a nessuno, e l’argomento di oggi è ben altro.

Oggi è il 2 giugno la festa della Repubblica Italiana e vorrei  parlare del  nostro inno e delle parole che lo compongono.

Oggi è tanto di moda criticarlo, ma per la sottoscritta è semplicemente  l’inno che le è stato insegnato a scuola, in un’epoca in cui, quando lo si cantava, ci si alzava in piedi con rispetto!

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò. 

Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò.

Stringiamoci a coorte…

Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi.

Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme

già l’ora suonò.

Stringiamoci a coorte…

Uniamoci, amiamoci, l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore. Giuriamo far libero il suolo natio:

uniti, per Dio, chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte…

Dall’Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano; Ogn’uom di Ferruccio Ha il core e la mano;

I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla; Il suon d’ogni squilla

I Vespri suonò.

Stringiamoci a coorte…

Son giunchi che piegano Le spade vendute; Già l’Aquila d’Austria Le penne ha perdute. Il sangue d’Italia
E il sangue Polacco Bevé col Cosacco, Ma il cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte..

l’elmo di Scipio: qui si vuol sottintendere che l’Italia ha di nuovo sulla testa l’elmo di Scipio , meglio conosciuto come Scipione l’Africano, il generale romano che nel 202 avanti Cristo sconfisse a Zama il cartaginese Annibale.

Le porga la chioma: nell’Impero romano alle donne che venivano prese come schiave venivano tagliati i capelli.  Quindi il chiedere alla Vittoria di porger la chioma a Roma … vuol stressare il fatto che la vittoria è succube di Roma. Viene enfatizzata la cosa dicendo che Iddio l’ha creata per questo.

Stringiamoci a coorte: nell’esercito romano le legioni dei soldati erano divise gruppi di combattimento chiamate  ”coorti” , significa quindi restiamo uniti fra noi combattenti che siamo pronti a morire per il nostro ideale.

Raccolgaci: la lingua di Mameli è la lingua poetica dell’Ottocento. Questo raccolgaci in italiano moderno sarebbe ci raccolga, un congiuntivo esortativo che assimila il pronome diretto. Il significato è: ci deve raccogliere, tenere insieme.

una speme: altra parola letteraria e arcaica. Significa speranza. Non c’è però da stupirsi troppo se Mameli usa queste parole. Nella lingua delle canzonette di musica leggera intorno al 1950, queste parole si trovano ancora.

fonderci insieme: negli anni di Goffredo Mameli l’Italia è ancora divisa in molti staterelli. Il testo dice che è l’ora di fondersi insieme, cioè di raggiungere l’unità nazionale.

suolo natìo: la terra in cui si è nati

per Dio: doppia interpretazione possibile. Per Dio è un francesismo e quindi significa “da Dio”: se siamo uniti da Dio, per volere di Dio, nessuno potrà mai vincerci.
Certo è però che in italiano “per Dio” può essere anche una imprecazione, una esclamazione piuttosto forte. Che avrà mai voluto intendere Goffredo Mameli? Siccome aveva Vent’anni ci piace pensare che abbia voluto lui stesso giocare sul doppio senso (in fondo i suoi rapporti con il Vaticano non erano buonissimi, tant’è vero che è morto proprio a Roma dove combatteva per la Repubblica)

Dovunque è Legnano: ogni città italiana è Legnano, il luogo dove nel 1176 i comuni uniti sconfissero l’Imperatore tedesco Federico Barbarossa.

Ferruccio: ogni uomo è come Francesco Ferrucci, l’uomo che nel 1530 difese Firenze dall’imperatore Carlo V.

Balilla: è il soprannome del bambino che con il lancio di una pietra nel 1746 diede inizio alla rivolta di Genova contro gli Austro-Piemontesi. La ”leggenda” dice che: ”… a Genova il carro che trasportava il mortaio austriaco si impantanò. Il comandante chiede aiuto alla gente che osserva ma nessuno ”alzò un dito” . Gli austriaci pretendevano che li si aiutasse a spingere e minacciavano con bastoni.  Un giovinetto (chiamati balilla in dialetto)  di undici anni, scalzo e scamiciato – come ce lo raffigurano le stampe dell’epoca – con un sasso in mano rivolto al popolo esclamò: “Che l’inse?” (La facciamo finita?). La risposta fu: “Insila, Balilla”.  Il sasso partì dritto come un proiettile e colpì in pieno un austriaco che cade a terra.   Seguiorono altri sassi e gli austriaci furono costretti alla fuga…”.

I Vespri: Nel 1282 i siciliani si ribellarono ai Francesi invasori una sera, all’ora del vespro, la preghiera del tramonto. La scintilla fu causata da una  grave mancanza di rispetto da parte di un soldato francese nei confronti di una Signora Siciliana; con la scusa di volerla perquisire approffitò per ”toccarla”.  Il marito offeso, sguainò  la spada ed uccise il francese … questo dette inzio alla rivolta.

Le spade vendute: i soldati mercenari, quelli che combattono solo per chi li paga,  si piegano come giunchi … e l’aquila, simbolo dell’Austria, perde ormai le penne.

Il sangue polacco: L’Austria, alleata con la Russia (da cui il ”cosacco”), ha bevuto il sangue polacco, ha diviso e smembrato la Polonia. Ma quel sangue bevuto avvelena il cuore degli oppressori.

E qui l’esegesi di Benigni sul nostro inno, ne vale proprio la pena ascoltarlo!

Alla prossima

Elena