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IL MIO GRANDE AMICO BLACK …

Black arrivò nella nostra vita a fine novembre del 2000. Socrate il nostro Rhodesian Ridgback era mancato il mese prime. Dopo sei mesi di cure,  di speranze rivelatesi inutili contro il mostro ”neospora”! Una sorta di mutazione genetica della ”Toxoplasmosi Gondi” , studiata negli USA perché fa abortire le mucche, e che pare abbia come portatori veicolari i cani. Questo mostro attacca le protezioni nervose e se queste cedono, non c’è scampo per l’animale ”portatore” … una volta riuscito a vincere le fasce protettrici del sistema nervoso … si espande, entra nel cervello, si riproduce ed inizia a fare uno sfacelo. In breve tempo, quello che era uno splendido cane sano e possente diventa una sorta di larva ripiegata su se stessa.

Ma non voglio parlare del dolore per la perdita di Socrate adesso, bensì dell’arrivo di questo nuovo ”amico” a quattro zampe.

Tutto ebbe inizio con una sorta di ”tam tam”  tra veterinari , questo ”tam tam” raggiunse Annamaria, la nostra veterinaria che, conoscendo le condizioni in cui eravamo dopo la perdita di Socrate, ci telefonò.

Risposi io al telefono e dopo qualche convenevole raggiunse subito il punto.  Mi disse – Ho un problema! Dimmi di cosa si tratta – le risposi.

E fu così che iniziò a parlarmi di questo pastore tedesco … un maschio di un anno destinato ad essere abbattuto perché il proprietario non lo poteva più tenere e nessuno lo voleva …

Eravamo alla fine di novembre, prossimi al Natale, istintivamente le risposi – ok portamelo! Un anno di vita è troppo poco per morire e poi proprio a Natale!

Ed ecco arrivare, il giorno dopo, il proprietario con il cane.

Un tizio alto … magrissimo … con un cane altrettanto alto e magrissimo che, di pastore tedesco, aveva giusto i colori. Per il resto era una sorta di cane lupo troppo cresciuto.

Il signore in questione stette giusto qualche minuto e se ne andò via lasciandoci il cane.  Black, quello era il suo nome, rimase tre giorni  in giardino davanti al cancello ad aspettarlo, senza né bere … né mangiare.

Noi avevamo anche Mida, un’ impertinente bastardina somigliante vagamente ad un”pointer”, nera e sterilizzata, che soffriva anche lei la mancanza di Socrate. Ma … neppure la sua presenza riusciva a tranquillizzare l’inquieto Black.

Il terzo giorno mentre, seduta sui gradini dell’ingresso,  lo stavo osservando preoccupata, si voltò verso di me, mi guardò diritto negli occhi per quello che mi parse un’eternità … era impressionante quello sguardo … un pozzo in cui si leggeva di tutto!  Con quegli occhi valutava e chiedeva … E da quel giorno divenne il MIO cane!

Black era sempre con me. Se lavoravo in giardino si sedeva al mio fianco. Se leggevo un libro in casa lui era con me. Se stiravo era ai miei piedi. Se guardavo la televisione la guardava con me. Se uscivo di casa mi aspettava davanti al cancello.

Se era in auto con me ed io parcheggiavo ed uscivo dall’auto per fare una commissione … lo ritrovavo al posto di guida!

Se mi assentavo per qualche giorno entrava in ”depressione”. Non sto scherzando, si deprimeva davvero. Restava mogio mogio, coricato per quasi tutto il tempo per ritornare il buontempone che era quando tornavo in circolazione.

Era un ”evasore” nato. In casa, lo avevamo soprannominato ”Mago Hudini”! Black si era innamorato di Dea la cagna-lupa dei nostri vicini e cercava in tutti i modi di andarla a trovare.

Per farlo scavava dei passaggi simili a trincee sotto la recinzione del confine, oppure se era in ”vena” la saltava! Una volta riuscì a ”mangiare” letteralmente la rete e passare dall’altra parte, nonostante indossasse il collare d’Elisabetta, cosa necessaria dopo aver subito un intervento di asportazione degli ”speroni” che lo infastidivano.

Tra l’altro dopo un solo paio di giorni dall’intervento di punti non ne aveva più! Li aveva mangiati tutti, nonostante il collare! Ricordo che Annamaria, quando lo portai disperata perché le ferite si erano riaperte, mi disse: ”Ma guarda … in fondo ha fatto un bel lavoro! Li ha tolti meglio di quanto avrei fatto io”! Andammo avanti con cicatrene e fasce elastiche per una settimana, e poi un po’ per volta guarì.

Per evitar di andarlo a pescare praticamente tutti i giorni dalla sua ”innamorata”, siamo stati costretti a mettere una recinzione elettrificata. Come quella per le mucche ed i cavalli. Dopo aver subito un paio di scosse sul naso umido … ed essere stato nascosto un pomeriggio dietro di bombolone del gas, siamo riusciti a tenerlo sotto controllo.

Quando andava dai vicini … ed Adriana, la proprietaria di Dea, vedendolo arrivare di gran carriere, faceva entrare Dea in casa. Lui frustrato … le rubava tutto quello che trovava e lo portava da noi. Quindi coperta di Dea … giochi del cane …  compreso il bucato steso … un giorno dovetti tornare da Adriana con un paio di mutande di suo marito, scusandomi …

044[2]Comunque dopo essersi preso un paio di scosse leggere … gli approcci tra i due cani si limitarono a corse forsennate su è giù per il confine.

Era ”argento vivo” … sempre di corsa … sempre a tendere agguati alla postina. Insomma uno che teneva il suo spazio.

Eppure non c’era nulla per me di più rilassante che guardarlo. Black era capace di sostenere lo sguardo come nemmeno una persona sa fare … e dentro quegli occhi c’era solo un enorme, smisurato pozzo d’amore!

Da oggi pomeriggio – ore 16.40 – Black non c’è più! Lo abbiamo portato dal veterinario Antonio ed io.

Era una decisione che è maturata nel tempo … abbiamo aspettato fino all’ultimo … ma poi abbiamo deciso che per il suo bene non era più giusto andare avanti così.

Black prendeva antibiotici da 4 anni. Aveva una malattia auto-immune tipica dei pastori tedeschi, anche se per ironia della sorte lui di pastore tedesco aveva proprio nulla. Reggeva benissimo l’antibiotico, era forte come un toro, ed i campioni di sangue erano nella norma. Il suo problema erano gli appiombi posteriori … non ne aveva più il controllo … e la zampa posteriore destra non lo reggeva più. Questo si è tradotto, inizialmente, nel cadere dalle scale e poi, un po’ per volta, faticare sempre di più ad alzarsi … fino a ieri sera che ha mangiato praticamente imboccato da me, perché non riusciva a star ritto davanti alla ciotola.

Oggi, (19 novembre) il suo ultimo giorno di vita, è stata una bella giornata di sole … siamo ancora riusciti a fare,  in tarda mattinata una passeggiata in giardino,  senza nemmeno strisciare troppo le zampe, poi gli ho aperto il cancello affinché facesse pipì contro l’albero davanti a casa,  cosa che amava in modo particolare.  Dopo pranzo siamo stati assieme, io sul divano a leggere mentre lui ronfava felicemente sul tappeto di fianco a me.

Abbiamo cercato di passare la giornata fino alle quattro del pomeriggio il più normalmente possibile …

Lui aveva una fiducia cieca in me … e quando Antonio lo ha sollevato per metterlo in auto sapeva di andare a fare una delle tante visite dal veterinario … e che sarebbe andato tutto come al solito.

In realtà non è andata affatto come al ”solito”.

Dopo avergli rasato la zampa anteriore, cosa che Black ha controllato con grande interesse, mentre lo abbracciavo, coccolavo e tranquillizzavo,  la veterinaria ha inserito il catetere nella vena, dopo di che ha inserito la siringa e iniettata una massiccia dose di anestesia che lo ha addormentato nel giro di pochi secondi. Quando l’ho sentito rilassarsi e lasciarsi andare, ho continuato a tenerlo stretto vicino a me …  la veterinaria ci ha ulteriormente chiesto conferma per la seconda dose, quella letale che avrebbe fermato il cuore. Alla nostra affermazione, ha eseguito!

Sono convinta che non abbia sofferto assolutamente e, onestamente, se potessi scegliere, vorrei morire così anche io.

Ma il ”male al cuore” che ho da quel momento è difficile da spiegare. Vorrei che fosse ancora qui attorno, non posso immaginare di non vederlo domattina.

Erano anni che, come uscivo dalla camera da letto, lui coricato sulla sua cuccia in sala, sveglio come un grillo, mi aspettava … mi guardava come per chiedermi: ”Tutto ok? Dormito bene”? Mi inginocchiavo vicino a lui e ci regalavamo un po’ di coccole, lo strapazzavo un po’ e lui mi mordicchiava la mano … dopo di che gli aprivo lo porta della veranda per farlo andare in giardino… ed iniziava la nostra giornata.

Quindici anni passati assieme … Mi manchi già i tantissimo amico mio dolce …

Vai in cielo assieme a Blitz, Socrate, Mida, tutti ”pezzi di cuore” che nell’arco di una vita si sono staccati … Oggi un altro pezzo …  ‘grande come una casa’ se ne è andato.

I cani ci regalano sempre molto molto di più di quello che noi diamo loro.

Quel maledetto ”orologio” continua ad andare avanti inesorabilmente …

 

 

Alla prossima

 

Elena