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Fai Bei Sogni – CIP – Cinema VOX Frejus

Ieri, domenica 27 novembre, al Cinema VOX di Frejus abbiamo assistito al film di Marco Bellocchio: ”Fai bei Sogni” .

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In Francia, la distribuzione è prevista da gennaio 2017, ma, grazie al CIP – Club Italianiste de Provence, abbiamo potuto vederlo in anteprima.
Fai bei sogni è un film di Marco Bellocchio uscito in Italia nel 2016 ed è tratto dal romanzo autobiografico di Massimo Gramellini.

L’autore racconta il proprio percorso interiore per superare il dolore e il senso di abbandono dovuto alla morte della madre quando lui aveva solo nove anni. Il libro ha avuto un grande successo di pubblico, ed è rimasto tra  i primi 10 libri più venduti per più di 50 settimane.

Prima di tutto vediamo chi è Massimo Gramellini

Nato a Torino nel 1960 da genitori originari della Romagna, all’età di nove anni perde tragicamente la madre.
Massimo frequenta il Liceo classico ”San Giuseppe” di Torino e si diploma con il massimo dei voti; dopo gli studi in giurisprudenza presso l’Università di Torino, nel 1985 inizia a collaborare con la redazione torinese del Corriere dello Sport.  Un anno dopo viene assunto come praticante nella redazione sportiva del quotidiano milanese: Il Giorno.
Nel 1988 si trasferisce alla redazione romana de La Stampa dove continua a scrivere di sport fino ai Mondiali del 1990.
L’anno seguente passa dal calcio alla politica diventando corrispondente da Montecitorio.  Nel 1993 è inviato di guerra a Serajevo (Iugoslavia) .
Nel 1998 torna a Torino per dirigere ”Specchio”, il settimanale de La Stampa, dove si occupa tra l’altro di una rubrica di posta sentimentale: ”Cuori allo Specchio”. L’anno successivo è di nuovo a Roma e dal 1999 inizia a scrivere sulla prima pagina de La Stampa, una rubrica intitolata:   il ”Buongiorno” di Massimo Gramellini,  in cui commenta uno dei fatti più significativi della giornata. Questa  rubrica piace molto ed ha ha un successo crescente nel tempo.
Nell’ottobre 2005 lascia Roma e ritorna a  Torino dove diventa vice direttore de La Stampa. Collabora con la trasmissione televisiva ”Che tempo che fa” di Rai3  dove ogni sabato sera commenta con Fabio Fazio i sette fatti più importanti della settimana.
Ha pubblicato alcuni saggi che trattano della società e della politica italiana, un almanacco sui 150 anni della  Storia d’Italia e due serie di racconti sulla sua squadra del cuore:  il Torino.
Nel 2010 è uscito il suo primo romanzo: ”L’ultima riga delle favole”, una favola sull’amore,  che in Italia ha venduto oltre 250 mila copie ed è stata tradotta in vari Paesi. Nel 2012 è uscito il suo secondo romanzo: ”Fai bei sogni”,  che è stato il libro più venduto del 2012, con oltre un milione di copie.

Proprio da quest’ultimo libro, Marco Bellocchio,  ha realizzato il film che abbiamo visto ieri sera.

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Trama

La mattina del 31 dicembre del 1969 Massimo, nove anni, si sveglia di soprassalto sentendo un urlo, esce dalla sua camera e trova in corridoio il padre sconvolto e sorretto da due uomini. Senza nessuna spiegazione viene affidato agli zii che gli dicono che la mamma non sta bene.
Un paio di giorni dopo dopo, il padre lo porta dal sacerdote, capo della sezione ”boy-scout” di Massimo, che si prende la responsabilità di spiegare al piccolo che la mamma non c’è più.
Massimo rifiuta questa verità e preferisce rifugiarsi un una specie di  ”limbo protettivo”.
Il giorno del funerale la bara chiusa viene messa in salotto a casa per l’estremo saluto. Massimo rifiuta di credere che la sua mamma sia lì dentro e grida di aprire la bara, cosa che naturalmente non viene fatta,  questo aumenta la convinzione nel bambino che presto, la sua mamma sarebbe tornata.
A scuola racconta ai compagni che la mamma vive a New York. Cresciuto e divenuto giornalista, passa dal giornalismo sportivo alla politica e nel 1993 viene inviato a Serajevo per seguire gli eventi bellici. Gli orrori a cui assiste lo segnano profondamente. Tornato a casa riceve dalla zia una scatola di fiammiferi appartenuta alla mamma, come si trova l’oggetto tra le mani viene preso da una crisi di panico. Telefona in ospedale dove Elisa, una dottoressa si prende cura di lui. Inizia tra i due una storia d’amore importante.
Mentre svuota l’appartamento di famiglia, in cui ormai non vive più nessuno, preso dallo sconforto alla vista di tanti ”ricordi” , chiama la zia, alla quale chiede la verità!  La donna è dolorosamente stupita, in buona fede, credeva veramente che Massimo avesse capito.
A quel punto gli consegna un vecchio articolo di giornale, custodito tra uno dei volumi di una enciclopedia, il cui titolo è: ”Giovane madre di famiglia si getta dal 5° piano” …
In quel momento il mondo ”finto” che si era costruito per auto-difendersi, crolla! Lui si trova a fare i conti con la realtà che aveva sempre rifiutato.
Riuscirà nel tempo ad accettare il suicidio della madre.

Il film di Bellocchio si articola abilmente tra ”presente” e ”lunghi flashback” relativi ai ricordi di infanzia del protagonista. E’ un film triste, toccante, ma che mette in luce il ”coraggio” e gli ”strumenti” che, comunque, questo bambino ha saputo ”tirar fuori” nella sua vita di uomo.
E’ riuscito a ”diventare qualcuno” nel mondo, nonostante il dramma in cui è stato coinvolto.
Il film mette anche in evidenza il carattere ”torinese” di tutta la situazione. Il suicidio della donna, anche se dettato dalla paura mal gestita della malattia, era comunque da non mettere in evidenza. Il suicidio, nella borghesia cattolica torinese,  è una ”vergogna” che va, il più possibile, nascosta.

Ho avuto occasione di parlare al telefono con Massimo Gramellini un paio di volte,  ed è una persona gentilissima, che dedica la sua piena attenzione a tutti.

Grazie al Club Italianiste de Provence per questa bella occasione.

Alla prossima

 

Elena

 

Ho conosciuto Mariano Perrella! Chi lo avrebbe mai detto? :-)

Mariano Perrella, è partito sabato 15 ottobre da Roma ed è venuto a Frejus, dove ha cantato e suonato gratuitamente presso la ”Salles des Sport de Villeneuve”.
Lo ha fatto per contribuire alla raccolta fondi organizzata dal CIP – Club italianiste de Provence, con la collaborazione del Municipio di Frejus, per le vittime del terremoto di Agosto in Italia.
Ovviamente c’erano anche altri musicisti, ma io voglio parlare di questo Signore, che ho avuto la fortuna di conoscere, andandolo a prendere all’aeroporto di Nizza assieme a Giuseppe Comes, il ”capocoro” di ”Note azzurre”, la corale del CIP.

Dunque per chi non conoscesse il personaggio, ecco qui di seguito qualche cosa a proposito della sua vita.

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”Mariano Perrella è un cantante, musicista (chitarrista, pianista, mandolinista, bassista), compositore, autore di programmi radiofonici e spettacoli teatrali.
 
E’ nato a Napoli, dove ha iniziato la sua lunga attività di “orchestrale”, suonando, per farsi le ”ossa” , in vari locali ed in seguito con famosi cantanti.
E stiamo parlando di cantanti del calibro di Massimo Ranieri,  i Vianella, Wes, Gianni Nazzaro, Mal dei Primitives , Ivan Graziani ed altri ancora. 
 
Nel 1970 Parrella si trasferisce a Roma dove inizia l’attività di “ turnista” di sala d’incisione, con i maestri come:  Piero Pintucci, Renato Serio, Toto Torquati, Toni Mims, Detto Mariano, Lally Stott, Marcello Faneschi, Vito Tommasi, Berto Pisano, e per artisti come: Domenico Modugno, Renato Zero, Mia Martini, Amedeo Minghi, Edoardo de Crescenzo, Ivan Graziani, Anna Oxa, Wilma Goich, Rino Gaetano, Edoardo Vianello, Gabriella Ferri, Renato Rascel, Gigi Proietti.
Nel 1976  entra a far parte del gruppo ”Pandemonium” come musicista e arrangiatore e dal 1980 è coautore di tutte le canzoni del gruppo.
Dal 1986 é autore delle musiche delle produzioni del  teatro “ Delle Muse” di Roma, dove collabora con Gigi Reder, Enzo Garinei, Lando Buzzanca, Vittorio Marsiglia, Giacomo Rizzo e la compagnia stabile Pirol-Santoro.
 
Dal 2000 è il musicista del teatro “ Prati ”  di Roma di Fabio Gravina.
Ha scritto le musiche di spettacoli teatrali per Nino Castelnuovo, Luigi De Filippo, Pippo Franco, Aldo Giuffré, Oreste Lionello, Nino Manfredi, Gigi Proietti, ed altri ancora.
 
Nel cinema, è autore di colonne sonore, fra le quali, insieme a Edoardo Vianello, quella del film “ Sapore di mare” diretto da Carlo Vanzina.
 
Ha lavorato per la televisione italiana dal 1990 al ‘95  ed é stato il responsabile musicale, nonché autore ed esecutore  delle musiche originali, del programma di  Rai 1  “Più sani più belli” condotto da Rosanna Lambertucci ”.
 
Ecco, ora sapete qualche cosa in più sul Signore, amico da anni di Giuseppe Comes, che ha cantato e suonato per contribuire alla raccolta fondi per Amatrice.

Mondi completamente diversi a volte si incontrano per puro caso! Ammiro le persone che, grazie alla loro musica, vivono ”libere come l’aria”! Ebbene si … esistono persone il cui ”lavoro” consiste nel coltivare il proprio hobby!
L’ho visto all’opera e devo dire che è ”impressionante”! Pur non conoscendo le artiste francesi con le quali si è esibito domenica, ha accompagnato le cantanti nei loro ”gorgheggi” in maniera talmente ”naturale” e, diciamolo pure, ”virtuosa” , che pareva quasi avessero provato assieme più volte, mentre invece le aveva appena incontrate!
Per il pubblico presente Mariano Perrella ha suonato e cantato: ”Reginella”, ”Io te vurria vasà”  e  ”Surdato ennamurato”! Un tuffo al cuore per chi ama la canzone napoletana come me.

Che dire? Grazieeeeeeee

Alla prossima

 

Elena

p.s.: qui Mariano Perrella suona per il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella – https://www.youtube.com/watchv=U61LkUOOemo&feature=youtu.be&app=desktop

Learco Calitri è tornato alla casa del ”Padre” …

Ieri una mia cara amica, Isa, mi ha telefonato dicendomi che era mancato Learco Calitri!

Mamma mia come sono stata male nel sentire quella notizia! Learco rappresentava per me uno spirito libero, forte e vitale! Strano a dirsi … ma c’era più ”vitalità” in lui, ormai avanti negli anni, di molte persone che conosco e anche tanto tanto più giovani.

Ci siamo conosciuti perché, mi ero iscritta al CIP anni fa ed avevo avuto con lui una prima bella chiacchierata. Una chiacchierata che aveva messo in luce quanto fossimo ”affini” su molti fronti.

Ho frequentato il CIP per qualche tempo, poi per motivi di salute, me ne sono allontanata.  Questo non significa però che non ci sentissimo, era venuto a casa nostra più volte ed il rispetto che avevo per lui era andato crescendo.

Learco voleva scrivere un libro sulla sua vita –  decisamente molto movimentata – fosse anche solo per gli anni passati nella Legione Straniera. Avevamo discusso a lungo sull’argomento e ho avuto il piacere di conoscere una persona che non metteva nei miei riguardi ”filtri” di sorta, era schietto come il vino novello!

Recentemente, sentendomi un po’ in colpa per non aver rinnovato la tessera al CIP e conoscendo le sue cattive condizioni di salute, mi sono iscritta nuovamente e ho fatto una prova per essere inserita nella corale del CIP. Giuseppe il ”capo coro” mi ha accolta in ”Note Azzurre”!  Appena ricevuto l’ok di Giuseppe, avevo dato la notizia a Learco, che ormai in cura, mi aveva risposto di esserne felice, e che in questo modo avremmo potuto vederci più sovente.

Purtroppo le cose non sono andate in questo modo … non ci siamo più né visti né sentiti.  Avrebbe voluto fare ancora tante cose … ma la ”morte” non accetta consigli mai da nessuno!

Addio Learco Calitri, felice ed onorata di aver potuto fare la tua conoscenza, guardaci da lassù … ci hai solo preceduti, verremo anche noi a far parte del ‘tutto”!

Un abbraccio con affetto

Elena 

Ricordiamolo così:

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il giorno della ”medaglia d’oro” … 

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Durante la premiazione e, a destra,  mentre balla con la sua Renata!

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Funerali al Duomo di Frejus – venerdì 8 aprile – ore 10.30

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Video della premiazione: https://www.youtube.com/watch?v=KSRX12yUU8IUn momento sereno: https://www.youtube.com/watch?v=2sNWJr2yrqw

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TRADUZIONE  – S’il vous plaît excuser mon horrible français

Learco Calitri est de retour à la «maison» du Notre Père ” …

Hier, mon cher ami, Isa, m’a appelé et m’a dit que Learco Calitri il était dècèdè !

Mamma mia! Comme j’ ai été malade d’entendre cette nouvelle! Learco représenté un esprit libre, fort et vital pour moi! Chose étrange à dire, mais il y avait plus ”vitalité” en lui, déjà avancé dans les années, que en beaucoup de gens que je connais et … même beaucoup plus jeune.

Nous nous sommes rencontré parce que quand j’étais entré ou CIP et  j’ai eu avec lui une première conversation, qu’il avait mis en évidence ce que nous étions ” similaire” sur de nombreux fronts.

J’ai fait part du CIP pendant un certain temps, puis, pour des raisons de santé, je suis parti.

Cela ne signifie pas que nous nous sommes plu vu, il était venu à notre maison à plusieurs reprises et le respect que je lui devais a grandi de plus en plus.

Learco voulait écrire un livre sur sa vie – très mouvimentèè – même si seulement pour les années passées dans la Légion étrangère. Nous avons eu des longues discussions sur le sujet et j’ai eu le plaisir de rencontrer une personne qui n’a pas mis à mon égard  filtres de toute nature, Learco était sincère comme le vin nouveau!

Récemment, je me sentant un peu coupable de ne pas avoir renouvelé la carte au CIP et connaissant sa mauvaise santé, je me suis inscrit à nouveau et je l’ai fait un test pour être inséré dans le chœur du CIP. Le Chef de chœur ‘Joseph’ ‘m’a accueilli dans ”Note Azzurre”.  Juste reçu le ”feu vert” da parte de Joseph, j’ai donné la nouvelle à Learco, maintenant déjà sous traitement, et il me répondit d’être heureux, et que de cette manière nous aurons l’occasion  pour nous nous voir plus souvent.

Malheureusement, les choses ne se sont pas passe comme ça … on n’a pas vu ou entendu. Il voulait faire encore beaucoup de choses … mais la mort ” ” n’accepte conseil par personne!

Adieu Learco Calitri, je suis heureuse  et honoré d’avoir été en mesure de te rencontrer …  regarde nous de là-haut …  tu as seulement nous précédés …

Une étreinte avec affection

Elena

Buoni a Nulla …

Domenica e lunedì, al Cinema Vox di Frejus, per la serie ”film in italiano” in collaborazione con il CIP (Club Italianista di Provenza) hanno proiettato il film  ”Buoni a nulla”.

Questa è la locandina:

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Il regista ma anche attore e sceneggiatore è il romano Gianni Di Gregorio qui alla sua terza prova da regista. I precedenti film, che non conosco sono:  ”Pranzo di Ferragosto” e ”Gianni e le donne”.

L’attore principale, come nella realtà, si chiama Gianni, ed è un impiegato statale che, dopo aver passato una vita tra casa e ufficio in centro a Roma, ed è ormai prossimo alla pensione, si ritrova  costretto a continuare a lavorare per altri tre anni! Non solo, ma per peggiorare ulteriormente la situazione, viene anche trasferito dall’ufficio nel centro di Roma, a lui tanto comodo,  alla periferia della città.

Abituato ad andare al lavoro a piedi … sbaglia  i tempi del trasporto, ed  il primo giorno di lavoro nel nuovo ufficio, arriva in enorme ritardo, alle undici e mezza di mattina anziché alle 8.30! Iniziando subito male il suo rapporto con la Direttrice del Reparto.

Gianni è un personaggio mite … che subisce ingiustizie da parte di tutti!  Dai suoi capi e dai suoi colleghi in ufficio, dai condomini nella casa in cui abita, dai vicini di casa che parcheggiano il loro SUV in maniera selvaggia, da sua figlia e dalla sua ex moglie, che insistono per fargli lasciare l’appartamento in centro città, per andare a vivere nella periferia sud della Capitale.

Gianni non riesce mai a dire di no a nessuno … non è capace di ribellarsi … non sa far valere le sue ragioni.  Un giorno si sente male e viene visitato dal compagno della sua prima moglie. Non è proprio un medico, è solo un dentista, ma sarà proprio lui, quello che lo aiuterà a cambiare.

Il dentista in questione , trova simpatico  ed è affezionato a Gianni, gli farà quindi da ”amico psicologo”  e gli consiglierà il giusto comportamento. Quello cioè di diventare un po’ più egoisti e di imparare a dire di NO!

Nel nuovo ufficio Gianni fa amicizia con il collega Marco (interpretato da Marco Marzocca).  Marco è l’unico capace di fare bene il proprio lavoro, ma è altrettanto buono come Gianni, quindi tutti approfittano di lui.  Tutti gli danno del lavoro da fare e tutti gli chiedono dei favori.   Gianni si innamorerà della sorella di Marco, e aiuterà quest’ultimo a reagire ai soprusi di tutti i giorni.

Un film carino, abbastanza divertente, educato, mai sopra le righe.  I due personaggi, Gianni e Marco, sono l’esatto contrario degli individui aggressivi considerati ”vincenti” dalla società di oggi.

La cosa che più mi ha dato da pensare di questo film, non è stata tanto la ”gentilezza” del personaggio che, grazie o a causa della sua educazione, subisce la maleducazione altrui, ma piuttosto è stata la denuncia nei confronti degli impiegati statali!

Gianni lavora in un Ministero. Roma è la sede dei Ministeri e questi uffici forniscono probabilmente lavoro all’80% dei romani.  Il film denuncia la totale incapacità ed inutilità della maggior parte dei dipendenti. Il loro tempo passa, non lavorando, ma cercando di entrare nelle ”grazie”  dei ”gradi superiori” per ottenere dei benefici. Nel caso del film una ”direttrice” alla quale portavano persino a spasso il cane.   Oppure passano il tempo leggendo il giornale, telefonando,  prendendo il caffè, facendosi gli affari propri. Insomma … un quadro poco edificante nei confronti dei numerosissimi impiegati dei nostri Ministeri, che paiono più un gravoso onere per noi contribuenti,  piuttosto che un servizio.

Comunque … nell’insieme il film non è male.

Alla prossima

 

Elena

 

”MIA MADRE” – VOX FREJUS

Domenica 29 al Vox di Frejus è stato proiettato il film: ” Mia Madre”  di Nanni Moretti.

La sala era piena com un uovo, sono state persino aggiunte delle sedie in plastica per accogliere tutti quanti. Il film è stato introdotto da un breve saluto al pubblico del presidente del CIP (Club Italianisti di Provenza) Learco Calitri. Ci siamo stupiti del fatto che per la Francia fosse una ”prima assoluta”.

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Trama: – Ada (Giulia Lazzarini) è una mamma malata in ospedale e i suoi due figli, Margherita (Margherita Buy) ed il fratello (Nanni Moretti), si alternano al suo capezzale.  Margherita è una regista in crisi,  separata dal marito con una figlia liceale.  Il fratello è un ingegnere scapolo che, ”spaesato” dalla malattia della madre, prende un periodo di aspettativa per potersene occupare meglio. Ada è una insegnante in pensione che aiuta la nipote Livia, figlia di Margherita, con le traduzioni di latino, è una donna resa fragile dalla malattia ma vitale ed ostinata, costretta a passare da una camera d’ospedale all’altra man mano che la sua salute peggiora, ma che affronta, volente o nolente, la paura della morte ormai prossima.  I figli quando comprenderanno che il traguardo è vicino la porteranno a casa sua e staranno con lei, cercando di vivere il più normalmente possibile, fino all’ultimo momento. 

E’ impossibile per lo spettatore non identificarsi in quei due figli che pian piano prendono coscienza ed accettano quello che sta per accadere.  Nanni Moretti ha provato a trasmettere, riuscendoci perfettamente,  il dolore e l’inadeguatezza che si provano al cospetto della morte della propria madre. Tra l’altro la mamma di Nanni Moretti è davvero mancata recentemente, ed era una professoressa di lettere al ginnasio.

Si tratta quindi di un film autobiografico, ma il regista ha preferito ritagliare per se stesso la parte di un fratello presente, preciso, attento,  ma un po’ ”defilato, mentre la vera protagonista è Margherita.

Margherita che, guarda caso, fa la regista e dirige un film su licenziamenti e crisi economica. Una regista che si lascia andare a riflessioni tipiche di Moretti, come quando riprende un operatore di macchina che è stato morbosamente vicino ad una scena violenta e domanda ad un assistente: “Ma … Lui vorrebbe essere il poliziotto o l’operaio? Vuole picchiare o essere picchiato?

Oppure quando ai suoi attori ripete un’indicazione che li lascia ogni volta perplessi: “Devi interpretare un personaggio ma … tu attore devi pure stargli accanto”.  Frase questa che Moretti sostiene di dire lui stesso quando gira.

Comunque,  se un film per essere bello,  dicono debba fare sia piangere che ridere,  ebbene questo film ci è riuscito in pieno! Personalmente ho dovuto asciugarmi più di una lacrima … ma ho anche riso di cuore quando l’attore Barry (John Turturro) , simpatico confusionario, presuntuoso senza memoria, con una terribile pronuncia … è alla guida di una vettura il cui parabrezza è letteralmente coperto da telecamere …

Insomma, per farla breve, andate a vederlo! Ne vale proprio la pena!

 

Alla prossima

 

Elena

 

CUNEO … PERCHE’ SI CHIAMA COSI?

Cuneo, come mai ha questo strano nome? Cuneo significa triangolo …

Il fiume ”Stura di Demonte” ed il torrente ”Gesso” , con il loro scorrere millenario, hanno scavato/eroso la valle fino a creare un altipiano alluvionale simile ad un ”cuneo”… su questo cuneo sorse appunto la città.

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Vista aerea della città di  Cuneo

E quale posto migliore? Situata su un altopiano, circondata da due fiumi era il luogo ideale per difendersi da eventuali attacchi nemici. Questa sua naturale posizione strategica, ed il fatto che è situata allo sbocco di valli comunicanti con Liguria e Francia, la rendevano inespugnabile dal punto di vista militare e molto interessante dal punto di vista commerciale.

Le prime informazioni risalgono al 1198 quando nasce come ”libero Comune”.  La nascita avviene per la spinta di forze nuove, popolari e borghesi, contro l’oppressivo sistema feudale. Il Signore padrone del Feudo, aveva tutti i diritti sugli abitanti, compresa la ”prima notte di nozze” delle giovani spose!

Il ”libero comune” durò solo  fino a metà del 1200, quando si arrese al francese Carlo d’Angiò.  Nel 1300 Cuneo passa poi sotto i Savoia. Nei secoli successivi la città è impegnata in ben 7 assedi (di cui 4 contro i francesi), di questi sette assedi solo due finirono con la sua capitolazione. Uno dei due fu l’assedio fatto da Napoleone.

Sotto il savoia Carlo Alberto sarà il cittadino cuneese, Giuseppe Barbaroux, giurista ed uomo politico moderato, ad approntare il famoso ”Statuto Albertino”. Uno tra i primi strumenti democratici a favore della popolazione.

Nel 1859 la città è eletta capoluogo dell’attuale provincia e nel 1882 fa il suo ingresso in parlamento un cittadino di Dronero, Giovanni Giolitti. (Importante uomo politico italiano)

Con il passare degli anni, Cuneo si espande sul piano edilizio, fino al punto da non avere più possibilità di ingrandirsi perché essendo una cittadella con fortificazioni, tutta l’edilizia è concentrata nell’interno delle mura.

Fino l’anno 1500 la strada principale era denominata Platea, poi contrada Maestra, nel 1874 diventa Via Nizza, infine Via Roma intorno al 1900. Questa strada era tanto diversa da come la vediamo adesso; per immaginarci com’era bisogna togliere da Via Roma, sia a destra sia a sinistra, gli attuali portici, senza i quali la Via era larga ben 37 metri.

Per consentire quindi di avere più alloggi, nuovi negozi e migliorarne la funzionalità in occasioni dei mercati, e considerando che a Cuneo gli inverni erano molto freddi,  con nevicate che raggiungevano sovente l’altezza di un metro, si arrivò alla decisione di costruire sia a destra sia a sinistra della Via Maestra dei portici in muratura e sopra di loro nuovi alloggi, in questo modo, uomini, bestie e mercanzia erano finalmente al coperto.

Per sfruttare ogni spazio, furono costruiti, sotto i portici, scantinati, con scala in uscita ai bordi degli stessi portici con le classiche “Trappe”, vale a dire botole con scala, esistono tuttora; in tempo di pace erano adibite dai bottegai come magazzini, il mattino allestivano il banco sotto i portici e portavano su la mercanzia dalla cantina.

Con la costruzione dei portici, i frontali delle vecchie case furono coperti, il risultato è che la maggior parte delle case dell’attuale Via Roma ha una stanza ”cieca”, in quanto le finestre o i balconi sono stati spostati sopra i portici.

Soltanto nel 1853 si iniziarono i lavori per la sostituzione del selciato a ciottoli con le lastre di pietra. I lavori iniziarono sul lato Gesso, la pavimentazione del lato Stura fu effettuata invece in un secondo tempo causa mancanza di fondi. I Cuneesi con ironia battezzarono i portici a lato del fiume Gesso i “Portici degli aristocratici” e quelli  dal lato del fiume Stura i “Portici dei poveri”.

Altre curiosità: 

Nell’ultimo conflitto mondiale, dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini del 10 giugno 1940, i portici hanno fatto da ”letto” alle migliaia di reclute e riservisti chiamati da tutta Italia per combattere contro la Francia.

Negli anni della seconda guerra mondiale Cuneo e il cuneese furono teatro delle lotte antifasciste e partigiane, tra cui spicca l’eroe partigiano cuneese Duccio Galimberti, fucilato dai fascisti nel 1944, a cui la città ha dedicato la sua piazza più importante.

Cuneo è la capitale italiana del ”marrone”, nome dato alle grosse castagne utilizzate per la produzione dei ”marron glacee”. Ma il dolce principale è il Cuneese al Rhum nato nel 1923 da un’idea di Andrea Arione. Questo dolce è formato da due cialde di meringa che racchiudono una crema pasticciera al cioccolato fondente con dentro del rhum,  il tutto rivestito da uno strato di cioccolato fondente.

La provincia di Cuneo è la terza più estesa d’Italia, ed ecco perché quando si parla del cuneese, si sente spesso parlare di ”Granda”, che nel dialetto piemontese significa appunto: ”grande”.

Come dimenticare  poi la famosa frase dell’attore italiano Totò: ”Sono un uomo di mondo … ho fatto il militare a Cuneo”! Questa ironica frase ha un riscontro nella realtà. Nei tempi in cui il servizio militare in Italia era obbligatorio,  il CAR (Centro Addestramento Reclute) fu, per molti anni, a Cuneo. Si incontravano quindi ragazzi provenienti da tutta Italia, e per molti di loro, quella era l’unica possibilità di ”uscire” dai loro paesini sparsi lungo lo penisola.

La zona del cuneese è una terra di colline, come quelle stupende delle Langhe e del Monferrato, e di montagne come le Alpi Cozie e Marittime, meta di numerosi appassionati della neve che si ritrovano nelle stazioni sciistiche di Limone Piemonte e Frabosa. Tanta natura e tanta attenzione ai suoi prodotti: vino, formaggi, carne, funghi e salumi, hanno reso questo territorio un autentico paradiso per gli enogastronomi.

Ma voi, cari amici del CIP, questa città già un po’ la conoscete … ci siete appena andati a fare un bel viaggio.

 

Alla prossima

 

Elena