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HRH Filippo Duca d’Edimburgo …

I giornali parlano di ”lui” come qualcuno vissuto in ”secondo piano” come qualcuno che sia stato, in qualche modo, sottomesso alla moglie. Ma per quale motivo? Lui aveva fatto delle ”scelte” che, per l’epoca non erano poi così ”scontate”. Era evidentemente molto più ”femminista” della realtà sociale in cui viveva e, per sua moglie, la Regina Elisabetta II , Filippo è stato una costante ”forza e sostegno indiscutibili”, quindi … ”tanto di cappello”.

Avrebbe festeggiato i cento anni il 10 giugno (ci avrei giurato fosse dei gemelli) ma, dato che non si è immortali, anche Sua Altezza Reale il principe Filippo, nato principe Filippo ed erede al trono di Grecia e Danimarca ma diventato poi, sposando Elisabetta, ”solo”: duca di Edimburgo, conte di Merioneth, barone Greenwich, cavaliere reale del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera è passato a ”miglior vita”.
La morte è avvenuta, pare serenamente, nel Castelllo di Winsdor, a tre settimane dall’ultimo ricovero in ospedale.

Elisabetta ha perso un sostegno fondamentale e adesso è ”sola”, Lei che iniziava i suoi discorsi uffuciali dicendo, ”mio marito ed io …”.

Filippo per amore di Lei aveva rinunciato ad ereditare il Trono di Grecia e/o Danimarca, aveva rinunciato alla sua carriera militare, aveva accettato di stare sempre un passo indietro, mentre Lei incontrava un numero incalcolato di papi, di premier inglesi e non, di ministri e Capi di Stato.
Elisabetta, il sovrano più longevo sul trono di Inghilterra, ha battuto infatti persino la Regina Vittoria, nonostante problemi ed età, non ha mai manifestato l’intenzione di abdicare. Chissà quanta di questa ”solidità” derivava anche dall’amore tra lei e Filippo?

E comunque erano bellissimi tutti e due.

E comunque erano bellissimi tutti e due.

Il loro primo incontro fu nell’estate del 1939. Elisabetta aveva solo 13 anni ma, appena vide Philip Mountbatten, alto, biondo, simpatico e … bello, nonchè principe di Grecia e papabile erede al trono di Danimarca, si sciolse come un gelato!
Poi arrivò la guerra, Elisabetta e Filippo si scambiarono lettere su lettere fino a quando, nel 1946, lui decise di chiederne la mano a re Giorgio.

Il 20 novembre 1947 Elisabetta e Filippo si sposarono a Westminster.
L’unico figlio maschio del principe Andrea di Grecia e della principessa Alice di Battenberg, Filippo, imparentato con tutte le famiglie reali d’Europa (era cugino di terzo grado perfino di Elisabetta), per sposarla rinunciò alla successione al trono, disse addio alla carriera nella Marina, divenne cittadino britannico e si convertì alla chiesa anglicana. Cribbio! Se non era amore quello!

Il loro primo figlio fu Carlo nel 1948, poi Anna nel 1950, Andrea nel 1960 ed Edoardo nel 1964.

Flippo digerì male il fatto che, a causa del suo ruolo di principe consorte, dovette accettare che i quattro figli portassero il cognome ”Windsor”, quello di Elisabetta, e non ”Mountbatten”, il suo. Per l’occasione definiì se stesso “un’ameba”, “l’unico uomo nel Regno Unito ad acconsentire a una situazione simile”. Ma, per ragione di Stato, dovette accettare, visto che la Sovrana era la moglie.

Filippo amava, come tutti gli inglesi ricchi, le corse di cavalli ed il polo ma, non si risparmiava sui ”suoi doveri pubblici” e, nonostante l’età che avanzava, presenziava a qualche cosa come 300 eventil’anno. Ho avuto l’occasione, e la fortuna, di incontrarlo proprio in una di quelle. Poi vi racconterò.(°)

Era, a modo suo, simpatico e il suo ”humor inglese” affiorava in continuazione. Proprio per questo faceva notizia per quelle definite ”gaffes” che in realtà altro non erano se non ”battute di spirito inglese”. Battute che, si sa, derivano spesso dal retaggio mentale tipico dei colonizzatori e che suonano, alle orecchie degli umili mortali, come dette da qualcuno con la ”puzza sotto il naso”
Gli inglesi si sentivano, e alcuni si sentono ancora, appartenenti ad una classe ”privilegiata”, le colonie davano loro una potenza non indifferente. Il vezzo che si rifiutassero addirittura di apprendere lingue diverse dalla loro, sostenendo che ”tutti gli altri” l’inglese lo ”dovessero”, per ovvi motivi, imparare e quindi non c’era motivo, da parte loro di affannarsi per impararne altre, la dice lunga sulla loro mentalità. E poi, sostenevano, con dubbia ironia che, quando ”qualcuno” non capiva gli ordini impartiti, fosse sufficiente gridare, per risolvere il problema. Sigh…

Ma torniamo ad alcune delle sue, cosiddette ”gaffes”:
Durante una visita nello stabilimento di ”veicoli pesanti” a Langley, vicino all’aeroporto di Heatrow, Il Principe avrebbe dovuto accendere un quadro elettrico, inaugurando così un nuovo reparto dello stabilimento ma, quando sollevò l’interuttore, per uno sfortunato problema tecnico, non successe nulla. Tutti i presenti incrociarono sguardi ansiosi tra loro e … Sua Altezza reale se ne uscì con un: Ma per forza che non funziona, gli operai qui sono tutti pachistani”!
Attimo di smarrimento. Ma pensandoci poi, in effetti, la forza lavoro operaia in inghilterra non è certo inglese.
Dopo uno spettacolo al Royal Variety, per esempio, pare avesse chiesto al cantante Tom Jones: “Ma lei … fa i gargarismi con i sassi?”.
Un’altra volta, rivolgendosi ad alcuni studenti inglesi in Cina, disse: “Se rimarrete ancora un po’ qui vi verranno gli occhi a mandorla”.
Durante una visita in Italia, nel corso del pranzo, l’allora premier Giuliano Amato gli aveva fatto servire del pregiato vino nostrano, ma Filippo dopo aver detto di no al cameriere chiese invece una birra.

Comunuque, gaffes a parte, nonostante l’età e i problemmi di salute, non si è mai risparmiato ed è sempre apparso accanto ad Elisabetta, sostenendola in tutte le situazioni/guai, che specie ultimamente, sia per gli inglesi tutti che per la corona stessa sono stati parecchi.

Adesso la Sua Elisabetta è sola … chissà che decisioni prenderà? Carlo, l’eterno ”erede al trono” prenderà il posto della madre o lo scettro passerà direttamente al nipote William?
Mah … vedremo.
Che la terra Le sia leggera Sua Altezza Reale, di sicuro con la Sua scomparsa un’epoca è finita e, il trono inglese subirà quasi sicuramente, dei forti scossoni.

Alla prossima

Elena

(°) quando avrò più tempo racconterò del mio incontro con Sua Altezza Reale il Duca di Edinburgo.

Inge Lehmann …

Una donna di professione ”geofisica” nata nel 1888 … Devo ammettere che sono ignorante come una ”scarpa” non sapevo nemmeno chi fosse Inge Lehmann, ha dovuto dirmelo Google!  Inge_Lehmann_1932

Per appartenenza di ”genere”, mi sono incuriosita, sono andata ad informarmi ed ecco che cosa ho trovato.

Questa Signora è nata a Copenaghen il 13 maggio del 1888 (morta 21 febbraio 1993 quindi a 104 anni). Figlia dello psicologo Alfred Georg Ludvik Lehman, Inge crebbe a Copenaghen e frequentò  la scuola pedagogica-progressiva superiore diretta da Hanna Adler.

Lei stessa riconobbe durante un’intervista che, sia suo padre che Hanna Adler, furono due presenze fondamentali nella sua esistenza e che influenzarono le sue scelte di studi. All’università studia matematica prima a Copenaghen e poi a Cambridge.

Dopo pochi anni di lavoro nel ramo assicurativo (bisogna pur ”campare no”?)  divenne assistente del geodetico Niels Erik Norlund, il quale le assegnò la mansione di allestire osservatori sismologici in Danimarca e in Groenlandia.  Grazie a questo lavoro Inge si appassiona all’argomento e nel 1928 supera l’esame di geodesia.  Diventa ”geodetica di stato” e in seguito ”capo del dipartimento di sismologia all’Istituto Geodetico di Danimarca”, diretto dallo stesso Norlund.

In un documento, dallo spartano titolo ‘P’, si evince che fu la prima a interpretare le onde ”P” appunto che appaiono nello spettro delle onde nel nucleo terrestre come riflessioni dovute a un nucleo interno.  Questa interpretazione fu adottata nel giro di due-tre anni da altri importanti sismologi.

La  seconda guerra mondiale e l’occupazione della Danimarca da parte delle forze armate tedesche impedirono lo svolgimento del lavoro di Lehmann e i suoi importanti contatti internazionali negli anni successivi.

Nel 1953 ormai 65enne e in pensione  partì per gli Stati Uniti dove rimase per diversi anni collaborando con Maurice Edwing e Frank Press sulle indagini della crosta  e il mantello superiore della Terra.  Durante questo lavoro, scoprì un’altra discontinuità sismica che si trova ad una profondità che va da circa 190 a 250 km e che viene di solito riferita come ”discontinuità di Lehmann”  in onore della sua scopritrice.

Già nel lontano 1936 questa Signora ipotizzò e convinse gli studiosi che il nucleo terrestre non fosse un’unica sfera liquefatta come si credeva, ma costituito bensì da due parti: uno interno con proprietà fisiche differenti da quelle del nucleo esterno.

Inge ricevette molte onorificenze tra cui il premio Harry Oscar Wood Award nel 1960 , la medaglia Emil Wiechert nel 1964, la Medaglia d’oro dalla Società Reale Danese di Scienze e Lettere nel 1965,  il Tagea Brandt Rejselegat nel 1938 e nel 1967, l’elezione come Membro della Società Reale nel 1969,  la medaglia Williamo Bowie nel 1971 come prima donna, e la medaglia della Società Sismologica Americana nel 1977.   Inoltre, le furono assegnati dottorati onorifici dalla Columbia University di New York nel 1964 e dall’Università di Copenaghen nel 1968.  L’asteroide 5632 fu chiamato Ingelehmann in suo onore. Nel 1997 la American Geophysical Union fonda la Inge Lehmann Medail in onore dei “notevoli contributi resi per la comprensione della struttura, composizione e dinamica del mantello de del nucleo del nostro pianeta.

Che Jules Verne (nato nel 1828 e morto 1905) per il suo libro: ”Viaggio al centro della Terra” si sia ispirato agli studi di Inge? Mah …

Comunque, nel lontano1936, mentre Inge formulava la teoria del ”doppio nucleo” … in Italia la scolarizzazione era tragicamente bassa ed un buon 7,5% non era nemmeno in grado di scrivere il proprio nome e cognome per cui apponeva sui documenti ufficiali una croce!

Nella Perfida Albione le donne dopo battaglie durate anni (Suffragette)  riuscirono finalmente ad aver tutte diritto al voto nel 1928, mentre le più evolute Norvegia e Danimarca avevano già concesso il voto alle donne nel 1913 … e noialtri?

Noi donne italiche abbiamo dovuto aspettare il referendum istituzionale tra repubblica e monarchia del 1946  per finalmente aver diritto tutte al voto ma … con il ”tacito obbligo coniugale” di votare come ci ordinava il marito … cribbio come siamo ”indietro”!

La cosa che più mi preoccupa inoltre … è che più passa il tempo e più mi rendo conto quante siano le cose che ”ignoro” rispetto alle ”poche che so”!

 

Alla prossima

 

Elena

 

http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=censimento1936