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E’ mancata Augusta Schiera Agostino …

E’ mancata Augusta Schiera Agostino.  La mamma dell’agente ucciso, assieme alla giovane moglie Ida, mentre chiudeva il cancello di casa.

Che la terra ti sia leggera cara e dolce mamma …

Augusta non si dava pace. “Io voglio sapere chi ha ucciso Nino e Ida”. Con suo marito Vincenzo girava l’Italia, parlava agli studenti, sfilava in corteo. Augusta Schiera era il simbolo dell’antimafia migliore, l’antimafia vera, quella che ha una sola missione: cercare la verità. Augusta se n’è andata questa mattina all’alba stroncata dal brutto male che l’aveva assalita negli ultimi tempi, ma anche questa volta non si era arresa. Aveva 80 anni, la forza di una ragazza, la determinazione di una madre che un giorno d’estate si era vista strappare il figlio e la nuora incinta.

Quel 5 agosto 1989 doveva essere un giorno di festa per la famiglia Agostino, per il compleanno di una delle figlie. Diventò presto un giorno di dolore. E non sappiamo ancora perché due uomini a bordo di una motocicletta iniziarono a sparare a Nino Agostino, uccidendolo assieme alla giovane moglie in dolce attesa.  Ufficialmente Nino era solo un poliziotto addetto alla squadra Volanti del commissariato San Lorenzo, in realtà andava a caccia di latitanti.  

La macchina del depistaggio era già in azione … e  le indagini presero la strada dei rancori di alcuni familiari di un’ex fidanzata di Nino. 

Augusta non ha mai smesso di denunciare che la verità sulla morte del figlio “è dentro lo Stato”. Si chiedeva, con la sua voce gentile ma determinata: “Dove sono finiti gli appunti di mio figlio, trafugati la notte del delitto?”. E ancora: “Chi, all’interno delle istituzioni, ha tenuto lontana per così tanto tempo la verità? Chi conosce la verità?”. Augusta non ha mai smesso di fare queste domande. Che adesso restano scolpite sulla sua tomba. E Vincenzo, che ha promesso di non tagliarsi la barba fino al giorno in cui conoscerà la verità, prosegue la battaglia di una vita.

Stiamo vicini a Papà Vincenzo. 

.-.-.-.-.

Per curiosità ecco qui un elenco ‘’parziale’’ di ‘’documenti’’ che spariscono in questo Paese:   

– Nel 1947 SCOMPARE uno dei memoriali di Salvatore Giuliano, quello in cui il ”bandito” indicava il nome dei mandanti dei delitti che servivano a bloccare il movimento dei lavoratori italiani;

– Nella vicenda Moro SCOMPARE il memoriale dello statista assassinato;

– Nel ”caso Calvi” SCOMPARE la borsa del banchiere;

– Nell’attentato in cui morirono Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie SPARISCE la valigetta con tutti i documenti che portava con sé – e la cassaforte di casa … fu trovata completamente vuota

– Nella Strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui morirono il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo  e gli uomini della scorta, SCOMPAIONO i dati sia dal computer portatile che da quello nell’ufficio dove lavorava Falcone e SCOMPARE anche la ”ram card” esterna che Falcone utilizzava per l’agenda elettronica;

– Nell’attentato di 22 anni fa, la domenica del 19 luglio del 1992 in cui moriva il giudice antimafia Paolo Borsellino e assieme a lui, perdevano la vita i ragazzi della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi , Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina …  l’inseparabile AGENDA ROSSA del giudice SCOMPARE!

– 5 Agosto 1989 – scompaiono gli appunti dell’Agente Nino Agostino, trafugati la stessa notte in cui è stato ucciso da ‘’ignoti’’ in motocicletta; 

– Metterei nell’elenco, come ciliegina sulla torta,  anche la DISTRUZIONE quindi SPARIZIONE delle intercettazioni telefoniche intercorse tra Mancino e Napolitano. La tempistica scelta per distruggere queste intercettazioni  è quantomeno ”inopportuna”  e,  per forza di cose , desta degli orribili sospetti …

Strage di Ustica, dopo 38 anni …

… 38 anni fa,  il 27 giugno 1980 il volo di linea da Bologna Borgo Panigale a Palermo Punta Rasi perse il contatto radio con l’aeroporto di Roma-Ciampino e cadde nel Mar Tirreno. Tutti gli occupanti dell’aeromobile, 81 persone, morirono.

Perché? Mah …

L’aereo era un DC-9 della compagnia Itavia ed era sotto il controllo di Ciampino e sotto la sorveglianza dei radar militari di Licola (Napoli) e di Marsala (Sicilia). Tra queste tracce radar è stata accertata la presenza di numerosi tracciati radar civili e militari, nazionali e internazionali. 

Durante le indagini venne fuori che il registro di controllo del sito radar di Marsala, aveva una pagina strappata nel giorno dell’incidente. Il pubblico ministero giunse quindi alla conclusione che fosse stata fatta sparire la pagina originale del 27 giugno e se ne fosse riscritta poi, nel foglio successivo, una versione diversa. Interrogato a questo proposito, il sergente Muti, del centro controllo in servizio quella sera a Marsala rispose: ‘’Non so cosa dirle’’.

L’’ammiraglio James Flatley al comando della portaerei americana Saratoga, ancorata il 27 giugno 1980 nel golfo di Napoli dopo aver inizialmente dichiarato che dalla Saratoga non fu possibile vedere nulla perché tutti i radar erano in manutenzione, successivamente cambiò versione (ma dai?) e disse che, nonostante fossero in corso lavori di manutenzione dei radar, uno di essi era comunque in funzione ed aveva registrato un traffico aereo molto sostenuto nell’area Sud di Napoli. Purtroppo i registri radar della Saratoga, nonostante l’organizzazione americana,  sono andati ‘’persi’’. 

Secondo Brian Sandlin però,  ex militare della US Navy in forza sulla Saratoga nel 1980, durante una intervista rilasciata al giornalista Andrea Purgatori e trasmessa durante la trasmissione televisiva Atlantide nel 2017 ha detto che quella sera il comandante della Saratoga informava l’equipaggio che aerei F4 della Saratoga avevano dovuto abbattere due Mig libici che apparentemente si apprestavano ad attaccarli smentendo le dichiarazioni ufficiali a suo tempo rilasciate dal governo americano al giudice Rosario Priore che si occupava del caso, stando alle quali la nave Saratoga quella notte era ancorata in rada a Napoli. Sandlin dichiara inoltre che quella sera la portaerei era al largo e che oltre metà dei caccia erano decollati per ‘’una prova di forza’’ con la Libia e che due di questi erano rientrati senza armamenti perché avevano sostenuto uno scontro con ‘’DUE’’  Mig libici e li avevano abbattuti. In zona era presente anche la portaerei francese Clemenceau per lo stesso motivo.

E ci stupiamo perché non si sa nulla sulla morte di Ilaria Alpi o Giulio Regeni? 🙁

Il 18 luglio 1980 in effetti la carcassa di un MiG-23MS dell’Aeronautica militare libica venne ritrovato sui monti della Sila in zona Timpa delle Magare, in Calabria da contadini del luogo.

Il Giudice Istruttore ipotizzò una correlazione del fatto con la caduta del DC-9 Itavia, in quanto furono depositate agli atti delle testimonianze di diversi militari in servizio in quel periodo, che affermavano di aver effettuato servizi di sorveglianza al MiG-23 non a luglio, bensì a fine giugno 1980, periodo che concordava con la caduta del DC-9. Si teorizzò quindi che il caccia libico non fosse caduto il giorno in cui fu dichiarato il ritrovamento dalle forze dell’ordine (il 18 luglio), ma molto prima, probabilmente la stessa sera della strage, e che quindi il velivolo fosse stato coinvolto, attivamente o passivamente, nelle circostanze che condussero alla caduta dell’aereo Itavia.

Molti testimoni dell’epoca sono morti … alcuni anche in maniera sospetta … 

A 38 anni dall’accaduto, noi oggi sappiamo che, al 99% fu un missile ad abbattere l’aereo causando la morte di 81 persone tra i quali numerosi bambini … la domanda che rimane senza risposta è: ‘’Di chi era ‘sto missile’’? 

Mah …

Alla prossima

Elena  

2 agosto 1980 – Strage stazione ferroviaria di Bologna

Il 2 agosto 1980, ero in auto con mio marito e mio figlio di due anni.

Giocavo con Alfredo con delle figurine, che avevo precedentemente ritagliato,  per tenerlo impegnato durante il lungo viaggio che da Torino ci avrebbe portati nel nostro campeggio sul Gargano … ad un certo punto la radio nell’auto attirò la nostra attenzione, parlava della stazione di Bologna, ma non capimmo bene di che cosa si trattasse.   La sera, arrivati e  sistemati, con calma ascoltammo la terribile notizia.

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”Alla stazione ferroviaria di Bologna, alle ore 10.25: una bomba a tempo, contenuta in una valigia abbandonata, esplode nella sala d’aspetto della Seconda classe. Perdono la vita 85 persone. Oltre duecento i feriti. Una pagina drammatica della storia italiana; uno degli atti terroristici più gravi del secondo Dopoguerra. A causa della violenza dell’esplosione, crolla un’intera ala della stazione, investendo in pieno il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario e il parcheggio dei taxi antistante. Una tragedia rimasta per anni un mistero. I mandanti della strage non sono mai stati identificati.  La sentenza definitiva giungerà solo nel 1995: il 23 novembre, la Corte di Cassazione  emette la condanna all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, per i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che si sono sempre dichiarati innocenti. 

L’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vengono condannati per il depistaggio delle indagini. 

Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna emette nuove condanne per la stessa motivazione.

Nel 2007 arriva anche la condanna definitiva in Cassazione per Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca dei fatti”.

Se non sappiamo chi furono i mandanti quel che è certo è che 85 persone morirono in maniera atroce.  Alcune furono addirittura disintegrate dall’impatto e solo mesi dopo si trovarono brandelli dei loro corpi sotto i treni.  Giovani amici e famiglie che partivano felici per le vacanze hanno trovato invece la morte … in nome di ”che cosa”?

Oggi siamo nel 2015 e NON sappiamo ancora ”CHI” furono i ”MANDANTI” di quell’orrendo delitto.

La giustizia in Italia, nonostante l’impegno di molti magistrati,  è una parola con ”poco significato” … l’omertà continua a regnare sovrana! D’altronde se parlare significa o morte o vita come quella che fanno i ”testimoni di giustizia” … non è che ci sia da stare ”allegri” … 🙁

Alla prossima

 

Elena

STRAGE BRESCIA – PIAZZA DELLA LOGGIA

Ecco qui – se potesse esser utile a qualcuno – un ”condensato” di cronaca e iter processuale di una ”strage” compiuta 41 anni fa … e non ancora conclusa! Sigh …

La mattina del 28 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia, un ordigno fatto esplodere in un contenitore della spazzatura,  provocò otto morti e più di cento feriti. L’esplosione avvenne durante una manifestazione indetta da sindacalisti e antifascisti per protestare contro una serie di attentati  avvenuti nella zona.

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La paternità della strage venne rivendicata da Ordine nero e da Anno zero-Ordine nuovo. Il giorno prima del fatto, un messaggio proveniente da Ordine nero-Gruppo Anno zero-Briexien Gau e diretto a quotidiani di Brescia aveva preannunciato attentati contro esercizi pubblici.

A tre anni di distanza dalla strage, il giudice istruttore rinviò a giudizio trenta persone per reati concernenti armi, attentati ed esplosivi; nove di esse – appartenenti, al pari della gran parte delle altre, all’area della estrema destra bresciana – furono rinviate a giudizio anche quali autori della strage. Il 2 luglio 1979, la Corte di assise di Brescia condannò per la strage DUE dei NOVE  imputati e a uno di essi inflisse la pena dell’ergastolo. 

Nel 1982, la Corte di Appello assolse l’unico imputato rimasto in vita. L’altro – quello condannato all’ergastoloche aveva manifestato la volontà di collaborare e che era stato anche tacciato di essere un informatore degli organi di Polizia, era stato strangolato alla vigilia del processo di appello nella Casa circondariale di Novara …   Per il suo omicidio sono stati condannati due estremisti di destra, già  (guarda il caso) detenuti!  Uno per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio  del 1976 , l’altro  per gli omicidi del brigadiere Leonardo Falco e dell’appuntato Giovanni Ceravolo che lo stavano perquisendo nel procedimento per la  strage del treno ITALICUS dell’agosto 1974.

La sentenza di assoluzione della Corte di assise di appello di Brescia fu annullata nel 1983 dalla Corte di cassazione.

Anche il giudice del rinvio – la Corte di assise di appello di Venezia – pronunciò sentenza di assoluzione per insufficienza di prove.

Nel settembre 1987, l’assoluzione fu confermata dalla Corte di cassazione.

Esito assolutorio hanno avuto anche altri due processi instaurati seguendo filoni di indagine diversi da quelli della estrema destra bresciana. Le sentenze di proscioglimento furono emesse, rispettivamente, nel 1983 e nel 1993. Da alcuni atti stralciati da quest’ultimo processo hanno però tratto spunto nuove indagini. Queste, anche prospettando l’ipotesi di condotte di “depistaggio”, si sono di recente concluse con la richiesta di rinvio a giudizio, per strage terroristico-eversiva, di sei persone, alcune delle quali esponenti della già disciolta organizzazione estremista di destra Ordine nuovo, e coinvolte nel procedimento per la  strage di piazza Fontana a Milano, del 12 dicembre 1969.

Il 16 novembre 2010 si è concluso il processo di primo grado e gli imputati sono stati tutti assolti ai sensi dell’articolo 530, comma 2 (insufficienza o contraddittorietà della prova). Contro la sentenza è stato presentato appello.

La Corte d’Appello ha confermato l’assoluzione per tutti gli imputati, ponendo il pagamento delle spese processuali a CARICO delle parti civili …  tuttavia indica la responsabilità di tre ordinovisti ormai defunti, Carlo Digilio, Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati. 

Il processo per la strage di piazza della Loggia approda in Cassazione.

Il 21 febbraio 2014  la Corte di Cassazione annulla le assoluzioni di Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino. Viene così istruito un nuovo processo d’appello contro Tramonti e Maggi.

In tribunale a Milano, intanto si è appena aperto (maggio 2015)  il processo d’appello bis a carico di Carlo Maria Maggi (1934) – ex ispettore per il Triveneto di Ordine Nuovo – e Maurizio Tramonte, un uomo considerato vicino ai servizi; mentre Delfo Zorzi è stato assolto. Nella prima udienza, i giudici hanno affidato la parola ai periti che dovranno stabilire se Maggi sia davvero incapace di affrontare il processo, così come lui sostiene.

Dopo 41 anni … sono stati condannati solo dei ”defunti” … il nostro è il paese dell’omertà a 360°!

Ricordiamo i nomi delle otto persone che sono state uccise, senza dimenticare i 103 feriti!

  1. Giulietta BANZI BAZOLI, anni 34
  2. Livia BOTTARDI MILANI, anni 32
  3. Clementina CALZARI TREBESCHI, anni 31
  4. Alberto TREBESCHI, anni 37
  5. Euplo NATALI, anni 69
  6. Luigi PINTO, anni 25
  7. Bartolomeo TALENTI, anni 56
  8. Vittorio ZAMBARDA, anni 60

 

Alla prossima

Elena