Archivi tag: donne

26 Febbraio 2023 tragedia di Cutro…

Il 26 febbraio 2023 alle 4 del mattino, a quaranta metri dalle coste di Cutro, il caicco Summer Love in balia delle onde e della risacca, si infrange in centinaia di pezzi. I 180 migranti a bordo, partiti dalle coste della Turchia, si ritrovano in pochi secondi a nuotare nell’acqua gelida, molti bambini muoiono di freddo immediatamente.

cutro-strage-1-900x600

Quell’alba del 26 febbraio sono morte 94 persone, di cui 35 minori e 10 sono i dispersi.
Ad un anno da quella strage non si sa ancora come mai, nonostante la segnalazione dell’agenzia europea per le frontiere (Frontex) trasmessa alle autorità italiane alle 23:03, non fu lanciata un’operazione di ricerca e soccorso in mare.
Perché fu sottovalutato il pericolo, considerando le cattive condizioni meteorologiche.

I primi a soccorrere i migranti furono dei pescatori locali presenti per pura coincidenza.
Nelle ore seguenti la tragedia, Frontex e le autorità italiane (guardia di finanza e guardia costiera) si sono accusati a vicenda.
E’ colpa tua! No è colpa tua… Morale, ad un anno di distanza non si sa ancora cosa sia successo di preciso in quelle ore.
La procura di Crotone ha aperto due fascicoli di inchiesta. Il primo è contro i presunti scafisti (sono quattro le persone a processo), il secondo, invece, è per accertare tutte le falle nella catena di comando e vede per ora sei indagati.
Il 9 marzo del 2023, il governo ha tenuto a Cutro una conferenza stampa a termine del Consiglio dei ministri. E’ stato un gesto prettamente ‘’simbolico’’, sull’onda emotiva della disgrazia, e soprattutto per far vedere a noi ‘’popollo’’ quanta era la loro empatia in merito alla tragedia. Abbiamo visto, a favore delle telecamere, occhi umidi e voci tremule… ma poi hanno partorito il Decreto Cutro!

Quell’obbrobrio che non prevede più la conversione automatica del permesso di soggiorno per cittadini che provengono da paesi ‘’non sicuri’ in permesso per motivi di lavoro. Quindi costoro non possono nemmeno lavorare per mantenersi e, se lo fanno, sono abbligati ad essere in ”nero”.
Quello che prevede, tra gli altri orrori, il pagamento, da parte dei disperati richiedenti asilo che vogliano evitare di finire nei lager Cpr, una ‘’garanzia finanziaria’’ di 4.938 euro.
In pratica, a gente disperata che cerca una vita migliore lo Stato Italiano chiede il ‘’pizzo’’?
Ma poi, di una legge che obbliga le navi ad intervenire per salvare solo un naufragio per volta? Che cosa ne dite? Ne vogliamo parlare?
Mettetevi nei panni di un capitano che, dopo aver salvato dei disperati, nel caso ne trovasse altri che annegano è obbligato a lasciarli annegare perché non può, grazie al decreto Cutro, fare più di un salvataggio per volta?
Inoltre, quando finalmente ‘sto Capitano ha a bordo dei disperati che han perso magari moglie e figli, e li ha salvati per esempio, vicini alle coste siciliani, lo costringono ad andare a Genova per farli sbarcare?

Ma chi è che partorisce simili obbrobri? Che menti bacate hanno costoro? Fosse per loro darebbero dei giubbotti di salvataggio in piombo a ‘sti disperati! Mah…

A muoversi ormai è, per fortuna, la società civile che si è riunita nella Rete ‘’26 febbraio’’.
Per il primo anniversario della strage la Rete ha organizzato una tre giorni di eventi e dibattiti, sulle politiche migratorie anche per chiedere giustizia su cosa è accaduto un anno fa.
L’appuntamento finale è dato alle 5 del mattino si oggi, con una fiaccolata a cui tutti sono chiamati a partecipare.

Quel che mi lascia perplessa è che in Italia c’è gente che va alla Santa Messa tutte le domeniche ma, quella stessa gente, ha scelto di votare per un Governo di ‘’destra’’.
Inutile piangere, commuoversi, partecipare emotivamente se poi, alla fin dei fini, si vota per una politica che prende queste decisioni.

Carità cristiana? Ma dove?

Alla prossima

Elena

E’ morta Angela Bottari la senatrice che ha aiutato noi donne…

Ieri si è spenta, nella sua casa di Messina, la ex parlamentare Angela Bottari, aveva 78 anni.
La Signora di cui parliamo è la persona a cui dobbiamo la legge contro il delitto d’onore.
Nel nostro Paese, sino alla fine del XX secolo, un delitto commesso al fine di salvaguardare l’onore del maschio (ad esempio l’uccisione della coniuge adultera o dell’amante di questa o di entrambi) era sanzionata con pene attenuate rispetto all’analogo delitto di diverso natura, poiché si riconosceva che l’offesa all’onore arrecata da una condotta simile equivaleva ad una gravissima provocazione.
Una provocazione tale da spingere il ‘’povero cornuto’’ ad uccidere al fine di mantenere il proprio onore. E la cosa non causava, nel sentire comune, nessuna riprovazione sociale. Anzi!

angela-bottari-800x800

La Signora Bottari – tre legislature come deputata nel partito comunista italiano, dal 1976 al 1987 – è stata la prima relatrice della legge 442 che nel 1981 ha portato, finalmente, all’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. 

Il film ‘’Divorzio all’italiana’’ oltre ad esser stato un successo cinematografico aveva portato in luce le ‘’ombre’’ su quello che era considerato un ‘’delitto d’onore’’.
Il delitto d’onore consisteva nel fatto che, se la donna avesse avuto una vera o una presunta relazione con un altro uomo, avrebbe ferito così tanto l’onore del compagno che si sarebbe trovato costretto, per salvare il proprio onore ad ucciderla! Povero…
Questo delitto inoltre non sarebbe stato considerato un omicidio ma bensì un ‘’delitto d’onore’’ con tutte le attenuanti del caso.

Altra follia vigente era quella che, se un uomo celibe, avesse violentato una donna, non sarebbe finito in galera se alla violenza fosse seguito il cosiddetto ‘’matrimonio riparatore’’.

La Bottari ha combattuto in Parlamento per poter cambiare questa legge assurda, che manteneva le donne in una situazione di vulnerabilità incredibile.
Oggigiorno, nonostante le leggi vigenti, molti uomini non accettano che una donna possa rifarsi una vita con un altro uomo. Si sentono talmente feriti che preferiscono ucciderla.
I numeri relativi ai femminicidi in Italia parlano chiaro in tal proposito…

Che la terra Le sia leggera Signora e … grazie per tutto quello che ha fatto per noi.

Alla prossima

Elena

Ma … ai nostri tempi, a noialtre, non ci molestava nessuno?

Sono del ’55 e, quando ero giovane e carina, per strada e non solo, sono stata più volte al centro di attenzioni maschili.

Da quello che ti passava vicino dicendoti sottovoce: ‘’non sai che cosa ti farei’’ … a quello che sul bus, profittando della calca, cercava di muoversi in modo tale che il suo pene si poggiasse esattamente al tuo corpo in modo inequivocabile.

Oppure quello che al cinema allungava la mano mettendola sul tuo braccio, poggiato sul bracciolo condiviso, se tu spostavi il gomito, provava a metterti la mano sul ginocchio. A quel punto i casi erano due: o lo riprendevi a voce alta, ma in quel caso lui si sarebbe difeso dicendoti che eri matta, il secondo caso, quello adottato da me, era di prendere ben bene la misura e poi di piantargli con forza il tacco nel piede. A quel punto, trattenendo un gemito, il pirla in questione di alzava e cambiava posto, senza che nessuno notasse niente di particolare.

Da quello che telefonava di notte dicendo di masturbarsi pensandoti, a quello che in ufficio, forte della sua posizione dirigenziale, cercava di metterti le mani addosso, fingendo di essere ‘’distratto’’ e/o costretto dall’esiguità dell’ambiente.
Al primo rispondevo che la notte capitava a molti di masturbarsi ma che non era il caso di svegliare mezzo mondo per tenerli informati di una attività decisamente ‘’personale’’; al secondo, fingendo di esser distratta pure io, mi spostavo in modo da essere irraggiungibile dalla mano che vagava.

Alcuni passavano proprio all’insistenza, girandoti attorno senza tregua e rompendo decisamente le scatole ma, noi ‘’giovincelle’’ del ‘’55, eravamo capacissime di gestire e tener a freno le escandescenze maschili, senza lasciarci imporre nulla.

Più volte, quando portavo la sera il cane a fare l’ultimo giretto sotto casa verso le 23,00 mi sono imbattuta in buzzurri insistenti ma, anche lì, sono sempre riuscita a scamparla senza troppi problemi.

Devo ammettere che ho sempre fatto atletica e, a meno che il pirla in questione non fosse stato un armadio a muro e/o avesse avuto un coltello, un eventuale confronto uno ad uno lo avrei potuto gestire e, forse, ne sarebbe uscito più malconcio lui che la sottoscritta.

Quando la sera uscivo tardi dall’ufficio, cosa che alla Sede Fiat di Corso Marconi capitava spesso, uscivo tenendo tra le mani non la chiave dell’auto ma bensì l’enorme ‘’antonioli’’ di casa mia. La tenevo impugnata come fosse stata un coltello e, se un malcapitato avesse tentato una aggressione, si sarebbe trovato la Antonioli ficcata dritta in un occhio.

Insomma mi sono sempre difesa e, se ho accettato attenzioni, l’ho sempre fatto per piacere e scelta mia personale.

Detto questo mi stupisco che le donne di oggi siano così fragili e che subiscano tutte indistintamente attenzioni aggressive da parte dei maschietti in circolazione.

Evidentemente i tempi sono cambiati, noi, forse, eravamo più sveglie e vestite in modo meno aggressivo mentre gli uomini erano più galantuomini. Mah …

Alla prossima

Elena

Bucha e gli orrori imposti dai trogloditi …

Che cosa è successo a Bucha? I soldati russi hanno compiuto un massacro di civili? Si o no? Si vedono immagini terrificanti che mostrano fosse comuni e corpi in strada con le mani legate. Donne stuprate …

Zelensky sostiene che questi siano crimini contro l’umanità e che Putin dovrebbe essere incriminato per questi atti.
Putin invece, ci racconta che queste immagini sono solo manipolazioni e che nulla di tutto ciò è vero.
In questo modo quasi sicuramente convince il suo ”popolo”, abituato ad una infomazione ”monodirezionale” ma … convince anche noi?

Noialtri, dobiamo ammettere che abbiamo, in seguito alla ‘’pandemia informatica’’, un concetto di ‘’libera informazione’’ pieno di dubbi.
Quando si iniziano ad avere dei ‘’dubbi’’ si inizia, giustamente, a prendere le informazioni ricevute con le cosiddette ‘’’pinze’’.
Un modo questo per prendere le distanze emotive e cercare di ragionare con la propria testa.
Ma è altrettanto vero che, nel momento in cui si hanno dei dubbi, chi afferma che tali informazioni siano dei ‘’fake’’ ha un pò la strada spianata nel contribuire a farci aumentare questi dubbi e, magari perchè no, pure a cambiare opinione.
Specie, se ‘’emotivamente e/o per credo politico’’ noi si tenda in una direzione piuttosto che in un’altra.
Ma vedendo le immagini di Bucha e pensando che sono state scattate da fotografi di tutto il mondo, inizio a pensare purtroppo che siano vere. Non credete? Non si possono prezzolare e/o tappare la bocca a ‘’tutti’’ i giornalisti, vi pare?
Onestamente … c’è qualcuno che sia convinto che tutta l’informazione di cui disponiamo oggi, sia alla stregua di quella che viene diramata in Russia?
Naaaaa …
Quindi direi che quel che è successo a Bucha sia tristemente vero. E girare la testa dall’altra parte non ha senso.
La questione del dare o meno le armi all’Ucraina non è ‘’tenere le parti’’ degli USA e voler fomentare la guerra a tutti i costi. E’ tenere le parti di chi non vuole vedersi invaso dal più forte e dal meno democratico.
‘Sto cacchio di pianeta pieno di guai deve anche sopportare una cosa simile?
Deve forse sottomettersi al troglodita Paese che lo minaccia di ritorsioni atomiche?
Devono le Nazioni adattarsi al ‘’sistema’’ russo volenti o nolenti?
Dove la libertà degli individui è quella che decide il Patriarca di Mosca Kirill? L’ortodosso che sostiene che questa sia, non una guerra, bensì una ”giusta crociata” contro i regimi degli infedeli che sostengono i diritti degli omosessuali?

Se credete che questo sia giusto … bé io non sono affatto d’accordo e, viva Iddio, posso, per ora, ancora permettermi di dirlo.

Alla prossima

Elena

Piano di Ripresa e Resilienza presentato ieri da Draghi alla Camera …

Ecco qui di seguito il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ieri 26 aprile è stato illustrato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi alla Camera, e oggi martedì 27 aprile, alle 15:00, in assemblea al Senato per la replica delle comunicazioni del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto finale, in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il testo completo è di circa 400 pagine, e qui ovviamente non l’ho messo, visto che si tratta di cose talmente ‘’tecniche’’ che pochissimi tra noialtri popollo saremmo in grado di capire. Ma ho fatto dei ’’copia e incolla’’ delle parti più ‘’comprensibili’’. Giusto per capire un pò dove stanno andando a ‘’parare’’.

Ah … tra l’altro, la versione definitiva del PNRR dovrà essere trasmessa all’Unione Europea entro il 30 aprile 2021, oggi è il 27. Noi sempre con l’acqua alla gola … 🙁

Comunque … il Piano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica.

Il Piano italiano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU.

Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.

Il totale degli investimenti previsti è quindi di 222,1 miliardi di euro. Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza. 

Ecco il discorso introduttivo di Draghi:

‘’La pandemia di Covid-19 ha colpito l’economia italiana più di altri Paesi europei. Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell’8,9 per cento, a fronte di un calo nell’Unione Europea del 6,2. L’Italia è stata colpita prima e più duramente dalla crisi sanitaria. Le prime chiusure locali sono state disposte a febbraio 2020, e a marzo l’Italia è stata il primo Paese dell’UE a dover imporre un lockdown generalizzato. Ad oggi risultano registrati quasi 120.000 decessi dovuti al Covid-19, che rendono l’Italia il Paese che ha subito la maggior perdita di vite nell’UE.
La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Tra il 1999 e il 2019, il Pil in Italia è cresciuto in totale del 7,9 per cento. Nello stesso periodo in Germania, Francia e Spagna, l’aumento è stato rispettivamente del 30,2, del 32,4 e del 43,6 per cento. Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 per cento al 7,7 per cento della popolazione – prima di aumentare ulteriormente nel 2020 fino al 9,4 per cento.
Ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani. L’Italia è il Paese dell’UE con il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione (NEET). Il tasso di partecipazione delle donne al lavoro è solo il 53,8 per cento, molto al di sotto del 67,3 per cento della media europea. Questi problemi sono ancora più accentuati nel Mezzogiorno, dove il processo di convergenza con le aree più ricche del Paese è ormai fermo.
L’Italia è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e, in particolare, all’aumento delle ondate di calore e delle siccità. Le zone costiere, i delta e le pianure alluvionali rischiano di subire gli effetti legati all’incremento del livello del mare e delle precipitazioni intense. Secondo le stime dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2017 il 12,6 per cento della popolazione viveva in aree classificate ad elevata pericolosità di frana o soggette ad alluvioni, con un complessivo peggioramento rispetto al 2015. Dopo una forte discesa tra il 2008 e il 2014, le emissioni pro capite di gas clima-alteranti in Italia, espresse in tonnellate di CO2 equivalente, sono rimaste sostanzialmente inalterate fino al 2019.
Dietro la difficoltà dell’economia italiana di tenere il passo con gli altri paesi avanzati europei e di correggere i suoi squilibri sociali ed ambientali, c’è l’andamento della produttività, molto più lento in Italia che nel resto d’Europa. Dal 1999 al 2019, il Pil per ora lavorata in Italia è cresciuto del 4,2 per cento, mentre in Francia e Germania è aumentato rispettivamente del 21,2 e del 21,3 per cento. La produttività totale dei fattori, un indicatore che misura il grado di efficienza complessivo di un’economia, è diminuita del 6,2 per cento tra il 2001 e il 2019, a fronte di un generale aumento a livello europeo.
Tra le cause del deludente andamento della produttività c’è l’incapacità di cogliere le molte opportunità legate alla rivoluzione digitale. Questo ritardo è dovuto sia alla mancanza di infrastrutture adeguate, sia alla struttura del tessuto produttivo, caratterizzato da una prevalenza di piccole e medie imprese, che sono state spesso lente nell’adottare nuove tecnologie e muoversi verso produzioni a più alto valore aggiunto.
La scarsa familiarità con le tecnologie digitali caratterizza anche il settore pubblico. Prima dello scoppio della pandemia, il 98,9 per cento dei dipendenti dell’amministrazione pubblica in Italia non aveva mai utilizzato il lavoro agile. Anche durante la pandemia, a fronte di un potenziale di tale modalità di lavoro nei servizi pubblici pari a circa il 53 per cento, l’utilizzo effettivo è stato del 30 per cento, con livelli più bassi, di circa 10 punti percentuali, nel Mezzogiorno.
Questi ritardi sono in parte legati al calo degli investimenti pubblici e privati, che ha rallentato i necessari processi di modernizzazione della pubblica amministrazione, delle infrastrutture e delle filiere produttive. Nel ventennio 1999-2019 gli investimenti totali in Italia sono cresciuti del 66 per cento a fronte del 118 per cento nella zona euro. In particolare, mentre la quota di investimenti privati è aumentata, quella degli investimenti pubblici è diminuita, passando dal 14,6 per cento degli investimenti totali nel 1999 al 12,7 per cento nel 2019.
Un altro fattore che limita il potenziale di crescita dell’Italia è la relativa lentezza nella realizzazione di alcune riforme strutturali. Nonostante i progressi degli ultimi anni, permangono ritardi eccessivi nella giustizia civile: in media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado. Le barriere di accesso al mercato restano elevate in diversi settori, in particolare le professioni regolamentate. Tutto ciò ha un impatto negativo sugli investimenti e sulla produttività.
Questi problemi rischiano di condannare l’Italia a un futuro di bassa crescita da cui sarà sempre più difficile uscire. La storia economica recente dimostra, tuttavia, che l’Italia non è necessariamente destinata al declino. Nel secondo dopoguerra, durante il miracolo economico, il nostro Paese ha registrato tassi di crescita del Pil e della produttività tra i più alti d’Europa. Tra il 1950 e il 1973, il Pil per abitante è cresciuto in media del 5,3 per cento l’anno, la produzione industriale dell’8,2 per cento e la produttività del lavoro del 6,2 per cento. In poco meno di un quarto di secolo l’Italia ha portato avanti uno straordinario processo di convergenza verso i paesi più avanzati. Il reddito medio degli italiani è passato dal 38 al 64 per cento di quello degli Stati Uniti e dal 50 all’88 per cento di quello del Regno Unito.
Tassi di crescita così eccezionali sono legati ad aspetti peculiari di quel periodo, in primo luogo la ricostruzione post-bellica e l’industrializzazione di un Paese ancora in larga parte agricolo, ma mostrano anche il ruolo trasformativo che investimenti, innovazione e apertura internazionale possono avere sull’economia di un Paese.
L’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU). È un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.
Per l’Italia il NGEU rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. L’Italia deve modernizzare la sua pubblica amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. Il NGEU può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.
L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021- 2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. L’Italia intende inoltre utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite i prestiti della RRF, che per il nostro Paese è stimata in 122,6 miliardi.
Il dispositivo RRF richiede agli Stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo Piano, che si articola in sei Missioni e 16 Componenti, beneficia della stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea, sulla base del Regolamento RRF.
Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa largamente i parametri fissati dai regolamenti europei sulle quote di progetti “verdi” e digitali.
Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale. Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, alla formazione e all’occupazione dei giovani. Inoltre contribuisce a tutti i sette progetti di punta della Strategia annuale sulla crescita sostenibile dell’UE (European flagship). Gli impatti ambientali indiretti sono stati valutati e la loro entità minimizzata in linea col principio del “non arrecare danni significativi” all’ambiente (“do no significant harm” – DNSH) che ispira il NGEU.
Il Piano comprende un ambizioso progetto di riforme. Il governo intende attuare quattro importanti riforme di contesto – pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.
La riforma della pubblica amministrazione migliora la capacità amministrativa a livello centrale e locale; rafforza i processi di selezione, formazione e promozione dei dipendenti pubblici; incentiva la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure amministrative. Si basa su una forte espansione dei servizi digitali, negli ambiti dell’identità, dell’autenticazione, della sanità e della giustizia. L’obiettivo è una marcata sburocratizzazione per ridurre i costi e i tempi che attualmente gravano su imprese e cittadini.
La riforma della giustizia ha l’obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale e rivedere l’organizzazione degli uffici giudiziari. Nel campo della giustizia civile si semplifica il rito processuale, in primo grado e in appello, e si implementa definitivamente il processo telematico. Il Piano predispone inoltre interventi volti a ridurre il contenzioso tributario e i tempi della sua definizione. In materia penale, il Governo intende riformare la fase delle indagini e dell’udienza preliminare; ampliare il ricorso a riti alternativi; rendere più selettivo l’esercizio dell’azione penale e l’accesso al dibattimento; definire termini di durata dei processi.
La riforma finalizzata alla razionalizzazione e semplificazione della legislazione abroga o modifica leggi e regolamenti che ostacolano eccessivamente la vita quotidiana dei cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione. La riforma interviene sulle leggi in materia di pubbliche amministrazioni e di contratti pubblici, sulle norme che sono di ostacolo alla concorrenza, e sulle regole che hanno facilitato frodi o episodi corruttivi.
Un fattore essenziale per la crescita economica e l’equità è la promozione e la tutela della concorrenza. La concorrenza non risponde solo alla logica del mercato, ma può anche contribuire ad una maggiore giustizia sociale. La Commissione europea e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella loro indipendenza istituzionale, svolgono un ruolo efficace nell’accertare e nel sanzionare cartelli tra imprese, abusi di posizione dominante e fusioni o acquisizioni di controllo che ostacolano sensibilmente il gioco competitivo. Il Governo s’impegna a presentare in Parlamento il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza e ad approvare norme che possano agevolare l’attività d’impresa in settori strategici, come le reti digitali, l’energia e i porti. Il Governo si impegna inoltre a mitigare gli effetti negativi prodotti da queste misure e a rafforzare i meccanismi di regolamentazione. Quanto più si incoraggia la concorrenza, tanto più occorre rafforzare la protezione sociale.
Il Governo ha predisposto uno schema di governance del Piano che prevede una struttura di coordinamento centrale presso il Ministero dell’economia. Questa struttura supervisiona l’attuazione del Piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione europea, invio che è subordinato al raggiungimento degli obiettivi previsti. Accanto a questa struttura di coordinamento, agiscono strutture di valutazione e di controllo. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e inviano i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale. Il Governo costituirà anche delle task force locali che possano aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure.
Il Governo stima che gli investimenti previsti nel Piano avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche. Nel 2026, l’anno di conclusione del Piano, il prodotto interno lordo sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all’andamento tendenziale. Nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali. Gli investimenti previsti nel Piano porteranno inoltre a miglioramenti marcati negli indicatori che misurano i divari regionali, l’occupazione femminile e l’occupazione giovanile. Il programma di riforme potrà ulteriormente accrescere questi impatti.
Il PNRR è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il Governo intende aggiornare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute.
L’Italia deve combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale.
Mario Draghi

Qui sintetizzata la struttura del Piano:

Il Piano si articola in 6 Missioni, per ognuna delle quali sono indicate le riforme di settore necessarie a una più efficace realizzazione degli interventi, nonché i profili più rilevanti ai fini del perseguimento delle tre priorità trasversali del Piano, individuate nella Parità di genere, nei Giovani e nel Riequilibrio territoriale. Tali priorità trasversali non sono affidate a singoli interventi circoscritti a specifiche Missioni, ma sono perseguite in modo diffuso nell’ambito di tutte le Missioni del Piano:

Missione 1
denominata “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, ha come obiettivo generale l’innovazione del Paese in chiave digitale. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 49,2 miliardi – di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura:
dal 2027 le nostre ragazze e ragazzi devono avere accesso alle migliori esperienze educative, ovunque esse siano in Italia.
gli imprenditori, piccoli e grandi, devono poter lanciare e far crescere le loro attività rapidamente e efficientemente.
permettere alle donne imprenditrici di realizzare i loro progetti.
lavoratori e le lavoratrici devono poter continuare ad acquisire le competenze per le professioni di oggi e di domani.
le persone più sole o vulnerabili devono poter esser assistite dagli operatori sanitari, dai volontari e dai loro famigliari nel miglior e più tempestivo modo possibile.
le pubbliche amministrazioni e i loro servizi devono esse accessibili senza ostacoli, senza costi e senza inutile spreco di tempo.
Per il rilancio della cultura e del turismo, due settori chiave per l’Italia anche per il loro significato identitario, una prima linea di azione riguarda interventi di valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la capacità attrattiva, la sicurezza e l’accessibilità dei luoghi.  Gli interventi sono dedicati non solo ai cosiddetti “grandi attrattori”, ma anche alla tutela e alla valorizzazione dei siti minori. Si aggiungono misure per una riqualificazione ambientalmente sostenibile delle strutture e dei servizi turistici, che fanno leva anche sulle nuove tecnologie.

Missione 2
denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica” è volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiane. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 68,6 miliardi – di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile.
 
Missione 3
denominata “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” punta a realizzare un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile dal punto di vista ambientale. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 31,4 miliardi – di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo. Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese. 

Missione 4
denominata “Istruzione e ricerca”, è focalizzata sulle generazioni future ed affronta le questioni strutturali più importanti per il rilancio della crescita, ossia la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 31,9 miliardi di euro – di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo.

Missione 5
denominata “Inclusione e coesione”, riveste un ruolo rilevante nel perseguimento degli obiettivi, trasversali a tutto il PNRR, di sostegno all’empowerment femminile e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle competenze e delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 22,4 miliardi  – di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo. 

Missione 6
denominata “Salute”, è caratterizzata da linee di azione volte a rafforzare e rendere più sinergica la risposta sanitaria territoriale e ospedaliera, nonché a promuovere e diffondere l’attività di ricerca del Servizio sanitario nazionale. Le risorse complessivamente destinate alla missione ammontano a 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo.
.-.-.-.-.-

Ecco qui, tutto quanto per nostra memoria e/o informazione. Vedremo come andrà a finire. Speriamo, ovviamente, in bene.

Alla prossima

Elena

2020 anno bisestile …

Stamattina, non ho potuto fare a meno di fare un’associazione, non certo entusiasmante, tra la ‘’famosa’’ affermazione del nostro Primo Ministro:  ‘’Conte I’’ e dell’ ‘’Anno Bellissimo’’ riferito al 2019,  da lui promessoci ma non pervenuto e l’anno in arrivo.

Vorrei sommessamente ricordare che il 2020 è un anno ‘’bisestile’’.

Inutile ricordare che i proverbi, derivanti dalla saggezza popolare,  a proposito agli anni bisestili non sono certo lusinghieri. 

Ma, tanto per memoria, eccone alcuni:

  1. Anno bisesto, anno funesto;
  2. Anno bisesto che passi presto; 
  3. Anno bisesto tutte le cose van di traverso; 
  4. Anno che bisesta non si sposa e non s’innesta;
  5. Anno bisestile … riempi il sacco e il barile. 

Onestamente … ma che cosa dovremmo aspettarci a ‘sto punto dal 2020? Cercheremo, come al solito, di sopravvivere … 

Ah … tra l’altro, dimenticavo, questa è la moda maschile per il 2020! Ditemi poi se le cose procedono per il ”verso giusto” o no …

Non sono le donne ad esser ”aggressive” sono gli uomini che hanno dei problemi …

Alla prossima

 

Elena

No alla violenza sulle donne … si ai diritti degli esseri umani in toto!

Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’ha designato come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

Finchè morte non ci separi …

Insomma … nel 1999 realizzano che le donne sono picchiate e massacrate, soprattutto in famiglia, e decidono finalmente di sensibilizzare, soprattutto i maschi, a non farlo più. Con risultati scarsini direi, visto che in Italia nel solo 2018,  sono già più di 120 le donne uccise dai propri ”compagni” di vita.

I ‘’buoni propositi’’ ci sono … si cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica ma … vi sembra forse che i ‘’dritti’’ vengano rispettati? E questo non solo per quanto riguarda il matrattamento delle ‘’donne’’ ma per tutti gli essere umani nel mondo.

Non so perché ma mi viene in mente la Dichiarazione Universale dei Diritti del’’Uomo. Era il lontano 10 dicembre del 1948 quando a Parigi, le Nazioni Unite promossero la Dichiarazione universale dei diritti umani. Un documento che, con i suoi trenta articoli, doveva avere applicazione in tutti gli Stati membri. Un documento il cui scopo è rendere il mondo un posto migliore in cui vivere. Per tutti quanti ‘’indistintamente’’ …

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.
Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
Articolo 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
Articolo 11
1 Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
2 Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.
Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
Articolo 13
1 Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2 Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Articolo 14
1 Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2 Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Articolo 15
1 Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2 Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
Articolo 16
1 Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento.
2 Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
3 La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
Articolo 17
1 Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.
2 Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.
Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Articolo 20
1 Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
2 Nessuno può essere costretto a far parte di un’associazione.
Articolo 21
1 Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
2 Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.
3 La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.
Articolo 22
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
Articolo 23
1 Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2 Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3 Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
4 Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
Articolo 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
Articolo 25
1 Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
2 La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.
Articolo 26
1 Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2 L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.
3 I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.
Articolo 27
1 Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
2 Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
Articolo 29
1 Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2 Nell’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3 Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e principi delle Nazioni Unite.
Articolo 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un’attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

Vi sembra che siano tutti pienamente adottati nel mondo? Fatevi una domanda e datevi una risposta …

Alla prossima

Elena

La vita possibile – Ivano De Matteo

Ieri, assieme alla mia amica Therry, sono andata al cinema Vox di Frejus per assistere al film ’’La vita Possibile’’ di Ivano De Matteo.
Dato che mi sono fratturata il 5°metatarso del piede sinistro non posso guidare e, senza Therry,  non avrei potuto vedere un bel niente, quindi la ringrazio ancora.
Il film è inserito nell’ambito della Rassegna cinematografica del CIP, Club Italianiste De Provence, sotto la supervisione di Jerome Reber.

29694956_609804576043030_5353109500001861602_n

Il regista,  Ivano De Matteo, in maniera rispettosa, sensibile, non sensazionalistica,  ci ricorda che anche per le donne vittime di maltrattamenti, quelle donne che vivono una vita ‘’impossibile’’ … ci sia la possibilità di riconquistare un’esistenza normale, tranquilla. Insomma … una ‘’vita possibile’’.

La storia è quella di Anna (Margherita Buy) una donna picchiata da un marito violento che scappa, assieme al figlio tredicenne Valerio, (Andrea Pittorino), e che trova rifugio a Torino presso una cara amica, Carla (Valeria Golino).

Anna è un personaggio estremamente attuale e credibile.  E’ una donna ferita che, non trovando aiuto presso associazioni, polizia, tribunali, è costretta a lasciare tutto per mettersi in sicurezza.
Il film inizia con Valerio che, in bicicletta, torna da una partita di calcio assieme ad un amico. E’ un bambino sereno ma … quando entra in casa assiste al ‘’pestaggio’’ violento del padre nei confronti della propria mamma. Il bambino è scioccato … Anna, forse proprio in quel momento, prende la decisione di fuggire.
Salgono su un treno che li porterà a Torino, dove Carla (Valeria Golino) li sta aspettando.
Anna è una donna che prova ‘’anche’’ un devastante senso di colpa. Purtroppo le donne vittime di violenze si convincono di essere loro le responsabili, di essere loro la causa delle violenze che subiscono.
Secoli di ‘’retaggi mentali’’ ci hanno portate a credere che l’uomo diventi violento perchè da noi provocato! Ci vorranno ancora anni per far capire a ‘’certi energumeni’’ che non sono ‘’provocati’’ ma che sono solo degli esseri ignoranti e  incapaci di gestire la propria rabbia ed il proprio stress.  Ma questo è un altro discorso … torniamo al film.
Il senso di colpa di Anna è reso ancora più forte dal fatto che, allontanandosi da casa, ha interrotto il legame che c’era tra suo figlio e il padre, causando una sofferenza profonda nel ragazzino. A quell’età la presenza ‘’paterna’ è fondamentale per una crescita serena.
Valerio, a soli tredici anni, si trova diviso tra la solidarietà e la protezione nei confronti della mamma e la mancanza nella sua vita del padre e di amici coetanei. Gira in bicicletta per una città che non conosce. Nonostante sia stato iscritto ad una scuola locale, il suo stato d’animo non lo porta a socializzare.
Lasciato a se stesso cerca dei surrogati affettivi: una giovane prostituta slava da cui si sente attratto …  dal proprietario di una trattoria sotto l’appartamento di Carla, Mathieu (Bruno Todeschini) che diventerà man mano la sua figura maschile di riferimento.
Anna determinata a ricostruirsi un’esistenza sia psicologica che materiale trova un lavoro che la costringe però anche a turni di notte. Questo lavoro, da un lato non le permette di seguire Valerio come vorrebbe, ma dall’altro è necessario.  Primo per non pesare sull’amica che la ospita, secondo,  il più importante,  per non subire il ricatto della dipendenza materiale ed economica dal marito violento.
La solidarietà femminile tra Anna e Carla, che il film mette molto in evidenza, è fondamentale. Questa solidarietà, esterna al nucleo familiare  è il patrimonio a cui Anna attinge a piene mani. Cosa avrebbe fatto senza Carla? Carla è un’attrice che vive un pò alla ‘’giornata’’ ma che ha un cuore grande come una casa e trasmette il calore e la protezione di cui madre e figlio hanno disperatamente bisogno. Inoltre Carla condanna senza ‘’se’’ e senza ‘’ma’’ il comportamento del marito di Anna, aiutandola, in questo modo a ridimensionare i dubbi che la tormentano di continuo.

Le lunghe sequenze di Valerio che gira solo in bici per Torino, trasmettono il suo disagio, ma è un disagio che non si verbalizza mai.
Anche il confronto che le due amiche nella piazza del mercato, non ci fa sentire che cosa si dicono. C’è un silenzio pesante, pudico … non si riescono a trovare, in nessun personaggio,  le parole esplicite per raccontare tutta quella sofferenza. Lo sfogo di Valerio nei confronti dalla mamma è forse il più genuino di tutti …

Piano piano, comunque, con volontà e fatica, i tasselli di questo strano ‘’puzzle della vita’’ si sistemano. Madre e figlio si amano e si sosterranno a vicenda, Carla compra una televisione per Valerio … Mathieu … il proprietario della trattoria, diventerà un personaggio sempre più importante nella loro esistenza.
La vita, se si vuole, continua.

Che dire? Mi è piaciuto tantissimo e lo consiglio a tutti.
Tra l’altro, visto che io sono nata e cresciuta a Torino, ho apprezzato la delicatezza con cui la mia città è stata descritta. Poi, come donna, come non condividere il malessere di Anna?
Quanta strada bisognerà ancora fare prima di convincere gli uomini, ‘’che maltrattano’’ le proprie compagne, che l’amore non si può manifestare attraverso  ‘’potere e controllo’’ sull’altro … ma che lo si deve esprimere nel ‘’rispetto dell’altro’’? Che l’autoassoluzione: ‘’E’ lei che mi provoca’’ …  non debba nemmeno essere presa in considerazione? Mah …

Grazie ancora al CIP e a Jerome Reber per le scelte sempre felici!

Alla prossima

Elena

Pensione: donne ed uomini ”uguali” ! Ecco dove …

… la ”parità dei sessi” ci viene riconosciuta volentieri.  Quella per il diritto alla pensione per esempio.
Dal prossimo anno, sia uomini che donne dovranno avere almeno 66 anni e 7 mesi di età per averne diritto. La pensione si “allontanerà” quindi per le lavoratrici autonome, alle quali quest’anno sono richiesti 66 anni e 1 mese, e per le dipendenti del settore privato, a cui bastano ad oggi 65 anni e 7 mesi.

In questo modo si conclude il percorso avviato anni fa a seguito della sentenza della Corte di giustizia Ue del 13 novembre 2008, con cui erano stati ritenuti illegittimi i requisiti differenziati tra donne e uomini (60 e 65 anni) allora previsti per il pensionamento dei dipendenti pubblici, decisione da cui è poi derivata la soluzione del governo italiano di parificare i minimi richiesti ai due sessi. Per le dipendenti della pubblica amministrazione la soglia dei 66 anni e 7 mesi è già stata raggiunta nel 2016 ed è attualmente in vigore, ora si adegueranno anche lavoratrici autonome e quelle del settore privato.

La sottoscritta ha solo 62 anni … hai voglia ad aspettà!

Il fatto che noi donne si sia lavorato praticamente il ”doppio” degli uomini, visto che il cosiddetto ”lavoro di cura”, sia che si lavori fuori casa o meno, spetta sempre a noialtre; fa si che noi di lavori in realtà ne si faccia ”due”.  Uno ”fuori casa” e uno ”dentro casa”. Per questo motivo, è mia forte convinzione, noi dovremmo andare in pensione ”prima” degli uomini … molto prima, NON come loro!

SuperMamma-1

tanto per dire …

Magari oggi le cose per i giovani sono cambiate, ma la mia generazione faceva proprio due lavori nel vero senso della parola. A noi spettavano carichi di lavoro in ufficio, spesso con orari pesanti … e poi la spesa … e poi la pulizia della casa … e poi la cucina …  e poi i compiti dei bambini … e poi andare a parlare con i professori …  insomma non era inusuale ritrovarci a stirare alle undici e mezza di sera, quando ormai erano tutti a dormire e finalmente si poteva fare qualche cosa con tranquillità, tipo appunto ”stirare” quei mucchi di roba che erano indispensabili per non dover andare in giro nudi .
E mò ci vengono a dire che noialtre dobbiamo andare in pensione come gli uomini? Magari, come ripeto, per le nuove generazioni sarà anche giusto, visto che dividono molti lavori domestici … ma per quelle come me, è proprio una presa per i fondelli! Grrrr …
Che dire? Mah … l’unica cosa ‘’sicura’’ è che la ‘’politica’’ non è certo stata lungimirante …

Alla prossima

 

Elena

I migranti disperati … il nostro vergognoso egoismo …

Decine di migranti sono morti nel naufragio di due barconi sul quale viaggiavano al largo della costa occidentale della Libia verso le coste europee.

iu

noi ”occidentali” stipata così ci mettiamo l’immondizia …

I migranti sono stati individuati, ha spiegato il portavoce guardia costiera libica Ayub Kasem, tra giovedì e venerdì scorso ad una ventina di km da Al Hamza e Bulali, nell’est del Paese. Intercettate al mattino, portavano a bordo migranti provenienti dall’Africa subsahariana”. Tra loro vi erano 63 donne e 61 minori. Tra i 31 cadaveri ripescati ci sono tre bambini e 18 donne.
Il naufragio è avvenuto al largo di Garabulli, a est di Tripoli. Al momento sono 31 i corpi recuperati, mentre gli oltre 200 sopravvissuti sono stati trasportati presso il porto di Tripoli. All’arrivo dei soccorsi uno dei due barconi era già completamente affondato.
La guardia costiera libica ha pubblicato un particolare raccapricciante spiegando che i cadaveri sono stati divorati dagli squali durante le operazioni di salvataggio.  I dispersi però, sono più di quaranta,  il che probabilmente significa che gli squali non hanno mangiato solo cadaveri …

.-.-.-..-

Nella fotografia che ho messo e che ho pescato in rete è come viaggiano i migranti se sono ‘’fortunati’’. Stipati nello stesso modo in cui noi, ‘’civili occidentali’’, stipiamo l’immondizia che poi smaltiamo ”aumma … aumma …’’ sulle loro coste, e per la quale persone come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi!

Cosa faranno i 200 sopravvissuti nel porto di Tripoli? Non voglio nemmeno immaginarlo!

A volte mi domando: ‘’Ma come facciamo a continuare serenamente la nostra vita’’?

Questa triste e vergognosa migrazione, gente che affronta la morte in mare cercando di sopravvivere ad una realtà ben peggiore, ed il nostro ambiguo comportamento, mi spiegano il silenzio connivente nei confronti dei campi di concentramento nazisti. Tutti sapevano … ma …
Tra l’altro, spesso è proprio tra i credenti praticanti che sento frasi del tipo: ‘’Ma che stiano a casa loro’’!
Come siamo buoni … ci stiamo preparando per un altro Santo Natale …

Alla prossima
Elena