Archivi tag: Frejus

Cinema Vox di Frejus … XXII edizione festival del corto metraggio.

Ieri sera, 23 gennaio,  al Vox di Frejus c’è stata l’inaugurazione della ventiduesima edizione del Festival del corto-metraggio e la corale ”Note Azzurre” del CIP, diretta da Giuseppe Comes, ha introdotto musicalmente la serata. 

Il ‘’corto’’ in questione era ‘’Il Ballo’’ diretto dal giovane regista Luca Zambianchi presente in sala e che ha gentilmente risposte alle domande del pubblico.  

Questo film è stato girato interamente nella città di Forlì, in Emilia Romagna, e ci immerge nella vita di un uomo di circa 35 anni di nome Enrico che ha un lavoro e sembra vivere normalmente, ma, al di là delle apparenze, Enrico vive invece un malessere costante. Non si rapporta bene con il prossimo ed è vittima di comportamenti ripetitivi e compulsivi.  Ad esempio il rito mattutino al bar del ‘’cannolo siciliano’’ per colazione, dove ogni giorno ripete le stesse cose a proposito della freschezza della ricotta. 

Decide di ‘’rompere’’ con la monotonia della sua esistenza,  prendendo lezioni di ballo, cosa alla quale ambisce da sempre,  ma che non ha mai avuto il coraggio di fare in vita sua, limitandosi a guardare gli altri.  

Trova un insegnante disposto a dargli lezioni private. Non riesce però a muoversi a tempo con la musica e la cosa lo rende ulteriormente frustrato.  Alla fine, grazie alla disponibilità dell’insegnante, trova una sua giustificazione nel ballare come gli pare … senza sentirsi ridicolo e libera se stesso muovendosi al di fuori di uno ’’schema’’ predisposto. 

Come giudicare questo film? Mah … la cosa che bisogna riconoscere a Zambianchi è il fatto di esser stato capace di realizzare un ‘’filmato’’ in economia. Non c’erano sponsor ufficiali per la produzione ed il denaro è stato raccolto on-line sulla Piattaforma Produzioni dal Basso.

Questo tipo di raccolta fondi è dettato sia dalla situazione economica non proprio ‘’allegra’’ di questo periodo sia per poter mantenere una maggiore indipendenza di idee e messaggi. 

Per quanto riguarda il contenuto di questi ultimi,  direi siano più il frutto della situazione di malessere in generale piuttosto che di vere e proprie novità culturali. Questi giovani sono chiusi in un periodo storico che li ‘’comprime’’ in tutti i modi. Anche il cinema arranca per cercare uno spazio nuovo e diverso. Per spingere verso la cultura e l’introspezione piuttosto che cedere al più facile, ma squallido e regressivo,  film ‘’panettone’’ e/o di cassetta.  Sono da premiare questi giovani cineasti che pur immersi nella dura realtà dell’esistenza  si ribellano agli schemi pre-confezionati e che, nonostante la penuria economica, si battono coraggiosamente per inseguire i loro sogni ed alimentare la cultura. 

Quindi, in generale,  direi che questo cortometraggio ha trasmesso qualche cosa di interessante e positivo a coloro che lo hanno visto. 

E adesso passiamo al film ‘’Euforia’’ diretto da Valeria Golino ed interpretato dai bravissimi Valerio Mastrandrea (Ettore) e Riccardo Scamarcio (Matteo).

49178441_787051658318320_8023032302298726400_n

Matteo è un affermato imprenditore il cui principale cliente è il Vaticano.  E’ un omosessuale con il culto del corpo e dissipa il suo denaro per alimentare il proprio edonismo. Conduce una vita sregolata fatta di sesso, alcool e droga.  Vive con un amico che lo ama ma con il quale non ha una relazione fisica e preferisce i, meno impegnativi, rapporti occasionali.

Ha un ottimo rapporto con la madre che ha accettato senza problemi la sua omosessualità ed è circondato da una massa di amici a lui molto simili. 

In questa sua esistenza, che noialtri con i nostri ‘’retaggi mentali’’ possiamo giudicare come meglio crediamo, si inserisce la malattia del fratello Ettore (Valerio Mastrandrea).

I due fratelli sul terrazzo della casa di Matteo.

Ad Ettore è stato diagnosticato, a sua insaputa,  un tumore a piccole cellule inoperabile le cui metastasi sono ormai giunte al cervello e che provocano ovviamente i primi guai. 

Da questo momento Matteo cerca di alleviare la triste realtà offrendo al fratello, semplice professore di liceo, denaro, tempo e bugie per esorcizzare la malattia. Minimizza … mente … parla di cisti  … cerca di creare attorno al fratello una sorta di protezione a 360°.

Oggigiorno è un pò strana questa situazione vendutaci dal regista,  sappiamo infatti che i medici stessi spiegano ai pazienti di cosa sono affetti. Ma accettiamo di buon grado ai fini del racconto questa inesattezza. 

Il film direi conti molto sulla bravura dei due attori, sull’umanità, sui pregi e sui difetti degli stessi. Lo spettatore si trova immerso in un mondo crudo, vuoto, triste, superficiale i cui legami più stretti e veri sono rimasti quelli tra i due fratelli. 

Complimenti per le ottime scelte da parte di Jerome Reber, grazie al Cinema Vox e al CIP – club italianiste de Provence – per questa immersione nella lingua italiana. Ieri sera, nonostante il nevischio che scendeva su Frejus, molti dei miei allievi erano presenti alla proiezione.

Alla prossima

Elena 

.-.-.-.-.

https://www.produzionidalbasso.com/project/il-ballo/

 

 

La Traviata … povero Giuseppe Verdi!

Ieri sera siamo andati al Forum di Frejus per assistere alla Traviata di Giuseppe Verdi.

Ora, onestamente, che cosa ci si aspetta da un’opera lirica? Ci aspettavamo di assistere alla ‘’La Traviata’’ di Giuseppe Verdi. Ci aspettavamo di godere della sua musica immortale. Già mi vedevo chiudere gli occhi e bearmi ascoltando le arie più famose come: ‘’Su Libiam’’ e ‘’Amami Alfredo’’ … invece? 

Invece ‘’ciccia’’! 

Ieri sera abbiamo assistito ad una ‘’Traviata’’ rivisitata in versione, che non saprei come definire, visto che anche ‘’moderna’’, sarebbe farle un complimento che non merita. 

Prima di tutto non c’era l’orchestra! Il che la dice lunga su che cosa possono aver fatto no? L’accompagnamento musicale era assicurato da cinque o sei musicisti che passeggiavano sul palcoscenico  e che canticchiavano ogni tanto a mò di coro. Ognuno abbigliato come meglio gli era parso. 

I Costumi infatti erano inesistenti, le voci, comprese quelle di Violetta ed Alfredo erano, per esser buoni, delle voci ‘’tristi’’, la scenografia metteva l’ansia, con quel telo di tulle immenso che imprigionava tutti i personaggi, che si muovevano a fatica, al buio illuminandosi il viso con delle torce a pila, con una musica sincopata che faceva arricciare il naso!

I tre atti dell’opera poi sono scomparsi del tutto e si sono fusi in un unico racconto, in francese per lo più.

Il regista di questa ‘’tristezza’’ è Benjamin Lazar a cui alcuni critici fanno i complimenti sostenendo che è riuscito a far ‘’cadere’’ le barriere tra opera lirica e teatro. Ma chi glielo ha chiesto? 

Siamo diventati tutti così intellettuali e conosciamo tutti ormai a memoria La Traviata, per poterla storpiare e malmenare in questa maniera?

La dama delle camelie di Dumas a cui Verdi si era ispirato per il personaggio di Violetta, ieri sera ha perso tutto il suo fascino, per trasformarsi in qualche cosa di ‘’finto’’ e di moderno. 

Certe realtà non si possono rimodellare a piacimento! La Traviata, ha un senso se vive nel contesto dell’epoca in cui è stata creata. La musica di Verdi è immortale … una buona orchestra e un buon direttore la possono eventualmente interpretare, ma senza cambiare una sola nota!  Sono inaccettabili accompagnamenti musicali come quelli di ieri sera. 

Insomma, se vi capitasse di andare a vedere La Traviata, rivisitata da Benjamin Lazar, pensateci due volte prima di acquistare i biglietti, e soprattutto …non infierite almeno voi su quel povero Giuseppe Verdi che, da quanto Benjiamin Lazar ha messo in scena ‘sta roba, si sta rivoltando nella tomba! 

Alla prossima

Elena 

“Sicilian Ghost Story” Cinema Vox di Frejus

Ieri, domenica, 25 novembre, siamo andati al Cinema Vox per assistere alla proiezione di: ‘’Sicilian Ghost Story’’ un film di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia.

Luna in un momento di disperazione cerca di annegarsi …

Non conoscevo nulla sulla trama ma … quale stupore quando ho realizzato trattarsi della storia del povero Giuseppe Di Matteo, il figlio del ‘’pentito’’ Santino Di Matteo, un bambino che è stato rapito, tenuto prigioniero, ucciso e sciolto nell’acido da Giovanni Brusca!
Ora per chi non conoscesse la storia ”vera” provo a sintetizzarla qui velocemente:
Santino Di Matteo, padre di Giuseppe, faceva parte del clan mafioso dei ‘’Corleonesi’’ di Totò Riina. Dopo l’arresto di Riina (detto ù curtu) nel gennaio del 1993, fu uno dei primi ad abbandonare il ‘’clan’’ e collaborare con la giustizia. Un testimone importante e ”pericoloso” nel processo dell’attentato di Via D’Amelio in cui persero la vita il Magistrato Paolo Borsellino ed i poliziotti della scorta.
Giovanni Brusca, soprannominato in lingua siciliana ‘’ù verru’’ e cioè, ’’porco’’, era a capo del mandamento di ‘’San Giuseppe Jato’’, affiliato anche lui al clan di Riina, e, per impedire a Santino di Matteo di ‘’parlare’’ nell’ambito del processo, gli rapì il figlio, lo tenne prigioniero per quasi tre anni (779 giorni) poi lo strangolò e ne gettò il corpo nell’acido per farlo scomparire.
Due parole veloci su Giovanni Brusca, tanto per ‘’inquadrare il personaggio’’. Questo ‘’Signore’’ ha ammazzato e/o fatto ammazzare, su sua stessa ammissione, circa 150 persone, tra cui il piccolo Giuseppe e una donna in cinta. Ha partecipato all’uccisione del Giudice Rocco Chinnici, e, nella strage di Capaci, dove persero la vita il magistrato Giovanni Falcone sua moglie ed i poliziotti della scorta, fu lui ad azionare a distanza,  il telecomando che fece esplodere il tratto di autostrada.
Ma torniamo al film, che è stata una vera e propria sorpresa.
Per una volta, un fatto squallido e crudele di ‘’Cosa Nostra’’ (o Mafia) ci viene presentato attraverso gli occhi ‘’puliti’’ e sognatori di due giovanissimi.
Luna e Giuseppe si piacciono, Luna è innamorata come solo a 13 anni si può amare … sogni e realtà si fondono assieme in un meraviglioso struggimento. La natura che li circonda fa parte delle loro paure e delle loro speranze.
Quando improvvisamente Giuseppe scompare, nessuno in paese, pare stupirsi della cosa. Solo Luna, e la sua ‘’amica del cuore’’ cercano disperatamente di attivarsi per ritrovarlo.

Questa foto ritrae il ”vero” Giuseppe di Matteo, rapito e ucciso da Giovanni Brusca.

Nessuno, commissariato compreso, cerca Giuseppe seriamente e questo nonostante Luna sia andata piangendo in commissariato a dire di aver identificato un uomo  … ‘’faccia di porco’’ e la sua auto … ma nessuno ‘’alza un dito’’!
Nessun aiuto per Luna, nemmeno da parte di sua madre, donna ’’neutra’’e completamente anaffettiva.
Ecco la Sicilia! Omertà, paura e silenzio assoluto. Facciamoci i fatti nostri, è troppo pericoloso immischiarsi in cose che non ci riguardano! Meglio girare la testa dall’altra parte.
Eppure … proprio questo è il motivo per cui non si riesce ad eliminare la malavita organizzata nel nostro paese. ‘’Cosa Nostra’’, come tutte le altre associazioni mafiose non possono essere eliminate perché esiste una ”connivenza malata” tra malavita organizzata e cittadini … tra malavita organizzata ed istituzioni. Triste ma è così … questo ci obbliga a rimanere nel medioevo … come d’altronde lo sono le tribù arabe.
Ma torniamo al film altrimenti mi deprimo troppo …
Luna cerca, senza riuscirci, Giuseppe, e per 779 giorni spera e vive come in una sorta di ‘’limbo’’ … tentando anche di annegarsi. In qualche modo è in contatto con lo ‘’spirito’’ di Giuseppe e, quando percepisce che per lui è finita, ingerisce il veleno per i topi. Lo ‘’spirito’’ di Giuseppe avverte l’amica del cuore di Luna che si precipita a casa sua salvandola.

Luna, disperata, esprime la sua angoscia disegnando sulle pareti di camera sua …

Immagini, riprese, scene, natura, in questo bellissimo film compongono un caleidoscopio di sensazioni che proiettano lo spettatore vicino alle angosce di Luna, che riprenderà a vivere, grazie a nuovi amici e al semplice fatto che la ‘’vita’’, orrore compreso, continua.
Il messaggio, nonostante la tragedia, l’angoscia, lo squallore, la disperazione, la crudeltà e l’ignoranza … è quello di una ‘’nuova generazione’’ non più disposta ad abbassare la testa davanti a degli ignoranti che continuano ad ostinarsi a vivere nel Medio-Evo.

Anche questa volta dobbiamo ringraziare il geniale Jerome Reber per l’ottima scelta e ovviamente si ringrazia il CIP, (Club Italianiste de Provence) ed il Cinema VOX di Frejus.

Alla prossima

Elena

STOMP !

Ieri sera siamo andati al Forum di Frejus a vedere STOMP. 

E’ un gruppo di percussionisti un pò originale fondato nel 1991 da Steve McNicholas e Luke Cresswell a Brighton (UK).

Oggi il gruppo è composto da 8 elementi, sei uomini e due donne, che usano il proprio corpo e oggetti di uso comune per creare uno spettacolo in cui percussioni, ritmo, fisicità, acrobazia e ironia la fanno da padroni.

Qualsiasi cosa va bene a questi simpatici e vivacissimi ragazzi per fare della musica!  Dalle scope alle scatole di fiammiferi, dai contenitori dell’immondizia agli accendini, dalle pentole alle bacinelle di plastica.

Abbiamo passato un paio d’ore avvolti dalle percussioni e dalla simpatia, anche perché coinvolgono il pubblico nella rappresentazione. Noi spettatori battevamo le mani a comando … anche se non sempre rispettando il  ”tempo” … il che scatenava la loro ironia ed il nostro divertimento.

Lo consiglio … ne vale la pena.

Alla prossima

Elena 

Non potevo fare fotografie quindi a parte questa un pò sfocata che ho scattato a spettacolo finito, metto un video recuperato su YouTube relativo ad una parte ”tranquilla” … tutto il resto era un ”vulcano”!

45906073_10213103743244446_3116359894098247680_n

Gita a Triberg – gemellaggio Frejus/Triberg

Gita a Triberg … 

Giovedì mattina ci siamo svegliati alle 05,00 e  alle 06.00  in punto, eravamo a Frejus a prendere Giuseppe Comes che, puntualissimo ci aspettava davanti al cancello di casa sua. Giuseppe è il capo coro della Corale Note Azzurre di cui faccio parte.  Tutti e tre siamo partiti alla volta di Triberg , una cittadina tedesca ai confini della Foresta Nera, gemellata con Frejus.

Triberg ha circa 5.000 abitanti ed è famosa per gli orologi a cucù, uno dei simboli della Foresta Nera, e per le omonime cascate.

Alle 16.30 entravamo nell’hotel che ci era stato riservato dall’organizzazione:  il Ketterer. Un accogliente e caratteristico hotel davanti ad una chiesetta deliziosa a fianco della quale partiva una stradina che portava direttamente alle cascate.

Dopo esserci riposati un pò, come da accordi con Giuseppe,  siamo scesi convinti di trovarlo ad attenderci nella Hall, per andare a cena da qualche parte.  Con mia grande sorpresa l’ho trovato invece tranquillamente seduto a tavola nel ristorante dell’Hotel con una pinta di birra davanti a se  in attesa di quanto già aveva ordinato.

Antonio ed io abbiamo preferito andare in città un pò per curiosità e un pò per sgranchirci le gambe dopo tante ore di auto.  

Non appena giunti nella bellissima piazzetta, mi sono incantata davanti ad un negozio che vende orologi a cucù. Un cucù immenso troneggia sull’insegna e un orso di legno, perfettamente scolpito, sale e scende sulla parete della casa che ospita il negozio. L’ho fotografato pensando a quanto sarebbe piaciuto ai miei nipotini. 

Per rendere le proporzioni ho chiesto ad Antonio di mettersi davanti all’insegna e ho scattato alcune fotografie.

35151571_10212127364835596_5222993837563052032_n

questo è il cucù piccolo, quello grande è sopra l’insegna del negozio.

Mentre ero affaccendata a far foto, ho sentito una voce che gridava: ‘’Elenaaaaa … Elenaaaaa …’’! 

Mi sono girata stupita pensando: ‘’Ma chi cavolo posso conoscere io a Triberg’’?

Dall’altra parte della strada vedo una signora che si sta sbracciando gridando contemporaneamente il mio nome! Chi era? Ma Anna Piccini-Mace naturalmente! Una sorta di vulcano in versione ‘’umana’’  a cui nessuno può sottrarsi! Anna è il festival della ‘’vitalità’’ conosce tutto e tutti, ti presenta in continuazione un mare di persone, di cui tu, tre secondi dopo non ricordi, non solo il nome, ma neppure le fattezze. Ma questo non frena affatto il vulcano Anna,  che,  detto tra noi trovo adorabile, nonostante le abbia  confessato: ‘’Anna se io e te dovessimo mai vivere assieme probabilmente diventeremmo isteriche entrambi’’! Anche lei infatti sostiene che, fortunatamente, la calma di suo marito mitiga il suo carattere, cosa che succede anche nel mio ‘’matrimonio’’, per fortuna.

Ma comunque, torniamo a noi,  mentre la raggiungevamo, un altro signore, vestito con un abito nero tipico locale, la raggiungeva sorridendo, a sua volta.

Ecco che, appena arrivati a Triberg, eravamo accolti da Anna e da Gallus Strobel, il sindaco di Triberg!

Entrambi, parlando in contemporanea, ci hanno accompagnati al Landgasthof Lilie, uno splendido Hotel/ristorante dove abbiamo ritrovato altri amici di Frejus. Abbiamo mangiato in allegria, ridendo, scherzando e cantando. Ad un certo punto sono arrivati dei camerieri con dei bicchierini su dei vassoi che hanno offerto a tutti, dopo aver bevuto il contenuto di quei bicchieri i cori sono aumentati! 

34962735_10212127364235581_7566595291550318592_n

Anna ed il sindaco davanti al Landgasthof Lilie

Al link qui sotto vedrete i brindisi cantati!

https://www.facebook.com/elena.saita/videos/10212111700083987/

Tornati in Hotel con un pò troppo alcool in corpo ci siamo addormentati come sassi.

Il giorno dopo, venerdì,  siamo andati un pò a spasso per la città, e nel pomeriggio abbiamo assistito alla cerimonia in piazza davanti al municipio. La banda musicale di Triberg è composta da bravissimi giovani che è un piacere sentir suonare.

Purtroppo un acquazzone ha colto tutti di sorpresa e abbiamo dovuto correre a ripararci. Siamo rientrati in hotel bagnati come dei pulcini. 

La sera ci siamo ritrovati tutti alla Kurhaus, una sorta di sala a disposizione delle Associazioni, dove abbiamo visto l’esposizione della storia del gemellaggio.

Mentre cenavamo l’animazione musicale era assicurata dai ‘’Bordellos’’ un gruppo musicale composto da bravissimi musicisti che, come suggerisce il nome, sono estremamente ”vitali”!

Noi della ‘’Corale Note Azzurre’’ abbiamo cantato alcune canzoni poi è stata la volta del gruppo Ofafalou 83, un gruppo di musicisti, ballerini e cantanti che si sono esibiti in musiche tradizionali della Nuova Caledonia. 

L’orchestra Azur Dance di Frejus ha animato il resto della serata.

Tornati in albergo come al solito sono ‘’svenuta’’ sul cuscino.

Sabato mattina sul bus che ci ha portati alla stazione, tutti mi hanno cantato Happy Birthday! Eh si … sabato era il mio compleanno! E tutti quanti, compreso il gruppo della Nuova Caledonia, cantava happy birthday to Elena … ! Eh bè … sono soddisfazioni! 🙂 

Comunque … il bus ci ha portati alla stazione dove siamo saliti tutti su un vecchio treno e abbiamo attraversato un tratto di Foresta Nera godendoci la vista di un paesaggio incontaminato.  Siamo scesi dal treno e ci è stato offerto un ottimo pranzo a base di prodotti locali. 

Nel pomeriggio eravamo liberi, quindi Antonio ed io siamo andati a visitare il Museo: Black Forest Museum (Schwarzwaldmuseum) della città.

Un museo interessantissimo. Si possono ammirare non solo i costumi locali, ma anche l’abilità degli artigiani del posto, nel costruire gli orologi a cucù. Splendidi oggetti sia dal punto di vista meccanico che dall’intaglio del legno. Interessanti sono i sistemi delle ‘’pianole’’ tamburi rotanti predisposi per la riproduzione della musica. In pratica strumenti che, altro non erano,  se non i precursori dell’odierno giradischi. Veramente interessante. 

Dopo aver fatto un giro per ammirare le bancarelle del mercato delle pulci siamo andati a vedere le famosissime ‘’cascate’’ di Triberg, che abbiamo raggiunto partendo dal nostro Hotel.  Dopo una scalinata, ripida, ma non troppo lunga, una stradina quasi in pianura ci ha portato direttamente alle cascate che sono tra le più alte della Germania (163 metri). Sono generate dal fiume Gutach e sono particolarmente scenografiche in quanto si sviluppano su sette livelli di roccia granitica. 

https://www.facebook.com/elena.saita/videos/10212127436717393/?hc_ref=ARQFnbUOTq285LmlTcIHtEtOrRTRkG70uwbMqLP2j1dJneMlNYtmy3NFc6WoPWN7nXE&fref=nf

Lungo il percorso moltissimi scoiattoli attraversano il sentiero, vigliacco se sono riuscita a fare un film decente con uno scoiattolo. Qui se ne intravede uno: https://www.facebook.com/elena.saita/videos/10212127432717293/

Nel primo pomeriggio, dopo aver assistito allo spettacolo di danza Turnverein Triberg,  abbiamo nuovamente cantato alcune canzoni. L’orchestra Azur Dance ha intrattenuto ancora il pubblico.

La sera abbiamo nuovamente cenato tutti assieme alla Kurhaus e poi siamo andati al Chapiteau, una sorta di immenso tendone coperto, dove il gruppo austriaco Silbertaler ha suonato fino a mezzanotte passata. 

35076574_10212127289113703_6841008236733136896_n

eccomi qui con il cappello tipico locale, regalo per il mio compleanno. Abbiamo scoperto solo in seguito che il cappello con i pon-pon rossi era destinato alle ”vergini” … vabbè … non importa! 🙂

Antonio ed io, in previsione della strada da percorrere il giorno dopo, più di 900 chilometri,  siamo tornati in hotel verso le 9,30.  Personalmente dormo come un sasso per cui la musica non mi ha disturbata affatto,  Antonio ha avuto invece qualche difficoltà.

Stamattina, domenica, siamo ripartiti tutti e tre e, alle 18,30, lasciavamo Giuseppe davanti casa sua a Frejus. Noi due siamo rientrati a St. Aygulf giusto in tempo per vedere il telegiornale delle 19.00.

Alla prossima

Elena 

.-.-.-.-.-.

Qualche notizia sul sindaco di Triberg: 

Il sindaco è conosciuto per una faccenda un pò stana, che ‘’disturba’’ le lotte per l’emancipazione femminile. Dovete sapere che a Triberg c’è  un parcheggio in un garage pubblico,  dove un paio di posti sono riservati solo ed esclusivamente agli ’’uomini’’,  con tanto di simbolo in terra per evitare di sbagliarsi! 

Il motivo dell’assurda trovata? Nei posti si entra solo in retromarcia e, secondo il primo cittadino, Gallus Strobel, le donne sono meno brave in questo tipo di manovre. Oltretutto, per rendere complicata la manovra,  bisogna evitare un pilastro di cemento con una sterzata in diagonale. Una sfida al ‘’politcally correct’’, la definisce Strobel, parlando al Süddeutsche Zeitung e spiegando che nello stesso garage ben 13 posti sono riservati alle signore. ‘’Si tratta  quindi solo di un atto di galanteria’’, si difende il sindaco e,  avendolo conosciuto, credo che proprio quello sia stato il suo motivo anche se ”condito” con una goccia di condiscendenza nei confronti del ”gentil sesso”.  Fatto sta che in Germania ne è scoppiato un caso. La Bild ha persino inviato una cronista sul posto che ha ‘’violato’’ lo spazio uomini, parcheggiando in appena 13 secondi. Uno schiaffo in faccia ai luoghi comuni duri a morire.

La vita possibile – Ivano De Matteo

Ieri, assieme alla mia amica Therry, sono andata al cinema Vox di Frejus per assistere al film ’’La vita Possibile’’ di Ivano De Matteo.
Dato che mi sono fratturata il 5°metatarso del piede sinistro non posso guidare e, senza Therry,  non avrei potuto vedere un bel niente, quindi la ringrazio ancora.
Il film è inserito nell’ambito della Rassegna cinematografica del CIP, Club Italianiste De Provence, sotto la supervisione di Jerome Reber.

29694956_609804576043030_5353109500001861602_n

Il regista,  Ivano De Matteo, in maniera rispettosa, sensibile, non sensazionalistica,  ci ricorda che anche per le donne vittime di maltrattamenti, quelle donne che vivono una vita ‘’impossibile’’ … ci sia la possibilità di riconquistare un’esistenza normale, tranquilla. Insomma … una ‘’vita possibile’’.

La storia è quella di Anna (Margherita Buy) una donna picchiata da un marito violento che scappa, assieme al figlio tredicenne Valerio, (Andrea Pittorino), e che trova rifugio a Torino presso una cara amica, Carla (Valeria Golino).

Anna è un personaggio estremamente attuale e credibile.  E’ una donna ferita che, non trovando aiuto presso associazioni, polizia, tribunali, è costretta a lasciare tutto per mettersi in sicurezza.
Il film inizia con Valerio che, in bicicletta, torna da una partita di calcio assieme ad un amico. E’ un bambino sereno ma … quando entra in casa assiste al ‘’pestaggio’’ violento del padre nei confronti della propria mamma. Il bambino è scioccato … Anna, forse proprio in quel momento, prende la decisione di fuggire.
Salgono su un treno che li porterà a Torino, dove Carla (Valeria Golino) li sta aspettando.
Anna è una donna che prova ‘’anche’’ un devastante senso di colpa. Purtroppo le donne vittime di violenze si convincono di essere loro le responsabili, di essere loro la causa delle violenze che subiscono.
Secoli di ‘’retaggi mentali’’ ci hanno portate a credere che l’uomo diventi violento perchè da noi provocato! Ci vorranno ancora anni per far capire a ‘’certi energumeni’’ che non sono ‘’provocati’’ ma che sono solo degli esseri ignoranti e  incapaci di gestire la propria rabbia ed il proprio stress.  Ma questo è un altro discorso … torniamo al film.
Il senso di colpa di Anna è reso ancora più forte dal fatto che, allontanandosi da casa, ha interrotto il legame che c’era tra suo figlio e il padre, causando una sofferenza profonda nel ragazzino. A quell’età la presenza ‘’paterna’ è fondamentale per una crescita serena.
Valerio, a soli tredici anni, si trova diviso tra la solidarietà e la protezione nei confronti della mamma e la mancanza nella sua vita del padre e di amici coetanei. Gira in bicicletta per una città che non conosce. Nonostante sia stato iscritto ad una scuola locale, il suo stato d’animo non lo porta a socializzare.
Lasciato a se stesso cerca dei surrogati affettivi: una giovane prostituta slava da cui si sente attratto …  dal proprietario di una trattoria sotto l’appartamento di Carla, Mathieu (Bruno Todeschini) che diventerà man mano la sua figura maschile di riferimento.
Anna determinata a ricostruirsi un’esistenza sia psicologica che materiale trova un lavoro che la costringe però anche a turni di notte. Questo lavoro, da un lato non le permette di seguire Valerio come vorrebbe, ma dall’altro è necessario.  Primo per non pesare sull’amica che la ospita, secondo,  il più importante,  per non subire il ricatto della dipendenza materiale ed economica dal marito violento.
La solidarietà femminile tra Anna e Carla, che il film mette molto in evidenza, è fondamentale. Questa solidarietà, esterna al nucleo familiare  è il patrimonio a cui Anna attinge a piene mani. Cosa avrebbe fatto senza Carla? Carla è un’attrice che vive un pò alla ‘’giornata’’ ma che ha un cuore grande come una casa e trasmette il calore e la protezione di cui madre e figlio hanno disperatamente bisogno. Inoltre Carla condanna senza ‘’se’’ e senza ‘’ma’’ il comportamento del marito di Anna, aiutandola, in questo modo a ridimensionare i dubbi che la tormentano di continuo.

Le lunghe sequenze di Valerio che gira solo in bici per Torino, trasmettono il suo disagio, ma è un disagio che non si verbalizza mai.
Anche il confronto che le due amiche nella piazza del mercato, non ci fa sentire che cosa si dicono. C’è un silenzio pesante, pudico … non si riescono a trovare, in nessun personaggio,  le parole esplicite per raccontare tutta quella sofferenza. Lo sfogo di Valerio nei confronti dalla mamma è forse il più genuino di tutti …

Piano piano, comunque, con volontà e fatica, i tasselli di questo strano ‘’puzzle della vita’’ si sistemano. Madre e figlio si amano e si sosterranno a vicenda, Carla compra una televisione per Valerio … Mathieu … il proprietario della trattoria, diventerà un personaggio sempre più importante nella loro esistenza.
La vita, se si vuole, continua.

Che dire? Mi è piaciuto tantissimo e lo consiglio a tutti.
Tra l’altro, visto che io sono nata e cresciuta a Torino, ho apprezzato la delicatezza con cui la mia città è stata descritta. Poi, come donna, come non condividere il malessere di Anna?
Quanta strada bisognerà ancora fare prima di convincere gli uomini, ‘’che maltrattano’’ le proprie compagne, che l’amore non si può manifestare attraverso  ‘’potere e controllo’’ sull’altro … ma che lo si deve esprimere nel ‘’rispetto dell’altro’’? Che l’autoassoluzione: ‘’E’ lei che mi provoca’’ …  non debba nemmeno essere presa in considerazione? Mah …

Grazie ancora al CIP e a Jerome Reber per le scelte sempre felici!

Alla prossima

Elena

”Il trovatore” di Giuseppe Verdi

Ieri sera siamo andati al teatro ”Le Forum” di Frejus per vedere il Trovatore.
Teatro pieno come al solito, eravamo seduti in platea in quarta fila … praticamente sembrava di toccare gli attori e soprattutto sembrava ci guardassero negli occhi.

Il Trovatore è un dramma in quattro atti e otto quadri, su libretto di Salvatore Cammarano, tratto dalla tragedia El Trovador di Antonio García Gutiérrez. La ‘’prima’’ di questo dramma fu fatta a Roma, al Teatro Apollo, il 19 gennaio 1853, e fu immediatamente un successo!

La foto è stata scattata da me con il cellulare … quindi è quello che è. Durante la rappresentazione è ovviamente vietato scattare foto. Qui lo spettacolo era terminato e gli interpreti stavano ringraziando il pubblico.

Dunque vediamo un pò di riassumere la trama di quest’opera che, al giorno d’oggi, risulta per forza di cose, un pò lenta ed anacronistica.
La storia si svolge in Spagna nel 1400. (XV secolo)

Parte I
Nell’atrio del palazzo dell’Aliaferia i soldati attendono il ritorno del Conte di Luna che passa, non avendo un gran che da fare,  le sue notti a sorvegliare la casa di Leonora, principessa di Aragona,  di cui è innamorato. Il Conte di Luna fa la guardia perchè teme che possa arrivare il Trovatore, di cui Leonora è innamorata. Ferrando intanto, il capo dei soldati, racconta, per passare il tempo, la storia di una zingara che fu bruciata sul rogo per avere stregato il figlio del precedente conte di Luna.  Racconta anche come la figlia di costei, Azucena, rapì e sacrificò il bambino ”stregato” sullo stesso rogo della madre per vendetta.
Nel giardino del palazzo intanto Leonora confida all’ amica Ines il proprio amore per il Trovatore. Quando le due donne rientrano nei loro appartamenti non si accorgono che nel giardino c’è il conte nascosto, in attesa di poter parlare con Leonora. Si sente intanto il canto del Trovatore; Leonora avanza per abbracciare l’amato, ma, nell’oscurità, si sbaglia e abbraccia il conte. Quando la luna esce dalle nuvole e rischiara la scena, si accorge dell’errore e si getta ai piedi del Trovatore chiedendo perdono. Pieno di rabbia il conte intima al Trovatore di svelare la sua identità. Il Trovatore dice di chiamarsi Manrico e di essere un seguace del ribelle Urgel. Nonostante i tentativi di Leonora di frapporsi, i due si sfidano a duello e Leonora cade svenuta.

Parte II
La gitana. Nell’ accampamento degli zingari, Manrico – che pur rimanendo ferito, ha vinto il duello e graziato il conte – dialoga con la madre Azucena. La zingara gli racconta i fatti passati … sopra pensiero … gli racconta che, per vendicare la propria madre, ella aveva rapito il figlio del conte, ma, accecata dalla rabbia e dalle lacrime, si era sbagliata e  anziché gettare il figlio del conte, nel  rogo ci aveva buttato il suo!  Manricom a ‘sto punto si fa delle domande e chiede spiegazioni … la donna risponde in modo elusivo ai ragionevoli dubbi di Manrico sulla propria identità ma giura che Lui è suo figlio. Manrico  le crede …
Un messaggero porta la notizia che Castellor è stata conquistata dall`esercito di Urgel e che Leonora credendo morto Manrico vuole prendere i voti e diventare suora. Manrico si precipita a cavallo presso il convento per convincerla a non farsi suora. Nelle vicinanze di Castellor il conte è in attesa di scorgere Leonora per rapirla. Si ode il coro delle religiose e tra esse c’è anche Leonora. Quando il conte, con Ferrando e il seguito, si fa avanti per rapirla, irrompe Manrico con i seguaci di Urgel.  Costoro disarmano il conte e Manrico si allontana con Leonora.

Parte III
Le truppe del conte sono appostate in un accampamento vicino a Castellor. Tra i soldati circola la certezza, che all’ indomani, in battaglia, essi vinceranno. I soldati fanno prigioniera una zingara che Ferrando riconosce: è Azucena, colei che ha compiuto il feroce infanticidio. Azucena cerca invano di negare e condotta presso gli sgherri, invoca il soccorso di Manrico. Il conte capisce allora di avere tra le mani la madre del suo rivale e quindi la possibilità di vendicare il fratello giovinetto bruciato nel rogo da costei. Intanto in una sala adiacente alla cappella in Castellor, Manrico e Leonora si apprestano a celebrare le nozze. Giunge trafelato messaggero e racconta ai presenti che Azucena è prigioniera del Conte di Luna. Manrico dice a Leonora che Azucena è sua madre e corre in sua difesa.

Parte IV
Manrico viene fatto prigioniero dai soldati del Conte e viene rinchiuso nel palazzo dell’Aliaferia. Leonora accompagnata al palazzo da Ruiz, sente l’ultimo addio di Manrico, ma decisa a salvargli la vita, si offre come sposa al conte in cambio della libertà di Manrico. Quindi, ottenuto dal conte il permesso di dare personalmente a Manrico l’annuncio della conquistata libertà, va alla prigione. Mentre il conte gioisce Leonora ingerisce il veleno racchiuso in un anello che ha al dito, piuttosto di cadere nelle mani del conte preferisce morire.
Intanto nella prigione Manrico conforta la madre. Raggiunto da Leonora, che gli racconta di aver ceduto al Conte pur di salvarlo e restituirgli la libertà … lui imbufalito la accusa di tradimento. Ma … quando vede gli effetti del veleno, capisce il gesto di Leonora e piange disperato.
Intanto sopraggiunge il conte che sente tutto e comprende di essere stato ingannato da Leonora, che nel frattempo muore. Consegnato Manrico al boia obbliga Azucena ad assistere all’ esecuzione.
Quando la testa di Manrico cade … finalmente Azucena grida al conte: “Manrico era tuo fratello. Ora mia madre è finalmente vendicata”.

Fine del dramma!

Che dire? La musica è quella di Giuseppe Verdi, quindi è bellissima. Arie come ‘’zingarella’’ e ‘’di quella pira’’ sono immortali ed ascoltarle in teatro, con l’ orchestra ‘’Opera 2001’’ non ha prezzo.
I costumi, le luci, le scenografie sono ben fatte. I solisti ed il coro della compagnia di canto sono tutti bravissimi, quindi è stato un piacere ascoltarli.
L’unica cosa che posso dire, a discapito di questa rappresentazione, è che oggi noi siamo ormai abituati a situazioni molto diverse e un ‘’feuilleton’’ di questo tipo non incontra più i gusti dello spettatore del 2018. Il che è un peccato ma purtroppo è la triste realtà.
Inoltre in uno spettacolo visivo come una rappresentazione teatrale la fisicità dei personaggi gioca un ruolo importante.
Ieri sera ad esempio, il Conte di Luna, interpretato dal baritono Giulio Boschetti riscuoteva,  grazie alla sua presenza fisica e alla sua bellezza, le simpatie delle donne presenti in sala, mentre Manrico, interpretato dal tenore David Banos, non ricopriva certo il ruolo di ‘’tombeur de fammes’’, in quanto piccolo e piuttosto bruttino.
Per tutto il tempo ho guardato la bella Leonora, chiedendomi: ‘’chissà che cosa ci troverà in costui’’? Mah …

Alla prossima
Elena

”Ginger e Fred” – Cinema Vox Frejus

Lunedì siamo andati al Cinema Vox di Frejus ad assistere al film di Federico Fellini, Ginger e Fred.

GINGER AND FRED, Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, 1986, (c)MGM

GINGER AND FRED, Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, 1986, (c)MGM

Amelia Bonetti (Giulietta Masina) e Pippo Botticella (Marcello Mastroianni) sono due ex-ballerini italiani di tip-tap che, ormai da molto tempo, non danzano più. I loro nomi d’arte, Ginger e Fred, sono  la ‘’versione italiana’’ della più celebre coppia di ballerini americani: Ginger Rogers e Fred Astaire.
Ormai vedova, Amelia si occupa di mandare avanti la piccola azienda di famiglia dopo la scomparsa del marito. Fred, si direbbe invece faccia una vita disordinata e non abbia una situazione economicamente serena.
Ginger e Fred vengono coinvolti da una tv privata in una sorta di rudimentale “operazione nostalgia”.
Una volta sul posto realizzano che si tratta di un programma in cui personaggi più disparati cercano notorietà, ma, soprattutto, dove la pubblicità ha un ruolo predominante.
Il Cavaliere Lombardoni, proprietario dell’emittente privata in cui si svolge la trasmissione è, da parte del regista, una voluta ‘’parodia’’ del cavaliere Silvio Berlusconi proprietario, nella realtà di TV private e, come nelle TV di Berlusconi, anche nel film, i personaggi sono al limite della decenza.
Ginger e Fred iniziano ad avere dei seri dubbi, e si domandano se è il caso di proseguire questa ‘’follia’’; ma gli eventi li trascinano e si ritrovano infine sul palcoscenico. Appena iniziato il loro numero si verifica un blackout che li interrompe. Fred, al buio e sottovoce, convince Ginger che la loro presenza nel programma è assurda e che sarebbe meglio andarsene prima che torni la luce.
Mentre i due stanno scendendo dal palco approfittando del buio, Fred fa il ‘’gesto dell’ombrello’’ al publico e Ginger si asciuga le lacrime … proprio in quell’istante torna la luce! I due, imbarazzati, tornano al loro posto e riprendono la danza.
Fred non ricorda nulla, Ginger lo tranquillizza teneramente e i due ballano. Lui, preso dalla paura e dal poco esercizio, cade, si rialza ma è visibilmente provato. Ginger, con affetto, lo tranquillizza nuovamente … lui riacquista fiducia, si rilassa ed entrambi finiscono il loro numero con un discreto successo.
Il pubblico apprezza la padronanza del tip-tap, che richiede una notevole abilità, e alla fine ricevono un sincero applauso.

GINGER AND FRED, Giulietta Masina, Marcello Mastroianni, 1986

GINGER AND FRED, Giulietta Masina, Marcello Mastroianni, 1986

Durante questi due giorni Amelia scopre che quando si erano lasciati, sciogliendo il loro rapporto di ‘’lavoro’’ ma anche di ‘’affetto’’,  Pippo era stato ricoverato in manicomio in preda ad una forte depressione.  Evidentemente tra i due c’era un qualche cosa di più importante che solo il lavoro.
Onestamente pensavo si sarebbero messi nuovamente insieme, non certo per ballare, ma per condividere in serenità gli anni di vita che restavano loro.
Invece Ginger, dopo aver dato a Fred del denaro, parte in treno da sola per tornare al suo mondo, fatto di azienda, figli, nipoti … mentre lui, ancora più solo, si infila nel bar della stazione ferroviaria per bere.
Un film tenero nonostante le celebri scene ‘’felliniane’’ fatte di donne e uomini volgari che però si sposano perfettamente con lo ‘’spirito’’ delle trasmissioni di berlusconiana memoria, dove apparenza e ’’corpi scoperti esposti’’ non richiedono nessuna capacità se non quelle fornite da ‘’madre natura’’.
Ma … in fondo se lo scopo di queste trasmissione è soprattutto quella di vendere prodotti, è decisamente meglio avere degli spettatori che non pensino molto … ma che si limitino alle cose ‘’basilari’’ e ‘’terra terra’’ della vita.
In queste trasmissioni non siamo alle Folies Bergere, dove c’è dell’arte, qui l’obiettivo è solo quello di distrarre il pubblico per farlo diventare un compratore deficiente!

Un bel film, con due interpreti fantastici, che vale assolutamente la pena di vedere.

Grazie come al solito a Jerome Rober per le scelte felici e al Club Italianiste de Provence. E’ importante per gli italiani che abitano qui aver la possibilità di vedere dei capolavori in lingua italiana. Ci serve sia per ”esercizio linguistico” sia  per tenerci vicini alle ”cose belle” del nostro Paese.

Alla prossima
Elena

.-.-.-.-.-.-

– In America il film fu ben accolto dal pubblico ma la vera Ginger Rogers fece causa al distributore americano del film, lamentandosi del fatto che lei veniva dipinta sotto una falsa luce e che comunque si sentiva ‘’lesa’’ nella sua privacy. La causa si risolse con una completa assoluzione per il regista Federico Fellini che, secondo il giudice, aveva il diritto di esercitare la propria espressione artistica.
– Giulietta Masina era la moglie di Federico Fellini si erano sposati nel 1943 e rimasero assieme tutta la vita. Ebbero un solo figlio nel 1945 ma morì dopo undici giorni di vita.

Arturo Brachetti … SOLO

Domenica scorsa al Teatro Forum di Frejus abbiamo assistito allo spettacolo di Arturo Brachetti: ‘’Solo’’.

26992639_10211191813447396_332378806967442104_n

Dopo alcuni anni di spettacoli fatti in collaborazione con altri attori, in ”Solo” è, come dice la parola stessa, al 90% solo sul palcoscenico, tranne quando è accompagnato da un altro attore che ne impersona l’ ombra.
Durante lo spettacolo interpreta circa una cinquantina di personaggi diversi cambiandosi con una velocità impressionante.
Interpreta ‘’campanellino’’  … Peter Pan … Capitan Uncino … Biancaneve … il lupo … Cappuccetto Rosso e molti altri, compresa una famiglia il giorno delle nozze!
Gioca poi con le ‘’ombre cinesi’’ in maniera originale e,  con uno strano cappello bucato, che utilizza magistralmente per trasformarsi in centinaia di personaggi famosi e diversissimi tra loro, incanta tutti quanti.
Mi sono piaciuti molto i disegni fatti con la sabbia ed ho trovato particolarmente interessante anche quella sorta di danza fatta da lui, la sua ombra e le luci laser.
Insomma uno spettacolo a tutto tondo, che non ha mai annoiato nessuno e con una velocità che, per esser un uomo solo sul palcoscenico, era davvero notevole.
Direi che valga proprio la pena di vederlo.
E poi … come faccio a dire qualche cosa ‘’contro’’ un attore che è nato nella mia città e che ha solo due anni meno di me?

Alla prossima

Elena

 

.-.-.-.-.-.-.

Arturo Brachetti è nato a Torino nel 1957.
E’ conosciuto per essere un attore transformista.
Ha iniziato la sua carriera nel teatro del seminario che frequentava da ragazzo.
Partì da Torino con una valigia, sei costumi ed uno spettacolo con un solo numero, iniziò esibendosi in Francia al cabaret ”Paradis Latin” nel 1978, sotto la direzione di Jean Marie Riviere.
Ottenne in seguito un buon successo anche in Germania e in Inghilterra, dove si esibì per la famiglia reale al Covent Garden.
Oggi è regista di spettacoli,  attore trasformista, capace di cambiare in uno spettacolo qualche cosa come 80 costumi, un mago ed un artista di ombre cinesi.
Dal 2006 è nel Guinness dei primati come trasformista più veloce del mondo.

CINEMA VOX FREJUS – IL RAGAZZO INVISIBILE

Martedì 9 gennaio, in occasione dell’apertura del 21esimo festival del cortometraggio, ci siamo ritrovati al cinema Vox di Frejus.

La corale ‘’Note azzurre’’, del Club Italianiste di Provence, ha aperto la serata cantando alcune canzoni folcloristiche italiane, sotto la direzione di Giuseppe Comes.

La serata è poi continuata con il cortometraggio italiano ‘’la Chance’’ di Andrea Garofalo.

La graziosissima Emilie Van Wormoudht, presente in sala e attrice protagonista del cortometraggio di cui sopra, ci ha confessato di quanto sia stata felice di poter girare questo ‘corto’’ che è stato ideato e realizzato nell’arco di una sola giornata.
Ora non voglio parlare del cortometraggio più di tanto, in quanto non possiedo gli ‘’strumenti’’ critici per poterlo fare, mi limito quindi ad accennare alla trama in maniera veloce.
‘’Il povero protagonista di ‘’chance’’ (fortuna) ne ha proprio poca. E’ stato licenziato, è disperato e, mentre mugugna sui suoi guai, una giovane e bella francesina fa l’autostop. Lui la carica in macchina, gli confessa di esser stato licenziato e le domanda che lavoro faccia. Lei gli risponde di non lavorare ma di ‘’vivere alla giornata’’ . Anzi, gli dice di essere come l’acqua … l’acqua che scorre verso il mare libra e felice. I due , visto che il film è girato ad Ostia, vanno al mare. Sulla spiaggia chiacchierano, camminano e si addormentano entrambi sulla sabbia. Al risveglio il protagonista maschile si trova solo, la bella francesina è scomparsa”!
Fine del cortometraggio!
L’unica cosa che ho immediatamente pensato è stata: ‘’Ma lei gli avrà rubato la macchina’’? 🙂

Ma parliamo piuttosto del film proiettato in seguito, si trattava de: il ‘’Ragazzo invisibile’’ di Gabriele Salvatores.

Il film parla di adolescenti e del malessere che li attraversa in questo periodo, ma non è rivolto solo a loro, il pubblico adulto si riconosce benissimo, in quanto genitore di adolescenti che crescono in un mondo ‘’difficile’’.

La storia ha per protagonista Michele, un adolescente come tanti, che vive in una tranquilla Trieste in riva al mare. Michele non è particolarmente brillante a scuola. Non rende molto a livello scolastico e anche nello sport non ha risultati di rilievo.
Ma a lui non importa nulla, quel che vorrebbe è passare inosservato il più possibile, per evitare il mobbing di due antipatici ‘’bulli’’ che lo tormentano in continuazione, picchiandolo, umiliandolo e rubandogli i soldi.
La mamma di Michele è il commissario della Città (Valeria Golino) ma lui alla mamma non racconta nulla delle angherie che gli fanno subire i compagni cattivi, né racconta i propri guai alla sorellina più piccola.
Michele è teneramente innamorato di Stella, una bionda e bella compagna di classe, ma, impacciato e timido com’è, non riesce nemmeno a rivolgerle la parola, figuriamoci poi confessarle di avere una simpatia per lei.
Un giorno, grazie ad uno strano e misero costume comprato in un bazar cinese per una festa di Halloween, Michele scopre di avere un potere incredibile.
Può diventare invisibile! Inutile dire che un mondo nuovo si apre davanti a lui.
Grazie all’invisibilità riesce finalmente ad avvicinare Stella e a prendersi anche qualche rivincita nei confronti dei due antipatici ‘’bulli’’.

il-ragazzo-invisibile-1-e1514642257841
Intanto però in città scompaiono dei bambini. Strani personaggi rapiscono bambini e, davanti agli occhi esterrefatti di Michele, anche Stella viene rapita.
Michele cerca di salvarla ma non ci riesce e la bambina viene caricata su un furgone e portata via.
Michele intanto è avvicinato da uno strano personaggio cieco, che è in realtà il padre biologico del ragazzo.
Grazie al padre scopre che il potere dell’invisibilità non deriva dal ‘’costume’’ ma bensì dal fatto che Michele è un ‘’mutante’’. Figlio cioè di una coppia che aveva subito mutazioni genetiche, in seguito ad un incidente nucleare in Russia, e che era tenuta prigioniera e fatta oggetto di studio da una non ben identificata organizzazione statale russa.
Il potere dell’invisibilità si è manifestato solo ora inseguito alla ‘’tempesta ormonale’’ tipica del periodo adolescenziale.
Michele viene a sapere che il padre non lo ha mai abbandonato ma che lo ha sempre seguito telepaticamente. Il padre gli racconta anche che la sua vera mamma è stata uccisa durante il loro tentativo di fuga dal campo in cui erano rinchiusi e studiati come cavie.
Gli confessa anche che, non potendosi prendere cura di lui, aveva scelto il commissario come mamma adottiva, lasciando Michele, allora piccolo in fasce, davanti alla porta di casa della polizziotta.
Gli strani e inquietanti personaggi russi, cercano di catturare Michele ma, grazie ai suoi poteri, il ragazzo elimina questi ‘’cattivi’’ e salva se stesso ed i suoi amici tenuti prigionieri.
Michele torna a casa, la scuola riprende e lui, ormai sicuro di sé, grazie al potere che si ritrova, comincia una nuova esistenza senza paure.

Che dire? A me è piaciuto. Un film italiano di ‘’fantasy’’ e perchè no? Ho sempre amato i fumetti e non vedo perché noi non potremmo fare film di questo genere.
Secondo me, nonostante la recitazione un pò ‘’piatta’’ dei ragazzi, ma d’altronde i ragazzi sono ragazzi … il film scorre piacevolmente, è interessante e gli effetti speciali sono fatti bene.

Grazie come sempre a Jerome Reber per le ottime scelte e al CIP (Club Italianiste de Provence) che ci dà l’occasione di per poter vedere film in lingua italiana.

Alla prossima

Elena