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TIMBUCTU’ … e l’occupazione jihadista …

Ieri siamo andati al Vox a vedere Timbuctù. Considerato il successo che ha ottenuto a Cannes più o meno ne conoscevo il contenuto, ma mi intrigava il fatto che il regista, Sissako, non fosse il solito ”occidentale” che interpreta a modo suo, l’esistenza di esseri umani sottoposti alla legge della Sharia.

Abderrahmane Sissako è nato Mauritania nel 1961, subito dopo la nascita la famiglia si stabilì in Mali, paese di suo padre. Ha frequentato le scuole nel Mali, poi è andato a Mosca dove ha studiato cinematografia al Federal State Film Institute dal 1983 sino al 1989.  Dal 1990 vive in Francia.

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Abderrahmane Sissako

Il film è girato a Timbuctù – antica città del Mali nell’africa Sahariana, considerata, data la sua bellezza,  patrimonio dell’Unesco. Era una città ricchissima nel periodo in cui i trasporti erano fatti con le carovane di cammelli … era la ”porta” di comunicazione tra Africa ed Arabia.

Timbuctù  pare sia l’unica città dell’Africa nera che ha avuto un’università non influenzata dalle scuole di pensiero formatesi in nord Africa o nel Golfo persico. Egitto, Marocco, Algeria, Arabia saudita, sono tutti Stati in cui le università hanno ”manipolato” l’interpretazione dell’Islam a seconda dei propri interessi.

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Timbuctù

I musulmani di Timbuctù vantano invece un’indipendenza storica e religiosa che ha permesso loro di seguire la propria strada moderata … quindi è impensabile che venga loro imposta la versione della sharia voluta dagli integralisti.

Ma le cose invece sono andate purtroppo in modo diverso. La legge del Kalashnikov … quella cioè che utilizzano i fanatici islamici Jihadisti … la fa sempre da ”padrona indiscussa”!

Il film mostra i jihadisti non come degli stereotipati demoni, ma come degli esseri abbastanza insulsi, che trovano la propria affermazione personale, inquadrando la loro misera esistenza nella rigida ed ”ottusa” interpretazione del corano.

Un’interpretazione che annulla l’essere umano, e che è particolarmente ”cattiva” nei riguardi delle donne.

Queste povere creature, sono considerate dagli integralisti dei veri a propri ”diavoli tentatori” , vengono quindi obbligate ad indossare oltre al niqab anche i guanti e calze neri  quando escono di casa.

Inoltre è vietato cantare … è vietato divertirsi … è vietato fumare … è vietato bere … è vietato giocare a pallone …

Commovente la scena in cui giovani pieni di entusiasmo si ritrovano in un campo a giocare a pallone … senza pallone!  E, quando i ”controllori armati di mitra” arrivano attirati dal movimento, fingono di fare ginnastica.

Naturalmente questi ”divieti” non valgono per tutti quanti …  a ”qualcuno” tra i membri delle jihad ”qualche cosa”  è ”permesso”.

Il film ha come filo conduttore la tragedia che ha colpito famiglia di Kidane, un tuareg che vive in tenda nella periferia di Timbuctù  con la bella moglie e l’incantevole figlia. Kidane è un pastore e possiede un piccolo gregge di capre e 8 preziosissime mucche. Il lavoro di guardiano delle mucche è svolto da un ragazzino orfano assunto da Kidane per questo compito.

Un giorno portando il branco di mucche a bere al fiume, una di queste sfugge al controllo del ragazzo, rimanendo impigliata tra le reti tesi del pescatore Amadou che, furioso, la uccide.

Kidane va per discutere la questione, portando, in tasca, avvolta in un panno una pistola,  più come ”minaccia” che con l’intenzione di usarla. Nella foga della discussione però, vengono alle ”mani” e nella colluttazione parte un colpo che uccide il pescatore.

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Kidane litiga con il pescatore Amadou …

La legge della Sharia (o legge del taglione) si applica immediatamente … quindi Kidane viene condannato, senza nemmeno farlo parlare ancora una volta con la moglie. Lei ,avvertita telefonicamente, lo raggiungerà nel momento dell’esecuzione e verrà uccisa con lui, lasciando la loro unica figlia dodicenne orfana.

Intorno alla storia di questa famiglia, ruotano altre situazioni, con le relative reazioni dei fondamentalisti.

Alcuni giovani sorpresi a suonare la chitarra e canticchiare delle canzoni, cosa che avveniva tra le proprie mura domestiche, vengono catturati e frustati pubblicamente. 80 colpi di frusta ciascuno …

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Una coppia di giovani che vivevano assieme senza esser sposati … vengono condannati entrambi alla lapidazione …

Una giovane ragazza viene rapita da un jihadista e costretta a sposarlo senza il consenso né della ragazza né della sua famiglia. Decide la legge coranica!  Legge che mette in questo caso, il volere dell’uomo prioritario nei confronti di quello della donna.

Vedere questo film è un po’ come fare un viaggio a ritroso nel tempo, ci si trova in pieno Medio Evo, tra le classi meno abbienti della popolazione.

E’ drammatico per noi occidentali … anche solo ”immaginare” una vita così ”misera” al giorno d’oggi.

Anche se in Mali nel 2013 un intervento francese, su richiesta dell’allora presidente Dioncounda Traoré, aveva cacciato i fondamentalisti islamici che avevano preso potere in alcune zone, sono ancora troppe le zone del mondo in cui la popolazione soffre, suo malgrado,  il fondamentalismo religioso.

Quando due sassi vengono sbattuti l’uno contro l’altro è inevitabile vi siano delle ”scintille”.

Secondo me la globalizzazione agisce proprio in questo senso,  ”sbatte” una contro l’altra, due civiltà completamente diverse.

Mette a contatto un occidente che,  pur con tutte le sue colpe ed i suoi difetti, considera comunque l’uomo al centro del sistema, gli estremisti islamici mettono al ”centro del sistema” il corano e la parola del profeta.

E’ inevitabile che le scintille continuino a lungo …

Alla prossima

 

Elena