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E’ morta Angela Bottari la senatrice che ha aiutato noi donne…

Ieri si è spenta, nella sua casa di Messina, la ex parlamentare Angela Bottari, aveva 78 anni.
La Signora di cui parliamo è la persona a cui dobbiamo la legge contro il delitto d’onore.
Nel nostro Paese, sino alla fine del XX secolo, un delitto commesso al fine di salvaguardare l’onore del maschio (ad esempio l’uccisione della coniuge adultera o dell’amante di questa o di entrambi) era sanzionata con pene attenuate rispetto all’analogo delitto di diverso natura, poiché si riconosceva che l’offesa all’onore arrecata da una condotta simile equivaleva ad una gravissima provocazione.
Una provocazione tale da spingere il ‘’povero cornuto’’ ad uccidere al fine di mantenere il proprio onore. E la cosa non causava, nel sentire comune, nessuna riprovazione sociale. Anzi!

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La Signora Bottari – tre legislature come deputata nel partito comunista italiano, dal 1976 al 1987 – è stata la prima relatrice della legge 442 che nel 1981 ha portato, finalmente, all’abrogazione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore. 

Il film ‘’Divorzio all’italiana’’ oltre ad esser stato un successo cinematografico aveva portato in luce le ‘’ombre’’ su quello che era considerato un ‘’delitto d’onore’’.
Il delitto d’onore consisteva nel fatto che, se la donna avesse avuto una vera o una presunta relazione con un altro uomo, avrebbe ferito così tanto l’onore del compagno che si sarebbe trovato costretto, per salvare il proprio onore ad ucciderla! Povero…
Questo delitto inoltre non sarebbe stato considerato un omicidio ma bensì un ‘’delitto d’onore’’ con tutte le attenuanti del caso.

Altra follia vigente era quella che, se un uomo celibe, avesse violentato una donna, non sarebbe finito in galera se alla violenza fosse seguito il cosiddetto ‘’matrimonio riparatore’’.

La Bottari ha combattuto in Parlamento per poter cambiare questa legge assurda, che manteneva le donne in una situazione di vulnerabilità incredibile.
Oggigiorno, nonostante le leggi vigenti, molti uomini non accettano che una donna possa rifarsi una vita con un altro uomo. Si sentono talmente feriti che preferiscono ucciderla.
I numeri relativi ai femminicidi in Italia parlano chiaro in tal proposito…

Che la terra Le sia leggera Signora e … grazie per tutto quello che ha fatto per noi.

Alla prossima

Elena

SEDOTTA E ABBANDONATA …

Ieri sera, domenica,  sono andata al Vox di Frejus per assistere alla proiezione di ”Sedotta ed abbandonata”.
Della ”classe di italiano” della Sasel ho incontrato Monique G. e Jean Paul B.

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Sedotta ed Abbandonata è un film di Pietro Germi del 1964, girato a Sciacca (°) in Sicilia, una produzione italo-francese distribuita dalla Paramount.

Trama:

Tutto ha inizio in un torrido pomeriggio d’estate durante la ”siesta” … e la faccenda è complicata , perché il seduttore in questione è niente-di-meno che il fidanzato della sorella maggiore di Agnese, Matilde.
Il ”fattaccio” avviene in un pomeriggio estivo siciliano durante la ”siesta” che in Sicilia è un ”dovere”! Fa caldo …  il cibo è pesante e … dopo aver pranzato tutti vanno a dormire. Nelle fresche camere da letto trovano un po’ di refrigerio durante la difficile digestione ed il caldo africano!
Matilde, il suo fidanzato Peppino ed Agnese sono in salotto.  Matilde dorme sul divano mentre Agnese fa i compiti.  Peppino fa delle ”avances” alla inesperta Agnese … la porta sul terrazzino  e … ”approfitta” di lei!
Quando il ”fattaccio” viene scoperto il padre, Don Vincenzo,  obbliga Peppino a sposare Agnese.
Matilde, non sa nulla dell’accaduto, crede semplicemente che il fidanzato l’abbia lasciata, ma pur di non rimanere zitella, accetta il nuovo ”fidanzato” impostole dal padre, e ripiega quindi su un brutto barone squattrinato.
La ”dura legge” dell’onore siciliano, viene messa in evidenza, in maniera sconcertante,  quando il Peppino seduttore si rifiuta di sposare la sedotta Agnese!
”Ma come”? diremmo noialtri oggi, il seduttore impazziva per lei e lei era, segretamente, innamorata di lui come possono esserlo solo le ragazzine di quell’età che ”sognano l’amore …
Ebbene lui non la voleva perché NON più illibata!
Forzando il concetto in maniera grottesca sosteneva convinto: ”Se ha ceduto a me, avrebbe potuto cedere a chiunque”, quindi … è una puttana”!
Incredibile no? Mica tanto per quegli anni in Italia e assolutamente NON tanto per la Sicilia!

A proposito del film, ecco cosa dice il critico cinematografico Enrico Giacovelli (°°) :

”Questa è probabilmente la commedia più violenta e congestionata, ai limiti dell’isterismo, della trilogia barocca di P. Germi, aperta da Divorzio all’italiana (1961) e chiusa da Signore e signori (1965). E’ una farsa tragica con qualche vertigine grottesca, una tarantella macabra che accompagna con forzata allegria i funerali della ragione.
Non esiste, forse, un film più anti meridionale e anti siciliano nel suo tiro al bersaglio contro la concezione insulare dell’onore. Galleria di personaggi brutti sporchi e cattivi su cui il regista s’accanisce con zoom e obiettivi deformanti, con le armi della natura incattivita e della farsa acida.

Questo film potrebbe sembrare anacronistico per i giovani di oggi, ma per le generazioni precedenti, soprattutto nel sud Italia è percepito come qualche cosa di molto vicino e reale.

In Italia le leggi contro il cosiddetto ”omicidio d’onore” sono state, fino al 1981, troppo lievi rispetto ad altri tipi di omicidio che prevedono da 24 anni in su, fino all’ergastolo.

Ma … che cos’è esattamente ‘sto ”omicidio d’onore”? Ecco la definizione giuridica:

Codice Penale, art. 587 – ”Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

Quindi l’art. 587 del codice penale consentiva che la pena fosse ridotta per chi uccidesse la moglie, la figlia o la sorella al fine di difendere “l’onor suo o della famiglia”.

Per ottenere la riduzione della pena era necessario che ci fosse uno stato d’ ira … (di rabbia), che veniva in pratica sempre presunto. La ragione della riduzione della pena veniva giustificata dalla “illegittima relazione carnale” che coinvolgesse una delle donne della famiglia; di questa si dava per acquisito, come si è letto precedentemente, che costituisse offesa all’onore.
Anche l’altro protagonista della illegittima relazione poteva dunque essere ucciso contro egual sanzione.

Esisteva comunque quello che era chiamato il ”matrimonio riparatore” che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale, nel caso che lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarla, salvando così l’onore della famiglia.
Ecco perché i giovani ricorrevano, per delle unioni contrastate dalle loro famiglie, alla cosiddetta: ”fuitina”. O ”piccola fuga”. I giovani scappavano assieme, facendo in modo che tutti sapessero e tutti li vedessero fuggire, rimanevano soli,  nascosti da qualche parte per una notte,  e poi tornavano dicendo di aver avuto ”rapporti sessuali” e che quindi erano obbligati a sposarsi. L’onore era comunque salvo!

Tornando all’ordinamento penale italiano si è dovuti arrivare alle sentenze della Corte Costituzionale del 1968 e 1969, per vedere puniti finalmente l’adulterio e il concubinato del marito e NON solo quello della moglie. Prima del 1969 infatti l’art. 559 prevedeva la punizione del solo adulterio e concubinato della moglie, mentre in marito, in quanto ”uomo” poteva fare tutto quello che voleva!  Sigh … 🙁

Solo dopo il referendum sul divorzio nel 1974, dopo la riforma del diritto di famiglia del 1975 (legge 151/1975) e dopo il referendum sull’aborto del 17 maggio 1981, le disposizioni ”riduttive” sulle pene nel delitto d’onore furono abrogate (eliminate) con la legge n. 442 del 5 settembre 1981.

Alla luce di quanto sopra, possiamo davvero dire che il film di Pietro Germi, Sedotta ed Abbandonata, sia una commedia che rientra nell’ambito della sensibilizzazione della popolazione italica in termini di libertà ed emancipazione della donna. Così come lo era stato il suo precedente film: ”Divorzio all’italiana”.

In un mondo, privo di Internet, dove le notizie viaggiavano lentamente, dove la RAI, in quanto tv di Stato, era assoggettata ai poteri conservatori, film di questa ”portata” servivano a denunciare comportamenti arcaici e penalizzanti nei confronti di noi povere donne, considerate come oggetti di uso e consumo e non come persone autonome e ragionanti.

Non dimentichiamo che i film vengono proiettati in tutte le sale cinematografiche del Paese,  dal Nord al Sud, ed ovviamente, la ”retrograda mentalità siciliana”  erano, all’epoca,  oggetto di scherno,  per quanto … anche nel cosiddetto ”evoluto Nord Italia” non è che le cose fossero poi tanto diverse, visto che le leggi erano uguali su tutto il territorio nazionale.

Non bisogna sottovalutare mai l’influenza culturale che il Cinema ha sugli individui. In un mondo come quello odierno, in cui la ”superficialità” dell’informazione fornita da Internet, va per la maggiore …  il cinema può tornare ad avere un ”ruolo importantissimo” per l’evoluzione dei cittadini.

Grazie mille a Jerome Reber per le scelte sempre felici, grazie al CIP, grazie al Cinema d’essai Vox di Frejus, per la bellissima serata, tra l’altro in lingua italiana!
Alla prossima
Elena

.-.-.-.-.-

Attori principali: Stefania Sandrelli = Agnese Ascalone
Saro Urzi = Don Vincenzo Ascalone
Aldo Puglisi = Peppino Califano
Lando Buzzanca = Antonio Ascalone figlio di Don Vincenzo
Leopoldo Trieste = Barone Rizieri
(°) Sciacca è una città sul mare che si trova a circa 40 chilometri da Mazara del Vallo. E’ una stazione termale, furono i greci a scoprire le virtù terapeutiche delle acque della zona.

(°°) Enrico Giacovelli nato a Torino il 25 maggio del 1958, è un critico cinematografico e giornalista italiano. Laureato in Storia e Critica del cinema presso l’Università degli Studi di Torino.

LEGIONE STRANIERA … MITO E LEGGENDA

Giorni fa cercando informazioni e musica correlate alla ”legione Straniera” sono ovviamente finita sull’inno ufficiale della Legione e sono rimasta sorpresa nel leggerne il testo.

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Prima di tutto qualche informazione … la Legione Straniera fu creata nel 1831 dal re di Francia Luigi Filippo, per accogliere stranieri che volevano servire la Francia senza dover creare reggimenti per ogni diverse nazionalità. La Legione si è nel tempo consolidata all’interno dell’esercito francese come corpo d’élite per i teatri di guerra e le operazioni più difficili. Nella storia di questo reggimento centinaia di reclute hanno valicato, anche illegalmente, le frontiere fuggendo da persecuzioni, guerre civili, processi … pur di oltrepassare la soglia di Aubagne, dove si trova la ”Maison Mère”  sede del Comando Centrale.

La Legione Straniera ha operato, nei suoi 183 anni di storia, nei teatri di guerra più disparati.  Marocco,  Siria e Libano durante la Prima Guerra Mondiale, in Norvegia nel 1940, in Indocina nel 1945, in tutta l’Africa del Nord negli anni ’50, in Madagascar, Guyana francese e Djibouti negli anni ’60 fino all’Afghanistan, il Ciad, il Libano, la Costa d’Avorio ed il Mali.

Ma il fascino che sempre ha esercitato la Legione Straniera, oltre al képi bianco ed il forte spirito di cameratismo di stampo internazionale, è radicata nel mito su cui si fonda la Legione stessa. Siamo nel 1831, la conquista dell’Algeria da parte della Francia è ai suoi inizi. La Legione viene creata appositamente per fornire sostegno militare alle truppe francesi. La prima Legione si forma a partire da soldati professionisti disoccupati dopo le varie guerre imperiali francesi ma anche da rivoluzionari provenienti da tutta Europa che avevano trovato rifugio in Francia, dissidenti che lasciavano clandestinamente il proprio paese per motivi politici, economici o ”giuridici”.

Per facilitare il reclutamento la Legione Straniera autorizzava le nuove reclute ad arruolarsi su semplice dichiarazione d’identità. Questa disposizione, che all’inizio era stata adottata per semplificare le procedure, permise in realtà alle reclute che fuggivano da guerre, persecuzioni, processi, di nascondere la propria vera identità e cominciare una nuova vita nella legione dietro il motto ”Legio Patria Nostra”  che significa ”La Legione è la nostra Patria” e, dopo 3 anni di servizio,  poter ottenere la naturalizzazione francese. Era proprio questa possibilità, che la Legione offriva a coloro che ne accettavano le regole, a costituire parte del mito su cui si fonda ancora oggi la storia della Legione.

In cambio dell’anonimato e di una nuova identità, la Legione chiedeva sacrificio, dedizione assoluta, una vita lontano da casa e famiglia e una quotidianità fatta di dura disciplina militare. Ad oggi più di 35.000 stranieri sono caduti servendo la “patria” che costituiva in sé la Legione. Tra questi tanti, tantissimi italiani.

Dal 1831 ad oggi si calcola che oltre 60.000 italiani hanno servito nei ranghi della Legione. Dopo i tedeschi, il gruppo di stranieri più numeroso in tutta la storia della Legione sono stati gli italiani (con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, fu addirittura creata una Legione chiamata ”Garibaldina” e composta esclusivamente da repubblicani, mazziniani e sindacalisti).

Ma cosa spingeva gli italiani, agli inizi del ‘900, ad arruolarsi per un esercito di un paese straniero? La prima motivazione era quella del non voler combattere tra le file dell’esercito del proprio paese, considerandone sbagliate le scelte, ma il rifiuto di arruolarsi avrebbe provocato l’arresto e la fucilazione. Altro motivo era quello di ottenere facilmente la nazionalità francese, vitale per coloro che erano in fuga dall’Italia per varie ragioni, comprese quelle politiche. L’altra era la povertà estrema. Zone depresse come il Friuli, l’Emilia Romagna, le Marche già dagli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento videro partire migliaia di migranti che approdarono in Francia, spesso con le loro famiglie, per installarsi e cominciare una nuova vita. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, per lottare contro i sentimenti anti-italiani che si manifestavano nella popolazione francese e dimostrare l’attaccamento al loro paese d’adozione, molti italiani scelsero dunque di arruolarsi nella legione.

Torniamo ora all’Inno della legione le cui parole si ”sposano” con la cadenza della marcia dei legionari che è di 88 passi al minuto, mentre tutti i reparti di fanteria dell’esercito francese sfilano con una cadenza di 120 passi al minuto.  Questa camminata ”lenta” obbliga la Legione a sfilare per ultima nelle parate militari.

Ascoltiamo ora l’inno a questo link,  e poi leggiamo le parole qui sotto riportate.

https://www.youtube.com/watch?v=QC6-AhOmnCk 

Tiens, voilà du boudin, voilà du boudin, voilà du boudin
Pour les Alsaciens, les Suisses et les Lorrains,
Pour les Belges, y en a plus, Pour les Belges, y en a plus,
Ce sont des tireurs au cul
Nous sommes des dégourdis,
Nous sommes des lascars
Des types pas ordinaires.
Nous avons souvent notre cafard,
Nous sommes des légionnaires.
Au Tonkin, la Légion immortelle
À Tuyen-Quang illustra notre drapeau,
Héros de Camerone (°) et frères modèles
Dormez en paix dans vos tombeaux.
Nos anciens ont su mourir.
Pour la gloire de la Légion.
Nous saurons bien tous périr
Suivant la tradition.
Au cours de nos campagnes lointaines,
Affrontant la fièvre et le feu,
Oublions avec nos peines,
La mort qui nous oublie si peu.
Tiens, voilà du boudin, voilà du boudin, voilà du boudin
Pour les Alsaciens, les Suisses et les Lorrains,
Pour les Belges, y en a plus, Pour les Belges, y en a plus,
Ce sont des tireurs au cul

.-.-.-.-.-.-

Il titolo del famoso inno della Legione Straniera ”Le Boudin” ,  provoca un po’ di perplessità per i non addetti ai lavori.  Per noi italiani il nome “boudin” richiama il nome di un dolce, detto anche ”budino”, mentre per i francesi, è una specie di ”salsiccia” da far cuocere. In ogni caso, dolce o salsiccia che sia, il nome ”budino” non è certo il nome che uno si immagina per un corpo militare composto esclusivamente da volontari  e in odor di ”eroismo”!  E’ come se l’inno dei nostri ”berretti verdi” si intitolasse ”Amatriciana”!

Boudin  forse è anche il nome, molto probabilmente, dato dai legionari alla ”tenda” che veniva arrotolata a mò di ”salsiccia” e portata sul loro zaino, ma l’inno si riferisce chiaramente ad un qualche cosa di ”mangereccio”. Infatti dice che ce n’è per gli alsaziani, per gli svizzeri e per i loreni … mentre non ce n’è più per i belgi! La cosa mi ha ovviamente incuriosita e sono andata a cercare in giro il motivo di questa ”stranezza”.

Molto probabilmente, l’antipatia nei confronti dei commilitoni belgi risale al 1870, quando il re dei Belgio ordinò ai suoi sudditi di non combattere durante la guerra Franco-Prussiana né da una parte né dall’altra.

Rinfreschiamoci la memoria e vediamo un po’ perché scoppiò la guerra tra Francia e la Prussia … la Germania, così come l’Italia, raggiunse l’unità nella seconda metà dell’Ottocento. All’interno della Confederazione Germanica, costituita nel 1815 dal Congresso di Vienna, c’erano 39 stati sotto la presidenza austriaca. Tra questi si affermò, pian piano, una grande potenza militare,  la Prussia.  Nel 1862 in Prussia divenne cancelliere Otto von Bismarck che non condivideva affatto le idee liberali e democratiche, ma  credeva invece in uno Stato forte ed autoritario.  Bismarck dichiarò guerra all’Austria, che era lo Stato più forte all’interno della Confederazione. I Prussiani sconfissero gli Austriaci e la Germania venne divisa in due Confederazioni : 

– La Confederazione del Nord, presieduta dal re di Prussia; 
– La Confederazione del Sud, collegata al Nord tramite un’alleanza doganale. 

La Francia era preoccupata dei successi militari della Prussia, anche perché quest’ultima era interessata a due regioni francesi che parlavano tedesco, Alsazia e  Lorena.  Napoleone III dichiarò guerra alla Prussia il 9 luglio 1870 ma  a Sedan, il 2 Settembre dello stesso anno,  i Francesi furono sconfitti e lo stesso re Napoleone III venne fatto prigioniero. Il governo francese dovette arrendersi e accettarne le richieste tedesche. 

– cedere alla Germania la Lorena e l’Alsazia
– Pagare una fortissima somma in denaro alla Prussia 
– Accettare sul suo territorio la presenza dei tedeschi 

Era nato il Secondo Reich … il secondo impero tedesco.  Molti Alsaziani e Loreni, non volendo stare sotto i tedeschi, si arruolarono nella Legione straniera, forse è per quello che nella ”legione” li vedono meglio dei belgi, che non hanno alzato un dito per dare ai francesi un aiuto contro i tedeschi di Bismarck!

Alla prossima

Elena

 

P.s.: Questo articolo lo dedico a Learco Calitri, ex Legionario medaglia d’oro al valore militare, recentemente scomparso.

(°) battaglia di Camerone in Messico dove in cui un pugno di legionari tennero testa per 10 giorni a 800 ribelli!