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Telenovela: ”La giunta Capitolina” …

I vertici del Movimento Cinque Stelle e la sindacaVirginia Raggi vanno allo scontro. E oggi sarà a Roma Beppe Grillo per chiedere alla sindaca pentastellata di dare seguito alle richieste arrivate dal direttorio, riunito in sessione fiume a Montecitorio per oltre dieci ore: le dimissioni dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro, indagata dal 21 aprile e consapevole di essere iscritta nel registro degli indagati dal 19 luglio, e dell’assessore al Bilancio appena nominato Raffaele De Dominicis, per sua stessa ammissione indicato alla sindaca dall’avvocato Pieremilio Sammarco.
Ma pretendono anche l’allontanamento di chi, per dirlo con le parole della deputata Roberta Lombardi, «con il M5S non c’entra nulla e non c’entrerà mai nulla»: l’attivista Cinque Stelle Salvatore Romeo “promosso” da funzionario comunale a capo segreteria di Raggi con stipendio triplicato da 40mila a 120mila euro, e Raffaele Marra, ex collaboratore di Gianni Alemanno e Renata Polverini, e ancora vice capo di gabinetto, di cui ieri anche l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini ha auspicato «un passo indietro» per la «scellerata lettera all’Anac» costata alla magistrata Carla Romana Raineri la casella chiave di capo di gabinetto (sulla nomina di Raineri, dopo l’esposto di Fratelli d’Italia che ipotizza il reato di abuso d’ufficio, la procura ha aperto un fascicolo).
Ieri, alla fine di una giornata tesisissima e dopo aver incontrato assessori e consiglieri, Raggi ha provato a resistere: De Dominicis non si tocca, Muraro resta «in attesa di leggere le carte», Romeo rimane capo segreteria ma con taglio dello stipendio e delle deleghe (tra cui quella al raccordo con la giunta sulle partecipate), Marra andrà via dal gabinetto, in attesa di nuova collocazione. Grillo le aveva telefonato: «Ce la facciamo se ripartiamo con il piede giusto». Sarebbe stato lo stesso leader a chiedere al direttorio il “depotenziamento” dei due fedelissimi della sindaca. Oggi ribadirà la linea. Un tentativo di ricucire lo strappo nel velo della sbandierata trasparenza e di salvare il salvabile: quell’esperienza romana ritenuta il trampolino di lancio verso il governo nazionale che nell’ultima settimana è stata travolta prima dalla raffica di dimissioni di giovedì e poi dal caso Muraro. Ma la sindaca non vorrebbe essere commissariata in nome del recupero dello «spirito del Movimento». E continua a difendere l’assessora all’Ambiente che, dopo aver consegnato alla commissione Ecomafie il suo dossier di mille pagine sul lavoro svolto per dodici anni da consulente di Ama, la partecipata dei rifiuti, ha chiesto ai pm della procura di Roma di essere ascoltata.

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Alla Camera era presente il direttorio al completo: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista (che ha interrotto il suo tour per il no al referendum sulle riforme), Carla Ruocco, Carlo Sibilia e Roberto Fico. Più tre dei quattro componenti del mini-direttorio (Stefano Vignaroli, Paola Taverna e il consigliere regionale Gianluca Perilli) che avrebbe dovuto coadiuvare Raggi e che, in rotta con molte scelte della sindaca, ha fallito la mission. Tanto che sarà cancellato. Gli animi erano surriscaldati, quasi quanto quelli della base pentastellata in rivolta sui social. La grana da risolvere era anche un’altra: chi ha mentito? Raggi in audizione alla Ecomafie lunedì ha inizialmente affermato di aver informato «i vertici» del M5S sul fatto che Muraro fosse indagata. Poi ha corretto il tiro, sostenendo di averlo comunicato soltanto al mini-direttorio. Ma Luigi Di Maio, nel direttorio, sapeva, come dimostrano le email che il mini-direttorio gli ha inviato a fine luglio. La difesa fatta trapelare dal suo staff suona così: è stato un misunderstanding. Poiché le indagini sono legate ai 14 esposti presentati dall’ex presidente Ama Daniele Fortini, il vicepresidente della Camera avrebbe inteso che il fascicolo era riferito all’affaire Fortini.
Ma che ora Di Maio sia nell’occhio del ciclone lo dimostra il forfait dato al nuovo programma Rai “politics” condotto da Gianluca Semprini, di cui avrebbe dovuto essere ieri sera il primo ospite. Il giornalista ha ironizzato: «Doveva essere #DiMaioRisponde, sarà #DiMaioNonRisponde». È sua la posizione più debole. È lui che rischia la corsa per la candidatura a premier, a vantaggio di Di Battista. Ma è l’intero Movimento che vacilla, e il destino dell’amministrazione capitolina è tutto da verificare. (tratto da: Sole24ore)
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Poveri grillini …  un conto è sparare a 360° su tutto e tutti … un conto è gestire la nuda e cruda ”realtà”! Una realtà che per esser gestita ”bene” ha bisogno di ”teste autonome e pensanti”, persone oneste, capaci, preparate e con grande esperienza! Bè … nella ”galassia grillina” pare non ce ne siano poi tantissime di queste ”teste”… quindi, in questo caso,  sono ”costretti” a pescarle nelle conoscenze della Raggi, che, avendo svolto il suo mestiere di praticante avvocato, in uno degli studi di Previti,  ha le amicizie che ha …
Sono pochi gli eletti del M5S con esperienza … come ad esempio quella vantata dalla Signora Paola Taverna, che è membro permanente della Commissione Sanità, grazie al fatto di esse stata ”segretaria” in un poliambulatorio romano!

Quindi o si prende gente ”capace”, sperando sia anche onesta, ma che non ha nulla a che vedere con il M5S … oppure si mettono nei posti chiavi degli onestissimi disoccupati e delle onestissime casalinghe!
Peccato che questi ultimi non sappiano fare una ”cippa”! Quindi ”mafia capitale” se li ”mangerebbe vivi”!   Che fare? mah …
Alla prossima

Elena

 

 

 

 

Il DIRETTORIO DEL M5S …

La domanda ai militanti in rete: “Sei d’accordo con la decisione di formare una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale?”.

A parte il fatto che se la domanda è stata veramente posta in questi termini,  si direbbe che la decisione fosse stata già presa, quindi, per il quieto vivere, la risposa era scontata. Comunque il 97% dei ”fedelidelblogdigrillo” ha risposto SI!

Ecco gli ”uomini”  imposti dall’ortottero:

>ANSA/GRILLO, SONO STANCHINO. E PROPONE DIRETTORIO PER GESTIONE M5S

A parte l’ortottero, partendo dall’alto al centro abbiamo:  Carla Ruocco, Alessandro Di Battista,  Roberto Fico, Carlo Sibilia e Luigi Di Maio

Che cosa ci ricorda il Direttorio? Come non pensare a quanto avvenne in Francia dopo il regno del Terrore (1795-1799)?

Sparito Robespierre …  sembrò finito il tempo del terrore e dei rancori … venne emessa una nuova Costituzione che cercò di riportare alla normalità il paese, ponendo fine al regime del terrore, con la soppressione dei tribunali rivoluzionari, con l’abolizione delle leggi speciali sui sospetti, con la riduzione dei poteri del Comitato di salute pubblica.

I 5 componenti del Direttorio, che erano stati uomini del periodo del terrore, non avevano facoltà né di prorogare né di sciogliere il corpo legislativo.

Il fatto di essere in cinque non favoriva certo la loro ”unità”.  Venne inoltre stabilito che ogni anno uno di essi doveva lasciar la carica per venir rimpiazzato da un altro. Se da un lato questo evitava ”connivenze ed accordi” dall’altro lato non c’era nessuna possibile continuità per portare a termine qualche cosa.

I cinque non è che andassero poi tanto d’accordo … ma i tre aspetti deleteri del Direttorio furono:

  1. la lotta continua fra il metodo costituzionale di governo e quello rivoluzionario …
  2. il fallimento dello Stato costituzionale …
  3. il sorgere di Napoleone.

Ma i nostri sono solo ”giochi” stiamo tranquilli!

Grillo è uno che si è lanciato su un terreno più ”grande di lui ” adesso se ne rende conto e vorrebbe non averlo mai fatto. I  suoi ”adepti” sono ragazzi che hanno riscoperto finalmente  il piacere del confronto e della partecipazione.

D’altronde una volta c’erano le assemblee universitarie … adesso c’è il M5S! Anche se  credono di aver scoperto l’acqua calda … non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole.

Alla prossima

Elena