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GIORDANO BRUNO – chi era costui?

Giordano Bruno … come mai lo ricordiamo ancora oggi?

Giordano Bruno

Il 17 febbraio del 1600, dopo lunghi anni di carcere, di tortura,   a piedi scalzi e con la lingua stretta in una museruola affinché non potesse parlare, un uomo veniva condotto dal carcere del Sant’Uffizio a Piazza Campo dei Fiori per essere bruciato vivo. Quell’uomo si chiamava Giordano Bruno. Ma … come mai la Chiesa cattolica aveva voluto per quest’uomo una morte così atroce?

Vediamo un po’ di capirci qualche cosa.

Il Santo tribunale dell’Inquisizione Romana, presieduto personalmente dal papa, lo aveva condannato al rogo in quanto “eretico, impenitente, pertinace”. Non solo lui doveva esser bruciato sul rogo, ma soprattutto quello che aveva scritto. I suoi libri dovevano essere distrutti! All’epoca erano ”quattro gatti” quelli che sapevano leggere, quindi come mai accanirsi così tanto con quanto scriveva? Che genere di ”malvagi” pensieri aveva ‘sto Giordano Bruno?

Aveva forse, come Galileo Galilei, sostenuto ”assurde teorie” di corpi celesti che ruotavano attorno al sole? Che poi manco erano di Galileo ‘sti pensiero ma di Copernico!
Comunque il povero Galileo, visto che gli scienziati gesuiti e domenicani, insistevano nel fatto che era il sole che ruotava attorno alla Terra e non viceversa, alla fin dei fini, per non esser bruciato vivo, aveva ”abiurato”.  Cioè per farla breve, aveva detto di essersi ”sbagliato”, di esser un ”pirla” e,  soprattutto, di essersi ”pentito” di aver pensato con la ”propria testa” e quindi, invece di bruciare vivo, fu messo in galera.

Questi erano gli anni in cui la Chiesa, attraverso la ”macchina dell’Inquisizione”, una sistema che si alimentava della denuncia e del sospetto, del terrore del rogo e di torture, spesso molto più crudeli della morte, sferrava pesanti attacchi repressivi contro tutti quelli che si permettevano di pensare con la ”propria testa” e pretendessero di scegliere visioni del mondo e comportamenti di vita non omogenei e funzionali alle opinioni della potentissima Chiesa.

Giordano Bruno, ‘sto incosciente, si permetteva in un clima simile, di scrivere cose come: ”Il servilismo è corruzione contraria alla libertà e dignità umana”! Facile capire che non fosse proprio ”ben visto”!

Uno come lui era una minaccia per il potere. Istigare le persone a ragionare con la propria testa e non assorbire quanto dall’alto veniva loro propinato, era impensabile.

Il popolo gregge andava benissimo al ”potere della Chiesa del tempo” perché era ”facile” da gestire. Un popolo incapace di pensare con la propria testa”, un popolo incapace di ”esigere diritti” ha sempre bisogno di padrini … di padri protettori … di ”amici degli amici” … di uomini forti che lo proteggano e che intercedano per lui!

Giordano Bruno denunciava che La Chiesa, utilizzando la lanterna della fede, tendeva a trasformare gli uomini in asini obbedienti che si facevano guidare senza porsi domande”.

Questo scomodo domenicano ridicolizzava i pedanti pseudo-pensatori, asserviti al potere e scriveva di loro: ”meno sanno, più sono impregnati di false informazioni, provenienti tutte dalle stesse fonti, e più pontificano e pensano di sapere”.

Giordano Bruno era veramente ”mal visto”, oltre a contestare il ”potere”, paragonava la ”promessa della vita eterna in paradiso”, promessa che valeva ovviamente solo per chi ubbidiva ciecamente alle regole imposte dalla Chiesa, come una sorta di ”narcotico” per tenere a bada la massa.

Aveva già capito allora che la Religione, se strumentalizzata,  era l’oppio dei popoli.  Così scriveva:  ”guidano all’al di là e sanciscono il mio e il tuo nell’al di qua”!

Insomma Giordano Bruno invitava la gente a liberarsi da questa fede asinina attraverso una radicale rinnovazione del pensiero.

E’ chiaro che costui, con il ”potere dell’epoca” non andasse proprio d’accordo. Si permetteva di metter in dubbio il ”sistema” e cercava disperatamente una via di uscita affinché fosse l’uomo al ”centro” e non il ”potere” per pochi.

Bè … dopo tanti anni … si direbbe che le cose non siano poi cambiate tantissimo no?

Alla prossima

Elena

La statua nella Piazza di Campo De Fiori

Curiosità:

La statua venne eretta già nel 1849 ma venne successivamente fatta distruggere da Papa Pio IX !
In seguito due comitati universitari internazionali, sorti rispettivamente nel 1876 e nel 1884 con l’adesione di uomini di cultura di tutta Europa, raccolsero la somma necessaria per la realizzazione del monumento.
Nel 1877 il Comune di Roma non fece grandi obiezioni sulla scelta di Campo de’ Fiori, concedendo anche un modesto contributo; nel 1887, tuttavia, quando in Campidoglio la maggioranza era clericale, la collocazione del monumento assunse il significato di una battaglia politica per i rappresentanti degli ideali liberali e anticlericali ed il partito liberale se ne servì anche per mobilitare l’elettorato in vista delle elezioni comunali del 1888.
L’ideazione del monumento venne affidata allo scultore Ettore Ferrari (1845-1929) che presentò nel 1879 una prima versione della statua, raffigurante Giordano Bruno in atteggiamento di sfida davanti al tribunale dell’Inquisizione. Il bozzetto non venne accettato e pertanto nel 1887 fu presentata la proposta poi realizzata con Giordano Bruno raffigurato in atteggiamento di filosofo, raccolto in se stesso, con le mani incrociate sul suo libro chiuso e con lo sguardo dritto davanti a sé. Sul basamento in granito sono otto medaglioni in bronzo con i ritratti di liberi pensatori e tre riquadri con gli episodi più importanti della vita di Bruno. La statua, realizzata in bronzo, fu fusa presso la fonderia Crescenzi di Roma.
Finalmente l’8 giugno del 1889, ignorando l’opposizione di Papa Leone XIII , cha aveva addirittura minacciato di lasciare Roma se la statua fosse stata eretta, la statua trovò il suo posto in Campo de Fiori. L’unica piazza di Roma senza chiese.
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Autore: Ettore Ferrari (1845-1929)
Datazione: 1889
Materiali: bronzo, piedistallo di granito
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Fonti:

In primis: Internet
De immenso et innumerabilibus.
Cabala del Cavallo Pegaseo

8 MARZO – giornata internazionale della donna !

L’8 marzo è la ”giornata internazionale della donna  o più semplicemente la  ”festa della donna”. Questo giorno è stato fissato per ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali di noialtre, ma anche le discriminazioni e le violenze che subiamo tuttora.

Da quando si celebra ufficialmente? Dal 1977 su decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che riconobbe gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale.

Perché l’Onu ha scelto proprio l’8 marzo? Perché fin dall’inizio del secolo scorso, in un clima di rivendicazione di diritti, influenzato specialmente dalle proposte e dall’azione del Congresso Socialista, le donne avevano scelto questa data per celebrare le loro conquiste. Infatti l’8 marzo era il giorno in cui, più di altri, le donne erano state protagoniste di grandi eventi.

Quali eventi? Nel 1908 a New York decine di migliaia di operaie protestarono con una marcia per ottenere lavoro e paga più dignitosi, protestavano anche per il diritto di voto e per l’abolizione del lavoro minorile. Lo slogan era ”Bread and Roses” e cioè, pane,  per simboleggiare la sicurezza economica e rose,  per indicare una qualità di vita migliore.  Negli Usa la prima giornata della donna fu voluta dal partito socialista per il diritto di voto la domenica del 28 febbraio 1909.

In questa occasione si vogliono anche ricordare le donne che perirono durante un incendio avvenuto nella fabbrica ”Triangle” a New York il 25 marzo del 1911.  Fu il più grave incidente industriale della storia di New York e causò la morte di 146 persone (123 donne e 23 uomini), per la maggior parte giovani immigrati italiani ed ebrei. L’evento ebbe un forte eco sociale e politico, a seguito del quale vennero varate nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro e crebbero notevolmente le adesioni alla ”International Ladies Garment Workers Union” uno dei più importanti sindacati degli Stati Uniti.

La ”Triangle Shirtwaist Company” produceva camicette alla moda. Di proprietà di Max Blanck e Isaac Harris, occupava i 3 piani più alti del palazzo a 10 piani ”Asch building” a New York City. La compagnia dava lavoro a circa 500 lavoratori, la maggior parte di essi, giovani donne immigrate dalla Germania, dall’Italia, e dall’Europa dell’Est.  Alcune di loro avevano solo 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore per una settimana lavorativa che andava dalle 60 ore alle 72 ore e il salario medio per le lavoratrici donne si aggirava  sui 6 o 7 dollari la settimana! Le dure condizioni di lavoro innescarono una protesta da parte delle dipendenti alla Triangle Company.

La International Ladies Garment Workers Union  negoziò, dopo 4 mesi di scioperi,  un contratto collettivo di lavoro che copriva quasi tutti i lavoratori, ma i proprietari della Triangle Shirtwaist rifiutarono di firmare l’accordo.

Le condizioni della fabbrica erano decisamente pericolose, tessuti infiammabili –  quindi alto carico di fuoco – erano stoccati un po’ per tutta la fabbrica, scarti di tessuto erano sparsi sul  pavimento, gli uomini che lavoravano come tagliatori fumavano durante il lavoro,  l’illuminazione era fornita da luci a gas … e c’erano pochi secchi d’acqua per spegnere gli incendi.

Il pomeriggio del 25 marzo 1911 , un incendio  che iniziò all’ottavo piano della Shirtwaist Company uccise 146 operai di entrambi i sessi.  Poiché la fabbrica occupava gli ultimi tre piani di un palazzo di dieci piani, 62 delle vittime morirono nel tentativo disperato di salvarsi lanciandosi dalle finestre dello stabile non essendoci altra via d’uscita. Il processo che seguì assolse i proprietari e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni morto … il risarcimento alle famiglie fu invece di soli 75 dollari. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle vittime. Quindi oggi si ricordano anche quelle povere creature …

Perché si regalano le mimose? 

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alberi di mimose

 

È una tradizione ormai … e fin dalla mattina presto si vedono mazzi di mimose un po’ ovunque!” Esposti dai fiorai , sulle bancarelle dei mercati, venduti agli incroci dai venditori ambulanti.

La tradizione di regalare mimose forse è solo italiana, anche se in moltissimi paesi è tradizioni regalare fiori alle donne l’8 marzo. Fino agli anni Settanta, l’8 marzo è sempre stato considerato una festa di sinistra, strettamente legata al partito socialista: per questa ragione durante i vent’anni di regime fascista  non fu mai considerata o celebrata (tra l’altro il partito socialista era illegale all’epoca). Nel 1946, appena finita la guerra, si festeggiò l’8 marzo per la prima volta in maniera più o meno “ufficiale”.

Esistono versioni molto romantiche e fantasiose sul perché si regali proprio la mimosa per la festa della donna.  Secondo i racconti dell’epoca, si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, ma la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e quasi tutti erano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi delle violette.

Venne proposto quindi di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa, che tra l’altro era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette.

Anche se la festa della donna non divenne una ricorrenza popolare fino agli anni Settanta, la tradizione della mimosa ebbe successo e si mantiene ancora oggi.

Insomma oggi è la nostra festa … trattateci bene … siamo l’altra metà del cielo e facciamo un sacco di cose.

Alla prossima

Elena