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Rosemary …

Ci siamo trasferiti in Inghilterra nel luglio del 1991, Luisa aveva un anno Alfredo 13.
Mio figlio non era contento, lasciava il padre, la nonna, i compagni di scuola, gli amici per un mondo completamente nuovo. Si è ritrovato, dall’oggi al domani, durante le vacanze estive in un College a Boars Hill per una full immersion di inglese, mente noi traslocavamo.
Lo abbiamo fatto per lui in modo che l’impatto con una realtà nuova, a settembre, fosse un pò mitigato almeno dalla maggiore conoscenza della lingua ma so che era infelice. Alfredo, che non mangiava nemmeno le melanzane in quanto le trovava troppo piccanti, si è ritrovato in un posto dove la mensa era gestita da messicane che cucinavano, indovina un pò, alla messicana!
Mi faceva male al cuore saperlo infelice, ma non c’era niente da fare, i figli stanno con la mamma, non avrei potuto vivere senza di lui. Per chiarire, Alfredo è figlio del mio primo matrimonio.
Pensavamo di fargli ripetere l’anno, ma gli accordi presi con il preside della Scuola Europea di Culham, il mitico Mr. Tom Høyem, furono quelli di fare un tentativo.
Alfredo avrebbe dovuto dominare, entro dicembre, un livello di inglese tale da permettergli di seguire le lezioni con profitto.
A dicembre era in grado di seguire economia e geografia in inglese senza troppi problemi. Non ha mai dovuto ripetere un anno. Era ed è ”tosto” il mio bambino.
La Scuola Europea aveva ‘’sezioni’’ madrelingua e lui era era, ovviamente, nella sezione italiana ma, materie veicolari come Geografia ed economia, oltre ovviamente allo sport e a tutte le interazioni con compagni, professori e personale scolastico erano fatti nella lingua ”veicolare”, quella cioè che ospitava la Scuola Europea (°), quindi in questo caso, l’inglese. Tutte le lingue studiate erano con insegnanti madrelingua.
Le sezioni all’epoca erano: inglese, tedesca, olandese, francese, italiana, spagnola, greca. Ma i ragazzi erano molti di più, c’erano anche russi ed egiziani, un meraviglioso melting-pot in cui mio figlio e anche un pò mia figlia hanno avuto la fortuna di crescere. Se si vuole fare l’Europa bisognerebbe partire dalle scuole, ma non divaghiamo.
Il primo paese in cui abbiamo vissuto era Little Milton nell’Oxfordishire ad una decina di chilometri da Oxford.
La scelta era strategica, Little Milton è vicino all’imbocco della M40, l’autostrada che porta a Londra, dove lavorava Antonio, ed era non troppo lontana da Chulham, la scuola dei ragazzi.
Quindi io la mattina accompagnavo e il pomeriggio recuperavo mio figlio a scuola. Non nego di aver avuto qualche difficoltà i primi giorni, guidare una vettura con il volante a sinistra e stare a sinistra è un pò destabilizzante all’inizio, poi si prende ‘’la mano’’ e si va.
Il mio problema era la lingua … l’inglese che avevo imparato era una ‘’miseria’’ su tutta la linea e nel villaggio la possibilità di parlare non era poi così scontata.
A Little Milton non c’erano negozi, c’era solo il Post Office, gestito da una coppia di sorelle, avanti negli anni e secche come delle canne da pesca, che vendevano un pò di prodotti del loro orto. Un giorno avevo bisogno di una testa d’aglio, Alfredo era a scuola e quindi ho messo Luisa sul passeggino e sono andata a comprare ‘sta testa d’aglio, peccato che non sapessi come caspita si chiamasse in inglese.
Io non sono una che si ‘’prepara’’, vado a ”naso”, avrei ben potuto leggere sul dizionario no? Macchè! Morale dopo aver faticato un bel pò per farmi capire dalle due sono tornata a casa con una cipolla!
Ma non importa ci avevo provato.
Quale fu il mio stupore un pomeriggio quando, dal giardino dei vicini, mi arriva una voce concitata, che fa la cronistoria di una partita di calcio in italiano!
Mi affaccio oltre la siepe e vedo un ragazzo che, sempre commentando, corre e tira calci ad un pallone! Lo chiamo ma scompare.
Incuriosita esco di casa e mi avvio verso la casa dei vicini: Hillview Cottage,.
In Inghilterra, specie nei paesi, le case hanno nomi invece che numeri. La nostra si chiamava Boundary House.
Morale della favola suono e mi apre una signora di una certa età. Provo a spiegarmi ma non ci capiamo, lei parla poco italiano e il mio inglese fa pena. Peccato.
Il giorno dopo suona il campanello, vado ad aprire e mi trovo davanti una bella signora sorridente. Rosemary! Entra ed inizia subito a parlare raccontandomi in pochi minuti quello che noi italiani non riusciamo a raccontare di noi stessi nemmeno dopo anni di amicizia.
E’ americana ma parla italiano benissimo perché è stata sposata per anni con un italiano, il conte Salvo Catolfi Salvoni. Mi racconta che è vissuta a Positano a Roma e ad Appiano Gentile. Mi dice che ieri a casa c’era solo sua madre, che vive in America ma che è in visita da lei e che quello che giocava a pallone è Alessandro, il più grande dei suoi tre figli.
E’ un fiume in piena … e dire che io sono una che parla tanto, eppure con lei dovevo inserirmi nelle pause.
Mi racconta che si è separata da poco e che ha deciso di tornare in un paese dove si parla la sua di lingua. Allegra la secondogenita vive con lei e va alla scuola Europea.
Bene! Iniziamo subito a fare i turni per portare e prendere i ragazzi a scuola.
Inutile dire che è stata la mia prima insegnante anche se alla fine, finivamo con il raccontarci di tutto di più in italiano, perché facevamo prima.
Rosemary era proprio americana, veniva a casa mia, apriva il frigo, si faceva il caffè, buttava via le mele che, secondo lei, erano andate. Io da brava torinese vissuta fino ad allora nel mio minuscolo giardinetto non ero abituata a questo modo di fare e, se devo essere onesta, all’inizio lo subivo un pò.
Entrambe avevamo l’hobby del restauro dei mobili e dalle nostre case uscivano in continuazione rumori di piallatrici, trapani e seppiatrici. Noi si rideva su questo fatto, avevamo portato lo scompiglio nel tranquillo Paese.
Rosemary si stupiva del fatto che io fossi così ‘’handyman’’, secondo lei le italiane non lo erano di solito. Ma io sono ‘’insolita’’. Insolita come lo era Rosemary che aveva si un ‘’cuore grande come una casa’’ ma anche un carattere abbastanza difficile con cui convivere.
Devo dire che all’epoca aveva una situazione affettiva veramente instabile che le creava non pochi problemi. Anche se, come spesso le dicevo, l’uomo che voleva lei non lo avevano ancora creato e forse non lo avrebbero creato mai e che avebbe dovuto mettersi il cuore in pace.
Aveva delle aspettative molto alte, troppo forse. Ma … chi ero io per giudicare?
Rosemary aveva una manualità ed un gusto estetico eccezionali. Qualsiasi cosa facesse le veniva benissimo. Dai lavori di decoupage alle tecniche pittoriche sui muri, venivan fuori dei capolavori.
Era come diceva lei: ‘’talentuosa’’.
Non parliamo poi della cucina. Se qualcuno mi dice che gli americani non sanno cucinare, li blocco immediatamente, ricordando loro la cucina di Rosemary. Semplicemente perfetta! Era capace di cucinare di tutto di più ed era tutto buonissimo. Il cosciotto di agnello buono come quello fatto da Lei non l’ho mai più mangiato. Un’altro piatto ottimo è il rosbeef di Giovanna, ma non divaghiamo.
Io ed Antonio ci siamo sposati in Inghilterra e Rosemary è stata la nostra testimone di nozze. Non solo ha fatto da testimone ma ha anche organizzato nel suo giardino il rinfresco per tutti.
Come non amarla? Eppure, spesso e volentieri, becchettavamo come due zitelle. Avevo con lei un rapporto estremamente sincero e se dovevo mandarla a ‘’stendere’’ lo facevo senza problemi. A volte la trovavo infantile e poco responsabile. La sua pigrizia mi faceva impazzire.
Pian piano ho fatto amicizia con altre mamme della scuola e poi ci siamo trasferiti noi ad Oxford e lei a Long Wittenham. Poi lei ha iniziato a lavorare alla Oxford University Press ed io ad andare prima all’Oxford College of Further Education e poi all’Abingdon College per studiare l’inglese.
Ciò nonostante siamo sempre rimaste in contatto.
Siamo state tutte assieme: Giovanna, Lorella, Rosemary al matrimonio in Provenza di Caterina.
Siamo state tutte assieme a Vico Equense dalla Luciana.
Siamo state a Scario e a Napoi da Isa e Lorella.
Sono stata, assieme a Giovanna, ospite di Rosemary in America a casa della sua mamma e ci siamo divertite un sacco tutte e tre. Ci ha portate a zonzo un pò dappertutto e ci ha fatto conoscere una coppia di amici meravigliosi, Gary e Joan.
Quando si è ammalata di tumore al seno è venuta d’estate qui da noi in Francia al mare, perché noi abbiamo la piscina e lei si vergognava di andare in giro pelata come una zucca.
La chemio è una brutta bestia.
Ci siamo fatte tanta compagnia quell’anno. Poi la distanza, gli anni che aumentano, la malattia che è tornata ancora più aggressiva di prima ha fatto si che i nostri rapporti si allentassero sempre di più.
Abbiamo una chat tra amiche ma lei partecipava poco ultimamente, era stata in ospedale per una brutta polmonite bilaterale.
E’ morta il 25 ottobre! La notizia l’ha data Allegra su fb! Non ci potevo credere, per me Rosemary è e sempre sarà quella simpatica e vitale americana dalla risata squillante con un cuore grande come una casa!
Mi spiace cara di non averti potuta abbracciare ancora una volta, non averti potuto dire che ti volevo bene e che eri una gran bella persona.
Oggi più che mai mi ricordo quel che mi hai detto un giorno: ‘’Se non avessi fatta tanta terapia nella mia vita mi sarei offesa per quello che mi hai detto’’.
Vorrei non aver questo peso sul cuore, vorrei esser riuscita a farti capire che quel che detestavo a volte di te era l’aiuto che davi per scontato ma che, non sempre tutti, me compresa, erano disponibili a darti. Ma … ripeto: ”Chi sono io per poter giudicare? Mi odio per non essermi morsa la lingua in tempo”.
A questo mondo bisogna chiarire le cose e non lasciarle mai in sospeso, a costo di sembrar pedanti, oppure bisogna imparare a non dire sempre tutto quel che si pensa.
Ora è troppo tardi, te ne sei andata e io mi sento in colpa nei tuoi confronti. Ti ho voluto bene Rosemary e sono stata felice ed onorata di conoscerti.

Alla prossima

Elena

Con Rosemary a Sunapee New England

Con Rosemary al lago Sunapee New Hampshire.

(°) Le Scuole Europee sono istituti nati a partire dal 1953 al fine di offrire un insegnamento multilingue e multiculturale, dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria, prioritariamente ai figli dei funzionari delle istituzioni comunitarie, garantendo a tutti gli alunni l’insegnamento della propria lingua materna.
Le Scuole Europee sono attualmente 13, distribuite in sei  Paesi dell’Unione: Belgio (Bruxelles I, II, III e IV, Mol), Germania (Francoforte, Karlsruhe, Monaco), Italia (Varese), Lussemburgo (Lussemburgo I e II), Olanda (Bergen), Spagna (Alicante).
Nelle Scuole Europee di Bruxelles I, II e IV, Francoforte, Lussemburgo II, Monaco e Varese funzionano sezioni linguistiche italiane.
All’epoca c’era anche la European School di Culham chiusa il 31 agosto del 2017. Peccato! 🙁

Progetti di sviluppo ‘’italici’’ che finiscono nel ‘’nulla’’ … 

Stamattina leggevo un articolo di Jacopo Gilberto che riporto in parte.

Parla del solare termodinamico che, in Italia purtroppo, chiude definitivamente senza esser in pratica mai nemmeno nato. 

L’associazione di categoria, Anest – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, si scioglie e con lei se ne vanno in fumo ben 14 progetti avviati con investimenti privati.

Eppure … la maggioranza di noi italiani si professa ‘’ecologista’’, insiste sulle ‘’energie rinnovabili’’ , quindi dovremmo, in tutti i modi e su tutti i livelli facilitare tali innovazioni no? Macchè! Abbiamo speso e persi nel nulla investimenti privati pari a 300 milioni di euro e li abbiamo spesi per NON costruire 14 grandi centrali solari termiche a concentrazione, quelle che nel resto del mondo producono elettricità concentrando con specchi l’energia del sole.

Le Centrali Solari Termiche sono un’invenzione italiana, utilizzano una tecnologia italiana, ma, in compenso, gli impianti realizzati in Italia sono …  zero!

Il settore industriale del solare termodinamico (quindi non inquinante) in Italia è già morto senza essere riuscito nemmeno a costruire una centrale! Ucciso in fasce da politici assetati di consenso, da comitati nimby (Non in my back yard) del no-a-tutto, da funzionari pubblici miranti alla ”mazzetta”, da norme contraddittorie e tardive, da piani energetici, climatici e ambientali pieni di verbi al ”condizionale” !

All’estero: Usa, Spagna, Nordafrica, Cina, Golfo Persico le centrali termiche a concentrazione piacciono e si costruiscono.

Concentrare i raggi del sole  – Il solare termodinamico a concentrazione è diverso dai comuni pannelli fotovoltaici, nei quali il silicio che viene battuto dal sole emette un flusso di corrente elettrica. Il solare a concentrazione si basa sugli specchi che riflettono e concentrano il calore del sole per far bollire l’acqua con il cui vapore far girare la turbina del generatore. È un’invenzione antichissima nata nel 212 prima di Cristo quando la città siciliana di Siracusa era assediata dal console romano Marco Claudio Marcello; dalle mura di Ortigia lo scienziato Archimede puntò specchi contro le unità del blocco navale, concentrandovi il sole e incendiandole. Si chiamarono specchi ustori.

Un primato italiano andato all’estero  – Presa in mano dagli scienziati italiani in tempi più moderni, la tecnologia del solare a concentrazione è diventata un’esperienza di punta dell’Enea, tanto che il fisico Carlo Rubbia ne fece una bandiera dell’innovazione italiana.  Centri di ricerca si erano impegnati; aziende italiane avevano sviluppato le tecnologie per industrializzare specchi e tubi ricevitori. Risultato? Rubbia ha sbattuto la porta indignato ed è andato a realizzare le centrali termodinamiche in Spagna.

La  Cina che, come al solito, pensa in grande e intende aggiungere 5mila megawatt nei prossimi cinque anni. La Francia medita a impianti di taglia piccola. Vi lavorano il Marocco e il Sudafrica. Ma anche l’Australia, il Messico, l’India, l’Egitto che ha annunciato 1,2 GWe, e la Spagna, che è già forte (hanno almeno 40 centrali da 50 MWe e le più forti società di ingegneria!), il Dubai, ma al solare termodinamico guarda anche l’Oman, per esempio con un progetto cui sta pensando l’italiana Salini Impregilo nella dissalazione con un impianto ibrido fotovoltaico e termodinamico.

La Sardegna del no  – La stessa Italia dove gli specchi ustori furono inventati NON vuole questa fonte di energia pulita perché gli specchi — asseriscono i comitati nimby — ‘’devasteranno il nostro territorio’’ e perché ‘’non è questo il modello di sviluppo che vogliamo’’. (Ma … quale sviluppo vogliono esattamente? La decrescita felice? Chi ha convinto costoro che la decrescita sarà ”felice”?)

Ma andiamo avanti … dei 14 progetti mai completati sui quali sono stati investiti per nulla 300 milioni, la maggior parte erano stati avviati in Sardegna,  ebbene … Non uno ha raggiunto la fase costruttiva. A tutt’oggi sono riusciti ad arrivare solo all’autorizzazione due impianti in Sicilia — ad Aidone e a Gela — per un totale di 53,5 megawatt. Ma … com’è la situazione ad oggi? Vediamo …

Gela …  – l’impianto solare di Gela (Caltanissetta) è un campo ben coltivato a ortaggi fra la strada ferrata per Butera e la provinciale 83. Il progetto era stato proposto dalla Reflex, azienda veneta la cui tecnologia degli specchi per la concentrazione del calore del sole piace all’estero.

Già nel 2011, ai tempi ormai remotissimi del Governo Berlusconi, fu avviato il primo studio di impatto ambientale con un progetto dell’archistar Italo Rota. Progetto splendido, in teoria sarebbero bastati appena 2 anni per realizzarlo. Potenza prevista e produzione di energia elettrica 12,5 megawatt elettrici, ottenuti coprendo di specchi 350mila metri quadri su un’area complessiva di 500mila metri quadri con un investimento di 88 milioni di euro, dei quali opere civili, strutture e impianti sviluppati e spesi nella zona sono 44 milioni. Nei 2 anni di lavoro previsti dal progetto sarebbero stati creati almeno 150 posti di lavoro diretti e indiretti e poi la centrale per la sua operatività avrebbe impiegato 30 operai su 3 turni per i 25-30 anni di esercizio.

Era il 2011. Di nulla in nulla, sono scivolati nella memoria remota i Governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte1 e ora c’è il Governo Conte 2. Ma per il progetto di Gela gli anni sono passati nel niente sottovuoto; sono stati firmati e controfirmati alcuni ettometri di carta protocollata e di sentenze del Tar, ma sul terreno non è stato piantato nemmeno un paletto.

Qui Villasor: la sassaia incolta  – Ciò che sarebbe dovuto essere da anni l’impianto solare di Villasor (Cagliari) è ancora una sassaia incolta alle spalle dell’azienda sperimentale regionale dell’Agris. Il progetto dell’Energogreen (gruppo Fintel) è sfumato. Qui nel Medio Campidano il progetto da 50MWe era appoggiato dall’agricoltore proprietario del terreno, ma venne osteggiato da enti pubblici regionali e da aziende agricole confinanti. Il progetto non è mai arrivato a realizzazione nonostante quintali di carte e di pareri tecnici e legali profusi dalla società proponente.

A Cossoine (Sassari) un progetto simile è stato definito ‘’un’autentica bomba ecologico-ambientale’’! Un incredibile attentato in cui ogni giorno il sole si sarebbe specchiato riempiendo di soldi le tasche di chi voleva catturare i suoi raggi! 

Qui Gonnos: fra i ventilatori eolici – su un terreno ancora incolto a Gonnosfanàdiga (Cagliari) in direzione di Gùspini è dove l’Energogreen ha dilapidato milioni per tentare di realizzare una centrale da 50 megawatt. La Regione Sardegna ha detto che a Gonnosfanàdiga non si dovrà costruire una centrale di specchi perché danneggerà le pecore del famoso pecorino (il cui latte viene venduto per fare il ‘’pecorino romano’’ – perchè vigliacco se sono capaci di fare il ‘’pecorino sardo’’ ; oppure viene rovesciato per protesta sull’asfalto) e perché renderà meno biologiche le colture biologiche. 

(Una nota a margine: la Regione Sardegna che ha detto no alla centrale a specchi di Gonnosfanàdiga ha appena detto sì al gasdotto per alimentare l’isola. Che dire?)

Che cosa manca?  – Il settore muore perché manca da anni l’annunciato decreto denominato Fer2, cioè il sistema di incentivazione di queste tecnologie sperimentali. Intanto il Governo esulta per il piano integrato energia e clima (Pniec) per ridurre del 55% le emissioni di CO2 dell’Italia entro dieci anni.

Emigrazione industriale  – Vi avevano investito denaro e competenze decine di aziende come (qualche nome a titolo di esempio) l’Enel, la Techint, la Maire Tecnimont, l’Eni. Racconta Gianluigi Angelantoni, imprenditore e presidente della morta associazione Anest: ‘’Noi avevamo costituito la società Archimede Solar Energy, che oggi senza più progetti è rimasta con un solo dipendente, che è l’amministratrice delegata Federica Angelantoni, mia figlia, con l’incarico di definire un trasloco forzato in Cina’’.

Rossella Maroni – parlamentare LeU dice: ‘’Si parla molto di green deal, ma non può essere solo una dichiarazione di intenti. Così come il contrasto alla crisi climatica ha bisogno di azioni concrete, accelerazione della transizione energetica in primis. Invece nel nostro Paese si parla molto ma di azioni se ne vedono ben poche. Siamo ancora in attesa del decreto che dovrebbe incentivare le rinnovabili più innovative, mentre la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è per diversi aspetti peggiore rispetto alla bozza precedente’’.

A queste idee innovative che finiscono nel ”nulla” se ne devono aggiunger tante altre. Ad esempio si deve aggiungere il progetto fallito del ‘’fotovoltaico’’ nel territorio di Trino Vercellese.

Trino è il ‘’paese simbolo’’ del nucleare italiano.  Aveva  infatti una centrale che, al suo avvio nel ’64, era la più potente del mondo, ma che è morta a causa di un ‘’libero referendum di popolo’’. 

Trino con la Agatos Energia si voleva convertire al fotovoltaico, avviando la realizzazione di un maxi-parco da 70 megawatt. L’investimento da 250 milioni era stato annunciato dalla Agatos Energia, che aveva acquistato dall’Enel per 1,5 milioni di euro un terreno di 164 ettari nell’area di Leri Cavour, a poca distanza dall’impianto nucleare Enrico Fermi, in via di smantellamento dal lontano 1990. Il parco fotovoltaico avrebbe dovuto utilizzare moduli Suntech e sarebbe dovuta entrare  in funzione “entro la fine del 2013”, dando lavoro a 200-250 persone nella fase di realizzazione e a 15 stabilmente durante l’esercizio. L’energia prodotta avrebbe dovuto essere immessa nella rete nazionale sfruttando le connessioni già esistenti nell’area di Leri, dove avrebbero anche dovuti esser realizzati, nella casa del conte Cavour, un centro di ricerca sulle agro-energie e un sala multimediale didattica sull’energia. E anche di questo … non si è fatto ‘’nulla’’!

Un altro esempio recente, sotto gli occhi di tutti, è quello della TAV. Un progetto di trasporto ferroviario che avrebbe inizialmente dovuto unire Kiev a Lisbona, che si è trasformato in un ben più modesto: Torino-Lione, sostituendo comunque i camion sulle autostrade che inquinano, ma … pian piano, tra blocchi No Tav … contestazioni  … reticenze … ideologie ”pro domo sua” …  anche questo progetto  è destinato a morire.

Che dire? Sono tante le cose che non vanno. Si direbbe che noi ‘’popollo’’,  più che ragionare con la testa, lo si faccia con la pancia! Ci si faccia ‘’strumentalizzare’’ da ‘’chi’’ queste innovazioni NON le voglia.  Si direbbe che la burocrazia sia incapace e corrotta,  si direbbe anche che la politica viva solo di ‘’consenso’’ ! Un ‘’consenso’’ fine a se stesso ma che non le serva per il bene del Paese ma solo per rimanere arroccati su poltrone di potere.

Alcuni industriali per bene, che esistono e che sono quelli che fanno andare avanti il paese,  i soldi ce li buttano anche dentro progetti a lungo respiro;  ma … invece di esser aiutati vengono boicottati.

Facciamoci delle domande … e diamoci delle risposte, che non siano ‘’intestinali’’ come sempre però! 

Alla prossima

Elena 

Quando ci si sente ‘’piccoli’’ …

Tempo fa avevo dato un ‘’compito’’ ai miei allievi del corso di italiano. Non dò quasi mai nulla da fare, ma ogni tanto ci provo, specie se ci sono di mezzo delle ‘’vacanze’’.

Il compito era: ‘’Raccontate qualche cosa di cui siete fieri’’. 

Alcuni di loro hanno raccontato delle storie interessanti ma sono rimasta molto stupita da una mia allieva australiana che, tranquillamente e con un buon italiano, mi ha descritto un viaggio fatto in Catamarano.

Per farvela breve, questa Signora nel 2012,  assieme a suo marito e a due persone di equipaggio, su di un catamarano di 22 metri, è partita dalla Grecia e, dopo aver fatto un giro nel Mediterraneo, toccando Italia, Francia, Spagna ed Africa ha attraversato lo stretto di Gibilterra.

Voi direte, cribbio che meraviglia! Ma non è finita qui!

Sul catamarano di 22 metri hanno attraversato l’Oceano Atlantico dirigendosi verso le Antille e fermandosi sia a  Cuba che in Giamaica. Dopo di che hanno attraversato il Canale di Panama puntando verso le Galapagos, dove sono rimasti per un paio di mesi. 

Ma non abbiamo mica finito … visto che ormai erano nell’Oceano Pacifico come non andare alle Hawaii? Poi hanno pensato bene di fermarsi un pò di tempo in Polinesia: Tahiti, Samoa, Tonga, le Isole della Società,  dopo di che hanno proseguito verso la Nuova Zelanda, dove anche lì sono stati un pò di tempo. 

Alla fine hanno fatto rotta verso casa loro che si trova, se ho capito bene, dalle parti di Melbourne e dove, una volta arrivati,  hanno venduto il catamarano. 

Per fare questo viaggio ci hanno messo due anni.  

Quando ha finito di raccontare questa storia mi è venuto spontaneo dirle: ‘’Anche io ho fatto un pò il marinaio sul Canal du Midi per una settimana’’! Al che ci siamo messi tutti a ridere. 

Questa bella Signora ne ha di cose da raccontare ai suoi nipoti … ed i miei allievi sono tutti, ma proprio tutti delle persone molto interessanti. 

Alla prossima

Elena 

Ve li ricordate i ”Pigs”? I paesi definiti ”maiali” d’Europa?

Vi ricordate quando Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna venivano chiamati ‘’PIGS’’ e cioè ‘’maiali’’?
Il proverbio dice: ‘’Mal comune mezzo gaudio’’ … la crisi era europea, eravamo in tanti sulla ‘’stessa barca’’ … oggi invece di quei Paesi guardati con diffidenza sui mercati e costretti a finanziare il proprio debito pubblico a tassi ‘’da strozzini’’ ne resta solo uno indovinate un pò qual’è ‘sto paese? Non ci arrivate? Ma siamo noialtri!
Oggi noi siamo costretti a pagare tassi d’interesse più alti rispetto a un anno e mezzo fa per indebitarci, mentre tutti gli altri pagano meno.
Facciamo un esempio: ‘’Il Portogallo aveva tassi decennali in linea con quelli italiani a gennaio 2018 (1,89% Lisbona contro 1,97% Roma). Oggi i loro sono scesi a 0,81%, mentre i nostri sono saliti a 2,67%. Come mai?
Tra Italia e Portogallo lo spread è di 186 punti base. Quello tra Italia e Spagna è quasi a 200.
Questo ha un impatto diretto sui nostri conti pubblici: se l’Italia potesse emettere titoli di Stato pagando i tassi portoghesi e non quelli italiani, risparmierebbe – secondo i calcoli effettuati dall’ufficio studi di Intesa Sanpaolo qualche giorno fa – 6,4 miliardi il primo anno, 11,9 il secondo e così via per arrivare a un risparmio annuo di 31,8 miliardi dal settimo anno in poi.
E questa differenza enorme è a parità di politica monetaria della Bce, che è uguale per tutti!
Com’è che gli ‘’altri’’ si sono ‘’ripresi’’ e noi no? Facciamoci una domanda e diamoci una risposta.
Noialtri continuiamo ad immaginare soluzioni alla Padre Pio e diamo retta a chi ci promette soluzioni miracolose.
Il debito è legato oltre che alla ‘’realtà’’ anche alla nostra ‘’immagine’’. I governi precedenti almeno davano l’impressione a tutti di volerlo ridurre invece ‘sto Governo continua ad aumentarlo e se ne vanta pure. 46479800_10213135757084772_1310761295036809216_n Noialtri, pur essendo la terza potenza economica europea siamo l’unico Paese dove, insieme alla Grecia, il costo del debito è più elevato della crescita economica. Cioè per farla semplice, sarebbe un pò come se uno guadagnasse 1000 euro al mese ma avesse debiti per 2000 euro al mese! Ovvio che la faccenda sarebbe un tantino complicata no?
Anche la Grecia ha ancora un debito alto, ma mentre i greci cercano di ridurlo, noi continuano ad aumentarlo. La realtà è che il prossimo Governo sarà di nuovo ‘’lacrime e sangue’’ … non ci piacerà e torneremo di nuovo in questa ‘’spirale’’ senza senso.
Abbiamo dei problemi … ma tanti! Altro che ‘’sovranità’’! Noi abbiamo bisogno di una ‘’mamma’’ che ci prenda per mano e che ci dica passo passo quel che possiamo o non possiamo fare.

Alla prossima

 

Elena

L’Europa … ”vira” a destra? Oppure sta proprio morendo?

Una volta il termine che veniva usato nei confronti di chi era contro l’Unione Europea era ”anti-europeista”, nel tempo costoro sono diventati  ”euroscettici”, e si direbbe che oggi, gli ”euroscettici” vadano per la maggiore.

Ero iscritta al MFE (Movimento Federalista Europeo) già nel lontano 1974 , non ho cambiato idea sui concetti generali e,  anche se avrei qualche cosina da dire in proposito, non vorrei veder ”morire” un ideale.  Eppure,  il clima ”velenoso” di oggi sta mettendo a rischio il sogno di molti.

Facciamo qualche esempio:

  • In Italia ci sono partiti che, se arrivassero al governo, vorrebbero indire referendum per decidere se rimanere oppure no in Europa.
  • In Olanda, la popolazione ha bocciato un accordo di associazione tra l’Unione e l’Ucraina.
  • In Inghilterra si voterà prossimamente per la ”Brexit”.
  • In Germania, le elezioni regionali hanno mostrato il successo del partito nazionalista di destra: Alternative für Deutschland.
  • L’Austria potrebbe,  proprio oggi, avere alla guida del paese un presidente della destra radicale.
  • Gli inglesi a giugno saranno chiamati alle urne per sancire il futuro del paese nell’Unione,
  • Gli spagnoli torneranno alle urne per la seconda volta in sei mesi nel disperato tentativo di darsi un governo.
  • A Parigi, nel 2017, il Fronte Nazionale di Marine Le Pen tenterà la scalata all’Eliseo.
  • In Grecia si registra tra la popolazione il consenso minore all’Europa, e come dar loro torto? E’ la terza volta che tentano ”programmi di aggiustamento economico” pur di evitare il fallimento!

Sondaggi sostengono che la mancanza di fiducia nell’Europa sia dovuta all’incapacità di quest’ultima nel fronteggiare la crisi economica ed immigratoria che la sta colpendo.   Addirittura alcuni sostengono che siano proprio le ”politiche europee” la causa della crisi.

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Pochi tengono conto che in Paesi come Italia, Grecia e anche Francia si sarebbe dovuto da tempo ”dare un giro di vite” all’assetto politico.  In periodi di ”vacche magre”, piaghe come clientelismo,  protezionismo e familismo (stendiamo un ”velo pietoso” su  Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unita) sono da aggiungere ad una  situazione già ”precaria” e peggiorano ulteriormente il ”quadro traballante”.  Mentre alcuni paesi, dimenticando le proprie ”mancanze”  ”piagnucolano” sulla ”durezza” dell’Europa … altri, vedi i  tedeschi, quadrati come sempre, (anche se poi si fanno spesso i fatti loro) sostengono che non si devono mettere in dubbio i principi di Maasticht e impongono quindi a Paesi, già in cattive acque, di ridurre il debito e non rompere!

Come fare per far andare d’accordo ”mentalità” così diverse? Secondo la mia misera opinione di ”casalinga ignorante” … l’unico modo per far andare tutti d’accordo sarebbe quello di tornare ad avere tutti un lavoro decente! Un lavoro che permetta di vivere dignitosamente e di guardare al futuro con serenità. L’avere un lavoro farebbe ripartire tutto l’am ba ra dam e,  ripartito l’am ba ra dam, trovandoci in situazioni economiche migliori, si potrebbero fare tutti quegli ”aggiustamenti” da una parte e dall’altra senza traumi eccessivi. Chiederci oggi di ”tirare ulteriormente la cinghia” non potrà che far altro che  peggiorare e ”precipitare”  la situazione. 

Tutti dicono che bisogna ”creare lavoro” ma, evidentemente, tra globalizzazione e multinazionali,  NESSUNO sa da che parte incominciare per farlo!

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Morale della favola? Quando la gente è disperata, quando non arriva a fine mese ha la tendenza,  e credo sia ”genetica”,  a mettersi nelle mani di quello che sembra il più ”forte” ! Di quello che, spudoratamente,  sostiene di avere la bacchetta magica … di quello che ”pare” avere le idee chiare per risolvere il problema! Di quello che sostiene di essere ”puro e onesto come l’acqua di sorgente” …

Non dovremmo quindi stupirci se la tendenza generale ”viri a destra” .  In fondo corsi e ricorsi storici sono sempre gli stessi,  non c’è niente di nuovo sotto il sole, e, quando si gratta il ”fondo del barile” ,  lo si fa a 360°,  ”classe politica” compresa!

La ”barca Europa” … vira a gonfie vele a ”destra” … e gli USA forse avranno a comando della loro ”barca” … quella ”mina vagante” di nome Trump! Niente di buono all’orizzonte!

Meditiamo gente … meditiamo …

 

Alla prossima

 

Elena

IL PAESE PIU’ FELICE NEL 2015 E’ …

… la Svizzera!

Secondo il  ”World Happiness Report” che, invece del PIL , valuta il FIL  (Felicità Interna Lorda) al primo posto c’è la Svizzera! 

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E questo nonostante abbia”subito” un modernissimo tunnel ferroviario …  (°°)

Seguono poi Islanda e Danimarca. E ancora nella ”top ten” troviamo: Norvegia, Canada, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Nuova Zelanda e Australia!

Gli Stati Uniti sono al quindicesimo posto.

Le cose vanno molto peggio per Italia, Grecia e Spagna.

Il rapporto afferma che le istituzioni di questi  tre Stati europei sono state troppo deboli ed incapaci nel gestire la crisi finanziaria, e per questo motivo,  il ”tasso di felicità media nazionale” è crollato. Se si confrontano i livelli attuali con quelli pre-crisi, la Grecia è la Nazione che ha visto il calo maggiore, con un peggioramento dell’1,5%,  seguita dall’Italia con lo 0,8% e dalla Spagna con lo 0,7%.

Tra i 158 Stati analizzati dagli esperti dell’UN Sustainable Development Solutions Network, noialtri ci siamo piazzati al 50° posto  mentre la Grecia è  al 102°,  la Spagna al 36° , La Gran Bretagna al 21°,  la Germania al 26°, e la Francia al 29° posto.

Gli otto paesi più infelici si trovano nell’Africa sub-sahariana. La cosa ovviamente non stupisce nessuno, considerate le guerre e le carestie, sarà difficile che siano contenti.  La bandiera nera va al Togo, preceduto di poco dal Burundi, e ancora da Siria, Benin e Ruanda. Costoro, per la cronaca, fan parte di quei poveri disperati che, cercando  un futuro, diventano cibo per squali nel Mediterraneo …

The World Happiness Report misura la Felicità Interna Lorda, ed invita i Paesi dell’Onu ad adottare il proprio indice di felicità come guida per migliorare le politiche interne.

Il benessere dei cittadini,  la nostra ”serenità”, la nostra speranza nel futuro è indice della ”salute di un paese”!

La nostra felicità (FIL) è molto più importante del freddo ed ”inumano” PIL .

Meditiamo gente … meditiamo …

 

Alla prossima

 

Elena

 

 

fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2015/04/150423130327.htm

°° situazione tunnel ferroviario San Gottardo- https://www.alptransit.ch/it/home/