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“Sicilian Ghost Story” Cinema Vox di Frejus

Ieri, domenica, 25 novembre, siamo andati al Cinema Vox per assistere alla proiezione di: ‘’Sicilian Ghost Story’’ un film di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia.

Luna in un momento di disperazione cerca di annegarsi …

Non conoscevo nulla sulla trama ma … quale stupore quando ho realizzato trattarsi della storia del povero Giuseppe Di Matteo, il figlio del ‘’pentito’’ Santino Di Matteo, un bambino che è stato rapito, tenuto prigioniero, ucciso e sciolto nell’acido da Giovanni Brusca!
Ora per chi non conoscesse la storia ”vera” provo a sintetizzarla qui velocemente:
Santino Di Matteo, padre di Giuseppe, faceva parte del clan mafioso dei ‘’Corleonesi’’ di Totò Riina. Dopo l’arresto di Riina (detto ù curtu) nel gennaio del 1993, fu uno dei primi ad abbandonare il ‘’clan’’ e collaborare con la giustizia. Un testimone importante e ”pericoloso” nel processo dell’attentato di Via D’Amelio in cui persero la vita il Magistrato Paolo Borsellino ed i poliziotti della scorta.
Giovanni Brusca, soprannominato in lingua siciliana ‘’ù verru’’ e cioè, ’’porco’’, era a capo del mandamento di ‘’San Giuseppe Jato’’, affiliato anche lui al clan di Riina, e, per impedire a Santino di Matteo di ‘’parlare’’ nell’ambito del processo, gli rapì il figlio, lo tenne prigioniero per quasi tre anni (779 giorni) poi lo strangolò e ne gettò il corpo nell’acido per farlo scomparire.
Due parole veloci su Giovanni Brusca, tanto per ‘’inquadrare il personaggio’’. Questo ‘’Signore’’ ha ammazzato e/o fatto ammazzare, su sua stessa ammissione, circa 150 persone, tra cui il piccolo Giuseppe e una donna in cinta. Ha partecipato all’uccisione del Giudice Rocco Chinnici, e, nella strage di Capaci, dove persero la vita il magistrato Giovanni Falcone sua moglie ed i poliziotti della scorta, fu lui ad azionare a distanza,  il telecomando che fece esplodere il tratto di autostrada.
Ma torniamo al film, che è stata una vera e propria sorpresa.
Per una volta, un fatto squallido e crudele di ‘’Cosa Nostra’’ (o Mafia) ci viene presentato attraverso gli occhi ‘’puliti’’ e sognatori di due giovanissimi.
Luna e Giuseppe si piacciono, Luna è innamorata come solo a 13 anni si può amare … sogni e realtà si fondono assieme in un meraviglioso struggimento. La natura che li circonda fa parte delle loro paure e delle loro speranze.
Quando improvvisamente Giuseppe scompare, nessuno in paese, pare stupirsi della cosa. Solo Luna, e la sua ‘’amica del cuore’’ cercano disperatamente di attivarsi per ritrovarlo.

Questa foto ritrae il ”vero” Giuseppe di Matteo, rapito e ucciso da Giovanni Brusca.

Nessuno, commissariato compreso, cerca Giuseppe seriamente e questo nonostante Luna sia andata piangendo in commissariato a dire di aver identificato un uomo  … ‘’faccia di porco’’ e la sua auto … ma nessuno ‘’alza un dito’’!
Nessun aiuto per Luna, nemmeno da parte di sua madre, donna ’’neutra’’e completamente anaffettiva.
Ecco la Sicilia! Omertà, paura e silenzio assoluto. Facciamoci i fatti nostri, è troppo pericoloso immischiarsi in cose che non ci riguardano! Meglio girare la testa dall’altra parte.
Eppure … proprio questo è il motivo per cui non si riesce ad eliminare la malavita organizzata nel nostro paese. ‘’Cosa Nostra’’, come tutte le altre associazioni mafiose non possono essere eliminate perché esiste una ”connivenza malata” tra malavita organizzata e cittadini … tra malavita organizzata ed istituzioni. Triste ma è così … questo ci obbliga a rimanere nel medioevo … come d’altronde lo sono le tribù arabe.
Ma torniamo al film altrimenti mi deprimo troppo …
Luna cerca, senza riuscirci, Giuseppe, e per 779 giorni spera e vive come in una sorta di ‘’limbo’’ … tentando anche di annegarsi. In qualche modo è in contatto con lo ‘’spirito’’ di Giuseppe e, quando percepisce che per lui è finita, ingerisce il veleno per i topi. Lo ‘’spirito’’ di Giuseppe avverte l’amica del cuore di Luna che si precipita a casa sua salvandola.

Luna, disperata, esprime la sua angoscia disegnando sulle pareti di camera sua …

Immagini, riprese, scene, natura, in questo bellissimo film compongono un caleidoscopio di sensazioni che proiettano lo spettatore vicino alle angosce di Luna, che riprenderà a vivere, grazie a nuovi amici e al semplice fatto che la ‘’vita’’, orrore compreso, continua.
Il messaggio, nonostante la tragedia, l’angoscia, lo squallore, la disperazione, la crudeltà e l’ignoranza … è quello di una ‘’nuova generazione’’ non più disposta ad abbassare la testa davanti a degli ignoranti che continuano ad ostinarsi a vivere nel Medio-Evo.

Anche questa volta dobbiamo ringraziare il geniale Jerome Reber per l’ottima scelta e ovviamente si ringrazia il CIP, (Club Italianiste de Provence) ed il Cinema VOX di Frejus.

Alla prossima

Elena

23 MAGGIO 1992 – STRAGE DI CAPACI …

23 anni fa … il 23 maggio del 1992,  in località Capaci, sull’autostrada che dall’Aeroporto conduce a Palermo veniva ucciso il giudice Giovanni Falcone assieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta:  Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

Per ricordare quella orribile strage proviamo a leggere: ”Cose di cosa nostra” – un libro scritto da Giovanni Falcone in collaborazione con la giornalista francese Marcelle Padovani .

CoseDiCosaNostra

Nel libro ricorrono frasi come: ”Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”, oppure:  ”In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere”.

Oggi, a distanza di 23 anni, ci sono milioni di italiani e un pugno di magistrati che si domandano se ci fu una parte ”marcia” dello  Stato, che non riuscì o non volle proteggere Falcone e, con lui, altri Servitori dello Stato che prima e dopo quella strage lasceranno le loro vite sul terreno della incompiuta democrazia italiana.

La lettura di questo libro rappresenta la presa di coscienza del fatto che sono ancora diversi i Servitori dello Stato che vengono lasciati soli o che, entrati in giochi troppo grandi per senso della giustizia o del dovere e della lealtà alle Istituzioni e al popolo italiano, vengono ancora lasciati soli.

Un abbandono che vuol dire essere nudi di fronte ai rischi della delegittimazione (la cui onta lo stesso Falcone ha dovuto affrontare), che giunge sempre prima della morte fisica ed è comunque più mortale, perché ricevuta in vita e, non di rado, da chi ti respira a fianco.

Questo volume dalla prima all’ultima pagina, è un manuale di formazione e informazione sulla legalità al quale non si può e non si deve rinunciare. Nel libro, da respirare pagina dopo pagina, l’attenzione si posa sul capitolo delle contiguità che hanno sempre pervaso Cosa nostra, che si è sempre abilmente mescolata o confusa nella società con le sue reti invisibili, oggi sempre più raffinate.

Non è un caso che quel capitolo si chiuda così: ”Ma la mafia non è una società di servizi che opera a favore della collettività, bensì un’associazione di mutuo soccorso che agisce a spese della collettività civile e a vantaggio solo dei suoi membri. Mostra così il suo vero volto e si rivela per una delle maggiori mistificazioni della storia del mezzogiorno d’Italia, per dirla con lo storico inglese Denis Mack Smith. Non frutto abnorme del solo sottosviluppo economico ma prodotto delle distorsioni dello sviluppo stesso. A volte articolazione del potere, a volte antitesi dello Stato dominatore. E, comunque, sempre un alibi”.

Come un alibi è quello dietro il quale si nasconde chi, per non guardare in faccia il male assoluto delle mafie, si volta dall’altra parte.

Meditiamo gente … meditiamo …

Alla prossima

 

Elena