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Grecia sul filo del rasoio … ma …

… può anche darsi che questo sia un modo per darle uno scossone e farla migliorare!  Le pressioni fatte dall’Europa in fondo non sono proprio tutte negative. Se stiamo a guardare il compromesso onesto e fatto per il bene collettivo non è mai da considerare una perdita di tempo.

Il 30 giugno la Grecia ha promesso che pagherà 1,6 miliardi di euro al Fmi e successivamente, a luglio, un altro rimborso di 3,4 miliardi di euro. Ma … secondo voi ce la faranno? Dove li prenderanno ‘sti soldi? economia-greciaIl partito di Syriza al momento ”tiene” ma se dovessero saltare le linee degli accordi il partito probabilmente si spaccherebbe e andrebbero a nuove elezioni. A chi la vittoria?  Difficilmente sarà la sinistra radicale – in fondo – i sondaggi parlano di greci che non vogliono affatto uscire dall’euro … quindi vincerebbero i moderati con tutti gli annessi e connessi …  tradotto in parole povere significherebbe che nessuno prenderebbe le parti dei più poveri.

I temi più critici della discussione con gli altri paesi europei sono la riforma del mercato del lavoro,  delle pensioni, e la velocità del risanamento dei conti pubblici.

La Grecia ha già liberalizzato considerevolmente il proprio mercato del lavoro che ora, secondo l’Ocse, è persino più flessibile di quello tedesco.

Nonostante questo, le esportazioni, a eccezione del turismo, sono cresciute molto poco, al contrario di altri Paesi del sud Europa. Insomma, è improbabile che sia la scarsa flessibilità del mercato del lavoro a frenare l’economia greca. D’altronde i greci sono famosi nel mondo per essere stati degli ”armatori” navali mica – ad esempio – per la produzione di macchine utensili!

Il sistema pensionistico poi,  un tempo fin troppo generoso, è già stato riformato, creando ovviamente una marea di ”scontenti”.  Saranno necessari altri aggiustamenti/limature ma soprattutto perché i fondi pensionistici con l’economia a picco non hanno  risorse da dedicare alla gestione previdenziale.

Per rendere il sistema sostenibile nel lungo termine bisognerà fare ulteriori ritocchi, tanto più alla luce della recente sentenza di tribunale contro una parte dei tagli. Tuttavia, la via maestra per rendere il sistema pensionistico sostenibile è la crescita economica, non certo altre decurtazioni dei diritti acquisiti, sono già fin troppi i pensionati greci ai limiti di povertà!

L’ostacolo tra la Grecia e la prosperità NON è un’altra pesante riforma del lavoro o altri tagli dei salari per rendere l’economia più ”competitiva” …  e nemmeno un’ulteriore stretta sui conti pubblici o una riforma delle pensioni finalizzate a infondere più fiducia negli investitori. Le vere questioni sul tappeto sono più profonde.  Per sbloccare il potenziale della Grecia, per mettere in moto le sue competenze imprenditoriali e le sue risorse naturali sottoutilizzate, il Paese deve apportare miglioramenti alle istituzioni ”incancrenite” e che vivono di privilegi … che governano la sua economia. Ma dai? Si direbbe quasi che l’Europa sia un pungolo per asportare il ”marcio” …

Come prima cosa Atene deve riformare la pubblica amministrazione, affetta da decenni da scarsa trasparenza, inefficienza e clientelismo. I vari tentativi di riforma che si sono succeduti hanno prodotto scarsi risultati e l’apparato burocratico rimane soggetto a una pesante influenza politica. (Vi ricorda qualcuno? Da noi questi discorsi li facevano Falcone e Borsellino)

Dopo lo scoppio della crisi qualche passo avanti è stato fatto, per esempio nel contrasto alla corruzione, ma l’impulso al cambiamento stava venendo meno già prima che Syriza arrivasse al potere.  Il problema vero è che la riforma delle istituzioni non può avvenire senza un ampio consenso della società greca, dei politici e degli stessi dipendenti pubblici.  Anche in questo caso, ammesso e non concesso che costoro siano disposti a rinunciare ai loro vantaggi,  non sarà facile e ci vorrà tempo. (Sante parole!)

La seconda riforma fondamentale riguarda il sistema giudiziario. Un sistema giudiziario funzionante è il nucleo essenziale di un’economia di mercato: beneficia gli imprenditori, gli investitori, gli esportatori e riduce la disuguaglianza. Attualmente sono necessari 1.580 giorni per far rispettare un contratto in Grecia, secondo l’indagine della Banca mondiale sulla facilità di fare impresa (la media Ocse è di 540 giorni): questo dato colloca la Grecia al 155° posto su 189 paesi del mondo, accanto al Pakistan, al Ciad e all’Italia. (Nelle classifiche dei peggiori noi ci siamo sempre! Sigh … )

La classifica più generale sul grado di legalità stilata dal World Justice Project piazza la Grecia all’ultimo posto fra i Paesi ad alto reddito, appena sopra la Russia. Una riforma della giustizia di solito richiede parecchio tempo, e per condurla in porto serve quindi un ampio sostegno tra le forze politiche e l’opinione pubblica.

Il terzo punto dolente su cui intervenire è l’eccesso di regolamentazione e il coinvolgimento del settore pubblico nei mercati dei prodotti. La regolamentazione serve a far funzionare meglio i mercati dei prodotti e a ridurre al minimo i costi legali, ma può anche essere usata dalle aziende già consolidate per soffocare la concorrenza. I regolati hanno quindi un incentivo a fare pressione sulle autorità perché distorcano la normativa in loro favore.

Alla fin dei fini se guardiamo bene la Grecia ha difetti molto simili ai nostri  … in fondo siamo ”mediterranei”. Per uscire da questo pantano dobbiamo lavorare tanto e tutti assieme. Unica maniera se vogliamo davvero fare il ”salto” da economia ”clientelare” ad economia ”corretta”.

Ma questo non richiede rivoluzioni! Non è necessario, come diceva Di Pietro ”buttar via il bambino con l’acqua sporca”!  Le tanto ammirate ”primavere arabe” alla fin dei fini hanno aperto corridoi di instabilità tali da far prosperare integralisti folli come quelli dell’ISIS.

Per migliorare le cose ci vuole lavoro costante nella giusta direzione e tempo … speriamo in una gioventù onesta e con tanta buona volontà. Il consiglio che vorrei dare ai giovani di oggi è una frase di Amos Oz:

Nel mio mondo la parola compromesso è sinonimo di vita! E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte.

Alla prossima

 

Elena

 

 

 

fonte: http://centreforeuropeanreform.blogspot.gr/2015/06/greece-after-deal-work-on-solution.html

 

ECCO CHE COSA POTREBBE SUCCEDERE IN GRECIA …

in seguito all’elezione di oggi.

Maggioranza assoluta a Tsipras. Probabilità: 20% – E’ lo scenario più temuto dall’Europa. Syriza, la sinistra radicale guidata da Alexis Tsipras, con la sua doppia minaccia di abbandonare le politiche di austerità e di rinegoziare il debito greco con i creditori, ottiene almeno 151 seggi, cioè la maggioranza assoluta. La cosa è improbabile ma non impossibile: il sistema elettorale greco prevede infatti un premio di maggioranza di 50 seggi al partito che ottiene più voti mentre i restanti 250 sono assegnati con metodo proporzionale. Gli ultimi sondaggi vedono Syriza in testa con almeno un terzo delle intenzioni di voto. Se dovesse superare la fatidica soglia dei 150 seggi, Tsipras potrebbe formare un governo da solo e sedersi al tavolo con la troika da una posizione di forza. Si aprirebbe una fase di duri negoziati con tensioni e scontri per alcuni mesi. I mercati probabilmente sarebbero volatili e punirebbero Atene con un aumento dei rendimenti sui titoli di Stato. La pressione su Tsipras sarebbe fortissima e alla fine un compromesso verrebbe comunque raggiunto, perché l’alternativa sarebbe una nuova insolvenza della Grecia o una sua uscita dall’euro.

Governo di coalizione guidato da Tsipras. Probabilità: 35% – E’ al momento lo scenario più probabile, ma non necessariamente quello in grado di garantire un governo stabile. Tutto dipende da quale partner affiancherebbe Syriza. Ci sono diverse opzioni: vediamo quali, tenendo conto che per entrare in Parlamento i partiti devono superare la soglia di sbarramento del 3 per cento. Una possibilità è un’alleanza con To Potami (Il Fiume), una forza di centro-sinistra nata da un anno e guidata dal giornalista televisivo Stauros Theodorakis, oppure con il Partito socialista (Pasok). Entrambi hanno posizioni meno intransigenti di Syriza sia sulle politiche di austerità che sulla ristrutturazione del debito. In un caso e nell’altro quindi, spiega una nota dello European Policy Institutes Network ,«Syriza dovrà fare grandi concessioni, il Governo sarà carico di tensioni fin dall’inizio e con ogni probabilità non completerà la legislatura». Un governo Syiriza-To Potami o Syriza-Pasok comunque non dispiacerebbe all’Europa e ai mercati, perché sarebbe meno intransigente. L’altra possibilità, che invece non piacerebbe ai mercati, prevede un’alleanza con il Partito comunista, che ha posizioni ancora più radicali di Syriza, o con i Greci Indipendenti, formazione nata da una scissione a destra di Nuova Democrazia, il partito del premier Samaras. Questo scenario è simile a quello della maggioranza assoluta a Syriza, perché sarebbe un’alleanza all’insegna di una forte piattaforma anti-austerity, con l’aggravante della litigiosità connaturata alle coalizioni.

Governo guidato dal premier uscente Samaras. Probabilità: 20% – Nuova Democrazia di Antonis Samaras, il primo ministro uscente, è seconda nei sondaggi con circa il 30 per cento. Molto difficile, salvo una clamorosa rimonta dell’ultima ora, che possa vincere o addirittura ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Meno improbabile invece una grande coalizione con il Pasok, una riedizione del governo uscente, o con To Potami. La Costituzione greca prevede infatti che il mandato a cercare di formare un governo spetta in prima battuta al vincitore delle elezioni, poi al secondo arrivato e infine al terzo. Se Tsipras fallisse quindi toccherebbe a Samaras. Un governo di coalizione di questo genere non avrebbe grosse difficoltà a negoziare un nuovo accordo con la troika dopo la scadenza dell’attuale programma a fine febbraio.

Nessun governo, nuove elezioni. Probabilità: 25% – Se nessuno dei leader che si sono piazzati ai primi tre posti riesce a trovare un accordo per formare un governo, si torna alle urne, come prevede la Costituzione. E’ già successo nel 2012 quando i greci sono andati a votare il 6 maggio e il 17 giugno. Questa volta però ci sarebbe la complicazione di dover eleggere il presidente della Repubblica, la cui fumata nera a dicembre ha provocato le elezioni anticipate. I negoziati con la troika sarebbero congelati in attesa del nuovo voto, che potrebbe come già nel 2012 portare a una maggioranza pro-Ue.

Vedremo …

 

Alla prossima

 

Elena

 

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