Archivi tag: Teatro

Rai Radio Televisione italiana, dov’è finito il teatro?

Pensierino del mattino …

Dicono che sarà la ‘’cultura’’ a salvare il mondo. Come dar torto ad un’affermazione simile? Tutti ci rendiamo conto che la ‘’cultura’’ è la ‘’chiave di volta’’ che sorregge una società civile. Una società degna di tale nome. 

Una società giusta, che dia le stesse possibilità a tutti e che aiuti quelli che, per una ragione o per l’altra, rimangano indietro. 

Ora,  tutti sappiamo che la ‘’cultura’’ viene trasmessa in vari modi: dalla famiglia, dalla scuola, dall’informazione. 

Ultimamente secondo voi questi passaggi di informazione, tra una generazione e l’altra, sono migliorati? 

Nella famiglia, non saprei, visto che la vita sempre più frenetica richiede da parte dei genitori moderni dei tempi di comunicazione veloci e concentrati. Si parla con i figli in auto mentre li si porta a scuola o a fare sport. I bambini oggi non sono liberi in spazi loro, non riescono a stabilire regole comportamentali di gruppo da soli, ma tali regole sono sempre ‘’mediate’’ da adulti spesso sotto pressione per qualche motivo. 

La scuola ha perso molto del suo carisma e del suo rispetto.

Un tempo, parlo di quando ero piccola io, e cioè negli anni sessanta, se prendevo un brutto voto a scuola, come arrivavo a casa, prendevo anche un ceffone, se mi andava bene, se mi andava male mi mettevano in castigo per una settimana. Il che significava star chiusa in casa,  cosa drammatica per me, che ero un vulcano di energia.

Ma a nessuno, della mia famiglia sarebbe mai venuto in mente di andare a parlare alla mia maestra, santa donna che ancora ricordo con stima e affetto, per chiedere il motivo del ‘’brutto voto’’. Il suo giudizio era insindacabile! 

Oggi invece? Oggi, lo sappiamo, se i nostri pargoli prendono un brutto voto, genitori infuriati vanno dall’insegnante e lo prendono, bene che vada a male parole, male che vada arrivano a mettergli le ‘’mani addosso’’! 

Quindi che cosa fa l’insegnante per sopravvivere? Dà il 6 politico a tutti. In questo modo mantiene il suo posto da ‘’precario’’ e ‘’tira avanti’’. Notoriamente i direttori scolastici più che pretendere alti  livelli di istruzione preferiscono bassi livelli di ‘’scontro’’ con i genitori.

Detto questo che cosa rimane per passare ‘’cultura’’ alle nuove generazioni? Semplice, l’informazione. Ma non quella dei quotidiani che, per poterne fruire, bisognerebbe leggerli, ma la tv! Facile, immediata e che richiede poco ‘’sforzo mentale’’. 

Ma … e qui ‘’casca l’asino’’! Che cosa c’è alla tv oggi di facilmente fruibile per i giovani? A parte i cartoni animati per i piccolissimi,  per i più grandi e anche per gli adulti ci sono:  il Grande Fratello, una miriade di trasmissioni di cucina, serie televisive che trovano il tempo che trovano, film spezzati da infinite pubblicità. 

Ora mi domando, ma sarebbe tanto difficile alzare un pò il livello culturale delle trasmissioni? 

Perché mai il teatro è scomparso completamente dai palinsesti della RAI? 

Eppure … la mia generazione è cresciuta con le commedie di Govi, come dimenticare i ‘’maneggi per maritare una figlia, Pignaverde e Pignasecca, Sotto a chi tocca’’?   Come dimenticare il grande Pirandello o le commedie di Eduardo de Filippo? Ma Santa Polenta Svizzera, quella era cultura fruibile per tutti. 

Quanti possono permettersi di andare a Teatro? Mica tutti … Eppure noialtri ormai quando si va anche solo al cinema, preferiamo il film panettone piuttosto che, ad esempio,  Martin Eden di Pietro Marcello!  Perchè?

Facciamoci una domanda  e diamoci una risposta …

Da parte mia, penso che un popolo di deficienti sia più propenso a convincersi della necessità di acquistare cose inutili, di continuare a ‘’consumare’’ di comprarsi mille paia di scarpe quando di piedi ne ha sempre e solo due. 

Ma la cosa più grave è che un ‘’popolo di deficienti’’ nemmeno si accorge quando sta per perdere la democrazia e quando slitta paurosamente verso la dittatura. 

Alla prossima

Elena   

”Il trovatore” di Giuseppe Verdi

Ieri sera siamo andati al teatro ”Le Forum” di Frejus per vedere il Trovatore.
Teatro pieno come al solito, eravamo seduti in platea in quarta fila … praticamente sembrava di toccare gli attori e soprattutto sembrava ci guardassero negli occhi.

Il Trovatore è un dramma in quattro atti e otto quadri, su libretto di Salvatore Cammarano, tratto dalla tragedia El Trovador di Antonio García Gutiérrez. La ‘’prima’’ di questo dramma fu fatta a Roma, al Teatro Apollo, il 19 gennaio 1853, e fu immediatamente un successo!

La foto è stata scattata da me con il cellulare … quindi è quello che è. Durante la rappresentazione è ovviamente vietato scattare foto. Qui lo spettacolo era terminato e gli interpreti stavano ringraziando il pubblico.

Dunque vediamo un pò di riassumere la trama di quest’opera che, al giorno d’oggi, risulta per forza di cose, un pò lenta ed anacronistica.
La storia si svolge in Spagna nel 1400. (XV secolo)

Parte I
Nell’atrio del palazzo dell’Aliaferia i soldati attendono il ritorno del Conte di Luna che passa, non avendo un gran che da fare,  le sue notti a sorvegliare la casa di Leonora, principessa di Aragona,  di cui è innamorato. Il Conte di Luna fa la guardia perchè teme che possa arrivare il Trovatore, di cui Leonora è innamorata. Ferrando intanto, il capo dei soldati, racconta, per passare il tempo, la storia di una zingara che fu bruciata sul rogo per avere stregato il figlio del precedente conte di Luna.  Racconta anche come la figlia di costei, Azucena, rapì e sacrificò il bambino ”stregato” sullo stesso rogo della madre per vendetta.
Nel giardino del palazzo intanto Leonora confida all’ amica Ines il proprio amore per il Trovatore. Quando le due donne rientrano nei loro appartamenti non si accorgono che nel giardino c’è il conte nascosto, in attesa di poter parlare con Leonora. Si sente intanto il canto del Trovatore; Leonora avanza per abbracciare l’amato, ma, nell’oscurità, si sbaglia e abbraccia il conte. Quando la luna esce dalle nuvole e rischiara la scena, si accorge dell’errore e si getta ai piedi del Trovatore chiedendo perdono. Pieno di rabbia il conte intima al Trovatore di svelare la sua identità. Il Trovatore dice di chiamarsi Manrico e di essere un seguace del ribelle Urgel. Nonostante i tentativi di Leonora di frapporsi, i due si sfidano a duello e Leonora cade svenuta.

Parte II
La gitana. Nell’ accampamento degli zingari, Manrico – che pur rimanendo ferito, ha vinto il duello e graziato il conte – dialoga con la madre Azucena. La zingara gli racconta i fatti passati … sopra pensiero … gli racconta che, per vendicare la propria madre, ella aveva rapito il figlio del conte, ma, accecata dalla rabbia e dalle lacrime, si era sbagliata e  anziché gettare il figlio del conte, nel  rogo ci aveva buttato il suo!  Manricom a ‘sto punto si fa delle domande e chiede spiegazioni … la donna risponde in modo elusivo ai ragionevoli dubbi di Manrico sulla propria identità ma giura che Lui è suo figlio. Manrico  le crede …
Un messaggero porta la notizia che Castellor è stata conquistata dall`esercito di Urgel e che Leonora credendo morto Manrico vuole prendere i voti e diventare suora. Manrico si precipita a cavallo presso il convento per convincerla a non farsi suora. Nelle vicinanze di Castellor il conte è in attesa di scorgere Leonora per rapirla. Si ode il coro delle religiose e tra esse c’è anche Leonora. Quando il conte, con Ferrando e il seguito, si fa avanti per rapirla, irrompe Manrico con i seguaci di Urgel.  Costoro disarmano il conte e Manrico si allontana con Leonora.

Parte III
Le truppe del conte sono appostate in un accampamento vicino a Castellor. Tra i soldati circola la certezza, che all’ indomani, in battaglia, essi vinceranno. I soldati fanno prigioniera una zingara che Ferrando riconosce: è Azucena, colei che ha compiuto il feroce infanticidio. Azucena cerca invano di negare e condotta presso gli sgherri, invoca il soccorso di Manrico. Il conte capisce allora di avere tra le mani la madre del suo rivale e quindi la possibilità di vendicare il fratello giovinetto bruciato nel rogo da costei. Intanto in una sala adiacente alla cappella in Castellor, Manrico e Leonora si apprestano a celebrare le nozze. Giunge trafelato messaggero e racconta ai presenti che Azucena è prigioniera del Conte di Luna. Manrico dice a Leonora che Azucena è sua madre e corre in sua difesa.

Parte IV
Manrico viene fatto prigioniero dai soldati del Conte e viene rinchiuso nel palazzo dell’Aliaferia. Leonora accompagnata al palazzo da Ruiz, sente l’ultimo addio di Manrico, ma decisa a salvargli la vita, si offre come sposa al conte in cambio della libertà di Manrico. Quindi, ottenuto dal conte il permesso di dare personalmente a Manrico l’annuncio della conquistata libertà, va alla prigione. Mentre il conte gioisce Leonora ingerisce il veleno racchiuso in un anello che ha al dito, piuttosto di cadere nelle mani del conte preferisce morire.
Intanto nella prigione Manrico conforta la madre. Raggiunto da Leonora, che gli racconta di aver ceduto al Conte pur di salvarlo e restituirgli la libertà … lui imbufalito la accusa di tradimento. Ma … quando vede gli effetti del veleno, capisce il gesto di Leonora e piange disperato.
Intanto sopraggiunge il conte che sente tutto e comprende di essere stato ingannato da Leonora, che nel frattempo muore. Consegnato Manrico al boia obbliga Azucena ad assistere all’ esecuzione.
Quando la testa di Manrico cade … finalmente Azucena grida al conte: “Manrico era tuo fratello. Ora mia madre è finalmente vendicata”.

Fine del dramma!

Che dire? La musica è quella di Giuseppe Verdi, quindi è bellissima. Arie come ‘’zingarella’’ e ‘’di quella pira’’ sono immortali ed ascoltarle in teatro, con l’ orchestra ‘’Opera 2001’’ non ha prezzo.
I costumi, le luci, le scenografie sono ben fatte. I solisti ed il coro della compagnia di canto sono tutti bravissimi, quindi è stato un piacere ascoltarli.
L’unica cosa che posso dire, a discapito di questa rappresentazione, è che oggi noi siamo ormai abituati a situazioni molto diverse e un ‘’feuilleton’’ di questo tipo non incontra più i gusti dello spettatore del 2018. Il che è un peccato ma purtroppo è la triste realtà.
Inoltre in uno spettacolo visivo come una rappresentazione teatrale la fisicità dei personaggi gioca un ruolo importante.
Ieri sera ad esempio, il Conte di Luna, interpretato dal baritono Giulio Boschetti riscuoteva,  grazie alla sua presenza fisica e alla sua bellezza, le simpatie delle donne presenti in sala, mentre Manrico, interpretato dal tenore David Banos, non ricopriva certo il ruolo di ‘’tombeur de fammes’’, in quanto piccolo e piuttosto bruttino.
Per tutto il tempo ho guardato la bella Leonora, chiedendomi: ‘’chissà che cosa ci troverà in costui’’? Mah …

Alla prossima
Elena

Arturo Brachetti … SOLO

Domenica scorsa al Teatro Forum di Frejus abbiamo assistito allo spettacolo di Arturo Brachetti: ‘’Solo’’.

26992639_10211191813447396_332378806967442104_n

Dopo alcuni anni di spettacoli fatti in collaborazione con altri attori, in ”Solo” è, come dice la parola stessa, al 90% solo sul palcoscenico, tranne quando è accompagnato da un altro attore che ne impersona l’ ombra.
Durante lo spettacolo interpreta circa una cinquantina di personaggi diversi cambiandosi con una velocità impressionante.
Interpreta ‘’campanellino’’  … Peter Pan … Capitan Uncino … Biancaneve … il lupo … Cappuccetto Rosso e molti altri, compresa una famiglia il giorno delle nozze!
Gioca poi con le ‘’ombre cinesi’’ in maniera originale e,  con uno strano cappello bucato, che utilizza magistralmente per trasformarsi in centinaia di personaggi famosi e diversissimi tra loro, incanta tutti quanti.
Mi sono piaciuti molto i disegni fatti con la sabbia ed ho trovato particolarmente interessante anche quella sorta di danza fatta da lui, la sua ombra e le luci laser.
Insomma uno spettacolo a tutto tondo, che non ha mai annoiato nessuno e con una velocità che, per esser un uomo solo sul palcoscenico, era davvero notevole.
Direi che valga proprio la pena di vederlo.
E poi … come faccio a dire qualche cosa ‘’contro’’ un attore che è nato nella mia città e che ha solo due anni meno di me?

Alla prossima

Elena

 

.-.-.-.-.-.-.

Arturo Brachetti è nato a Torino nel 1957.
E’ conosciuto per essere un attore transformista.
Ha iniziato la sua carriera nel teatro del seminario che frequentava da ragazzo.
Partì da Torino con una valigia, sei costumi ed uno spettacolo con un solo numero, iniziò esibendosi in Francia al cabaret ”Paradis Latin” nel 1978, sotto la direzione di Jean Marie Riviere.
Ottenne in seguito un buon successo anche in Germania e in Inghilterra, dove si esibì per la famiglia reale al Covent Garden.
Oggi è regista di spettacoli,  attore trasformista, capace di cambiare in uno spettacolo qualche cosa come 80 costumi, un mago ed un artista di ombre cinesi.
Dal 2006 è nel Guinness dei primati come trasformista più veloce del mondo.

Il Barbiere di Siviglia!

Ieri sera al Teatro Forum di Frejus è andato in scena ‘’Il barbiere di Siviglia’’ – opera di Gioacchino Rossini su libretto di Cesare Serbini, che a sua volta, lo aveva tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais.

538ed5cf0b2cc

Una vecchia edizione …

Come sempre il teatro era pieno come un’uovo, l’atmosfera quella di interesse e rilassata serenità …  e ci siamo goduti la bella prestazione della Compagnia lirica ‘’Opera 2001’’.

Il titolo originale dell’opera era ‘’Almaviva, o sia l’inutile precauzione’’.
Prima di Rossini, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il ”suo” Barbiere di Siviglia nel 1782 (dieci anni prima della nascita di Rossini). Con quella stessa opera, Paisiello aveva riscosso uno dei maggiori successi della sua fortunata carriera.
Il precedente successo di Paisiello – uno dei maggiori rappresentanti dell’opera napoletana – faceva sembrare inammissibile che un compositore di soli ventitre anni – per quanto dotato – osasse sfidarlo.
Rossini in realtà non aveva nessuna voglia di sfidarlo né aveva nessuna responsabilità sulla scelta del soggetto. L’opera fu infatti scelta dall’impresario del teatro Argentina di Roma, il duca Francesco Sforza Cesarini. Il duca voleva commissionare a Rossini un’opera per il carnevale che si avvicinava,  quindi aveva fretta.
A quei tempi qualsiasi rappresentazione teatrale/musicale doveva scontrarsi con la censura del Papa e ci sarebbe voluto troppo tempo per ottenere il benestare per una ”nuova opera”.

Quindi, per andare sul sicuro, l’impresario propose come soggetto “Il barbiere di Siviglia”, che fu subito approvato dai censori pontifici.
La prima rappresentazione della versione di Rossini ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e fu un fallimento totale che terminò fra i fischi. Il fatto è che il clima generale era condizionato dai sostenitori di Paisiello e quindi l’opera fu boicottata.
Ma già dalla seconda recita, il pubblico non si fece influenzare dai fischi ed applaudì l’opera di Rossini, che, in pochissimo tempo, mise in secondo piano la precedente versione di Paisiello,  diventando una delle opere più rappresentate al mondo.

Ecco qui in sintesi la trama dell’opera:

La scena si rappresenta in Siviglia.

ATTO I
Siviglia. La bella e ricca Rosina abita nella casa di don Bartolo, suo anziano tutore. Don Bartolo vuole tenere Rosina con sè, per amministrarne il patrimonio. Intanto il Conte d’Almaviva, appena arrivato in città, si innamora della bella fanciulla e cerca il modo di avvicinarla; decide di presentarsi a lei sotto le mentite spoglie di Lindoro.
Lindoro organizza delle serenate sotto la finestra della fanciulla, tanto da destare le preoccupazione di don Bartolo; questi, per non essere costretto a rinunciare alla fortuna della ragazza, decide di chiederla in matrimonio, ma lei rifiuta.

Il Conte incontra Figaro, sua vecchia conoscenza, barbiere oltre che “factotum” nella casa di Don Bartolo. Figaro consiglia al Conte di presentarsi a Rosina facendo finta di essere un soldato ubriaco in congedo, con un permesso di soggiorno proprio in casa di don Bartolo. Nel frattempo Rosina affida a Figaro una lettera indirizzata a Lindoro.
Il maestro di musica di Rosina, don Basilio, sa della presenza in città del Conte; per favorire l’amico don Bartolo, gli suggerisce di calunniarlo per sminuirne la figura. (e qui la famosa aria: ”la calunnia è un venticello ….)

Secondo quanto pianificato con Figaro, il Conte di Almaviva fa irruzione nella casa di don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco; Figaro gli ha anche procurato il falso permesso di soggiorno. Don Bartolo pur non riconoscendo nel soldato il Conte di Almaviva, cerca di allontanare il fastidioso rivale. Ne scaturisce una lite che richiama in casa i Gendarmi. Nella confusione generale (nel frattempo è entrato in casa anche Figaro) il Conte riesce a passare un messaggio a Rosina.
Per non essere arrestato il Conte rivela all’ufficiale delle guardie la sua vera identità; i soldati sono quindi costretti a lasciarlo andare senza arrestarlo.
ATTO II
Nella dimora di don Bartolo arriva un certo ‘’don Alonso’’, che dice di esser l’ insegnante di musica e di sostituire don Basilio che è malato; in realtà si tratta sempre del Conte di Almaviva con un nuovo travestimento.
Don Bartolo dubita delle sue reali intenzioni e tiene d’occhio il giovane don Alonso.

Intanto giunge Figaro, intenzionato a distrarre don Bartolo con la scusa della rasatura. Mentre il Conte cerca di spiegare la situazione a Rosina, Don Bartolo lo caccia immediatamente e mostra a Rosina una lettera e le fa credere che il suo amato Lindoro sia in realtà un emissario del Conte, donnaiolo incallito,  che vuol solo ”approfittare” di lei.
Rosina offesa – per dispetto – accetta la proposta di matrimonio del suo tutore. Don Bartolo chiama immediatamente il notaio per sugellare la loro unione.

In un ultimo disperato tentativo, il Conte e Figaro fanno irruzione nella casa di Bartolo, il Conte svela i suoi travestimenti a Rosina e le dichiara il suo amore e la sua volontà di sposarla; la bella Rosina accetta la proposta del Conte.
Proprio quando stanno per fuggire, i tre si accorgono che la scala fuori dalla finestra di Rosina, è stata tolta; è stato don Bartolo, che, sospettando la presenza di un estraneo in casa, è andato a chiamare le autorità. Memore della strana scena cui ha assistito, con il soldato ubriaco lasciato andare, non si fida della polizia. E’ corso dunque direttamente dal magistrato.

Nel frattempo, il notaio fatto chiamare da don Bartolo arriva in casa; Figaro e il Conte, approfittando dell’assenza del padrone di casa, convincono il notaio che il matrimonio che è stato chiamato a fare sia quello tra il Conte e Rosina.
Quando don Bartolo ritorna a casa il contratto di matrimonio è già stato siglato. Quando però il Conte decide di rinunciare alla dote portata da Rosina, don Bartolo tira un sospiro di sollievo e benedice gli sposi.

23658856_10210743364636456_7809735412131229671_n

le foto le si possono fare solo alla fine dello spettacolo … per fortuna stavolta eravamo abbastanza vicini

.-.-.-.-.

Ieri sera ci siamo goduti lo spettacolo dall’inizio alla fine, l’introduzione musicale già da sola vale la pena. Mi è piaciuta moltissimo l’interpretazione di Rosina (Pauline Rouillard) che con la sua mimica facciale ha fatto sorridere tutti.

Insomma una splendida serata. Complimenti alla compagnia, all’organizzazione del teatro, ai ‘’mecenati’’ che finanziariamente sostengono le splendide stagioni teatrali del teatro di Frejus, alla volontà del Comune di non perdere occasioni culturali e non ultimi ai miei meravigliosi allievi che contribuiscono al nostro abbonamento annuale.
Alla prossima
Elena

 

Overture : https://www.youtube.com/watch?v=lxFph3Rc8kk
Figaro – Largo al Factotum https://www.youtube.com/watch?v=RTk79LAd0eM
Rosina: una voce poco fa: https://www.youtube.com/watch?v=kG0BIOgl-aQ

Frejus Teatro Forum – in scena: ‘’Saloon’’

Ieri sera il personale del teatro  era abbigliato secondo il ”tema” dello spettacolo.

Non solo il personale, anche tra il pubblico molti si erano travestiti, dietro di noi, ad esempio c’erano ben otto sceriffi.  C’erano indiani, pistoleri, donnine allegre che lavoravano nei ”saloon”  per allietare la fatica dei pionieri.  C’erano poi balle di fieno un pò dappertutto, pistole e fucili appesi assieme a cartucciere e fondine, tende indiane e, un vitale complesso folk,  suonava e cantava come i pionieri davanti ai fuochi accesi attorno alle carovane.

Insomma tutto faceva presagire, già dalla hall del Teatro che sarebbe stata una serata all’insegna del vecchio west.
Per un paio d’ore undici giovani pieni di vita e di talento ci hanno regalato: acrobazie, volteggi, sollevamenti, virtuosismi vari.

Ho tenuto gli occhi incollati al palcoscenico dall’inizio alla fine, battendo le mani, gridando: ‘’Bravi’’ e tenendo il ritmo con i piedi. Insomma ero più agitata e coinvolta del solito.

f694adac24ba03ff73ae769074a1c54a1494947595

Questa fotografia l’ho recuperata in rete. Non si poteva far foto.

Non solo le capacità circensi di questi ragazzi sono di altissimo livello, più volte infatti mi sono sorpresa incantata a bocca aperta ad ammirarli  e, spesso,  con il fiato sospeso per paura che si facessero male, ma questi ragazzi sanno anche cantare benissimo e ballare altrettanto bene. Sono degli artisti completi!

Se potessi tornare indietro nel tempo vorrei aver fatto questo di mestiere, invece che l’assistente di direzione,  dove la cosa più ”pericolosa” era quella non far prendere in tempo uno scalo aereo al direttore!

20171028_215552

l’ho scattata alla fine dello spettacolo, quando era possibile far un paio di foto ricordo. 🙂

Ma torniamo allo spettacolo: la storia si svolge nel Saloon di una cittadina qualunque all’epoca della corsa all’oro, e, nell’unico posto dove si trovano delle fanciulle, nasce una storia d’amore tra una di queste creature, che nel saloon ci lavora ed un giovane.
Ovviamente sulla ragazza qualcun altro aveva già messo gli occhi … e quindi i contrasti tra i due pretendenti iniziano a farsi sempre più pesanti.
Capacità acrobatiche unite ad un piacevole umorismo non fanno annoiare nessuno nemmeno per un attimo.
Uno spettacolo dove i moltissimi ‘’a solo’’ mozzafiato si inseriscono perfettamente nella storia senza mai perdere il filo conduttore ed il tutto è condito dall’esuberante fisicità atletica della gioventù che già da sola mette allegria!

Lo consiglio vivamente

Alla prossima

Elena

 

A questo link un video dello spettacolo.
https://www.youtube.com/watch?v=QXQZma-68ig

 

Barbara Henricks & his Blues Band …

Sabato sera, 29 aprile, siamo andati allo spettacolo di Barbara Hendricks e la sua Blues Band al Forum di Frejus.
Barbara Hendrick è una soprano lirica … come fa a cantare il Blues?
Semplice!
Questa meravigliosa signora ha due vantaggi: il primo è quello di esser la figlia di un pastore protestante americano, per tale motivo sostiene  di aver mangiato ”pane e canto” già nel ventre materno, il secondo è quello di esser nera!

20170429_220603

infelice fotografia fatta dalla sottoscritta alla fine dello spettacolo …

iu-2

Foto presa in ”rete” … decisamente meglio!

Siamo onesti … le voci:  piene, calde, quelle voci che vibrano, non sono una caratteristica di noi bianchi no?
Noi ci proviamo … ma non ci riusciamo, nemmeno la grande Janis Joplin ci è riuscita per troppo tempo.
Comunque,  tornando allo spettacolo, abbiamo assistito ad una perfermances di altissimo livello, sia in campo vocale che musicale.
Gli ”a solo” al piano e alla chitarra sono stati un piacere per le orecchie. Il ”duetto” tra Barbara ed il chitarrista, in cui lei interpreta con la voce gli acuti della chitarra,  sono stati un felice mix tra virtuosismo e gioco spontaneo.
Una donna dotata di una capacità vocale non indifferente, passa senza sforzo dai bassi tipici del gospel classico ad acuti degni della Callas … incredibile! Ed il tutto avviene senza perdere mai l’ ”anima” del blues.
Ha tenuto durante lo spettacolo una piccola ”lezione” sulla musica blues, ricordando al pubblico che tale musica, fino agli anni ’20 era vietata  in quanto considerata troppo politicizzata. Ci ha ricordato che all’epoca negli USA l’apartheid la faceva da padrona. Ha sottolineato che unità e fratellanza, anche oggi, deve esser fatta tra tutti quanti, e che neri, bianchi, gialli, rossi … sono tutti figli dello stesso pianeta.
Insomma questa bella Signora, nata nel 1948 in Arkansas ed oggi cittadina svedese per matrimonio,  ci ha regalato una serata indimenticabile.
Ci ha ricordato quanto è bella la musica sentita con il cuore oltre che con le orecchie e ci ha dato una grande lezione di umanità e fratellanza.

Voglio ringraziare ancora i miei meravigliosi allievi del corso di italiano della Sasel che hanno regalato, a me e mio marito,  un abbonamento al Teatro Forum di Frejus!  Grazieeeeeee

Alla prossima

Elena