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Strage nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano

Una delle tante ‘’storie irrisolte’’ del nostro Bel Paese. 

A 50 anni dalla Strage di Piazza Fontana non sono ancora stati trovati gli esecutori ‘’materiali’’ dell’attentato.

Alle 16,37 del 12 dicembre del 1969 una bomba esplose nella sede dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura, in Piazza Fontana dove morirono 17 persone mentre altre 81 rimasero ferite. 

Guarda caso proprio il 12 dicembre del 1969 in Senato veniva presentato, in prima istanza, lo Statuto dei Lavoratori.

Dell’attentato fu incolpato inizialmente l’anarchico Pinelli, che ‘’causa malore’’, cadde dalla finestra del commissariato di Milano mentre era sottoposto ad interrogazione. 

Il Pinelli aveva si un alibi a prova di bomba ma dovevano trovare un colpevole quindi … 

Varie indagini vennero fatte nel corso degli anni. Furono sospettati esponenti sia dei gruppi Anarchici che della destra. 

Nel 2005 la corte di Cassazione determinò che la Strage fu commessa dalla  cellula di estrema destra detta: ‘’Ordine Nuovo’’ i cui capi erano Franco Freda e Giovanni Ventura, ma che però non poterono essere sottoposti a processo in quanto già assolti con sentenza definitiva dalla dalla Corte di Assise di Bari .

Quindi il povero Pinelli è morto innocente mentre i veri responsabili sono tranquillamente in giro.

Alla prossima

Elena 

E’ mancata Augusta Schiera Agostino …

E’ mancata Augusta Schiera Agostino.  La mamma dell’agente ucciso, assieme alla giovane moglie Ida, mentre chiudeva il cancello di casa.

Che la terra ti sia leggera cara e dolce mamma …

Augusta non si dava pace. “Io voglio sapere chi ha ucciso Nino e Ida”. Con suo marito Vincenzo girava l’Italia, parlava agli studenti, sfilava in corteo. Augusta Schiera era il simbolo dell’antimafia migliore, l’antimafia vera, quella che ha una sola missione: cercare la verità. Augusta se n’è andata questa mattina all’alba stroncata dal brutto male che l’aveva assalita negli ultimi tempi, ma anche questa volta non si era arresa. Aveva 80 anni, la forza di una ragazza, la determinazione di una madre che un giorno d’estate si era vista strappare il figlio e la nuora incinta.

Quel 5 agosto 1989 doveva essere un giorno di festa per la famiglia Agostino, per il compleanno di una delle figlie. Diventò presto un giorno di dolore. E non sappiamo ancora perché due uomini a bordo di una motocicletta iniziarono a sparare a Nino Agostino, uccidendolo assieme alla giovane moglie in dolce attesa.  Ufficialmente Nino era solo un poliziotto addetto alla squadra Volanti del commissariato San Lorenzo, in realtà andava a caccia di latitanti.  

La macchina del depistaggio era già in azione … e  le indagini presero la strada dei rancori di alcuni familiari di un’ex fidanzata di Nino. 

Augusta non ha mai smesso di denunciare che la verità sulla morte del figlio “è dentro lo Stato”. Si chiedeva, con la sua voce gentile ma determinata: “Dove sono finiti gli appunti di mio figlio, trafugati la notte del delitto?”. E ancora: “Chi, all’interno delle istituzioni, ha tenuto lontana per così tanto tempo la verità? Chi conosce la verità?”. Augusta non ha mai smesso di fare queste domande. Che adesso restano scolpite sulla sua tomba. E Vincenzo, che ha promesso di non tagliarsi la barba fino al giorno in cui conoscerà la verità, prosegue la battaglia di una vita.

Stiamo vicini a Papà Vincenzo. 

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Per curiosità ecco qui un elenco ‘’parziale’’ di ‘’documenti’’ che spariscono in questo Paese:   

– Nel 1947 SCOMPARE uno dei memoriali di Salvatore Giuliano, quello in cui il ”bandito” indicava il nome dei mandanti dei delitti che servivano a bloccare il movimento dei lavoratori italiani;

– Nella vicenda Moro SCOMPARE il memoriale dello statista assassinato;

– Nel ”caso Calvi” SCOMPARE la borsa del banchiere;

– Nell’attentato in cui morirono Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie SPARISCE la valigetta con tutti i documenti che portava con sé – e la cassaforte di casa … fu trovata completamente vuota

– Nella Strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui morirono il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo  e gli uomini della scorta, SCOMPAIONO i dati sia dal computer portatile che da quello nell’ufficio dove lavorava Falcone e SCOMPARE anche la ”ram card” esterna che Falcone utilizzava per l’agenda elettronica;

– Nell’attentato di 22 anni fa, la domenica del 19 luglio del 1992 in cui moriva il giudice antimafia Paolo Borsellino e assieme a lui, perdevano la vita i ragazzi della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi , Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina …  l’inseparabile AGENDA ROSSA del giudice SCOMPARE!

– 5 Agosto 1989 – scompaiono gli appunti dell’Agente Nino Agostino, trafugati la stessa notte in cui è stato ucciso da ‘’ignoti’’ in motocicletta; 

– Metterei nell’elenco, come ciliegina sulla torta,  anche la DISTRUZIONE quindi SPARIZIONE delle intercettazioni telefoniche intercorse tra Mancino e Napolitano. La tempistica scelta per distruggere queste intercettazioni  è quantomeno ”inopportuna”  e,  per forza di cose , desta degli orribili sospetti …

Angelo Vassallo – per la serie: ”non dimentichiamo”!

Oggi ricordiamo Angelo Vassallo … nato il 22 settembre del 1953 e ucciso a Pollica il 5 settembre del 2010.

100017387-9041c6e2-fbf7-4f27-ac5b-b43f4cb1dba9Angelo Vassallo il sindaco pescatore …

Chi era?

Angelo Vassallo era il sindaco di  Pollica (Salerno),  lo era stato per tre mandati: dal 1995 al 1999, del 1999 al 2004, dal 2005 al 2010. Nel 2010 si era presentato per un quarto mandato ed era stato rieletto con il 100% dei voti.
Esponente del PD aveva ricoperto precedentemente l’incarico di consigliere provinciale a Salerno, oltre alla carica di sindaco ricopriva anche quella di presidente della Comunità del Parco, organo consultivo e propositivo dell’ente Parco Nazionale del Cilento.
Vassallo faceva della ”protezione dell’ambiente” il suo cavallo di battaglia. Promotore tra l’altro dell’inserimento della ”dieta mediterranea” tra i patrimoni orali ed immateriali dell’umanità. La sua proposta venne accolta dall’Unesco nel 2010.
Era conosciuto come il ”sindaco pescatore”, sia per il suo passato di pescatore che per il suo amore per il mare e per la natura in generale.  Questo ”amore” lo aveva sempre guidato nella sua attività di amministratore. Tra le sue vittorie politiche va ricordata la creazione del “Museo vivo del mare”, istituito nella frazione di Pioppi, presso il castello di Vinciprova.
Ambientalista convinto e amato dai suoi concittadini era solito emettere ordinanze singolari. Nel gennaio del 2010 aveva firmato un’ordinanza che prevedeva una multa fino a mille euro per chi veniva sorpreso a gettare in terra i mozziconi delle sigarette!

Angelo Vassallo aveva riversato il suo amore per la natura in una ”buona politica”  grazie a ciò le acque di Pollica furono premiate con le 5 vele, il massimo riconoscimento di ”Bandiera Blu”,  di Legambiente e del  Touring club.

Evidentemente il personaggio, dato il suo rigore,  dava ”fastidio” a molti …  e la sera del 5 settembre 2010 verso le 22,00,  mentre tornava a casa a bordo della sua auto, fu raggiunto da nove proiettili calibro 9 dei quali 7 andarono a ”segno” e lo uccisero. Vassallo lasciava, non per sua scelta,  una moglie e due bambini.

Chi lo ha ucciso? Ad oggi non è che se ne sappiamo molto, ecco quel che ho trovato in rete

Nel 2011 i pm Valleverdina, Cassaniello e Rosa Volpe, insieme con il procuratore capo Roberti, avevano sentito numerosi testimoni e disposto anche una decina di perquisizioni ad Acciaroli (località marittima vicino a Pollica).   Agli atti è allegata anche la relazione di servizio firmata dal colonnello dei carabinieri Fabio Roberti Cagnazzo,  comandante del Nucleo operativo a Castello di Cisterna. L’ufficiale, che conosceva il territorio della località cilentana, aveva fornito indicazioni ritenute dagli inquirenti utili alle indagini e aveva provveduto a smontare, mettendole subito a disposizione della Procura, le telecamere sistemate sul porto allo scopo di evitare che immagini potenzialmente significative potessero deteriorarsi.
Alla luce di altri accertamenti disposti dai magistrati, era emerso il possibile coinvolgimento di un gruppo più ampio di ragazzi, tutti gravitanti nel mondo del consumo e dello spaccio di stupefacenti e non solo di origine cilentana. Così, con grande riserbo, le indagini si allargarono. La caccia agli assassini di Vassallo è arrivata anche a Napoli, tra Chiaiano e Scampia, i quartieri dove la droga alimenta il motore degli affari illeciti.

Nel 2015 Bruno Damiani, detto il “brasiliano” accusato per primo dell’omicidio di Angelo Vassallo era rimasto in silenzio davanti alle domande del giudice delle indagini preliminari che doveva interrogarlo sullo spaccio nella frazione marina di Acciaroli, uno smercio di droga che secondo la Direzione distrettuale antimafia è all’origine del suo litigio con il sindaco di Pollica e della conseguente decisione di ucciderlo. Pochi giorni dopo il 5 settembre 2010 il Damiani era volato in Sudamerica e solo nel 2015  era rientrato in Italia, estradato dalla Colombia dove quattordici mesi prima era stato arrestato in forza di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’autorità giudiziaria di Vallo della Lucania, proprio per lo spaccio ad Acciaroli.
Durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Rebibbia, affidato per rogatoria a un gip romano, il Damiani, assistito dal difensore Michele Sarno, aveva però scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, rinviando eventuali dichiarazioni a un momento successivo al suo rientro a Salerno. Il Damiani ha avuto un processo alla terza sezione penale che lo vedeva imputato per alcune estorsioni agli operatori del mercato ittico di Salerno, messe in atto con il gruppo che faceva capo a Giuseppe Stellato. Nel processo, rinviato più volte per l’impedimento dell’imputato, il pubblico ministero Rosa Volpe ne ha richiesta di condanna. Ma il processo quello sul delitto Vassallo, il procedimento su cui il magistrato Volpe, avrebbe voluto ”chiudere il cerchio”, prima di trasferirsi a Napoli per la nomina a procuratore aggiunto non ha ancora avuto risposte.  Bruno Humberto Damiani è finora l’unico indagato sull’assassinio di Angelo Vassallo con l’accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso.

imageUmberto Damiani de Paula instradato dalla Colombia nel 2015

Nel 2016 pare ci siano altri tre indagati, (non ho trovato i nomi) accanto a Bruno Humberto Damiani de Paula il cittadino italobrasiliano in carcere per altri reati e il primo ad essere accostato all’assassinio.
A tutti e tre pare sia contestata l’accusa di concorso in omicidio con l’aggravante della finalità mafiosa. Intorno alla figura di Damiani, frequentatore degli ambienti dello spaccio di stupefacenti e in Cilento, estradato in Italia dopo una lunga detenzione in Colombia ma mai sottoposto a provvedimenti restrittivi per l’omicidio Vassallo, ruota la pista principale battuta dagli inquirenti: quella del delitto commesso per punire i tentativi posti in essere dal sindaco per arginare il mercato della droga che, durante l’estate del 2010, aveva invaso la sua amatissima Acciaroli.

Archiviati altri filoni dell’indagine, la pista della droga è rimasta l’unica al vaglio dei magistrati. Ma nonostante lo sforzo profuso in questi anni, la ricostruzione della vicenda presenta troppi lati oscuri. Non è mai stata, ad esempio, ritrovata la pistola, una baby Tanfoglio calibro 9.21 da cui sono partiti i colpi.

Il 13 gennaio 2016, Damiani è stato nuovamente interrogato dai magistrati che coordinano le indagini dei carabinieri del Ros. I pm Leonardo Colamonici e Rosa Volpe (ormai procuratore aggiunto a Napoli ma ancora applicata a Salerno proprio per portare a termine questa indagine) hanno chiesto nuovamente al brasiliano se avesse motivi di rancore nei confronti del sindaco di Acciaroli.
Assistito dall’avvocato Michele Sarno, il brasiliano ha  respinto le accuse. E l’omicidio del sindaco pescatore rimane, ancora adesso, avvolto dal mistero.

Nel nostro paese se un disperato ruba una mela perché ha fame, saltano fuori immediatamente una marea di ”zelanti” ed ”onesti” cittadini che lo denunciano alle autorità competenti e che sono disposte, in tribunale, a testimoniare contro il disgraziato!  Se invece qualcuno uccide un sindaco a revolverate … nessuno né vede … né sente …

Che tristezza …

Alla prossima

Elena

 

 

PRESIDENZIALI ITALIANE 2015 …

In questi giorni c’è l’elezione del Presidente della Repubblica.  In Italia, viene eletto dai ”grandi elettori”: Deputati, Senatori e rappresentanti delle Regioni. Dopo le solite ”rose di nomi” proposte dai partiti  … il nome emergente che par trovare una buona coesione è quello di Sergio Mattarella.  Questo nome riscuote le simpatie di tutti tranne quelle del partito di Berlusconi,  e leggendo ne capirete il motivo … e quelle del partito del comico Beppe Grillo, M5S, che è ”contrario a prescindere” a tutto quello che propongono gli altri, dando così l’impressione di non aver nessuna intenzione di ”fare politica” – che è necessariamente frutto di mediazione – ma di cercare sempre e solo lo sterile e infantile ”scontro”.

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CHI E’ SERGIO MATTARELLA?

Palermitano, classe 1941 (compirà 74 anni il prossimo 23 luglio), il giudice della Corte costituzionale Sergio Mattarella è da poche ore il candidato ufficiale del Pd per la carica di presidente della Repubblica. Avvocato e professore universitario, Mattarella appartiene ad una famiglia di solida tradizione democristiana: il padre, Bernardo, è stato più volte ministro nella Prima Repubblica; suo fratello Piersanti, presidente della Regione Sicilia, è stato ucciso dalla mafia nel 1980.

Le dimissioni da ministro contro la legge Mammì 

Nel suo curriculum politico anche delle dimissioni “pesanti”: nel 1990, ministro della Pubblica istruzione nel IV governo Andreotti, lasciò l’incarico (con altri colleghi di corrente) in polemica con il via libera alla legge Mammi, la disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato che ha confermato il ruolo di Berlusconi nell’assetto del sistema televisivo italiano.

Il ruolo centrale in Dc, Popolari, Ulivo e Pd 

Di primo piano anche il suo ruolo nella Dc, culminata nell’elezione a vicesegretario del partito (1990-1992) e la direzione del “Popolo”, organo del partito. Mattarella, esponente di primo piano della cosiddetta sinistra democristiana, figura tra i fondatori dell’Ulivo di Romano Prodi e, prima ancora, del Partito popolare. Poi l’approdo al Partito democratico, che lo vede tra gli estensori del manifesto fondativo con Veltroni, nel 2007.

Il Mattarellum, la legge elettorale che porta il suo nome 

Continuamente citata, nel corso dell’attuale stagione di riforme, anche la legge elettorale in senso maggioritario di cui fu relatore e che porta il suo nome (Mattarellum). Il “sistema Mattarella” è molto semplice: il 75 percento dei seggi parlamentari assegnati con il sistema maggioritario, il 25 con il proporzionale. Il massimo della governabilità possibile con il massino della garanzia di rappresentanza di tutte le forze politiche in Parlamento.

Gli incarichi di governo: vicepremier e ministro 

Tra i molti incarichi di governo assunti in 25 anni di carriera politica (la sua prima elezione alla Camera dei Deputati, dove siederà ininterrottamente fino al 2008, risale al 1983), anche la vicepresidenza del Consiglio (con Massimo D’Alema premier), e la guida del ministero della Difesa. Durante quest’ultimo incarico abolì la leva obbligatoria, aprendo la strada al nuovo servizio civile. In elenco anche la cura e dei Rapporti con il Parlamento nel governo Goria (1987) e nell’esecutivo De Mita (1988). Da registrare anche la presenza di Mattarella nelle due commissioni bicamerali per le riforme costituzionali del 1992 (con la presidenza De Mita-Iotti) e nel 1996 (presidenza D’Alema).

L’addio alla politica attiva e la nomina alla Consulta 

Nell’aprile del 2008 Mattarella ha quindi lasciato la vita politica attiva. E il 5 ottobre 2011 è stato eletto giudice della Corte costituzionale dal Parlamento riunito in seduta comune. Gli attriti maturati più volte con il centrodestra in generale e il leader di Forza Italia in particolare spiegano l’avversità di Forza Italia per la sua candidatura al Colle, vissuta come una provocazione di Renzi e del Pd.

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Vedremo se il Parlamento opterà per una delle ”belle bandiere” di cui si fregia ancora l’Italia.

Alla prossima

 

Elena