Il nostro viaggio in USA …

Per mia memoria:  ecco gli appunti di un viaggio bellissimo. Dovrebbe essere un work in Progress se trovo altre foto le aggiungo. E’ che ci vuole una vita … e ho anche altre cosa da fare. 

Giovedì 14.09.2017

Partiti alle 9.00 da St. Aygulf con il taxi del collega di Natalie che ci ha portati al terminal 2 dell’aeroporto di Nizza al ‘’drop and go’’.
Fatto checkin al desk della Delta e ci siamo imbarcati alle 11,30 circa. Volo partito alle 12,20. Ora sono le 18,45 – ora italiana – e stiamo sorvolando Terranova (Stephenwille). Tutto ok.

Arrivati al JFK alle 15,30 ore locale (le 21,30 per noi) ci abbiamo messo nemmeno 9 ore per sorvolare l’oceano Pacifico ma, in compenso, ci abbiamo messo due ore per uscire dall’aeroporto!
Antonio ha perso il VISA – EST che avevamo fatto in rete, certi di avere il Visa fatto in rete non avevamo compilato il modulo che avevano distribuito in aereo per l’ingresso … quindi dopo aver fatto una coda di circa due ore, attraverso una ‘’tonnara’’ piena di gente, quando siamo arrivati finalmente al poliziotto della dogana, facendo i finti tonti, ci ha rimandati indietro a prendere i moduli e compilarli. Inutile dire che avevo detto ad Antonio che avrebbe dovuto compilarlo …
Stanchezza e tensione non hanno certo migliorato i nostri caratteri. Per fortuna il poliziotto, gentilissimo, ci ha detto di non far più la coda ma di andare direttamente da lui con i moduli pronti.
Naturalmente avevo dimenticato in aereo il portapenne con dentro tutto il necessario per scrivere. Quindi la penna ce la siamo fatta prestare da un gentile ‘’addetto’’ allo ‘’smistamento umanità’’! C’è una valanga di gente, e questo dell’ingresso è un collodi bottiglia che tiene tutti inchiodati.
Dopo aver lasciato le nostre impronte digitali … dopo esser stati fotografati come dei delinquenti … dopo averci preso l’impronta della retina … bontà loro, finalmente ci hanno lasciati entrare nella Grande America!
L’autista dell’albergo che era ‘’nero’’ dalla rabbia, visto che ha dovuto aspettarci per più di due ore!
Nonostante fosse visibilmente alterato, ho comunque iniziato a chiacchierare spiegandogli che non era certo colpa nostra … (Tutte balle! Lo facevo solo per ingraziarcelo). Abbiamo scoperto che era marocchino, che era vissuto in Italia e che parlava benissimo l’italiano, visto che ci era andato a scuola da ragazzino. Era poi vissuto anche in Francia, insomma l’autista parlava: arabo, inglese, francese e italiano. Non male direi!
Ci ha portati al nostro Hotel, il Residence Inn Marriot di Manhattan/Central Park, al 1717 della Broadway. E’ la prima volta in vita mia che entro in una camera che è al 59 piano! Due lati della stanza sono vetri che danno sui grattacieli circostanti! I N C R E D I B I L E !
Ci ho messo due giorni per avvicinarmi alla finestra. Il primo giorno camminavo nel centro della stanza senza guardare fuori.

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Dunque alle otto di sera, ora locale, passeggiavamo per Manhattan per cercare un posto dove mangiare! C’è solo l’imbarazzo della scelta! Abbiamo optato per un tranquillo Bar Lounge sulla 55ma e poi siamo andati a dormire.
Mentre qui erano le 9,30 per noi due erano in realtà le 3,30 … e … come abbiamo poggiato la testa sul cuscino, siamo svenuti!
Stamattina i nostri orologini interni ci hanno risvegliato alle 4,30 (ora locale) ma per noi si tratta delle 10.30!
Lo spettacolo che si vede dalle pareti di vetro è incredibile! Tutti i grattacieli illuminati! Ma … costoro non spengono mai le luci?
Adesso doccia … colazione … poi si vedrà!
Alla prossima

Elena

Venerdì 15.09.2017

Ottima colazione al terzo piano del nostro hotel, dopo di che, gambe in spalla, siamo andati attraverso la Broadway fino a Central Park, che è già da solo uno spettacolo incredibile.Dopo aver percorso un paio di isolati tra altissimi grattacieli, eccoci, come per magia, in un bosco con prati verdissimi e curati. Gente che corre, che ascolta la musica, che legge un libro su una panchina, che medita, che fa ginnastica, che chiacchiera con altri proprietari di cani, che porta a spasso il cane, gente che ne porta sei o sette per volta, molto probabilmente ‘’dog sitters’’ , giovani mamme in tenuta ginnica che corrono spingendo passeggini, mature signore che spingono passeggini con dentro vecchi cani. E poi ancora un lago pieno di tartarughe acquatiche e un altro con le anatre, mentre sui verdissimi e curati prati gli scoiattoli e gli stornelli ti si avvicinano fiduciosi. Roba da rimanere incantati.

E’ quasi ‘’irreale’’ Central Park se si pensa che è circondato da grattacieli.

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Siamo poi andati, sempre a piedi,  a visitare il Metropolitan Museum che ospita manufatti ed opere d’arte che provengono da ogni parte del mondo. Da passarci una giornata intera, ma il tempo stringe e le cose da vedere sono molte, per cui non potevamo sostare ore davanti a quadri di Van Gogh, Monet, Renoire, Gaughin, Pisarro, Constable, Turner, Caravaggio, Vermeer, Tiepolo … insomma roba da lucidarsi gli occhi!
Certo che ne hanno comprate di opere europee costoro! Ah … il denaro … il denaro!
Non parliamo poi della bellezza dell’arte e dei manufatti asiatici, dei Paesi Arabi, della Turchia e dell’Iran. Poi ancora l’arte orientale, africana, quella polinesiana, sudamericana, greca, romana, egiziana … insomma di tutto di più.
Sfiniti verso l’una siamo andati pian pianino ad un chioscho per strada e ci siamo comprati un paio di hot dogs. Ce li hanno fatti strapagare, il proprietario del chiosco ha visto i due turisti con la faccia da polli da spennare, e … ci ha spennati! Ma abbiamo mangiato su una panchina circondati da stornelli. Poi siamo ripartiti e, sempre attraverso Central Park, siamo usciti sulla 5th Avenue e ci siamo trovati di fronte al Guggenheim Museum. E anche qui, ci siamo rifatti gli occhi!
Rientrando in hotel siamo passati davanti alla Trump Tower. Fa uno strano effetto … c’è gente che fa i selfie con i portieri davanti all’ingresso della torre, altri che invece hanno cartelli di protesta nei confronti del presidente.

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Ho fatto una foto ad un contestatore, assicurandogli che ero d’accordo con lui e mi sono guadagnata una stretta di mano e una pacca amichevole sulla spalla. 🙂
Dopo di che, arrivati in hotel, ci siamo buttati su letto con i piedi in fiamme! Un riposino ci vuole prima di inoltrarci nuovamente per le strade di Manhattan questa sera!

Alla prossima

Elena

Venerdì 15.09.2017

La sera, abbiamo deciso di prendere un taxi e di andare a Chinatown per una cena leggera. Saliti sul taxi ci siamo subito trovati immersi in un caos senza senso … siamo scesi tre blocchi prima della nostra destinazione perché la strada era praticamente un parcheggio!

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E’ incredibile come guidano costoro! E non parlo solo dei tassisti. Qui a Manhattan le auto sono enormi, spesso nere, spesso dei suv, sono lucidissime e perfette nonostante si sfiorino continuamente al millimetro cambiando corsia per infilarsi dove trovano un minimo spazio per avanzare.
Ieri poi era veramente un delirio. Arrivati a Chinatown finalmente ci siamo trovati in piena festa! Chinatown è attaccata a Little Italy e indovinate un pò che cosa succede domenica? Ebbene domenica le reliquie di Padre Pio, amatissimo dalla comunità italiana, vengono esposte nella chiesa di San Patrizio, quindi ieri sera c’era festa grande nelle strade di Little Italy. Pure i cinesi, per aggiungere casino al casino esistente, avevano una qualche loro ricorrenza.
Insomma, per farla breve, il centro è tutto bloccato per la riunione al palazzo ONU di lunedì, quindi hanno chiuso strade e rafforzato i controlli della polizia che è ‘’ovunque’’! Poi ci sono i festeggiamenti per onorare Padre Pio, poi i cinesi hanno deciso di festeggiare Dio solo sa cosa, insomma … non esattamente i giorni ideali per godere un pò di tranquillità in questo alveare che si chiama Manhattan!
Ieri sera mentre aspettavo il taxi davanti alla porta dell’hotel, mi sono ritrovata in mezzo ad una marea di poliziotti con giubbotti antiproiettile sui quali era scritto: ‘’polizia segreta’’! … se è segreta perché scriverlo così lo sanno tutti? Mah …
Comunque tornando alla nostra cena al Canton Lounge sulla Mott, visto che volevamo mangiare qualche cosa di leggero, ho optato per dei ravioli al vapore e del pollo al limone. Cribbio! La vicinanza di Little Italy deve aver contagiato pure i cinesi in quanto le porzioni erano immense e ci avremmo potuto mangiare in sei! Dato che la mamma a noi ha insegnato di non lasciare nulla nel piatto, abbiamo fatto del nostro meglio per finire, ma, nonostante tutto, abbiamo dovuto buttare la spugna! Secondo me la vicinanza di immigrati calabresi ha ‘’colpito’’ anche la morigerata Cina.
Comunque abbiamo passato una bellissima serata, il posto era tranquillo e tra gli avventori i cinesi erano la maggioranza. Abbiamo preso un taxi al ‘’volo’’ , cosa tanto americana e che mi ricorda sempre i film che vedevo da bambina, per fortuna a quell’ora il traffico si era un tantino normalizzato.
Arrivati in Hotel doccia e … come abbiamo messo la testa sul cuscino siamo svenuti di nuovo!
Alla prossima

Elena

Sabato 16.09.2017

Giornata pienissima! Colazione abbondante in hotel, stamattina ho deciso di prendere anche le uova oltre alla brioche.
Cerco di trattenermi, qui al buffet c’è di tutto di più, se ascoltassi la mia ‘’gola’’ diventerei trecento chili.
Comunque dato che abbiamo deciso di saltare il pranzo mi sono permessa le uova.
Finita la colazione ci siamo incamminati tranquilli tranquilli verso il Museo di Storia Naturale percorrendo la Broadway fino a raggiungere l’ottava Avenue.
Per raggiungere il Museo di Storia Naturale si incrocia la 72ma strada e proprio all’angolo c’è il Residence Dakota che è la casa dove abitava e dove è stato ucciso Jhon Lennon! Vuoi non fare un pellegrinaggio con relativa foto? Ci mancherebbe!

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Il Museo è immenso, si articola su quattro piani e dentro c’è di tutto di più! Non è possibile in un giorno vederlo tutto a meno di non guardare praticamente nulla. Abbiamo quindi deciso di limitare la nostra visita alle ‘’sezioni’’ che più ci interessavano.

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Abbiamo visto dai meteoriti alle origini dell’uomo, collezione e scene di vita degli indiani pellerossa, la vita negli oceani, i mammiferi del Nord America.

Abbiamo ammirato i manufatti e le ricostruzioni dei villaggi delle popolazioni del sud America e di quelle africane, di quelle asiatiche del nord e del sud. Visto i mammiferi che popolano l’Asia e quelli che popolano l’Africa.

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Manufatti e ricostruzioni degli abitanti delle isole del Pacifico e degli indiani delle pianure e delle montagne.
Un’ala intera dedicata a tutte le scimmie dalle pro-scimmie ai lemuri fino ai primati … che … cribbio quanto ci somigliano!
Insomma ci sono talmente tante cose che non è proprio umanamente possibile vedere tutto. Ci siamo riservati di ritornarci un’altra volta.
Siamo tornati in hotel dove Antonio ha preso, tramite internet, i biglietti per vedere ‘’Cats’’ al Neil Simon Theatre di Broadway, praticamente ad un blocco da dove siamo noi.
Sembra impossibile che si possa fare tutto in tre secondi, ma qui l’organizzazione non scherza! Noi saremo anche tanto ‘’artistici’’ ma in quanto ad organizzazione ne abbiamo da imparare. Ma questo è un altro discorso.
Visto che dovevamo localizzare il teatro per non perder troppo tempo la sera, siamo andati in avanscoperta … la strada ci ha portato davanti ad un pub irlandese, lo Emmet O’Lunney, e, nonostante le promesse di ‘’saltare il pranzo’’, ci siamo infilati dentro e ci siamo mangiati Fish & Chips! Una bontà … e poi, come se non bastasse mi sono sparata un Irish Coffee!
Si lo so … sono senza dignità! Poi mi lamento che ingrasso! Ma per forza!
Vabbè … dopo ’sta mangiata siamo andati in hotel a riposar un pò i piedi … mentre i piedi riposavano ne abbiamo approfittato per spararci due ore di sonno!
Abbiamo aperto gli occhi alle 19.00, ci siamo vestiti e quatti quatti siamo andati al Neil Simon. Ragazzi che coda!
Ho pensato: ‘’Ma non entreremo mai’’! La coda iniziava all’incrocio tra la Broadway e la cinquantaduesima strada, fino all’ingresso del Teatro, secondo me eravamo senza speranze. Invece, come per incanto, pian pianino siamo entrati e ci siamo ritrovati comodamente seduti. Alle 20,00 in punto si sono spente le luci e … è iniziato Cats! Che dire? Bè … lo spettacolo è famosissimo, le arie le conosciamo … ma vederlo a Broadway non ha prezzo! Ci siamo goduti le due ore dello spettacolo dal primo all’ultimo minuto!

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Usciti di lì Antonio si è infilato dentro la Gallaghers Steakhouse, che, secondo me, è l’inferno dei vegani!
Non vi dico che cosa ci siamo mangiati perché me ne vergogno! Ma ne è valsa la pena.
Ci siamo fatti la passeggiatina fino all’hotel, che non è certo bastata a bruciare le calorie ingerite. Dopo una velocissima doccia siamo nuovamente svenuti!

Alla prossima
Elena
Domenica 17 settembre 2017

Cosa ci aspetta oggi? Vedremo … usciti dall’hotel dopo aver fatto colazione ci siamo incamminati verso il Rockefeller Center sulla 49ma.
Giardini fioriti incorniciano le torri costruite da Rockefeller, che rispecchiano lo stile degli anni ’30. Ne ha avuto di coraggio a lanciarsi, da solo, in questa opera visto che nel ’29 c’è stata una delle più grandi crisi economiche che gli USA ricordino. Altri partner avevano infatti promesso di partecipare alla lottizzazione, ma si sono ritirati. Bè … diciamo che passata la crisi è stato ampiamente ripagato!

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Dopo aver camminato un pò a piedi ci siamo infilati nella metropolitana per raggiungere Greenwich Village. Mamma mia che caos! Come le strade in superficie chiuse per motivi di sicurezza, anche la metro aveva delle linee ferme. Ci abbiamo messo un pò per capire che cosa stava succedendo.
Una gigantesca signora di colore con due bellissime bambine ha intuito le nostre difficoltà e gentilmente ci ha spiegato che avremmo dovuto uscire e prendere un altro treno.
Dentro la metro faceva un caldo senza senso, perché i treni sono sì con l’aria condizionata ma non le stazioni sotterranee. Una sauna nel vero senso della parola.
Insomma alla fine siamo arrivati finalmente al Greenwich Village e siamo andati un pò a zonzo.
Al Washington Park ho dato da mangiare a passerotti e scoiattoli, ormai viaggio con il pane che mi procuro a colazione e vado in giro per parchi, nutrendo animali come San Francesco! Oggi sia uno scoiattolo che un passerotto sono venuti a mangiare direttamente dalla mia mano! Feeding … Feeding … feeding … the birds! 🙂

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Ad un certo punto ci siamo trovati davanti ad una chiesa, la Grace Church, da dove si udiva un organo suonare un brano di Mendelssohn.
Ci siamo fermati un attimo ed una sorta di ‘’gorilla acchiappa-clienti’’, dopo averci chiesto di che paese eravamo, ci ha presi a forza e ci ha accompagnati a sedere tra banchi di legno che noialtri ci sogniamo, dicendoci che i signori dietro di noi erano fedeli italiani come noi. Morale … come ci siamo seduti noialtri se ne sono andati i ‘’fedeli italiani’’!
Non era proprio nella nostra intenzione assistere alla messa ma … come deludere il ‘’gorilla’’? Faceva fresco, eravamo stanchi e tra l’altro il coro cantava divinamente e a quattro voci. Una favola! Peccato non sia stata una chiesa ‘’gospel’’ ma ci rifaremo magari un’altra domenica.

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Usciti dalla chiesa ci siamo diretti alle ex ‘’torri gemelle’’ , ma questa volta in taxi.
Pieno di gente! Credo sia una meta estremamente turistica ormai, e gli americani, con il loro protestante senso pratico, ci hanno fatto un immenso centro commerciale a forma di colomba della pace.
Al posto delle due torri ci sono ora due enormi fontane quadrate con un gioco d’acqua che a me ha trasmesso la sensazione di una caduta infinita. Sul quadrato bordo metallico delle due fontane ci sono incisi i nomi delle persone che hanno perso la vita nell’attentato. E’ inevitabile un momento di mistica commozione. Che brutta fine povere creature.

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Abbiamo fatto un giro nel centro commerciale e poi siamo tornati sulla Broadway in direzione nord.
Abbiamo incrociato un ‘’salad bar’’ e abbiamo mangiato in maniera ‘’morigerata’’ questa volta!
Usciti abbiamo passeggiato ancora un pò e poi, presi da stanchezza abbiamo chiamato un taxi e siamo tornati in Hotel per una pausa ristoratrice.

Alla prossima
Elena

Domenica 17 settembre

Dopo esserci riposati un pò, cosa necessaria alla nostra età, siamo ripartiti. Gironzolando tra la 5, 6, e 7 Avenue tra la 50ma e la 58 strada, si vede di tutto di più. Già i grattacieli ti costringono ad una deambulazione un pò strana … si cammina con la testa all’insù. Secondo me i turisti si riconoscono soprattutto per questa anomala andatura, tutti con la testa per aria a far foto.
Quando abbassi la testa ti trovi in mezzo a: ristoranti, teatri, negozi che vendono improbabili oggetti ricordo di NY, che vanno dalle magliette ai cavatappi con la testa di Trump, dalla statua della libertà di tutte le dimensioni alle tazze, dalle felpe agli zaini. La gestione/proprietà di questi negozi pare sia affidata ad indiani.
Poi ci sono gallerie d’arte dove entrando resti a bocca aperta. Pensi si tratti di riproduzioni ed invece ti trovi davanti agli orologi sciolti di Salvator Dalì e ai suoi elefanti/giraffa. Senza parlare poi delle opere di Bruno Catalano … esseri parziali con valigie in mano.
Abbiamo poi anche incrociato, vicino all’ingresso del Palace Hotel un negozio di antiquariato nel quale si deve servire MelaniaTrump. ’Sto posto è Il festival del kitsch! Tutto oro, stucchi elaborati, marmi, vetri della Murrina, malachite e pietre preziose. Cavalli in bronzo di dimensioni gigantesche … insomma roba che in una casa ‘’normale’’ non potrebbe entrare … mentre a casa Trump, o quella di qualche arabo, un posticino di rilievo lo troverebbe di sicuro!
Ad un certo punto il nostro orologio biologico ci ha segnalato che era ora di fare la pappa. Antonio cercava un ristorante ‘’messicano’’, siamo finiti poi in un ristorante cubano. Ma … più o meno non cambiava molto.
Volevamo una paella ed il cameriere, uno dei tanti, saranno stati almeno una decina, ci ha sconsigliato, dicendoci che ci sarebbe stata un’attesa troppo lunga.
Ho optato per un piatto vegetariano con riso, mentre Antonio ha scelto un branzino.
Ci hanno messo circa un’ora per portarci da mangiare, nonostante fossero in tremila e si battessero dentro uno con l’altro.
Noi comunque fretta non ne avevamo e avevamo da bere … quindi tutto ok!
Finita la cena, che a parte le tempistiche, è stata ottima, siamo tornati pian piano al nostro hotel.
Domani si parte per ‘’altri lidi’’! Addio New York! Sei stata una meraviglia e sono stata felice di averti vista! Ti ricorderò sempre con affetto.
Ma … se mi chiedessero se mi piacerebbe viverci … non saprei cosa rispondere.

Alla prossima

Elena

Lunedì’ 18 settembre 2017

Oggi dopo aver fatto colazione, abbiamo lasciato la nostra camera, la nr.5905 del Marriot Inn di Manhattan, verso le 10,30. Abbiamo lasciato i bagagli nella hall e siamo andati un pò a spasso.
Un caos incredibile, gente a piedi da tutte le parti, compreso un tizio vestito da ‘’Batman’’!

21557455_10210342347851287_6323902418010542048_nA causa dell’incontro delle Nazioni Unite la ‘’sicurezza’’ ha dispiegato tutta la sua contraerea, il che significa, strade rese inaccessibili da blocchi di cemento o da auto della polizia messe di traverso, poliziotti armati in ogni angolo, poliziotti con cani dall’aspetto spaesato, poliziotti con giubbotti anti proiettile, e poliziotti con su scritto a caratteri cubitali sulla schiena: ‘’polizia segreta’’! Il che mi faceva un pò ridere … se è ‘’segreta’’ … perché cavolo lo scrivi a caratteri cubitali sulle maglie? Mah …

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Abbiamo chiamato un’autista UBER, che, tanto per intenderci, e non me ne vogliano  tassisti che leggono, sono quelli che: costano meno, arrivano prima e non chiedono la mancia, e ci siamo recati alla stazione bus della Dartmouth per il New Hampshire. Dopo aver aspettato una vita abbiamo iniziato ad avere dei dubbi. Fortunatamente una signora in un negozio davanti a quella che avrebbe dovuto esser la ‘’fermata del bus’’, a cui Antonio aveva chiesto se l’indirizzo era giusto, e che ci aveva assicurato che lo era, ad un certo punto è uscita dal negozio e ci ha detto che la compagnia del bus aveva, causa traffico, spostato la fermata.
Ho dato questa informazione ad un ragazzo che era in attesa del nostro stesso bus, lui ha chiamato la compagnia chiedendo delucidazionei e gli hanno confermato di averla spostata e gli hanno dato l’indirizzo di quella nuova, che, fortunatamente, era vicina. Seguendo il giovanotto e rabastando le nostre valigie siamo arrivati alla nuova destinazione. Dopo circa una ventina di minuti ecco il bus. Viva Iddio a causa del traffico era in ritardo per cui non lo abbiamo perso, cosa che in caso contrario, sarebbe stato un bel guaio.
Saliti sopra ci siamo sparati 5 ore di viaggio! Per fortuna abbiamo letto e sonnecchiato un pò. Ad Hannover il nostro amico Gary ci aspettava e ci ha accompagnati a casa sua, che è una splendida casa stile ‘’Old America’’ immersa in due ettari di bosco! In America hanno tutto grande … compresi i giardini!|
La loro casa è davvero ‘’Old America’’ … il corpo principale è del 1820 … è una favola.

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Arrivati ci aspettavano nell’ordine, prima l’abbraccio di Joan, la bellissima moglie di Gary e poi un prosecco ghiacciato. Un balsamo per l’anima!
Dopo di che ci hanno viziati a dismisura con una cena che consisteva in una enorme aragosta ciascuno! Che dire? La vita è bella!
Alla prossima

Elena
Martedì 19 settembre 2017

Dopo aver passato una notte cullati dal caccia spiriti che tintinna nel patio sotto camera nostra, ci siamo svegliati e siamo andati in cucina, dove Joan ha preparato un’abbondante colazione con dei muffins deliziosi, un ottimo caffè americano ed abbiamo anche finito la torta di mele, che Joan aveva preparato su ricetta di una nostra comune amica, la ”mitica” Giovanna!
Dopo di che siamo saltati in auto e ci siamo diretti in Vermont dove abbiamo visitato Montpelier che è la capitale e poi ci siamo diretti a Burlington dove abbiamo passeggiato nella città e poi ci siamo infilati nel Leunig’s un bistrot caffè dall’aria accattivante. Ho mangiato uno splendido hamburger con carne Angus come solo gli americani sanno fare. Una delizia!

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Siamo poi andati a far un ‘’giro’’ da TJ Max perché cerco una valigia, grande ma con un peso leggero e soprattutto con quattro ruote sotto. La mia vecchia valigia è della prima generazione, ha solo due ruote, quindi bisogna inclinarla per farla camminare e poi pesa una tonnellata. Ne ho comprata una persino un pò più grande, ad un prezzo modico, con quattro ruote e che pesa solo 9 libbre! Cosa voglio di più!
Tornando a Springfield abbiamo accompagnato i nostri amici nella Town Hall a votare per il candidato che rappresenterà la loro contea. Gentilmente ci hanno fatto visitare la sala del piano di sopra, adibita un tempo a ‘chiesa’ ed ora utilizzata solo saltuariamente come centro di incontri della cittadina. E’ un bell’esempio di architettura del 1799 perfettamente restaurata e conservata. E’ stato un onore vederla.

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Tornati a casa alla tv abbiamo appreso la devastazione del terremoto in Messico. Purtroppo mentre noi sia andava a spesso un terremoto di 7,1 colpiva Città del Messico causando morte e distruzione. Che tristezza …

Alla prossima

Elena

Mercoledì 20 settembre 2017

Ieri per cena ci hanno preparato enormi bistecche sul barbecue, insalata e delle zucche lunghe tagliate a metà che cuociono in forno e che chiamano: ‘delicato’. Condite con burro e sale sono un accompagnamento perfetto per l’ottima carne. Il vino in questa casa poi non manca mai. Abbiamo chiacchierato fino a tardi e poi, siamo saliti a dormire.
La nostra camera era quella di una delle loro figlie, Anastasia, ora è sposata e cantante lirica.
La camera dà l’impressione di esser tornati nell’800. Un antico letto alto in ottone con un copri piumone bianco con ricami a fiori e pizzi … Un gioiello.
Joan è una arredatrice nata, colleziona oggetti liberty ed Old America. La loro casa è uno splendido, accogliente posto in cui non ci si annoia mai. Girarci dentro significa ammirare ogni sorta di oggetto legato alla vita comune di un tempo e, nello stesso tempo, è riuscita a rendere accogliente e raccolto il tutto. Veramente una casa piacevole in cui vivere.
Guardando dalla finestra l’enorme bosco che ci circonda aiuta a farmi sentire Cappuccetto rosso. Questa è l’America che avevo immaginato. Ampi spazi … silenzio … e io che sto dentro una casa contenente ogni sorta di oggetti vintage mi sento quasi far parte dei pionieri di questa America che è stata colonizzata da mezzo mondo. I nostri amici per esempio sono uno di origine tedesca e l’altra di origine russa.

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Gary, in questo momento sta esercitandosi alla chitarra, lui insegna musica all’università e suona in maniera fantastica … Joan sta preparandoci i muffins … Antonio litiga con la connessione internet ed io scrivo queste ‘memorie’. Una meraviglia!

Alla prossima
Elena
Mercoledì 20 settembre 2017

Oggi siamo stati in zona siamo andati a spasso attorno a Springfield, ad Hannover dove sono andata a fare un pò di shopping con Joan.
Ci siamo trovate alla public Library con Gary ed Antonio, giusto per ammirare la quantità di libri che ci sono, ed ho scoperto che, moltissimi erano segnati con LP, ho chiesto di cosa si trattasse e Gary mi ha detto che si tratta di ‘’Large Prints’’, il che significa che anche se sei miope puoi leggere senza occhiali, così non ti affatichi la vista! Ma chi ci avrebbe mai pensato? Grandi!
Abbiamo fatto una passeggiata nel giardino fatto costruire attorno ad una fontana eretta dai figli in memoria della loro madre, Aenid Dottin Anthonyson, che amava sedersi su quel prato per leggere.
Pranzo noi ‘’ragazze’’ lo abbiamo saltato perché abbiamo preferito gironzolare un pò per negozi. La grandezza dei paesi protestanti americani è di esser ‘’consumisti all’ennesima potenza’’, quindi la quantità di cose che loro buttano via per comprarne altre è altrettanto grande. Fatto sta che ci sono negozi pieni di abiti di ‘’seconda mano’’ che costano pochissimo e che, se trovi la tua taglia, sono splendidi, e magari non te li saresti nemmeno potuti permettere se l’acquisto fosse stata fatto in un negozio facente parte della cosiddetta ‘’normale’’ distribuzione.
Stessa cosa per mobili ed oggettistica di seconda mano. I giovani oggigiorno sono ‘’minimalisti’’ quindi quando genitori lasciano la loro casa, vuoi perché vanno in appartamenti più piccoli e facilmente gestibili, vuoi perché optano per ‘’case per anziani’’ o vuoi perché non sono più su ‘sta terra, ecco che i figli, si sbarazzano di tutte le loro cose.
Per me è affascinante vedere vecchi oggetti … i miei retaggi mentali mi portano indietro all’epoca dei pionieri. Sarei rimasta ore ed ore … ma il tempo stringe e non è possibile. Tra l’altro ho trovato una serie di assi di legno e vetro per lavare i panni bellissimi! Li cerco da anni e non riesco a trovarli, ma non potevo certo comprarli lì, come facevo a portarli a casa? Pesano troppo.
Siamo poi andati tutti assieme a far spesa in una vecchia fattoria dove ci si serve da soli. Le verdure sono già state raccolte e sono pulite ed ordinate dentro cesti di vimini. I prezzi sono segnati su un cartello. Tu prendi quel che ti serve, pesi e paghi. C’è una cassetta dove tu metti i soldi e prendi il resto.

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Non c’è nessuno! E’ persino commovente vedere con che fiducia lasciano fuori merce e denaro. Mi immagino che cosa succederebbe da noialtri! No comment!
Siamo andati poi a curiosare nel piccolo cimitero che confina con il terreno dei nostri amici. Joan mi diceva che il terreno lì era fantasticamente soffice, infatti camminandoci sopra si aveva l’impressione che il piede affondasse tanto il muschio era alto.

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Adoro i cimiteri americani, specie quelli piccoli di famiglia che si trovano nei piccoli villaggi. Noi per andare a trovare i nostri cari che non ci sono più dobbiamo fare chilometri. 🙁
La sera Gary ci ha fatto una sorpresa. Siamo andati in una spiaggetta privata sul lago Sunapee ed abbiamo preso l’aperitivo. Un meraviglioso gelido prosecco seduti tranquillamente su delle comode sedie mentre si chiacchierava ed ammirava il tramonto sul lago.

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La sera a casa cena con costine in agrodolce, insalata di cavolo ed insalata mista. Il vino in questa casa non manca mai! Una meraviglia.
Chiacchierato un pò e poi crollati dal sonno.

Alla prossima
Elena
Giovedì 21 settembre 2017

Partenza verso le nove di mattina, direzione Nord Vermont sulla statale 93 verso la Cannon Mountain che è dove Gary e la sua famiglia andavano a sciare fin da quando lui era piccolo. Abbiamo attraversato la White Mountain National Forest che in questa stagione è un tripudio di colori autunnali.
Sulla strada per ben due volte abbiamo incontrato famiglie di tacchini selvatici che rischiavano un pò troppo così vicino alla strada.
Arrivati Alla Cannon Mountain siamo saliti su una teleferica che ci ha portato sulla cima da dove partono una serie di piste da sci. Il tempo era soleggiato ma la temperatura si è decisamente abbassata.

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Questa è un’estate calda anche per il Vermont, ma lassù ci voleva una felpa, cosa che naturalmente avevamo tutti.
Arrivati in cima ci siamo goduti un paesaggio mozzafiato che abbraccia il Nord del New Hampshire, il Vermont, il Maine ed anche un pezzetto di Canada!
Visitato il museo Cannon sullo sci ed ho constatato che anche la tecnologia sciistica degli anni 1970/1980 fa già parte della ‘’storia’’. Fanno di tutto per farci sentire vecchi!

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Dopo di che ci siamo diretti a Franconia dove abbiamo mangiato allo Schilling Beer Co. Inn che produce birra e che fa dell’ottima cucina. Va da se che abbiamo mangiato di nuovo troppo. Comunque splendido posto su un fiume le cui pietre piatte invitavano a prendere il sole cullati dal brusio gentile dell’acqua che scorre.

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Quando vedo posti simili non posso fare a meno di pensare a quanto stavano bene gli indiani! Vivevano felici in un paradiso terreste .. poi sono arrivati i coloni ed il paradiso indiano è finito! Chissà … magari … se avessero vinto ‘’loro’’ … oggi la situazione non sarebbe quella che è!
Usciti dall’Inn abbiamo proseguito sino al Mount Washington Resort Di Bretton Wood.
E’ un Hotel immenso con arredamenti antichi per un numero immenso di camere è … enorme … tutto bianco e rosso.

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Bello è bello ma mi chiedo come faccia a rimanere in piedi visto che una camera normale costa circa 500 dollari e che non è proprio su un circuito turistico su grande scala. Mah … Ci siamo seduti in uno dei tanti salottini del portico ed abbiamo preso una limonata. Il paesaggio è mozzafiato … montagne a perdita di vista e sotto i nostri occhi un enorme campo da golf perfettamente tenuto.
Tornati a casa ecco di nuovo Joan in cucina alle prese con qualche prelibatezza.
Domani mattina si parte. A New London prendiamo il bus per il Logan Aeroporto di Boston in direzione Denver.

Alla prossima
Elena
Venerdì 22 settembre 2017

Sveglia alle 6.00. Stamattina entrambi avevamo messo la sveglia sul cellulare quindi stamattina alle 6.00 ci siamo svegliati con un concerto che non riconoscevamo, non essendo abituati al rumore. Avevamo fatto le valigie la sera prima.
In cucina Gary e Joan ci aspettavano per colazione. Siamo stati leggeri questa volta, solo caffè e frutta. Abbiamo ancora chiacchierato e riso fino a quando Gary ci ha accompagnati alla stazione bus della Dartmouth ed ora siamo sul bus in direzione Boston Logan .
Gary e Joan sono stati deliziosi, ci hanno veramente viziati. Ci siamo lasciati promettendo di ritrovarci questa primavera a Barcellona. Sempre che, causa referendum indipendenza della Catalogna, non succeda in Spagna chissà quale disastro!
Dobbiamo scendere al terminal B. Credo che il viaggio sarà piacevole come l’andata. L’unico problema è che il bus è pieno e quindi non ci sono più posti vicini. Sono seduta di fianco ad una cinesina con cuffie che ascolta la sua musica. Per fortuna i suono è basso e l’ascolta solo lei.
Oggi inizia l’autunno … e qui nell’Hampshire le foreste iniziano a tingersi di giallo, ocra, arancione e rosso … il paesaggio che si gode dall’autobus è unico.
Dimenticavo di dire che incontrare ‘’greggi’’ (si dice così?) di tacchini sui bordi della strada qui è abbastanza normale. Io lo trovo comunque incredibile! Va ‘’sans dir’’ che la carne di tacchino costi pochissimo da ‘ste parti. Non hanno certo bisogno di allevarli, fanno tutto da soli. La caccia qui è uno sport nazionale e mentre alcuni capi come Alci e Daini sono ‘’controllati’’, nel senso che non se ne può ‘’abbattere’’ più di un certo numero per stagione … i tacchini sono ‘’free’’. Povere bestiole …
Ora mi godo un pò il paesaggio.

Alla prossima

Elena

Venerdì’ 22 settembre

Arrivati al Logan di Boston abbiamo fatto il checkin con le macchinette, nonostante Antonio sia ‘’un Vasco’’ con ‘sta tecnologia è sempre un’impresa … siamo vecchi non c’è niente da fare! Siamo poi passati al controllo raggi x … suonavo nonostante avessi tolto tutto il possibile, compresa la catenina che mi ha regalato mia madre. Mi hanno costretta a passare attraverso i raggi X pure io, odio ‘sta faccenda, perché è come se ti vedessero nuda! E onestamente, considerati i ragazzi che erano al controllo avrei veramente preferito di no, non certo per pudore mio … ma per puro senso estetico nei confronti del prossimo!
A suonare erano i ferretti del reggiseno … ma possibile che sia l’unica che porta il reggiseno con i ferretti? Mah …
Comunque, passati al controllo il contenitore in cui avevo messo la catenina era vuoto!
Attimo di panico, ho chiesto aiuto ai poliziotti presenti e uno di loro si è inginocchiato sotto il nastro, ha cercato fino a quando è riuscito a trovarla! Meno male!
Ci siamo imbarcati abbastanza in orario e siamo decollati con pochissimo ritardo verso Denver in Colorado. Avevamo fatto le prenotazioni dei posti tramite Internet e non eravamo vicini. Quando ci siamo seduti ho chiesto al signore vicino a me se viaggiava solo, mi ha guardata come se gli avessi fatto un’ avances … quando poi gli ho proposto di cambiare il suo posto con quello di Antonio, ha sorriso ed è stato gentilissimo. Quando tutti si sono seduti, si è alzato lui ed ha preso il posto di Antonio, e quindi abbiamo risolto il problema dei posti vicini.
Basta parlare a ’sto mondo, è una ‘’quadra’’ la si trova sempre.
La compagnia United per i viaggi sul territorio USA non dà da mangiare, quindi ringraziando il Signore, abbiamo finalmente saltato pranzo. Ma so che ci rifaremo questa sera.
Viaggio di circa quattro ore … poco prima dell’atterraggio il comandante ci ha chiesto di allacciare le cinture e ci ha avvertiti che avremmo ‘’ballato un pò’ , causa perturbazioni atmosferiche! Alla faccia del ballo! Ho pensato: ‘’ Bè speriamo che almeno sia una morte veloce’’! Poi per fortuna nostra siamo atterrati con qualche salto sulla pista ma niente di che.
Dopo aver recuperato i bagagli, cosa veloce nonostante la distanza immensa che ci separava dai caroselli, ma tra scale mobili e treno, non ci sono stati problemi.
Arrivati all’agenzia presso la quale abbiamo affittato l’auto per andare in girundula, l’impiegato ha fatto notare ad Antonio che la sua patente scadeva il 25 settembre! Quindi l’affitto dell’auto l’ho fatto io e guido io! Aiutoooooo …
Antonio è disperato perché, secondo lui, sono imbranata e vado troppo piano. A me, d’altro canto, spiace perché così non mi godo il paesaggio, ma tutto sommato va bene lo stesso, anzi forse è meglio così. L’auto è una bella Nissan Rouge quattro ruote motrici, Antonio fa il navigatore, almeno così non rischiamo di perderci. Se fosse stato viceversa chissà dove potremmo finire?
Siamo arrivati in Hotel in un bagno di sudore … non perché faccia particolarmente caldo, Denver è a 1600 metri sul livello del mare, ma perché guidare sulla interstatale che attraversa Denver è un tantino complicato, bisogna prenderci la mano. I camion qui sono immensi e viaggiano più forte delle auto. Insomma per ora siamo sani e salvi, vedremo se riusciremo a sopravvivere. Domani mi tocca guidare per 900 chilometri! Aiutooooo …
Che poi, dov’è il problema? Quando vivevo in Inghilterra avevo un Land Rover passo lungo con la guida a destra e non avevo nessun problema. Anzi con quel Land Rover d’estate facevo Oxford – Torino. Dormivo a Torino dalla mia mamma e poi proseguivo per San Martino al Cimino che è vicino a Viterbo. Quindi non è che non sono abituata a guidare … ma chissà perché … qui anche solo uscire dall’aeroporto di Denver mi ha trovata impreparata. Vedremo …
Stasera siamo andati a cena a piedi in un ristorante vicino all’hotel. Visto che guido io, cerco di ridurre al massimo i rischi! Anche qui comunque le porzioni sono da cow boy. Per forza che fanno fatica a controllare il peso. Ho ordinato un piatto di riso con i gamberi e mi hanno portato da mangiare per sei persone! Mah …
Adesso nanna che domani mattina si parte alle 6,30 direzione Jellowstone! Domani, visto che guido io, è prevista pioggia e nevischio! Sigh …

Alla prossima

Elena
Sabato 23 settembre 2017

L’Hotel Best Western dove abbiamo dormito aveva calchi di scheletri di dinosauri dappertutto! La zona è famosa per reperti preistorici.

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Partenza da Denver alle 7.00 di mattina. Antonio non si fida della mia guida quindi mi fa partire prestissimo. In Effetti non è che la strada sia poca. Qui le distanze sono incredibili.
Abbiamo preso la 25 Nord fino a Fort Collins e poi la 287 fino a Laramie, quindi la 80 fino a Rock Springs, poi la 187 Nord fino a Jackson e siamo arrivati alle 16,05 a Victor, al Teton Springs Lodge dove finalmente ci siamo distesi un pò e ho fatto un bagno con idromassaggio caldissimo che mi ha rimessa in buoni termini con il mondo. Ho qualche difficoltà ad abituarmi nel guidare per 900 chilometri in un solo giorno. Ma me la cavo, nonostante abbia ancora dei problemi con la destra e la sinistra. Antonio che mi conosce, visto che fa il navigatore, quando mi dice gira a destra, accompagna la parola con il gesto, e quindi di solito non ci sono problemi. Di ‘solito’ ma a volte ci sono lo stesso.
Fuori la temperatura è di 9 gradi e non mi ci sono ancora abituata. Domani ci vestiremo un pò più pesanti per andare allo Yellowstone Park.
Dunque che dire della strada fatta oggi? Paesaggi incredibili, immensi, enormi, con un cielo che pare schiacciarti tanto lo senti addosso. Gli occhi non trovano nessuno blocco e spaziano all’infinito. Tra l’altro oggi era nuvoloso e c’era una strana luce, si vedevano delle chiazze di sole in lontananza che davano un aspetto argentato all’orizzonte.
E poi, mandrie immense di mucche nere come il carbone che spiccano sul giallo bruciato dei prati. Hanno anche delle mucche Angus rosse, piccole e dal pelo lungo. Praticamente il Wyoming è una terra di allevatori.
Siamo rimasti stupiti nel vedere una grande quantità di antilopi capra, veramente tantissime. Abbiamo anche avuto la fortuna di vedere un grosso maschio su una collinetta vicinissimo all’autostrada ed abbiamo potuto fotografarlo.

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Gli animali sono proprio tanti, quindi anche i predatori non mancano. Ci sono molti coyote e ne abbiamo visti molti purtroppo morti ai bordi della strada, come d’altronde antilopi, volpi, opossum, conigli selvatici e lepri. Troppo spesso auto e camion non possono evitarli.
Abbiamo visto un solo bisonte, credo oggi li allevino come le mucche, ci sono enormi recinti di chilometri e chilometri, questo probabilmente si era allontanato dal gruppo e stava accucciato su un prato vicino all’autostrada.
Mi sono chiesta … possibile che il grande ‘’uomo bianco’’ sia riuscito ad eliminare dalla faccia della terra un intero popolo e pure la sua principale fonte di sostentamento? Per sostituirla con cosa? Con mandrie di mucche nere? Ma L’erba silicea che si trova da queste parti era ‘’oro’’ per il bisonte che la digeriva senza problemi … adesso invece devono integrare con fieno la dieta delle mucche, che hanno uno stomaco più delicato ed esigente. Quindi in termini economici il grande ‘’uomo bianco’’ si è dato, come si suol dire, la ‘’zappa sui piedi’’.
A ‘sto mondo vincono sempre i più forti, ma questo non vuol affatto dire che siano in migliori. Un ‘’pirla’’ con il fucile ha molte più possibilità di un ‘’genio’’ con arco e frecce.
Comunque … tra un pò andiamo a mangiare qualche cosa, visto che oggi a pranzo abbiamo preso solo un tacos. Dovessimo perdere un etto! 🙂

Alla prossima

Elena
Domenica 24 settembre 2015

Stamattina dopo una buona colazione siamo partiti dal Teton Lodge di Victor nell’ Idaoh, dove avevamo una camera che ricorderò per parecchio tempo.

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Non so per quale motivo ma non era una camera normale, bensì un piccolo appartamentino composto da: una camera da letto, un salotto con camino, due bagni, uno con vasca idro massaggio, l’altra con doccia, e una zona cucina con una grande isola che serviva sia, come piano lavoro, che come tavolo da pranzo. Il tutto con l’inconfondibile stile di queste parti che è una via di mezzo tra quello che abbiamo noi sulle dolomiti e la ‘rudezza’’ del legno lavorato dai pionieri. Ah … dimenticavo nel salottino, dove c’era un divano a tre posti, c’erano anche due poltrone in cuoio enormi e con poggiapiedi altrettanto enorme, in modo che si potessero tenere alte le gambe per farle riposare. D’altronde questa è una zona sciistica e le famiglie vengono a passarci i weekend. Noi ci abbiamo passato solo una notte ma ne è valsa la pena.
Torniamo a noi … dunque da Victor per arrivare allo Jellowstone ci sono solo 81 miglia, nulla per una che il giorno prima ha guidato per 900 chilometri senza batter ciglio.
Paesaggi, come al solito mozzafiato. Lungo il percorso ci siamo fermati al Jackson Hole che è un paesino delizioso, che potremmo paragonare alla nostra Cortina d’Ampezzo.
Ovviamente lo stile, è sempre quella via di mezzo tra il nostro paese di montagna con l’aggiunta di quel ‘’tocco da pioniere’’ tipico della zona. Il legno qui non è un optional … è il solo mezzo con cui costruiscono e per dare solidità usano tronchi interi appena rifilati con le accette. Ora sarà fatto con macchine ma l’effetto è sempre quello del ‘’fai da te’’.
Insomma un fascino veramente unico. A Jackson Hole sono famosi gli archi fatti con le corna di cervo e … vuoi non farci una fotografia sotto? 🙂

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Arrivati allo Jellowstone park siamo entrati in un altro mondo. Questa zona immensa, soprattutto per il nostro standard, comprende il Wyoming, l’Idaho ed il Montana. Si tratta di immensi boschi di pini, di immensi territori piatti pieni di un’alta erba che in questa stagione è gialla, di fiumi che corrono come serpenti e di caldere che sbuffano vapore bollente. In questo paradiso primitivo finalmente mandrie di bisonti selvatici riescono a condurre una vita abbastanza dignitosa, turisti a parte.
Il passo – Teton pass … ora si fa con le auto, ma allora lo si faceva con le carovane. Doveva essere veramente un’impresa difficile.

Come non andare alla zona dei Geyser? Ed eccoci in questo paesaggio incantato … una distesa di terreno piatto e di caldere fumanti. Sembrano delle piccole piscine in miniatura con colori sgargianti. sul terreno si aprono delle voragini di diverse dimensioni in cui acqua solforosa bolle.
Ovviamente visto che la temperatura dell’aria è di circa 8 gradi si alzano lunghe colonne di vapore acqueo che creano un microclima ideale per i boschi che circondano la zona.

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E’ comunque un paesaggio surreale. Un percorso sopraelevato in legno, fatto apposta per i turisti ci ha permesso di vedere una ampia zona di caldere in cui ci sono geyser di diverse dimensioni, uno più bello dell’altro. l’ Old Faithful Geyser è famoso soprattutto perché erutta più o meno regolarmente, quindi attorno a lui ci sono ormai centinaia e centinaia di panche su cui un pubblico eterogeneo ammira l’avvenimento, che si ripete fedele nel tempo. Ci sono geyser più grandi ed anche più spettacolari ma … fanno un pò come pare loro.
Camminiamo serenamente su una caldera immensa … se questa zona dovesse esplodere, metà America scomparirebbe e forse anche il resto del mondo, causa ceneri, ne sarebbe afflitto. Immaginatevi se in contemporanea scoppiasse il Marsili … mamma mia che disastro!
In migliaia camminiamo in zona di pericolo e nessuno ci fa caso, ma stiamo passeggiando su un una bomba ad orologeria.

Ho visto più bisonti di quanti potessi immaginarmi, e siccome sono un pò ‘’bislacca’’ mi veniva da piangere. Sono animali splendidi, sono solo dei bovini direte voi, e siamo d’accordo, ma il loro portamento e le loro dimensioni incutono rispetto. Tanto quanto ne dovevano incutere gli indiani che li uccidevano per cibarsene. Eppure gli indiani hanno incontrato sul loro cammino l’ ‘’uomo bianco’’, che tramite lusinghe, promesse non mantenute, massacri, ha letteralmente spazzato via dalla faccia della terra un’intera etnia!
Come non farsi venire le lacrime agli occhi pensando ad un cosa simile? Come? Oggi di indiani non ce ne sono più … ed i bisonti sembrano quasi fuori posto quando orde di turisti in automobile fanno loro delle fotografie. Ieri ad esempio un paio di maschi di cui uno molto grande, mi si sono messi davanti all’auto e si sono messi a camminare sull’asfalto, dove ovviamente i loro zoccoli non hanno la stessa presa che sul terreno normale. Mi sono messa a seguirli a passo d’uomo ammirandoli. Dietro di me si è formata una coda di auto. Se li avessi sorpassati si sarebbero spaventati ma ad un certo punto è stato inevitabile, visto che le auto dietro di me iniziavano a sorpassare me e loro.

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Uno di loro spaventato è finito sulla destra arrampicandosi tra i pini, l’altro non sapeva dove andare, visto che a sinistra c’era il fiume. Povere, povere creature.
Ho pianto mentre Antonio mi diceva piuttosto spazientito: ‘’Accelera e passali’’! Onestamente sarei rimasta lì fino a quando loro avessero trovato un posto tranquillo dove andare.
Povere enormi splendide creature … che sono costrette ad adattarsi ad una vita che non hanno scelto, ma che è stata loro ‘’imposta’’ .

La sera, cotti dal freddo, siamo andati nel nostro nuovo hotel che si chiama Kelly Lodge, ci siamo riposati un attimo e poi siamo andati a cena in un ristorante dove Antonio ha avuto il coraggio di ordinare il bisonte!
???? Ma possibile che gli uomini siano così insensibili? Ho ordinato del salmone con broccoli e patate fritte e un bicchiere di chardonnay. Il vino era terribile ma il salmone era ottimo.
Antonio invece ha trovato il bisonte ‘’duro’’ … ma va? Inoltre glielo hanno servito in una salsa di panna acida in cui nuotavano dentro, udite udite, delle tagliatelle integrali scotte e senza sale! Ben gli sta! Se avessi dovuto dare un nome al piatto lo avrei chiamato: ‘’La vendetta del bisonte’’!
Tornati al Lodge eravamo talmente cotti che siamo crollati dal sonno. Sto leggendo un libro di cui riesco a leggere, al massimo, una pagina e mezza la sera. 🙂

Alla prossima

Elena
Lunedì 25 settembre 2017

E’ il compleanno di Antonio e ieri, assieme a lui, gli ho comprato, con i suoi soldi, il regalo che lui ha scelto.
Poi l’ho tenuto io e stamattina gli ho consegnato in un bel pacchettino il suo regalo con un biglietto di auguri, che ho scritto sulla carta intestata del precedente Lodge in cui avevamo dormito. Insomma un cosa proprio ‘’fai da te’’.
Ah … dimenticavo, nel bigliettino gli li ho anche fatto un disegno.
Dopo aver letto il bigliettino, ridendo per la ‘’sorpresa non sorpresa’’, mi ha chiesto, riferendosi al disegno: ‘’Che cos’è un leone od un topo’’? Al che ho risposto anche un pò scocciata: ‘’Ma non vedi che è un orso’’? Questo però rende bene l’idea delle mie capacità artistiche.
Adesso è mattina, Antonio è vestito e ha fame. Mi alzo, mi vesto e andiamo a fare colazione. Vedremo come va la giornata …

Alla prossima
Elena

Lunedì 25 settembre 2017

Abbiamo lasciato il Lodge verso le otto e ci siamo diretti verso il Gran Canyon del fiume Jellowsone, quello che dà il nome al parco. Anche qui paesaggi incredibili.

 

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Poi siamo andati al Norris che è un’altra zona di geyser e sorgenti calde. In realtà è vero che il paesaggio è affascinante ma si cammina su una caldera … che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

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Poi ci siamo spinti fino alla Mammoth Hot Spring, che è un’altra zona di sorgenti solforose e ferrose che però si è ridotta tantissimo da quando l’aveva vista Antonio 35 anni fa. Allora era una serie di vasche con acque sorgive ed ogni vasca aveva un colore diverso a seconda dai metalli che portava con se, oggi, la maggior parte delle vasche sono asciutte e bianche.

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Cervi nel villaggio mangiavano tranquillamente l’erba dei prati. I cervi qui si sono organizzati benissimo. Vivono praticamente in paese, mangiano l’erba verdissima dei giardini e i Rangers tengono a bada i turisti desiderosi di avventura che si avvicinano troppo ai cervi per fotografarli.

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Domani si parte presto per Salt Lake City nell’Utah, altri chilometri per la sottoscritta … abbiamo il volo alle 15,41 quindi dobbiamo essere a destinazione al massimo all’una, perchè dobbiamo restituire l’auto che abbiamo affittato, una Nissan Rouge che si è comportata benissimo e che ho trovato piacevole guidare.
Adesso vado a dormire se no domani non mi alzo.

Alla prossima

Elena

Martedì 26 settembre 2017

Partiti dal Kelly lodge di Jellowsnone West nel Montana alle 7.00am, arrivati a Salt Lake City (Utah) alle 12.00.
Abbiamo restituito l’auto alla Alamo e poi a piedi abbiamo raggiunto il terminal 2 per lasciare i nostri bagagli. La distanza da fare a piedi sarà di 200 metri. Tutto perfettamente organizzato e a portata di mano.
Durante il viaggio abbiamo come al solito lasciato girovagare i nostri occhi in questi spazi impressionanti. Io poi, nemmeno tanto, visto che guidavo. Mentre nel Montana le case sono costruite tutte rigorosamente in legno. Quando dico ‘legno’ parlo di tronchi tagliati con l’accetta che ricordano le case dei pionieri nei film dei cow boys che siamo abituati a vedere. Invece qui nell’Utah le case sembrano fatte di tavole di plastica che imitano il legno. Magari mi sbaglio visto la lontananza ma … non credo. E comunque le case sono talmente lontane le une dalle altre che mi chiedo che cosa significhi per costoro il termine: ‘’vicini’’ di casa’’.
Eppure gli americani sono socievoli ed ‘’amiconi’’ . Ovunque si vada, hotel, negozio o ristorante che sia, trovi sempre qualcuno che ti dice: ‘’ciao, come stai oggi? Va tutto bene’’? E ti saluta con: ‘’Ti auguro una splendida giornata’’!
D’altronde … immaginatevi uno che faceva chilometri e chilometri a cavallo senza vedere un essere vivente. Quando finalmente lo vedeva, come faceva a sapere se costui aveva buone o cattive intenzioni? Quindi iniziava a salutarlo da lontano. Doveva per forza di cose far capire che era ‘’amico’’ e non ‘’nemico’’. Gli americani sono armati fino ai denti oggigiorno, figuratevi a fine ‘800. Bastava un gesto sbagliato e … ‘’bang’’! Chi si è visto … si è visto.  Tanto … chi trovava un cadavere in mezzo al ‘’nulla’’? E poi, ammesso e non concesso che lo trovassero chissà dopo quanto tempo,  … come potevano sapere chi era il colpevole? Magari, chissà, tutta ‘sta socievolezza odierna deriva da un passato non proprio tranquillo.
Altro punto dolente è che sull’autostrada si trovano i resti schiacciati di una marea di animali, che spaziano da coyote, daini, volpi, conigli … insomma una vera strage. D’altronde si viaggia a 70/80 miglia l’ora … dato che fino a 5 miglia in eccesso non si viene multati va da se che, dove è permesso, tutti viaggiano a 85 … che in chilometri sono quasi 140 all’ora. Il bello è che ci sono cartelli che segnalano di fare attenzione agli animali, ma … a quella velocità ammesso e non concesso che si incroci un capriolo cosa si può fare? Se si frena per evitarlo si procura una strage tra le altre auto … quindi? Povere creature! O noi o loro! E noialtri … non abbiamo dubbi su chi scegliere di salvare.
La zona attraversata si direbbe dedita all’allevamento ed alla cultura di grano e granoturco su larga scala.

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All’aeroporto abbiamo mangiato un’ottima insalata, porzioni sempre grandiose. Un ottimo bicchiere di chardonnay ghiacciato mi ha rimessa in pace con il resto del monto.
Ora siamo al nostro gate in attesa di imbarcarci, tutto bene.

Alla prossima

Elena.

Martedì 26 settembre

Quanto dicevo tutto bene non mi riferivo al fatto che il nostro volo porta ben due ore di ritardo! Purtroppo questo mette in crisi tutta la pianificazione che Antonio aveva fatto in precedenza per quanto riguarda l’affitto dell’auto a Fresno.
Sta cercando di mettersi in contatto per avvisarli del ritardo, ma il numero di telefono che c’è sulla conferma è sbagliato! Adesso prova ad inviare una mail. Vediamo un pò se ci si riesce, la linea qui in aeroporto non è esattamente ‘’the best’’!
Mentre aspetto continuo a leggere il libro che mi sono portata per il viaggio, un poliziesco dell’americano Craig Johnson e, guarda caso, ho scoperto qual’è la malattia che sta decimando le foreste del Wyoming. Si tratta di un bruco che proviene, tanto per cambiare, dalla Cina e che divora dall’interno i pini facendoli seccare uno dopo l’altro. Hai capito? Noi avevamo notato che molti erano malati ma non immaginavamo si trattasse di un animaletto importato, tanto per cambiare, dall’Asia.
Cribbio! Noi in Europa abbiamo il ‘’punteruolo rosso’’ che decima le palme, il ‘’cinipide galligeno’’ che uccide i castagni da frutto, la ‘’xilella fastidiosa’’ che attacca gli ulivi … gli americani hanno gli ‘’scolytes’’ che ammazzano i pini. Ma … abbiamo proprio bisogno di una guerra nucleare per far scomparire la vegetazione e di conseguenza la razza umana? Macché! Ci bastano gli insetti cinesi! Loro hanno gli insetti ‘’antagonisti’’ per tenerli a bada noi no! Sigh…
Mentre aspettiamo l’arrivo del nostro aereo, ho l’occasione di cogliere un pò di folclore locale. Dunque l’aeroporto è in territorio Mormone, quindi molti sono i ‘’locali’’. Abbiamo signore e ragazze senza trucco, con abiti molto semplici ed altrettanto semplici tagli di capelli. Ho solo visto una donna con cuffietta bianca, evidentemente anche loro stanno cambiando.
C’è una bellissima signora in jeans e capelli lunghi, un pullover verde che cammina avanti e indietro, assieme ad un ‘’accompagnatore’’ più giovane. Probabilmente si tratta di un parente oppure di un badante. La signora, fisicamente, pare non aver nessun problema. Si direbbe sui 60 o i 70 ben portati, è snella ed alta, il problema è che … canta! Canta a squarciagola con un timbro da soprano, motivi di classici americani, arie di opera, e delle cantilene infantili. Fa tenerezza … e nello stesso tempo ci rammenta che noialtri, nella nostra vita, possiamo scegliere un pò poco … le cose semplicemente ‘’ci capitano’’!

Alla prossima
Elena
Mercoledì 27 settembre 2017

Ieri comunque, dopo tre ore di ritardo finalmente siamo partiti. Non sull’aereo previsto ma su un piccolo aereo credo da una cinquantina di posti della Delta. Anche i bagagli a mano ci sono stati ritirati prima di imbarcarci, ovviamente attimo di panico, in quanto molti contavano di usare il loro contenuto durante il viaggio. Per fortuna il mio libro lo avevo nello zaino, il pc … bè pazienza.
Visto che l’aereo era piccolo abbiamo volato a bassa quota ed ho potuto ammirare un panorama veramente particolare.
Da Salt Lake City a Fresno si sorvola una zona di mare che è rimasto incastrato tra le montagne quando, nella notte dei tempi, il fondo del mare si è sollevato. Quindi si tratta non solo di un enorme lago salato, da cui ovviamente deriva il nome della città, ma stiamo parlando di una zona desertica di sabbia e zone paludose in cui però, visto la concentrazione di sale non cresce nemmeno un filo d’erba. Insomma un posto che dall’alto ricorda più Marte che la terra, se non fosse per i rettangoli di terreno dedito alla raccolta del sale.
Dopo un paio di ore, siamo finalmente arrivati a Fresno dove non abbiamo trovato i nostri bagagli a mano. Sigh …E’ triste quando il carosello, chiude le saracinesche e i tuoi bagagli non sono usciti che in parte. Avevamo quelli imbarcati normalmente ma non quelli ‘’a mano’’ dove dentro ci sono i nostri pc, tutti cavi e le prese del mondo, insomma un sacco di cose utilissime.
All’ufficio bagagli ho mostrato le due ricevute rosse che ci avevano dato in fretta e furia prima dell’imbarco, l’incaricato è stato gentilissimo ha telefonato non so dove e, dopo un paio di minuti, una gentilissima addetta ai bagagli è arrivata con i nostri due piccoli trolley. Volevo abbracciarla!
Ci siamo poi diretti alla zona di affitto delle auto ed ho potuto scegliere tra una piccola Jeep quattro ruote motrici o una Dodge quattro ruote motrici a sette posti. Un carro armato per i nostri standard. Ovviamente, pirla come sono, ho scelto il bestione Dodge.

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Qui le auto sono immense, come sono immense le strade, i posti a sedere nei ristoranti, e, per fortuna, pure quelli sugli aerei. D’altronde io ed Antonio sovente ci sentiamo dei nani, specie quando incrociamo qualcuno in ascensore. E’ imbarazzante quando si arriva al gomito di qualcuno. Premetto che sia io che Antonio siamo alti 1 metro e settanta, quindi non proprio dei nani, almeno per gli standard italici e la nostra generazione.
Tra l’altro gli americani, si direbbero oggigiorno divisi in due categorie: ‘’ gli igienisti alimentari sportivi e fisicamente fit’’ e quelli che ‘’chissenefrega della linea io continuo a mangiare hamburger’’. Comunque il numero dei MacDonald e dei Whimpy si è notevolmente ridotto in una trentina di anni mentre sono aumentati a dismisura i salad bar. Stanno andando a piccoli passi nella direzione giusta. Merito di Obama? 🙂
Partiti dall’aeroporto ci siamo diretti verso il Best Western che Antonio aveva prenotato. E’ un pianificatore nato e non abbiamo mai nessun intoppo. Naturalmente ho dovuto prendere un pò la mano con ‘sta Dodge immensa. Arrivata sull’autostrada ho realizzato che gli specchietti laterali non erano a posto per il mio assetto di guida, e metterli a posto in autostrada con le auto che ti sfrecciano attorno al buio, perché ormai tra una cosa e l’altra erano le nove passate, non è stata un’impresa facile. Le miglia da fare erano pochissime, 6 o 7 ma con un auto che non conosci e soprattutto quando non sai quale uscita prendere non è mai piacevole.
Comunque, nonostante la mia guida, siamo arrivati sani e salvi anche questa volta. Preso possesso della camera ho lavato una camicia di Antonio e qualche altra cosetta. Con l’aria condizionata che soffia da ‘ste parti la roba asciuga in un attimo. Poi ogni camera ha un ferro da stiro quindi la vita del turista non è poi così difficile.
Siamo poi andati a piedi a mangiare in un ristorante messicano qui vicino, il Toledo’s Mexican dove abbiamo mangiato benissimo. L’unico problema è che avevo la lingua talmente cotta dal peperoncino che non sapevo se il cibo era caldissimo o solo piccante. Con le lacrime agli occhi, soffiandoci il naso ogni cinque minuti abbiamo finito la cena.
Tornati in hotel siamo di nuovo svenuti dalla stanchezza. Cribbio non è che facciamo poi tanta fatica, gira rigira siamo seduti in auto oppure in aereo, ma eppure … deve essere l’età. Dimenticavo, qui per noi è mezzanotte, non l’ora italiana ma quella del Wyoming, per loro invece sono solo le undici. Hanno fusi orari diversi sul loro territorio … tanto per capire quanto sono ‘’grandi’’!
Penso che quando un americano viene da noi gli sembri di essere in una miniatura.
Alla prossima

Elena

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Giovedì 28 settembre ore 7,25 ora locale mentre in Italia sono le 4,25 si notte. Ci sono 9 ore di differenza.

Adesso doccia, colazione e poi via … verso lo Yosemite Park che è al confine con il Nevada. Ah … dimenticavo, nello Yellowstone eravamo a 3 gradi sopra lo zero, a Salt Lake City ce n’erano una decina, qui ce ne sono 23 a mezzanotte. Un tantino destabilizzante per dei vecchietti. Mah …

Alla prossima
Elena
Giovedì 28 settembre 2017

Oggi visto lo Yosemite. Bellissimi paesaggi come al solito gli spazi non mancano, ma purtroppo c’è stato un incendio che ha rovinato mezza California ed ha colpito soprattutto le pinete del parco. Una vera tragedia, alcune zone si sono salvate ma altre sono state completamente rase al suolo.
A luglio di quest’anno, nella contea di Mariposa, è divampato un incendio che ha distrutto più di 74.000 acri di terreno.
Nonostante siano stati impegnati una dozzina di elicotteri e canadair, 58 case sono state distrutte dalle fiamme e migliaia di persone sono state evacuate. Lungo la strada i terreni sono recintati … quindi gli animali non potevano fuggire … deve essere stata un’ecatombe … non si sente nemmeno più il canto di un uccello.
Come se non bastasse lo ‘’scolyte’’ che sta uccidendo i pini e gli abeti, ci si mette pure l’uomo con il fuoco. Per me che amo la natura vedere questa rovina mi fa male al cuore.
Allo Yosemite Village ci siamo comprati una bottiglia di acqua minerale e dei panini che abbiamo poi mangiato lungo il fiume seduti su un enorme tronco morto.
Di animali però manco l’ombra, ho visto un solo scoiattolo che ha attraversato la strada e gli è andata bene. Poi un paio di merli, entrambi con una zampa rovinata. D’altronde con l’incendio del mese scorso … tutto quello che era vivo … è morto e quel poco che è sopravvissuto è ferito gravemente.
Tornati a casa il cellulare di Antonio che funge anche da navigatore è morto, perché la presa usb dell’auto non ricarica. E che cavolo! Carica un giorno si e uno no! Ma che strano, probabilmente sulla Dodge serve solo per sentire la musica e non per caricare. Grrrr … Naturalmente il telefono è morto proprio in mezzo agli svincoli autostradali. Ci siamo fermati ed ha messo in funzione il navigatore che ci hanno dato quelli della Alamo. E’ un pò bislacco ma siamo riusciti a tornare in Albergo.
Mamma mia che stanchezza … ho fatto una doccia, lavato i capelli ora scrivo il mio diario ed Antonio cerca di scaricare dal mio samsung le foto che ho fatto. Perchè il mio telefono non riesce più a scaricare le foto, via cavo, nel mio MacBook Air! Che palle! Ma possibile mai che con tutta ‘sta tecnologia ci si debba sempre combattere? Ho cambiato il computer proprio per quel motivo … ma non funziona lo stesso! Grrrr.
Tra l’altro adesso le foto che nel samsung erano 1300 scaricandole sul pc di Antonio sono diventate più di tremila. Come mai? Mah … va a sapere. Misteri tecnologici che si infittiscono.
Adesso mi sa che stiro la camicia di Antonio che ho lavato ieri sera, la tecnologia del ferro da stiro, quella, la riesco ancora a dominare!

Alla prossima

Elena
Venerdì 29 settembre qui ore 7,06 (per l’Italia 16.06)

Ieri siamo tornati a mangiare al ristorante messicano, è l’unico posto vicino in cui possiamo andare a piedi. Tra l’altro attraversare ‘ste strade a 8 corsie non è un’impresa facile, come la manina rossa si spegne devi correre come un forsennato perché già a metà strada lampeggia e ti sollecita di attraversare. Brrrrr … in questo paese se non hai l’auto sei in pericolo di vita.
Tra l’altro andando a piedi, specie qui in periferia, si assiste a scene che non sono poi tanto edificanti per la grande America. Ho visto qui sulla Shwan Avenue, almeno cinque homeless, di cui due su sedie a rotelle. Uno era un nero proprio mal messo, magro … tossiva … coperto con degli stracci. Stava aspettando solo di morire. Qui non esiste sanità pubblica che tenga. Che dire? Grazie Trump!
La selezione dell’individuo, nella grande America, è ‘’economica’’ più che ‘’naturale’’. Ci sono, a rigor del vero, associazioni caritatevoli che si occupano dei propri poveri. Ma devono essere i ‘’propri’’. Quindi qui, data la maggioranza di messicani, le associazioni va da se che sono messicane e che tra loro si aiutano, Ma se sei nero … bè … allora arrangiati!

Alla prossima

Elena

Venerdì 29 settembre ore 21,55 (Italia 6,55)

Oggi è stata una giornata incredibile. Partenza verso le nove per il Sequoia & Kings Canyon National Park. Da Fresno al parco ci sono un centinaio di chilometri, che ormai per la sottoscritta non sono nulla. Arrivati su posto però, ho iniziato a preoccuparmi, la strada era tutta curve e strettissima. Come se non bastasse un pezzo di strada è franata quindi le corsie da due sono diventate una sola, ed abbiamo dovuto seguire una ‘’vettura pilota’’ per questioni di sicurezza. Siamo in montagna …nella Sierra Nevada e siamo su una strada strettissima, tutta curve, molte delle quali sono a strapiombo nel vuoto, siamo a circa 2000 metri di altitudine e io guido una Dodge immensa con un motore che fa schifo! Perché a me? Cosa ho fatto di male?
Man mano che avanzavamo la vegetazione cambiava e le querce diminuivano sempre di più per lasciar posto ai Pini Rossi della California, dei giganti altissimi e poi finalmente in mezzo ai pini ecco apparire le prime sequoie. Mamma mia che impressione! Sapevo fossero altissime ma non mi aspettavo un albero simile. La corteccia non ha niente a che vedere a quello a cui siamo abituati. La Sequoia ha una pseudo-corteccia, morbida al tatto, si direbbe più la pelliccia di un animale che la corteccia di una pianta. Oggi poi il sole era caldissimo e l’oro rossastro delle sequoie era tiepido al tatto, tanto da provare conforto nell’abbracciarle e, devo ammetterlo, le ho abbracciate e baciate più volte. Che mi importa se mi vedono? Si facciano i fatti loro. Non posso baciare una sequoia adesso? E chi lo ha detto?

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Sono alberi di 2000, 2500 anni quindi sono lì prima ancora di Cristo. Trovo sia una faccenda impressionante. Se potessero parlare chissà che cosa ci potrebbero raccontare? Mah …
Ci sono molti sentieri nella valle di questi giganti e passeggiando in questo bosco fatato ecco all’improvviso un cervo. Un giovane maschio di un paio di anni, considerate le biforcazioni delle corna. Non ha paura e si lascia avvicinare. Gli ho fatto qualche fotografia ed ero commossa alle lacrime. Adoro gli animali e sono sempre in pena per loro che sono nostre vittime.

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Purtroppo in tutta la California gli incendi sono all’ordine del giorno e al 99% la colpa è nostra. Spero che questa creatura riesca a fare una vita decente e non rischi di esser bruciata viva a causa di un qualche pirla che fa un barbecue all’aperto. Nonostante i divieti i deficienti si trovano sempre, specie in zone dove il turismo la fa da padrone.
Avevo visto altri cervi prima di arrivare al passo. Erano femmine assieme ai loro piccoli e brucavano sul ciglio della strada. Qui la caccia per fortuna è vietata ed i cervi, come tutti gli erbivori d’altronde sono buoni come il pane e, se non li si tormenta, si lasciano avvicinare abbastanza fiduciosi.
Abbiamo passeggiato ancora nella foresta dei giganti ed abbiamo visto il ‘’Generale Sherman’’ una sequoia che è considerata il più grosso albero al mondo.
Volevamo inoltrarci fino a al Grant Grove dove c’è un’altra sequoia immensa ma un incendio lungo la strada ce lo ha impedito.

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Gli incendi sono veramente qualche cosa all’ordine del giorno. Ma è mai possibile che esistano dei deficienti che continuano a fumare e gettare i mozziconi accesi dalla auto? Bisognerebbe impiccarli! Grrrr … purtroppo proprio per cretinate simili spesso la foresta va a fuoco, distruggendo chilometri e chilometri di bosco ed uccidendo tutto quello che c’è di vivente! Poi magari ‘sti cretini sono gli stessi che mangiano ‘’bio’’ perché ‘’amano’’ la natura! Deficienti!
Tornati a casa sull’autostrada mi sono presa uno spavento enorme, mentre mi spostavo su una corsia centrale dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, mi son trovata di colpo con una vettura al mio fianco, che procedeva velocissima e a solo un paio di centimetri dalla mia fiancata. Ho sterzato in modo abbastanza deciso per non sbatterci dentro e per fortuna non ho perso il controllo dell’auto. Antonio non ha detto bè … ma era pallido. Io mi sono spaventata a morte. Ringraziando il cielo non è successo nulla ma … sarebbe potuta andar peggio.
Tornati in albergo, ci siamo riposati un pò e poi … via a cena. Vorremmo mica rischiare di perdere un paio di grammi no?
Ci siamo sparati io una dozzina di ali di pollo all’americana e lui una cosa a base di quinoa e gamberoni. Poi come se non bastasse ci siamo anche mangiati il dolce! No comment.
Ora io sto scrivendo le ‘’memorie’’ della giornata e lui gioca a carte con il pc. Mi sa che è ora di andare a nanna.
Domani devo guidare da Fresno fino a Monterey, mica cefole!

Alla prossima

Elena

Sabato 30 settembre 2017 ore 7,03 (Italia 16.03)

Oggi si parte per il mare … Vedremo che cosa succede. 🙂

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Sabato 30 settembre ore 17,37 – Italia 2,37 Lighthouse Pacific Grove CA

Da Fresno siamo partiti in direzione di Cambria, dove ci siamo fermati a far benzina ed a prendere un panino, vorremmo mica morire di fame no? Cambria è un grazioso paesino che è a Sud di Monterey.
C’era la gara degli spaventapasseri e ce n’erano di tutte lo fogge. L’intero paese si deve essere impegnato molto per creare questi strani personaggi. A parte ET gli altri non è che mi piacessero troppo. Siamo già tanto ridicoli e poco interessanti, è proprio il caso di fare a gara per renderci ancora più brutti? Mah …
Antonio ha scelto Cambria con l’intenzione di risalire la costa sul Pacifico fino a Monterey.
Sulla strada abbiamo visto zebre libere assieme ai cavalli. Ho ucciso uno scoiattolo che mi ha attraversato la strada all’improvviso, avevo delle auto dietro e nonostante abbia frenato e sterzato …l’ho preso in pieno. Sono partita dall’Europa per uccidere un povero esserino indifeso. Ho pianto per almeno 5 miglia. Ho contribuito anche io all’eliminazione di questi meravigliosi animaletti che non ci potrebbero far del male nemmeno se lo volessero. Non me lo dimenticherò mai questo assassinio!
Arrivati sulla costa abbiamo visto i leoni di mare, meravigliosi! Degli enormi ‘’pancottoni’’ che si crogiolavano al sole ed ogni tanto emettevano suoni gutturali. Secondo me parlano tra loro. Uno ad un certo punto un grosso maschio ha alzato una zampa ed ha grugnito, parecchi altri hanno fatto la stessa cosa, come se si fosse trattato di un segnale. Secondo me stava dicendo agli altri: ”avete visto quella cretina esaltata che ci fa le foto”? 🙂

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Purtroppo per noi, la strada che volevamo fare è ‘’crollata’’, quindi siamo stati costretti a tornare indietro. Altri cento e passa chilometri. Devo essere onesta, non sono un guidatore per delle tempistiche risicate. A me piace andare a spasso con l’auto, non fare 600 chilometri al giorno ad andatura sostenuta per rispettare le tappe. Ma tant’è …

Tra l’altro durante la strada c’erano delle strane campane di ferro appese a dei pali altrettanto di ferro, ci siamo chiesti cosa fossero ed ho scoperto che tra il 1683 ed il 1834 i Missionari francescani e gesuiti avevano costruito un passaggio sulla costa per unire le loro missioni. Quella strada esiste ancora pur essendo stata inglobata nel traffico moderno e si chiama ancora El Camino Real.

Quando siamo arrivati a Monterey dall’autostrada non capivo le istruzioni né del navigatore né quelle di Antonio, quindi mi sono infilata nell’uscita sbagliata. ‘’Il navigatore’’ in realtà sono due, quello sul telefono di Antonio e quello dell’auto che parlano in contemporanea contraddicendosi … d’altronde … perché mai la mia vita dovrebbe essere facile?
Comunque siamo arrivati a Light Lodge che è sia la località che il nome del Motel dove dormiremo questa notte. Fatto doccia, mi sono ripresa un pò e tra poco, magari prima che cali il sole andiamo a fare due passi lungo il mare.
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Ieri sera siamo andati a passeggio lungo la costa, rocce rotonde si allungano fino sul mare dove una colonia di strani gabbiani emetteva grida continue, rondini di mare sfrecciavano sul pelo dell’acqua, cormorani si tuffavano per pescare e … leoni di mare giocavano tra loro facendo attenzione a non finire sugli scogli. Cosa si può volere di più dalla vita?
Fa più freddo qui che in Montana. Immaginavo che essendo al mare la temperatura sarebbe stata più calda invece il vento la fa da padrone e quindi abbassa quella che dovrebbe tutto sommato essere una temperatura buona visto che siamo sui 20 gradi.
La sera siamo andati a cena sul porto, quello che Antonio ricordava come semplici moli di legno con sopra bancarelle che vendevano pesce, oggi è diventato una serie di ristoranti che ti offrono aragoste, granchi, salmoni, insomma ogni ben di dio. Siamo entrati in uno dove ho preso un piatto d fisco & chips mentre Antonio si è fatto un piatto in cui dentro c’era di tutto!
Il bicchiere di prosecco che ho bevuto non era male, siamo poi risaliti in auto e tornati in hotel. Meglio il ritorno che l’andata. Un pò sono stanca … odio guidare di notte, e all’andata abbiamo litigato sulle indicazioni stradali. Trovare un parcheggio quando non sai né dove sono i parcheggi , né dove sei tu, né dove devi andare … non è che sia poi tanto facile. Antonio si limita a dare degli ordini, gira a sinistra, vai dritto, gira a destra … ma all’ultimo minuto e non tiene conto né delle altre auto che mi circondano né della velocità in cui stiamo andando.
Tornati in camera siamo crollati come delle pere cotte.

Alla prossima

Elena
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Domenica 1 ottobre

Partiti dal Light lodge di Pacific Grove ci siamo imbattuti in una famiglia di cervi che vive praticamente tra le case ed i giardini, Il maschio stava tranquillamente seduto osservando le femmine ed in piccoli girare per le vie del paese. Diciamo che questa è una zona residenziale dove le auto vanno a 25 miglia orarie massimo .. ma comunque, sempre per strada sono!

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Anche lì Antonio ha dovuto insistere perché partissimo. E’ più forte di me, quando vedo animali così belli, non vorrei mai più lasciarli.
Comunque ci siamo diretti, come da ‘’logistica antoniana’’ al Monterey Bay Aquarium, che è , molto probabilmente, il più grande acquario al mondo. E’ una incredibile installazione di 8.000 metri cubi di acqua, in cui sono stati fatti investimenti per oltre $ 150 milioni di dollari e che vanta quasi due milioni di visitatori l’anno! Sono rimasta impressionata nel vedere come hanno organizzato le vasche e nel contempo di come si prendono cura degli animali malati della baia.
C’è una specie di nursery per piccole lontre e una grande vasca di riabilitazione.
Spettacolari le meduse …

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Un’enorme stantuffo crea le onde e muove l’acqua in continuazione in modo tale da ossigenarla, i pesci quindi si trovano in una perfetta situazione di naturalezza. Milioni di sardine nuotano contro una corrente generata artificialmente, ma che ricalca esattamente quella reale.
Inutile dire che l’acquario è sul mare e che prende l’acqua direttamente dalla baia. Abbiamo passato tre ore senza nemmeno accorgercene e viaggiavo da una zona all’altra costantemente a ‘’bocca aperta’’! Uno spettacolo tra i più belli che abbia mai visto.
Tra l’altro tutto è organizzato in maniera da sensibilizzare il visitatore nell’importanza assoluta del salvaguardare quel poco che ci è rimasto. Ci sono zone di interazione per i più piccoli che vengono stimolati a partecipare in prima persona.
Usciti da lì siamo andati a goderci un pò il panorama. Dalle terrazze esterne dell’acquario si può ammirare il mare, ma qui guardare il mare non significa solo ammirare il movimento delle onde che si infrangono sulle rocce, ma anche osservare le lontre marine che mangiano galleggiando a pancia all’aria con un sasso sull’ombelico sui cui sbattono le conchiglie per romperle… vedere le foche che pescano e giocano tra le onde … masse di cormorani che si tuffano, pescano e poi tornano sulle rocce per nutrire i piccoli … questo è quel che accade normalmente. Potrei stare a guardare per dei giorni interi.
Antonio ha dovuto portarmi via a forza … per andare al ristorante. Figurati se ci perdiamo un pasto! Quando torno a casa giuro che mi metto a dieta!
Ovviamente ristorante sul mare con un’ottima insalata e un altrettanto ottimo chardonnay locale.
Usciti ci siamo diretti prima sulla spiaggia di Carmelo, a sud di Monterey dove abbiamo ammirato gente che metteva coraggiosamente i piedi nell’acqua. Splendide ragazze in bikini hanno allietato il mio consorte che le osservava incantato. Purtroppo per me invece i ragazzi erano in bermuda lunghi con magliette a maniche corte. D’altronde fa un freddo becco anche se c’è il sole. Il sole scalda ma l’aria ti gela, quindi star bagnati non deve essere proprio piacevole.
Parecchi passeggiano con i cani che corrono felici sul bagnasciuga, i giovani giocano con le onde, altri leggono sdraiati sulla sabbia calda, i gabbiani ti arrivano a due passi cercando qualche cosa da mangiare … insomma un posto idilliaco.
Ma il tempo stringe e siamo dovuti partire alla volta di San Francisco … ho attraversato il Golden Gate per arrivare a Sausalito dove Antonio ha previsto la prossima tappa. La baia è mozzafiato, la conoscevo solo attraverso libri e film … ora non solo l’ho vista, ma ho guidato sul ponte … e, ovviamente, ho anche visto il famoso carcere di Alcatraz!

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In Hotel all’arrivo ci hanno accolti offrendoci un bicchiere ghiacciato di chardonnay … che il Signore li benedica! Dopo il traffico e gli svincoli autostradali di San Francisco me lo merito!

Alla prossima

Elena

Lunedì 2 ottobre 2017

Ieri sera cena in un ristorante italiano, il Poggio, che se la ‘’tirava’’ alla grande. Qui a Sausalito la cucina italiana va per la maggiore ma … con qualche problemino. Solo qui riescono a bere il barbera mangiando l’ aragosta!
Volevamo qualche cosa di semplice, cercando tra il menù qualche cosa che non avesse troppo parmigiano, cosa che qui, visto che sono italiani, mettono anche sui gamberoni! Mamma mia! Ma perchè? Il guaio è che era tardi e non c’erano praticamente più ristoranti aperti, l’unico era il Poggio, ma di sicuro non ci becca più. I broccoletti che accompagnavano il mio merluzzo erano duri come delle pietre. Cucina italiana un corno! Tra l’altro abbiamo speso una fortuna. Quindi, sconsiglio il posto.
Oggi invece la giornata è stata dedicata a San Francisco, in giro per le vie a curiosare. E’ costruita praticamente sulle colline e le strade salgono e scendono . Abbiamo preso un trenino che è una sorta di cremagliera che fa un giro turistico per la città. Il trenino è nato da un’idea di un certo Andrew S. Hallidie e funziona ancora come nel 1873 quando cioè è stato inaugurato. Starci sopra sembra di essere sulle montagne russe.

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Qui i parcheggi sono tariffe uniche, ed in questo caso erano 30 dollari al giorno … abbiamo cercato di andare a piedi il più possibile ma ragazzi … che fatica con ‘ste strade.
Siamo poi andati in quello che era il vecchio porto, il Fishermans Warf, oggi una tonnara per turisti all’ennesima potenza. C’è di tutto, migliaia di ristoranti, negozi di regali, giochi per bambini, gente che suona, battelli che partono per il giro della baia … insomma un bailamme coloratissimo. Si sentono parlare tutte le lingue del mondo. Siamo andati a pranzo in un ristorante sulla baia, abbiamo preso due insalate con un bicchiere di vino bianco che però mi ha dato un pò alla testa. Tornati in hotel ci siamo addormentati come due pere cotte. Troppe salite e discese!
Verso le otto siamo nuovamente usciti per andare a cena allo Scoma’s di Sausalito. E’ vicino all’hotel e non devo guidare, meno male.
Il parcheggio dell’hotel è un’opera ad incastro. Per muovere un’auto bisogna farne spostare almeno due. Lo spazio è veramente ridotto. Con quel mostro di Dodge a 7 posti che mi ritrovo devo uscire in retromarcia, in salita e con uno spazio risicassimo. Speriamo di consegnare ‘sta macchina ancora intera.
Domani vedremo che cosa fare, ormai sono gli ultimi giorni di vacanza. Questa in realtà è la nostra ‘’luna di miele’’ che non avevamo mai potuto fare visto che quando ci siamo sposati la nostra bimba aveva due anni, e il ‘’grande’’ ne aveva quattordici, ma adesso che sono sposati entrambi … perché non approfittarne? Detto fatto!
Mi piacerebbe vedere ancora il leoni di mare, che tra l’altro sono cattivissimi tra loro. Oggi ad esempio siamo stati ad osservarne un gruppo che pendeva il sole su delle chiatte vicino al porticciolo, uno di loro era in acqua e non riusciva a salire sulla chiatta perché altri due lo mandavano via in continuazione … povero. 🙁

Alla prossima

Elena

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Martedì 3 ottobre

Oggi per colazione sono tornata ai normali croissant, alla fin dei fini è la colazione che preferisco. Un bel cappuccino con un buon croissant è la cosa migliore dal mio punto di vista. Tutte ‘ste uova strapazzate, ’ste salsiccie, ‘sti toast o ‘sti waffle con sopra burro, marmellate o sciroppo d’acero, la frutta, gli yogurt, venti tipi di kellogs e muesly, riso bollito cinese, uova bollite, e che cavolo! Mi sento già la nausea di prima mattina.
Ormai la nostra vacanza è agli sgoccioli e vogliamo stare tranquilli.
Dopo colazione siamo partiti in direzione Bodega Bay utilizzando la statale ‘’California 1’’. Siamo passati attraverso colline bruciate dal sole e coperte di erba secca con mucche nere che brucano … qualche vigneto, e poi foreste di eucaliptus immensi e finalmente siamo arrivati a costeggiare l’oceano Pacifico. Siamo andati a passeggiare su una spiaggia, dove dove ho raccolto alghe e conchiglie.
C’erano un sacco di gabbiani alcuni enormi altri più piccoli, ma non li conosco quindi non sono in grado di dire che cosa fossero esattamente. La cosa bella è che si comportano come i nostri piccioni, sono tranquilli e si lasciano avvicinare abbastanza.
In tutta la spiaggia, che sarà stata lunga cinque chilometri saremmo stati in 20. Non male vero? A volte mi viene da pensare che portare un americano in Italia e cercar di fargli ammirare la natura nostra è tempo perso! Noi portiamo spesso i nostri amici nella faggeta del monte Fogliano a nord del Lazio, ma … portarci uno che a casa sua ha il Sequoia National Park c’è da vergognarsi.
Comunque arrivati poi alla Bodega Bay, ci siamo fermati, indovinate un pò a far cosa? A Mangiare qualche cosina naturalmente! Dovessimo rischiare di perdere due grammi con la passeggiata.
Siamo andati a mangiare al Tide Wharf sorto nel 1920 e che è il primo ristorante sorto sulla costa di Sonoma. Tra l’altro nel 1963 è stato utilizzato come set per il film di Alfred Hitchcock ‘ gli uccelli’.

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Mangiato benissimo come sempre, vista sul mare, e durante il pasto siamo stati allietati dalle acrobazie di un fanatico del windsurf e da alcune foche che ogni tanto emergevano con il capo per respirare. Che dire? Una favola!
Poi pian pianino mi sono sparata un’altra 70 di chilometri e siamo tornati in hotel. Adesso Antonio sonnecchia e io scrivo.
Ora però, passo e chiudo, voglio leggere, se riesco un pò del mio libro prima di uscire nuovamente a far quattro passi e vedere un pò di negozi qui attorno.

Alla prossima

Elena

Martedì 3 ottobre ore 7,37 – (Italia ore 16,37)

Inizio ad aver delle difficoltà con i giorni, qui è martedì ma in Europa credo sia mercoledì pomeriggio … tra l’altro né telefono né pc mi danno una mano visto che entrambi postano date diverse. Trovo che questi ‘’device’’ non siano poi tanto collaborativi, o per lo meno, fanno una sacco di cose fantastiche ma bisogna entrare nell’ordine della loro logica, che, per qualche strano motivo, non è la mia.
Detto questo, figuratevi se posso apprezzare il premio nobel dato per la fisica a quei geni che hanno scoperto che esistono le onde gravitazionali ipotizzate da Einstein! Non so nemmeno che cosa voglia dire!
Comunque tornando a noi, stamattina ci siamo ancora svegliati nella nostra bella camera del Gables Inn che ha vista su uno scorcio della baia di San Francisco da cui si vede il ponte che va a Berkley.

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Che favola! Mi ricorderò questo posto per parecchio tempo, la camera ha anche un terrazzino con due sedie ed un tavolino per ammirare il paesaggio. Siamo stati fortunati con il tempo, ha sempre fatto bello. Persino su nel Montana nonostante le previsioni fossero di meno due e con neve, in realtà non ha mai nevicato anche se in effetti era un pò ‘’freddino’’! Ma nella mia valigia ho di tutto; dal pile al costume da bagno.
Ieri pomeriggio abbiamo passeggiato un pò per Sausalito, curiosato in negozi … visto il porto … il giardino … passeggiato lungo la costa.
Siamo poi andati a cena al ‘’Thai Tanic’’ un ristorante Tailandese. Come non mangiare un pò orientale da ‘ste parti? La comunità orientale è enorme. Ottima cena, leggera e gustosa, come tutta la cucina orientale d’altronde. L’unica pecca è che ho bevuto birra invece del mio solito calice di vino bianco.
Niente da fare … anche se la cucina orientale è ottima è da considerare una ‘’cucina’’ solo per metà. Nel senso che si mangia bene ma non si beve altrettanto bene. Le cucine complete sono quelle italiana, spagnola e francese, in quanto si mangia e si beve altrettanto bene.
Oggi lasciamo l’hotel e nel pomeriggio ci dirigeremo verso L’aeroporto di San Francisco, dobbiamo restituire quel ‘’carro armato’’ di Dodge all’agenzia Alamo da cui l’abbiamo affittata, e quindi dormiremo in un motel vicino all’aeroporto.
Domani mattina la navetta dell’hotel ci porterà, speriamo per tempo, a prendere il volo da San Francisco per New York che è alle 5 di mattina. Poi New York Nizza! Mò vado a preparar valigie. 🙂

Alla prossima

Elena

Martedì 3 ottobre ore 16.42

Siamo arrivati al Gateway Inn di San Bruno vicino all’aeroporto. Abbiamo mangiato in un ristorante pachistano down town che si chiama ‘’Noon’’, l’aspetto non era un gran che, in più Antonio voleva mangiare una bistecca in una steak house, ma ho vinto io e abbiamo ordinato lui un Ghost e io un tikka masala al pollo che erano la fine del mondo. Abbiamo ripulito i piatti con il naan bread. Devo dire che nonostante noi si sia vissuti in Inghilterra, dove i ristoranti indiani e pachistani sono ovunque, questo era veramente ottimo.
All’uscita abbiamo fatto due passi e, ad un certo punto, Antonio si è immobilizzato dicendo: ‘’ho dimenticato il borsello al ristorante’’, al che ho risposto: ‘’Ma figurati, non lo avevi proprio, molto probabilmente lo hai lasciato in auto’’.
Naturalmente non mi ha dato retta ed è tornato al ristorante, mentre io sono rimasta per strada, pensando tra me e me: ‘’vuoi vedere che lo ha lasciato in Hotel a Sausalito’’? La faccenda mi terrorizzava, perché l’idea di riprendere l’auto e tornare a Sausalito non mi entusiasmava proprio.
Invece … quando Antonio è arrivato all’altezza del ristorante il cameriere stava uscendo di corsa con il borsello di Antonio tra le mani per rincorrerlo e portarglielo. Si sono detti qualche cosa e si sono sorrisi.
Quando è arrivato vicino a me Antonio, lapidario come sempre, ha detto: ‘’Per fortuna non ti dò mai retta’’! Che dire? Gli uomini trovano sempre il modo di vendicarsi di noi ‘’povere dolcissime tenere creature stracciamaroni’’.
Ora siamo in hotel cercando di distribuire i pesi nelle valigie, vorremmo evitare di pagare i sovrappesi vari previsti per i voli interni.
Tra un pò andiamo all’aeroporto alla Alamo per restituire l’auto, e poi prenderemo la navetta per tornare qui.

Alla prossima

Elena

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Martedì’ 3 ottobre 017 ore 18,38 New York (mezzanotte e 38 in Italia del 5 ottobre 2017)

Siamo riusciti a restituire l’auto, quel trattore di Ford Dodge che abbiamo affittato per fare una valanga di chilometri, e l’ho restituita lucida e senza un graffio come me l’avevano consegnata. Antonio ha tirato un sospiro di sollievo quando finalmente siamo scesi.
Perchè è vero che guido ovunque, ma … a modo mio. La segnaletica per me è sempre fonte di discussione, mentre per lui è ‘’oro colato’’ . Devo ammettere che discutere troppo su un’autostrada a sei corsie con macchine che sfrecciano a destra e sinistra non è proprio l’ideale. Ma, insomma, ce l’abbiamo fatta.
Alla restituzione auto in affitto dell’aeroporto abbiamo avuto un piccolo problema, seguendo la segnaletica sono entrata in una specie di ‘’tonnara’’ dove mi sono ritrovata con l’auto tra una banda di punte acuminate davanti e punte altrettanto acuminate dietro. Ero bloccata! Come se non bastasse, un cartello avvertiva di non fare retromarcia altrimenti le ruote sarebbero scoppiate. Una cosa simile a me basta e avanza per fermare l’auto, togliere la chiave e scendere per chieder delucidazioni! Poco importa se dietro di me altre auto aspettavano. Antonio continuava a dirmi di andare avanti, promettendomi che le punte si sarebbero abbassate, ma io sono come i ‘’muli’’ … quando non sono sicura mi intestardisco.
Alla fine, per fortuna, gli addetti della Alamo sono arrivati e, ridendo, mi hanno detto di andare avanti. A quel punto, qualsiasi cosa potesse succedere non era più di ‘’mia competenza’’ ma di ‘’loro responsabilità’’, quindi sono andata avanti. Per fortuna le punte si sono abbassate e non è successo proprio nulla. Antonio scuoteva la testa in silenzio …
Restituita l’auto mi sono sentita più leggera. Ci siamo incamminati al terminal 1 dove passavano le navette shuttle per gli alberghi. Abbiamo aspettato una ventina di minuti buoni e finalmente è arrivata la nostra che ci ha portati sani e salvi al Gateway Inn.
Verso le otto siamo usciti nuovamente e siamo andati a cena in una steack house di downtown San Bruno. In realtà era una steak house brasiliana, una specie di ristorante a buffet dove abbiamo mangiato benissimo. Di tutto tranne che la bistecca.
Dunque, ho scoperto che in America il vino costa parecchio, tra l’altro costa più un bicchiere di chardonnay californiano che non un bicchiere di Pinot Grigio. I prezzi per un bicchiere variano tra i 9 ed i 30 dollari a bicchiere. Abbastanza alti per i nostri standard. Ma diciamo che con un bicchiere si fa tutta la cena, primo perché i bicchieri sono grandi, secondo perchè per dissetarsi ci sono quantità industriali di acqua gelata.
Se l’acqua gelata in California può far piacere perché fa caldo … anche nel Montana, dove fa un freddo becco, ti portano bicchieroni di acqua con cubetti di ghiaccio che galleggiano! Brrrrr …

Alla prossima

Elena
Mercoledì 4 ottobre

Stamattina sveglia alle 4,30 am perché la navetta per l’aeroporto passa alle 5,10 am.
Per esser sicuri di svegliarci abbiamo puntato la sveglia sui nostri cellulari, poi, per sicurezza anche sull’orologio in camera e poi, sempre per abbondare in sicurezza, abbiamo chiesto alla reception che ci svegliassero per telefono.
Il rumore degli aerei che decollavano ed atterravano era attutito dai doppi vetri … quindi non male, in compenso il condizionatore/riscaldamento si attaccava e staccava per mantenere la temperatura impostata e faceva un gran baccano. Come se non bastasse dalla Vodafone hanno telefonato per ben due volte ad Antonio per vendergli chissà che cosa. Ovviamente sentendo il cellulare suonare ha risposto pensando fosse la sveglia.
Per ricapitolare, siamo andati a dormire alle 21,30, ci siamo svegliati alla prima telefonata della Vodafone alle 2,00 am e poi ancora verso le 3,00 e poi … alle 4,30 am c’è stato un concerto nel vero senso della parola. Il mio cellulare, quello di Antonio, la sveglia e la chiamata dalla reception.
Ci siamo alzati dal letto quasi sull’orlo dell’esaurimento nervoso e grugnendo ci siamo lavati come i gatti, no colazione e saliti su navetta. Il check-in adesso lo si fa sul telefono e lo avevo sul mio cellulare, ma ci ho messo parecchio ad avere la linea. Al Metal detector hanno passato Antonio al setaccio … non lo volevano lasciar passare. E’ stato perquisito da un poliziotto immenso che lo ha tastato ovunque, vedevo la sua faccia scocciata. Io invece sono passata senza nemmeno attraversare la porta del Metal detector, infatti un gentile poliziotto mi ha aperto una porta laterale e mi ha fatta passare tranquillamente, anche lo zaino e la valigia a mano sono passate senza problemi.
Dopo 5 ore di volo alle 15.00 eravamo già a NY, ci sono tre ore di differenza tra San Francisco e New York.
Abbiamo consegnato subito le valigie e passati al Metal detector per stare poi tranquilli e di nuovo Antonio è stato passato al setaccio! Eppure non ha nulla del terrorista! Mah …
Abbiamo mangiato una caprese che era cattiva e che è costata una fortuna! Ho comprato un libro di Wilbur Smith, perché l’altro l’ho finito nel volo precedente.
Adesso siamo al nostro gate il B38 ed aspettiamo di imbarcarci. Tutto ok.

Alla prossima

Elena

Mercoledì 4 ottobre

Siamo in aereo in direzione di Nizza, tempo bello ma si balla parecchio. Ci hanno dato una cena improbabile: del pollo con del riso scotto, dei formaggini che intristiscono solo a guardarli, un pane al formaggio che … mah …
Cerco di dormire ma quando i vuoti d’aria sono troppi inizio a pensare: ‘’Ecco adesso precipita! Mi spiace morire così. Certo che però visto che tanto si deve morire, dopo un viaggio così, si finisce in bellezza. Poi mi dico: ‘’Ma sei matta a pensare una cosa simile? Antonio dice che le disgrazie, quando mi ci metto me le tiro addosso’’. Poi, quando i vuoti d’aria smettono ritorno a dormire. Insomma una notte da incubo.
La mattina verso le 11 di mattina siamo scesi a Nizza, bolliti come due zombie.
Natalie, la nostra tassista ci aspettava all’uscita e si è offerta di prendere le nostre valigie. Cosa che abbiamo rifiutato naturalmente. Natalie è alta un metro e 30 e peserà si e no 40 chili bagnata! Come facciamo a farle prendere le valigie?
Dopo un tragitto di un’oretta eccoci a casa! La gatta ha le ‘’antenne’’ e, come abbiamo messo piede in giardino, è arrivata miagolando l’ho presa in braccio le ho stampato un bacio sul naso ed ero felice di esser a casa!

Alla prossima
Elena

Giovedì 5 ottobre

Coma …

Venerdì 6 ottobre

Che dire dell’America? E’ stata un’esperienza interessante. Per quanto, pur da semplice turista si percepisce che è piena di contraddizioni. Prima cosa non ho trovato nessuno, ma proprio nessuno che fosse contento di Trump, e dire che io parlo con tutti, ma proprio tutti, soprattutto con quelli che non conosco. Faccio battute con chi trovo in ascensore, con i tassisti, con gli addetti alle receptions, con i Rangers dei parchi, con i commessi dei negozi, con i camerieri nei ristoranti, con le signore delle pulizie in hotel … insomma provo a sondare. Vigliacco se ne ho trovato uno che amasse ‘sto presidente!

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L’altra cosa che mi ha lasciata con l’amaro in bocca sono state le quantità di persone emarginate che ho incontrato.
Fino a quando si viaggia in auto non ci si accorge molto di questo mondo composto da ‘’figli di un Dio minore’’, ma se cammini a piedi li trovi spesso.
La sera quando si arrivava in hotel lasciavamo l’auto nel parcheggio e si andava a piedi a mangiare qualche cosa. Prima di tutto ho realizzato che senza auto in America si è finiti, a meno di non vivere nel centro di una città. New York ad esempio è una città fatta per pedoni, non certo per le auto. Fuori dalle grandi città invece le distanze sono talmente grandi che senza auto non sarebbe possibile far nulla, nemmeno la spesa al supermercato.
Comunque tornando a noi … andando a piedi si percorrono strade secondarie e lì si scoprono situazioni tristissime. Sono passata vicino ad un nero, anziano, su sedia a rotelle, coperto di stracci che tossiva.
Cosa fare? Io mi impietosisco quando vedo animali morti per strada, e qui credetemi ne ho visti in quantità industriali. Ho visto racoon, opossum, coyote, conigli, tacchini, persino cervi e caprioli. Ho ucciso personalmente uno scoiattolo. Ho fatto di tutto per evitarlo ma non ci sono riuscita. Ho rischiato di provocare un incidente in autostrada perché ho inchiodato e sterzato e quello dietro di me ha dovuto fare altrettanto. Mi sono messa a piangere mentre Antonio non ha nemmeno tentato a dirmi qualche cosa, perché conoscendomi, molto probabilmente avrebbe peggiorato la situazione.
Bene … ora immaginate che cosa posso aver provato vedendo un uomo anziano, su una sedia a rotelle … di notte … solo come un cane … coperto di stracci e che tossiva.
Antonio mi ha tirata via dicendomi che molto probabilmente era ubriaco. Mamma mia che disperazione lasciarlo lì da solo. Ma per forza che uno così è ubriaco! Cosa gli resta altro da fare? Non aspetta altro se non morire … magari l’alcool per un pò lo aiuta ad alleggerire la sua disgrazia.
L’America è così … se da un lato offre molte possibilità … dall’altro, se non ‘’riesci’’, se ‘’getti ‘’la spugna’’ per va a sapere quale motivo … sei finito!
Non esiste niente di ‘’pubblico’’ che aiuta queste persone, ci sono delle associazioni, ma ognuna di queste aiuta i ‘’suoi’’. In California ad esempio, ci sono molte associazioni di messicani e di asiatici … ma se sei nero … niente! Come si fa a vivere sereni quando si deve far ‘’finta’’ che disperazioni simili non esistano?
Tirando comunque le somme … ho adorato ogni secondo di questo viaggio! La vitalità di New York … i paesaggi del New Hampshire che si tingevano dei colori autunnali … gli spazi infiniti del Colorato e dell’Utah … i cieli immensi … i geyser … le caldere … le montagne rocciose del Wyoming, del Montana, dell’Idaho … i bisonti delle praterie dello Jellowstone … i leoni marini della California … i cervi dello Yosemite … le sequoie, impressionanti giganti di più di duemila anni e … non certo ultima la compagnia, vitale per me,  di Antonio.
L’innalzamento del clima e gli incendi che scoppiano in continuazione stanno mettendo questi posti meravigliosi duramente alla prova. E’ necessario porre rimedio al più presto al surriscaldamento climatico … come sarebbe altrettanto necessario che la ‘’grande America’’ trovasse il modo di mettere i più ‘’deboli’’ al riparo. Non si possono lasciare dei vecchi soli di notte sulle sedie a rotelle in balia di tutto … semplicemente non si può.

Alla prossima

Elena

 

Il nostro viaggio in USA …ultima modifica: 2017-10-07T17:32:05+02:00da elenasaita
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