Archivi tag: CIP

NUOVO CINEMA PARADISO

Ieri, per la rassegna del cinema italiano, organizzata dal CIP (Club Italianiste de Provence)  siamo andati al Vox di Frejus a vedere ”Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore – un film italiano del 1988.

Della classe di italiano della Sasel (Societè Aygulfoise Sports et Loisirs) oltre alla sottoscritta c’era Bartholomè, Gerard, Syra, Leonor, Jaqueline e Josiane.

Per quanto riguarda Josiane, devo dire che ho avuto i miei soliti problemi di ”fisionomia”! Appena l’ho vista ho dato per scontato fosse lei e l’ho salutata … poi osservandola ancora, ero seduta dietro di lei e quindi la vedevo di  nuca o di profilo, ho sospettato di essermi sbagliata.  Solo all’uscita Jaqueline mi ha confermato che era proprio Josiane.

Che vergogna! Non riconosco le persone …  cosa posso farci? Sarei un testimone inutile anche nel caso assistessi ad un reato! Cosa potrei dire alla polizia? Nulla!

Ma torniamo al film … L’inizio della proiezione è stato in francese! Naturalmente ci siamo lamentati  tutti … il  tecnico è venuto in sala a scusarsi  ed ha ripreso la versione in italiano. Il bello del Vox è anche questo … ambiente più che ”familiare”!

Nuovo-cinema-paradiso-DVD-Custom

Salvatore Di Vita, detto ”Totò”,  da quando ha lasciato il paesino di cui è originario (°) non vi è mai più tornato e da trent’anni vive a  Roma, dove nel frattempo è diventato un affermato regista cinematografico.

Una sera, al suo rientro a casa, la ”compagna” con cui vive al momento gli dice di aver risposto ad una telefonata di sua madre che, dalla Sicilia, lo avvisava della morte di un certo Alfredo …

Salvatore resta sveglio per tutta la notte e ricorda la sua infanzia nel Paesino di Giancaldo, dove il cinema è l’unico divertimento e l’unica possibilità di sognare un mondo diverso.

Siamo alla fine degli anni quaranta … Totò è un bambino povero che vive con la sorella e la madre e tutti e tre attendono il ritorno del padre soldato, che risulta disperso in Russia e che non tornerà mai più.

Fa il chierichetto in Chiesa per don Adelfio, parroco del paese e gestore della sala cinematografica “Cinema Paradiso”. Don Adelfio censura tutte le scene di baci all’interno dei film che ritiene troppo sconvenienti. Salvatore, affascinato dal cinematografo, tenta invano di assistere di nascosto alle proiezioni private per il prete e di rubare qualche scena tagliata dal proiezionista Alfredo. Quest’ultimo è un uomo analfabeta con cui Totò cerca di stringere amicizia, nonostante la contrarietà  di sua madre e l’atteggiamento un po’ scontroso di Alfredo.

In occasione dell’esame di licenza elementare a cui partecipa anche Alfredo come ”esterno” Totò riesce ad accordarsi  con lui: il bambino darà ad Alfredo i risultati della prova di matematica, ma in cambio il proiezionista dovrà insegnare a Totò tutti i trucchi del mestiere!

Una sera il pubblico reclama a gran voce il secondo spettacolo e, poiché la sala è stata chiusa, Alfredo e Totò decidono di accontentarli proiettando il film sul muro di una casa della piazza del paese. Mentre Alfredo sorride guardando i suoi concittadini godersi la pellicola,  una scintilla provoca un incendio che si propaga all’interno della cabina di proiezione.

Totò che era sceso  in piazza a guardare il film corre in cabina e riesce a salvare l’amico, che purtroppo però,  perde la vista.

Grazie all’intervento di un concittadino diventato milionario in seguito ad una vincita al ”lotto”,  la sala cinematografica viene ricostruita e prende il nome di “Nuovo Cinema Paradiso”. Inizia così una nuova epoca per questo cinema al cui interno lavora il bambino, che d’ora in avanti proietterà pellicole non più censurate.

Salvatore,  ormai adolescente, conosce Elena, una studentessa figlia di una ricca famiglia, e se ne innamora, ma i genitori di lei non gradiscono la relazione e decidono di trasferirsi. Nel frattempo il ragazzo è chiamato per il servizio militare a Roma e perde completamente le tracce di Elena.  Tornato in Sicilia si rivede con Alfredo il quale gli consiglia di abbandonare per sempre la Sicilia e di cercare fortuna altrove.

Con quest’ultimo ricordo Salvatore torna alla realtà rendendosi conto che, nonostante il successo , nella sua vita manca ”qualche cosa” e decide di tornare.

Il funerale di Alfredo diventa l’occasione per confrontarsi con il suo passato e con le persone che avevano popolato la sua infanzia. Il  tanto amato ”Nuovo Cinema Paradiso” è inutilizzato da anni ed è destinato alla demolizione. Il regista ha anche l’occasione di rivedere Elena, ormai sposata con un vecchio compagno di scuola di Totò. Il più stupido della classe che, guarda caso, si è dato alla ”politica”!

Dopo aver scoperto di non essersi incontrati l’ultima volta per una serie di coincidenze, e anche per l’intervento dello stesso Alfredo, vivono una notte di passione. Notte destinata però a rimanere l’ unica.

Totò non può fare altro che tornare a Roma … con una bobina di pellicola che gli ha lasciato in eredità Alfredo.

Questa si rivela essere un  eccellente montaggio dei baci censurati da don Adelfio. La sua proiezione commuove Salvatore che, grazie a quelle immagini …  fa pace con se stesso e con il suo destino.

Mi era piaciuto allora a mi è piaciuto altrettanto adesso nella versione integrale, quella di circa 3 ore.

Un film delicato e commovente, che non ha paura di evidenziare la ”durezza” della realtà, l’importanza dei sentimenti, il fondamento dei valori reali …  e che sopratutto,  lascia aperta una porta alla ”speranza”.

Alla prossima

Elena

 

(°)(Il Paese di ”Giancaldo”  non esiste realmente ma è il nome di una montagna che sovrasta Bagheria, città natale di Giuseppe Tornatore.)

SCIALLA …

E’ un film del 2011 scritto e diretto da Francesco Bruni, con Fabrizio Bentivoglio, Barbara Bulova e Filippo Scicchitano nella sua prima apparizione cinematografica.

locandina

Scialla è stato presentato alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha vinto il premio ”Controcampo italiano” la sezione che la Mostra dedica al cinema italiano e il premio “Vittorio Veneto Film Festival” . Ai David di Donatello 2012 ha vinto 1 David  e uno dei Nastri d’Argento  in palio.

Il film è uscito in Francia nel 2013 con il sottotitolo Joue-la cool  e in Giappone con il titolo Bruno (dal nome del protagonista Bruno Beltrame), mentre negli  USA è conosciuto come ”Easy”.

Prima di tutto vediamo che cosa significa il termine ”scialla” e soprattutto vediamo se si tratta di un termine italiano o gergale.

Ecco che cosa ho trovato in rete in proposito:

SCIALLA è una espressione ”tribale neofolk” in uso tra personaggi con tendenze ”tamarre” (rozzi) e vagamente neo-hippie. Chi usa questa espressione si auto-qualifica come appartenente ad una sottocultura metropolitana, in stile coatto. (°)  In genere questi individui hanno ascoltato i Doors intorno ai 13 –14 anni, sono andati almeno ad un raduno afro nella loro vita e, di quando in quando,  fumano ”spinelli”.  Non si tratta quindi di ”lingua italiana” ma bensì del gergo utilizzato da costoro.

Trama del film

Bruno Beltrame è un apatico ex-professore ed ex-scrittore cinquantenne padovano che ha abbandonato l’insegnamento e vive da solo a Roma mantenendosi con lezioni private e facendo il ”gosthwriter” .  Attualmente lavora alla biografia di Tina, una ex pornostar  slovacca  divenuta nel frattempo una ricca produttrice di film hard e madre di un ragazzo quindicenne, studente modello. Tra gli allievi di Bruno c’è Luca, un quindicenne pieno di vitalità ma irriverente e irrequieto che frequenta malvolentieri la scuola superiore e che è affascinato dal mito del malvivente di successo. Luca non ha mai conosciuto il padre e vive con la madre che ama e rispetta. Questa, dovendo partire per un lavoro di sei mesi nel Mali, ben sapendo di non poter portare il figlio con sé e rendendosi conto allo stesso tempo di non poterlo lasciare da solo a Roma, decide di affidarlo proprio a Bruno, rivelandogli che è lui il padre di Luca.

Scialla_(stai_sereno)Bruno e Luca

L’uomo è scosso dalla notizia ma accetta di ospitare Luca nella propria casa. Bruno non ha nemmeno idea di che cosa significhi essere genitore di quel ragazzo che ancora non sa di avere un padre e gestisce i primi giorni di convivenza seguendo gli stessi schemi di sempre, finché un giorno, dal liceo, non lo avvisano del disastroso andamento scolastico di Luca e delle sue numerose assenze. Il colloquio con la professoressa Di Biagio, che preannuncia la probabile bocciatura di Luca, segna il punto di svolta nel comportamento dell’ex-professore che, da quel momento, con uno scatto d’orgoglio, prova a prendere in mano la situazione scolastica del ragazzo, obbligandolo a studiare il pomeriggio ed accompagnandolo a scuola ogni mattina per evitare che salti le prime ore di lezione. Luca mal sopporta il nuovo “regime” e Bruno fatica molto nella sua difficile opera di recupero. Nel frattempo Luca che frequenta loschi personaggi, si mette nei guai con Il ”Poeta”, un improbabile pusher innamorato di cinema e di arte. Proprio mentre la situazione sembra precipitare il malvivente riconosce in Bruno il professore di scuola che, anni prima, lo aveva fatto appassionare alla letteratura e alla poesia.  Padre e figlio usciranno migliorati da quest’incontro tra generazioni e stili di vita così lontani. Nel finale, Bruno vedrà il suo Luca finalmente pronto ad affrontare la vita.

Si direbbe che l’intenzione del regista sia di riabilitare a tutti i costi questo ”padre” per troppo tempo assente.  Un ”padre” che è vissuto tranquillamente, facendo le sue personali scelte,  ignaro di avere un figlio, libero da tutte le responsabilità e da tutti gli impegni che un figlio richiede. Eppure, secondo il regista il ”giovane scapestrato” trova finalmente, grazie al ”positivo” uomo adulto che lo aiuta,  la retta via.

Si direbbe che i meriti siano tutti del ”padre”.  Nessuno stress è stato messo su quando di positivo è stato fatto dalla madre. Il ragazzo, per quanto sbandato, ha molti valori. Trasmessi da chi? Facciamoci una domanda e diamoci una risposta.  Pur avendone la possibilità  NON assume droga … e non spaccia. Ruba il denaro e la roba al ”pusher” … ma se ne pente immediatamente e ha paura delle conseguenze.

Inoltre il buon professore non doveva esser poi tanto ”positivo” al tempo in cui la mamma di Luca rimase incinta,  dal momento che lei si guardò bene dal dirglielo. Evidentemente lo considerava assolutamente immaturo e ”inutile”.

Direi che il film metta in evidenza la ”vulnerabilità” del maschio odierno. Molti sono gli uomini che preferiscono ”gettare la spugna” .

Il professore in questione, ad esempio, non avendo più la forza di confrontarsi con studenti sempre più aggressivi e sempre più ”intoccabili” … studenti protetti da un sistema che li mette al centro della società e che, se il loro rendimento scolastico non è buono, la colpa è sempre e solo dell’insegnante,  preferisce dar ripetizioni a casa propria.

Sceglie inoltre, come lavoro aggiuntivo, di scrivere  ”biografie” altrui. Un sistema ”poco impegnativo” per sopravvivere.

La vita odierna è talmente complicata e competitiva che sempre più spesso gli uomini non hanno più la forza per combatterla.

Le donne, affacciatesi in tempi più recenti nel mondo del lavoro, hanno ancora le risorse e la determinazione per affrontare, da sole,  tutte le sfide della vita, compresa la maternità. Una maternità che, considerati i tempi odierni non è certo facile da gestire, eppure ci provano e, come in questo caso,  ricorrono all’aiuto del ”padre biologico” solo in casi estremi.

Certo che era più facile vivere la propria esistenza in un mondo dove i ruoli nella coppia erano prestabiliti.  La ”donna” era il cosiddetto ”angelo del focolare” … quella che si occupava della casa e  dei figli … l’uomo era quello che lavorava  e portava a casa il denaro per vivere.  Un mondo in cui gli insegnanti erano persone rispettate e gli alunni si alzavano sull’attenti quando essi entravano in classe …

Oggi i tempi sono tanto,  tanto cambiati,  ma … indietro non si torna, neppure per prendere la rincorsa.

Alla prossima

Elena 

 

 

(°) Coatto è un termine gergale regionale dal dialetto romanesco, con uso scherzoso e talvolta spregiativo, per indicare un individuo rozzo, arrogante, dalla parlata volgare e dall’abbigliamento privo di gusto, che vive nelle zone periferiche, suburbane, nelle borgate. Ha perso l’originaria connotazione malavitosa, pur esibendo il coatto comportamenti trasgressivi e conducendo uno stile di vita al limite della legalità. Sinonimo: bullo.

CUNEO … PERCHE’ SI CHIAMA COSI?

Cuneo, come mai ha questo strano nome? Cuneo significa triangolo …

Il fiume ”Stura di Demonte” ed il torrente ”Gesso” , con il loro scorrere millenario, hanno scavato/eroso la valle fino a creare un altipiano alluvionale simile ad un ”cuneo”… su questo cuneo sorse appunto la città.

 cuneo dall'alto

Vista aerea della città di  Cuneo

E quale posto migliore? Situata su un altopiano, circondata da due fiumi era il luogo ideale per difendersi da eventuali attacchi nemici. Questa sua naturale posizione strategica, ed il fatto che è situata allo sbocco di valli comunicanti con Liguria e Francia, la rendevano inespugnabile dal punto di vista militare e molto interessante dal punto di vista commerciale.

Le prime informazioni risalgono al 1198 quando nasce come ”libero Comune”.  La nascita avviene per la spinta di forze nuove, popolari e borghesi, contro l’oppressivo sistema feudale. Il Signore padrone del Feudo, aveva tutti i diritti sugli abitanti, compresa la ”prima notte di nozze” delle giovani spose!

Il ”libero comune” durò solo  fino a metà del 1200, quando si arrese al francese Carlo d’Angiò.  Nel 1300 Cuneo passa poi sotto i Savoia. Nei secoli successivi la città è impegnata in ben 7 assedi (di cui 4 contro i francesi), di questi sette assedi solo due finirono con la sua capitolazione. Uno dei due fu l’assedio fatto da Napoleone.

Sotto il savoia Carlo Alberto sarà il cittadino cuneese, Giuseppe Barbaroux, giurista ed uomo politico moderato, ad approntare il famoso ”Statuto Albertino”. Uno tra i primi strumenti democratici a favore della popolazione.

Nel 1859 la città è eletta capoluogo dell’attuale provincia e nel 1882 fa il suo ingresso in parlamento un cittadino di Dronero, Giovanni Giolitti. (Importante uomo politico italiano)

Con il passare degli anni, Cuneo si espande sul piano edilizio, fino al punto da non avere più possibilità di ingrandirsi perché essendo una cittadella con fortificazioni, tutta l’edilizia è concentrata nell’interno delle mura.

Fino l’anno 1500 la strada principale era denominata Platea, poi contrada Maestra, nel 1874 diventa Via Nizza, infine Via Roma intorno al 1900. Questa strada era tanto diversa da come la vediamo adesso; per immaginarci com’era bisogna togliere da Via Roma, sia a destra sia a sinistra, gli attuali portici, senza i quali la Via era larga ben 37 metri.

Per consentire quindi di avere più alloggi, nuovi negozi e migliorarne la funzionalità in occasioni dei mercati, e considerando che a Cuneo gli inverni erano molto freddi,  con nevicate che raggiungevano sovente l’altezza di un metro, si arrivò alla decisione di costruire sia a destra sia a sinistra della Via Maestra dei portici in muratura e sopra di loro nuovi alloggi, in questo modo, uomini, bestie e mercanzia erano finalmente al coperto.

Per sfruttare ogni spazio, furono costruiti, sotto i portici, scantinati, con scala in uscita ai bordi degli stessi portici con le classiche “Trappe”, vale a dire botole con scala, esistono tuttora; in tempo di pace erano adibite dai bottegai come magazzini, il mattino allestivano il banco sotto i portici e portavano su la mercanzia dalla cantina.

Con la costruzione dei portici, i frontali delle vecchie case furono coperti, il risultato è che la maggior parte delle case dell’attuale Via Roma ha una stanza ”cieca”, in quanto le finestre o i balconi sono stati spostati sopra i portici.

Soltanto nel 1853 si iniziarono i lavori per la sostituzione del selciato a ciottoli con le lastre di pietra. I lavori iniziarono sul lato Gesso, la pavimentazione del lato Stura fu effettuata invece in un secondo tempo causa mancanza di fondi. I Cuneesi con ironia battezzarono i portici a lato del fiume Gesso i “Portici degli aristocratici” e quelli  dal lato del fiume Stura i “Portici dei poveri”.

Altre curiosità: 

Nell’ultimo conflitto mondiale, dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini del 10 giugno 1940, i portici hanno fatto da ”letto” alle migliaia di reclute e riservisti chiamati da tutta Italia per combattere contro la Francia.

Negli anni della seconda guerra mondiale Cuneo e il cuneese furono teatro delle lotte antifasciste e partigiane, tra cui spicca l’eroe partigiano cuneese Duccio Galimberti, fucilato dai fascisti nel 1944, a cui la città ha dedicato la sua piazza più importante.

Cuneo è la capitale italiana del ”marrone”, nome dato alle grosse castagne utilizzate per la produzione dei ”marron glacee”. Ma il dolce principale è il Cuneese al Rhum nato nel 1923 da un’idea di Andrea Arione. Questo dolce è formato da due cialde di meringa che racchiudono una crema pasticciera al cioccolato fondente con dentro del rhum,  il tutto rivestito da uno strato di cioccolato fondente.

La provincia di Cuneo è la terza più estesa d’Italia, ed ecco perché quando si parla del cuneese, si sente spesso parlare di ”Granda”, che nel dialetto piemontese significa appunto: ”grande”.

Come dimenticare  poi la famosa frase dell’attore italiano Totò: ”Sono un uomo di mondo … ho fatto il militare a Cuneo”! Questa ironica frase ha un riscontro nella realtà. Nei tempi in cui il servizio militare in Italia era obbligatorio,  il CAR (Centro Addestramento Reclute) fu, per molti anni, a Cuneo. Si incontravano quindi ragazzi provenienti da tutta Italia, e per molti di loro, quella era l’unica possibilità di ”uscire” dai loro paesini sparsi lungo lo penisola.

La zona del cuneese è una terra di colline, come quelle stupende delle Langhe e del Monferrato, e di montagne come le Alpi Cozie e Marittime, meta di numerosi appassionati della neve che si ritrovano nelle stazioni sciistiche di Limone Piemonte e Frabosa. Tanta natura e tanta attenzione ai suoi prodotti: vino, formaggi, carne, funghi e salumi, hanno reso questo territorio un autentico paradiso per gli enogastronomi.

Ma voi, cari amici del CIP, questa città già un po’ la conoscete … ci siete appena andati a fare un bel viaggio.

 

Alla prossima

 

Elena

 

IL BELL’ANTONIO … di Mauro Bolognini …

Lunedì 29 settembre, assieme ad Leonor ed Yvette,  siamo andate al cinema Vox di Frejus, dove era in programma il film:  ”Il Bell’Antonio”.

Bellantonio-1960-Cardinale-Mastroianni

Il film fa parte del ”ciclo del cinema italiano” curato dal CIP (Club Italianiste de Provence).

Non conoscevo un gran che del film …  ma ero al corrente del ”problema” del bell’Antonio. D’altronde,  si sa … che le malelingue fanno sempre passare la cosa più ”pruriginosa” .

Non avendo neppure letto il romanzo di Vitaliano Brancati (1949) a cui il film si ispira, mi ero fatta un’idea erronea della pellicola in questione. Credevo si trattasse di una commedia italiana,  diciamo sulla falsariga di ”Divorzio all’Italiana”, in cui,  pur nella tragedia, sarebbe comunque prevalsa l’ironia.

Non potevo sbagliarmi di più! Il film è un dramma vero e proprio.

Il bellissimo Antonio (Marcello Mastroianni)  mandato a Roma a ”cercar fortuna” in politica … ormai quasi trentenne,viene richiamato in Sicilia dal padre che, dissanguatosi finanziariamente per acquistare un immenso terreno coltivato ad arance,  non è più in grado di mantenere il figlio a far la ”bella vita” a Roma. Vuole quindi che Antonio sposi una ricca e bella ragazza Catanese, Barbara Puglisi (Claudia Cardinale)

Antonio dapprima tergiversa poi vedendo una foto della fanciulla in questione, se ne innamora perdutamente ed accetta il matrimonio!

Qui iniziano le sue disgrazie!  Essendo ”impotente” … non consuma il matrimonio.  La giovane Barbara, pur essendo estremamente ingenua, capisce alla fine dei fini che ”qualche cosa non funziona”. Si rivolge quindi alla propria famiglia per cercare ”aiuto” ed il matrimonio viene annullato. Lei si risposerà con un ricco conte …

Alla famiglia di Antonio non rimane che il ”disonore”. Alfio, il padre  di Antonio (Pierre Brasseur) pur di dimostrare il ”valore virile” della famiglia, nonostante l’età, si accompagna con una prostituta e muore d’infarto ”sul campo di battaglia”.

A pochi giorni dalla morte del marito, Rosaria (Rina Morelli) la mamma di Antonio,  scopre che la giovane ”servetta” di casa aspetta un bambino. Dopo aver interrogato la ragazza su ”chi” ha commesso il fattaccio,  la ragazza confessa trattarsi di Antonio.

A questo punto Rosaria giubila … l’impotenza dell’adorato figlio è annullata … i due si sposano … la famiglia riacquista la propria dignità!

Questo a brevi linee il sunto del film …

La pellicola, essendo del 1960,  è in bianco e nero. La mancanza di colore sullo schermo, ai nostri occhi ”sofisticati”  suggerisce un’atmosfera ”dimessa” … una sorta di passato ”chiuso in un recinto”.

Pier Paolo Pasolini ha curato la sceneggiatura del film … e pare che lui stesso lo abbia ritenuto un po’ ‘ambiguo”. Non si capisce infatti quale sia il ”vero” problema del giovane Antonio. Le ipotesi che si possono fare sono diverse.

Potrebbe essere un omosessuale latente … amante del ”bello” , per cui anche una bella donna è da ”amare”, ma non sessualmente stimolato da questa bellezza …

Potrebbe trattarsi la sua di una semplice disfunzione erettile – peggiorata dallo stress di un grande coinvolgimento emotivo. Antonio stesso, confessandosi con il cugino Edoardo (Tomas Milian) sostiene di aver avuto, anche se pochi, normali rapporti sessuali, ma solo con prostitute. Quando si tratta di donne da lui veramente ”amate” non riesce ad avere erezione …

In ogni caso un problema tanto ”delicato” ancora al giorno d’oggi … nella Sicilia di allora, infarcita di pregiudizi, maschilismo, onore mescolato  alla virilità … era veramente una ”bomba” da tenere nascosta!

Comunque la soluzione dello ”spinoso” problema per Antonio,  l’ha trovata la ”servetta’ di famiglia. Trovandosi ”ingravidata” da ”qualcuno” ha risolto il problema, dicendo trattarsi di Antonio. In questo modo ha salvato capra e cavoli.

Secondo me il ”fattaccio” nei confronti della ”servetta”  è stato invece combinato dal cugino Edoardo …

Comunque, come sempre, le scelte dei film fatte dal CIP … sono sempre di ”gran classe”! Grazie mille!

Alla prossima

 

Elena