Dunque vediamo un pò di fare il punto della situazione su quello che viene chiamato ‘’reddito di cittadinanza’’ che dovrebbe partire nei primi tre mesi del 2019.
I beneficiari dovrebbero essere circa 4,5 milioni di persone, che non verranno individuati in base alle dichiarazioni dei redditi ma in base all’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). L’Isee è un indice che serve a misurare la situazione economica delle famiglie e considera non soltanto il reddito, ma anche il patrimonio mobiliare e immobiliare e la composizione dei nuclei familiari.
1) Chi sono i destinatari?
La platea di riferimento è rappresentata da persone maggiorenni che si trovano in una condizione di povertà assoluta – inoccupati o disoccupati – in cui dovrebbero essere compresi anche i cittadini extra-comunitari residenti in Italia da almeno 5 anni. Inclusi anche i pensionati, ai quali sarà riconosciuta la pensione di cittadinanza. L’Istat nel 2017 ha stimano in povertà assoluta 1,78 milioni di famiglie residenti in cui vivono poco più di 5 milioni di individui, compresi 1,2 milioni di ragazzi minorenni.
2) Come si calcola?
Il reddito di cittadinanza sarà vincolato all’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, riferito alla famiglia. La soglia da non oltrepassare dovrebbe essere di 9.360 euro. Se consideriamo le dichiarazioni Isee presentate nel 2017, secondo l’Inps sono poco più di 3,6 milioni quelle con Isee inferiore ai 10mila euro. Se si abita in una casa di proprietà – situazione tipo del 20% dei potenziali beneficiari – una quota del reddito non verrà erogata. Secondo le ipotesi in circolazione in tal caso si percepirebbero 280 euro su 780 euro. I 780 euro dovrebbero essere riferiti a un single senza casa. E per una famiglia? Si dovrebbe applicare un coefficiente familiare che va da uno a uno e mezzo, arrivando per una famiglia con 5 persone a 1.170 euro. L’importo dell’assegno, come più volte dichiarato da esponenti del Governo, dovrebbe essere a integrazione per arrivare ai 780 euro mensili, riconosciuti per intero solo a chi non possiede nulla. Così il sussidio dovrebbe essere più basso di 780 euro per chi ha redditi da lavoro o beneficia già di forme di sostegno pubblico.
3) Come si riceve?
Serve una domanda all’Inps o sarà lo Stato a rintracciare il cittadino povero? Sarà necessario essere titolari di un conto corrente? Sono le domande che troveranno risposta nel testo del decreto su cui sta lavorando il governo. Il viceministro all’Economia, Laura Castelli, parlando dal palco della manifestazione M5s a Roma, ha dichiarato che il reddito di cittadinanza non dovrà essere richiesto dai cittadini ma sarà lo ‘’Stato’’ ad individuare chi ne ha diritto. Qualche tempo fa era circolata l’ipotesi di accreditare l’importo sulla tessera sanitaria, ora l’idea più quotata è quella di accedere al reddito attraverso una carta ricaricabile, considerata lo strumento più trasparente.
4) Come si spende?
Dopo le polemiche successive alle dichiarazioni di inizio ottobre di Luigi Di Maio: ‘’Niente spese immorali…niente gratta e vinci…solo negozi italiani’’ nel decreto previsto per Natale si dovrà chiarire se ci saranno vincoli etici di spesa: tipo gratta e vinci no e pane si. E soprattutto si dovrà chiarire cosa succede se non si spende tutto a fine mese.
5) Cosa sono le politiche attive?
‘’Il reddito di cittadinanza non dà un solo euro a chi sta sul divano – ha detto Luigi Di Maio – perché avranno tutta la giornata impegnata per la formazione e lavori pubblica utilità e non avranno il tempo di lavorare in nero e se imbrogliano si beccano 6 anni di galera per dichiarazioni non conformi alla legge’’. Lo strumento, nelle intenzioni del governo, sarà fortemente collegato a percorsi di politica attiva: oltre alle otto ore da dedicare a impieghi di utilità collettiva, il beneficiario non potrà rifiutare tre proposte di lavoro “eque”, pena la perdita del beneficio.
6) Che cos’è l’offerta di lavoro congrua?
L’offerta di lavoro congrua è quella proposta di lavoro in linea con il curriculum e all’interno di un certo raggio chilometrico dalla residenza del beneficiario. Una definizione non certo nuova nella disciplina del lavoro italiana, ma che finora non ha prodotto alcun tipo di risultato, perché è difficile stabilire con certezza quando un’offerta di lavoro è congrua e non può essere rifiutata. Il limite chilometrico sembra destinato ad essere rivisto: oggi si può rifiutare un’offerta di lavoro oltre 50 chilometri dal domicilio (80 chilometri oltre 12 mesi) senza perdere il sussidio. ‘’Questo vincolo – ha detto Di Maio – sarà superato. L’Italia sarà divisa in distretti con una logica legata al buonsenso. Non ci saranno vincoli chilometrici, ma vogliamo evitare lo spostamento in massa dal Sud verso il Nord. La formazione sarà legata alla ‘domanda di lavoro’ che c’è sul territorio’’.
7) Cosa faranno i centri per l’impiego?
Per risollevare la situazione disastrosa dei centri per l’impiego italiani il ministro del Lavoro,Luigi Di Maio, ha dichiarato di volersi affidare a Domenico Parisi, direttore del National Strategic Planning and Analysys Research Center dell’Università del Mississippi, artefice di una riforma dei servizi con forte accento sull’aspetto digitale e tecnologico. L’obiettivo è creare un sistema in cui le offerte di lavoro viaggino esclusivamente sul canale digitale. Ogni cittadino potrà accedere ad un sistema informativo, ha spiegato Nunzia Catalfo, presidente della Commissione Lavoro del Senato, al quale si potrà accedere dal computer o dal telefonino per fare la ricerca del lavoro. La fotografia attuale dei centri per l’impiego però restituisce l’immagine di strutture che non hanno personale a sufficienza e non formato allo scopo. Sono un decimo rispetto a quelli impiegati nei Paesi che veleggiano verso la piena occupazione (in Germania sono 110mila contro gli 8mila italiani). Spesso gli impiegati dei centri per l’impiego italiani si dedicano a “scartoffie” burocratiche senza concentrarsi invece su orientamento e formazione.
8) Quanto dura il reddito di cittadinanza?
La durata massima del sussidio dovrebbe essere di 3 anni con una sorta di “tagliando” a metà percorso: dopo i primi 18 mesi di erogazione delle somme scatta una verifica: se il percettore è ancora in possesso dei requisiti richiesti (vale a dire, Isee non superiore a 9.360 euro, costo affitto, programmi di formazione e riattivazione) la misura viene prorogata di ulteriori 18 mesi.
9) Ci sono incentivi per le aziende?
Chi riceve il reddito di cittadinanza porterà in dote tre mensilità all’impresa che lo assume da un centro per l’impiego dove ha stipulato un patto di servizio per il reinserimento lavorativo, come scritto sul Sole 24 Ore del 1° novembre. L’impresa potrà dunque ricevere al massimo 2.340 euro, considerando i 780 euro riconosciuti a un single che non ha nessun’altra forma di reddito. Non è escluso che questo bonus possa essere riconosciuto anche alle agenzie per il lavoro private, nel caso a questi enti venisse riconosciuto un ruolo “attivo” nei percorsi di riqualificazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza.
10) Come funzioneranno i controlli?
L’operazione-verifiche si annuncia imponente e complessa. L’agenzia delle entrate lavorerà insieme a Inps e Guardia di Finanza: l’obiettivo è incrociare le banche dati, come annunciato da Laura Castelli, viceministro all’economia, anche se non è da trascurare lo “scoglio” della privacy. Per quanto mirati, poi, i controlli eseguiti negli ultimi anni dalla Guardia di Finanza coprono meno dello 0,5% dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, come già ricordato in un articolo sul Sole 24ore. Quanto ai centri per l’impiego finora non hanno mai eseguito controlli.
Mò fate le vostre considerazioni …
Alla prossima
Elena
Fonte: Sole24ore