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Donald Trump è stato scelto! Ergo c’è chi lo considera il …

… migliore!

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Ieri a Cleveland, Donald Trump è stato nominato dai delegati in sala il candidato per la Casa Bianca del 2016, con una maggioranza di 1.725 delegati. Una maggioranza ben più ampia dei 1.237 necessari per la “nomination”.
Gli stessi repubblicani hanno fatto di tutto per far fuori Donald Trump e per sostituirlo con qualcun altro scelto dal partito … ce l’hanno messa tutta per far fuori questo imbarazzante “outsider”, ma nonostante i loro sforzi,  è lui quello che l’elettorato repubblicano ha scelto per mettere nella ”stanza dei bottoni” della più grande potenza mondiale! Un tipico esempio di uomo ragionevole e moderato?
Voi mettereste nella stanza dei bottoni uno che dice: ”Se fossero tutti armati si potrebbero tutti difendere”?
”Se vinco io le armi le avranno tutti”?
”Se vinco io l’America tornerà ad essere ”GRANDE” come quando a comandare c’erano i ”BIANCHI”?
Brrrr …
Oggi c’è chi legge la vittoria di Trump come la ”vittoria” della democrazia. In fondo è stato scelto tra le ”primarie repubblicane” quindi la decisione va, per forza di cose, accolta e si deve lavorare ora tutti assieme per battere la candidata democratica  ”Hillary Clinton” .
La cosa che mi lascia stupefatta, democrazia o no,  è come abbia fatto l’elettorato repubblicano a preferire uno come Trump a Ted Cruz o Marco Rubio?
Siamo proprio sicuri sia la democrazia che ha vinto? L’elettorato repubblicano ha eletto il candidato”migliore” o ha scelto il ”prodotto” meglio pubblicizzato?  Il prodotto che più fa leva sulla ”pancia” del ”popolo”?

Insomma … siamo proprio sicuri che abbia vinto la democrazia … o che abbia squallidamente vinto l’abrogazione del pensiero?

Mah …

Alla prossima

 

Elena

Il nostro è un ”mondo dicotomizzato” …o ”bislacco”?

La società OPA (Open Platform for Architecture) che ha sedi sia in Olanda che in Grecia,  ha disegnato una casa decisamente particolare, costruita in cemento armato a strapiombo su una parete rocciosa,  il tetto è costituito da una piscina.La luce del cielo entra in casa filtrata dalla piscina che oltre a rinfrescare la temperatura crea un effetto rilassante.

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Il progetto è stato messo su Internet e si è subito trovato il ”cliente” che vuole realizzarlo. La ”casetta” sarà di 1.600 metri quadri e sorgerà su una parete rocciosa a strapiombo sul mare in Libano.Quanto costa? Ma … se domandiamo il prezzo … significa che non possiamo permettercela!

Noialtri qui stiamo a discutere del ”reddito di cittadinanza” , un obolo dato a tutti per tenerci ”tranquilli”, visto che la digitalizzazione continuerà a togliere posti di lavoro, intanto ci sono in giro per il pianeta,  dei ”singoli” cittadini che possono permettersi delle casette come questa, che ovviamente sarà solo una casa per le vacanze”! Ma questo sarebbe ancora il meno: quel che trovo drammatico è che mentre ci sono persone con denaro per ”far delle guerre” nel vero senso della parola c’è una marea di gente che vive in posti come questi!

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Ci sono campi profughi in Africa dove tensioni e combattimenti lungo le rotte di approvvigionamento ostacolano il trasporto di aiuti alimentari, aiuti che poi si traducono in due tazze di lenticchie, un bicchiere d’olio e mezzo chilo di sorgo! Alla faccia degli OGM che sfamano il mondo! Gli OGM sfamano solo chi PAGA. (chiedere conferma alle multinazionali che li producono)

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La guerra civile in Siria, il cui intervento esterno di alcuni paesi per eliminare il ”tiranno” Assad,  non ha fatto altro che rafforzarne il regime ed alimentare un flusso ininterrotto di umanità in fuga dalla fame e dalla violenza.  Il tragico fenomeno dei migranti sta mettendo in crisi, ogni giorno di più, l’Unione Europea spingendola verso un collasso politico.  Nei Paesi immediatamente coinvolti dalle ondate migratorie le tensioni crescono sempre di più. Quella che si tende a sottovalutare è la più grave crisi umanitaria del Pianeta,  una crisi non solo drammatica, ma estremamente pericolosa. Mentre alcuni Paesi chiudono i confini con esercito e fili spinati … i paesi nel Mar Mediterraneo sono i più ”esposti” ad ondate di disperati, che su barconi fatiscenti, nelle mani della malavita organizzata, cercano un futuro.

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Il bellissimo Mediterraneo è diventato una tomba per centinaia di uomini, donne bambini. Abbiamo tutti davanti agli occhi le scene strazianti dei corpi annegati che giornalmente i telegiornali trasmettono ed ai quali cominciamo ad assuefarci. Eppure come impedire a dei disperati che fuggono da guerre, fame, carestie, di cercare una vita migliore? L’unico modo sarebbe quello di aiutarli ”a casa loro” come ormai molti in Europa stanno spingendo a fare.

Ma … che cosa si intende esattamente per ”aiutare a casa loro”? Il Piano Marshall in Europa ha funzionato perché si usciva dalla II guerra mondiale e si aveva tutti una gran voglia di stare ”zitti e buoni” e fare quel che ci dicevano, in Italia la DC faceva da ”garante”.  Non dimentichiamo che il termine ”democrazia” nei Paesi più disperati (e non solo) è una sorta di termine ”ornamentale” , mentre la realtà è lontana anni luce. Sarà ”duro” combattere con chi detiene il potere sul posto. Chi in Africa è garante dell’ordine necessario per un ”Piano Marshall africano”? Personaggi come Boko Haram?

Non sarà un’impresa facile …  ma è ora che anche il Sud del Mondo inizi a camminare con le proprie gambe in modo civile e democratico ed è anche ora che non ci siano più  dei ”singoli individui” che possiedono il PIL di nazioni intere!

Ce la faremo a vincere questa sfida? La risposta mi sa che è una sola:  Dobbiamo!

Alla prossima

Elena

Riforme alla ”cavolo” e … ”paladini” della Costituzione Italiana? mah …

Trovo un po’ triste tutta quella gente che grida contro le modifiche costituzionali senza spiegare … senza ”vedere” i problemi reali, ma ripetendo a pappagallo: ”Salviamo la costituzione dei Padri Fondatori”!

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Mi chiedo, a volte,  se tutti conoscono i nostri iter parlamentari.  Proviamo a fare l’esempio del ”bicameralismo perfetto”. Ci saremo accorti, dopo tanti anni, che questo è un sistema che porta a ”rallentare”, o no?

E’ un bene? E’ un male? Non voglio rispondere … ma faccio un esempio.

Deve passare una legge, quale che sia, quindi la si redige e, una volta pronta,  viene sottoposta diciamo alla Camera! La Camera l’approva … passa quindi al Senato, che non l’apprezza e che la cambia.

Attenzione, per cambiarla, bastano anche solo un paio di ”virgole” . Quindi, dopo esser stata modificata dal Senato,  ritorna alla Camera a cui non va più bene con le modifiche apportate,  e toglie le ”virgole”.  Ritorna al Senato che, rimette le virgole.

E così, di questo passo, si va avanti volendo,  per anni. Quindi, se non si vuol far passare una legge, come vedete il sistema è semplicissimo!  Era stato fatto apposta, visto che uscivamo dal fascismo! Era una sorta di ”protezione blindata” per far si che non si facessero delle ”schifezze”! Questo ”sistema” comunque somiglia ad un coltello con due lame. Siamo sicuri che eviti solo ”schifezze”?

In un mondo che viaggia alla ”velocità della luce” … possiamo permetterci il bicameralismo perfetto? Vedete un po’ voi.

La cosa importante sarebbe la ”legge elettorale”! Una legge elettorale ”decente” dovrebbe dare la possibilità ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti e non solo il partito. L’Italicum lo fa? Fatevi una domanda e datevi una risposta!

La cosa che mi fa più innervosire è la palese dicotomia che c’è tra le ”finte battaglie” del M5S, che si vende come il ”paladino” della ”salvaguardia della Costituzione”,  mentre in realtà è quello che la vuole stravolgere più di tutti!

Vi renderete ben conto che i grillini  vogliono la ”democrazia diretta in rete””! Ma diretta da chi? Costoro vogliono referendum propositivi senza quorum. Facciamo finta che uno abbia 20 ”avatar” e che voti in rete con 20 nomi diversi … secondo voi ”chi” potrebbe controllare?

Secondo voi,  la Costituzione dei Padri Fondatori, prevedeva questa ”variazione” legata ad Internet? Vi pare quindi che costoro abbiano veramente a cuore la costituzione dei Padri Fondatori o che stiano cavalcando semplicemente a ”pancia” la disattenzione del ”vessato” popolo italico?

E’ facile gridare ”salviamo la Costituzione”? Ma salvarla per  sostituirla con la ”democrazia diretta in rete”? mah …

Sarebbe bene che, prima di riempirsi la bocca di frasi fatte e di slogan preparati dal centro studi dell’ortottero, si provasse a ragionare da soli.  Magari le cose potrebbero migliorare!

Capisco che la ”comunicazione mediatica” vada per la maggiore … ma proviamo a guardare la realtà direttamente, senza i filtri imposti dalle campagne elettorali dei partiti. Viceversa non ne ”usciremo mai”!

Ora per ”vedere e cercar di capire” la realtà in cui viviamo, abbiamo bisogno della ”conoscenza” dei problemi. Quanti di noi sono in grado di parlare con cognizione di causa delle riforme costituzionali? Pochi, direi pochissimi, me compresa, che sono il ”festival dei carciofi”!  Quindi che cosa ci offre la rete? Ci offre la possibilità di sentire ”campane diverse” e poi di trarre le nostre conclusioni.

Ecco qui una ”campana” che mi pare spieghi bene, e il titolo già la ”dice lunga”!

La “deforma” della Costituzione proprio non piace!

Qui sotto i nomi dei 56 costituzionalisti che hanno lanciato pochi giorni fa questo importante appello.

  • Francesco Amirante, magistrato;
  • Vittorio Angiolini, Università di Milano Statale;
  • Luca Antonini, Università di Padova;
  • Antonio Baldassarre, Università LUISS di Roma;
  • Sergio Bartole, Università di Trieste
  • Ernesto Bettinelli, Università di Pavia
  • Franco Bile, Magistrato
  • Paolo Caretti, Università di Firenze
  • Lorenza Carlassare, Università di Padova
  • Francesco Paolo Casavola, Università di Napoli Federico II
  • Enzo Cheli, Università di Firenze
  • Riccardo Chieppa, Magistrato
  • Cecilia Corsi, Università di Firenze
  • Antonio D’Andrea, Università di Brescia
  • Ugo De Siervo, Università di Firenze
  • Mario Dogliani, Università di Torino
  • Gianmaria Flick, Università LUISS di Roma
  • Franco Gallo, Università LUISS di Roma
  • Silvio Gambino, Università della Calabria
  • Mario Gorlani, Università di Brescia
  • Stefano Grassi, Università di Firenze
  • Enrico Grosso, Università di Torino
  • Riccardo Guastini, Università di Genova
  • Giovanni Guiglia, Università di Verona
  • Fulco Lanchester, Università di Roma La Sapienza
  • Sergio Lariccia, Università di Roma La Sapienza
  • Donatella Loprieno, Università della Calabria
  • Joerg Luther, Università Piemonte orientale
  • Paolo Maddalena, Magistrato
  • Maurizio Malo, Università di Padova
  • Andrea Manzella, Università LUISS di Roma
  • Luigi Mazzella, Avvocato dello Stato
  • Alessandro Mazzitelli, Università della Calabria
  • Stefano Merlini, Università di Firenze
  • Costantino Murgia, Università di Cagliari
  • Guido Neppi Modona, Università di Torino
  • Walter Nocito, Università della Calabria
  • Valerio Onida, Università di Milano Statale
  • Saulle Panizza, Università di Pisa
  • Maurizio Pedrazza Gorlero, Università di Verona
  • Barbara Pezzini, Università di Bergamo
  • Alfonso Quaranta, Magistrato
  • Saverio Regasto, Università di Brescia
  • Giancarlo Rolla, Università di Genova
  • Roberto Romboli, Università di Pisa
  • Claudio Rossano, Università di Roma La Sapienza
  • Fernando Santosuosso, Magistrato
  • Giovanni Tarli Barbieri, Università di Firenze
  • Roberto Toniatti, Università di Trento
  • Romano Vaccarella, Università di Roma La Sapienza
  • Filippo Vari, Università Europea di Roma
  • Luigi Ventura, Università di Catanzaro
  • Maria Paola Viviani Schlein, Università dell’Insubria
  • Roberto Zaccaria, Università di Firenze
  • Gustavo Zagrebelsky, Università di Torino

Ecco il loro Appello! 

Di fronte alla prospettiva che la legge costituzionale di riforma della Costituzione sia sottoposta a referendum nel prossimo autunno, i sopracitati, docenti, studiosi e studiose di diritto costituzionale, ritengono doveroso esprimere alcune valutazioni critiche. Non siamo fra coloro che indicano questa riforma come l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo. Siamo però preoccupati che un processo di riforma, pur originato da condivisibili intenti di miglioramento della funzionalità delle nostre istituzioni, si sia tradotto infine, per i contenuti ad esso dati e per le modalità del suo esame e della sua approvazione parlamentare, nonché della sua presentazione al pubblico in vista del voto popolare, in una potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale e nell’appannamento di alcuni dei criteri portanti dell’impianto e dello spirito della Costituzione.

1. Siamo anzitutto preoccupati per il fatto che il testo della riforma – ascritto ad una iniziativa del Governo – si presenti ora come risultato raggiunto da una maggioranza (peraltro variabile e ondeggiante) prevalsa nel voto parlamentare («abbiamo i numeri») anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo. La Costituzione, e così la sua riforma, sono e debbono essere patrimonio comune il più possibile condiviso, non espressione di un indirizzo di Governo e risultato del prevalere contingente di alcune forze politiche su altre. La Costituzione non è una legge qualsiasi, che persegue obiettivi politici contingenti, legittimamente voluti dalla maggioranza del momento, ma esprime le basi comuni della convivenza civile e politica. È indubbiamente un prodotto “politico”, ma non della politica contingente, basata sullo scontro senza quartiere fra maggioranza e opposizioni del momento. Ecco perché anche il modo in cui si giunge ad una riforma investe la stessa “credibilità” della Carta costituzionale e quindi la sua efficacia. Già nel 2001 la riforma del titolo V, approvata in Parlamento con una ristretta maggioranza, e pur avallata dal successivo referendum, è stato un errore da molte parti riconosciuto, e si è dimostrata più fonte di conflitti che di reale miglioramento delle istituzioni.

2. Nel merito, riteniamo che l’obiettivo, pur largamente condiviso e condivisibile, di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto (al quale peraltro sarebbe improprio addebitare la causa principale delle disfunzioni osservate nel nostro sistema istituzionale), e dell’attribuzione alla sola Camera dei deputati del compito di dare o revocare la fiducia al Governo, sia stato perseguito in modo incoerente e sbagliato. Invece di dare vita ad una seconda Camera che sia reale espressione delle istituzioni regionali, dotata dei poteri necessari per realizzare un vero dialogo e confronto fra rappresentanza nazionale e rappresentanze regionali sui temi che le coinvolgono, si è configurato un Senato estremamente indebolito, privo delle funzioni essenziali per realizzare un vero regionalismo cooperativo: esso non avrebbe infatti poteri effettivi nell’approvazione di molte delle leggi più rilevanti per l’assetto regionalistico, né funzioni che ne facciano un valido strumento di concertazione fra Stato e Regioni. In esso non si esprimerebbero le Regioni in quanto tali, ma rappresentanze locali inevitabilmente articolate in base ad appartenenze politico-partitiche (alcuni consiglieri regionali eletti – con modalità rinviate peraltro in parte alla legge ordinaria – anche come senatori, che sommerebbero i due ruoli, e in Senato voterebbero ciascuno secondo scelte individuali). Ciò peraltro senza nemmeno riequilibrare dal punto di vista numerico le componenti del Parlamento in seduta comune, che è chiamato ad eleggere organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e una parte dell’organo di governo della magistratura: così che queste delicate scelte rischierebbero di ricadere anch’esse nella sfera di influenza dominante del Governo attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (come lo è secondo la legge da poco approvata) a un forte effetto maggioritario.

3. Ulteriore effetto secondario negativo di questa riforma del bicameralismo appare la configurazione di una pluralità di procedimenti legislativi differenziati a seconda delle diverse modalità di intervento del nuovo Senato (leggi bicamerali, leggi monocamerali ma con possibilità di emendamenti da parte del Senato, differenziate a seconda che tali emendamenti possano essere respinti dalla Camera a maggioranza semplice o a maggioranza assoluta), con rischi di incertezze e conflitti.

4. L’assetto regionale della Repubblica uscirebbe da questa riforma fortemente indebolito attraverso un riparto di competenze che alle Regioni toglierebbe quasi ogni spazio di competenza legislativa, facendone organismi privi di reale autonomia, e senza garantire adeguatamente i loro poteri e le loro responsabilità anche sul piano finanziario e fiscale (mentre si lascia intatto l’ordinamento delle sole Regioni speciali). Il dichiarato intento di ridurre il contenzioso fra Stato e Regioni viene contraddetto perché non si è preso atto che le radici del contenzioso medesimo non si trovano nei criteri di ripartizione delle competenze per materia – che non possono mai essere separate con un taglio netto – ma piuttosto nella mancanza di una coerente legislazione statale di attuazione: senza dire che il progetto da un lato pretende di eliminare le competenze concorrenti, dall’altro definisce in molte materie una competenza «esclusiva» dello Stato riferita però, ambiguamente, alle sole «disposizioni generali e comuni». Si è rinunciato a costruire strumenti efficienti di cooperazione fra centro e periferia. Invece di limitarsi a correggere alcuni specifici errori della riforma del 2001, promuovendone una migliore attuazione, il nuovo progetto tende sostanzialmente, a soli quindici anni di distanza, a rovesciarne l’impostazione, assumendo obiettivi non solo diversi ma opposti a quelli allora perseguiti di rafforzamento del sistema delle autonomie.

5. Il progetto è mosso anche dal dichiarato intento (espresso addirittura nel titolo della legge) di contenere i costi di funzionamento delle istituzioni. Ma il buon funzionamento delle istituzioni non è prima di tutto un problema di costi legati al numero di persone investite di cariche pubbliche (costi sui quali invece è giusto intervenire, come solo in parte si è fatto finora, attraverso la legislazione ordinaria), bensì di equilibrio fra organi diversi, e di potenziamento, non di indebolimento, delle rappresentanze elettive. Limitare il numero di senatori a meno di un sesto di quello dei deputati; sopprimere tutte le Province, anche nelle Regioni più grandi, e costruire le Città metropolitane come enti eletti in secondo grado, anziché rivedere e razionalizzare le dimensioni territoriali di tutti gli enti in cui si articola la Repubblica; non prevedere i modi in cui garantire sedi di necessario confronto fra istituzioni politiche e rappresentanze sociali dopo la soppressione del Cnel: questi non sono modi adeguati per garantire la ricchezza e la vitalità del tessuto democratico del paese, e sembrano invece un modo per strizzare l’occhio alle posizioni tese a sfiduciare le forme della politica intesa come luogo di partecipazione dei cittadini all’esercizio dei poteri.

6. Sarebbe ingiusto disconoscere che nel progetto vi siano anche previsioni normative che meritano di essere guardate con favore: tali la restrizione del potere del Governo di adottare decreti legge, e la contestuale previsione di tempi certi per il voto della Camera sui progetti del Governo che ne caratterizzano l’indirizzo politico; la previsione (che peraltro in alcuni di noi suscita perplessità) della possibilità di sottoporre in via preventiva alla Corte costituzionale le leggi elettorali, così che non si rischi di andare a votare (come è successo nel 2008 e nel 2013) sulla base di una legge incostituzionale; la promessa di una nuova legge costituzionale (rinviata peraltro ad un indeterminato futuro) che preveda referendum propositivi e di indirizzo e altre forme di consultazione popolare.

7. Tuttavia questi aspetti positivi non sono tali da compensare gli aspetti critici di cui si è detto. Inoltre, se il referendum fosse indetto – come oggi si prevede – su un unico quesito, di approvazione o no dell’intera riforma, l’elettore sarebbe costretto ad un voto unico, su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell’altro, ragioni “politiche” estranee al merito della legge. Diversamente avverrebbe se si desse la possibilità di votare separatamente sui singoli grandi temi in esso affrontati (così come se si fosse scomposta la Riforma in più progetti, approvati dal Parlamento separatamente).

Per tutti i motivi esposti, pur essendo noi convinti dell’opportunità di interventi riformatori che investano l’attuale bicameralismo e i rapporti fra Stato e Regioni, l’orientamento che esprimiamo è contrario, nel merito, a questo testo di riforma.

Aprile 2016

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Direi che il nostro Governo non possa esimersi dal tener conto di che cosa dicono questi Signori. Soprattutto, questi Signori,  non possono esser liquidati con un: ”Son solo dei professoroni”! Diciamo piuttosto che questi Signori, hanno gli strumenti per ”vedere un po’ più lontano” di quanto siamo in grado di vedere, noialtri, ”massa italica” … e purtroppo … pare anche i nostri governanti che sono tutti presi dall’entusiasmo di fare delle riforme. Riforme assolutamente necessarie … ma cribbio facciamole come si deve!

Alla prossima

 

Elena

 

 

 

 

 

Alla prossima

 

Elena

ITALIA … ”DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA”? MAH …

 Chi è che sta ”attentando” alla democrazia rappresentativa?

Quello che ”forza le regole” mettendo la fiducia alla legge elettorale …  o quello che continua a manifestare il proprio dissenso?

Un sondaggio di qualche giorno fa dava il Partito democratico al 35% ; ma la percentuale di astensionismo al 41%. La gente è ”disorientata” non sa più a che santo votarsi!

img1024-700_dettaglio2_Camera-voto-fiducia-ItalicumRenzi era l’uomo adatto, considerata la pressione ”qualunquista” che viene fatta da internet sulle nostre meningi, a raccogliere voti. Parla anche lui alla ”pancia” delle persone … dice delle cose che vanno bene per tutte le stagioni … insomma ”piace” a gran parte del pubblico. E poi il pubblico sa o pensa che ”dietro” a Renzi ci sia una struttura/partito che garantisce comunque vada la ”democrazia”. 

Ma …  ”quello” che avrebbe dovuto rimanere il suo compito … e cioè ”raccattare voti” è sfuggito di mano. La ”vittoria” gli ha dato alla ”testa” … e si è convinto di essere un ”genio” in toto!  Si è quindi contornato di ”yes man e yes woman”  e ha ”preso in mano la situazione”! Sigh …

Dato che però non è un ”carciofo completo” …  dovrebbe capire che il consenso che sta ”perdendo” sta proprio nel suo modo di governare. Nel suo, diciamolo pure,  decisionismo antidemocratico!

Nonostante sbandieri ai quattro venti di esser ”democratico” … non lo è affatto, la ”partecipazione democratica” con lui è andata a farsi benedire. Ha, di fatto, delegittimato la dialettica parlamentare attraverso il ricorso alla fiducia.  E questa è solo la punta dell’iceberg!

La sua abitudine a comunicare, direttamente in rete con i cittadini attraverso i tweet i passaggi più delicati dell’azione di governo, di fatto salta la dialettica parlamentare. Costui cerca infatti consenso in quell’elettorato che in lui si riconosce … i suoi tweed sembrano, in piccolo,  il blog di grillo.

Contatto diretto con la ”gente”! Ma stiamo scherzando? La panettiera di Forli, o il disoccupato di Torino che cavolo vuoi che ne sappiano di legge elettorale e delle sue ricadute? Tutto quel che Renzi ”democraticamente” racconta loro ”direttamente” va benissimo! Ne sono persino commossi!

L’ostilità generale che Renzi dimostra verso i corpi intermedi – che siano i collegi docenti da sottomettere ai presidi o i sindacati da insultare … la dice lunga. E poi … se una ministra come Stefania Giannini definisce chi la contesta “squadrista” … qualche cosa vorrà pur dire no?

Questi sono tutti segnali dell’insofferenza per il confronto: la riduzione della politica a un campo in cui si gioca da soli, dove si deve decidere alla veloce e non perdere tempo.

Che si debba decidere lo sappiamo tutti … che il bicameralismo perfetto non sia proprio ”the best” anche … ma salviamo la democrazia! Please …

Il dramma è che con la situazione economica che ci ritroviamo,  il tempo da ”perdere” per mantenere la democrazia,  è l’ultimo dei problemi per chi deve mettere tutti i giorni un pezzo di pane sulla tavola!

D’altronde le democrazie sono figlie della ”ricchezza” … le dittature ” della povertà!

Alla prossima

 

Elena

 

IL NUOVO SENATO … MAH …

Il Nuovo Senato …

Ok … abbiamo appurato che i Senatori sono ”roba vostra”! Allora fateci eleggere ALMENO i rappresentanti alla Camera invece di nominarli voialtri! Viceversa … noi ”che votiamo a fare”?

Ecco come funziona il nuovo Senato!

“Nessuna regione potrà avere meno di due senatori e i seggi saranno attribuiti con sistema proporzionale sulla base dei criteri stabiliti con legge costituzionale, tenuto conto della composizione di ciascun consiglio regionale”.Nel nuovo senato vi saranno 100 senatori: 95 rappresentanti delle istituzioni territoriali e cinque nominati dal capo dello Stato. La durata del mandato dei senatori coinciderà con quella degli organi delle istituzioni territoriali nelle quali sono stati eletti.

Per eleggere il nuovo Senato ogni consigliere regionale potrà votare per una sola lista di candidati, formata da consiglieri regionali e da un sindaco, collegati ad altrettanti candidati supplenti. Per la lista che ha ottenuto più voti, può essere esercitata l’opzione di eleggere il sindaco o, in alternativa, un consigliere regionale, prevede il testo che modifica l’articolo 57 della Costituzione”.

Quindi,  per farla breve, il numero dei Senatori rispecchierà il partito che ha vinto in quella regione.

Ovviamente accade la stessa cosa alla Camera … i seggi sono attribuiti proporzionalmente a chi prende più voti …

Questo sistema permette al partito che vince le elezioni politiche di governare senza rottura di scatole.

L’unico problema è: ”Ma noialtri a cosa serviamo”? Ci limitiamo a votare il partito?  Scegliamo forse qualcuno da qualche parte? No!

Al Senato se la cantano e se la suonano come pare a loro … alla camera, con l’attuale legge elettorale, e cioè liste bloccate di nominativi scelti dai partiti (nominati)  … noi come esercitiamo il nostro diritto di voto? Votiamo il partito e basta!

Cribbio … è vero che con questo sistema chi vince decide il bello ed il brutto tempo senza rotture di scatole … ma … anche tra Genoveffa, Anastasia e Cenerentola quest’ultima era in minoranza … MA NON è detto che avessero SEMPRE RAGIONE LE ALTRE DUE E LEI SEMPRE TORTO!  GRRRRRR …

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 Sigh … 

Alla prossima

Elena

 

Maggiori informazioni sul Nuovo Senato:

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Riforme-non-elettivo-e-via-al-proporzionale-ecco-il-nuovo-Senato-92fa62a0-4ce3-4e9c-8c80-f8cb3ab08e3c.html?refresh_ce