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La crisi … e le nuove professioni …

Stiamo davvero uscendo dalla ”crisi? Speriamo sia vero …

Dal 2008 al 2017, e speriamo che i timidi segnali di uscita siano veri, c’è stata la più grande crisi economica dal dopoguerra. Ne abbiamo risentito tutti indistintamente,  avendo perso una fetta enorme della nostra economia. Come al solito ci siamo trovati impreparati per ‘’riciclarci’’ velocemente in altri ambiti. Faccio l’esempio della mia Città, Torino. Torino era una città ”etichettata” in tutta Italia e anche forse anche nel mondo come una città’’industriale’’. A Torino vi era la sede della Fiat ed aveva stabilimenti di produzione sul territorio. Questo ovviamente faceva si che attorno ad essa, ruotasse un ‘’indotto’’ notevole. Dalle piccole aziende fornitrici all’intera economia della città. Un sostenuto numero di classe dirigenziale sul territorio garantiva una certa ricchezza.
Spieghiamo … non solo una grossa fetta di operai aveva un lavoro sicuro, ma costoro consumavano ovviamente, andavano al cinema, in pizzeria, acquistavano libri per i figli, e si potevano permettere anche l’acquisto di un nuovo appartamento. C’era poi anche la ‘’marcia superiore’’, non solo gli operai potevano permettersi qualche lusso, ma tutta la classe dirigente impiegata in  Fiat ovviamente consumava e lo faceva ad un livello ‘’più alto’’. Quindi anche un mercato immobiliare di alto livello era incluso nell’economia della città.
Insomma di colpo Torino si è trovata a doversi ‘’riciclare’’ da città prettamente ‘’industriale’’, ruotante attorno ad un’azienda che le garantiva un certo ”tenore di vita”,  ad città che attrae turismo e cultura. Non dovremmo perdere queste iniziative, ma spingerle all’ennesima potenza. Dobbiamo ‘’alzare la testa’’ e non fare passi indietro da incoscienti. Anche se ci sono dei ‘’debiti’’ bisogna aver fiducia e continuare a crederci in un futuro diverso. Rintanarsi sperando di sopravvivere abbassando il ‘’metabolismo’’ serve a poco … giusto le ”trote” lo possono fare.

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Quanto vale per la mia città vale un pò per tutto il paese, il tessuto industriale è scomparso e/o delocalizzato dove la manodopera costa meno, le tasse sono minori e la burocrazia è più efficiente. Il succo del discorso è che il mondo cambia alla velocità della luce e noialtri non riusciamo a stargli al passo.
Prendiamo per esempio il mondo del lavoro che è stato stravolto completamente e addirittura molte professione sono sparite. Tutti quei profili che non hanno una specializzazione non sono più appetibili per il mondo odierno. Operai non specializzati, impiegati generici, senza una preparazione specifica, commessi che non conoscono lingue straniere sono tutti profili che non vengono più presi in considerazione. In compenso altre categorie sono ricercatissime ma sono difficili da trovare, ecco alcuni esempi: Data scientist, blockchain expert, chief digital expert. ?????
Scommetto che nessuno di noi sa nemmeno di cosa si stia parlando. Ho trovato questi ‘’lavori’’ su un giornale e li ho ricopiati ma non ho idea di cosa siano. Eppure questi strani specialisti sono alcuni dei ruoli ricercati da società di risorse umane come la ‘’Easy Hunters’’ e la ‘’Hunters Group’’ .
Sempre secondo il sole24ore, che è ovviamente più informato della sottoscritta, la più “vecchia” delle professioni sopra citate è il data scientist, un analista specializzato nell’estrarre informazioni dai dati online. Il blockchain expert è un professionista di formazione tecnico-scientifica che si occupa di scrivere protocolli per lo scambio di criptovalute, sfruttando la tecnologia (blockchain) che fa da registro contabile per le transazioni. Il chief digital officer si occupa del processo di ‘’trasformazione digitale’’ delle aziende, ovvero il coordinamento delle attività per il rinnovamento tecnologico dell’impresa. La lista potrebbe continuare con il data protection officer (responsabile della protezione dati, introdotto dal regolamento generale 679/2016) e il chief internet of things officer (un manager che si occupa dell’utilizzo dell’internet of things in azienda), fino a ruoli già consolidati come analisti del business digitale, hardware engineer ed esperti di cybersecurity. Questi ultimi sono ricercatissimi considerati i guai che una protezione non a 360° potrebbe causare all’intero sistema digitale di un’azienda.
Quindi sul fronte delle qualifiche per trovare lavoro, la formazione privilegiata è di natura tecnico-scientifica, ma non è detto che le professionalità innovative siano vincolate a una laurea in ingegneria, matematica o statistica. Anzi: sul mercato degli Stati Uniti ad esempio viene considerato come un benchmark globale, i giganti del Web manifestano interesse per i laureati in discipline umanistiche, apprezzati per una duttilità di pensiero che si adatta alle frontiere del Web. Insomma una buona preparazione ‘’umanistica’’ accompagna le conoscenze ‘’tecniche’’ specializzate. D’altronde anche noi in passato si diceva che un buon ‘’medico’’ doveva aver fatto ‘’prima’’ il classico per poter avere una capacità interpretativa e di diagnosi maggiore.
Ma alla fin dei fini, non disperiamo, i nostri giovani sapranno trovare gli studi giusti per poter trovare, in futuro, un lavoro.
Il mondo non è semplice e non si può tornare indietro nemmeno per prendere la rincorsa … speriamo in bene.

Alla prossima

Elena