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San Martino al Cimino …

Eccoci qui a San Martino al Cimino. Il 21 luglio è stato il compleanno di mia cognata e quest’anno sono 80! Quindi tutta la ‘’famigghia’’ si è riunita per festeggiare l’evento.
Mia cognata è un pò il ‘’perno’’ su cui ruota la famiglia di cui faccio parte. Notaio in pensione, tiene ancora i ‘’fili’’ degli interessi delle figlie con un occhio, non invasivo, ma … attento.
San Martino è dove ci sono le ‘’radici’’ della famiglia di mio marito che, assieme a sua sorella è nato, pur essendo ‘’romano de Roma’’, proprio qui.
Perché vi chiedete voi? Semplice. La famiglia abitava a Roma in Via Barberini ma nel ’42 Roma era sotto i bombardamenti, quindi la ‘’novella mamma’’ veniva spedita nella ‘’casa delle vacanze’’. Posto ovviamente più tranquillo per una donna che doveva metter al mondo una nuova vita.
Qui c’era la casa delle vacane sia dei nonni materni che di quelli paterni. Ecco quindi che questo delizioso paese è rimasto una sorta di ‘’rifugio’’ per le vacanze. Quando il caldo si fa opprimente cosa c’è di meglio che non stare in una vecchia casa di pietra sotto un bosco di castagni? Niente!
Noialtri si vive in una sorta di ‘’condominio’’ di famiglia. Sotto, al fondo del bosco, c’è il vecchio villino di famiglia, di mia cognata, sopra c’è la casa di pietra che era dello zio, ormai scomparso, e che è diventata nostra. A fianco del terreno di mia cognata c’è la casa di una delle figlie. Siamo quindi una sorta di ‘’villaggio’’ vacanze. Quando ci siamo tutti siamo una ventina tra adulti e bambini che vanno e vengono dappertutto. Ognuno a casa propria, ma quando ci va, si mangia, si chiacchiera, si ride e si scherza tutti assieme … una pacchia!
Ma non è tutto oro quel che luce. Tutti gli anni c’è una ‘’grana’’ nuova! Quest’anno abbiamo fatto potare i castagni, spesa, vi assicuro, non indifferente. Ormai le castagne non vengono nemmeno più raccolte e quindi chi pota non scala, dal lavoro fatto, l’importo delle castagne raccolte. Ormai i castagneti da frutto sono in pianura e la raccolta viene fatta con le macchine, senza contare che ‘’chi’’ acquista fa ”cartello” e non paga praticamente nulla il frutto. E poi, qui il bosco è in pendenza, le ”macchine” non possono entrare e non c’è più nessuno che voglia abbassare la schiena. Toppo faticoso per noi italiani che preferiamo ormai un posto con un contratto a termine in un Call Center.
Ma torniamo al ‘’problema’’ di quest’anno. Visto che la potatura non è gratuita ma che costa una schioppettata ci siamo fatti tagliare dal potatore un bel pò di legna per l’inverno.
Ne avremmo avuto per almeno 5 anni, visto che d’inverno ci veniamo pochissimo e che il camino lo accendiamo raramente.
Il potatore ci aveva inviato la fotografia con la legna accatastata ma … quando siamo arrivati la legna era scomparsa!
Dunque le chiavi del cancello principale le hanno in tre: Il potatore; il nostro, si fa per dire, ‘’guardiano’’ e l’impresario che ha fatto la nuova fognatura.
Quindi chi è stato?
E’ triste l’aver dei dubbi su delle persone in cui avresti bisogno di riporre la massima fiducia ma … i dubbi vengono e sono difficili da mandar via.
Ovviamente il ‘’nostro guardiano’’ non si ne era nemmeno accorto della scomparsa della legna il che la dice lunga su quanto ”attento” stia alla proprietà.

Alla prossima

Elena

CUNEO … PERCHE’ SI CHIAMA COSI?

Cuneo, come mai ha questo strano nome? Cuneo significa triangolo …

Il fiume ”Stura di Demonte” ed il torrente ”Gesso” , con il loro scorrere millenario, hanno scavato/eroso la valle fino a creare un altipiano alluvionale simile ad un ”cuneo”… su questo cuneo sorse appunto la città.

 cuneo dall'alto

Vista aerea della città di  Cuneo

E quale posto migliore? Situata su un altopiano, circondata da due fiumi era il luogo ideale per difendersi da eventuali attacchi nemici. Questa sua naturale posizione strategica, ed il fatto che è situata allo sbocco di valli comunicanti con Liguria e Francia, la rendevano inespugnabile dal punto di vista militare e molto interessante dal punto di vista commerciale.

Le prime informazioni risalgono al 1198 quando nasce come ”libero Comune”.  La nascita avviene per la spinta di forze nuove, popolari e borghesi, contro l’oppressivo sistema feudale. Il Signore padrone del Feudo, aveva tutti i diritti sugli abitanti, compresa la ”prima notte di nozze” delle giovani spose!

Il ”libero comune” durò solo  fino a metà del 1200, quando si arrese al francese Carlo d’Angiò.  Nel 1300 Cuneo passa poi sotto i Savoia. Nei secoli successivi la città è impegnata in ben 7 assedi (di cui 4 contro i francesi), di questi sette assedi solo due finirono con la sua capitolazione. Uno dei due fu l’assedio fatto da Napoleone.

Sotto il savoia Carlo Alberto sarà il cittadino cuneese, Giuseppe Barbaroux, giurista ed uomo politico moderato, ad approntare il famoso ”Statuto Albertino”. Uno tra i primi strumenti democratici a favore della popolazione.

Nel 1859 la città è eletta capoluogo dell’attuale provincia e nel 1882 fa il suo ingresso in parlamento un cittadino di Dronero, Giovanni Giolitti. (Importante uomo politico italiano)

Con il passare degli anni, Cuneo si espande sul piano edilizio, fino al punto da non avere più possibilità di ingrandirsi perché essendo una cittadella con fortificazioni, tutta l’edilizia è concentrata nell’interno delle mura.

Fino l’anno 1500 la strada principale era denominata Platea, poi contrada Maestra, nel 1874 diventa Via Nizza, infine Via Roma intorno al 1900. Questa strada era tanto diversa da come la vediamo adesso; per immaginarci com’era bisogna togliere da Via Roma, sia a destra sia a sinistra, gli attuali portici, senza i quali la Via era larga ben 37 metri.

Per consentire quindi di avere più alloggi, nuovi negozi e migliorarne la funzionalità in occasioni dei mercati, e considerando che a Cuneo gli inverni erano molto freddi,  con nevicate che raggiungevano sovente l’altezza di un metro, si arrivò alla decisione di costruire sia a destra sia a sinistra della Via Maestra dei portici in muratura e sopra di loro nuovi alloggi, in questo modo, uomini, bestie e mercanzia erano finalmente al coperto.

Per sfruttare ogni spazio, furono costruiti, sotto i portici, scantinati, con scala in uscita ai bordi degli stessi portici con le classiche “Trappe”, vale a dire botole con scala, esistono tuttora; in tempo di pace erano adibite dai bottegai come magazzini, il mattino allestivano il banco sotto i portici e portavano su la mercanzia dalla cantina.

Con la costruzione dei portici, i frontali delle vecchie case furono coperti, il risultato è che la maggior parte delle case dell’attuale Via Roma ha una stanza ”cieca”, in quanto le finestre o i balconi sono stati spostati sopra i portici.

Soltanto nel 1853 si iniziarono i lavori per la sostituzione del selciato a ciottoli con le lastre di pietra. I lavori iniziarono sul lato Gesso, la pavimentazione del lato Stura fu effettuata invece in un secondo tempo causa mancanza di fondi. I Cuneesi con ironia battezzarono i portici a lato del fiume Gesso i “Portici degli aristocratici” e quelli  dal lato del fiume Stura i “Portici dei poveri”.

Altre curiosità: 

Nell’ultimo conflitto mondiale, dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini del 10 giugno 1940, i portici hanno fatto da ”letto” alle migliaia di reclute e riservisti chiamati da tutta Italia per combattere contro la Francia.

Negli anni della seconda guerra mondiale Cuneo e il cuneese furono teatro delle lotte antifasciste e partigiane, tra cui spicca l’eroe partigiano cuneese Duccio Galimberti, fucilato dai fascisti nel 1944, a cui la città ha dedicato la sua piazza più importante.

Cuneo è la capitale italiana del ”marrone”, nome dato alle grosse castagne utilizzate per la produzione dei ”marron glacee”. Ma il dolce principale è il Cuneese al Rhum nato nel 1923 da un’idea di Andrea Arione. Questo dolce è formato da due cialde di meringa che racchiudono una crema pasticciera al cioccolato fondente con dentro del rhum,  il tutto rivestito da uno strato di cioccolato fondente.

La provincia di Cuneo è la terza più estesa d’Italia, ed ecco perché quando si parla del cuneese, si sente spesso parlare di ”Granda”, che nel dialetto piemontese significa appunto: ”grande”.

Come dimenticare  poi la famosa frase dell’attore italiano Totò: ”Sono un uomo di mondo … ho fatto il militare a Cuneo”! Questa ironica frase ha un riscontro nella realtà. Nei tempi in cui il servizio militare in Italia era obbligatorio,  il CAR (Centro Addestramento Reclute) fu, per molti anni, a Cuneo. Si incontravano quindi ragazzi provenienti da tutta Italia, e per molti di loro, quella era l’unica possibilità di ”uscire” dai loro paesini sparsi lungo lo penisola.

La zona del cuneese è una terra di colline, come quelle stupende delle Langhe e del Monferrato, e di montagne come le Alpi Cozie e Marittime, meta di numerosi appassionati della neve che si ritrovano nelle stazioni sciistiche di Limone Piemonte e Frabosa. Tanta natura e tanta attenzione ai suoi prodotti: vino, formaggi, carne, funghi e salumi, hanno reso questo territorio un autentico paradiso per gli enogastronomi.

Ma voi, cari amici del CIP, questa città già un po’ la conoscete … ci siete appena andati a fare un bel viaggio.

 

Alla prossima

 

Elena