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Giallo-verdi … venditori di cosa?

I giallo-verdi non hanno un piano ‘’organico’’ per il paese. Non sarebbero nemmeno capaci di immaginarlo molto probabilmente.

Ecco il Governo ”giallo-verde”. D’altronde … partendo da un ortottero, questo è il massimo che potevano avere no? 🙁

Costoro vanno semplicemente ‘’a vento’’ …

Ho la triste impressione che il loro concetto di ’’democrazia diretta’’ sia quella di ‘’stare ad ascoltare’’ le necessità della ‘’rete’’ e dare ad ‘’essa’’ delle risposte. La gente si lamenta, e a ragione,  che non c’è lavoro? Loro si organizzano per ”creare lavoro”? Macché! Loro in compenso si inventano il ‘’reddito di cittadinanza’’ per farci contenti!

Quel che ci ”vendono” come ”reddito di cittadinanza” altro non è se non un ”placebo” … un palliativo misero.  Ma,  grazie ad un gran battage mediatico,  ce lo vendono come la migliore delle soluzioni!  E ci ricamano attorno come se avessero inventato l’acqua calda, come se fosse l’unica soluzione di ‘’sinistra’’ per vincere la povertà, come la sola ed unica manovra a favore del popolo! Gente ma quanto siamo ”boccaloni”?

Se poi però … si tirano le somme, tutti ci rendiamo conto che ‘sto pseudo reddito di cittadinanza, è niente di più che il REI che c’era prima. Anzi forse con qualche cosa in meno.  

I loro ‘’guru’’ (Casaleggio/Grillo) giustificano la mancanza di lavoro come un fatto impossibile da risolvere, il loro fantascientifico ragionamento è:  ‘’ormai i robot ci tolgono il lavoro quindi noi facciamo lavorare i robot e stiamo a casa con uno stipendio che ci permetta di comprare quello che i robot producono’’. Ingegnoso no? Noi non facciamo più una cippa … noi dobbiamo solo avere dei soldi per consumare! Che squallore di esistenza!

Comunque … come fanno per darci ‘sti soldi? Semplice! Li chiedono all’Europa! Che ovviamente ci guarda come se fossimo matti e, siamo onesti, hanno pure ragione.

I venditori di ”sogni” … della realtà a costoro non importa nulla. Tastano il polso della rete tramite gli algoritmi e rispondono secondo le richieste che emergono. In questo modo ottengono consenso e … basta. Non c’è niente altro dietro! Questo è un governo ”virtuale”! Sovranità? Ma per favore … questi vogliono solo consenso di popolo e poi i soldi li chiedono all’Europa. 🙁

Sempre tornando alle necessità del popolo … cosa vuole il popolo? Non vuole più pagare tasse assurde. E loro cosa fanno? Cambiano il sistema di tassazione? Macché! Lo rendono più snello e più giusto? Macché! Combattono l’evasione? Macché!  Combattono l’elusione? Macché! Si inventano una cosa con un nome ‘’altisonante’’ come ‘’Flat Tax’’ e,  pur vendendocela come ‘’universale’’ ma applicandola soltanto a ”pochi intimi”, ce la fanno digerire come un qualche cosa di ‘’fantastico’’! Tanto … per quello che capiamo noialtri …  a noi bastano le ‘’belle parole’’ no? 

Tutto ‘sto am ba ra dam mediatico attorno alla flat tax, per ampliare di 10.000 euro quanto già fatto dal Governo precedente. Anche prima chi aveva un reddito che non superava i 50mila euro pagava il 15%, ma quelli di prima mica erano dei comunicatori per eccellenza come questi qui.  Tra l’altro quelli di ”prima” tanto odiati, avevano fatto anche questa manovra ma senza aumentare il debito, anzi continuando a diminuirlo. Ma a noi che importa?  … noialtri, si sa, si da ragione all’ultimo che grida forte. Tanto … non sappiamo mai una cippa! La nostra informazione si limita è quella di Grillo in rete o, proprio se siamo degli intellettuali, al Fatto Quotidiano di Travaglio! 

Mò che hanno varato ‘sto def e si sono resi conto che sono in molti a chiedersi: ‘’Ma … dove sono gli investimenti per la crescita’’? Ecco che saltano fuori dicendo: ‘’Questo è il programma che prevede i più grandi investimenti per la crescita’’! 

Ma … dove? Ma con quali soldi? Ma cosa avete previsto di fare? Al massimo andrete di nuovo a chiedere dei soldi in prestito per rifare il ponte di Genova dove la gente andrà a socializzare! Come sostiene quel genio di ”ex carabiniere” Ministro delle Infrastrutture … Toninelli!

Mamma mia, poveri noi!  Siamo passati dal ‘’venditore di padelle’’ Berlusconi … ai ‘’venditori di sogni’’ gialloverdi! 

Alla prossima

Elena 

Il caos attuale in Libia! Proviamo a fare il …

punto della situazione …

In Libia non c’è sicurezza! E la sensazione di ”sicurezza” è quella che fa marciare il mondo intero! Se ci si sente ”sicuri e tutelati” tutto funziona!  Si ha voglia di fare, di organizzare, di pianificare e si guarda al futuro con ottimismo. Se invece ci si sente ”insicuri” ci si chiude nei propri giardini e si attendono gli ”eventi”, che di solito in queste condizioni sono ”violenti” ed esagerati! Ma vediamo un pò che cosa sta succedendo adesso in Libia …

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Dalla scomparsa di Gheddafi, nel 2011, centinaia di ‘’milizie’’ sparse chiedono il potere. In questa situazione ‘’stabilizzare’’ il Paese non è certo un’impresa facile. La Libia avrebbe bisogno di un esercito ben addestrato serio e capace di ostacolare ‘ste milizia che, ad ogni piè sospinto cercano di andare, a loro volta, al potere. 

Come fare ad andare ad elezioni ‘’libere’’’ come spinge Macron in una situazione simile? Fayez Serraj, il premier del Governo di accordo nazionale, uscito dagli accordi di Shikrat  nel dicembre del 2015,  e sostenuto dalla Comunità internazionale, è ora alle prese contro una nuova rivolta a Tripoli. Non è certo la prima ma si direbbe la più grave, visto che sono già morte 200 persone. 

Le varie milizie non danno certo retta a Serraj ma bensì ai capi tribù a cui appartengono. Non dimentichiamo poi che in Cirenaica il business delle armi e della tratta di schiavi sono gestiti assieme da gang criminali e da milizie.

Senza un esercito nazionale ben armato, che risponda solo al Governo, che sia compatto e capace di bloccare costoro,  chiunque abbia a disposizione una milizia può reclamare potere. E, nel caso al ‘’potere’’ non ci arrivi,  farà di tutto, compreso ricorrere alle armi per far andare a ramengo il processo di stabilizzazione di ‘sto disgraziato paese. Cosa che sta accadendo in questi giorni a Tripoli, grazie a quella che chiamano: Settima Milizia!

Il caos creato da ‘sta Settima Milizia è il più grave dall’estate del 2014. Serraj  è andato al potere nel 2015,  quando una coalizione di milizie islamiche  chiamata ”alba Libica”  conquistò Tripoli insediandoci  un Governo ombra di tendenze islamiste, spaccando  di fatto il Paese in due. 

Se finora Serraj è riuscito più o meno a domare le rivolte (le armi molto probabilmente gliele forniamo un pò tutti per tenere a bada ‘ste milizia)  è innegabile che la sua autorità non è che sia poi chissà che. Tra l’altro Serraj non è che dispone poi di un esercito compatto ma bensì di gruppuscoli di milizie che fanno alleanze oggi e le disfano domani. Quindi sono ”affidabili” una cippa!  E che comunque rispondono agli interessi dei loro capi tribù più che a quelli del Governo. Non è un caso che in diverse città della Cirenaica i redditizi business del contrabbando di armi e della tratta di esseri umani siano gestiti congiuntamente da gang criminali e da milizie.

A lanciare l’ultima offensiva contro Serraj è stata la ‘’Settima Brigata’’, una milizia di stanza nelle città di Tarhuna, a sud della capitale. La ragione ufficiale della sua rivolta contro le formazioni fedeli a Serraj sarebbe quella di porre fine al potere delle “milizie corrotte”  (slogan per far digerire interessi propri al popollo che tanto non capisce una cippa) e riportare l’ordine nella capitale”. Ovviamente ogni milizia vuole portare il ‘’suo’’ di ordine. 

Per cercare di evitare uno scontro ancora più aperto  Serraj si è appellato alla potente milizia di Misurata, il cui appoggio al Governo di accordo nazionale non è che sia poi così solido.

La milizia di Misurata infatti respinge le interferenze straniere contro la sovranità della Libia e non aveva partecipato all’incontro tanto voluto da Macron per portare la ‘’pace’’ in Libia.

Macron era riuscito si a far sedere allo stesso tavolo: Serraj, il generale Kalifa Haftar, suo rivale e signore incontrastato della Cirenaica, il presidente del Consiglio di Stato, Khaled al-Mishri, esponente di punta dei Fratelli musulmani, anche lui nemico di Haftar, e il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguilah Salah Issa. Questo però non significava far sedere allo stesso tavolo ”tutte” le diverse ‘’anime’’ della Libia. L’intesa che si voleva raggiungere era ambiziosa. Si trattava di unificare le istituzioni, tra cui la Banca Centrale, indire elezioni già in dicembre, formare un esercito nazionale. Ma il fatto che non fosse stata nemmeno firmata dai presenti  la diceva lunga su ‘sto “successo” . Diciamo che si era trattato di una ‘’pia dichiarazione di intenti’’ in attesa di vedere poi come sarebbero finite le cose … e le cose sono quelle di oggi! (200 morti) 

Costoro sono seduti sui più grandi giacimenti di petrolio al mondo … potrebbero innescare il più grande processo di riconversione di affrancamento dalle energie fossili e invece? Invece litigano come cani e gatti …

Macron, dal canto suo,  insiste per elezioni a dicembre!  Ma … in ‘sto casino che cosa potrebbe succedere?  In Libia al momento non c’è un capo riconosciuto … non c’è un esercito … la giustizia non funziona … le Istituzioni sono andata e ‘’pallino’’ … chi assicura ‘’libere’’ elezioni? E ammesso e non concesso che ci sia un ‘’vincitore’’ … la prossima ‘’milizia’’ di un altra tribù o clan lo farebbe ‘’saltare’’ nel giro di pochissimo tempo!

Ovviamente l’Italia in Libia ha moltissimi interessi, vedi ENI, e molto probabilmente l’ENI stessa paga, sottobanco, qualche milizia per tenere la situazione sotto controllo e non farsi rubare tutto.  Ora la domanda è: ”Ma … il Governo attuale, quello ”giallo verde” tanto per intenderci,  ha sevizi segreti e militari sufficienti per controllare la situazione? Oppure la parte del ”leone” la lasciamo fare ai francesi? Secondo me il duo Salvini/Di Maio non sa nemmeno da che parte girarsi. L’unico che ha esternato qualche cosa è il Ministro degli Interni Salvini – anche perché Conte è come non averlo noialtri – e come ministro degli Interni, roba che non c’entra nulla con la situazione estera, ha detto che non manderà l’esercito, che tanto non serve a niente.  Mah … Noi non è che siamo poi tanto meglio dei libici in quanto ad ”anarchia” istituzionale …

Eppure … bisogna assolutamente aiutare ‘sta gente a mettersi a posto. Viceversa gli abitanti cercheranno un futuro ‘’altrove’’ … indovinate dove?

Alla prossima

Elena 

 

 

Gianfranco Battisti – Il nuovo AD delle Ferrovie …

Pensierino del mattino …

Dato che gli obiettivi dichiarati dal governo M5s sono quelli di voler privilegiare il servizio ferroviario, quindi più treni e infrastrutture ma solo quando sono ‘’utili’’. Decide il ‘’popollo’’ sulla Piattaforma Rousseau quelli utili o no … (cioè il popollo si esprime e vota e poi Casaleggio dice chi ha ‘’vinto’’) Comunque il Governo dice che vuole privilegiare il servizio locale, urbano e metropolitano. D’altronde gran parte delle promesse sono state fatte ai pendolari ed agli utilizzatori dei servizi pubblici … e quindi ‘’chi’’ meglio di Gianfranco Battisti potrebbe occuparsi di trasporto urbano?

Gianfranco Battisti ex Amministatore Delegato di Ferrovie Sistemi Urbani … l’uomo che con la Raggi ha recentemente prestanto per Roma la ”cura del ferro”.

Il nuovo amministratore delegato delle Fs è stato infatti fino ad oggi l’ AD di ‘’FS Sistemi Urbani’’, la società del gruppo che promuove e realizza i progetti di valorizzazione nelle grandi città. In questa veste ha presentato dieci giorni fa la “cura del ferro” per Roma con la sindaca Virginia Raggi.
Quindi dato che si sono visti un paio di volte … dato chela Raggi è rimasta ‘’tutta an tratto impressiunata’’ … hanno deciso che è l’uomo che fa per loro … e vabbè .
Per quanto riguarda la TAV Toninellli ribadisce trattarsi di ‘’roba vecchia’’ e che quindi va tutto rivisto da capo! Quindi? Quindi si deve ricominciare tutto? Sai l’Europa dove ci manda caro Toninelli? Ma a voialtri che cosa ve ne importa dell’Europa? Il vostro sogno è quello di rimanere nei nostri giardinetti italici e cercare di sopravvivere … e poi in fondo: ‘’Si stava meglio quando si stava peggio’’ no? Bei tempi quando c’era ‘’lui’’ ed i treni arrivavano puntuali vero? Sigh … 🙁
Comunque la Tav è roba vecchia semplicemente perché sono 23 anni che i No Tav rompono le scatole, in tutti i modi possibli ed immaginabili,  per bloccare l’opera,  che è quindi è diventata ‘’vecchia’’ per forza! Mah …
Un consiglio per il Vostro Gianfranco Battisti? Invece di fare grandi voli pindarici … tipo la ‘’cura del ferro’’ con la Raggi, ditegli di mettere di nuovo il bigliettaio sui tram. Prenderete in questo modo, due piccioni con una fava: darete finalmente un posto di lavoro reale a qualche nerboruto che fa palestra, visto che sostenete che tale mestiere sarebbe troppo pericoloso, e nel frattempo eviterete il ‘’rosso’’ dovuto al non pagamento.

Alla prossima

 

Elena

Per la serie: Bisogna essere positivi … ecco il nuovo Governo Italiano!

Dunque,  dato che nella vita è necessario essere sempre ‘’positivi’’,  e soprattutto è inutile piangere sul latte versato e nemmeno quando ormai i buoi sono scappati, vediamo un pò di fare il ‘’punto della situazione’’ e capire da chi  è composta ‘sta squadra di governo, soprannominata anche ‘’giallo-verde’’ per via dei colori che la caratterizzano. Giallo per il M5S verde per la LEGA che, notoriamente, si rifà ai verde della Padania! Quella strana mitica regione che esiste tanto quanto ‘’Topolinia’’!  Ma lasciamo perdere … è già tanto che al logo abbiano tolto la parola Nord per non far sentire i ”sudisti” figli di un Dio Minore. Ma…  state tranquilli che è proprio ”quello” che pensano del Sud, il fatto è che  per prendere voti è necessario far finta di niente ed essere amici di tutti no?

Comunque … ecco la squadra: 

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1. Giuseppe Conte – Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana Sostenuto da un accordo di Governo tra M5S e Lega. Nato a Volturara Appula l’8 agosto 1964 è un giurista italiano. Politicamente vicino al M5S .  

2. Luigi Di Maio – Ministro dello Sviluppo economico e vicepremier. Mai lavorato un giorno in vita sua, mantenuto dai genitori 12 anni a Giurisprudenza senza peraltro lavorare entra nei meet-up di Belle Grillo, il comico che assieme a Gianroberto Casaleggio ha fondato il partito M5S.  Ha il diploma di liceo classico. Ha detto di tutto di più contro l’Euro e l’Europa. Ha detto di voler fare un referendum per l’uscita dell’Italia dalla moneta europea. 

3. Matteo Salvini  – Ministro dell’Interno e vicepremier. (Segretario del Partito Lega Nord, cambiato poi in solo Lega recentemente per accaparrarsi i voti del sud dell’Italia. Ha fatto tutta la sua campagna contro l’immigrazione. Nel suo partito milita l’ex Senatore Borghezio famoso per aver dato fuoco ad un immigrato che dormiva sotto un ponte a Torino. Al processo ha detto piagnucolando: ‘’Non sapevo che ci fosse una persona credevo fossero solo degli stracci. Il fascista tipico insomma quello che  è aggressivo e crudele con i ‘’piccoli’’ ma servile e gentile con i ‘’potenti’’) Ha il diploma di liceo classico. Non ha mai lavorato e ha sempre fatto politica. Ha definito l’euro una moneta farlocca come quella del gioco del Monopoli. 

4. Giancarlo Giorgetti – Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. È stato l’uomo macchina della Lega Nord di Umberto Bossi ed è il braccio destro di Matteo Salvini: è stato uno dei protagonisti della trattativa che ha portato all’esecutivo giallo-verde. Nato a Varese nel 1966, laureato alla Bocconi , è commercialista e revisore contabile. Entra in Parlamento nel 1996 e non ne esce più. Dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2013, è presidente della commissione Bilancio della Camera. Nel 2013 viene nominato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano membro del Gruppo dei Saggi.

5. Giovanni Tria – Ministro delle Finanze e dell’Economia  (fa pure rima dovremmo ricordarcelo).  Preside della facoltà di economia dell’Università romana Tor Vergata. È considerato vicino a Forza Italia. 

6. Enzo Moavero Milanesi – Ministro degli Esteri. Già ministro per gli Affari Europei nel governo Letta e in precedenza in quello di Mario Monti. È stato giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo e collaboratore della Commissione europea in qualità di Direttore generale del Bureau of European Policy Advisors.

7. Alfonso Bonafede – Ministro della Giustizia. Avvocato, siciliano di nascita e toscano di adozione, il deputato del M5s Alfonso Bonafede è uno dei parlamentari più fidati e vicini al capo politico del MoVimento, Luigi Di Maio. È soprannominato per questo il ‘mister Wolf’ a 5 stelle. Ha fatto parte del direttorio politico M5s nella scorsa legislatura e, una volta sciolto l’organismo ha seguito le complicate vicende del Campidoglio fungendo da interfaccia sia con i parlamentari sia con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. È nato a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, ma dal 1995 abita a Firenze dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è rimasto collaboratore come cultore di Diritto Privato e dove ha conosciuto Giuseppe Conte, docente di privato nello stesso ateneo. È stato Bonafede ad avvicinare Conte al M5s. Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. E dallo stesso anno è avvocato presso il Foro di Firenze con uno studio autonomo. L’attività politica la inizia nel 2006 quando entra a far parte del gruppo degli “Amici di Beppe Grillo” del Meet-up di Firenze. Tre anni dopo si candida alle comunali di Firenze contro Matteo Renzi, racimolando l’1,8%. Alle politiche del 2013 entra in parlamento come deputato. Per tutta la legislatura ricopre il ruolo di vice presidente della commissione Giustizia. Da deputato, si fa promotore di una legge sulla class action che approvata alla Camera è poi sfumata al Senato. Alle elezioni del marzo 2018, nuovamente candidato alla Camera nel collegio uninominale di Firenze-Novoli-Peretola, viene presentato da Di Maio come guardasigilli dell’eventuale governo M5S. 

8. Elisabetta Trenta  – Ministra della Difesa. Esperta analista sui temi della difesa e della sicurezza, esperienze in teatri caldi come l’Iraq, il Libano e la Libia, una laurea in Scienze politiche con indirizzo economico, due master e la passione per il ballo. È il curriculum di Elisabetta Trenta, 51 anni tra una settimana, nuovo ministro della Difesa. Capitano della riserva selezionata del corpo di amministrazione e commissario dell’Esercito, parla quattro lingue – italiano, inglese, francese e russo – e conosce bene il mondo della Difesa: tra il 2005 e il 2006 è stata sia consigliere per la missione “Antica Babilonia 9” per il ministero della Difesa, sia “esperto senior” nella Task force Iraq, a Nassirya, per la Farnesina. Ma non solo: nel 2009 è stata richiamata in servizio come capitano della Riserva nella missione Unifil in Libano e nel 2012 ha coordinato un progetto in Libia per la riduzione degli armamenti illegali. È inoltre vicedirettore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University, e ha collaborato con il Centro militare di studi strategici (Cemiss) per il quale ha curato la ricerca “Le guerre per procura”. Trenta, stando al suo curriculum, è impegnata nel sociale attraverso due associazioni, ama la musica, suona la chitarra e l’organo. 

9. Paolo Savona – Ministro degli Affari europei. Nato a Cagliari il 6 ottobre del 1936 – Economista e accademico, il professore ha iniziato la sua carriera all’ufficio studi di Bankitalia di cui è diventato direttore. Nel 1976 vince il concorso a cattedra e lascia la Banca d’Italia per insegnare Politica economica prima all’Università di Cagliari e poi all’Università Pro Deo, che contribuì a rifondare come Luiss Guido Carli. È stato anche direttore generale di Confindustria. Ha anche insegnato nelle Università di Perugia, di Roma Tor Vergata, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all’Università telematica Guglielmo Marconi, dove ha fondato nel 2010 il dottorato in Geopolitica. A sbloccare l’impasse è stato il cambio di ruolo di Paolo Savona, professore anti-euro cui Sergio Mattarella aveva negato l’Economia: ora avrà la delega alle Politiche europee. Savona è un euroscettico e più volte ha paventato tramite scritti e interviste l’idea che per l’Italia sarebbe meglio uscire dall’euro. Questo il motivo per cui non è stato accettato al Ministero dell’Economia in prima battuta. 

10. Marco Bussetti – Ministro dell’Istruzione. Nato il 28 maggio 1962, ha un passato da insegnante di educazione fisica e da allenatore di basket, e conosce il mondo della “burocrazia” scolastica. Attualmente, dal 2015, è responsabile dell’ambito X (Milano) dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia; in precedenza, fino al 2011, era stato in servizio presso l’istituto comprensivo di Corbetta fino al 2011, per poi passare in vari uffici periferici. Come si evince dal curriculum reperibile on line sul sito del Miur, ha conseguito la laurea specialistica magistrale in scienze motorie presso l’Università “Cattolica” di Milano. Ha un diploma Universitario preso presso l’Isef statale di Milano e detiene un titolo polivalente di specializzazione per soggetti portatori di handicap. Ha inoltre un diploma di specializzazione conseguito al corso “Il Dirigente pubblico a la gestione del personale: gli strumenti giuridici e manageriali” svoltosi a Bologna presso la Ssna nel 2012/2013. Il curriculum riporta poi una lista di pubblicazioni – libri e dvd – che riguardano, tra l’altro, il tema dell’educazione sostenibile, la promozione sportiva e le prospettive in quest’ambito della scuola italiana, la danza e gli sport di squadra nella scuola. Ha ricoperto diversi incarichi di insegnamento presso l’Università degli Studi di Milano, per il Master Universitario “Sport Management, Marketing and Sociology”; all’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano; presso l’Università dell’Insubria di Varese, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Scienze Motorie.

11. Giulia Grillo – Ministra della Salute. Giulia Grillo, 42enne siciliana, medico anatomopatologo, attualmente capogruppo alla Camera del M5s, è la nuova ministra della Salute nel governo M5s-Lega. Nata a Catania il 30 maggio del 1975, laureata in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina legale, è un’attivista della prima ora del MoVimento, arrivata in Parlamento per la prima volta alle elezioni del 2013. Nella precedente legislatura è stata vice capogruppo e capogruppo alla Camera e capogruppo nella commissione Affari Sociali. Grillo di cognome, ma senza alcun rapporto di parentela con il fondatore del MoVimento, nella 17ma legislatura ha fatto approvare 3 mozioni a sua prima firma su governance farmaceutica, sblocco del turn-over del personale sanitario, revisione della disciplina sull’intramoenia e governo delle liste d’attesa. Tra le sue battaglie quella per il giusto prezzo dei farmaci innovativi. La scelta di iscriversi al meetup grillino di Catania risale al 2006, da allora è stata in prima fila nella lotta contro le trivellazioni in Val di Noto, come in quella contro le privatizzazioni dell’acqua pubblica nel ragusano, fino alla nascita del comitato Addio Pizzo di Catania. Candidata alle regionali siciliane del 2008 e a Montecitorio nel 2013, per quanto riguarda le politiche sanitarie, ha «ambiziosi intenti», come dichiarava sulla piattaforma Rousseau: «Ridurre le disuguaglianze di cura e assistenza fra cittadini e lavorare per una sanità pubblica giusta, efficiente e accessibile attraverso un adeguato finanziamento, una seria programmazione, una revisione della governance farmaceutica, un potenziamento dell’assistenza territoriale, un adeguato piano assunzioni e un aggiornamento dei corsi di Laurea e formazione».

12. Giulia Bongiorno  – Ministra della Pubblica amministrazione. Avvocato dei vip, parlamentare da sempre schierata con il centro-destra, ma anche nota per le sue battaglie a favore delle donne con la fondazione Doppia difesa cui ha dato vita con Michelle Hunziker. Ha un curriculum di peso Giulia Bongiorno, 52 anni, palermitana, indicata come ministro della Pubblica Amministrazione nel governo Conte. La sua popolarità è cominciata nel 1995 quando il principe del Foro Franco Coppi, impegnato su troppi fronti, le chiese di occuparsi in prima persona della difesa di Giulio Andreotti, che era accusato di collusione con la mafia e dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Un’esperienza che le ha cambiato la vita come lei stessa ha raccontato in un libro. Da allora è stato un susseguirsi di incarichi difensivi prestigiosi, spesso in vicende giudiziarie dal forte impatto mediatico. Ha assistito società multinazionali, importanti imprese italiane e personaggi pubblici. Qualche nome tra i tanti: Pierfrancesco Pacini Battaglia, il “banchiere un gradino sotto Dio”, il finanziere Sergio Cragnotti, Vittorio Emanuele di Savoia. Innumerevoli gli incarichi nel campo della giustizia sportiva: tra i suoi tanti assistiti, i calciatori Cristiano Doni, Stefano Bettarini, Francesco Totti e Antonio Conte, allora allenatore della Juventus, club del quale Bongiorno è componente del Consiglio di amministrazione. Ha difeso anche Raffaele Sollecito nel processo per l’omicidio di Meredith Kercker. Entrata in Parlamento nel 2006 con Alleanza nazionale, e riconfermata in seguito con il Pdl, è stata per diversi anni presidente della Commissione Giustizia della Camera. È stata eletta senatrice a marzo con la Lega. 

13. Alberto Bonisoli  – Ministro dei Beni culturali. Design, moda e formazione sono le competenze di Alberto Bonisoli, l’uomo indicato dal premier Giuseppe Conte per la guida del ministero di Beni culturali e turismo. Bocconiano, classe 1961, il ministro che succederà a Dario Franceschini nella tutela, la gestione e la promozione del patrimonio culturale italiano, ma a sorpresa – almeno per ora- anche delle politiche per il turismo (il ministero che M5S avrebbe voluto scorporare) è attualmente a capo della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, istituzione privata presente in 80 paesi che dal 1980 si occupa in Italia di moda, grafica e design, e presidente della rete delle Scuole di Moda. Sposato e padre di due figlie, a lungo professore di Innovation Management alla Bocconi, Bonisoli non sembra essersi mai occupato in particolare di patrimonio culturale, interessato piuttosto ai temi della formazione e dell’insegnamento, sua dichiarata “passione”, per i quali vanta collaborazioni nazionali ed internazionali, in particolare con l’Unione Europea e il Miur. Per quanto riguarda il turismo, “Cenerentola nei passati governi”, il neoministro pensa ad una «promozione più forte all’estero e ad un maggiore coordinamento centrale», puntando su turismo di qualità, ma anche sulla accoglienza degli studenti stranieri, «che poi tornando in patria sono i nostri migliori ambasciatori».

14. Gian Marco Centinaio  – Ministro dell’Agricoltura. Capogruppo della Lega al Senato, Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura del governo Conte, è nato a Pavia il 31 ottobre 1971. Lombardo doc, si è laureato nel 1999 in Scienze politiche con indirizzo economico-territoriale all’Università di Pavia. Leghista fin dal primo vagito e con la passione per la politica nel sangue, già tesserato a 19 anni diventando militante nel 1994’. La sua carriera istituzionale inizia nel 1993 come presidente del Comitato di quartiere Città Giardino, poi come consigliere comunale di Pavia fino al 2009, quando viene eletto vicesindaco e assessore alla Cultura. Dal 1999 al 2005 è segretario cittadino della Lega di Pavia e poi componente del direttivo cittadino. Approda a Palazzo Madama dopo le Politiche del 2013 diventando senatore della Lega. Da luglio 2014 è capogruppo al Senato e mantiene lo stesso incarico dopo il voto del 4 marzo.

15. Danilo Toninelli  – Ministro delle Infrastrutture e trasporti. Nato a Soresina nel ’74 è entrato in politica nel 2010 fondando il meet-up del gruppo Cremasco. Laureato in giurisprudenza. Capogruppo per il Movimento 5 Stelle al Senato. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato. Alle politiche 2018 è stato eletto nella quota proporzionale Lombardia 1.

16. Sergio Costa  – Ministro dell’Ambiente. Nato a Napoli nel 1959, si è laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell’ambiente. Entrato nel Corpo Forestale, ne è diventato comandante regionale in Campania. Ed è in questo ruolo che all’inizio del Duemila ha guidato la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano al confine con Napoli. Sposato, due figli, Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia. Nel 2017, quando la Forestale è stata accorpata ai Carabinieri, è diventato generale di brigata dell’Arma. Oggi vive a Napoli. Sul suo tavolo il neo-ministro troverà due dossier particolarmente scottanti, per i quali l’Italia è stata deferita dalla Commissione europea alla Corte di Giustizia: i continui sforamenti dei limiti per l’inquinamento atmosferico, in particolare per le polveri sottili Pm10, e il deposito unico nazionale delle scorie nucleari. L’Italia è tenuta a farlo dalle norme europee, ma i vari governi non hanno mai osato affrontare l’argomento, a causa delle prevedibili proteste popolari. Il ministero dell’Ambiente ha poi voce in capitolo su tutte le grandi opere, con le Valutazioni di impatto ambientale (Via), senza le quali i cantieri non vanno avanti. Si pensi a Tav, Tap, Terzo Valico, Mose e tante altre.

17. Lorenzo Fontana – Ministro di Famiglia e disabilità. Dalla Fiera di Verona al governo, passando per il Parlamento Europeo. La carriera politica di Lorenzo Fontana, neo-ministro alla Famiglia e alle disabilità, si è sviluppata tutta nella Lega. Nato a Verona il 10 aprile 1980, dipendente dell’Ente Fiera, laureato in Scienze politiche e in Storia della civiltà cristiana, dopo essere stato consigliere comunale di Verona, nel 2009 Fontana è stato eletto per la prima volta al Parlamento Europeo, diventando capo-delegazione del gruppo della Lega. Nel 2014 è stato confermato, ottenendo il seggio grazie alla rinuncia dell’allora sindaco di Verona, Flavio Tosi all’epoca leghista, primo degli eletti nel Carroccio. Nel corso del secondo mandato ha fatto parte della Commissione per le libertà civili, giustizia e affari interni, e della delegazione per le relazioni con l’Iraq. Da sempre a stretto contatto con Matteo Salvini, che lo ritiene il suo “stratega” politico, nel febbraio 2016 Fontana è stato nominato vicesegretario della Lega. Nel giugno dello scorso anno, con l’elezione di Federico Sboarina a primo cittadino di Verona, è stato nominato vicesindaco, con le deleghe alle politiche per la casa, relazioni internazionali, fondi Ue, veronesi nel mondo, smart city, mantenendo l’incarico al Parlamento Europeo. Incarico che ha invece lasciato dopo il voto del 4 marzo, quando è stato eletto deputato alla Circoscrizione Veneto. Il 29 marzo Lorenzo Fontana è stato eletto vicepresidente della Camera ed ha poi rinunciato all’incarico di vicesindaco di Verona, dimettendosi. Nel 2018 ha pubblicato anche il suo primo libro, “La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi” scritto a quattro mani con il banchiere Ettore Gotti Tedeschi e con la prefazione di Matteo Salvini. È sposato con Emilia Caputo, napoletana, assistente al Parlamento Europeo, dalla quale ha avuto una figlia, Angelica. È tifoso dell’Hellas Verona.

18. Riccardo Fraccaro – Ministro dei Rapporti col Parlamento e democrazia diretta. Tutto cominciò nel 2010 a Trento. È lì che Riccardo Fraccaro ha fondato il primo meet-up del capoluogo trentino, sua città di adozione, sposando soprattutto la battaglia contro l’inceneritore. Per l’attuale questore della Camera, 37 anni , arriva il ministero dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia diretta, come ha annunciato il premier Conte leggendo la lista dei ministri al Quirinale. Arriva così, soprattutto, anche la battaglia più sentita dal Movimento, il taglio ai vitalizi dei parlamentari anche se gli stessi sono stati aboliti nel 2013.  Nato a Montebelluna, in provincia di Treviso, Fraccaro si sposta in Trentino dove si è laureato in giurisprudenza. Cinque anni fa l’avventura a Montecitorio, unico deputato M5s eletto in Trentino. Per il Movimento diventa anche portavoce del gruppo e segretario dell’ufficio di presidenza. Dopo il voto del 4 marzo, finita la prima riunione dei questori di Camera e Senato, annuncia: ‘’Il M5S abolirà i vitalizi nel giro di due settimane con una delibera. Sono un istituto anacronistico e inaccettabile’’. (Sta parlando ovviamente dei vitalizi acquisiti ante 2013)

19. Barbara Lezzi – Ministra per il Sud. Ministra per il Sud in quota M5S in un dicastero che nel programma di governo iniziale del M5S non doveva neanche esistere. Pugliese, classe 1972, la senatrice si è diplomata nel 1991 all’istituto tecnico Deledda per periti aziendali di Lecce, la città in cui è nata. Assunta dal gennaio 1992 in un’azienda del settore commercio come impiegata di III livello, viene eletta senatrice già la scorsa legislatura dove diventa vicepresidente della Commissione bilancio e membro della Politiche europee. Subito si ritaglia un ruolo di spicco tra la truppa pentastellata sbarcata in Parlamento: dopo la caduta del divieto di partecipare alle trasmissioni tv viene scelta dalla comunicazione tra i parlamentari prescelti a partecipare ai dibattiti in tv e poi inviata come prima pentastellata a partecipare al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Conosciuta come la “pasionaria grillina” Lezzi, con un bottino di 107 mila voti, nelle ultime elezioni ha messo al tappeto due big come l’ex premier Massimo D’Alema e la sottosegretaria uscente allo Sviluppo economico Teresa Bellanova. Lezzi è stata sfiorata dal ciclone dei mancati rimborsi M5s per un bonifico di poche migliaia di euro che mancava all’appello.

20. Erika Stefani – Ministra degli Affari regionali e autonomie. Nata a Valdagno, nel Vicentino, il 18 luglio 1971, avvocato, esponente della Lega, è entrata in politica alle amministrative del 1999 come consigliere del comune di Trissino. Prima di approdare in Parlamento, ha fatto una lunga carriera a livello amministrativo e territoriale. Alle elezioni comunali del 2009 si è presentata come candidata del Carroccio a Trissino, è stata eletta e ha ricoperto le cariche di vicesindaca e assessore all’Urbanistica. La svolta politica vera e propria è arrivata però solo nel 2013, quando è stata eletta senatrice con la coalizione di centrodestra alle politiche. Durante la legislatura, è stata vicepresidente del gruppo Ln-Aut dal 15 luglio 2014, membro della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, componente della commissione Giustizia. Inoltre ha fatto parte della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere; del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa; della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Era anche membro della commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Alle elezioni del 4 marzo ha ripetuto il successo ottenuto alle precedenti politiche ed è stata rieletta nel collegio uninominale di Vicenza.

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Secondo il sole24ore pare che il neo presidente del consiglio Giuseppe Conte abbia già un braccio destro a Palazzo Chigi.  Si tratta di Pietro Dettori, che ha un ruolo di primo piano ma sempre dietro le quinte, come del resto è stato fin qui nel lavoro svolto per Casaleggio, Grillo e M5S. Dettori entra alla Casaleggio grazie a doti riconosciute sulle strategie social. Era il marzo del 2011 quando il giovane di origini cagliaritane trapiantato a Milano, con in tasca una laurea in Scienze della comunicazione a Bologna, mise piede per la prima volta alla Casaleggio, dove si è poi insediato definitamente nel luglio del 2012. Era lui a scrivere molti dei post che finivano sul blog di Beppe Grillo. E del comico è stato per lungo tempo una sorta di ghostwriter.  Alla morte di Gianroberto, il figlio lo volle con sé nell’Associazione Rousseau, vera cabina di regia del M5S, ma sarà l’addio dell’europarlamentare David Borrelli a permettergli l’ingresso come socio nella stessa Associazione, accanto a Davide e a Enrica Sabatini. La Casaleggio si occupa della comunicazione del M5S. Rousseau è una piattaforma che gestisce le votazioni più importanti (candidature e decisioni politiche), i dati degli iscritti, le leggi condivise con i cittadini. È un fortino di informazioni che dà un grande potere a chi lo controlla. E Dettori ne diventa prima responsabile editoriale, poi appunto socio. A marzo di quest’anno Dettori si è trasferito nella Capitale per dirigere da qui il Blog di Grillo. Ma anche per “supervisionare” la comunicazione parlamentare dei pentastellati al Governo. Ufficialmente il suo ruolo è quello di gestire “Il Blog delle Stelle”, di fatto Dettori è diventato il punto di riferimento di molti parlamentari per la comunicazione ed è sempre ben visibile dietro a Luigi Di Maio.   E indovinate un pò …  con chi è andato a cena il primo ministro Conte dopo aver lasciato il Quirinale? I bene informati suggeriscono che il suo commensale fosse proprio Pietro Dettori!

Comunque ormai lì sono e dobbiamo lasciarli lavorare. Tutto sommato di gente con la ‘’testa su collo’’ ce n’è parecchia e le intenzioni sono senz’altro buone.  Speriamo anche che ci sia l’entusiamo, la voglia, la stamina e le capacità per fare piccoli passi sempre nella giusta direzione. I cambiamenti non avvengono dall’oggi al domani e forse finalmente, sbattendo il naso contro i problemi ‘’reali’’ se ne renderanno conto non solo loro ma soprattutto quell’elettorato il cui pensiero può essere sintetizzato in un: ‘’… e che c’è vò’’? 

Alla prossima

Elena 

La ”rete” da 1 a 10, quanto influenza/condiziona noi ”popolo”?

Stamattina leggevo un articolo e man mano che lo scorrevo, mi rendevo conto che l’autore ragionava, benissimo peraltro, ma seguendo una logica che escludeva un ‘’parametro’’ che oggi più che mai dovrebbe invece esser tenuto in considerazione.

Questo parametro ormai imprescindibile dal formarsi dell’opinione pubblica è la ‘’rete’’, che,  come tutti sappiamo serve anche a prendere ‘’pesci’’. 

Possibile mai che noi si consideri ‘’conflitto di interesse’’ solo il fatto che Berlusconi possieda ‘’tv’’ … mentre invece si ignori tranquillamente il fatto che il M5S sia coadiuvato da un’ Agenzia di Strategie Digitali in Rete? Ma perchè? 

Tutti che chiedono al PD di farsi l’esame di coscienza … recitare mea culpa … capire gli errori fatti … e ne ha fatti tanti siamo d’accordo. L’art. 18 è stata la ciliegina sulla torta. Sputare sullo Statuto dei Lavoratori non è certo stata un’idea apprezzata da gente che si fa il mazzo per tirare la carretta! 

Ma ha fatto anche delle cose buone non neghiamolo dai. Ha dato 40 milioni per la formazione degli insegnanti ed un bonus di 500 euro annui per l’aggiornamento culturale del professore … a riforma approvata sono entrati 38mila insegnanti ma in settemila si sono dovuti spostare dal sud al nord, e questo non è ovviamente piaciuto. 

In Europa il concetto di accoglienza degli immigrati è stato sposato da tanti e l’Italia non è più ‘’sola’’ a gestirlo.  

Lo “Ius soli” non era sinonimo di immigrazione come ce lo hanno ‘’venduto’’ in rete, ma una legge di civiltà che riconosceva agli oltre 800.000 bimbi e ragazzi, nati da genitori stranieri, che crescono in Italia, gli stessi diritti dei bambini italiani, con i quali giocano, studiano e parlano lo stesso dialetto!

Dal 2014 al 2018 la disoccupazione giovanile è scesa dal 44% al 32%, puntavano  a scendere sotto il 20%, ma non sono stati più eletti … quindi ”ciccia”!  La rottamazione delle cartelle Equitalia continua … è stata fatta la legge sulle unioni civili.  Una legge sul biotestamento.  Una legge sul “Dopo di noi”.  Una legge contro il ‘’caporalato’’. Una legge sull’omicidio stradale.  Il recupero dell’evasione fiscale.  Il divieto delle orrende ‘’dimissioni in bianco’’.  Gli 80 euro.  Il bonus cultura.  Hanno cercato di muoversi in modo che i contratti diventassero a tempo indeterminato. E queste sono solo alcune delle cose fatte.

Mi risulta ‘’strano’’ che non si prenda nemmeno in considerazione che, più che le scelte fatte dal PD,  condivisibili o meno, siano la causa effettiva dello spostamento del voto, quanto invece il costante, martellante denigramento fatto in rete dall’enorme potere mediatico di cui si avvale il M5S e a cui fanno da ”gran cassa” i ”media” tradizionali che a loro volta hanno bisogno di audience per vivere.

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Pennivendoli di tutti i generi, per essere letti, ‘’devono’’ ormai adeguarsi all’opinione che tende ad esser già la più diffusa in ‘’rete’ … accrescendo ulteriormente nei lettori/popolo l’opinione che ”qualcuno” sta costruendo, scientificamente, a tavolino.  

Mi riferisco all’enorme conflitto di interesse che ha il M5S grazie un’Agenzia di Strategie Digitali alle spalle. Personalmente Matteo Renzi non mi è mai piaciuto … ma tutto ‘sto odio per lui non è ”naturale” bensì ”indotto”! Da che cosa? Facciamoci una domanda e diamoci una risposta. Se non ci si arriva è perchè si è in ‘’malafede’’. La rete, se usata da professionisti,  crea e distrugge un personaggio alla velocità della luce.  Oggi accusano alcuni di ‘’postare’’ beceramente ‘’contro’’ il M5S … loro che cosa hanno fatto per anni? Ma non lo hanno fatto con qualche sporadica bacheca personale … ma con una ‘’contraerea’’ organizzata ad hoc! 

Sarebbe troppo ottimistico pensare che il popolo italiano sia un così fine analizzatore della politica e delle sue mosse, ho l’impressione che, come tutti i ‘’popoli’’, noi si reagisca giustamente alla realtà che ci attanaglia, più che circondarci. 

Quindi, terra terra … la gente sta male, la crisi non passa, qualsiasi cosa si cerchi di fare, se non porterà risultati velocemente,  sarà sbagliata per tutti … compresi quelli che oggi promettono ‘’mari e monti’’. 

Per quanto tempo costoro però potranno tenere a ‘’bada’’ l’elettorato che ha dato loro fiducia? Anche con l’aiuto di una ”propaganda” organizzata ad hoc, prima o poi le ”rogne” verranno fuori. Il PD è stato fatto diventare il ‘’capro espiatorio’’ di tutti i ‘’mali italiani’’… e oggi il popolo ha scelto quelli che promettevano di più. 

Morale? Morale la politica ‘’virtuale’’ non porterà da nessuna parte,  facciamoci tutti gli auguri perchè i tempi saranno ‘’bui’’! Di pennivendoli che salgono sul carro del ‘’vincitore’’ ce ne sono tanti … troppi … d’altronde, bisogna pure mangiare no?  Io sono ‘’bastian contrario’’ di natura … se il PD cade in disgrazia, anche se non mi entusiasma mi viene voglia di aiutarlo.  Ma sarò ’’strana’’?

Alla prossima

Elena 

Intervista al Professor Gustavo Zagrebelsky sulla situazione italiana dopo il voto

Sono trascorsi due mesi e mezzo dal voto e ancora non abbiamo il nuovo governo. Lei, professor Zagrebelsky, che ne dice?

«Dal 4 marzo qualcosa di nuovo cerca di nascere. Che ci riesca, sia vitale, sia davvero qualcosa di nuovo e, alla fine, sia bene o male, è presto per dirlo. Ma non stupisce il lungo travaglio. Il voto ha detto una cosa semplice e una difficile. Quella semplice è un desiderio di rottura; quella difficile è il compito ricostruttivo. Si immagina il presidente della Repubblica che, per tagliar corto, soffoca la novità con un governo tecnico?».

Dunque, nessun problema?
«No! Ce n’ è uno grande. Sembra si stia configurando un governo a composizione e contenuti predeterminati, totalmente estranei al Parlamento e al presidente della Repubblica. Il quale rischia di trovarsi con le spalle al muro per effetto di un “contratto” firmato davanti al notaio. Eppure, la nomina del governo spetta a lui. Lui non è un notaio che asseconda muto. È piuttosto un partner che può e deve intervenire per far valere ciò che gli spetta come dovere istituzionale. Non si tratta di astratti scrupoli di giuristi formalisti, ma di importantissimi compiti di sostanza».

Lei pensa ad aspetti della procedura seguita che impedirebbero al capo dello Stato di intervenire come dovrebbe poter fare?
«Teoricamente, il presidente della Repubblica potrebbe respingere le proposte fattegli. Ma, se lo immagina il caos che ne deriverebbe? La prassi maturata in tanti anni di governo repubblicano è questa. Prima, le consultazioni con i gruppi parlamentari; poi, in base a queste indicazioni, l’ incarico a una persona capace di unire una maggioranza; infine, se l’ incaricato “scioglie positivamente la riserva”, la nomina a presidente del Consiglio e, su sua proposta, la nomina dei ministri. La formazione del governo è un atto complesso e, nei diversi passaggi che ho detto, il presidente ha tutte le possibilità (in passato ampiamente esercitate) per far valere i poteri che gli spettano. Se egli accettasse a scatola chiusa ciò che gli viene messo davanti, si creerebbe un precedente verso il potere diretto e immediato dei partiti, un’ umiliazione di Parlamento e presidente della Repubblica, una partitocrazia finora mai vista».

E quali passi, secondo lei, occorrerebbe fare per evitare questo esito?
«Il presidente, ricordando vicende del passato, ha detto con chiarezza ch’ egli intende far valere le sue prerogative. Potrebbe procedere a nuove consultazioni, e poi conferire un incarico corredato da condizioni che spetta a lui dettare, come rappresentante dell’ unità nazionale e primo garante della Costituzione. Per inciso, finora, non esiste alcun “incaricato” e i due firmatari dell’ atto notarile, dal punto di vista costituzionale, sono soggetti privi di mandato. Tutto potrebbe avvenire, se non sorgono problemi tra i partiti, in pochissimo tempo».

Lei parla di atto complesso e di condizioni poste dal presidente. Quali potrebbero essere?
«Ci sono cose costituzionalmente “non negoziabili”. Innanzitutto, per ciò che riguarda le persone chiamate al governo che devono portare la loro carica con “dignità e onore”. Nelle scelte politiche, invece, il presidente della Repubblica non può intervenire se non per rammentare che ve ne sono, accanto alle libere, altre che libere non sono. La Costituzione è un repertorio di scelte non “negoziabili”».

Vuole fare qualche esempio?
«Mi limito ad alcuni punti. Innanzitutto, i vincoli generali di bilancio. Mi pare che, sulle proposte che implicano spese o riduzioni di entrate, si discuta come se non ci fosse l’ articolo 81 della Costituzione che impone il principio di equilibrio nei conti dello Stato e limiti rigorosi all’ indebitamento. Ciò non deriva (soltanto) dai vincoli europei esterni, ma prima di tutto da un vincolo costituzionale interno che non riguarda singoli provvedimenti controllabili uno per uno, ma politiche complessive».

Sull’equilibrio dei conti finora molto si è detto, ma lei ha individuato altre “stranezze”?
«Sono colpito dalla superficialità con la quale si trattano i problemi della sicurezza. Dall’ insieme, emerge uno Stato dal volto spietato verso i deboli e “i diversi”: l’ autodifesa “sempre legittima”; la “chiusura”, non si sa come, dei campi Rom; la restrizione delle misure alternative alla pena detentiva; perfino l’ uso del Taser, la pistola a onde elettriche che l’ Onu considera strumento di tortura; le misure contro l’ immigrazione clandestina con specifiche figure di reato riservate ai migranti clandestini; il trasferimento di fondi dall’ assistenza dei profughi ai rimpatri coattivi. Come ciò sia compatibile con i diritti umani, con la ragionevolezza e l’ uguaglianza, con il rispetto della dignità e del principio di recupero sociale dei condannati, con esplicite e puntuali pronunce della Corte costituzionale, non si saprebbe dire. La “libertà di culto” è trattata come questione di pubblica sicurezza, con riguardo alla religione islamica (controllo dei fondi, registro dei ministri del culto, ecc.). Nelle 57 pagine del contratto ci sono anche cose che possono considerarsi positive. Non ne parlo, in quanto attengono a scelte discrezionali su cui il presidente della Repubblica non avrebbe motivo di intervenire. Ma su quelle anzidette certamente sì, nella sua veste di garante della Costituzione contro involuzioni che travolgono traguardi di civiltà faticosamente raggiunti».

Come mai non ha parlato finora delle riforme istituzionali?
«Innanzitutto, noto che non c’è parola circa la legge elettorale e l’esecrato (a parole) Rosatellum. È poi caduta l’ipotesi di una nuova riforma di sistema, per esempio in vista di qualche tipo di presidenzialismo. L’esperienza ha forse reso cauti. Invece, si ragiona di interventi puntuali. È prevista la riduzione del numero dei parlamentari, cosa da gran tempo auspicata (a parole). Circa la democrazia diretta, si prospetta l’ introduzione del referendum propositivo accanto a quello abrogativo, con l’ abolizione della condizione della partecipazione della maggioranza degli elettori: riforma molto democratica, a prima vista, ma forse solo a prima vista. E poi c’ è la questione del vincolo di mandato».

Per l’appunto: mi meravigliavo che non arrivasse qui.  «La discussione in proposito è legittima e la questione delicatissima. Ma non possiamo soltanto deplorare il trasformismo di deputati e senatori che passano dalla maggioranza all’ opposizione o, più spesso, dall’ opposizione alla maggioranza cedendo a promesse e corruzione. Questo è uno dei non minori mali del nostro sistema parlamentare. Il “contratto”, in proposito, è generico, ma insiste su un punto che a me pare rilevante: l’ esigenza che, con “cambio di casacca”, non si determini per interesse privato il tradimento delle aspettative degli elettori rispetto al governo. Se la coscienza del parlamentare lo fa stare stretto dove è stato eletto, lasci il suo posto in Parlamento. La libertà di coscienza, che il divieto di mandato vincolante vuole proteggere, dovrebbe invece essere fermamente garantita in tutti gli altri casi, in particolare nel procedimento legislativo. Piuttosto, a meno di errore, non trovo nel contratto nulla a proposito della questione di fiducia che tante volte il governo ha usato, per l’ appunto, per coartare la libertà di coscienza dei parlamentari».

Lei, nel corso di questo colloquio, ha sempre messo il “contratto” tra virgolette. Perché?
«I contratti sono sempre specifici. Così è, ad esempio, il Regierungsvertag (contratto di governo) tedesco, al quale impropriamente si è accostato il nostro che parla invece dell’universo mondo. Accanto a cose precise (tasse e reddito di cittadinanza, ad esempio) abbondano espressioni come: occorrerà, è necessario, si dovrà, è imprescindibile… Questo non è un contratto ma un accordo per andare insieme al governo. Insomma, un patto di potere, sia pure per fare cose insieme. Niente di male. Ma chiamarlo contratto è cosa vana e serve solo a dare l’idea di un vincolo giuridico che non può esistere. In politica, come nell’ amore, non si sta insieme per forza, ma solo per comunanza di sentimenti o d’interessi».

Ma è previsto addirittura un organismo che dovrebbe garantire il rispetto del patto, il “Comitato di conciliazione”. 

«È una figura fantasmatica, solo abbozzata. Quando tra due parti nasce un contrasto, è bene cercare di appianarlo (cabine di regia, consigli di gabinetto, caminetti). Ma qui si immagina qualcosa di più, qualcosa di formale pensato in termini privatistici. In coda ai contratti si indica il “foro competente” in caso di lite. Qui c’è il “comitato di conciliazione”. Cosa piuttosto innocua se rimane nella dinamica dei rapporti politici tra i “contraenti”. Cosa pericolosissima, anzi anticostituzionale, se dalle decisioni di tale comitato si volessero far derivare obblighi di comportamento nelle sedi istituzionali, del presidente del Consiglio, dei ministri, dei parlamentari».

Meditiamo gente … per pietà … meditiamo … 🙁

Alla prossima

Elena

 

Fonte: Libertà e Giustizia 22 maggio 2018

AAAAA … CERCASI MAGGIORANZA PER GOVERNARE PAESE

Ci vorrà un miracolo per dare un governo al Paese. Secondo me Mattarella vorrebbe partire per le Maldive e non tornare più, invece sta, suo malgrado,  con una margherita in mano, a cui toglie i petali uno ad uno,  dicendo: ‘’M5S o Lega … Lega o M5S’’? Comunque  … siamo seri, diciamo che potrebbe dare l’incarico a una personalità del centro-destra, visto che questo è lo schieramento con la base parlamentare più consistente. Con i suoi 265 seggi alla Camera e i suoi 137 seggi al Senato gliene servirebbero rispettivamente 51 e 21 per arrivare a 316 e 158, che sono le soglie di maggioranza nelle due camere. Ma … dove li trova ‘sti seggi? C’è poco da scegliere … i seggi mancanti possono venire o dal Pd o dal M5s o da tutti e due insieme. Non ce ne sono altri a disposizione. Pd e M5s dovranno decidere se partecipare direttamente (accordo organico) o indirettamente (appoggio esterno) a un governo di centro-destra. Lo faranno? Mah …

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Se l’incarico al centro-destra non porterà a nessun risultato, è presumibile che Mattarella incarichi una ”personalità” del M5S … Di Maio?  In questo caso la base di partenza però è minore: 227 seggi alla Camera e 112 al Senato. È possibile che in prima battuta il Movimento cerchi di formare un governo di minoranza, senza accordi formali con nessuno (come d’altronde pare voglia fare Salvini), puntando a cercare in parlamento i voti necessari per passare lo scoglio della fiducia. Governi di minoranza o governi della non sfiducia sono tornati di moda. Se non ce la fa (come probabile) e se a quel punto vorrà ancora puntare al governo, Di Maio avrà tre possibilità per cercare i voti che gli mancano. Si chiamano Pd, Forza Italia, Lega. Naturalmente la scelta non dipende solo dal M5s. Bisogna essere in DUE per un accordo. Di queste tre soluzioni l’unica che si può escludere a priori è un governo con Forza Italia, anche se i numeri ci sarebbero. Certo, se il M5S rinunciasse ad una legge sul conflitto di interesse … con annessa nuova regolamentazione del settore televisivo … lo gnomolaccatodibiaccamarroneintesta potrebbe anche arrivare a sponsorizzare un governo pentastellato. Ma, proprio per le ragioni di cui sopra è da escludere un’ ipotesi che veda insieme M5s, Forza Italia e Lega. I grillini sono ”strani” ma non completamente ”fusi”! E poi per carità …  Vade retro Satana!
Restano due opzioni per fare un governo: M5S-Pd o M5S-Lega. La seconda è quella comunemente etichettata come maggioranza populista. C’è chi sostiene che spetti proprio a M5S e Lega dare un governo al paese, in quanto vincitori di queste elezioni. L’argomento non è campato per aria … in fondo il popolo si è espresso … ha scelto … e quindi ha voluto la ”BICI” e mò ”PEDALI”! MA … questa opzione  si scontra però con altri argomenti. Mettiamo da parte per un momento la questione della disponibilità dei due partiti a stare insieme e soffermiamoci sulle reazioni che un governo M5S-Lega susciterebbe. I mercati e l’Unione non sono soggetti particolarmente apprezzati di questi tempi, ma pesano comunque.  Fino ad oggi sono rimasti alla finestra. Non sarà così se si materializzasse l’ipotesi di un governo populista in un paese con un debito pubblico superiore al 130% del Pil.
Quanto ai due protagonisti del possibile accordo, etichettati entrambi e a ragione come populisti … sono però molto diversi tra loro e rappresentano interessi territoriali ed obiettivi  diversi. Un governo con Di Maio premier (227 seggi alla Camera) e Salvini vice (125 seggi) è difficile da immaginare. D’altronde è altrettanto difficile ipotizzare un governo M5S-Pd, anche se su parecchi punti programmatici la distanza che li separa è minore di quanto appaia. Il fatto è che in questa fase per il Pd appoggiare un qualunque governo è rischioso. L’ex partito di Renzi ha bisogno di opposizione per curarsi le ferite. Che siano gli altri ad assumersi la responsabilità di governare. Questa è l’idea che circola. Ma fa a pugni con il senso di responsabilità. È il paradosso di un partito sconfitto, senza il quale i vincitori difficilmente riusciranno a fare un governo. A volte essere in posizione strategica non conviene affatto. In pratica se il PD accettasse, per senso di responsabilità, di fare un governo con il M5S, si troverebbe nella infelice condizione di togliere le castagne dal fuoco al M5S, eletto a furor di popolo, ma nello stesso tempo sarebbe il ”capro espiatorio” di tutti i guai che verrebbero comunque a galla, viste le promesse fatte dal M5S in campagna elettorale.
Esaurita la rassegna delle soluzioni per così dire convenzionali, occorre prendere in considerazione quelle non convenzionali…. e qui serve fantasia. Si parla di un governo di scopo affidato a una personalità super partes con la missione di fare una nuova legge elettorale per tornare al voto in tempi più o meno brevi.  Ma con quale legge non è dato a sapere.  Né è chiaro chi appoggerebbe questo governo. In teoria dovrebbero essere tutti e quattro i maggiori partiti. Ma la cosa è poco probabile.
Da ultimo resta la risorsa italica del trasformismo. C’è chi pensa che dopo un periodo di decantazione non sarà impossibile, per il centro-destra, trovare tra le fila dei pentastellati e dei democratici una pattuglia di transfughi disposti a salvare soprattutto se stessi, ma sempre sostenendo che l’obiettivo ultimo è il benessere della patria … costoro consentirebbero così la nascita di un governo. In fondo sarebbe contenta anche l’Europa. Sarebbe un governo stabile … ma non troppo, che non farà molto ma che non farà nemmeno molti danni.
In fondo Renzi e Gentiloni hanno tirato avanti così, sfruttando le risorse di un parlamento liquido. Forse il miracolo lo farà proprio lo spettro di nuove elezioni. Vi rendete conto in che situazione siamo?
In pratica chi ha perso è nella posizione del classico ‘’cornuto e mazziato’’ … se non si riuscisse a fare un governo la colpa sarebbe … udite udite, di chi ha perso! 🙁

Alla prossima

Elena

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fonte sole24ore con mie libere interpretazioni …

Ma veramente pensate di dialogare con il M5S?

Il M5S partito trasversale che, per aver voti, si adatta a tutte le esigenze del popolo … è un  partito camaleonte.

iu-1 07.22.02

I seguito alle recenti elezioni,  costoro sono risultati essere il primo partito in Italia,  ma non hanno abbastanza seggi per governare da soli. Il che secondo me è un bene, ma ovviamente è una questione personale. Oltre a riempirsi la bocca del fatto che loro sono Onesti mentre tutti gli alti sono ladri …  questi sono i messaggi contraddittori  che hanno dato al Paese.

1) Uscire dall’euro.
2 ) Restare nell’euro.
3) Fare un referendum sull’euro.
4) Non fare un referendum sull’euro che sarebbe incostituzionale.
5) No ai vaccini che ingrassano le multinazionali, causano l’autismo e la morte.
6) Si ai vaccini che sono indispensabili.
7) No ai vaccini obbligatori.
8) Sì ai vaccini obbligatori in caso di epidemie.
9) Subito sì al reddito di cittadinanza.
10 ) Reddito di cittadinanza tra alcuni anni

Che dire? No comment!  … anche sulla legge elettorale hanno fatto melina! La devono smettere  con ‘sta manfrina della legge elettorale! Il loro modello di legge elettorale era  il “democratellum’’. Un sistema elettorale approvato dal ”popolo del web” in rete  nel 2014. In occasione dell’Italicum lo avevano ricicciato e trasformato in una mozione parlamentare, che avevano presentato a Montecitorio,  anche per non stare con le mani in mano, visto ”sinistra italiana” aveva presentato la sua mozione contro l’Italicum.

Il  testo presentato dal M5S  in effetti spiazzava un pò tutti … li faceva sembrare dei Don Chisciotte, visto che parlava di un sistema proporzionale … con collegi medio-piccoli … senza premio di maggioranza … ma con le preferenze.
L’Italicum invece li avrebbe favoriti alla grande grazie al premio di lista e divieto di formare coalizioni. L’ideale per loro che corrono da soli e vogliono la maggioranza per governare da soli!  Ma il tutto era solo un bluff … costoro passano la vita a fare melina e a marcare il territorio per far vedere all’elettorato che sono contro le brutte leggi elettorali, e che sono gli unici depositari della verità! Sanno benissimo che nessuno si sognerebbe di tornare ad una legge proporzionale e che il maggioritario è destinato a prevalere. Cosa che fa loro comodissimo! Dopo aver boicottato l’Italicum hanno boicottato sistematicamente il ‘’Rosatellum’’. Perchè? Perchè come dice il loro Toninelli: l’introduzione di collegi uninominali e coalizioni è un binomio devastante per loro! E già … chi vota M5S votava inizialmente Grillo e adesso, a furia di verderlo in TV anche Di Maio. Ma … chi li conosce ‘sti qui nei collegi uninominali? I loro elettori, come ormai gli elettori di tutti gli schieramenti,  votano il partito. Ma poi … loro corrono da soli … loro non si sporcano le mani con gli altri! Loro sono ”Oltre” … insomma per  farla breve, secondo me loro sono dei dittatori! Anche se, per fare vedere che sono ”democratici”,  hanno persino presentando un ricorso alla Corte di Cassazione contro il Rosatellum, cosa che fa tanto effetto e attira le simpatie dell’elettorato, che capisce poco ma che reagisce alle cose eclatanti, Tra l’altro,  gentili ed educati come sono,  hanno anche detto a Rosato, che, se la Consulta dovesse cassare la legge lo ”Bruceranno Vivo”! Carini come sempre!

Questi cari signori non vogliono fare coalizioni con nessuno … questi vogliono che il popolo voti solo voi e vogliono governare da soli! A casa mia ‘sta roba si chiama dittatura!  Mò però … che il popolo non li ha votati abbastanza per poter mettere in moto il loro fascismo … stanno a chiedere aiuto a destra e a manca! … Cara Italia … stiamo andando incontro alla nostra Primavera Araba …

Alla prossima

 

Elena

Italia – Politiche 2018 … è mò?

Nelle elezioni politiche italiane il vincitore assoluto è risultato il M5S, un partito, trasversale, né di destra né di sinistra ma, come dice il comico che lo ha fondato: ‘’Oltre’’!
In questo ‘’oltre’’ si rispecchia il popolo italiano. Il M5S è rappresentato da Luigi di Maio, un trentunenne che, nonostante sia stato mantenuto 12 anni all’università dalla famiglia non si è nemmeno laureato. Il cavallo di battaglia del M5S è dare  il REDDITO DI CITTADINANZA a tutti quelli che NON lavorano.
Al Nord la scelta è invece stata per la coalizione di centro-desta, nel cui ambito, la Lega di Matteo Salvini ha avuto la maggioranza dei voti. Il cavallo di battaglia della Lega è la FLAT TAX.

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Come potete vedere il paese è spaccato in due. L’interpretazione spicciola dei più è che al Nord abbia vinto la destra a cui la Flat-Tax fa comodo, mente al Sud abbia vinto il M5S a cui il Reddito di Cittadinanza fa comodo. Ovviamente ci sono anche altre ragioni, ma non si può negare che, la spaccatura del paese, è impressionante.

In queste elezioni chi è stato ‘’punito’’ dal popolo è stato il PD, il partito di centro-sinistra che era al governo.
Detto questo, visto che siamo in Democrazia, bisogna prendere atto delle scelte fatte dal popolo e andare all’opposizione.
Il governo spetta ai partiti che hanno vinto. Il M5S di Luigi di Maio e la Lega di Matteo Salvini.
Eppure … in rete e non solo, parecchi ”spingono” affinché il PD,  che visti i risultati elettorali è inviso al popolo italiano, partecipi ad un eventuale governo con il M5S, accusandolo in caso di rifiuto , di mancanza di responsabilità e di NON avere a cuore il paese. Spingendo quindi quei prodi cavalieri del M5S ad allearsi con la destra!
Dunque … mai nella mia vita avrei pensato di dar ragione a Matteo Renzi! Ma su questo punto sono d’accordissimo con lui. Il popolo ha bastonato il PD e adesso vorrebbero fargli fare il governo con il M5S? Ma non se ne parla proprio!
Nella mia vita ho sempre votato a sinistra, che ha nel proprio DNA la tendenza a dividersi come i frattali. All’ennesima divisione ero talmente scocciata che decisi di prendere la tessera dell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro.
Quando anche Di Pietro iniziò ad inseguire le ‘’sirene’’ sono tornata a votare, senza tesserarmi peraltro, per quello che era diventato il PD di Bersani.
Ora, magari chi vive all’estero non sa, ma quando le elezioni furono vinte dal PD nel 2013, Pierluigi Bersani chiese al M5S se fosse disposto a fare un governo assieme a loro.
Il M5S chiese per questo incontro una diretta streaming e mandò villanamente a ‘’stendere’’ Bersani, rifiutandosi di collaborare.

https://www.youtube.com/watch?v=FBftBmRaQ4M

Ora voglio tentare di spiegare, agli stranieri, che cos’è e come nasce il M5S.
Prima di tutto, il partito è stato fondato da un comico che non si era mai occupato prima di politica e che odiava tutto quello che era tecnologico. Faceva spettacoli in cui spaccava pubblicamente i pc.
Poi un giorno questo signore incontrò Gianroberto Casaleggio, proprietario di un’azienda di strategie digitali di marketing. Tra i due ci fu un ‘’colpo di fulmine’’, capirono che con la collaborazione di entrambi avrebbero potuto creare un partito che avrebbe cambiato il volto dell’Italia! Come chiamare il partito? Il primo nome che venne in mente a Grillo e che cercò di registrarne il marchio fu: ‘’Dio’’! Si avete capito bene ‘’Dio’’! Fortunatamente l’ufficio di registrazione si rifiutò di farlo ed ecco che nacque il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo.

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Grillo voleva chiamare il partito ”Dio”. La dice lunga sulle idee dell’individuo no?

Per farla breve, il M5S ha avuto dalla sua, un comico che sulle piazze, in spettacoli gratuiti, sparava a tutto e a tutti a 360°. Va da se che riscuotesse le simpatie di tutti no? Persino ai giullari del Medio Evo si lasciava criticare il sovrano sorridendo … e poi vuoi mettere andare a sentire un comico in piazza d’estate la sera … gratuitamente …
Dall’altra parte, ha il supporto di un’azienda di ‘’strategie digitali’’ che, monitorando continuamente la ‘’rete’’ è in grado di dirottare l’appoggio del M5S dove necessario. Infatti il M5S cavalca tutti i movimenti di scontento che possono portargli visibilità e fa sentire loro vicinanza e sostegno. Cercando ovviamente di non esporsi troppo né a sinistra … né a destra … quindi eccoli, per esempio, nelle manifestazioni del Popolo Viola e in quelle dei No Tav, che sono abbastanza ‘’trasversali’’ in quanto a partecipazione.
Ma il cavallo di battaglia del M5S è il reddito di cittadinanza promesso a tutti quelli che non lavorano.
E poi sempre monitorando l’odio che il popolo ha per gli stipendi della classe politica, ecco che i deputati grillini restituiscono parte dello stipendio e lo fanno con manifestazioni pubbliche chiamate addirittura ‘’restituition day’’! Dove davanti ai media, che amplificano l’avvenimento, fanno vedere che restituiscono parte del loro stipendio alle piccole aziende per il microcredito.
Anche qui ci sarebbe da parlare per ore, per esempio che è si vero che restituiscono una parte del loro stipendio (tutti i deputati/senatori di tutti i partiti restituiscono al partito parte dello stipendio ma senza fare tutta ‘sta pubblicità) che va nel fondo istituito dal governo italiano e dell’Europa per il microcredito, ma è anche vero che spendono cifre incredibili per affitti, pranzi, cene, abbigliamento, telefono, autisti …c’è gente tra loro che usa l’auto blu e che si scusa per esser obbligato a farlo in quanto non possiede l’auto, peccato che in compenso si faccia rimborsare cifre iperboliche di benzina! Ma lasciamo perdere perchè si innescherebbe una polemica senza fine e loro sono ‘’ONESTI’’ a prescindere!
Comunque va da se che il ‘’restituition day’’ riscuota la simpatia del popolo! Viva la Casaleggio &Associati per quest’ottima trovata pubblicitaria!
Mentre gli altri partiti usano i soldi restituiti dagli stipendi dei loro parlamentari, per fare: pubblicità, incontri sul territorio, dibattiti, etc … il M5S usa direttamente parte del denaro di noi contribuenti, sono le nostre tasse a pagare i loro stipendi, per farsi una pubblicità diretta che rende enormemente! Che geni! Proprio vero che loro sono ‘’oltre’’!
Il M5S si è presentato come il partito degli ONESTI anti casta. Ovviamente per corroborare questa impressione hanno anche lavorato ai fianchi di tutti gli altri partiti, ma soprattutto contro il PD,  sul quale bisognava concentrarsi e  assolutamente distruggere in quanto concorrente.
Ecco alcuni nomignoli affibbiati al PD e al suo elettorato: Pdmenoelle (il PDL era il nome della coalizione di Berlusconi), pdioti, massoni, mafiosi, PD la piovra democratica, pd trivellopoli etc … etc…

Comunque costoro ‘’prima’’ delle elezioni tuonavano: ”Noi andiamo da soli, noi non facciamo inciuci, noi abbiamo già formato la nostra squadra di Governo, voi siete degli inutili zombie, voi siete morti, voi siete ladri, voi rubate tutti, voi siete mafiosi, voi fate schifo, voi non capite un c…., voi siete NIENTE … NIENTE … NENTE …
Dopo aver mandato a stendere Bersani che voleva, educatamente, fare esattamente quello che adesso pretendono loro. Mò … che gli fa comodo e che l’ordine di scuderia è cambiato … fanno le ‘’vittime’’! Chiedono i voti e si rammaricano dell’ ‘’astio’’ che rilevano nei loro confronti … accusano, gli altri, di non voler fare politica corretta per il bene del paese. Mò sono diventati tutti figli di Madre Teresa di Calcutta … e, praticamente, ci stanno chiedendo di ‘’porgere l’altra guancia’’!

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Il M5S ha portato nelle piazze con il comico Grillo i VAFFA DAY? Bene! Il Pd risponde alla vostra richiesta di governo con un bel VAFFA ! 🙂

Il popolo italiano ha scelto! Il governo lo facciano quelli che hanno vinto e che sono stati scelti dal popolo! Il PD deve restare all’opposizione!

Alla prossima

Elena

 

Aggiornamento delle 15,35 … I CAF a Bari sono pieni di gente che chiede i moduli per il reddito di cittadinanza! Avete capito il motivo per cui hanno votato il M5S? 🙁

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/puglia/tanti-in-fila-ai-caf-in-puglia-m5s-ha-vinto-dateci-il-reddito-di-cittadinanza-_3127334-201802a.shtml

 

Dialogo tra Luigi Di Maio ed un cittadino qualunque …

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Luigi Di Maio a lui verrà dato il compito di Governare l’Italia?

Di Maio, candidato Premier del M5S, promette:

– reddito di cittadinanza
– pensione di cittadinanza
– taglio Irpef di 1.800 euro medi annui
– dimezzamento dell’Irap per le imprese e ‘’semplificazioni’’ varie …

Cittadino qualunque: ‘’Già qui capire dove prenderete il denaro, non è proprio chiarissimo …’’

Di Maio: ‘’Spostiamo 40 miliardi di tax expenditures, molte delle quali davvero dannose. E abbiamo le mani libere per farlo’’!

Cittadino qualunque: ’’Chissà perchè gli ‘’altri’’ non ci hanno mai pensato … visto che secondo Lei è una cosina elementare … mah …’’

Di Maio prosegue dicendo:
‘’Bisogna rovesciare la prospettiva, la prima vittima della crisi è stata la spesa per investimenti produttivi che vanno indirizzati verso i settori che possono trasformare il Paese in una ‘’Smart Nation’’!
Solo con stimoli forti all’economia si riduce il debito: il nostro obiettivo è tagliarlo di 40 punti in due legislature”!

Cittadino qualunque: ‘’Ok parole stupende … ma … quali sarebbero ‘sti ‘’stimoli forti’’?

Di Maio: ‘’Ma sono investimenti in settori ad ‘alto moltiplicatore’ e il taglio delle tasse, così da liberare le energie degli imprenditori’’!

Cittadino qualunque: ‘’Un esempio per favore’’?

Di Maio non risponde ma continua dicendo: ‘’In ambito europeo senza un principio di condivisione dei rischi non si può costruire un destino comune. Purtroppo, basta vedere il dibattito sulle banche e i crediti deteriorati per capire che non si va in questa direzione’’.

Cittadino qualunque: ‘’Bè … se da noi i soldi in banca scompaiono … non è che i tedeschi siano poi così felici di ripianare le nostre perdite non crede’’? Ma mi dica come faremo a risanare le nostre banche’’?

Di Maio non risponde ma prosegue dicendo: ‘’Con il reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l’impiego, garantiremo un sistema in cui la ‘’precarietà’’ diventerà ‘’flexsecurity’’ e l’impresa avrà sempre a disposizione addetti formati e competitivi’’.

Cittadino qualunque: ”Quindi i disoccupati e i precari diventeranno dei ‘’flexsecurity’’ ma sempre disoccupati e precari saranno.  Se per essere reinseriti nei nuovi posti di lavoro dovranno seguire programmi di formazione specifici … chi paga i corsi di formazione per ‘sti ‘’flexsecurity’’?

Di Maio non specifica ma continua dicendo:

‘’Su Ilva va garantito il diritto alla salute!

Cittadino qualunque: ‘’belle parole, ma allora perchè hanno bloccato la costruzione dei capannoni che avrebbero evitato alle polveri sottili di raggiungere Taranto’’?

Di Maio continua: ‘’Servono bonifiche immediate, alle quali lavoreranno gli operai adeguatamente formati”.

Cittadino qualunque: ‘’Ma … i capannoni non andavano bene? E poi, chi paga la formazione a ‘sti operai per poter esser capaci di fare le ‘’bonifiche’’?

Di Maio non risponde ma continua dicendo: ‘’Un miliardo investito nelle bonifiche genera fino a 13 mila posti di lavoro’’!

Cittadino Qualunque: ‘’Ok va bene e dopo che l’hanno bonificata l’Ilva cosa ne facciamo? Perchè ci sarebbe gente che vorrebbe comprarla, sono indiani d’accordo a noi piacciono poco … ma continueremmo a tenere un’industria siderurgica nel nostro paese …”.

Di Maio: Dopo averla ‘’bonificata’’ la chiudiamo e in quel sito facciamo nascere un centro di ricerche e sperimentazione di tecnologie green … perchè Taranto deve puntare su turismo e innovazione”!

Cittadino qualunque: ‘’Ma … e gli operai dell’Ilva … dove li mettiamo’’?

E i dialogo tra”sordi” continua. Il ”compitino” imparato a memoria e scritto da collaboratori volenterosi arriva, assieme ai roboanti vocaboli,  all’elettore che, non capendo bene di che cosa si stia parlando … spera che stavolta, con costoro, sia la ”volta buona”!

Alla prossima

 

Elena