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8 MARZO – giornata internazionale della donna !

L’8 marzo è la ”giornata internazionale della donna  o più semplicemente la  ”festa della donna”. Questo giorno è stato fissato per ricordare le conquiste economiche, politiche e sociali di noialtre, ma anche le discriminazioni e le violenze che subiamo tuttora.

Da quando si celebra ufficialmente? Dal 1977 su decisione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che riconobbe gli sforzi della donna in favore della pace e la necessità della loro piena e paritaria partecipazione alla vita civile e sociale.

Perché l’Onu ha scelto proprio l’8 marzo? Perché fin dall’inizio del secolo scorso, in un clima di rivendicazione di diritti, influenzato specialmente dalle proposte e dall’azione del Congresso Socialista, le donne avevano scelto questa data per celebrare le loro conquiste. Infatti l’8 marzo era il giorno in cui, più di altri, le donne erano state protagoniste di grandi eventi.

Quali eventi? Nel 1908 a New York decine di migliaia di operaie protestarono con una marcia per ottenere lavoro e paga più dignitosi, protestavano anche per il diritto di voto e per l’abolizione del lavoro minorile. Lo slogan era ”Bread and Roses” e cioè, pane,  per simboleggiare la sicurezza economica e rose,  per indicare una qualità di vita migliore.  Negli Usa la prima giornata della donna fu voluta dal partito socialista per il diritto di voto la domenica del 28 febbraio 1909.

In questa occasione si vogliono anche ricordare le donne che perirono durante un incendio avvenuto nella fabbrica ”Triangle” a New York il 25 marzo del 1911.  Fu il più grave incidente industriale della storia di New York e causò la morte di 146 persone (123 donne e 23 uomini), per la maggior parte giovani immigrati italiani ed ebrei. L’evento ebbe un forte eco sociale e politico, a seguito del quale vennero varate nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro e crebbero notevolmente le adesioni alla ”International Ladies Garment Workers Union” uno dei più importanti sindacati degli Stati Uniti.

La ”Triangle Shirtwaist Company” produceva camicette alla moda. Di proprietà di Max Blanck e Isaac Harris, occupava i 3 piani più alti del palazzo a 10 piani ”Asch building” a New York City. La compagnia dava lavoro a circa 500 lavoratori, la maggior parte di essi, giovani donne immigrate dalla Germania, dall’Italia, e dall’Europa dell’Est.  Alcune di loro avevano solo 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore per una settimana lavorativa che andava dalle 60 ore alle 72 ore e il salario medio per le lavoratrici donne si aggirava  sui 6 o 7 dollari la settimana! Le dure condizioni di lavoro innescarono una protesta da parte delle dipendenti alla Triangle Company.

La International Ladies Garment Workers Union  negoziò, dopo 4 mesi di scioperi,  un contratto collettivo di lavoro che copriva quasi tutti i lavoratori, ma i proprietari della Triangle Shirtwaist rifiutarono di firmare l’accordo.

Le condizioni della fabbrica erano decisamente pericolose, tessuti infiammabili –  quindi alto carico di fuoco – erano stoccati un po’ per tutta la fabbrica, scarti di tessuto erano sparsi sul  pavimento, gli uomini che lavoravano come tagliatori fumavano durante il lavoro,  l’illuminazione era fornita da luci a gas … e c’erano pochi secchi d’acqua per spegnere gli incendi.

Il pomeriggio del 25 marzo 1911 , un incendio  che iniziò all’ottavo piano della Shirtwaist Company uccise 146 operai di entrambi i sessi.  Poiché la fabbrica occupava gli ultimi tre piani di un palazzo di dieci piani, 62 delle vittime morirono nel tentativo disperato di salvarsi lanciandosi dalle finestre dello stabile non essendoci altra via d’uscita. Il processo che seguì assolse i proprietari e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni morto … il risarcimento alle famiglie fu invece di soli 75 dollari. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle vittime. Quindi oggi si ricordano anche quelle povere creature …

Perché si regalano le mimose? 

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alberi di mimose

 

È una tradizione ormai … e fin dalla mattina presto si vedono mazzi di mimose un po’ ovunque!” Esposti dai fiorai , sulle bancarelle dei mercati, venduti agli incroci dai venditori ambulanti.

La tradizione di regalare mimose forse è solo italiana, anche se in moltissimi paesi è tradizioni regalare fiori alle donne l’8 marzo. Fino agli anni Settanta, l’8 marzo è sempre stato considerato una festa di sinistra, strettamente legata al partito socialista: per questa ragione durante i vent’anni di regime fascista  non fu mai considerata o celebrata (tra l’altro il partito socialista era illegale all’epoca). Nel 1946, appena finita la guerra, si festeggiò l’8 marzo per la prima volta in maniera più o meno “ufficiale”.

Esistono versioni molto romantiche e fantasiose sul perché si regali proprio la mimosa per la festa della donna.  Secondo i racconti dell’epoca, si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, ma la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e quasi tutti erano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi delle violette.

Venne proposto quindi di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa, che tra l’altro era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette.

Anche se la festa della donna non divenne una ricorrenza popolare fino agli anni Settanta, la tradizione della mimosa ebbe successo e si mantiene ancora oggi.

Insomma oggi è la nostra festa … trattateci bene … siamo l’altra metà del cielo e facciamo un sacco di cose.

Alla prossima

Elena

 

”WAG” … una sorta di ”UBER” per cani …

Per chi non ha il tempo per portare a spasso ”Fido” tutti i giorni, negli Stati Uniti esiste un’applicazione ideale, una sorta di ‘Uber’ per i cani.  Si chiama ‘Wag!’ e con pochi click consente di ‘noleggiare’ il servizio di una persona che porti il proprio cane a fare una passeggiata.

wag_0Sullo smartphone – strumento ormai indispensabile per la vita quotidiana, chi non lo possiede è considerato alla stregua di ”figlio di un Dio minore” –  i proprietari dei cani potranno conoscere in ogni momento il percorso svolto grazie alla posizione in tempo reale indicata su una mappa. Il servizio non è gratuito ovviamente ma costa ben 20 dollari per una passeggiata di mezz’ora e  30 dollari per un’ora. La trovata geniale di ”marketing” (alla Casaleggio per intenderci)  è che per ogni miglio percorso dal cane vengono donati 10 centesimi a un’associazione che si occupa dei migliori amici dell’uomo.  Quindi chi lo utilizza si sente anche un ”benefattore”! Cosa volere di più? Oltre a delegare le faccende ”scomode” si fa pure del bene! Per ora il servizio è disponibile solo a San Francisco, Los Angeles e New York, ma in futuro potrebbe ampliarsi e di sicuro arrivare qui da noi che amiamo tantissimo scimmiottare gli altri.

Ma vi rendete conto? Ci si compra un cane e poi non si ha nemmeno il tempo per portarlo a spasso!  Quindi che cosa si fa? Si telefona ad uno sconosciuto e gli si chiede di portarlo a sgranchirsi le zampe.

Prima o poi arriveremo a fare la stessa cosa con i figli. Dobbiamo andare a prenderli a scuola? Non possiamo? Perché scomodare la nonna impegnata a quell’ora a far ”pilates”? Ormai le ”nonne” sono molto impegnate, finiti i tempi di quando facevano i ”ragù” per i figli che lavoravano, facevano orli e rammendavano calzini. Ora la ”famiglia moderna” previo ”smartphone, manda un messaggio a qualche perfetto sconosciuto e gli affida serenamente il cane e … prossimamente, se le cose continueranno di questo passo, gli affiderà anche i propri figli!

Queste soluzioni sono  ”comode ed utili” di sicuro, ma segnalano un malessere. Il malessere della solitudine. Nel caso non si possa fare una qualunque cosa personalmente, siamo costretti a rivolgerci a perfetti ”sconosciuti” … perché attorno a noi, la famiglia, si è completamente ”sfaldata”. Che dire? Mah …

Alla prossima

 

 

Elena