Oggi vi voglio parlare di una donna disubbidiente, con un carattere forte che si differenziava molto dalle donne docili e di ‘’buon comando’’ della sua epoca.
Siamo a Roma nel XVII secolo (1600) e la giovane Olimpia si rifiuta categoricamente di prendere i voti ed entrare in convento, come stabilito dal proprio padre.
Olimpia Maldaichini, nasce a Viterbo il 26 maggio del 1591 ed è figlia del capitano Sforza Maldaichini, funzionario della Dogana Pontificia, e della Nobildonna Vittoria Gualtiero.
Olimpia aveva due sorelle ed un fratello, a quest’ultimo ovviamente, era destinata tutta l’eredità paterna.
All’epoca le donne contavano come il ‘’due di picche’’ e anche darle in sposa era considerato un ‘’costo’’, in quanto il padre avrebbe dovuto provvedere loro una cospicua dote; quindi per evitare spese importanti, il capitano Maldaichini aveva deciso che le tre sorelle si facessero monache. Anche al convento sarebbe dovuta andare una ‘’dote’’ ma in misura decisamente minore rispetto a quella necessaria per un matrimonio.
Olimpia, a differenza delle sorelle, si rifiutò categoricamente di prendere i voti.
Non sapendo che cosa fare per convincere questa figlia ribelle, il padre si rivolse ad un monaco, un sant’uomo conosciuto nella zona per la sua fede, la sua pacatezza, la sua bontà d’animo e la sua eloquenza … affinché la convincesse ad entrare in convento.
Lasciati soli a discutere la giovanetta, ad un certo punto, si mise a gridare dicendo che il monaco tentava di violentarla! Venne fuori uno scandalo e lo stesso monaco, nonostante sostenesse che l’accusa della giovane fosse una menzogna, fu sospeso a divinis.
A questo punto il padre non sapendo più cosa fare di questa creatura le permise di sposarsi.
Venne data in sposa ad un certo Paolo Nini un ricchissimo e vecchio borghese che la lasciò vedova dopo soli tre anni di matrimonio.
A questo punto Donna Olimpia era giovane, vedova, quindi libera e … ricchissima. Il padre tentò nuovamente di proporle il Convento ma ovviamente Olimpia non ne volle sentir parlare.
Come secondo marito Donna Olimpia, all’epoca 21enne, scelse di sposare nel 1612, Pamphilo Pamphili un nobile principe squattrinato appartenente alla nobile famiglia romana dei Principi Doria-Pamphili. Andò ad abitare con lui nel bellissimo Palazzo che i Pamphili possedevano in Piazza Navona a Roma.
Fu un matrimonio che accontentò entrambi: Olimpia si imparentava con una delle famiglie di maggior rilievo della nobiltà romana mentre l’uomo prendeva in moglie una donna giovane e ricca, risanando così le vuote cassaforti di famiglia.
Il vecchio Pamphili aveva un fratello, Giovanni Battista Pamphili, che stava facendosi largo nella gerarchia della Chiesa ed Olimpia ebbe l’intelligenza, spinta sicuramente anche dall’ambizione, di favorirne in ogni modo l’ascesa, grazie anche al patrimonio che aveva ereditato dal defunto primo marito.
Grazie quindi alla sua nuova posizione ed ai mezzi economici di cui disponeva, Donna Olimpia, divenne un personaggio importante a Roma e spianò la strada al cognato Giovanni Battista Pamphili fino a quando diventò Papa ed assunse il nome di Innocenzo X.
Ma qui iniziano i ‘’problemi’’ per Innocenzo X. Olimpia Maldaichini fu una presenza costante, influente, fastidiosa, opprimente, sempre accanto al Papa, che non riusciva a scrollarsela di dosso, un pò perché le doveva riconoscenza, un pò evidentemente perché la donna non era certo disposta a rinunciare al proprio potere.
Per questo motivo Donna Olimpia venne soprannominata la ‘’papessa’’. Si diceva infatti nella società romana che, se si voleva ottenere qualche cosa dal Papa, bisognava prima di tutto entrare nelle ‘’grazie’’ di Donna Olimpia.
Quando il marito Pamphilo Pamphili, morì nel 1639, Papa Innocenzo regalò a Donna Olimpia le terre appartenute all’ Abbazia Cistercense di San Martino al Cimino, conferendole il titolo di Principessa di San Martino al Cimino. Sperando anche in tale maniera di allontanarla per un pò da Roma.
Donna Olimpia si mise con impegno a ristrutturare l’Abbazia e la chiesa, facendo costruire le due torri che si vedono ancora oggi. Fece anche sopraelevare l’edificio che prima ospitava solo i monaci ed i pellegrini. L’abbazia di San Martino era, nel passato, l’ultima tappa dei pellegrini che si recavano a Roma, il salone che li ospitava al pian terreno poteva accogliere fino a 400 persone, immaginatevi quanto è grande. Fece intervenire grandi architetti per i lavori, compreso il Bernini e non badò a spese.
L’abbazia di San Martino è un capolavoro cistercense tra i più belli in Italia e consiglio vivamente di andarlo a visitare, contiene inoltre una biblioteca di testi amanuensi unica al mondo, anche se purtroppo è, al momento, difficile da vedere, se non su prenotazione.
Ma torniamo alla nostra Olimpia che, ormai sulla cinquantina, faceva la spola tra San Martino e Roma. La sua presenza ‘’ingombrante’’ a Roma, dava fastidio a molti. Non solo voleva mettere il ‘’becco dappertutto’’, tendeva anche ad impossessarsi di tutto. Denaro e potere erano il suo hobby preferito e non esitava a trasgredire la legge pur di potersi arricchire.
Negli ultimi anni di vita di Innocenzo X, Olimpia vendette ‘’benefici ecclesiastici’’ e falsificò atti notarili, grazie anche alla complicità del vice-economo del Papa, un certo Francesco Canonici, che le malelingue sostengono fosse il suo amante.
Il cardinale Domenico Cecchini, economo in capo del Pontefice, che aveva scoperto le trame dei due, denunciò più volte la situazione. Alla fine intervenne direttamente il cardinale Fabio Chigi, Segretario dello Stato Pontificio, stanco insieme a tutta la Curia dello strapotere e degli illeciti della Maidalchini, che denunciò il Canonici e lo fece condannare a morte.
Combinazione il successore di Innocenzo X fu proprio il cardinale Fabio Chigi che, preso il nome di Alessandro VII, tra i suoi primissimi atti costrinse Donna Olimpia all’esilio.
Olimpia scappò da Roma e andò a rifugiarsi nel Palazzo ormai ristrutturato di San Martino, dedicandosi a lavori di abbellimento della città.
La leggenda dice che le mura della città fossero state fatte a forma di bara, questo per ricordare a Donna Olimpia che, lì era e lì doveva rimanere.
Donna Olimpia morì di peste a San Martino al Cimino nel 1657 aveva 66 anni.
Una donna avida di ricchezze e di potere che riuscì, in un’epoca in cui le donne erano dei graziosi oggetti, utilizzati per lo più come merci di scambio in contratti matrimoniali ai soli fini economici, ad imporre la propria volontà.
Non dobbiamo dimenticare che nel seicento le donne aristocratiche o borghesi che fossero, avevano come unica prospettiva quella di diventare buone mogli e madri e, se non si sposavano venivano mandate in convento. Il matrimonio era il principale (e unico, escludendo il convento) obiettivo della donna.
Quindi, potremmo dire che Donna Olimpia Maldaichini Doria Pamphili fosse una sorta di ‘’femminista’’ del ‘seicento, magari non proprio una figura ”edificante” ma, di sicuro, una figura che usciva dagli schemi dell’epoca.
Alla prossima
Elena