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Vogliono un’altra guerra in Medio Oriente?

Che casino che c’è in Medio Oriente … non si capisce una cippa!
Gli americani sono ‘’pappa e ciccia’’ con l’Arabia Saudita – gente che di democratico non ha proprio niente, in compenso il Donald vede l’Iran, che a confronto degli Arabi è democratico visto che fa elezioni, come il fumo negli occhi.
Mò per colpire l’Iran mettono al bando il Qatar. Iran e Qatar dividono persino i giacimenti di gas nel Golfo Persico … come fanno ad ignorarsi a vicenda?
Eppure all’asse sunnita ‘sta faccenda dà un fastidio enorme. (Sempre perché sono tanto democratici)
Per punire il Qatar di questa sua ‘’amicizia’’ con l’Iran: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto hanno rotto con Doha, che è completamente isolata ma pare non voler cedere affermando di avere alimenti per un anno, deludendo a brevissimo termine la maggiore arma di pressione dei suoi avversari, che è quella, pacifica,  di vederli morire tutti di fame.

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Posti ”caldi” sotto molti punti di vista … 🙁

Inoltre Doha non cederà tanto facilmente, visto che ha incassato il sostegno dell’Iran come anche anche quello della Turchia, alla quale il Qatar è legato a doppio fil. Tra l’altro il parlamento di Ankara ha accelerato le discussioni per la creazione di una base militare turca in Qatar!
Particolare questo che fa intravedere quanto sia grave la situazione … visto che in Qatar c’è anche la più grande base militare USA che è servita come testa di ponte per gli attacchi aerei in Iraq e Siria, e dispone ovviamente di armamenti da far paura e di circa 11.000 soldati perfettamente addestrati. Brrrr …

L’Agenzia di stampa iraniana Fars ha riportato le notizie sul duplice attentato senza soffermarsi in accuse contro Ryad. Ha però pubblicato un intervento del principe ereditario saudita Mohamed bin Salman, che è anche ”democraticamente per nascita”  ministro della Difesa, abbastanza inquietante: ‘’Non aspetteremo che la battaglia divampi in Arabia Saudita. Piuttosto faremo in modo che la battaglia abbia luogo in Iran’’.
Visto le armi che Trump gli ha appena dato … non è che ci sia da star poi tanto allegri.
Anche perché se hanno intenzione di ‘’battagliare’’ in Iran … cosa faranno Russi e Cinesi?
Quel che ”salta agli occhi” è che comunque Trump è uno che ‘’come si muove’’ fa danni!

Alla prossima

Elena

Siria, 65 morti in raid chimico! Ormai attaccano anche …

… gli ospedali.

Ma la domanda è: ”Chi è ”Stato”?
Naturalmente tutti prendono le distanze da questo attacco vergognoso.

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Assad dice di non esser ”Stato” lui … Putin, si difende dicendo che non ha aerei nella zona …  la ”coalizione Siriana” un gruppo di opposizione, paragona l’attacco chimico come quello avvenuto nell’est Ghouta nel 2013,  un attacco chimico non punito dalla comunità internazionale. (°)

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ma va?

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… detto da lui …

Un consiglio di emergenza, richiesto dalla Francia all’ONU, è stato programmato per domani. Jean-Marc Ayrault il ministro degli esteri francese ha definito l’attacco  vergognoso.
Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, ha telefonato in Russia ed in Iran chiedendo di esercitare la loro ”influenza” sul regime siriano aggiungendo che le loro nazioni hanno una grande responsabilità su quanto accaduto.

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Il Primo Ministro inglese, Teresa May,  ha detto di esser scioccata dall’attacco ed è andata ”oltre” , dichiarando che bisogna preparare una ”transizione” al governo di Assad, in quanto NON può esserci un futuro per lui,  in una ”Siria” stabile.

Famiglie intere sono morte durante l’attacco … morte asfissiate con la schiuma alla bocca!

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Ci avviciniamo sempre di più ad una guerra mondiale?

Alla prossima

Elena

 

(°) cosa è successo veramente a Ghouta? Le notizie che abbiamo sono vere o ”manipolate”?

I negozi ”compro oro” …

Come mai i negozi ”compro oro” nascono come i ”funghi” nelle nostre città?

Sal : negozio compro oro (foto Tanopress)

la spiegazione è anche tra queste righe.

La Russia ha comprato in un mese 18 tonnellate d’oro e la Cina 15 tonnellate.

Solo l’anno scorso Pechino ha aumentato le sue riserve del 70%, Mosca del 18%.

Gli Stati Uniti hanno oltre 8.100 tonnellate di metallo giallo, più di cinque volte quelle russe. Seguono a enorme distanza la Germania (3380 tonnellate), il Fondo monetario internazionale (2800), l’Italia (2452) e la Francia (2436 tonnellate). La Cina è a quota 1800 tonnellate, la Russia a 1500. Se il ritmo degli acquisti restasse inalterato, secondo un’analisi di Market Watch Pechino e Mosca impiegherebbero altri sei anni per raggiungere Italia e Francia.

Chi vende il metallo giallo lo fa perché ha davvero l’acqua alla gola. E questa è una cosa che non solo accade a noialtri,  ma succede anche agli Stati.

E’ il caso del Venezuela, in ginocchio per il crollo del prezzo del petrolio: l’anno scorso Caracas ha liquidato il 43% delle sue riserve auriferee per ripagare i debiti esteri. Ma in giro per il mondo, da Washington a Berlino, da Roma a Parigi passando per Tokyo, il resto delle banche centrali non lascia uscire un lingotto dai forzieri.
In un mondo con tassi a zero, che non cresce e non crea inflazione, anche l’immobiliare, bene per eccellenza, è in crisi, quindi l’oro rimane l’unico ”bene rifugio” …
Alla prossima

 

Elena

I negozi ”compro oro” …

Come mai i negozi ”compro oro” nascono come i ”funghi” nelle nostre città?
la spiegazione è anche tra queste righe:
La Russia ha comprato in un mese 18 tonnellate d’oro e la Cina 15 tonnellate.
Solo l’anno scorso Pechino ha aumentato le sue riserve del 70%, Mosca del 18%.
Gli Stati Uniti hanno oltre 8.100 tonnellate di metallo giallo, più di cinque volte quelle russe. Seguono a enorme distanza la Germania (3380 tonnellate), il Fondo monetario internazionale (2800), l’Italia (2452) e la Francia (2436 tonnellate). La Cina è a quota 1800 tonnellate, la Russia a 1500. Se il ritmo degli acquisti restasse inalterato, secondo un’analisi di Market Watch Pechino e Mosca impiegherebbero altri sei anni per raggiungere Italia e Francia.
Chi vende il metallo giallo lo fa perché ha davvero l’acqua alla gola. E’ il caso del Venezuela, in ginocchio per il crollo del prezzo del petrolio: l’anno scorso Caracas ha liquidato il 43% delle sue riserve auriferee per ripagare i debiti esteri. Ma in giro per il mondo, da Washington a Berlino, da Roma a Parigi passando per Tokyo, il resto delle banche centrali non lascia uscire un lingotto dai forzieri.
In un mondo con tassi a zero, che non cresce e non crea inflazione, anche l’immobiliare, bene per eccellenza, è in crisi, quindi l’oro rimane l’unico ”bene rifugio” …
Alla prossima

 

Elena

Guerra in Siria … ”Chi” combatte ”chi” e perché?

Ogni giorno i media ci informano dell’esodo del popolo Siriano, molti di noi inorridiscono, alcuni, tra cui la sottoscritta, piangono, molti scrollano le spalle. Stamattina pensavo con orrore al fatto di quanto in effetti si sia ”impotenti” davanti ad un massacro simile.

Mi viene in mente di quante volte da ragazzina, leggendo o parlando con amici dell’olocausto subito dagli ebrei, la mia rabbia crescesse.

Tutti abbiamo letto Anna Frank, non so quanti invece abbiano letto ”Tu passerai per il camino” di Vincenzo Pappalettera.

Io, ero ragazzina quando ebbi occasione di leggerlo, la mia indignazione alla fine del libro,  fu talmente tanta che feci una discussione accesissima con mio padre. Sostenendo la teoria che fossero stati tutti, in qualche modo,  consenzienti nei confronti di questo massacro! In quanto, dal mio punto di vista, non ritenevo possibile che la popolazione intera fosse rimasta inerte davanti ad un orrore simile.

Mio padre ricordo cercava di farmi ragionare, spiegando e dando delle giustificazioni … dicendo che la gente allora ”non sapeva” … non era sicura.  Al che rispondevo che i rastrellamenti degli ebrei c’erano in tutte le città e che a qualcuno un ”dubbio” avrebbe pur dovuto venire o no?

Come mi sbagliavo! Come il mio entusiasmo giovanile mi portava a veder ”distorta la realtà”!

Oggi sta accadendo una cosa altrettanto orribile in Siria! Un Paese che si ritrova con una popolazione in gravi condizioni di precarietà e a rischio vita. Vediamo tutti i giorni sui telegiornali questo esodo drammatico,  queste famiglie che devono abbandonare le loro case distrutte dai bombardamenti per mettersi in salvo, e che cosa facciamo?

Guerra in Siria © Infophoto (2)

Bene che vada … ci disperiamo! Ma il ”nostro tran tran …” deve continuare, quindi? Quindi ”chiudiamo un occhio” quando non li chiudiamo tutti e due!  Senza contare che ci sono addirittura dei ”mostri ignoranti” che sostengono: ”ma che stiano a casa loro”!

Chiudiamo un occhio e deleghiamo la politica per risolvere il problema. Che cosa sta facendo la politica? Vediamo un po’ …

Fino ad oggi i negoziati per ‘sto conflitto che dilania il Paese e che ha causato circa 250.000 vittime e un immenso fiume di rifugiati nei paesi vicini – non hanno avuto esiti. Sono ormai più di 13 milioni i siriani bisognosi di assistenza.

Per capire qualcosa di quello che sta succedendo vale la pena tenere a mente che in Siria stanno combattendo diversi gruppi e i fronti di guerra sono molti: c’è il regime di Assad che combatte contro i ribelli moderati, contro i gruppi jihadisti, tra cui al Qaida, e in misura minore contro l’ISIS. I ribelli moderati combattono contro il regime di Assad e contro l’ISIS, e a seconda dell’opportunità combattono contro o si alleano con i gruppi jihadisti.

Poi bisogna anche cercare di capire, in mezzo a ‘sto casino,  quali stati esterni sono intervenuti in Siria … contro chi combattono e perché.

Vediamo un po’ quali sono questi Stati …

Stati Uniti – Appoggiano i ribelli anti-Assad più moderati, anche se non ne sono rimasti molti. Hanno individuato come loro nemico principale l’ISIS, che bombardano, sia in Siria che in Iraq. Hanno avviato un piano per l’addestramento di alcuni ribelli finalizzato a sconfiggere l’ISIS, spendendo diversi milioni di dollari: finora con risultati deludenti. Gli Stati Uniti si oppongono anche al regime di Bashar al Assad, ma non tanto quanto si oppongono all’ISIS. In passato, oltre all’ISIS, gli aerei da guerra americani hanno colpito in Siria anche il cosiddetto ”Gruppo Khorasan”, una cellula di al Qaida incaricata di pianificare obiettivi terroristici all’estero.

Francia – Appoggia i ribelli più moderati, tra cui i curdi nel nord-est della Siria. Si oppone all’ISIS, ad altri gruppi jihadisti e ad Assad, ma come gli Stati Uniti bombarda solo il primo. Gli attacchi aerei francesi in Siria sono iniziati più tardi: fino ad allora la Francia era stata molto riluttante a intervenire in Siria – mentre in Iraq aveva già cominciato da tempo – anche per paura di rafforzare indirettamente il regime di Assad. Diversi analisti dicono che le ragioni dell’intervento francese sono due: una reazione ai recenti attacchi terroristici compiuti da alcuni simpatizzanti dell’ISIS in territorio francese e il timore di essere messi da parte quando ci sarà da negoziare il futuro della Siria. A differenza di altri paesi europei, la Francia ha continuato a mantenere una certa autonomia dagli Stati Uniti in politica estera e l’interventismo non è una cosa così strana per la politica francese.

Russia – Appoggia il regime di Bashar al Assad, che è l’unico importante alleato del governo russo in Medio Oriente. Giustifica il suo intervento nella guerra in Siria come mossa preventiva contro l’ISIS, ma i suoi primi bombardamenti hanno colpitotre province siria ne – Homs, Hama e Latakia – in cui l’ISIS non è presente. Alcuni analisti pensano che i veri obiettivi di Putin siano gruppi ribelli che stanno contendendo ad Assad il controllo delle zone della Siria ancora sotto il controllo governativo, soprattutto nell’ovest. Già nelle ultime settimane la Russia aveva mandato diversi aerei da guerra e rafforzato la sua presenza in una base militare a Latakia, città costiera siriana saldamente sotto il controllo di Assad.

Iran – È l’unico alleato del regime di Bashar al Assad in Medio Oriente, da alcuni decenni. Dall’inizio della guerra, nel 2011, fornisce soldi, armi e invia consiglieri militari al governo siriano. Nella primavera di quest’anno ha combattuto attivamente l’ISIS in Iraq a fianco dell’esercito iracheno ma senza un reale coordinamento con la coalizione anti-ISIS guidata dagli Stati Uniti (Iran e Stati Uniti sono nemici): lo ha fatto con alcuni uomini ma soprattutto con diverse milizie sciite irachene sotto il suo controllo. In Siria ha agito soprattutto tramite Hezbollah, gruppo sciita libanese che si oppone tradizionalmente a Israele. I militanti di Hezbollah hanno aiutato Assad a riconquistare alcuni territori vicino al confine libanese, cioè nella Siria occidentale, considerata una roccaforte del regime di Assad.

Turchia – I suoi nemici principali sono due: il regime di Bashar al Assad e i curdi alleati con il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan che per anni ha agito contro il governo soprattutto nella Turchia meridionale. Le posizioni della Turchia nella guerra contro l’ISIS sono state molto discusse: per diverso tempo la Turchia – che è membro della NATO – ha appoggiato formalmente l’azione della coalizione anti-ISIS guidata dagli Stati Uniti, ma poco altro. Non ha concesso le sue basi agli aerei da guerra americani e non ha fatto quasi nulla per rendere il suo confine con la Siria meno “poroso”, permettendo per esempio a molti “foreign fighters” di unirsi all’ISIS e ad altri gruppi jihadisti che combattono contro Assad. Dopo l’ attacco terroristico nella città turca di Suruc rivendicato dall’ISIS, lo scorso luglio, la Turchia ha cambiato atteggiamento: ha compiuto qualche attacco contro l’ISIS al confine siriano e ha concesso l’uso delle sue basi agli americani. Ma i suoi obiettivi non sono cambiati: la priorità rimane la caduta di Assad e non la sconfitta dell’ISIS.

Arabia Saudita – Appoggia i ribelli che combattono contro Assad – non fa tanta differenza tra ribelli più e meno moderati – e da circa un anno ha cominciato a bombardare l’ISIS in Siria all’interno della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Secondo alcuni appoggia l’ISIS, secondo altri non appoggia né finanzia l’ISIS.  (Capirci qualche cosa qui in mezzo è complicato) La sua priorità, comunque, è la caduta del regime di Assad! Perché? Perché Assad è il principale alleato dell’Iran in Medio Oriente, e l’Iran è il principale nemico dell’Arabia Saudita! Seplice no?  Il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha detto martedì che il suo paese non accetterà alcuna soluzione alla guerra in Siria che preveda Assad ancora al potere, come invece propone la Russia. I sauditi sono anche disposti ad aumentare i finanziamenti e la fornitura di armi ai ribelli che combattono Assad.

Israele – Formalmente Israele non è coinvolto nella guerra in Siria, nonostante condivida con la Siria una parte di confine sulle contese Alture del Golan e quindi sia interessato alla generale instabilità causata dalla guerra. Di fatto da diverso tempo Israele compie bombardamenti occasionali contro alcune postazioni dell’esercito siriano. La situazione è piuttosto complicata: in un recente incontro con Putin, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Israele non è né a favore né contro Assad. Il problema principale degli israeliani riguarda le attività del gruppo libanese Hezbollah, che oltre a combattere a fianco ad Assad nella guerra in Siria da molti anni lancia dei razzi dal sud del Libano per colpire obiettivi nel nord di Israele. Israele sembra interessato alle attività del governo di Assad nella misura in cui queste stesse attività possano rafforzare Hezbollah in Siria. L’Economist scrive che Netanyahu e Putin hanno trovato una specie di accordo: nonostante il loro intervento in Siria, i russi non metteranno in pericolo gli interessi strategici israeliani in Siria; in cambio gli israeliani hanno assicurato che non interverranno per rimuovere Assad dal potere.

Qatar – Sostiene soprattutto finanziariamente i ribelli che combattono contro Assad, senza farsi troppi problemi di quanto siano moderati. Il New York Times ha scritto che nel 2013 ha fornito ai ribelli dei missili terra-aria, ignorando le preoccupazioni americane che di quelle armi potessero impadronirsi i gruppi jihadisti o terroristi. Anche gli altri paesi del Golfo Persico hanno assunto una posizione simile a quella del Qatar. L’obiettivo principale per tutti loro, come per l’Arabia Saudita, è la caduta del regime di Assad.

Regno Unito – Si oppone all’ISIS, ad altri gruppi jihadisti e ad Assad e sostiene i ribelli più moderati. Finora però i bombardamenti britannici si sono limitati a colpire l’ISIS in Iraq, anche se di recente il Regno Unito ha condotto un’operazione militare in Siria con dei droni uccidendo due cittadini britannici che si erano uniti all’ISIS…

Non è per voler fare ”Ponzio Pilato” … ma che cosa potremmo fare noialtri oltre che firmare una ”petizione su Internet”? Se la volete firmare eccola qui sotto:

https://www.change.org/p/siria-se-vuoi-la-pace-prepara-la-pace-paceinsiria

Alla prossima

Elena

 

 

fonti:

http://www.nytimes.com/2015/10/01/world/middleeast/the-syria-conflicts-overlapping-agendas-and-competing-visions.html

http://www.ilpost.it/2015/09/20/guerra-contro-isis/

http://www.nytimes.com/2013/06/30/world/middleeast/sending-missiles-to-syrian-rebels-qatar-muscles-in.html?_r=0 

http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21669563-though-opposite-sides-syrian-conflict-binyamin-netanyahu-and-vladimir-putin-agree

http://www.ilpost.it/2015/07/24/turchia-bombardamento-isis/

http://www.ilpost.it/2015/07/20/esplosione-suruc-turchia/

http://www.ilpost.it/2013/06/06/a-qusayr-ha-vinto-assad/

 

CHE FINE HA FATTO IL COMUNISMO?

Mah … Il ”comunismo” per eccellenza, quello in Russia per intenderci,  è morto e sepolto.   Oggi la  Federazione Russa è una repubblica federale semipresidenziale.   Secondo la costituzione il presidente è il capo dello stato e di un sistema multipartitico dove il potere esecutivo viene esercitato dal governo, guidato dal Primo Ministro, che viene nominato dal presidente e approvato dal parlamento. Il potere legislativo viene gestito dalle due camere dell’ Assemblea federale … detto così potrebbe anche sembrare una faccenda democratica … ma visto che c’è Putin (ex KGB) le cose vanno come vanno. Quello che è certo è che in Russia il ”comunismo” NON esiste più, mettiamoci il cuore in pace. 

Fino a prova contraria, per regime comunista si intende un regime dittatoriale ufficiale, il cosiddetto Stato Socialista, cioè fedele ai principi del marxismo-leninismo e non paesi dove c’è l’ autoritarismo nazionalista come in Venezuela. Il nazionalismo è l’esatto contrario del comunismo.

Gli stati dove ancora il potere è detenuto da un partito che dirige il regime totalitario non sono certo esempi da imitare ad occhi chiusi:

– Repubblica Popolare Cinese (dal 1949); Partito Comunista Cinese

– Repubblica di Cuba (Rivoluzione cubana nel 1959, stato socialista dichiarato nel 1961); il Partito Comunista di Cuba ha il compito di difendere la rivoluzione, ma NON presenta candidati in parlamento

– Repubblica Democratica Popolare Laotiana (dal 1975); Partito Popolare Rivoluzionario Laotiano

– Repubblica Democratica Popolare di Corea (dal 1948); Partito dei Lavoratori di Corea

– Repubblica Socialista del Vietnam (dal 1976); Partito Comunista del Vietnam

– Stato dell’Eritrea (dal 1993); Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia

– Turkmenistan (dal 1924); Partito Democratico del Turkmenistan, fino al 1991 Partito Comunista del Turkmenistan

– Bielorussia – Partito del comunismo democratico

Che siano ”comunisti” poi bisogna vedere,  la Cina ad esempio si è dovuta inventare una nuova ideologia che è una specie di ossimoro …  il Socialismo di Mercato!  Mah …

La Corea del Nord poi è una tragedia, il regime ”comunista”  si è trasformato in una monarchia assoluta ereditaria, retta da monarchi-dittatori comunisti.

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Meditiamo gente … meditiamo …

Scrivendo quanto sopra mi è venuta in mente questa canzone di Giorgio Gaber:

 

Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. 

Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà. .. la mamma no. 

Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre. 

Qualcuno era comunista perché si sentiva solo. 

Qualcuno era comunista perché aveva avuto una educazione troppo cattolica. 

Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche. . . lo esigevano tutti. 

Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto. 

Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto. 

Qualcuno era comunista perché prima… prima…prima… era fascista. Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano. 

Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. 

Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona. Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo. 

Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari. 

Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio. 

Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro. 

Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio. Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio. 

Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente. 

Qualcuno era comunista perché la borghesia, il proletariato, la lotta di classe… 

Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre. 

Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI TRE. 

Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione. 

Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto. 

Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini. 

Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo secondo Lenin. 

Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sé la classe operaia. 

Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri. 

Qualcuno era comunista perché c’era il grande partito comunista. 

Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista. Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio. 

Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggior partito socialista d’Europa. 

Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi, solo in Uganda. Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi democristiani incapaci e mafiosi. 

Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica eccetera, eccetera, eccetera… 

Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista. 

Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia. 

Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos’altro. 

Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana. 

Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. 

Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. 

Perché sentiva la necessità di una morale diversa. 

Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita. 

Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso. 

Era come… due persone in una. 

Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita. 

No. Niente rimpianti. 

Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici. 

E ora? Anche ora ci si sente come in due. 

Da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente 

lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito. 

Due miserie in un corpo solo.

 

Alla prossima

Elena