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MATRIMONIO ALL’ITALIANA – film

Ieri al Vox di Frejus, per la serie ”CICLO FILM IN LINGUA ITALIANA” organizzato dal CIP (Club Italianiste De Provence) siamo andati a vedere il film: Matrimonio all’Italiana, film di Vittorio De Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastronianni. Del corso di italiano della SASEL erano presenti, oltre alla sottoscritta, Eleonor, Simone, Yvette, Jaqueline, Barnard

La trama in breve:

Filumena Marturano (Sophia Loren) ex prostituta e madre di tre figli, da venti anni si ritrova ad esser serva e concubina di Domenico Soriano (Marcello Mastroianni)  ricco e pigro rampollo napoletano, amante del ”gentil sesso”.

Stanca della sua condizione, stufa di dover sempre far finta di nulla, compreso chiudere gli occhi di fronte alle sfacciate avventure galanti di Domenico, detto ”Dummì” , decide di fingersi malata, prossima alla morte di farsi sposare!

Domenico impaurito e disorientato accetta … ma lo stratagemma funziona solo a metà perché, accortosi dell’inganno, Domenico fa annullare le nozze.

La donna allora gli rivela di avere tre figli, uno dei quali proprio di Don Domenico … preso dal rimorso a dalla voglia di avere finalmente una famiglia, Domenico sposerà Filomena ed adotterà i tre figli.

Il film è tratto dall’opera teatrale scritta nel 1946 da Eduardo De Filippo. La prima interprete di Filumena fu Titina De Filippo, sorella dell’autore. Nel 1951 lo stesso Eduardo De Filippo portò l’opera sul grande schermo.

Nel 1964 Carlo Ponti (marito di Sophia Loren) ne fece una ”rivisitazione” cinematografica e produsse grazie alla regia di Vittorio De Sica il film che abbiamo visto ieri.

Un film che rispecchia il clima dell’Italia negli anni dopo la seconda guerra mondiale.

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Perché Sophia Loren era l’attrice perfetta per interpretare Filomena? Vediamo un po’ le sue origini …

Sofia Loren il cui vero nome è Sofia Villani Scicolone,  nacque a Roma il 20 settembre del 1934,  figlia di Romilda Villani, un’insegnante di pianoforte napoletana, e di Riccardo Scicolone, affarista nel settore immobiliare. La madre aveva vinto nel 1932 un concorso per andare ad Hollywood come sosia di  Greta Garbo, ma rimase incinta e rinunciò. Il padre di Sofia, era figlio del marchese di Agrigento Scicolone Murillo, riconobbe la paternità della bambina ma si rifiutò di sposare Romilda, che si trovò ben presto in gravi ristrettezze economiche.

A causa di queste difficoltà economiche Romilda portò la piccola Sofia da Roma a Pozzuoli, un paese in provincia di Napoli, presso la sua famiglia. Qui Sofia trascorse l’infanzia e i primi anni dell’adolescenza. Un’adolescenza non facile se pensiamo alla guerra … alla povertà … alla fame …

Napoli e la cultura napoletana saranno presenti costantemente nella vita e nella carriera della Loren, che in molti film recita in napoletano.

A 15 anni tornò a Roma in cerca di successo, accompagnata dalla madre, e partecipò a vari concorsi di bellezza, fra cui Miss Italia del 1950.

Ecco il motivo per cui Sofia era ”perfetta” nel ruolo di Filumena … non doveva recitare, era sufficiente che fosse ”se stessa”.

Il film inoltre mette in evidenza lo stereotipo del ”maschio italiano” dell’epoca. Specie se appartenente a famiglia ”agiata” il figlio, ormai avanti negli anni,  continuava ad essere il bambino viziato. E le donne, la madre prima, la moglie poi, dovevano continuare ad occuparsi di lui, mentre continuava a ”giocare”.

Oggi le cose sono cambiate moltissimo, ma agli uomini italiani, il fatto di non poter fare più quel che vogliono a 360° , non pare piacer molto.

Alla prossima

 

Elena

 

 

 

LE PALME … IL PUNTERUOLO ROSSO … COLPA DI CHI?

Nel quartiere di St. Aygulf  a Frejus  esiste un giardino in cui le ”padrone” sono le palme. Ve ne sono di tutti i tipi … e di tutte le misure …  E’ un giardino incantato dove una bella piscina è circondata da palme amorevolmente curate da un signore che si chiama Jacques Brion.

Questo signore sa tutto sulle palme e,  soprattutto, questo signore SA che cosa si deve fare per salvarle dai due flagelli che le stanno decimando in tutto il mediterraneo. Il maledetto punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus)  e la mostruosa farfalla infestante delle palme (Paysandisia Archon) .

Questi due terribili insetti li abbiamo incoscientemente importati assieme a giovani palme. Li abbiamo importati da paesi in cui esistono insetti antagonisti che li tengono sotto controllo.

Come al solito NON abbiamo pensato che ”noi” NON abbiamo gli insetti antagonisti ma solo i due killer! Ovviamente queste due creature, senza nemici naturali che le tengono a bada,  si stanno riproducendo alla velocità della luce e stanno decimando tutte le palme esistenti nel Mediterraneo.

Ma quanto siamo ”pirla” da 1 a 10? Facciamoci la solita domanda e diamoci la solita risposta! Grrrrr …

Possibile che sia tanto difficile capire che la tanto decantata ”globalizzazione biologica”, quella che fa comodo solo a qualcuno … quella che esalta la capacità di dispersione delle specie viventi perché ne moltiplica le occasioni … non crei affatto  ulteriore diversità, ma ne costituisca invece una gravissima minaccia?

Come mai vi chiederete? Ma è semplicissimo!

La risposta sta nei tempi e nelle frequenze con cui la dispersione biologica opera!

Una cosa è la costante ma lenta dispersione “naturale”, spesso casuale o accidentale, dovuta a venti, correnti marine, eventi di piena, movimenti tettonici, vettori animali. In pratica cioè,  quando una specie si divide in più popolazioni che si separano geograficamente per un tempo sufficientemente lungo in modo da evolversi in risposta alle locali condizioni ambientali.

In questo modo, dopo un certo numero di generazioni (quindi un sacco di tempo) le popolazioni “figlie” saranno diventate specie a sé, ormai incapaci di ibridarsi con il genitore di orgine, e questo anche nel caso  dovessero tornare in contatto.

La dispersione a livello individuale e di popolazione, da sempre genera diversità, moltiplica la variabilità genetica perché impedisce il rimescolamento, crea nuove specie a partire da una sola,  ma per farlo ha bisogno di …  SECOLI !

Un’altra cosa è l’ improvvisa … massiccia …  quasi “industriale” contaminazione biologica che da secoli a questa parte interessa ogni angolo della terra, e che anziché arrestarsi non conosce limiti. Quella insomma che provochiamo noialtri spostandoci in continuazione per il pianeta e portandoci dietro tutto quello che ci serve o ci piace.

A questo aggiungiamo la velocità dei mezzi di trasporto odierno … navi … aerei … insomma un disastro.

Il millantato  ”homo sapiens sapiens”, tanto per fare esempi recenti,   ha importato dalla Cina animali come il Cinipide Galligeno quello che uccide i castagni …  poi questi due mostri dal Nord Africa e dal Sud America.

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Torniamo indietro … abbiamo sbagliato TUTTO ! 

Prima che la natura riesca a porre rimedi ai guai da noi combinati …  si vendicherà per forza di cose.

Comunque, se avete delle palme … se sono malate … se le amate … se siete nella zona …. rivolgetevi al Signor Jacques Brion, che è un ”mago in proposito”!

Lo potrete contattare al sito: www.palmeraie-saint-aygulf.com.

Ecco un video con fotografie prese nel suo giardino: http://www.youtube.com/watch?v=NlBHpE_UzBU

Gli ultimi due fotogrammi  sono stati aggiunti per mostrare gli insetti che stanno mettendo in crisi le palme dei nostri giardini.

Alla prossima

Elena

IL BELL’ANTONIO … di Mauro Bolognini …

Lunedì 29 settembre, assieme ad Leonor ed Yvette,  siamo andate al cinema Vox di Frejus, dove era in programma il film:  ”Il Bell’Antonio”.

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Il film fa parte del ”ciclo del cinema italiano” curato dal CIP (Club Italianiste de Provence).

Non conoscevo un gran che del film …  ma ero al corrente del ”problema” del bell’Antonio. D’altronde,  si sa … che le malelingue fanno sempre passare la cosa più ”pruriginosa” .

Non avendo neppure letto il romanzo di Vitaliano Brancati (1949) a cui il film si ispira, mi ero fatta un’idea erronea della pellicola in questione. Credevo si trattasse di una commedia italiana,  diciamo sulla falsariga di ”Divorzio all’Italiana”, in cui,  pur nella tragedia, sarebbe comunque prevalsa l’ironia.

Non potevo sbagliarmi di più! Il film è un dramma vero e proprio.

Il bellissimo Antonio (Marcello Mastroianni)  mandato a Roma a ”cercar fortuna” in politica … ormai quasi trentenne,viene richiamato in Sicilia dal padre che, dissanguatosi finanziariamente per acquistare un immenso terreno coltivato ad arance,  non è più in grado di mantenere il figlio a far la ”bella vita” a Roma. Vuole quindi che Antonio sposi una ricca e bella ragazza Catanese, Barbara Puglisi (Claudia Cardinale)

Antonio dapprima tergiversa poi vedendo una foto della fanciulla in questione, se ne innamora perdutamente ed accetta il matrimonio!

Qui iniziano le sue disgrazie!  Essendo ”impotente” … non consuma il matrimonio.  La giovane Barbara, pur essendo estremamente ingenua, capisce alla fine dei fini che ”qualche cosa non funziona”. Si rivolge quindi alla propria famiglia per cercare ”aiuto” ed il matrimonio viene annullato. Lei si risposerà con un ricco conte …

Alla famiglia di Antonio non rimane che il ”disonore”. Alfio, il padre  di Antonio (Pierre Brasseur) pur di dimostrare il ”valore virile” della famiglia, nonostante l’età, si accompagna con una prostituta e muore d’infarto ”sul campo di battaglia”.

A pochi giorni dalla morte del marito, Rosaria (Rina Morelli) la mamma di Antonio,  scopre che la giovane ”servetta” di casa aspetta un bambino. Dopo aver interrogato la ragazza su ”chi” ha commesso il fattaccio,  la ragazza confessa trattarsi di Antonio.

A questo punto Rosaria giubila … l’impotenza dell’adorato figlio è annullata … i due si sposano … la famiglia riacquista la propria dignità!

Questo a brevi linee il sunto del film …

La pellicola, essendo del 1960,  è in bianco e nero. La mancanza di colore sullo schermo, ai nostri occhi ”sofisticati”  suggerisce un’atmosfera ”dimessa” … una sorta di passato ”chiuso in un recinto”.

Pier Paolo Pasolini ha curato la sceneggiatura del film … e pare che lui stesso lo abbia ritenuto un po’ ‘ambiguo”. Non si capisce infatti quale sia il ”vero” problema del giovane Antonio. Le ipotesi che si possono fare sono diverse.

Potrebbe essere un omosessuale latente … amante del ”bello” , per cui anche una bella donna è da ”amare”, ma non sessualmente stimolato da questa bellezza …

Potrebbe trattarsi la sua di una semplice disfunzione erettile – peggiorata dallo stress di un grande coinvolgimento emotivo. Antonio stesso, confessandosi con il cugino Edoardo (Tomas Milian) sostiene di aver avuto, anche se pochi, normali rapporti sessuali, ma solo con prostitute. Quando si tratta di donne da lui veramente ”amate” non riesce ad avere erezione …

In ogni caso un problema tanto ”delicato” ancora al giorno d’oggi … nella Sicilia di allora, infarcita di pregiudizi, maschilismo, onore mescolato  alla virilità … era veramente una ”bomba” da tenere nascosta!

Comunque la soluzione dello ”spinoso” problema per Antonio,  l’ha trovata la ”servetta’ di famiglia. Trovandosi ”ingravidata” da ”qualcuno” ha risolto il problema, dicendo trattarsi di Antonio. In questo modo ha salvato capra e cavoli.

Secondo me il ”fattaccio” nei confronti della ”servetta”  è stato invece combinato dal cugino Edoardo …

Comunque, come sempre, le scelte dei film fatte dal CIP … sono sempre di ”gran classe”! Grazie mille!

Alla prossima

 

Elena

 

GRAZIE A TUTTI …

Grazie da parte di … un ”semifreddo”!

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Grazie infinite a tutti gli amici, virtuali o in carne ed ossa, che mi hanno fatto gli auguri per il compleanno.
59 anni che esisto pure io. Sono tanti? Sono pochi? Mah … tutto è relativo.
Quando ero ragazzina era di moda il termine ”semifreddo” .
Orribile definizione utilizzata dalla gioventù di allora per definire gli ”anziani”.
D’altronde i giovani sono cattivi per antonomasia nei confronti dei ”vecchi” e magari hanno anche le loro buone ragioni.
Se ci pensiamo bene, erano i ”vecchi” che decidevano le guerre … ma ci mandavano i giovani a combattere … e anche la ”guerra economica” di oggi … è soprattutto a spese dei giovani.
Ma non divaghiamo dal ”semifreddo” …
Per meglio chiarire ”semifreddo” voglio ribadire che non ha nulla a che fare con i gelati, anzi!
In questo caso il ”freddo” era riferito al cadavere … esser ”semifreddo’, significava essere ad un ”passo dalla tomba”!
Eravamo carini vero?
Utilizzavamo quel termine per i nostri genitori e per tutti coloro che avevano superato la quarantina.
Oggi il mio punto di vista è cambiato radicalmente! I quarantenni mi sembrano dei ragazzini.

Grazie ancora di cuore a tutti quanti.
Un abbraccio e … cerchiamo di sopravvivere!

Alla prossima

Elena