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Colonialismo italiano e … terrorismo.

Vivo in Francia e spesso mi capita di sentire frasi come: ‘’voi italiani non avete il problema del terrorismo! Voi non avete ‘’terroristi’’ radicalizzati sul vostro territorio’’!

La prima risposta che mi viene in mente è che noi, in compenso abbiamo: Mafia, ’Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita! Quindi … non è che ci sia poi da star così ‘’allegri’’!

Detto questo, probabilmente la seconda ragione è che noi NON abbiamo avuto ‘’colonie’’ la cui durata nel tempo, le cui dimensioni e coinvolgimenti furono tali da giustificare quella grande emigrazione di ‘’colonizzati’’ verso il paese ‘’colonizzatore’’ in cerca di fortuna.  Cosa invece accaduta ad esempio a Francia e Inghilterra.

La colonizzazione italiana in Africa, va ricercata sia nel desiderio di non essere ‘’tagliati fuori’’ dalla spartizione africana operata dalle grandi potenze europee, sia dalle pressioni dell’industria armatoriale, cantieristica, siderurgica che non trovavano in Italia sufficienti occasioni di profitto e che non disdegnavano velleità imperialistiche. Dato che costoro contavano molto … bisognava farli contenti!

Le altre potenze avevano già iniziato da anni a formare i loro imperi coloniali, e negli ultimi tempi queste mire si stavano estendendo a dismisura.
Inghilterra, Francia, Olanda e Germania avevano iniziato a spartirsi il mondo.
Chi per procurarsi materie prime, chi per estendere i suoi commerci, chi per esportare il surplus di quanto prodotto,  chi per accaparrarsi le grandi miniere di oro o di diamanti.
E noi? Ecco che anche noi, in ritardo come sempre rispetto agli altri,  ci siamo lanciati nell’avventura colonialistica senza, come al solito, aver i mezzi logistici … il potenziale economico … insomma ‘’all’italiana’’ con tutti i guai che ci portiamo dietro da sempre.

Lo stabilirsi del protettorato francese in Tunisia aveva cancellato le nostre speranze per una pacifica ”entrata”  italiana nel Nord Africa. Quindi iniziammo a guardare con occhio interessato le sole zone dell’Africa rimaste ancora fuori della sfera d’influenza delle maggiori potenze.

Visto che non era possibile conquistare una delle ricche e vicine terre dell’Africa mediterranea, dato che francesi ed inglesi erano arrivati prima. Visto che la Libia era solo ‘’deserto’’ e quindi non serviva ad una ‘’cippa’’ – all’epoca non sapevamo che in Libia ci fosse il petrolio – ecco che quindi l’Italia nel 1882 inizia la sua ”colonizzazione” in Eritrea, una lontana regione sulle coste del Mar Rosso.

Fin dal 1869 la compagnia di navigazione genovese Rubattino aveva ‘’acquistato’’ – all’epoca in Africa bastava fare ‘’accordi’’ con i sultani/rais/capoccia locali e si poteva ottenere quasi tutto dietro pagamento – la Baia di Assab sulla costa occidentale del Mar Rosso, per crearvi un deposito di carbone e fornire uno scalo sicuro per i rifornimenti di carbone per le sue navi.
Nel 1882 il governo italiano, impossibilitato a fare una vera e propria spedizione coloniale offensiva, ‘’comprò’’la Baia di Assab dalla Compagnia Rubattino. Venne messa così in piedi una base che diventò ben presto, con l’invio di alcune migliaia di soldati, un presidio militare e di conseguenza un ”testa di ponte” per spingersi nell’interno.
Nel 1884 occupò la città di Massaua, anch’essa sul Mar Rosso, con lo scopo di farne un porto commerciale delle regioni retrostanti. Di qui poi l’Italia avanzò verso l’interno, per occupare la parte settentrionale dell’Altipiano Etiopico. L’avanzata e gli eventuali insediamenti furono però ostacolati dal Negus Giovanni II, sovrano dell’Etiopia che era militarmente meglio organizzato delle piccole tribù africane prive di capacità militare, a cui i colonizzatori erano abituati.

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Parlare di ”Impero” mi sembra un pò ”tirato per i capelli, ma Mussolini … se la ”tirava un pò” … 🙂

Nel 1887  Francesco Crispi (*)  diede una stretta alla politica interna e affiancò una ripresa della politica coloniale sperando di fare dell’Italia una grande potenza. Nel 1889 venne occupata la città di Asmara che costituirà il primo nucleo della colonia Eritrea. Crispi Favorì poi l’ascesa di Menelik al trono imperiale d’Etiopia in cambio della concessione del protettorato, ossia della sottomissione coloniale del suo paese all’Italia. Quando Menelik non rispettò gli accordi l’Italia gli mosse guerra ma andò incontro ad una sconfitta ad Adua. Siamo nel 1896 e Crispi fu costretto a dare le dimissioni. (Visto che roba? All’epoca, se  le cose andavano male,  i ”responsabili” davano le dimissioni!)

Ma continuiamo la nostra ”storia colonialista” .  L’Italia scoprì la Somalia grazie alle esplorazioni effettuate dagli italiani Robecchi Bricchetti, Cecchi e Bottego tra il 1892 ed il 1897, che scoprirono le sorgenti del fiume Omo,  immissario del Lago Rodolfo. In quella zona all’epoca vennero occupati dall’Italia piccoli territori.
Francia e Inghilterra allarmate di così tanto dinamismo, si affrettarono a occupare le regioni attorno più ricche; e anche la Germania non fu da meno.
Dal 1890, l’Italia si era interessata alle coste somale e aveva proceduto ad una serie di ‘’pacifiche penetrazioni’’, mediante trattati con i piccoli sultani locali. Una convenzione firmata con il sultano di Zanzibar nel 1892 permetteva all’Italia di avere in affitto i porti di Uarscec, Mogadiscio, Merca, Brava e territori circostanti per 25 anni. Scaduti i 25 anni l’Italia poteva rinnovare la convenzione per altri 25. Il canone annuo da corrispondere al sultano era di 160.000 rupie.

Nel 1905 poi l’intera zona fu riscattata dal governo italiano, grazie ad un accordo con la Gran Bretagna, che, guarda caso, ‘’rappresentava’’ il sultano di Zanzibar, e nacque la nuova colonia della Somalia italiana con capitale Mogadiscio.

Nei primi anni del XX secolo l’impero coloniale italiano si limitava quindi alle colonie dell’Eritrea e della Somalia, povere, tra l’altro, di risorse naturali.

Giovanni Giolitti, (°) liberale e Presidente del Consiglio, vuol far diventare l’Italia una potenza coloniale. Il suo obiettivo è la Libia, un deserto rimasto dal 1835 sotto il controllo ottomano. La guerra viene dichiarata il 29 settembre 1911 e il 3 ottobre, dopo un violento bombardamento navale, inizia l’invasione con lo sbarco dei primi marinai a Tripoli.

Nel corso della guerra, l’impero turco si trovò svantaggiato non potendo rifornire il suo piccolo contingente in Libia se non attraverso il Mediterraneo.
La flotta turca non era in grado di competere con la Regia Marina Italiana, e gli Ottomani non riuscirono a inviare rinforzi alle province africane.
Durante la guerra inoltre si registrarono numerosi progressi tecnologici tra cui, in particolare, l’impiego dei primi aerei. Ben  nove apparecchi vennero usati.  Il 23 ottobre 1911, un pilota italiano sorvolò le linee turche in missione di ricognizione, e il 1º novembre dello stesso anno l’aviatore Giulio Gavotti lanciò,  ‘’a mano’’ , la prima bomba aerea – grande come un’arancia – sulle truppe turche di stanza in Libia.  Quando gli Italiani occupano una Tripoli sfinita dai bombardamenti dovettero ancora fare i conti con la resistenza dei libici. Le popolazioni arabe della Cirenaica non si rassegnarono e proseguirono azioni di guerriglia contro gli italiani. Le guarnigioni turche in Tripolitania si arresero e furono rimpatriate in parte da Tripoli ed in parte attraverso la Tunisia. Invece le guarnigioni della Cirenaica continuarono la guerriglia anche contro i decreti del governo centrale.

A causa dello scoppio della Prima guerra mondiale che obbligò l’Italia a ridurre notevolmente la presenza militare in Africa, vennero fatte negli anni successivi alla guerra, operazioni di ripristino della sovranità italiana che si conclusero solo nel 1934, con l’unione di Cirenaica e Tripolitania.

Mussolini era interessato alla conquista dell’Africa orientale ed i motivi che lo spingevano a riprendere la politica coloniale erano, prima di tutto, per tentar di risolvere la crisi economica, poi di dare all’Italia il ruolo di grande potenza e permettere di svolgere a noialtri la nostra ’’missione civilizzatrice’’! (Ohhh Signur!)

Nonostante l’opposizione della Società delle Nazioni e delle grandi potenze, l’Italia iniziò la conquista militare in Etiopia e, nel maggio de1936, occupò Addis Abeba (grazie al gas iprite) .  Il 9 maggio Vittorio Emanuele III venne proclamato imperatore d’Etiopia e Mussolini proclamava ufficialmente l'”Impero italiano’’!
L’Italia iniziò ad inviare coloni nei nuovi possessi. In questo momento (1937-1940) l’Impero coloniale italiano contava oltre 15 milioni di abitanti autoctoni e circa 220.000 Italiani.

L’Italia, nei pochi anni che ebbe a propria disposizione un Impero, il che significa alla fin dei fini dal 1936 al 1941, vi costruì buoni porti, reti stradale, ospedali, acquedotti, scuole, e inoltre incrementò le costruzioni urbane, favorendo l’inizio dell’industrializzazione.

Ma non è che siamo degli ‘’stinchi di santi’’. Non dimentichiamo di aver usato gas nervini contro tribù nemmeno organizzate militarmente.
Non dimentichiamo ad esempio che nel 1937, durante una cerimonia per festeggiare la nascita del principe di Napoli – Vittorio Emanuele di Savoia – nel palazzo del viceré ad Addis Abeba, ci fu un attentato rivendicato da un gruppo nazionalista etiope, e che il viceré Rodolfo Graziani fece uccidere per rappresaglia più di 5.000 etiopi!

Comunque, per farla breve, gli esiti della seconda guerra mondiale fece perdere all’Italia il suo piccolo ‘’Impero coloniale’’. Un impero durato talmente poco che non ha fatto in tempo a creare degli interessi particolari da parte dei colonizzati nei confronti dei colonizzatori.

E’ una sintesi a grandissime linee … ma magari a qualcuno potrebbe anche interessare.

Alla prossima
Elena

 

 

(°) Giovanni Giolitti un Piemontese nato a Mondovì il 27 ottobre 1842 morto a Cavour il 17 luglio 1929 – presidente del Consiglio dei Ministri – laureato in Giurisprudenza all’università degli Studi di Torno a soli 19 anni, grazie a una speciale deroga del rettore che gli consentì di compiere gli ultimi tre anni in uno solo – ex magistrato entrato in politica: ecco una sua frase: ‘’ … le leggi devono tener conto anche dei difetti e delle manchevolezze di un paese… Il sarto che ha da vestire un gobbo, se non tiene conto della gobba, non riesce’’.
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(*) Francesco Crispi dopo l’Unificazione dell’Italia fu quattro volte presidente del Consiglio: dal 1887 al 1891 e dal 1893 al 1896.

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Sintesi della sintesi: Il colonialismo italiano ebbe inizio nel 1882 con l’acquisizione del porto di Assab in Eritrea e, alla sua massima espansione, i possedimenti coloniali italiani comprendevano quattro territori in Africa: Libia, Somalia, Etiopia ed Eritrea. Poi il Dodecaneso, l’Albania, e una piccola concessione cinese nella città di Tientsin.
Il 9 maggio 1936 venne proclamato da Mussolini l’Impero coloniale, destinato a cadere in seguito ai risultati della II guerra mondiale.
Nel dopoguerra solamente la Somalia rimase sotto amministrazione fiduciaria fino al 1960.

”Uniti” per combattere il terrorismo …

Pensiero mattutino …

Dando un’occhiata ai giornali questa mattina mi ha colpito il titolo di un articolo di Roberto Napolitano:  Combattere ”uniti” per difendere la ”civiltà”!

Non trovate sia una frase inquietante? Cosa vuol dire esattamente?

Non per saltare di ”palo in frasca” , ma questa frase mi ha fatto venire in mente i padri pellegrini, che hanno trattato benissimo i Pellerossa che han dato loro da mangiare e li hanno aiutati a sopravvivere. In seguito però, quando le due ”civiltà” si sono contese il medesimo territorio, guarda caso hanno vinto ”uniti” quelli ”più civiili” che tra l’altro erano pure quelli armati meglio!

D’altronde … non si poteva certo trovare un accordo con i ”retrogradi” pellerossa!  Costoro non avevano nemmeno il senso del ”possesso del territorio”. Cosa che invece noialtri abbiamo stampato a caratteri cubitali nel nostro DNA! Quindi, per farla breve, siamo andati a ”casa loro” e,  visto che non si ”adeguavano” al nostro sistema, li abbiamo sterminati! Semplice no? E chi ci vuole? Così abbiamo potuto costruire la più grande civiltà del mondo moderno!

Attenzione non sto cercando di confrontare i pazzi furiosi dell’ISIS di oggi con i Pellerossa di allora, che sia ben chiaro. E sia anche ben chiaro che in ognuno di noi, sale lo sdegno per quello che 8 disgraziati, ignoranti e strumentalizzati, hanno combinato ai nostri figli,  ai nostri amici,  ai nostri parenti venerdì scorso a Parigi!

I francesi in risposta hanno già bombardato Racca! Assicurando a tutti di aver colpito un commando dell’Isis. Noialtri possiamo solo sperare che di civili innocenti, attorno a quel commando, ce ne fossero pochi.

Intanto al G20 non si è parlato d’altro che di terrorismo islamico e di come risolvere la crisi siriana. Sappiamo tutti che gli esodi delle popolazioni sono legate al malessere da cui scappano, che sia fame o guerra. Nel 1990 i musulmani in Europa erano  meno di 30 milioni ma dovrebbero, secondo stime recenti,  avvicinarsi a 60 milioni nel 2030.

Bè … dov’è il problema?  Finchè si integrano perfettamente e non rompono con i loro atteggiamenti medioevali andrà tutto bene. Viceversa … troveranno lungo e verranno ostracizzati. Essendo comunque minoranze l’amalgama dovrebbe avvenire senza troppi traumi. L’importante è che siano ”spalmati” in percentuale sui territori che li accolgono e che abbiano un lavoro degno di tale nome. Questo per favorire la loro integrazione.

Non si può certo commette  di nuovo l’errore fatto con gli ebrei dopo la seconda guerra mondiale no? Abbiamo preso un territorio abitato da arabi, abbiamo tirato a tavolino un paio di ”confini”  e abbiamo detto loro: ”Ecco questa è la vostra nuova casa”! Ne stiamo pagando le conseguenze!

Dopo gli attentati la ”borsa” è scesa,  ma … tranquilli hanno inventato  un ”trader robot” che gestisce anche il fattore ”attentato”! Capito? Gestiscono a livello finanziario pure il ”fattore attentato”! Insomma quel  4% della popolazione che detiene il 50% della ricchezza mondiale (ricordiamoci che tra costoro ci sono sia cristiani che musulmani … e vanno d’accordissimo)  non ha nessuna intenzione di smetter di fare quattrini.  Quattrini assolutamente ”slegati” dall’economia reale e che non fanno altro che aumentare le differenze tra il popolo ”minuto”. Eppure ”tutti” intuiamo che con eccessive discrepanze nella distribuzione del reddito le cose possono solo peggiorare.

Insomma cari signori, noi tanto civili, noi che ci fregiamo di essere moderati e culturalmente evoluti,  accettiamo passivamente che quattro gatti comandino il pianeta!  E, per dar loro una ”mano”, siamo disposti a ridurre gli ”attriti sociali”! Come? Ma accettando anche i bombardamenti no?

D’altronde … siamo troppi … ed il pianeta è uno solo”! Inoltre, detto tra noi, con tutta onestà,  non è che il tagliar le teste alle persone con un coltello, l’uccidere le donne a colpi di pietra, l’abolire la musica e l’arte ce li renda poi tanto simpatici ‘sti terroristi! Anzi! Ma comunque …  ho l’impressione che qui non si parli affatto  di ”religioni … ma bensì di economia e ”finanza”!

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Ricapitolando la triste realtà: ”Quando due civiltà si scontrano … vince sempre quella ”armata” meglio”!

Alla prossima

 

Elena