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La Traviata … povero Giuseppe Verdi!

Ieri sera siamo andati al Forum di Frejus per assistere alla Traviata di Giuseppe Verdi.

Ora, onestamente, che cosa ci si aspetta da un’opera lirica? Ci aspettavamo di assistere alla ‘’La Traviata’’ di Giuseppe Verdi. Ci aspettavamo di godere della sua musica immortale. Già mi vedevo chiudere gli occhi e bearmi ascoltando le arie più famose come: ‘’Su Libiam’’ e ‘’Amami Alfredo’’ … invece? 

Invece ‘’ciccia’’! 

Ieri sera abbiamo assistito ad una ‘’Traviata’’ rivisitata in versione, che non saprei come definire, visto che anche ‘’moderna’’, sarebbe farle un complimento che non merita. 

Prima di tutto non c’era l’orchestra! Il che la dice lunga su che cosa possono aver fatto no? L’accompagnamento musicale era assicurato da cinque o sei musicisti che passeggiavano sul palcoscenico  e che canticchiavano ogni tanto a mò di coro. Ognuno abbigliato come meglio gli era parso. 

I Costumi infatti erano inesistenti, le voci, comprese quelle di Violetta ed Alfredo erano, per esser buoni, delle voci ‘’tristi’’, la scenografia metteva l’ansia, con quel telo di tulle immenso che imprigionava tutti i personaggi, che si muovevano a fatica, al buio illuminandosi il viso con delle torce a pila, con una musica sincopata che faceva arricciare il naso!

I tre atti dell’opera poi sono scomparsi del tutto e si sono fusi in un unico racconto, in francese per lo più.

Il regista di questa ‘’tristezza’’ è Benjamin Lazar a cui alcuni critici fanno i complimenti sostenendo che è riuscito a far ‘’cadere’’ le barriere tra opera lirica e teatro. Ma chi glielo ha chiesto? 

Siamo diventati tutti così intellettuali e conosciamo tutti ormai a memoria La Traviata, per poterla storpiare e malmenare in questa maniera?

La dama delle camelie di Dumas a cui Verdi si era ispirato per il personaggio di Violetta, ieri sera ha perso tutto il suo fascino, per trasformarsi in qualche cosa di ‘’finto’’ e di moderno. 

Certe realtà non si possono rimodellare a piacimento! La Traviata, ha un senso se vive nel contesto dell’epoca in cui è stata creata. La musica di Verdi è immortale … una buona orchestra e un buon direttore la possono eventualmente interpretare, ma senza cambiare una sola nota!  Sono inaccettabili accompagnamenti musicali come quelli di ieri sera. 

Insomma, se vi capitasse di andare a vedere La Traviata, rivisitata da Benjamin Lazar, pensateci due volte prima di acquistare i biglietti, e soprattutto …non infierite almeno voi su quel povero Giuseppe Verdi che, da quanto Benjiamin Lazar ha messo in scena ‘sta roba, si sta rivoltando nella tomba! 

Alla prossima

Elena 

STOMP !

Ieri sera siamo andati al Forum di Frejus a vedere STOMP. 

E’ un gruppo di percussionisti un pò originale fondato nel 1991 da Steve McNicholas e Luke Cresswell a Brighton (UK).

Oggi il gruppo è composto da 8 elementi, sei uomini e due donne, che usano il proprio corpo e oggetti di uso comune per creare uno spettacolo in cui percussioni, ritmo, fisicità, acrobazia e ironia la fanno da padroni.

Qualsiasi cosa va bene a questi simpatici e vivacissimi ragazzi per fare della musica!  Dalle scope alle scatole di fiammiferi, dai contenitori dell’immondizia agli accendini, dalle pentole alle bacinelle di plastica.

Abbiamo passato un paio d’ore avvolti dalle percussioni e dalla simpatia, anche perché coinvolgono il pubblico nella rappresentazione. Noi spettatori battevamo le mani a comando … anche se non sempre rispettando il  ”tempo” … il che scatenava la loro ironia ed il nostro divertimento.

Lo consiglio … ne vale la pena.

Alla prossima

Elena 

Non potevo fare fotografie quindi a parte questa un pò sfocata che ho scattato a spettacolo finito, metto un video recuperato su YouTube relativo ad una parte ”tranquilla” … tutto il resto era un ”vulcano”!

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CORRERIA AGWA …

Ieri sera, sabato 16 dicembre, al Forum di Frejus – teatro pieno come al solito – abbiamo visto: ‘’Correria Agwa’’.
Questo ‘’spettacolo’’ è nato dall’incontro di Mourad Maerzouki, un coreografo di danza hip hop, con dei giovani danzatori di Rio de Janeiro, alla biennale della danza di Lyone nel 2006.
In ’’Agwa’’ i ballerini mescolano senza nessun problema la danza Hip-hop, la capoeira, la samba, la musica elettronica e la bossa nova … il risultato visivo di questo mix è: acrobazia, energia, inventiva.
Abbiamo passato un’ora con gli occhi incollati al palco.
Trovo magnifico che venga data, a giovani capaci, la possibilità non solo di coltivare il proprio hobby, ma anche dal trarne un aiuto economico senza dover scendere a chissà quali imbarazzanti compromessi.
La compagnia Kafig ha in media 140 rappresentazioni all’anno in giro per il mondo. Non sono certo delle ‘’star’’ ma la danza contribuisce, oltre a farli divertire, viaggiare, coltivare la loro amicizia anche ad arrivare a ‘’fine mese’’, il che non è male.

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Compagnia Kafig

Il concetto di ‘’artista’’ dovrebbe esser ‘’rivisto’’. Sarebbe ora di smettere di pensare ai ‘’divi’’ degli anni ’60 … che guadagnavano quattrini a palate ed erano delle ‘icone’’ da invidiare. Oggi molti artisti salgono sul palcoscenico per il solo piacere di farlo e si accontentano di ricompensi ‘’normali’’. Fanno però, quello che a loro ‘’piace’’, cosa più gratificante rispetto a quella di stare alla scrivania di un Call Centre.
Quindi se avete un hobby … coltivatelo … chissà che non possa essere anche il modo per ‘’sbarcare il lunario’’.
Devo dire che nella realtà in cui vivo qua in Francia, la ‘’cultura’’ dello spettacolo teatrale è ‘’vicina’’ alle persone. Ieri il teatro era pieno di famiglie con bambini, non lattanti ovviamente, ma bambini sui 10 anni, che sono già più che in grado di apprezzare una danza che caratterizza la loro generazione.
Tra l’altro i ballerini sono tutti giovani ragazzi estremamente ‘’fit’’ … diciamo che per noi ‘’attempate signore’’ è stato anche … un bello spettacolo per gli ‘’occhi’’!

Alla prossima

Elena

Qui un video pescato in rete che però rende solo marginalmente la serata di ieri:

Il Barbiere di Siviglia!

Ieri sera al Teatro Forum di Frejus è andato in scena ‘’Il barbiere di Siviglia’’ – opera di Gioacchino Rossini su libretto di Cesare Serbini, che a sua volta, lo aveva tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais.

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Una vecchia edizione …

Come sempre il teatro era pieno come un’uovo, l’atmosfera quella di interesse e rilassata serenità …  e ci siamo goduti la bella prestazione della Compagnia lirica ‘’Opera 2001’’.

Il titolo originale dell’opera era ‘’Almaviva, o sia l’inutile precauzione’’.
Prima di Rossini, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il ”suo” Barbiere di Siviglia nel 1782 (dieci anni prima della nascita di Rossini). Con quella stessa opera, Paisiello aveva riscosso uno dei maggiori successi della sua fortunata carriera.
Il precedente successo di Paisiello – uno dei maggiori rappresentanti dell’opera napoletana – faceva sembrare inammissibile che un compositore di soli ventitre anni – per quanto dotato – osasse sfidarlo.
Rossini in realtà non aveva nessuna voglia di sfidarlo né aveva nessuna responsabilità sulla scelta del soggetto. L’opera fu infatti scelta dall’impresario del teatro Argentina di Roma, il duca Francesco Sforza Cesarini. Il duca voleva commissionare a Rossini un’opera per il carnevale che si avvicinava,  quindi aveva fretta.
A quei tempi qualsiasi rappresentazione teatrale/musicale doveva scontrarsi con la censura del Papa e ci sarebbe voluto troppo tempo per ottenere il benestare per una ”nuova opera”.

Quindi, per andare sul sicuro, l’impresario propose come soggetto “Il barbiere di Siviglia”, che fu subito approvato dai censori pontifici.
La prima rappresentazione della versione di Rossini ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e fu un fallimento totale che terminò fra i fischi. Il fatto è che il clima generale era condizionato dai sostenitori di Paisiello e quindi l’opera fu boicottata.
Ma già dalla seconda recita, il pubblico non si fece influenzare dai fischi ed applaudì l’opera di Rossini, che, in pochissimo tempo, mise in secondo piano la precedente versione di Paisiello,  diventando una delle opere più rappresentate al mondo.

Ecco qui in sintesi la trama dell’opera:

La scena si rappresenta in Siviglia.

ATTO I
Siviglia. La bella e ricca Rosina abita nella casa di don Bartolo, suo anziano tutore. Don Bartolo vuole tenere Rosina con sè, per amministrarne il patrimonio. Intanto il Conte d’Almaviva, appena arrivato in città, si innamora della bella fanciulla e cerca il modo di avvicinarla; decide di presentarsi a lei sotto le mentite spoglie di Lindoro.
Lindoro organizza delle serenate sotto la finestra della fanciulla, tanto da destare le preoccupazione di don Bartolo; questi, per non essere costretto a rinunciare alla fortuna della ragazza, decide di chiederla in matrimonio, ma lei rifiuta.

Il Conte incontra Figaro, sua vecchia conoscenza, barbiere oltre che “factotum” nella casa di Don Bartolo. Figaro consiglia al Conte di presentarsi a Rosina facendo finta di essere un soldato ubriaco in congedo, con un permesso di soggiorno proprio in casa di don Bartolo. Nel frattempo Rosina affida a Figaro una lettera indirizzata a Lindoro.
Il maestro di musica di Rosina, don Basilio, sa della presenza in città del Conte; per favorire l’amico don Bartolo, gli suggerisce di calunniarlo per sminuirne la figura. (e qui la famosa aria: ”la calunnia è un venticello ….)

Secondo quanto pianificato con Figaro, il Conte di Almaviva fa irruzione nella casa di don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco; Figaro gli ha anche procurato il falso permesso di soggiorno. Don Bartolo pur non riconoscendo nel soldato il Conte di Almaviva, cerca di allontanare il fastidioso rivale. Ne scaturisce una lite che richiama in casa i Gendarmi. Nella confusione generale (nel frattempo è entrato in casa anche Figaro) il Conte riesce a passare un messaggio a Rosina.
Per non essere arrestato il Conte rivela all’ufficiale delle guardie la sua vera identità; i soldati sono quindi costretti a lasciarlo andare senza arrestarlo.
ATTO II
Nella dimora di don Bartolo arriva un certo ‘’don Alonso’’, che dice di esser l’ insegnante di musica e di sostituire don Basilio che è malato; in realtà si tratta sempre del Conte di Almaviva con un nuovo travestimento.
Don Bartolo dubita delle sue reali intenzioni e tiene d’occhio il giovane don Alonso.

Intanto giunge Figaro, intenzionato a distrarre don Bartolo con la scusa della rasatura. Mentre il Conte cerca di spiegare la situazione a Rosina, Don Bartolo lo caccia immediatamente e mostra a Rosina una lettera e le fa credere che il suo amato Lindoro sia in realtà un emissario del Conte, donnaiolo incallito,  che vuol solo ”approfittare” di lei.
Rosina offesa – per dispetto – accetta la proposta di matrimonio del suo tutore. Don Bartolo chiama immediatamente il notaio per sugellare la loro unione.

In un ultimo disperato tentativo, il Conte e Figaro fanno irruzione nella casa di Bartolo, il Conte svela i suoi travestimenti a Rosina e le dichiara il suo amore e la sua volontà di sposarla; la bella Rosina accetta la proposta del Conte.
Proprio quando stanno per fuggire, i tre si accorgono che la scala fuori dalla finestra di Rosina, è stata tolta; è stato don Bartolo, che, sospettando la presenza di un estraneo in casa, è andato a chiamare le autorità. Memore della strana scena cui ha assistito, con il soldato ubriaco lasciato andare, non si fida della polizia. E’ corso dunque direttamente dal magistrato.

Nel frattempo, il notaio fatto chiamare da don Bartolo arriva in casa; Figaro e il Conte, approfittando dell’assenza del padrone di casa, convincono il notaio che il matrimonio che è stato chiamato a fare sia quello tra il Conte e Rosina.
Quando don Bartolo ritorna a casa il contratto di matrimonio è già stato siglato. Quando però il Conte decide di rinunciare alla dote portata da Rosina, don Bartolo tira un sospiro di sollievo e benedice gli sposi.

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le foto le si possono fare solo alla fine dello spettacolo … per fortuna stavolta eravamo abbastanza vicini

.-.-.-.-.

Ieri sera ci siamo goduti lo spettacolo dall’inizio alla fine, l’introduzione musicale già da sola vale la pena. Mi è piaciuta moltissimo l’interpretazione di Rosina (Pauline Rouillard) che con la sua mimica facciale ha fatto sorridere tutti.

Insomma una splendida serata. Complimenti alla compagnia, all’organizzazione del teatro, ai ‘’mecenati’’ che finanziariamente sostengono le splendide stagioni teatrali del teatro di Frejus, alla volontà del Comune di non perdere occasioni culturali e non ultimi ai miei meravigliosi allievi che contribuiscono al nostro abbonamento annuale.
Alla prossima
Elena

 

Overture : https://www.youtube.com/watch?v=lxFph3Rc8kk
Figaro – Largo al Factotum https://www.youtube.com/watch?v=RTk79LAd0eM
Rosina: una voce poco fa: https://www.youtube.com/watch?v=kG0BIOgl-aQ

Barbara Henricks & his Blues Band …

Sabato sera, 29 aprile, siamo andati allo spettacolo di Barbara Hendricks e la sua Blues Band al Forum di Frejus.
Barbara Hendrick è una soprano lirica … come fa a cantare il Blues?
Semplice!
Questa meravigliosa signora ha due vantaggi: il primo è quello di esser la figlia di un pastore protestante americano, per tale motivo sostiene  di aver mangiato ”pane e canto” già nel ventre materno, il secondo è quello di esser nera!

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infelice fotografia fatta dalla sottoscritta alla fine dello spettacolo …

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Foto presa in ”rete” … decisamente meglio!

Siamo onesti … le voci:  piene, calde, quelle voci che vibrano, non sono una caratteristica di noi bianchi no?
Noi ci proviamo … ma non ci riusciamo, nemmeno la grande Janis Joplin ci è riuscita per troppo tempo.
Comunque,  tornando allo spettacolo, abbiamo assistito ad una perfermances di altissimo livello, sia in campo vocale che musicale.
Gli ”a solo” al piano e alla chitarra sono stati un piacere per le orecchie. Il ”duetto” tra Barbara ed il chitarrista, in cui lei interpreta con la voce gli acuti della chitarra,  sono stati un felice mix tra virtuosismo e gioco spontaneo.
Una donna dotata di una capacità vocale non indifferente, passa senza sforzo dai bassi tipici del gospel classico ad acuti degni della Callas … incredibile! Ed il tutto avviene senza perdere mai l’ ”anima” del blues.
Ha tenuto durante lo spettacolo una piccola ”lezione” sulla musica blues, ricordando al pubblico che tale musica, fino agli anni ’20 era vietata  in quanto considerata troppo politicizzata. Ci ha ricordato che all’epoca negli USA l’apartheid la faceva da padrona. Ha sottolineato che unità e fratellanza, anche oggi, deve esser fatta tra tutti quanti, e che neri, bianchi, gialli, rossi … sono tutti figli dello stesso pianeta.
Insomma questa bella Signora, nata nel 1948 in Arkansas ed oggi cittadina svedese per matrimonio,  ci ha regalato una serata indimenticabile.
Ci ha ricordato quanto è bella la musica sentita con il cuore oltre che con le orecchie e ci ha dato una grande lezione di umanità e fratellanza.

Voglio ringraziare ancora i miei meravigliosi allievi del corso di italiano della Sasel che hanno regalato, a me e mio marito,  un abbonamento al Teatro Forum di Frejus!  Grazieeeeeee

Alla prossima

Elena

Teatro le Forum di Frejus – Lo schiaccianoci – ”Casse noisette”

Teatro pieno come al solito.

Il bravissimo corpo di ballo è quello del Gran Teatro di Ginevra.

”Lo schiaccianoci” si basa su di una fiaba scritta da E.T.A. Hoffman e reinterpretata dal francese Alexandre Dumas.

Questa fiaba finì nelle mani del ballerino e coreografo francese Victor Marius Alphonse Petipa che  la trasformò in un balletto che fu messo in scena per la prima volta al Teatro Marinskij di Pietroburgo il 6 dicembre del 1892.  La musica è di Peter Ilyich Tchaikovsky .

Dunque vediamo …  di che cosa parla lo schiaccianoci?

”Narra la storia del sogno di una bambina.  Clara (o Masha, diminutivo russo di Maria).   È la sera della vigilia di Natale; fra i regali che la bambina trova sotto l’ albero c’è uno schiaccianoci a forma di soldatino … il fratello di Masha, per farle un dispetto,  rompe il giocattolo. Per fortuna il papà dei bimbi, il signor Drosselmeier,  lo aggiusta.  Quando è ora di andare a dormire, la bimba si addormenta tenendo stretto a sé  il soldatino.  Masha sogna e nel sogno il soldatino prende vita … danza con lei … sconfigge l’esercito dei topi …  la guida in un mondo incantato” … e poi … la sposerà e saranno ”felici e contenti”.

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La coreografia a cura di Jeroen Verbruggen … ha veramente dello spettacolare. Inizia con un ballerino che interpreta un ”a solo” indossando un ”frac” su un palco deserto.  La gestualità dei ballerini credo abbia  incantato tutti.  Braccia che mulinano, teste che si muovono a scatti e che controllano l’orizzonte a colpi di mento, come se fossero delle mitragliatrici, gambe piegate all’indietro che colpiscono maliziosamente il ”sedere” degli sfortunati che si avvicinano troppo. Ballerini che volano nelle posizioni plastiche tipiche della danza tradizionale ma che si piegano anche come delle marionette accartocciate. Ballerini che si inciampano, facendo per un attimo credere allo spettatore che si tratti di un errore … per poi accorgersi che invece lo fanno tutti e che le ”cadute” vanno a ”tempo di musica” in modo perfetto!

Elevazioni e movimenti tipici del repertorio ”classico” … mescolati sapientemente con la danza moderna, quella orientale e l’ hip hop.

La sceneggiatura partecipa al racconto … l’armadio del sogno di Masha si apre e si chiude facendo entrare ed uscire strani personaggi … con enormi teste arancioni … con strane maschere sul viso … gli specchi sono ovunque … dato che sono montati su ruote vengono lanciati sul palcoscenico ed i ballerini ci passano attraverso, anche l’enorme lampadario partecipa salendo e scendendo e addirittura contiene i calici di vetro in cui i ballerini brindano.

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I costumi sono cambiati spesso e sono indossati indifferentemente da uomini e donne … fino al quello un po’ ”inquietante” del personaggio ”scorticato” dal dolore per la passione amorosa.

Il movimento e la coreografia non lasciavano certo il tempo di annoiarsi … i tempi erano veloci … una scena dietro l’altra … quasi come al cinema … una sorpresa dopo l’altra …  fino alla danza finale tra la Masha della fiaba ed il suo soldatino che, danzando assieme, ci fanno credere ancora una volta alla favola del ”principe azzurro”!

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Bello bello bello!

Eravamo un tantino preoccupati se dobbiamo esser sinceri … non è che il balletto classico sia proprio la nostra passione, le nostre scelte sono anche dettate dalla nostra poca conoscenza della lingua francese. Una commedia in francese non è ancora alla nostra portata, quindi scegliamo spettacoli che giocano più sulla ”fisicità” che non sulla ”parola”.

Comunque, visto come sono andate le cose siamo stati proprio contenti della serata.

Alla prossima

Elena 

 

Qui il trailer dello spettacolo … tanto per avere un’idea: http://www.geneveopera.com/production_310

Forum di Frejus: Do You Speak Djembè?

Ieri sera siamo andati ad ascoltare ”Do You Speak Djembe?” al Teatro Forum di Frejus.  Appena entrati la prima sorpresa è stata quella di vedere su ogni poltrona del teatro – per chi non lo sapesse i posti a sedere al Forum sono 1000 – un tamburo che aspettava solo che qualcuno iniziasse a tamburellarci sopra!

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Nel giro di pochissimi minuti il piacevole frastuono, in attesa dell’inizio dello spettacolo, contribuiva a ”farci entrare nella parte”. 

Ho scoperto che a tutti quanti, non solo alla sottoscritta, l’idea di tamburellare su uno strumento simile è proprio ”naturale”.  Il suono dello ”Djambè”, che fino a ieri sera credevo si trattasse di una lingua africana, come tutti gli strumenti a percussione si accorda benissimo al battito cardiaco, fonte su cui si basa la bellezza e semplicità  della musica africana.  Evidentemente, visto che l’umanità è nata in Africa, questo ritmo ancestrale continua a persistere nel nostro DNA e nessuno, ma proprio nessuno, trovandosi un tamburo e a portata di mano, può serenamente ignorarlo senza aver voglia di ”metterci le mani sopra”.

Altre al divertente coinvolgimento diretto del pubblico abbiamo gioito di uno spettacolo di altissimo livello. Buona organizzazione visiva e coreografia spontanea  … e poi … ascoltare e vedere i sorridenti fratelli Dembele che percuotevano lo Djambè,  appeso al loro collo tramite una cordicella e trattenuto tra le loro gambe era uno spettacolo per le orecchie e per gli occhi.

12295521_10205569598895546_2469140822709782838_nAdama Bilorou Dembele e Fatoma Dembele

Cantavano tutti i musicisti, che non si limitavano ai tre suonatori di djambè ma c’erano anche:  batteria, dundun (un tamburo diverso dallo Djambè)  tastiere, balafon (una sorta di xilofono africano), chitarra basso (suonato dall’italiano Davide Mantovani). Ma la stella solista del gruppo era Kristel Adams, bella come il ”sole” e dotata di una voce possente e melodiosa che poteva tranquillamente passare da soprano ad alto a tenore senza il minimo sforzo e nel contempo accennare passi di danza, come solo le persone di colore sanno fare.

Bravissimo Doug Manuel che dava istruzioni a ”noi pubblico” … facendoci addirittura suonare in tre modi diversi, a seconda dei nostri posti, con un risultato più che soddisfacente.

Essendo uno spettacolo per le ”famiglie” era pieno di bambini che si scatenavano tamburellando felici. Il comico è che i più piccoli, nonostante il frastuono assordante, dormivano pacificamente in braccio alle loro mamme. Ora non se se è merito delle mamme francesi o della musica … che non ricordava comunque una ”ninna nanna” … ma la cosa mi ha stupita parecchio.

Altra cosa interessante è che il gruppo è composto da: musulmani, cristiani ed ebrei che, grazie alla musica, vanno d’accordissimo e sono amici.

Naturalmente ho incontrati amici e conoscenti. Il bello di Frejus è che è grande abbastanza per vivere tranquilli, ma piccolo a sufficienza per aver dei contatti umani.

Insomma, mi è piaciuto un sacco e lo consiglio a tutti. Ovviamente per una sera che avrei potuto suonare il tamburo … sono stata penalizzata dal fatto che ho un’orrenda infezione alla mano,  causata del graffio di una gatta cieca randagia a cui do da mangiare,  ma si può ? Mah … 12346573_10205566979230056_7668175137176963414_n

Alla prossima

Elena

 

ecco un video che rende abbastanza bene …

http://doyouspeakdjembe.com/fr/

TURANDOT – Forum di Frejus

Ieri sera, assieme a Carlotta, sono andata al Forum di Frejus  a vedere la Turandot.

L’avevo già vista, tanti anni fa al Royal Albert Hall di Londra,  ma devo ammettere di averla apprezzata molto di più ieri sera.

Non tanto perché con gli anni si ”matura” ma soprattutto perché gli inglesi hanno l’abitudine, tra un tempo e l’altro, di ”bere qualche cosa” … ed essendo la Turandot un’opera in tre atti … il terzo praticamente NON me lo ricordo nemmeno! eh eh eh …Non sono mai stata abituata a bere  digiuno … per cui dopo il primo atto ed il primo bicchiere di champagne ero già ”cotta”!

Comunque parliamo un po’ dell’opera, magari per i giovanissimi che non la conoscono.

Turandot è l’ultima opera scritta da Giacomo Puccini prima di morire … ma da lui non terminata. E’ stata successivamente completata da Franco Alfano. La prima rappresentazione ebbe luogo nell’ambito della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile del 1926, sotto la direzione musicale di Arturo Toscanini, il quale arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso ”Dormi, oblia, Liù, poesia”! In pratica dopo l’ultima pagina scritta da Giacomo Puccini.

Toscanini si rivolse al pubblico con queste parole: ”Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il Maestro è morto”! Non so come fu la reazione del pubblico … ma quel che sappiamo è che la sera seguente,  l’opera fu rappresentata completa, includendo cioè  il finale di Alfano, non so se con Toscanini come direttore.

L’incompiutezza dell’opera è ancora oggetto di discussione tra gli appassionati. C’è chi sostiene che Turandot rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità, o piuttosto l’intima impossibilità da parte del Maestro di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che pure l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo e spinto verso questo soggetto. Il nodo cruciale del dramma, che Puccini cercò invano di risolvere, è costituito dalla trasformazione della principessa Turandot, fredda e sanguinaria, in una donna innamorata.

A sommi capi ecco qui la trama:

”Il principe mongolo Calaf è innamorato della principessa Turandot. Una donna fredda e sanguinaria che non vuole sposarsi e sottomettersi ad un uomo.  Vive infatti in lei il ricordo di un’antenata sottomessa, con la forza, ad un principe conquistatore.  Turandot, per evitare di sposarsi,  sottopone tutti gli uomini che chiedono la sua mano a risolvere tre difficilissimi enigmi, e, se non ci riescono, vengono uccisi. Ma Calaf li risolve tutti e tre … e per amore offre ancora una possibilità alla principessa di esser libera. Nessuno sa chi egli sia, lo chiamano tutti  ”forestiero”. Calef  promette alla principessa, che, se entro l’alba, la sua identità verrà rivelata, Turandot sarà libera. Con l’aiuto di Liù, una schiava innamorata perdutamente di lui, che offre la propria vita piuttosto di svelare l’identità del principe,  nessuno riesce a sapere il suo nome. Calef Si troverà poi da solo con Turandot e … lui stesso, rischiando il tutto per tutto,  rivelerà alla donna la propria identità,  ma … anziché farlo uccidere …

Insomma un bel finale edificante! Vi consiglio di andarlo a vedere!

Una grande orchestra e bravissimi, dal mio punto di vista,  sia il tenore che la piccola Liù. Ovviamente eravamo tutti in attesa di ”nessun dorma”, cercando un qualche difetto … ma cribbio che spettacolo! Calaf (Boris Taskov) è stato bravissimo! Vi regalo il testo della romanza:

Nessun dorma! Nessun dorma! Tu pure, o Principessa,
nella tua fredda stanza
guardi le stelle
che tremano d’amore e di speranza…
Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!
No, no, sulla tua bocca lo dirò,
quando la luce splenderà!
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
che ti fa mia.
Voci di donne (le stelle)
Il nome suo nessun saprà…
E noi dovrem, ahimè, morir, morir!
Il principe ignoto
Dilegua, o notte! Tramontate, stelle!
Tramontate, stelle! All’alba vincerò!

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Andare al Forum di Frejus è ormai come stare tra amici, ho incontrato un sacco di persone che conosco, comprese Florence con suo marito Tony, Marie Claude e consorte, Inghe del corso di francese, Philippe con la sua signora.

Questo è il vantaggio di vivere in un posto a dimensione ”umana”!

Alla prossima

 

Elena

 

Altre informazioni:

  • Produzione/Production: ITNG Productions
  • Libretto/Livret : Giuseppe Adami et Renato Simoni, d’après la pièce de Carlo Gozzi
  • Versione originale sottotitolata in francese/Version originale surtitrée en français
  • Direzione artistica/Direction artistique : Tzvety Nechev
  • Regia/Mise en scène : Nina Nayadenova
  • Direttore musicale/Direction musicale : Nayden Todorov
  • Con nel ruolo di Turandot Elena Baramova/Lilli Pignatelli/Avec, dans le rôle de Turandot :  Elena Baramova ou Lilli Pignatelli
  • Liù : Maria Tzetkova/Stanislava Ivanova