Archivi del mese: febbraio 2015

E … se liberalizzassimo la cocaina?

Torino – Inchiesta Minotauro, la Cassazione conferma le condanne  sostenendo che la ‘ndrangheta c’è anche in Piemonte e agisce da mafia a tutti gli effetti: coi suoi reati, con le sue strutture, con le sue logiche e le sue dinamiche da mafia calabrese alla quale comunque fa sempre riferimento. E’ una organizzazione unitaria, coesa ed articolata. Ma va? droga-cocaina

Costoro sono tribali come i terroristi islamici. D’altronde siamo tutti nel bacino Mediterraneo. Vorrà pur dure qualche cosa no?

Ci si stupisce che la ‘Nrangheta sia ormai ovunque, compreso le regioni del Nord Italia, ma per quale motivo? Da sempre la malavita organizzata si muove per cercare ricchezza. Volete mica che vadano a derubare i barboni sotto i ponti no?

Il problema della malavita è che ha soldi a palate da investire e li investe in quell’economia che chiamo ”mordi e fuggi” oppure se preferite ”prendi i soldi e scappa”.

Quindi avanti con i ponti con il cemento depotenziato … avanti con l’asbesto nel catrame … avanti con la cresta sugli appalti …  avanti con tutto quello che non ha nulla a che vedere con investimenti a lungo termine a favore della collettività!

D’altronde Mafia, Camorra, ‘Nrangheta e Sacra Corona Unita non sono notoriamente delle ONLUS a scopo benefico!

Come fare per togliere a costoro il denaro?  Semplice! Liberalizzate la cocaina!

La cocaina è l’unico mercato in crescita esponenziale da anni e fa guadagnare a ‘sti mostri montagne di denaro, che non sanno più dove mettere!

‘Sti energumeni sono anche riusciti ad innovarsi  – a modo loro – e lo hanno fatto ”fidelizzando” il cliente. L’eroina uccideva presto  … la cocaina tiene il cliente ”fedele” per molti anni,  garantendo loro di conseguenza introiti economici sicuri nel tempo.

Liberalizzando la cocaina crollerebbe il mercato. Non è difficile da capire!

Non dovremmo nemmeno spendere denaro pubblico per curare i drogati, li si cura infatti solo per farli smettere … se possono continuare a drogarsi stanno benissimo.  Quindi? Saremmo tutti felici e contenti e la malavita riceverebbe un ”colpo definitivo”! Hai voglia a far denaro a colpi di ”prostituzione” … e ”pizzo”!

E poi … se la gente vuole uccidersi … c’è sempre il libero arbitrio no?

 

Alla prossima

 

Elena

 

Incontro con il sindaco di Frejus …

Oggi, nell’ottica di quella che chiamano: la politica della vicinanza, c’è stato un incontro con David Rachline che è il sindaco di Frejus dal 5 aprile 2014 nonché senatore del Var dal 1° ottobre 2014. David Rachline è nato il il 2 dicembre del 1987 …  ha solo 27 anni,  e milita nel partito politico del Fronte Nazionale. Avevo avuto già occasione di incontrarlo durante la cerimonia per la consegna della medaglia al valore conferita a Learco Calitri, presidente del CIP (Club Italianiste de Provence).

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L’incontro di oggi a St. Aygulf era articolato in  due tempi, il primo alle 14,30 alla ”maison des associations”, per le associazioni ed i commercianti, il secondo nella piazza di St. Aygulf, per tutti i cittadini interessati a porgli delle domande. Ero invitata all’evento delle 14.30 in quanto membro dell’associazione La Sasel.

Il sindaco non era ovviamente solo, ma circondato da alcuni ”assessori” della sua giunta, dal presidente del consiglio di quartiere e dal responsabile locale della Polizia. Dopo un breve discorso iniziale tenuto (credo) dalla presidentessa dell’associazione dei commercianti il sindaco ci ha parlato della situazione economica della città. Non proprio rose e fiori  … e dei progetti che hanno intenzione di sviluppare. Dei costi previsti per questi progetti … compreso il nuovo parcheggio sotterraneo,  della disponibilità economica attuale e del fatto che cercano di far quadrare il bilancio senza aumentare le tasse, dando la priorità alle cose più importanti. Ci hanno anche confermato che i lavori per portare la fibra ottica in tutte le case sono già partiti e che nell’arco di 5 anni tutte le abitazioni dovrebbero essere allacciate.

Dopo questa breve introduzione, poco per volta i presenti hanno iniziato a parlare di tutti i loro piccoli problemi quotidiani … parcheggi troppo ”allegri” … ciclisti che viaggiano in senso contrario e non utilizzano le piste ciclabili … la sabbia della Galiote che manca tutti gli inverni a causa delle mareggiate … il sentiero dei ”doganieri” bellissimo ma rovinato … la pulizia delle spiagge libere … i limiti di velocità sulle strade … i sensi unici nel quartiere… il campo da tennis che è sparito per far posto ad una nuova costruzione … il nuovo supermercatino sulla strada di Roquebrune, chi lo vuole e chi no … la sicurezza nei quartieri …

A quel punto mi sono sentita in dovere di chiedere se era previsto di riasfaltare la strada in cui abito, che è in pessime condizioni. Sono stata ovviamente felice di sentirmi rispondere che il lavoro è in preventivo e che verrà fatto non appena saranno pronte le due villette già in fase di avanzata costruzione.

La nostra presidentessa ha approfittato della presenza del sindaco per farlo salire al piano superiore dove si trovano le nostre aule e l’ufficio per fargli constatare le gravi perdite di umidità riconducibili al tetto rovinato, affinché si rendesse personalmente conto dei danni.

Sono stata molto contenta di questo dialogo tra cittadini e istituzioni. Fa piacere aver delle risposte dirette dagli ”addetti ai lavori” e fa piacere soprattutto il fatto che che si tratti di dialogo alla pari e non un condiscendente ascolto …

Questa è la politica … le associazioni che con il loro ”peso” portano avanti le loro istanze   … ed i politici che stanno ad ascoltare e fanno in modo di accontentarli. Un dialogo reale tra politica e cittadinanza è fondamentale per il buon funzionamento di un paese. Diciamo pure che le dimensioni ridotte di St. Aygulf favoriscono questo sistema.

Questo rapporto diretto e calendarizzato è quello che si identifica con la politica del ”collegio uninominale” …

Alla prossima

Elena

http://www.ville-frejus.fr/2015/mardi-24-fevrier-david-rachline-rencontre-les-habitants-de-saint-aygulf-2/

 

Pensioni: tutto quello che avremmo voluto sapere ma che non abbiamo mai osato chiedere …

In base alle riforme fatte ecco la situazione:

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1. Pensioni/I contributi – I contributi sono versati dal datore di lavoro, il quale opera come sostituto di imposta, trattenendone una parte a carico del lavoratore. Servono a finanziare la previdenza pubblica. Nel sistema retributivo i contributi versati oggi sono utilizzati per pagare le prestazioni di coloro i quali sono andati in pensione negli anni passati. Nel sistema contributivo, i contributi versati durante tutta la vita lavorativa sono la base di calcolo della prestazione pensionistica futura del lavoratore.

2. Pensioni/La reversibilità – Spetta agli eredi del lavoratore deceduto. È di reversibilità se il soggetto era già pensionato, altrimenti si chiama pensione indiretta. Sono sufficienti cinque anni di contributi di cui tre nell’ultimo quinquennio. Hanno diritto alla pensione il coniuge superstite, il coniuge divorziato se titolare di assegno divorzile, i figli minorenni o inabili, studenti o universitari a carico del deceduto alla data di morte. In casi particolari può essere esteso ad altri soggetti e in ogni caso la pensione non può superare il 100 percento spettante al defunto.

3. Pensioni/La pensione di vecchiaia – È la prestazione che si consegue al raggiungimento dell’età prevista tempo per tempo, con almeno venti anni di contributi. I requisiti sono differenziati tra uomo e donna. In particolare fino al 2017 ci sarà differenza di età per le lavoratrici del pubblico impiego, quelle del settore privato dipendenti e le autonome. Dal 2018 tutti i requisiti anagrafici saranno allineati e sono stimati in almeno 66 anni 7 mesi di età. Sono sufficienti anche solo quindici anni di contributi a condizione che si collochino tutti entro il 31 dicembre 1992.

4. Pensioni/La pensione anticipata – È quelle prestazione che si consegue indipendentemente dall’età anagrafica al raggiungimento dei requisiti contributivi previsti tempo per tempo. Per il 2015, le lavoratrici accedono con 41 anni 6 mesi di contributi mentre gli uomini con 42 anni 6 mesi. Dal 2016 i requisiti cresceranno di 4 mesi a causa dall’aumento della speranza di vita registrato dall’Istat. Fino a tutto il 2017 non operano più le penalità previste per quei lavoratori che accedono alla pensione ad età inferiore a 62 anni.

5. Pensioni/La pensione contributiva – Ai lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 è applicabile il sistema di calcolo contributivo. La prestazione è correlata all’importo dei versamenti effettuati nonché all’andamento dell’economia del Paese considerato che la rivalutazione avviene in funzione del prodotto interno lordo. È possibile accedere alla pensione anche con anzianità contributive inferiori a venti anni ma in tal caso occorrerà attendere il compimento del 70esimo anno di età e possedere almeno cinque anni di contribuzione effettiva.

6. Pensioni/La pensione anticipata contributiva – Ai lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 è consentito di accedere alla pensione anticipata al compimento di 63 anni 3 mesi di età con almeno venti anni di contribuzione effettiva (esclusi quindi i periodi figurativi). In tal caso l’importo non potrà essere inferiore a 1.255,86 pari a 2,8 l’importo dell’assegno sociale. L’uscita dal mondo del lavoro risulta anticipata di almeno tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria.

7. Pensioni/Ricongiunzione – Consente di riunire i contributi accreditati in diverse gestioni previdenziali al fine di incrementare l’importo della pensione che sarà pagata presso la gestione nella quale verranno accentrati tutti i contributi. Solitamente l’operazione è onerosa e il costo varia in funzione della retribuzione goduta, dell’anzianità contributiva complessivamente posseduta e del sistema di calcolo applicabile. Può consentire al lavoratore di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro.

8. Pensioni/Il cumulo contributivo – Consente di utilizzare contributi accreditati in diverse gestioni previdenziali senza ricorrere alla ricongiunzione. Tuttavia la pensione sarà pagata solo al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia. Inoltre il lavoratore non deve aver raggiunto il requisito contributivo minimo previsto per la liquidazione di una autonoma prestazione a carico di nessuna delle gestioni. Non è cumulabile la contribuzione accreditata presso le Casse dei libero professionisti.

9. Pensioni/La totalizzazione – È simile al cumulo e il lavoratore può anche aver perfezionato un diritto autonomo in una delle gestioni interessate. In tal caso, anziché applicare le regole del sistema contributivo puro – tipico della totalizzazione – il pro quota di pensione sarà calcolato con le regole vigenti della gestione dove risulta acquisito il diritto. Si totalizza con 40 anni 3 mesi di contributi oppure con 65 anni 3 mesi di età, oltre la finestra mobile.

10. Pensioni/Il riscatto – Consente di valorizzare dei periodi contributivi che altrimenti non sarebbero utili ai fini del diritto e della misura della pensione. Solitamente è un istituto utilizzato per coprire il periodo di studio e l’onere è determinato in funzione dell’età del lavoratore, dell’anzianità contributiva e della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto. L’onere può essere dilazionato fino a 120 rate.

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Finalmente!  Ho capito che la pensione la daranno anche a me!  Anche se, con gli ”allineamenti” dal 2016 in poi … vigliacco se sono riuscita a capire ”quando” !

Alla prossima

 

Elena

 

 

Tratto da: Sole24ore

IN NOME DEL PAPA RE

… E’ finita perché arrivano gli italiani …  No ! Arrivano gli italiani perché finita!  

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Ieri pomeriggio, assieme a Leonor, Barthè, Janine, Yvette, Jaqueline e Josiane, studenti della sezione italiana della Sasel,  siamo andati al Vox di Frejus a vedere ”In Nome del Papa Re”.

La proiezione fa parte del ciclo ”film in lingua italiana” del Club Italianiste de Provence (C.I.P.),  che ringraziamo per le sempre felici scelte.

E’ un film italiano del 1977 diretto da Luigi Magni. Un film storico e drammatico che si basa su un fatto reale, e che trae spunto dal romanzo: ”I segreti dei processi Monti e Tognetti” scritto da Gaetano Sanvittore.

Il film è il secondo di una trilogia iniziata con: ”Nell’anno del Signore (del 1969)  e conclusasi poi con il film:  ”In nome del popolo sovrano (del 1990) .

Tutti e tre mettono in evidenza il rapporto che l’aristocrazia romana aveva con il potere temporale del Papa, durante gli sconvolgimenti nel Risorgimento Italiano. Il Papato, in cambio della fede cattolica cristiana e del riconoscimento del papa come Re assoluto,  assicurava loro benefici e privilegi.  La nascita dell’Italia, o un qualsiasi altro cambiamento,  avrebbe sconvolto la loro placida e ”agiata” esistenza.

La trama:

Nell’ottobre del 1867,  la  Roma pontificia guidata da Pio IX , viene sconvolta da un attentato dinamitardo compiuto nelle fogne della caserma Serristori. Nell’attentato perdono la vita ventitré zuavi pontifici. I mercenari di provenienza francese, belga e olandese, che combattevano al servizio del pontefice.

La contessa Flaminia, madre biologica del rivoluzionario Cesare Costa, affidato per motivi di ”decenza’, alla povera famiglia Monti affinché lo crescesse, scopre che Cesare è tra gli arrestati.

Cesare è infatti accusato, insieme al fratellastro Giuseppe Monti e all’amico Gaetano Tognetti, di aver compiuto l’attentato.

La contessa si rivolge al giudice della Sacra Consulta Mons. Colombo da Priverno (interpretato da Nino Manfredi) affinché l’aiuti a salvare la vita di Cesare. Per vincere la resistenza del Monsignore gli confessa che è proprio lui il padre dell’arrestato, nato da una loro ”fugace” relazione nel 1849.

Il prelato, sconvolto da questa rivelazione,  riuscirà a liberare Cesare nascondendolo nella cantina della propria casa. Lo libererà grazie alla corruzione e all’abuso di potere … promettendo cioè di perorare la nomina a Vescovo del prelato che controlla le carceri. Quest’ultimo con un ”mellifluo” una ”mano lava l’altra” … gli promette di lasciar liberare il ragazzo.

Monsignor Colombo non riuscirà però a far nulla a favore degli altri due arrestati. Celebre l’arringa da lui tenuta con l’obiettivo di chiedere un gesto di clemenza da parte del Tribunale, nei confronti dei giovani Gaetano Tognetti e Giuseppe Monti. Il suo impegno oratorio non riuscirà a scalfire la mentalità ottusa degli altri componenti del Tribunale. Sconfitto non parteciperà alla votazione, mentre gli altri 11 giudici del tribunale ecclesiastico, voteranno per la condanna a morte dei due giovani.

Per questa arringa verrà pesantemente redarguito sia dal pontefice che dal potentissimo padre generale dei gesuiti – chiamato anche il ”papa nero”, tanta  era la sua influenza.

Il giovane Cesare alla fine non avrà salva la vita perché verrà comunque ucciso in un agguato teso dal marito della contessa che lo credeva il suo amante.

Monsignor Colombo romperà definitivamente i contatti con il generale della Compagnia di Gesù – il ”papa nero” –  rifiutandogli la Santa Comunione durante la Messa.

Il film mette bene in evidenza il declino del potere temporale e delle sue leggi nella Roma papalina. In seguito alla rivoluzionaria arringa di monsignor Colombo, uno degli anziani vescovi, che, ignorando il discorso,  si era addirittura addormentato al tavolo del tribunale, deve venir risvegliato dal sonno, per il tempo necessario a dire ”si’.  Senza nemmeno aver fatto lo sforzo di provar a pensare.

Il decadente e corrotto potere del Papa terminerà tre anni dopo, il 20 Settembre del 1870 con la presa di Roma attraverso la ”Breccia di Porta Pia”.

Nonostante il periodo cupo e travagliato che caratterizza storicamente i cambiamenti epocali, il film riesce ad essere in qualche maniera ”leggero” e divertente, grazie all’interpretazione di un grande Nino Manfredi, che, assieme al ”perpetuo” Serafino (Carlo Bagni) gioca sapientemente con l’umorismo disincantato e solare tipico dei romani.

Alla prossima

 

Elena

 

COME FINIRA’ L’ESSERE UMANO?

 Per la serie: ”Allegria … allegria” …  Le informazioni che seguono le ho trovate sul Sole 24 ore.

All’epoca della Guerra Fredda (1948-89) non c’erano dubbi: il mondo sarebbe finito con l’Olocausto nucleare. Ma nel 2015 sono comparse anche altre sinistre minacce, dalla ribellione delle macchine alla catastrofe climatica. Ecco i risultati della ricerca del Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford e della Global Challenges Foundation …

Ribellione dell’intelligenza artificiale

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Quella dell’intelligenza artificiale è la minaccia all’umanità più discussa attualmente. Ma nessuno sa se gli scenari fantascientifici tratteggiati in “Terminator” o “Matrix” hanno la possibilità concreta di diventare realtà. Non è facile oggi capire se le macchine conquisteranno il mondo spazzando via l’umanità: perciò gli studiosi britannici assegnano a questo scenario un ampio range di possibilità. Probabilità che si verifichi: da 0 al 10%.

Global warming

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Il collasso della civiltà potrebbe arrivare anche da un catastrofico global warming, con l’aumento di più di 6 gradi centigradi dovuto al rilascio di metano dal permafrost dell’Artico. La morte di milioni di persone per le carestie e le violente guerre che ne deriverebbero potrebbe portare all’estinzione dell’umanità. Probabilità che si verifichi: 0,01%.

Virus letale sintetico 

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I ricercatori inglesi la considerano più probabile di una catastrofe nucleare. E’ la possibilità che venga diffuso, accidentalmente o come atto di guerra, un agente patogeno creato dall’ingegneria genetica. Un virus “sintetico” e potentissimo, insomma, che prenda di mira l’uomo o una parte cruciale dell’ecosistema in cui vive. L’impatto, spiega la ricerca, rischia di essere molto peggiore di un’eventuale pandemia di origine naturale. Probabilità che si verifichi: 0,01%.

Nanotecnologie attaccano l’uomo

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Non è fantascienza secondo lo studio britannico: le stesse nanomacchine (o macchine molecolari) che oggi creano nuovi materiali con proprietà straordinarie potrebbero “inventare” armi spaventose, trovando anche il modo di autoassemblarsi replicandosi all’infinito. Probabilità che si verifichi: 0,01%.

Guerra nucleare

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La minaccia di un’ecatombe atomica si è ridotta dopo la fine della Guerra Fredda, ma con la proliferazione nucleare c’è ancora il rischio di un conflitto che provochi un “inverno nucleare”: le particelle di materia carbonizzata, le polveri radioattive e qualsiasi altra sostanza in grado di alzarsi nell’aria andrebbero infatti a costituire uno scudo impermeabile ai raggi solari che farebbe precipitare le temperature nell’atmosfera, sconvolgendo l’equilibrio climatico e portando all’estinzione dell’umanità. Tutto questo indipendentemente dalle stragi causate dalle esplosioni delle bombe. Probabilità che si verifichi: 0,005%.

Impatto mega asteroide

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Secondo le statistiche la possibilità che un asteroide di almeno 5 chilometri di diametro, in grado di distruggere la civiltà, matura in media ogni 20 milioni di anni. In media. E’ però vero che la tecnologia aiuta a prevedere una catastrofe di questo tipo, dando la possibilità all’uomo di riuscire a deviare la traiettoria del mega asteroide con missili lanciati dallo spazio. Probabilità che si verifichi: 0,00013%.

Pandemia globale

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Non è impossibile la fine dell’umanità per un virus letale che combini l’incurabilità di Ebola, un alto tasso di mortalità e di infettività e un lungo periodo di incubazione (come nel caso dell’Aids). Se il virus si diffonde prima che l’umanità si accorga del pericolo, il sistema sanitario internazionale dovrà darsi da fare in fretta. Altrimenti si rischia l’estinzione della razza umana. Probabilità che si verifichi: 0,0001%.

Eruzione del super vulcano

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Anche qui non sarebbe il vulcano in sé a distruggere la civiltà, ma il cosiddetto “inverno vulcanico”, ossia la massa di polveri e detriti che oscurerebbe per lungo tempo il sole sconvolgendo l’ecosistema. Un po’ come nel caso dell’ ”inverno nucleare” o degli effetti dell’impatto di un mega asteroide. E con la tecnologia di oggi, avvertono gli studiosi inglesi, c’è poco da fare per scongiurare gli effetti devastanti di un supervulcano. Probabilità che si verifichi: 0,00003%.

Che dire? Di sicuro materiale a profusione per scrittori e registi di fantascienza.

Alla fin dei conti le probabilità non sono poi tantissime … quindi non agitiamoci prima del tempo. Inoltre si sa che  l’uomo è pieno di ”inventiva”, son quasi sicura che in qualche modo ce la caveremo. La specie non si estinguerà tanto facilmente, siamo peggio degli scarafaggi!

Alla prossima

 

Elena

Vittorio Bachelet

Oggi è l’anniversario dell’assassinio di Vittorio Bachelet che il 12 febbraio del  1980 venne ucciso sulla scalinata della facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza, a Roma dove aveva appena finito di tenere una lezione di diritto.

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Ad ucciderlo le Brigate Rosse, e più precisamente Anna Laura Braghetti e Bruno Seghetti. I due materialmente esplosero i 7 proiettili calibro 32, colpendo Bachelet mentre conversava con Rosy Bindi, all’epoca sua assistente.

Il perdono ai funerali Spetta ad uno dei due figli, il 25enne Giovanni : “Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri”.

 

Non dimentichiamo …

 

Alla prossima

 

Elena

DIALOGARE CON L’ISIS ?

Chi sono costoro … e che cosa vuole Abu Bakr al-Baghdadi? La guida di questo gruppo armato che terrorizza il mondo?

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Abu Bakr al-Baghdadi 

ISIS = Stato Islamico dell’Iraq e della Siria – un califfato islamico nei territori controllati tra Siria e Iraq, il loro leader Abu Bakr al-Baghdadi, “il califfo dei musulmani”.

Il Califfato si estende da Aleppo, nel nord della Siria, alla regione di Diyala, nell’est dell’Iraq, e occupa un territorio di circa 35mila chilometri quadrati e oltre 6 milioni di persone vivono sotto il suo controllo.

In un audio diffuso su internet dai jihadisti ,  il portavoce al-Adnani invita tutti i musulmani a respingere la democrazia, la laicità, il nazionalismo e le altre lordure dell’Occidente: “Tornate alla vostra religione”.

Più di 80mila combattenti hanno aderito alla causa o sono stati costretti a diventare parte dello Stato Islamico. Sono cifre impressionanti …

Le giovani reclute dello Stato Islamico erano ragazzi in cerca di lavoro,  molti parlano inglese, francese, tedesco, spagnolo … sono partiti infatti da città come Londra, Bruxelles, Parigi,  Berlino, dalla Spagna,  posseggono passaporti europei e sono attratti dalla propaganda Jjadista che su Internet fa proseliti a tutto spiano. In Siria e in Iraq circa 3mila europei combattono per lo Stato Islamico!

Cosa rappresenta la bandiera dello Stato Islamico? Una bandiera nera, un simbolo con una scritta bianca. Tra l’altro la si può comprare su e-Bay per circa 20 dollari. Tra le iscrizioni non ci sono messaggi di odio. Campeggia la frase:  There is no god but God, Muhammad is the messenger of God ! 

 

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Lo Stato Islamico NON riconosce la comunità internazionale, non ha bisogno di costruire uno Stato per legittimarsi nella comunità internazionale, tanto meno la sua emanazione mediorientale, che è esattamente ciò contro cui si batte. Non è Hamas, è Al Qaeda … una specie di Al Qaeda II , trasformata in Stato Islamico. In questo modo riscopre una nuova identità e la capacità di combattimento sul terreno, che ha avuto in Afghanistan e che non ha avuto in Iraq negli anni peggiori della guerra – 2006/2008. Con la differenza, però, che sia in Afghanistan sia in Iraq Al Qaeda era ospite di qualcun altro, oggi sono autonomi!

L’organizzazione territoriale serve a manifestare la plausibilità del progetto del califfato, serve a rievocare quello che diceva Al Zarqawi: Damasco e Baghdad sono le due capitali storiche dei grandi califfati arabi.

Il Califfato adotta la legge della Sharia, cioè la religione controlla totalmente la vita dei cittadini … e autorizza a frustare … lapidare … mutilare … sgozzare … bruciare vive le persone.

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Il pilota giordano bruciato vivo … 

Il cosiddetto stato Islamico guadagna circa 3 milioni di dollari al giorno grazie al petrolio, guadagna anche grazie al riciclaggio di denaro, alla vendita di tesori archeologici … e non dimentichiamo tutti i denari requisiti nella banche man mano che occupavano i territori. Senza parlare poi del ”foraggiamento” che probabilmente riceve dalle ”elite sunnite” del Golfo.

Insomma le rivoluzioni arabe avevano messo da parte Al Qaeda,  ma lo stesso fallimento delle rivoluzioni arabe l’ha riportata in auge, in una versione più moderna e più feroce, che comunica con noi anche a mezzo Internet.

Teniamo ben presente che Il terrorismo arabo e mediorientale non sono la stessa cosa.

l’ISIS non è  un movimento di liberazione nazionale, è semplicemente composto da fanatici e feroci assassini.

Non c’è assolutamente possibilità di dialogare con persone che vivono nell’arretratezza medioevale! Costoro sono fermi all’Inquisizione …

 

Alla prossima

 

Elena

 

 

Sergio Mattarella – XII Presidente della Repubblica Italiana

Discorso di Insediamento del Presidente della Repubblica Mattarella – il testo integrale 3 febbraio 2015 ore 11,44.mattarella-presidente-repubblica

«Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Parlamentari e Delegati regionali, Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate. Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli. Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto. Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari. A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani. Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso.

Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a tutte le magistrature. Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato.

La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno. Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini. Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana. L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi.

Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali. Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo. Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa.

E’ indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo. Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo – cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro – ha opportunamente perseguito questa strategia. Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza.

L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte. Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente. Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito. Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali. Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni. Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana. Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza.

Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero. Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese. La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica. La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti.

Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento. La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti. I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare. A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare.

L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese. Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità. Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee.

La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi. E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico. Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.

Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. E’ una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere – e sarà – imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo. Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva. Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci. L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».

E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata. Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.

Altri rischi minacciano la nostra convivenza. Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti. Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi. Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano. La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa. Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza. Per minacce globali servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali. I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale. La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse. Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione. La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura. Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989. Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio.

L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia. E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale. L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo. A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, ¬ deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi. Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere. Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria. Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo. Di tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro case.

Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati, Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi. Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto. Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace. Viva la Repubblica, viva l’Italia!»