Archivi del mese: maggio 2021

L’uomo, il migratore per eccellenza …

L’uomo è un migrante per eccellenza, va dove pensa di poter vivere meglio, e lo fa dalla notte dei tempi, da quando faceva il cacciatore raccoglitore ed inseguiva le prede che cacciava per nutrirsi.
Oggi le differenze nel mondo sono talmente enormi che per alcuni di loro il cosiddetto ‘’occidente evoluto’’ è la ‘’manna’’, quindi ecco che tentano il tutto per tutto per poter vivere in maniera decedente. Per alcuni di loro, il fatto di avere un tetto, anche misero, sulla testa e l’acqua corrente è da nababbi. E’ assolutamente normale e prevedibile questo comportamento.
Ma, come non si riesce a trovare una ‘’quadra’’ tra israeliani e palestinesi, non si riesce nemmeno a risolvere il problema dell’immigrazione.
Il sentir comune, di noi cittadini europei, nei loro confronti è: ‘’Che stiano a casa loro, che risolvano i loro problemi, cosa vengono a fare qui’’? E via di seguito.

L'esercito è pronto a rimandarll indietro nel ''nulla''.

L’esercito è pronto a rimandarll indietro nel ”nulla”.

Noi giriamo la testa dall’altra parte anche quando, quei pochi che riescono ad arrivare nelle nostre città sono costretti a chiedere l’elemosina per strada e, se gli dai 50 centesimi, ti sorridono e ti benedicono.
Queste persone non possono nemmeno lavorare, perché non hanno documenti, infatti la tanto condannata Bossi Fini, vituperata da tutti, non è stata ancora annullata, nemmeno dai recenti governi, che pure tanto l’avevano boicottata, a parole, ‘’prima’’.
Eppure questa povera gente farebbe volentieri il lavapiatti in un ristorante, se solo potessero farlo, ma noi preferiamo a girare la testa dall’altra parte e a lasciarli preda della malavita organizzata, per poi poter dire: ‘’vedi? Sono tutti spacciatori delinquenti’’.

Che tristezza …

Alla prossima

Elena

CORNOLETAME – ovvero l’agricoltura biodinamica.

Stamattina leggevo questo articolo e mi piacerebbe conoscere le vostre impressioni in proposito.
Il titolo è: ‘’Cornoletame’’
Ieri in Senato è stata approvata l’equiparazione fra l’agricoltura biologica e quella biodinamica. Sono questioni di cui so meno di poco. In particolare pensavo che l’agricoltura biodinamica fosse una variante fondamentalista di quella biologica, ma un amico mi ha letteralmente ordinato di leggere l’intervento – disperato e spettacolare – tenuto dalla scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo. Ho scoperto un mondo: I disciplinati internazionali di agricoltura biodinamica prevedono una forma di concimazione secondo il riempimento con letame di un corno di vacca primipara, quindi sotterrato in autunno e disotterrato a Pasqua, infine miscelato e dinamizzato con acqua piovana o di pozzo; il gran beneficio deriva dalla capacità del corno di vacca, sicché la vacca è in vita, di catturare i raggi cosmici che si irradieranno poi nei campi per un raccolto galattico.

Corna di vacca tagliate ...

Corna di vacca tagliate …

La senatrice ha illustrato anche la dottrina della vescica di cervo imbottita di fiori di achillea, ma non mi fidavo più.
Sono andato a prendermi i disciplinari e li ho studiati. Aveva ragione lei. Sono il testo sacro della buona e sana agricoltura in collaborazione con le forze dell’universo, i vasi di terracotta, i crani ricolmi di corteccia di quercia e, se ho capito bene, basata sulle teorie della reincarnazione.
Intendiamoci, liberi tutti di produrre o pretendere cibo in armonia con Alfa Centauri, ma l’esito della legge è che la vescicadi cervo si potrà finanziare con i contributi dello Stato: nonostante la strenua opposizione di Elena Cattaneo, il Senato ha detto sì alla vacca spaziale. Ma in fondo che ci importa? Tanto abbiamo il Recovery.
Mattia Feltri
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Onestamente? Non so più che cosa pensare. Il bello è che costoro parlano di ‘’buon senso’’? Ma … quale esattamente? Mah! La cosa che mi inquieta è che siamo nelle loro mani. 🙁

Alla prossima

Elena Saita

TAV … ma non abbiamo ancora finito?

Giorni fa ho letto su fb, da qualche parte, un post che mi ha lasciata perplessa. Il post diceva: ‘’Ridicolo pensare ad una grande opera come la/il TAV che, bene che vada, sarà pronto nel 2030’’?
Ma per quale motivo consideriamo il 2030 lontano nel tempo?
Mio nipote, che è nato nel 2014, nel 2030 avrà 16 anni. Quindi? Vi sembra poi un futuro lontanissimo? Non direi.
Ma poi, dobbiamo affrancarci si o no dai combustibili fossili? E allora?
Per quale motivo privilegiare ruote o aereo per spostare noi stessi oppure delle merci? La globalizzazione che ci piaccia o no continuerà. Saremo sempre di più connessi, specialmente in Europa. Voglio credere che il futuro siano gli Stati Uniti d’Europa e che i miei nipoti viaggeranno per l’Europa come se fossero in un unico Paese.
Tornando all’inquinamento, tutti ci rendiamo conto che gli aerei inquinano e che quindi saremo tutti costretti, in futuro, a viaggiare su treni elettrici. Quindi perché ostinarsi a boicottare il/la Tav?
Eppure tutti, se ci pensiamo un attimo, ci rendiamo conto che andare da Torino a Parigi, per esempio, in aereo, si inquinerebbe molto ma molto di più che non in treno. Senza contare che, da centro città a centro città, è senza dubbio preferibile e più comodo il treno piuttosto che l’aereo, il quale richiede un ulteriore spostamento da casa all’aeroporto, ore prima tra l’altro.
Non capisco questo insistere nel boicottare ideologicamente una tratta che aiuterebbe a collegare il Piemonte e la Liguria al resto dell’Europa. Quando abbandoneremo questi regionalismi e localismi del passato? Siamo sicuri che il ‘’sentimento’’ di pancia sia quello a cui affidarci per costruire un futuro diverso? Che senso hanno manifesti No Tav con su scritto: ”Non ci ruberete il futuro”? Forse chi vuole costruirla questa linea pensa proprio a salvaguardarlo il futuro dei giovani e non viceversa!

Scontri tra No Tav e forze dell'ordine.

Scontri tra No Tav e forze dell’ordine.

E non controbattete per favore, parlando delle ”madamine” che sono a favore del Tav, sareste patetici, non ci sono solo le ”madamine” ad esser favorevoli, ma anche un consistente numero di persone con un cervello in proprio.

Mah …

Alla prossima

Elena

Mafia e Stato – ”Faccia da Mostro” e la ”Guerrigliera” …

La “guerrigliera” che accompagnava agli incontri, con uomini della ’ndrangheta, l’ex poliziotto Giovanni Aiello, meglio conosciuto come “Faccia da mostro”, è una napoletana che ha fatto parte di Gladio. Seguendo la storia di quest’uomo dal volto sfregiato e dal passato inesplicabile si è arrivati a svelare l’identità di una donna misteriosa che oggi ha 64 anni e si chiama Virginia Gargano.
Il boss calabrese Nino Lo Giudice ha detto ai magistrati che “Faccia da mostro” andava ai suoi incontri a bordo di un fuoristrada: «E veniva sempre con una donna, una sua… lui diceva che era una sua amica, ma comunque faceva parte pure dei servizi segreti e la chiamava Antonella […]. Antonella parlava che era un’azionista, era una guerrigliera, che avevano fatto addestramento in Sardegna ad Alghero, nei pressi di Alghero, che era dei servizi segreti». Sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, la procura antimafia di Catania ha avviato un’indagine su di lei, nell’ambito della stessa inchiesta per concorso esterno alla mafia che ha visto indagato Giovanni Aiello. La donna è stata intercettata dai carabinieri fra il 2013 e il 2014. La sua foto era stata inserita dagli investigatori in un fascicolo nell’ambito di un’attività di analisi compiuta dal Servizio centrale antiterrorismo della polizia di Stato e mostrata ai collaboratori di giustizia. E così è emerso, incrociando i dati, che Virginia Gargano rientrava in un elenco di probabili elementi appartenenti alla struttura Stay Behind. In poche parole, Gladio.

Libro di Lirio Abbate assolutamente da leggere.

Libro di Lirio Abbate assolutamente da leggere.

Una delle poche donne a far parte della struttura di gladiatori. Finora il suo ruolo è rimasto segreto. La sua identità coperta. Una vita parallela ancora tutta da scoprire, come quella di “Faccia da mostro”, la cui storia è intrecciata con delitti e stragi che hanno modificato il percorso politico e sociale del nostro Paese. Ci sono voluti quasi trent’anni per arrivare a scoprire la sua identità. E scavando nel suo passato emerge come gli inquirenti della Procura nazionale antimafia abbiano dovuto lottare contro «le cose indicibili» che hanno protetto quest’uomo che ha fatto da cerniera fra Cosa nostra, ’ndrangheta e ambienti istituzionali deviati. La stessa cosa vale per le donne. È bene usare il plurale. Perché in più casi le indagini accertano il coinvolgimento di figure femminili nei delitti e nelle stragi, da quella di Capaci (tracce di Dna femminile sono state rilevate su reperti trovati vicino al cratere dell’autostrada) alle bombe di Roma, Milano e Firenze.

Virginia Gargano è bionda, fisico statuario, viso allungato, labbra sottili. L’accento napoletano. Affiliata a Gladio. Ufficialmente disoccupata, possiede un paio di immobili nei quartieri spagnoli a Napoli, che ha dato in affitto e da cui ricava reddito. Ha vissuto a Caserta per trasferirsi a Reggio Calabria. Nel capoluogo calabrese è stata legata ad un uomo che nel 2018 è stato coinvolto in un’inchiesta su ’ndrangheta, riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Lui è il cognato di un imprenditore reggino ritenuto collegato al clan Tegano. Nell’estate del 2013 i carabinieri registrano una conversazione tra la coppia, da cui traspare il carattere forte e deciso di Gargano. Una donna determinata. Una madre di famiglia devota ai figli, ma con un passato ingombrante come quello dell’appartenenza a Gladio, e quindi del suo reclutamento nell’organizzazione, che la cerchia delle nuove amicizie create nella città in cui si è trasferita probabilmente non conosce. Apparentemente si mostra come una casalinga, ma di fatto è un personaggio misterioso e carico di sorprese. Come, del resto, il suo ex marito. Nel 1981 si era sposata con un ex campione di nuoto, nonché ex gladiatore, anche lui della lista di Stay Behind e nipote – a suo dire – dell’ex capo della polizia Vincenzo Parisi.

Gli investigatori catanesi hanno cercato le connessioni fra Virginia Gargano e Giovanni Aiello e a parte le dichiarazioni di ex mafiosi, non sembrano esserci stati fra il 2013 e il 2014 punti di contatto fra i due. Su questa “guerriera” è puntata adesso l’attenzione degli investigatori fiorentini che continuano ad indagare sulle stragi del 1993.

La vicenda di questa donna scorre parallelamente a quella di “Faccia da mostro”: un uomo sfigurato, il volto deturpato dalla cicatrice, il look sdrucito, mai appariscente, l’aria un po’ dimessa, trasandata e disincantata di chi sa che vita e morte alla fine sono solo un grosso gioco. Uno stile alla Charles Bronson, protagonista de “Il giustiziere della notte”. Per trent’anni “Faccia da mostro” è sempre stato un passo avanti agli altri, sospettoso e sfuggente. Molti ne parlano, ma nessuno lo afferra. Si è lasciato dietro una scia di sangue: dal 1985 al 1989 è associato all’omicidio dei poliziotti Ninni Cassarà e Roberto Antiochia; quello dell’undicenne Claudio Domino; dell’agente Natale Mondo; del fallito attentato a Giovanni Falcone all’Addaura; dell’agguato all’agente Nino Agostino e a sua moglie Ida Castelluccio. E nel nuovo millennio ai collegamenti con uomini della ’ndrangheta. Fatti scioccanti che hanno segnato la Storia d’Italia. Ad accomunare questi delitti non c’è solo l’uomo dal volto sfregiato, c’è pure una lingua di asfalto crepato stretta tra le case del quartiere dell’Acquasanta, ai piedi di Monte Pellegrino e il mare del golfo di Palermo: è vicolo Pipitone. È il regno dei boss Galatolo e Madonia dove i mafiosi, anche quelli latitanti, si riunivano per i loro summit, dove uccidevano i loro nemici o traditori, da dove sono partiti i gruppi di fuoco, compresi quelli che hanno colpito il prefetto Dalla Chiesa, il giudice Chinnici, il commissario Cassarà e quelli che hanno piazzato la bomba all’Addaura davanti alla casa di Falcone e dove si incontravano uomini delle forze dell’ordine corrotti con i Galatolo e i Madonia. Una terra di mezzo.

I collaboratori di giustizia sostengono che “Faccia da mostro” era di casa in vicolo Pipitone. Ma può essere solo e soltanto “associato” a queste tragedie perché a noi è giunta appena l’eco della sua presenza, qualche riscontro nei verbali della polizia e negli interrogatori dei pentiti. Fugaci apparizioni, avvistamenti, tracce del suo passaggio. Ci sono però mafiosi e testimoni che collocano l’uomo dal volto sfregiato in ognuno di questi delitti. E così dopo tre decenni il suo nome salta fuori: Giovanni Aiello Pantaleone, classe 1946. Arruolato in polizia quando aveva diciotto anni, congedato il 12 maggio 1977, a 31 anni, perché dichiarato non idoneo al servizio militare, per gli esiti di una ferita da arma da fuoco alla mandibola destra, sfociati in “turbe nevrotiche post-traumatiche”. Sposato e separato con un’ex giudice di pace. Ha simpatie politiche di estrema destra; è amico del terrorista Pierluigi Concutelli, di cui condivide l’ideologia. E il suo tenore di vita è stato al di sopra delle proprie possibilità economiche, rispetto alla pensione che percepiva.

Faccia da Mostro - trovato morto nel 2017 su una piaggia di Catanzaro.

Faccia da Mostro – trovato morto nel 2017 su una piaggia di Catanzaro.


Negli anni Ottanta, almeno in Cosa nostra, lo cercavano tutti. Negli anni Novanta scompare e non lo cerca più nessuno. Negli anni Duemila si fa fatica a riannodare i fili dei decenni precedenti. Verrebbe da dire che è stato aiutato in passato da chi ha condotto male le indagini o da chi le ha volute condurre in malo modo, depistando.

Per tutti gli anni Novanta, praticamente di lui non si hanno più notizie. È come se il suo compito fosse concluso, come se fosse stato messo “a riposo”. E così è scomparso dai radar, vive solo nei ricordi di chi ha sofferto per causa sua. Vive di sicuro nel cuore e nei pensieri di Vincenzo Agostino, l’uomo dalla lunga barba bianca, il padre di Nino, assassinato perché aveva scoperto il collegamento tra “Faccia da mostro”, il poliziotto Bruno Contrada e i mafiosi Nino Madonia e Gaetano Scotto. Indagando sull’omicidio del poliziotto, il magistrato della Procura nazionale antimafia Gianfranco Donadio arriva a scoprire l’identità dello “sfregiato”. Per il resto l’Italia l’ha ormai dimenticato. Sembra un relitto del passato. Una scoria radioattiva di un’altra era. Nessuno lo cerca più. Non tutti danno credito all’esistenza stessa di questo uomo misterioso. E invece è proprio allora che lo trovano. «Aiello non sarebbe stato mai individuato come quel personaggio estremamente pericoloso appartenente ai servizi segreti [capace] di rapporti criminali con le organizzazioni mafiose, come poi sarà descritto da alcuni collaboratori, se avesse avuto un aspetto fisico direi ordinario, più comune ed anonimo, invece le sue sembianze non sono proprio ordinarie, potremmo dire così, in quanto sia per la struttura del viso, tutt’altro che aggraziata potremmo dire, sia per una cicatrice su una guancia, una evidente deformazione della pelle, la sua immagine si presta ad essere notata e ricordata, ed è un’immagine che poi è associata a quanto si dice sul suo conto, la sua pericolosità, finisce per essere descritta in termini piuttosto impressionanti, è noto il soprannome Faccia di Mostro», dicono i pm Umberto De Giglio e Domenico Gozzo nella requisitoria per l’omicidio di Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio che ha portato nelle scorse settimane alla condanna all’ergastolo di Nino Madonia.

Il 21 agosto 2017 il misterioso ex poliziotto muore sulla spiaggia di Montauro in provincia di Catanzaro. Il suo decesso viene attribuito a cause naturali.
La morte si è portata via Giovanni Aiello prima che lo Stato potesse chiarire al di là di ogni dubbio le sue eventuali responsabilità e il suo coinvolgimento in molti, troppi fatti di sangue. Ma non è mai troppo tardi per cercare la verità. Molti dei protagonisti di questa lunga storia possono ancora parlare. E molti personaggi che sono rimasti nell’ombra possono essere adesso illuminati. Chi è stato “coperto” venga adesso svelato.
Lirio Abbate – 3 maggio 2021
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Interessante non trovate?

Alla prossima Elena