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Colle del Tenda allagato! Ottobre 2020

Nooooo!
Ma avete visto in che stato è il tunnel del Tenda? E la strada? Quella è la strada che regolarmente facciamo per andare a Torino da St. Aygulf.

Strada crollata e non in sicurezza.

Strada crollata e non in sicurezza.

E che caspita! E’ dal 2009 che cincischiano attorno al ‘’raddoppio’’ di ‘sto tunnel!
Nel 2017 la Magistratura ha fermato tutto, lo ha fatto per indagare e capire come mai sparisse il materiale! C’è ancora in corso un processo a Cuneo che vede 16 imputati, impegnati nel vecchio cantiere, con le accuse a vario titolo di furto aggravato, frode in pubbliche forniture, falsità ideologica. Così tanto per gradire.
L’ANAS, che appalta ‘sti lavori, durante i tre anni di sospensione ha mandato a stendere la Fincosit di Roma, a cui erano stati affidati i lavori e dove c’erano ladri, e ha fatto subentrare il consorzio Edilmaco di Torino che era arrivato secondo alla gara internazionale bandita nel 2009!
Morale? I lavori erano finalmente ripresi a giugno e mò è crollata la strada e la vecchia galleria si è allagata!
Ma possibile mai che non si riesca a fare niente nei tempi stabiliti? E non è colpa della Magistratura che ‘’ferma tutto’’! La Magistratura ‘’ferma’’ tutto perché rubano!
E’ il solito discorso: ‘’piatto ricco mi ci ficco’’! Quando ci sono dei quattrini in ballo c’è sempre qualcuno che, invece di usarli per la collettività, il che creerebbe quattrini e lavoro per tutti, preferisce metterseli in tasca per i fatti suoi! Figuriamoci adesso con i soldi messi a disposizione dall’Europa! Mi vengono i brividi a pensarci! Non solo non abbiamo ‘’piani organici e con tempistiche ragionevoli di realizzazione’’ ma solo una ‘’macedonia di interventi’’ non ben chiariti, ma abbiamo anche gente che ruba!
E qui la politica c’entra poco, parliamo di noi ‘’popolo’’! Il famoso ‘’popolo’’ di cui i politici attuali sono, nel bene e nel male, la massima espressione!

Morale noi siamo senza strada … e dobbiamo per forza di cose andare fino a Savona!

Ecco il video della situazione attuale:

https://www.youtube.com/watch?v=gJ5MfgzElbI

Qualche notizia relativa al Tenda.

Li vedete quelli sulla foto a sinistra? Secondo voi rubavano? Secondo me no! E sapete perché? Perchè la fatica crea rispetto! Oggi non si fatica abbastanza, tutto sembra facile … anche rubare!

Li vedete quelli sulla foto a sinistra? Secondo voi rubavano? Secondo me no! E sapete perché? Perchè la fatica crea rispetto! Oggi non si fatica abbastanza, tutto sembra facile … anche rubare!

Il traforo stradale del Colle di Tenda è un tunnel situato sotto il Colle di Tenda. La strada che lo percorre è la strada statale 20 che fa parte del percorso della strada europea 74.
All’epoca della sua inaugurazione, avvenuta nel 1882, era il tunnel stradale più lungo mai costruito, con una ragguardevole lunghezza, per l’epoca, di 3.182 metri.
E’ l’unico traforo stradale che collega Italia Francia, gli altri tunnel: Frejus, Monte Bianco e Ventimiglia, sono ‘’valichi autostradali’’, per questo motivo il Tenda è molto utilizzato perché è gratuito e percorribile tutto l’anno, visto che l’altezza non troppo elevata a cui si trovano le due imboccature non ne obbliga la chiusura invernale. Sul versante italiano il dislivello è di 1.321 m s.l.m.

Fosse solo il CoVid19 il problema …

Sabato 30 maggio. Oggi siamo andati assieme a far la spesa.
Voi direte: ‘’E allora? Dov’è ‘sta novità’’?
La novità sta nel fatto che mio marito, Antonio, dopo l’attacco acuto e dolorosissimo di tendinite, finalmente deambula!
E’ da martedì che prende anti dolorifici ed anti infiammatori, che sta a riposo con il ghiaccio sul ginocchio e finalmente oggi mi ha proposto di uscire assieme a far la spesa! Che cosa romantica eh?
Siamo saliti in auto, lui alla guida, perché io, dopo la frattura al polso, tra viti, chiodi e tutore non posso gestire il volante, lui per fortuna invece riesce a guidare anche perché, per schiacciare acceleratore e freno, non deve esercitare troppa pressione.
Morale, arriviamo al ”Gran Frais”, dove Antonio compra frutta e verdura.
Dico Antonio perché per la sottoscritta un supermercato vale l’altro, ma per lui no! Per carità. Frutta e verdura solo al ”Grand Frais”! Manie maschili …
Io trovo questo supermercato, scomodo e inutile , in quanto ci sono solo ‘’alimentari’’ e quando vado al supermercato ho spesso bisogno anche di ‘’altro’’. Ad esempio: carta igienica, detersivi, prodotti per la pulizia, etc.
Mio marito non ha la minima idea di quel che possa essere un detersivo o un prodotto per fare pulizia. Non sono problemi suoi, cucina a parte, tutto il resto non gli interessa. Infatti l’ultima volta che gli ho chiesto per favore di comprarmi il detersivo per la lavastoviglie è tornato con un bidone di brillantante. No comment!
Comunque, per farla breve, oggi siamo andati a prender frutta e verdura. Scendiamo dall’auto e mentre recupero un carrello, Antonio si dirige, pian piano con le stampelle, all’ingresso del supermercato.
Gli ingressi sono contingentati, ma la fila non è lunga, l’addetto alla sicurezza  consegna i guanti. Rimane un attimo interdetto con Antonio, ma decide da dargli due guanti, Antonio appoggia le stampelle contro il muro e li indossa, a me consegna solo un guanto, tanto ho solo una mano, quindi a che servono due?
Immaginatevi due che vagano per il supermercato in quelle condizioni. Uno con le stampelle e l’altra monca con il braccio appeso al collo.
Tutti strappavano, gentilmente, per noi i sacchetti per metter dentro frutta e verdura, ci facevano spazio e ci lasciavan passare. In effetti facevamo un pò pena. Se ci fossimo fermati all’angolo con la mano tesa, forse ci avrebbero dato anche qualche moneta.
Siamo tornati a casa orgogliosi della nostra ‘’impresa’’.
Il nostro cane, Luke, ci aspettava al cancello un pò spaesato. In questi giorni non lo portiamo a passeggio. Io con un mano sola non posso ed Antonio con le stampelle è ancor peggio di me.
Speriamo ‘sta situazione finisca in fretta, ma non ne sono sicura.
Nel primo pomeriggio, l’infermiera che è venuta a farmi la medicazione, mi ha fatto notare due punti rossi sul polso e mi ha detto: ‘’Non lo muova troppo perché si intravvedono già i chiodi in superficie’’!

Cribbio! Che ansia! Devo stare così fino al 7 di luglio! Brrrr …

Alla prossima

Elena

PER LA SERIE: ‘’LE DISGRAZIE NON VENGONO MAI SOLE’’ …

Che il 2020 fosse un anno di ‘’M’’ lo sapevamo tutti da tempo ma, in questi giorni si sta proprio accanendo!
Dunque mercoledì mi sono rotta il polso, frattura scomposta e, il giorno dell’Ascensione, mi hanno operata mettendomi anelli di ferro che dovranno togliere a luglio.
Mi stavo riprendendo quando martedì, nel pomeriggio inoltrato, mio marito, torna dall’orto zoppicando in modo pietoso.
Un attacco dolorosissimo di tendinite al ginocchio destro.
Il medico ha prescritto riposo assoluto con arti inferiori allungati e, ovviamente, divieto di carico minimo per 5 giorni, antidolorifici, antinfiammatori e ghiaccio sulla parte dolente. Ecco!

Quindi a chi tocca far tutto? Alla sottoscritta! Che ha, tanto per render la cosa più interessante, solo una mano.
Manco riesco a pettinarmi e devo aiutarlo a vestirsi. Figuriamoci che efficienza posso avere. Non riesco nemmeno ad aprire la bottiglia del latte!

La foto non rende una gran che ma i ”colori” sono interessanti … 🙂

Sarà anche vero che la Costa Azzurra è un magnifico posto e chi lo nega, ma cribbio sembra di essere in Florida! Qua vivono e spendono i pensionati di mezza Europa! Tanto per cambiare l’Italia, nonostante i milioni di chilometri di costa nel Mediterraneo che si ritrova, è riuscita a farsi fregare pure questo ‘’introito’’! Ma stendiamo un velo pietoso sull’Italia, altrimenti mi vengono ancora più i nervi!

Tornando alla Costa Azzurra … la realtà è che qui siamo tutti vecchi.
Faccio parte di alcune associazioni ed ogni volta che c’è un Consiglio di Amministrazione o un’Assemblea qualunque, bisogna fare alcuni minuti di silenzio per coloro che se ne sono ‘’andati’’.
I nostri amici, hanno tutti degli acciacchi, chi più chi meno gravi, e quando ci si ritrova gli argomenti sono per una buona percentuale, legati alla ‘’mancanza di salute’’.
Ora … dato che l’essere umano adulto ha, nel suo corredo cerebrale la dote dell’empatia, bambini ed autistici ne sono privi, va da se che esser allegri ed ottimisti, a volte e nonostante il magnifico posto, non sia poi così facile.

Stiamo ‘’decomponendoci’’ piano piano …
Ho un caro amico che dice: ‘’Se vuoi morire in perfetta forma … devi farlo presto’’!
Ecco! Però … dato che noi non abbiamo fretta ci tocca!

Alla prossima

Elena

Il giardinaggio è pericoloso …

Dovrei portare Luke a fare una passeggiata, ma prima voglio ancora togliere questa erbaccia, ormai l’ho quasi completamente sradicata … uno strattone e … alè!

Mi sono ritrovata in volo, i miei occhiali volteggiavano sopra di me mentre cadevo, di schiena, sulla terra indurita dell’orto.
Inconsciamente devo essermi girata per proteggere la schiena, visto che sono il ‘’festival delle ernie discali’’ ed ho il terrore di farne uscire altre.
Quindi, per farla breve, la mia mano sinistra purtroppo chiusa, ha toccato per prima il duro terreno con tutto il mio peso sopra!
Un male folgorante, per un attimo ho visto tutto ‘’nero’’ e ho pensato di svenire.
La mia attenzione però è stata attratta dalla mano sinistra che aveva, nonostante il guanto da giardinaggio che indossavo, una posizione ‘’anormale’’.
Il braccio e la mano non sono in assetto. La mano è spostata a sinistra rispetto al braccio. Ohh … mamma mia che orrore.

Chiamo disperatamente mio marito, attendo un pò, ma non succede niente.
Riprovo a chiamare, niente.
Cerco di respirare profondamente e con metodo per non svenire e intanto ascolto i rumori circostanti e realizzo che Antonio, mio marito, che in pratica non fa mai niente, proprio in quel momento stava tagliando l’erba del prato,  facendo quindi un chiasso incredibile ed ovviamente non sentendo i miei richiami.
Mi alzo dolorante e, reggendomi il polso con la mano destra vado nella direzione del rumore continuando a chiamare. Manco una piega.
Finalmente gli arrivo davanti e cado in ginocchio.
Ringraziando il Signore invece di passarmi addosso o di fianco, mio marito come quasi tutti gli uomini ha una visione a ‘’canna di fucile’’, mi vede per fortuna,  spegne il tosaerba e mi chiede: ‘’Cosa hai combinato’’?
Piangendo dal male gli spiego. Tenendomi, mi accompagna in casa dove mi butto sul divano. Luke viene vicino e mi lecca, alla faccia del CoVid19, per consolarmi.
Antonio mi toglie lo spesso guanto da giardino e, quando vede la situazione, senza parlare inizia a chiudere casa.
Ci mettiamo in auto e partiamo in direzione Ospedale Le Bonnet di Frejus.
Visto la situazione pandemia posso entrare solo io, faccio le pratiche all’accettazione dopo di che mi mettono in sala d’attesa, dove rimango per circa due ore.
Finalmente mi fanno i raggi, come vedono le lastre mi prendono e mi coricano su una lettiga, mi fanno una flebo di morfina e mi ricoverano!
Sempre così a Le Bonnet, non mi prendono mai sul serio. Anche quando mi sono rotta il piede non avevano fatto una piega fino a quando non avevan visto le lastre. Vabbè.
Giovedì mattina, giorno dell’Ascensione, mi sveglio di soprassalto alle 5,15 a causa di urla belluine femminili! Aiuto, soccorso, nooooooo, pietà, noooooooo … soccorso, nooooo.
Resto in silenzio con le orecchie tese, sento altre voci, ma non capisco cosa stiano dicendo.
Immagino stiano facendo le medicazioni, guardo il cellulare e vedo che a quell’ora non è possibile. Dopo un pò la porta di camera mia si apre ed un infermiere, in punta di piedi, entra chiedendomi se va tutto bene, al che gli rispondo che io si sto bene ma che non credo stia bene la persona che è nella camera accanto alla mia.
Mi spiega che è una Signora con dei problemi psicologici, che di notte si gira nel letto talmente tanto da rimanere incastrata tra le sbarre alzate. Dato che è stata operata ad una spalla le manovre per rimetterla in sesto non devono esser piacevoli, ecco il motivo delle urla. Poverina.

Cerco di riposare ancora un pò. Verso le 9,30 mi portano nel blocco operatorio per una pre anestesia.

Ora dovete sapere che io sono una ‘’fifona’’ e che l’idea di farmi affettare da qualcuno non è che mi riempia di gioia. Quindi ecco che inizio, dopo alcuni convenevoli di rito,  a far domande a chirurgo ed anestesista.

Io: ‘’Buongiorno dottore, lei ha visto le mie lastre’’?
D.: ‘’Certo che le ho viste’’!
Io: ‘’E una frattura scomposta e fuori asse come procederete per l’intervento’’?
D: ‘’Non si preoccupi quando aprirò mi renderò conto ed agirò di conseguenza, metterò comunque dei chiodi e delle viti, oppure degli anelli, vedremo …’’
Io: ‘’Quanti interventi al polso fate durante l’anno’’?
D.: ‘’Circa 365! Di solito uno al giorno’’!
Io: ‘’ Ah.., bene! Ma … adesso le mie lastre dove sono’’?
D.:’’ Adesso non le ho qui’’.
Io: ‘’Ma come non le ha? E come fa ad operarmi’’?
D.: ‘’Forza con l’anestesia! Altrimenti non la smette più di parlare’’!
Io: ‘’Ma come fa ad operarmi se non ha le mie last …

E poi più niente.

Mi sono risvegliata più tardi con un’infermiera che mi chiedeva: ‘’Allora? Come va? Tutto bene”?
Devo averle blaterato una risposta perché dopo un pò è tornata sorridendo.
Tornata in camera mi sono vista portare un vassoio con dentro di tutto di più!
Un contenitore con della pasta non ben identificata alla besciamella, una rolatina di pollo farcita con una accompagnamento di crocchette di patate. Formaggio e dolce.
Mamma mia! Alla faccia dell’intervento. Comunque ho mangiato il pollo e anche qualche crocchetta! Lo stomaco non mi crea nessun problema.

Stare in ospedale in tempo di CoVid19 ha dei vantaggi e degli svantaggi.
Il vantaggio è che sei solo in camera. Il che non è male. Gli svantaggi sono che, non vedi nessuno, nessuno può venire a trovarti e non puoi leggere. Nell’ospedale ,sono scomparsi giornali e riviste, in quanto veicoli di contagio.
Arrivando d’urgenza da casa non avevo certo preso un libro, già tanto che avessi in borsa lo spazzolino da denti. Quindi che fare? Cantare!
Ho passato due giorni dormendo, mangiando e cantando.
Il venerdì pomeriggio per fortuna già tornavo a casa.
I primi giorni il polso mi faceva un male terribile, oggi, martedì 26 sono riuscita a scrivere tutto questo, quindi, va molto meglio.
Il 22 mi faranno una visita di controllo, il 29 mi rivedrà l’anestesista e il 7 luglio mi riopereranno nuovamente per togliere i ferri.
Che ‘’OO’’! Mi sa che fino a fine agosto non potrò guidare. Basta giardinaggio! Mio figlio per prendermi in giro mi ha detto che il ‘’giardinaggio’’ è incluso nei corsi di sopravvivenza.

Alla prossima

Elena

Francia – Il voto al tempo del Coronavirus …

In Francia si vota per le amministrative.

Una circolare del Ministro degli Interni è stata inviata ai prefetti contenente istruzioni dettagliate per garantire lo svolgimento delle elezioni amministrative e nel contempo assicurare la salute sia degli elettori che degli addetti al voto.
I luoghi e l’insieme del materiale dovranno essere disinfettati prima e dopo le elezioni.
Un rubinetto deve essere a disposizione per lavarsi le mani, o in mancanza, procurarsi del gel idroalcolico.
Ad ogni tappa del processo di voto: ritiro dei bollettini, postazione voto, urna,  un segno fatto sul pavimento mira a mantenere gli elettori  un metro gli uni dagli altri.
Le postazioni voto saranno rivolte verso il muro al fine di evitare di tirare la tenda.
Si raccomanda di portare la propria penna con inchiostro o blu o nero per scegliere il proprio candidato.

Al di là delle precauzioni adottate per il contagio … qui molti si chiedono se fossero veramente necessarie queste elezioni. In effetti avrebbero, data la situazione, potuto posticiparle. Il problema, secondo me,  è puramente economico come sempre. Partiti e candidati hanno speso un sacco di quattrini per la pubblicità … mò che fanno? Devono ritirare fuori tutti ‘sti quattrini una seconda volta? Ergo …

Alla prossima

Elena

La Strada – Cinema Vox di Frejus

Ieri sera, al Cinema Vox di Frejus, abbiamo assistito, nell’ambito della Rassegna cinematografica del Club Italianiste de Provence, gestito da Jerome Reber, il film realizzato nel 1954 da Federico Fellini: ‘’La Strada’’! 

 Già dalla primissima scena sono rimasta colpita dalla nitidezza delle immagini. Un restauro perfetto! Sembrava un film fatto ai giorni nostri anche se in bianco e nero.

Il film è del 1954,  io sono nata nel 1955, quindi non l’avevo visto all’epoca, o, per meglio dire, magari l’ho visto trasmesso per televisione anni dopo, ma ero troppo piccola per poterlo apprezzare. 

Quindi ieri è stata una bella sorpresa. Un tuffo nel cinema neo-realista italiano dell’epoca. 

Stiamo parlando del 1954, l’Italia era in ginocchio in seguito alla guerra e, anche se il Piano Marschall cominciava a dare i sui primi risultati, povertà e miseria erano all’ordine del giorno.

Ecco quindi che una una povera vedova, carica di figli, vende per dieci mila lire la secondogenita Gelsomina Di Costanzo (Giulietta Masina) al violento artista di strada Zampanò (Anthony Quinn) un uomo che si esibisce nelle piazze e nelle fiere di paese spezzando catene di ferro con la sola forza dei propri muscoli pettorali. 

Zampanò durante il suo numero

Gelsomina è una ragazza ingenua ed ignorante e Zampanò la usa come ‘’spalla’’ nei propri spettacoli,  facendole suonare il tamburo, la tromba e, facendole poi tendere in seguito il cappello, per raccogliere le eventuali offerte tra il pubblico. Gelsomina è costretta, suo malgrado, a diventare anche l’amante di Zampanò che però non le dimostra mai affetto ma semplicemente la usa, come un oggetto qualsiasi.

Gelsomina è una creatura dolce e sensibile e tenta invano di fuggire da Zampanò che la maltratta continuamente. Lui la ritrova, la picchia e la costringe a stare con lui. Gelsomina si sente inutile ed ha paura.

Gelsomina con il ”Matto”

Finiti in un circo, Gelsomina fa la conoscenza de ‘’il Matto’’ (Richard Basehart), un equilibrista girovago, mite e gentile che non perde però l’occasione per deridere e umiliare Zampanò. L’incontro con il Matto, questo giovane scherzoso e pieno di vita, apre un spiraglio nella mente di Gelsomina, con queste frasi:

– Io sono ignorante, ma ho letto qualche libro. Tu non ci crederai, ma tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel sasso lì, per esempio.

– Quale?

– Questo… Uno qualunque… Be’, anche questo serve a qualcosa: anche questo sassetto.

– E a cosa serve?

– Serve… Ma che ne so io? Se lo sapessi, sai chi sarei?

– Chi?

– Il Padreterno, che sa tutto: quando nasci, quando muori. E chi può saperlo? No, non so a cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire. Perché se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle. E anche tu, anche tu servi a qualcosa, con la tua testa di carciofo. 

La convince che stare con Zampanò è una sorta di missione e che lei riuscirà, forse, a cambiarlo in meglio. I due saltimbanchi però litigano e vengono entrambi cacciati dal circo. 

Zampanò viaggiando sulla sua patetica motocarrozzetta, incontra il Matto e, approfittando del fatto che quest’ultimo sta cambiando una ruota, lo prende a pugni. Involontariamente lo uccide, facendogli battere la testa contro uno spigolo dell’automobile. Preso da paura, finge un incidente d’auto e fugge abbandonando il corpo senza vita del povero Matto.

La tragedia fa uscire del tutto di senno Gelsomina, turbata giorno e notte dall’orribile ricordo. E’ spaventata e non riesce più ad aiutare Zampanò che quindi la abbandona addormentata sul ciglio della strada, continuando la sua vita di vagabondo. 

Alcuni anni dopo sente la canzone che usava cantare Gelsomina, si avvicina … chiede informazioni alla ragazza che la canta e scopre che Gelsomina è morta da tempo.

Improvvisamente prende coscienza della sua solitudine: abbandonato da tutti piange su una spiaggia deserta.

Che dire di questa ‘’tragica esistenza’’?  Due individui più diversi non avrebbero potuto incontrarsi. 

Zampanò è un individuo rude, istintivo, la riflessione non fa parte del suo ‘’essere’’.  Le sue necessità sono basilari, animalesche. Si limitano a mangiare, bere, fare sesso. Non riesce ad andare oltre. Non riesce nemmeno ad essere corretto con chi lo ospita, Infatti ruba delle offerte votive, realizzate in metallo prezioso, in un convento in cui è stato ospitato per la notte, cosa che ferisce profondamente la sensibilità di Gelsomina. 

Gelsomina invece è una ‘’donna-bambina’’ che vive la vita reale a modo suo, che ha sogni e speranze che la portano a vedere il ‘’bello’’ ovunque. Gelsomina vede l’invisibile … lei è ‘’spirito’’, Zampanò è invece ‘’involucro animale’.

L’enorme capacità espressiva dei personaggi, fa immedesimare lo spettatore nella storia. La mimica facciale di Gelsomina è un qualche cosa di incredibile. I pensieri che le passano nella testa sono tradotti sul suo viso in maniera magistrale. Qui si sente ancora la scuola di recitazione che risale al tempo del cinema muto.  Come impressionante è la ‘’bestialità’’ che si legge sul viso di Zampanò.

La parola ‘’strada’’ in italiano si presta a più letture.

Strada è la via che ci porta fuori dalla città, che ci fa andare da un paese all’altro, ci fa quindi ‘’viaggiare’’;  

la strada della vita è invece il  ‘’percorso’’ che tutti noi facciamo e che ha per tutti la stessa conclusione;

strada ha anche assonanze negative: vita da strada, significa stare all’aperto, non aver casa né protezioni di sorta, una vita pericolosa; 

– la donna di strada è una prostituta;

– la strada di notte è pericolosa per via di ladri, briganti e delinquenti;

– vivere in strada significa essere dei derelitti emarginati. 

Credo quindi che che il titolo del film sia una ‘’felice sintesi’’ di tutti i significati accennati qui sopra. 

Papa Francesco, durante l’incontro con circa 7 mila tra circensi, giostrai, domatori, artisti di strada, ha detto:  ‘’Voi non potere immaginare il bene che fate: un bene che si semina. Quando suonavano quella bella musica del film “La strada”, io ho pensato a quella ragazza che, con la sua umiltà, il suo lavoro itinerante del bello, è riuscita ad ammorbidire il cuore duro di un uomo che aveva dimenticato come si piange. E lei non lo ha saputo, ma ha seminato! Voi seminate questo seme: semi che fanno tanto bene a tanta gente che voi, forse, mai conoscerete… Ma siate sicuri: voi fate queste cose. E grazie di questo, grazie’’! 

A questo punto non mi rimane che fare i complimenti a Jerome Reber per le sue scelte sempre felici, al Cinema Vox e al Club Italianiste de Provence. Questo è uno splendido film per Natale, ci porta a riflettere e a ritrovare in noi un pò di quella umanità di cui avremmo tutti tanto bisogno. 

Alla prossima

Elena 

Le Traitre – il Traditore …

Domenica scorsa al cinema Vox di Frejus hanno trasmesso, nell’ambito della rassegna cinematografica del Club Italianiste de Provance gestita da Jerome Reber, il film: Le Traitre.

Locandina del film proiettato al Cinema Vox di Frejus in anteprima nazionale in Francia.

Ne parlo solo ora perché sono stata in Italia tutta la settimana dai miei figli ed i miei nipotini e sono rientrata ieri sera, tra l’altro con un viaggio abbastanza faticoso visto che era buio, pioveva e il traffico era sostenuto.

Ma torniamo al film …  ho intenzione di riprendere l’argomento in classe con i miei allievi del corso di italiano, quindi voglio raccogliere un pò di notizie sul personaggio principale, interpretato in maniera magistrale da Pierfancesco Favino. 

Stiamo parlando del ‘’Traditore’’ un film di Marco Bellocchio  che parla della vita di Tommaso Buscetta, un boss della Mafia siciliana che, ad un certo punto, decide di collaborare con la giustizia italiana, rivelando finalmente che cos’è la Mafia. Fino al maxi-processo avvenuto a Palermo del 1986 in Italia la ‘’Mafia’’ non esisteva. Quando si dice ‘’ipocrisia’’ eh?  

Tommaso nasce a Palermo nel luglio del 1928, figlio di una casalinga e di un vetraio, una famiglia poverissima di cui è l’ultimo di 17 fratelli! 

Si sposa a soli 17 anni con Melchiorra Cavallaro con cui avrà quattro figli. Due di questi figli verranno uccisi in seguito dalla cosiddetta ‘’lupara bianca’’ nel corso di una ‘’guerra di mafia’’. 

Per guerre di mafia si intendono le guerre che le bande si fanno tra loro per garantirsi il ‘’potere’’, come le tribù arabe tanto per intenderci. 

Tommaso Buscetta – fotografie prese in rete.

Buscetta si occupa fin da giovanissimo di ‘’mercato nero’’, un mercato che durante la guerra forniva cibo e materiali in cambio di grosse somme di danaro. Durante la guerra esistevano le ‘’tessere di razionamento alimentare’’ e Buscetta, pieno di inventiva, si mise a stamparle ‘’false’’. Queste tessere garantivano cibo ai ricchi palermitani che potevano permettersi di comprarle a caro prezzo. Ovviamente la classe alto-borghese gli fu riconoscente ed iniziarono a chiamarlo, in segno di rispetto, nonostante la giovane età:  ‘’Don Masino’’ .

Alla fine della guerra, continuò su questo ‘’stile’’ di vita, facendo parte della ‘’famiglia mafiosa’’ di Angelo La Barbera per poi passare a quella di Salvatore Greco. 

Questi ‘’passaggi’’ da una famiglia all’altra non erano fatti a tavolino ma a colpi di mitra con agguati per le strade. Durante una di queste ‘’guerre’’ tra ‘’famiglie’’, quella di Ciaculli ad esempio,  morirono ben sette poliziotti. 

Per ‘’cambiare aria’’  i ‘’soldati’’ della mafia lasciavano il paese. Buscetta è vissuto sotto falso nome a Catania, Milano, Zurigo, Canada in America, dove, grazie al danaro della ‘’famiglia Gambino’’ aveva aperto una pizzeria. 

Tornò in Italia per organizzare, assieme ad altre famiglie mafiose, il Golpe Borghese – un Colpo di Stato fatto in Italia nel 1970 dal principe Junio Valerio Borghese fondatore del Fronte Nazionale, che non ebbe, per fortuna, nessun successo. 

Nel 1970 Venne arrestato a Brooklin per traffico di droga ma fu rilasciato dietro pagamento di una cauzione 40.000 dollari . Ovviamente ne approfitta per fuggire e si trasferì in Brasile, da dove iniziò un traffico di eroina e cocaina verso il Nord-America, creando  in pochi anni un sistema di trasporto aereo e costituendo una compagnia di taxi dove poter reinvestire il denaro frutto del traffico di stupefacenti.

Per dieci anni riuscì a eludere la legge, utilizzando false identità (Manuel López Cadena, Adalberto Barbieri e Paulo Roberto Felice), sottoponendosi anche ad operazioni di chirurgia plastica e spostandosi da un paese all’altro, passando per gli Stati Uniti, il Brasile e il Messico.

Arrestato dalla polizia brasiliana per traffico di droga, il 2 novembre del 1972 ed estradato in Italia, venne rinchiuso a Palermo nel carcere dell’Ucciadone e condannato a dieci anni di reclusione, poi ridotti a otto in appello,  Nel suo deposito blindato in Brasile, le autorità trovarono eroina pura per un valore di 25 miliardi di lire dell’epoca.

Venne trasferito poi al carcere ‘’Le Nuove’’ di Torino nel 1980, dove gli venne concessa la semilibertà. Approfittando proprio della ‘’semi-libertà’’ evase e si nascose a casa di Nino Salvo sotto la protezione dei boss della Mafia Stefano Bontade e Salvatore Inzerillo, che volevano uccidere Salvatore Riina per prenderne il posto, ed usare allo scopo proprio Buscetta. 

Salvatore Riina, detto Totò nasce a Corleone il 16 novembre 1930 e muore in carcere a Parma il 17 novembre 2017.  E’ stato un boss di Cosa Nostra e considerato il capo dell’organizzazione dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993. Fu il boss più potente, pericoloso e sanguinario di tutta Cosa Nostra in quegli anni. Veniva indicato anche con i soprannomi ”û curtu”, per la sua bassa statura e ”La Belva” … indovinate un pò voi il motivo.

Buscetta però preferì fuggire e tornare in Brasile, dove si fece fare un’altra plastica al viso e un intervento alle corde vocali per cambiare la voce.

Salvatore Riina, il boss dello schieramento dei corleonesi decise comunque di uccidere Buscetta ma, non trovandolo,  ammazzò i suoi due primi figli, quatto nipoti e il marito della figlia. Alla fine della ‘’guerra’’ tra Riina e Buscetta i parenti ammazzati di quest’ultimo furono 11. 

Buscetta voleva vendicare queste morti e cercò di tornare a Palermo. Iniziò una corrispondenza con un suo ‘’amico’’ in carcere a Palermo per trovare appunto degli ‘’appoggi’’ per poter tornare e vendicarsi.   Nel frattempo però venne arrestato a San Paolo del Brasile con l’accusa di un paio di omicidi avvenuti per la supremazia nel traffico di droga. 

Il giudice Falcone andò in Brasile per interrogarlo sulla struttura mafiosa. Buscetta si rifiuta di collaborare e l’Italia ne chiese quindi l’estradizione. Buscetta pur di non tornare in Italia cerca di avvelenarsi con la stricnina ma viene salvato e portato in carcere in Italia. 

Questa volta decide di collaborare con Falcone. Grazie alla sue dichiarazioni, furono rivelate al mondo le strutture gerarchiche di Cosa nostra, fino ad allora totalmente ignote a causa dell’omertà degli ambienti siciliani. Tuttavia Buscetta rifiutò di parlare con il giudice Falcone dei ‘’legami politici’’ tra Cosa nostra e lo Stato,  perché a suo parere, lo Stato non era ‘’pronto’’ per dichiarazioni di quella portata, e si dimostrò abbastanza generico sull’ argomento.

Nel 1984 venne estradato negli Stati Uniti dove ricevette dal governo una nuova identità, la cittadinanza statunitense e la libertà vigilata in cambio di nuove rivelazioni contro Cosa Nostra Americana. 

Nel 1986  testimoniò al Maxi-processo di Palermo e nel processo ‘’pizza Connection’’ che si svolse a New York. 

Solo nell’estate del 1992, in seguito agli attentati in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino Buscetta iniziò a parlare con i magistrati dei ‘’Legami politici di Cosa nostra’’, accusando gli onorevoli Salvo Lima, ucciso qualche mese prima, e Giulio Andreotti di essere i principali referenti politici dell’organizzazione.  In particolare disse di aver conosciuto personalmente Lima fin dalla fine degli anni cinquanta e di averlo incontrato l’ultima volta nel 1980 durante la sua latitanza, e riferì inoltre di aver saputo che l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, nel 1979,  sarebbe stato compiuto nell’interesse di Giulio Andreotti, più volte Primo Ministro in Italia.  

Per via di queste sue dichiarazioni fu uno dei principali testimoni dei processi a carico di Andreotti per associazione mafiosa e per l’omicidio Pecorelli. Andreotti verrà assolto dall’accusa di aver commissionato l’assassinio di Pecorelli, mentre verrà accertata la sua connivenza con la mafia per i fatti anteriori al 1980, prescritti però al momento dell’emissione della sentenza, e quindi Andreotti tornò tranquillamente a sedersi sui banchi del Parlamento Italiano. 

Buscetta morì di cancro  il 2 aprile 2000, all’età di 71 anni, dopo aver vissuto la maggior parte della sua vita con la sua terza moglie e famiglia in Florida negli Stati Uniti, con nomi falsi. Fu sepolto sotto falso nome a North Miami in Florida.

Buscetta non si è mai considerato un ‘’pentito’’ ma un ‘’uomo d’onore’’ … lui sosteneva fosse la mafia ad esser cambiata, non lui.

Questa la sintesi della vita di un delinquente. Si tende purtroppo a ‘’romanzare’’ questi personaggi, a metterne in risalto i pregi. Ma quali pregi? L’unico pregio di costui è stato quello di aver collaborato con un Magistrato come Falcone. Un magistrato ‘’testardo’’ che ha pagato con la propria vita il proprio impegno nel cercare la verità.

Buscetta è il prodotto miserabile di un sistema malato. Non c’è nessuna differenza tra le lotte intestine nelle varie tribù arabe e quelle della mafia siciliana … nessuna!

I film di Marco Bellocchio descrive l’ambiente in cui Buscetta vive e si muove, e lo fa senza troppa enfasi e senza troppi entusiasmi. Parla di un uomo che, messo alle strette, cerca una soluzione. L’unico vantaggio di Buscetta è che è stato benedetto da un briciolo  di cultura, se non scolastica, assorbita probabilmente tramite ‘’contatti’’ avuti durante i suoi spostamenti in giro per il mondo. Contatti  qualche volta certamente meno miseri di personaggi come Riina – soprannominato la ‘bestia’’ e che non sapeva nemmeno parlare in  italiano.  

Jerome Reber che presenta il film al pubblico.

Complimenti a Jérôme Réber per le sue scelte sempre molto  interessanti.

Alla prossima

Elena

Frejus – teatro ”Le Forum” presenta ”Carmen” …

Frejus – ieri sera, 11 ottobre, si è riaperta la stagione teatrale al Teatro ‘’Le Forum’’ di Frejus.

Nell’anniversario dei 10 anni del Teatro hanno scelto di rappresentare la ‘’Carmen’’ che era stata la rappresentazione scelta per l’inaugurazione di allora. 

Una Carmen molto particolare in questo caso. 

Il coreografo Josè Montalvo ha fatto di questo personaggio una figura ‘’universale’’ di rivolta e di libertà che si adatta benissimo a tutti i tempi, compresi i nostri.

Mette in evidenza il fatto che sia le donne che gli uomini devono essere liberi di scegliere la propria vita ed i propri amori senza restrizioni di sorta. 

Non c’è una sola Carmen ma tutti i personaggi sulla scena, di volta in volta, la interpretano e la declinano a modo loro.

Questa ‘’Carmen’’ va al di là del mito e rappresenta una rivolta cantata e ballata. 

Il ritmo dello spettacolo è sostenuto e la miscela di canto, danza, gioco, energia, colori tengono gli occhi dello spettatore incollati al palcoscenico. 

Una coreografia che mescola felicemente: canto, danza classica, flamenco, hip hop, danza orientale, virtuosismi atletici e ironia.

Una gran bella serata. Complimenti alla compagnia e alla felice scelta da parte degli organizzatori. 

A parte la fotografia dell’inchino da parte degli artisti nei confronti dell’applauso del pubblico, che è l’unica che ho potuto scattare, in quanto durante lo spettacolo è proibito farlo, ho trovato in rete alcune foto che ‘’rendono’’ un pò l’idea di quello che è la versione di Montalvo della sua Carmen.

Alla prossima

Elena

 

 

 

p.s.: anche quest’anno devo ringraziare i miei allievi del corso di italiano per l’abbonamento alla stagione teatrale del ”Le Forum”. Grazie mille di cuore!

 

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Frejus – Cinema VOX – La Commare Secca

Ieri al Vox di Frejus, nell’ambito della rassegna del cinema italiano del CIP, curata dal bravissimo Jerome Reber, abbiamo visto: ‘’La commare secca’’ di Bertolucci. 

Ecco qui un veloce riassunto, tanto per capire di che cosa stiamo parlando.

‘’Siamo alla periferia di Roma nei primi anni ’50 e, sul greto del Tevere, giace il corpo di una donna assassinata. In base ad alcune testimonianze si giunge ad identificare un gruppo di persone che, verso l’ora del delitto, sono state viste aggirarsi nei dintorni. Un giovane di 19 anni, sostiene di esser passato di là tornando da un incontro con due ”sacerdoti” che gli avevano promesso un lavoro. Invece è un ladro di periferia che, assieme a due complici è andato a derubare le coppie di innamorati. Un altro, un biondo ossigenato ed elegante,  parla di una  passeggiata con la fidanzata. Invece è un ex ladro che fa il mantenuto di una ‘’strozzina’’ e quella sera era finito nel parco litigando con la sua amante per motivi economici.  Poi c’è un militare di leva calabrese che descrive la sua giornata passata ad importunare tutte le ragazze sole che incontrava e che finisce per ammettere di essersi seduto su una panchina nel parco e di essersi addormentato. Tra gli indiziati c’è anche un friulano che indossa un paio di zoccoli e che accusa due ragazzi ‘’sospetti’’ che aveva intravisto quella sera. Si tratta di Francolicchio e Pepito che nel parco quella stessa sera avevano incontrato, senza nemmeno rendersene conto, un ‘’omosessuale’’ che, molto probabilmente sperava di aver con loro rapporti carnali.  I ragazzi però,  approfittando di un attimo in cui l’uomo si apparta,  forse per bisogni corporali,  gli rubano l’impermeabile e quando la polizia viene per interrogarli fuggono spaventati verso il fiume. Pepito viene catturato, mentre l’altro si getta in acqua e annega. L’uomo a cui avevano rubato l’impermeabile, aveva però visto chi aveva commesso il delitto ed avverte la polizia. Si tratta del friulano che viene arrestato mentre balla in una balera’’.

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Il film ruota sull’interrogatorio fatto ai vari sospettati dell’assassinio da parte di un commissario di cui si sente solo la voce ”fuori campo”  e che Bertolucci realizza  con il sistema dei ‘flash-back’. E’ la prima opera di Bertolucci e lo sceneggiatore ed ideatore è Pierpaolo Pasolini.  Non a caso infatti sarà proprio l’omosessuale a risolvere la faccenda, in quanto unico testimone oculare che non si sottrae però dal testimoniare, risolvendo il caso.

Se devo essere onesta sono rimasta un pò scioccata. Non mi aspettavo un film così drammatico, così crudo e così duro. Ho trovato inoltre le riprese un pò ’’scontate’’ … alcune addirittura mi infastidivano, come quei primi piani sfocati e veloci, che mi mettevano persino un pò di nausea.

Noialtri ormai si va al cinema per ‘’divertirsi’’ e per  ‘’dimenticare’’ e gli effetti speciali di oggi ci hanno proprio ”viziato’. Il film di ieri invece ci obbligava a ‘’pensare’’, cosa alla quale non siamo nemmeno più abituati.

Il film ci ha sbattuto in faccia la dura realtà di quegli anni. La realtà di una Roma in cui una larga parte della popolazione viveva in favelas degradanti e non aveva un lavoro. Una moltitudine di persone che vivevano di ‘’espedienti’’ e che cercava di arrangiarsi. 

Gente che era ignorante nel vero senso della parola, in quanto sapevano a mala pena leggere e scrivere ma erano per la maggior parte privi della capacità di ”elaborare”. Non dobbiamo dimenticare che negli anni ’50 la popolazione rurale lasciava in massa le campagne con esodi veri e propri verso le città e verso le industrie. Il fenomeno era dovuto all’uso delle macchine agricole che, se da una parte aumentavano la produttività  dall’altra riducevano la domanda di ‘’braccia’’. Quindi cosa facevano i contadini? Migravano in cerca di lavoro! Semplice no?  

I nuovi mass media, come radio e televisione spingevano le giovani generazioni a cambiare le proprie abitudini di vita.  Le spingevano verso il consumismo e quindi lontane da quell’ autoconsumo semplice della vita contadina, dove la gente si accontentava di pochissimo.

La ricostruzione post-bellica e la nascita dell’industria aumentavano la domanda di lavoro operaio e quindi nuove industrie sorgevano nei pressi delle grandi città che attiravano masse di persone che però,  non trovando lavoro immediatamente vagavano ‘’aggiustandosi’’ come potevano.

Se ci pensiamo un attimo è più o meno la stessa cosa che sta succedendo oggi con l’immigrazione dall’Africa. 

Insomma … il film di ieri sera ci obbliga a pensare e a ‘’fare i conti’’ con la Storia! La Storia che bisogna assolutamente conoscere per poter giudicare il presente. 

Se non si studia la storia si finisce con il credere  e convincersi che ‘’prima’’ si stesse meglio! Ma … ‘’prima’’ quando esattamene? 

Dopo aver visto ‘’La Commare Secca’’ che altro non è se non un modo di riferirsi alla ‘’morte’’, capisco più che mai i commenti delle persone più anziane di me. Io sono nata nel 1955, in pieno boom economico, e quindi se vogliamo essere onesti, pur non avendo navigato nell’oro, sono figlia di gente che ha sgobbato a testa bassa per tirare la caretta, non ho però mai avuto ‘’fame’’. Ho sempre mangiato a sazietà pur essendo cresciuta nella casa dei miei nonni in cui il ”wc” era si ‘’privato’’ ma era sul balcone e d’inverno non è che fosse poi così entusiasmante. Se penso alle lotte che ho sempre fatto con i miei due figli che sotto la doccia ci stavano delle ore … mah. 

Le persone nate prima di me hanno avuto anche fame e non sono poi tanto clementi e comprensive come la sottoscritta  con le giovani generazioni che si lamentano della vita ‘’dura’’ di oggi. La loro vita era molto ma molto più ‘’dura’’ di quella dei ‘’giovani odierni’’. 

Oggi in Italia, un autore famoso come Camilleri, è costretto a lanciare appelli al Governo Italiano affinché non si riducano le ore di studio della Storia nelle nostre scuole di tutti i gradi. Vi sembra normale che un Governo riduca lo studio della Storia? Ma … per quale motivo?

La storia è un bene comune. La sua conoscenza è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini. Lo storico ha le proprie idee politiche d’accordo, ma è costretto a sottoporre queste sue idee alle prove dei documenti e del dibattito, è costretto a confrontare le sue idee con quelle degli altri e a diffondere la Storia vera. I pericoli della mancanza di conoscenza della storia sono sotto gli occhi di tutti. Oggi si negano fatti ampiamente documentati; si costruiscono fantasiose contro-storie; si resuscitano ideologie funeste e pericolose.  Le ”destre” stanno riscuotendo ovunque ”pericolose simpatie”. Se la storia, come sta avvenendo oggi, viene soffocata nelle scuole e nelle università, esautorata dal suo ruolo … non dobbiamo stupirci se i ragazzi europei giocano facendo selfie sui binari di Auschwitz. Se considerano i ‘’viaggi della memoria’’ come delle semplici gite scolastiche, significa che questi ragazzi sono vittime dell’incuria e dei fallimenti educativi delle nostre società! 

Insomma, non posso dare un giudizio da ‘’esperta di cinema’’ perché non lo sono ma devo riconoscere che il film mi ha messa in contatto con la Storia recentissima del mio Paese, una ”storia” che tendevo a sottovalutare.

Quindi … grazie mille al CIP, grazie mille alle scelte sempre ‘’felici’’ di Jerome Reber.

Alla prossima

Elena 

Film – Il Sorpasso

Ieri, assieme alla mia amica Terry, siamo andate al Vox a vedere la pellicola restaurata del film di Dino Risi, ‘’Il Sorpasso’’ (Le Fanfaron). Pellicola in italiano con sottotitoli in francese.

locandina del film

E’ un film del 1962 e già dai primissimi fotogrammi, in bianco e nero,  mi sono sentita proiettare nel passato.  Nel mondo dei miei genitori … degli abiti di mia madre e delle ironiche aggressività verbali di mio padre.
Ma vediamo di raccontare un pò la trama per chi non la conosce.
Dunque … siamo negli anni del ‘’boom’’ economico a Roma in un giorno di ferragosto.
Bruno Cortona un personaggio fanfarone che vive di espedienti (Vittorio Gassman) gira sulla sua spider come un’anima in pena cercando un telefono nella città deserta.
Il telefono lo troverà a casa dello studente Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) che è rimasto a casa a studiare per un esame di ‘’diritto’’.
Bruno convince Roberto ad unirsi a lui per cercare un ristorante dove andare a mangiare.
Guida come un pazzo, non rispetta nessun segnale, faranno chilometri prima di trovare finalmente un posto dove mangiare. Ovviamente paga sempre Roberto …
Andranno a trovare gli zii di Roberto, dove Bruno, in men che non si dica, si troverà perfettamente a suo agio. Finiranno poi, nel loro girovagare, nella casa della ex moglie di Bruno dove quest’ultimo proverà pateticamente a confrontarsi con la figlia Lilli, di 15 anni (Catherine Spaak) che esce assieme ad un uomo facoltoso ma che potrebbe essere suo nonno, Bibi (Claudio Gora). Bruno dopo aver storto un pò il naso e fingere di fare il genitore abdica alla ‘’saggia’’ scelta della figlia, la quale, lungi dall’odiarlo, lo trova persino simpatico.
Roberto, un ragazzo per bene, mite ed educato subisce, senza esser capace di liberarsene, l’irruenza e l’ironica aggressività verbale di Bruno. A lungo andare però i modi di Bruno, così diversi da quelli a cui è abituato, lo conquistano ed arriva a ringraziarlo per avergli fatto passare i due giorni più belli della sua vita.
Proprio quando Roberto è convinto di aver trovato un amico, in un sorpasso più azzardato degli altri, l’auto sbanda e finisce fuori strada; Bruno si salva mentre Roberto rimane ucciso sul colpo.
L’ultima inquadratura mostra Bruno che guarda l’auto rotolare sulla scogliera e se ne intuisce il rimorso.
Dino Risi ha prodotto un ‘’capolavoro’’. Il sorpasso ha avuto un grande successo ovunque, compresi gli USA con il titolo di ‘’The Easy Life’’.
Le situazioni in cui si trovano coinvolti, i dialoghi ora amari ora sbruffoni … non stimolano ’’riflessione’’ nei due protagonisti. Sia il romano spaccone sia il timido studente non sembrano accorgersi più di tanto della realtà a volte ridicola a volte mostruosa che li circonda. Ne fanno parte loro stessi, sono concentrati solo sul viaggio … un viaggio che li porta lontano da ogni situazione, da ogni riflessione seria su quanto stanno vedendo, su quello di cui fanno esperienza.
E’ un’Italia che è in piena attività … dove ci sono personaggi che cercano di afferrare il futuro in qualche modo. Chi con lo studio e l’impegno chi, come Bruno, con l’arrangiarsi come capita giorno per giorno.
Nell’arco degli anni film come questi sono andati scomparendo, film che erano in grado, pur sembrando ‘’leggeri’’ di farci ‘’pensare’’ .
Sono stati sostituiti per troppo tempo dai cosiddetti film ‘’panettone’’. Pellicole squallide con l’unico fine di fare quattrini … ma che di stimoli al pensiero ne hanno dati ben pochi, se non proprio nessuno.
Il cinema di oggi sta migliorando, pur con ridotti mezzi economici, giovani registi cercano di trasmettere qualche cosa che non sia confinato a ‘’tette e culi’’ come, ad esempio,  i film di Lino Banfi ed Edwige Fennek.
Tra l’altro … Lino Banfi, è stato messo dal Governo DiMaio/Salvini nella Commissione dell’Unesco, mi piacerebbe sapere che genere di ‘’valore aggiunto’’ potrà portare costui. Mah …
Tornando ‘’Al sorpasso’’ come sempre ringrazio Jerome Reber per le felici scelte, il Cinema Vox per trasmettere le pellicole in Italiano e il CIP – Club Italianiste de Provence per il ciclo dei film in lingua.
Alla prossima

Elena