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PD un partito che perde pezzi! Eppure …

Nel PD se ne sono andati nell’ordine: Rutelli, Adinolfi, Civati, Fassina, D’Attorre, Speranza, Scotto, Rossi, Bersani e solo ieri, ultimo della lista, Calenda.

Il primo a lasciare il Pd, due anni dopo la sua fondazione, fu Francesco Rutelli. Già presidente della Margherita e candidato premier dell’Ulivo nel 2001, lasciò il partito dopo l’arrivo alla segreteria Pd di Pier Luigi Bersani a fine 2009. E qui non ci siamo lamentati perché tanto non era mica di ‘’sinistra’’ … 

Il secondo, nel 2011 è un altro esponente dell’area cattolica a lasciare il Pd. Il giornalista e blogger Mario Adinolfi, già candidato alla segreteria nel 2007. Anche la sua è una critica contro Bersani.  Adinolfi lascia il Pd, ma allo stesso tempo appoggia “da fuori” l’azione di rinnovamento dell’emergente Matteo Renzi, il che la dice lunga … Il blogger e giornalista fondò nel  2016 un suo partito politico, Il ”Popolo della Famiglia”, caratterizzato per la battaglia contro ‘’le unioni civili omosessuali’’. Questa non è stata poi una ‘’gran perdita per ilPD visto che Adinolfi di ‘’sinistra’’ non era… 

Il terzo ad andarsene, in seguito alla vittoria di Renzi e la sua conquista della segreteria Pd a fine 2013 fu Beppe Civati  la sinistra interna del PD. Pippo Civati era quello che proprio con Renzi aveva dato vita ai rottamatori del Pd, ma la goccia che fa traboccare il vaso per Civati fu l’approvazione dell’Italicum nel 2015. E qui noialtri abbiamo pensato: ‘’Ma, che strazio,  Civati è come Bertinotti’’ … 

Poi  se ne sono andati anche Stefano Fassina,  Alfredo D’Attorre, deputati della minoranza di Bersani.  L’accusa al Pd è sempre la stessa, quella di aver cambiato natura e di essere diventata una forza centrista. Questa volta la separazione è più dolorosa, perché dà vita a Sinistra italiana un nuovo gruppo parlamentare della sinistra, composto da 31 deputati (i 25 di Sel e 6 ex Pd). Anche qui abbiamo pensato che fossero ‘’troppo di sinistra’’ … 

La sconfitta di Renzi al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, con le sue dimissioni da premier e da segretario e la successiva ricandidatura a leader del Pd, portano alla definitiva rottura con la minoranza bersaniana e il 25 febbraio 2017 nasce – Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, i cui leader sono Roberto Speranza, Arturo Scotto, Enrico Rossi e Pier Luigi Bersani. A questi si uniscono anche Massimo D’Alema e Guglielmo Epifani. Entrano anche esponenti di Sel: in tutto sono 42 deputati e 16 senatori. Il gruppo appoggia ufficialmente il governo Gentiloni, ma con fibrillazioni continue soprattutto per i provvedimenti che devono passare al Senato, dove la maggioranza si regge su pochi voti. Questa ‘’fuga’’ come è stata letta dall’elettorato PD? Come una vera e propria scocciatura, e che cavolo cercano solo ’’visibilità’’ … oppure vivono nel passato. L’uscita specie di Bersani però, aveva fatto male a tanti, me compresa.

La meteora Liberi&Uguali (LeU) lasciamola perdere, Parlare del movimento politico con a capo Pietro Grasso, che aveva riunito: Articolo uno, Sinistra Italiana e Possibile, movimento nato nel 2017 e sciolto nel 2019 non fa testo.  Sono tuttora in Parlamento ma ‘’vagano’’.

E mò, pure Calenda , iscritto solo da pochi mesi, se ne è andato, asserendo che convivere con il M5S è impossibile.  Che dire?

Mi verrebbe da rispondergli che la ‘’politica’’ la si fa con quello che c’è e non con quello che non c’è. Ci andava forse meglio un Governo con M5S e Lega? 

Che i ‘’piedi per terra’’ bisogna che qualcuno li tenga, altrimenti la baracca va a rotoli! C’è una finanziaria da varare a settembre e noi stiamo qui a ‘’pettinare le bambole’’? C’è l’aumento dell’IVA al 25% da scongiurare e noi facciamo gli schizzinosi? Ce ne andiamo scocciati? Giochiamo con la Piattaforma Rousseau? Mah …

Avete presente quelle madri di famiglia che si fanno il mazzo per cercare di mediare tra figli fannulloni e i padri maneschi? Ecco … la politica dovrebbe essere anche capace di fare quello. Mediare! Per tirare avanti aspettando tempi migliori! 

Eppure anche il Pd, l’unico partito a cui continuo a dare il mio voto,  un partito nato nel 2007 con l’obiettivo di unire l’anima post-comunista e quella cattolica della sinistra italiana, in dodici anni di storia è diventato come i ‘’frattali’’! 

Oggi trovare una ‘’quadra’’ in un mondo così complicato non è facile. Si accusa il PD o di non essere abbastanza  di ‘’sinistra’’ oppure di esserlo troppo. Ovvio che in un partito dove c’è un ‘’padrone’’ che detta legge e dove quindi:  ‘’o si fa come dice lui oppure ‘’fuori dai piedi’’ la convivenza è meno complicata, basta adattarsi alle regole antidemocratiche, cosa che il PD si rifiuta categoricamente di fare, e già solo per questo motivo mi sta simpatico.

Non venite a parlarmi del M5S e della sua ‘’democrazia’’ diretta per favore. Il M5S è un partito con a capo Beppe Grillo e la Casaleggio&Associati, che impongono i loro ‘’punti di vista’’ dopo essersi inventati, per consolare il ‘’popolo’’,  la partecipazione diretta dei propri iscritti in rete tramite la Piattaforma Rousseau.  Una piattaforma tramite la quale chiedono ai propri iscritti il parere, con domande non lontane dal famoso: ’’preferisci essere bello, ricco, giovane e sano oppure brutto, povero, vecchio e malato’’? 

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Il PD si rifiuta di avere un despota ed ecco quindi che sta perdendo ‘’pezzi’’ in continuazione. La democrazia è un’arte che vive meglio nel benessere e nella cultura. Oggi, purtroppo,  i tempi sono ‘’duri’’ per la democrazia per ovvi motivi e noi ‘’popollo’’ non lo capiamo. Quando lo capiremo … sarà troppo tardi. 

Alla prossima

Elena 

Liberi e uguali (LU) – Mdp, il Pd e 96 anni di scissioni della sinistra italiana …

Bisogna proprio ”amarla” la sinistra per sopportare tutte le divisioni, tutte le scissioni.  Sono come i ”frattali”!

Comunque a Roma 1.500 delegati hanno partecipato all’assemblea unitaria della sinistra italiana, che ha visto incontrarsi Mdp, Si e Possibile, uniti in quella che sarà una lista unitaria alle prossime elezioni. Il nuovo soggetto politico a sinistra si chiama Liberi e Uguali (LU) e avrà come leader il Presidente del Senato Piero Grasso, da poche settimane allontanatosi da quel PD in cui ha smesso di riconoscersi.

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ecco come è nato LU – che non è una marca di biscotti … ma è il nuovo partito a sinistra del PD.

Se parliamo di dati sono ovviamente già partiti i sondaggi sul valore di questo nuovo soggetto politico e dei punti che Grasso potrà aggiungere alla lista. L’ennesima nella lunga storia della sinistra italiana, che abbiamo analizzato nella nostra InfoData, aggiornata per l’occasione. Una storia segnata dall’avvicendarsi di nuovi partiti, coalizioni elettorali, fusioni e scissioni. L’ultima aveva portato Pierluigi Bersani, Enrico Rossi e altri noti esponenti del Partito Democratico, a lasciare nel corso del 2017, fondando Movimento Democratico e Progressista, che oggi è uno dei principali promotori del nuovo fronte Liberi e Uguali.

Numeri della prima grande scissione

La sinistra italiana ha conosciuto stagioni relativamente stabili ai primi del Novecento. Una situazione che si è aggravata con la fine della grande stagione del Partito Comunista Italiano, il partito egemone della sinistra italiana per tutto il periodo che va dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino. Un partito nato anch’esso da una scissione storica, quella del 1921.

L’ala di sinistra del Partito Socialista Italiano, guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, decise di separarsi dal resto del partito durante il XVII Congresso socialista. La frazione comunista, di fronte al rifiuto della maggioranza del partito di accogliere la sollecitazione del Comintern ed estromettere i riformisti dal PSI, abbandonò i lavori dando vita al Partito Comunista d’Italia.

Soffermandoci sui numeri di questa importante scissione, furono 58.783 gli iscritti che lasciarono il Partito Socialista Italiano. Il nuovo partito affrontò la prova delle urne, per la prima volta, alle politiche del 1921, ottenendo 304.719 voti, equivalenti a un 4,6% e a 15 seggi alla Camera. Il Partito Socialista raggiunse, con 1.569.559 voti, il 24,7%, guadagnandosi 123 seggi.

Gli anni successivi vedranno però, come detto, una situazione ribaltata. Il Partito Comunista Italiano diventerà il partito egemone della sinistra, in controcorrente rispetto al resto d’Europa, segnata da una prevalenza dei partiti socialdemocratici.

La frammentazione degli ultimi 30 anni

Gli ultimi 30 anni hanno fatto registrare un numero molto elevato di nuovi partiti e modificazioni del panorama politico della sinistra, soprattutto se messi in rapporto ai decenni precedenti. Come mostrato in grafica, dal 1921 fino allo scioglimento del Partito Comunista Italiano la vivace dinamica dell’area progressista è rimasta moderatamente limitata.

Sono ben 20 i soggetti politici segnati in grafica nel post PCI, contro i 2 dei 70 anni precedenti, caratterizzati dalla dialettica socialisti-comunisti. La frammentazione ha colpito particolarmente la sinistra più estrema, che ha visto nascere e morire diverse realtà nel giro di pochi anni.

Il centrosinistra ha invece seguito il percorso inverso, con la nascita del Partito Democratico dalla confluenza di Democratici di Sinistra e La Margherita. Due partiti già in coalizione sotto la bandiera comune dell’Ulivo alla politiche 1996 e 2001 (con candidati premier Romano Prodi e Francesco Rutelli) e dell’Unione nel 1996 (Romano Prodi candidato premier). Almeno fino al 2009, quando il PD registra la prima scissione. Francesco Rutelli lascia il partito e, nel novembre 2009, fonda Alleanza per l’Italia. Nel 2015 si registra invece la fuoriuscita del gruppo guidato da Filippo Civati e la nascita di Possibile. Nasce anche Sinistra Italiana, dalla fusione di Sinistra Ecologia Libertà e Futuro a Sinistra, fuoriuscito dal Partito Democratico e guidato da Stefano Fassina. Lo scorso 25 febbraio 2017 si è registrata l’ultima importante fuoriuscita dal grande progetto nato il 14 ottobre 2007, che mirava a creare il grande partito a vocazione maggioritaria della sinistra, che oggi ha già perso numerosi pezzi, soprattutto nel periodo di segreteria di Matteo Renzi.

Quali sono stati i partiti più importanti della sinistra italiana? Soprattutto, quali hanno pesato di più a livello elettorale?

Il Partito Democratico è la realtà politica che ha raggiunto il maggior numero di parlamentari nelle due camere. Nato fin da subito come partito a vocazione maggioritaria, anche a costo di discostarsi dalle posizioni più classiche della sinistra guardando all’elettorato moderato, il PD ha raccolto un massimo di 303 deputati alla Camera e 113 senatori.

Subito dopo il Partito Comunista Italiano, con i 228 deputati e 116 senatori ottenuti alle politiche del 1976, quando il partito guidato da Enrico Berlinguer raggiunse il suo massimo storico, il 34,37% dei voti. (Qui però non c’era i premio di maggioranza … viceversa sarebbe andato meglio della performance del PD)

Il PDS fece registrare 172 deputati e 102 senatori nel 1996. Un risultato solo avvicinato dalla successiva esperienza politica dei Democratici di Sinistra, che alle elezioni 2001 guadagnarono 137 deputati e 64 senatori.

Il massimo storico del Partito Socialista Italiano alla camera è da ricercarsi nel periodo pre-scissione, alle politiche del 1919, con 156 seggi conquistati. I 49 seggi al Senato del 1992 rimangono invece il miglior risultato ottenuto a Palazzo Madama.

Per quanto riguarda l’estrema sinistra post PCI, Rifondazione Comunista raggiunse 41 deputati e 27 senatori alle elezioni 2006, dove raccolse il 5,8% alla Camera e il 7,4% al Senato.

Se non altro il partito di Grasso non ha fatto studi strategici per il nome e simbolo del partito, limitandosi a chiamarlo LU, che ricorda un pò i biscotti, ma che mette in evidenza il fatto che siano tutto sommato, semplici e ruspanti, il che non è male. Gli altri partiti scelgono invece ”nomi” che ”lavino le meningi” già in partenza .

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LU – Liberi e Uguali …

Per chi non vota a destra … per chi non ‘’ama’’ il pd di Renzi … cosa rimane se non ‘’LU’’?

Alla prossima

Elena

 

Fonte:  Sole24