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Orvieto e il ‘’Pozzo di San Patrizio’’

Quest’estate abbiamo gironzolato un pò tra alto Lazio ed Umbria e, durante i nostri ‘’girovagare’’ siamo tornati ad Orvieto e ne abbiamo profittato per rivedere il famoso pozzo.

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Un’opera ingegneristica creata dal bravissimo Antonio Sangallo il Giovane in quel meraviglioso periodo italiano che si chiama ‘’rinascimento’’.
Il Sangallo, il cui vero nome era Antonio Cordini, era nato a Firenze nel 1484 (morì aTerni nel 1546) ma visse a Roma la maggior parte della sua esistenza e lavorò al servizio di diversi papi.
Dal 1516 fu collaboratore di Raffaello Sanzio al cantiere della Basilica di San Pietro. Alla morte di Raffaello, fu nominato primo architetto. In seguito Papa Paolo III, nel 1536, lo promosse ad architetto responsabile di tutte le Fabbriche Pontificie, conosciute anche come: Fabbriche di Roma.
Per ‘’Fabbriche di Roma’’ si intendono tutti quei lavori legati ai possedimenti del papato. Non dimentichiamo che all’epoca lo Stato della Chiesa era tra i più ricchi ed influenti d’Italia. Quindi per ‘’fabbriche’’ non si intende solo la costruzione di Abbazie, di Chiese e gli ampliamenti delle stesse, ma anche tutti i lavori legati alle necessità della cittadinanza. Quindi anche gli scavi di pozzi per assicurare l’acqua in caso di assedio, le fortificazioni delle città, nuove case e nuovi palazzi … Insomma c’era tanto lavoro per un sacco di gente.
Dopo queste informazioni sull’artefice torniamo al Pozzo stesso.
Prima di tutto c’è da chiedersi per quale motivo si chiama così? San Patrizio è il protettore dell’Irlanda quindi cosa c’entra con Orvieto?
In effetti il pozzo alla nascita si chiamava ‘’Pozzo della Rocca’’ in quanto vicino alla rocca di Albornoz e solo nel settecento prese il nome di ‘’Pozzo di San Patrizio’’.
Può darsi dipenda dal fatto che in Irlanda, nella regione del Donegal, esisteva una profondissima caverna naturale, in cui San Patrizio si rifugiava per meditare e pregare. La leggenda narra che i fedeli, per raggiungerlo e pregare con lui, affrontassero le grandi difficoltà della discesa nella grotta, convinti che, una volta raggiunto il Santo, i loro peccati sarebbero stati rimessi e quindi si sarebbero aperte loro le porte del Paradiso.
Evidentemente le difficoltà ed i pericoli incontrati nella discesa dai fedeli di San Patrizio erano talmente tanti che costoro avevano l’impressione di non arrivare mai a raggiungere il Santo e la caverna sembrava esser senza fondo.
Una sensazione simile doveva provarla chi scendeva nelle profondità del pozzo di Orvieto dal quale non si attinge l’acqua con i secchi calati dall’alto, ma si scende con i propri piedi, fino a raggiungerne il livello.
Si scende insomma in una sorta di grotta che pare mai finire.
Stiamo parlando di un’opera di altissima ingegneria che fu preceduta da accurati studi idrogeologici, per individuare il sito più adatto per arrivare alle falde delle sorgenti. Enormi anche le misure della perforazione: 54 metri di profondità e 13 metri di diametro.
Ma la cosa impressionante è la soluzione della doppia rampa elicoidale. Infatti le persone che scendono e quelle che salgono non si incontrano mai! Questo perché esistono appunto due rampe autonome con due ingressi e due uscite separate; una che sale ed una che scende. Queste due rampe permettevano agli asini, ai muli o ai cavalli utilizzati per il trasporto dell’acqua di non incontrarsi mai lungo i 248 gradini di ciascuna.
Immaginatevi il pasticcio che sarebbe potuto succedere se due muli si fossero imbizzarriti incontrandosi, uno di fronte all’altro, in uno spazio così stretto. Ecco quindi risolto il problema, gli animali non si sarebbero mai incontrati in quanto le rampe di scale venivano utilizzate o per salire o per scendere. Una trovata geniale davvero.
Scendendo nel pozzo quest’estate ho trovato ‘’strano’’ se non quasi ‘’magico’’ il fatto di non incontrar nessuno che salisse. Soprattutto perchè attraverso i 72 finestroni che si affacciano nell’interno si vedono benissimo altre persone ‘’salire’’, quindi ci si aspetta di incontrarle da un momento all’altro, ma le due rampe autonome lo impediscono.
La frase che dice: ‘’Pare il Pozzo di San Patrizio’’ e che significa qualche cosa che non finisce mai … qualche cosa che è senza fondo … è probabilmente dovuta alla ‘’magia’’ della doppia elica del pozzo stesso.
Attraverso i 72 finestroni che si affacciano all’interno si vedono le persone, si sentono le loro voci ma … non le si incontra mai, quindi l’impressione che se ne ricava è che il pozzo stesso sia ‘’infinito’’, appunto senza fondo.
Chissà … forse è proprio per questo motivo che è stato ribattezzato dal popolo con il nome di San Patrizio. Il Santo che pregava nel fondo di una grotta in Irlanda e che, ai fedeli che intendevano raggiungerlo, pareva non finisse mai.

Alla prossima
Elena

 

Questo articolo è del settembre 2017.

Terremoto – si è creata una nuova faglia …

 I giornali riportano le notizie sul  recente terremoto e parlano di ”nuova faglia”.
Che cosa significa ”nuova faglia”? Non sapendo un gran che in proposito sono andata a cercare in rete, ed ecco cosa ho scoperto. 

Quake_epicenters_1963-98Questi i siti considerati ”sismici” come possiamo notare non è che l’Italia sia proprio ben messa! 🙁 

Un portavoce dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) conferma quanto le violente scosse di ieri alle 19.10 di 5.4 della scala Richter e quella ancora più forte delle 21.18 di 5.9/6 siano ”figlie” del tragico sisma del 24 agosto (6 gradi della scala Richter).
Da allora si erano registrate ventimila repliche in un’area di soli quaranta chilometri, 15 delle quali di magnitudo tra 4 e 5 e 250 tra 3 e 4. Finché non è arrivato lo scossone di ieri uguale nell’intensità a quello che si era manifestato un’ora dopo il sisma più grave. L’epicentro della prima era tre chilometri da Castel Sant’Angelo sul Nera e a dieci chilometri a sud di Norcia, sul confine tra Marche e Umbria, e la seconda poco più a Nord, si sono originate entrambe a 8-9 chilometri di profondità (ipocentro), la stessa di agosto.

terremoto-oggi-26-ottobre-2016-3.4Epicentro dell’ultimo terremoto registrato 26.10.2016

In seguito al terremoto di agosto la zona aveva subito un abbassamento verso il Tirreno di ben venti centimetri mentre l’Appennino si ”allargava” sui due versanti, quello tirrenico e quello adriatico.

Proprio a causa dello sprofondamento, misurato dai satelliti dell’agenzia spaziale italiana Asi, dalla faglia principale si creava un sistema di faglie che si diramavano nel sottosuolo influenzandosi a vicenda e mantenendo il persistere delle repliche di diversa intensità. In questo modo si duplicava la situazione del sisma dell’Aquila quando nei sette mesi seguenti i pennini dei sismometri sobbalzavano per 64 mila volte!
Naturalmente lo scenario di base che continua a muovere la terra rimane lo stesso e cioè la placca africana che spinge verso quella euroasiatica. (Inutile fare ‘sto ponte che tanto l’Africa si attacca alla Calabria da solo!)

Secondo i sismologi quest’ultimo terremoto non va affatto sottovalutato perché avviene proprio al limite del margine settentrionale del sistema di faglie creatosi nella zona già colpita in passato.
Non si tratta della stessa prima faglia agostana ma di qualcosa di nuovo … capace di testimoniare quanta energia sia ancora nascosta nel sottosuolo e che ha bisogno, sfortunatamente, di trovare via d’uscita scatenando nuove fratture. Purtroppo il volume della crosta terrestre che si era fratturato in quei giorni era ampio e non si poteva escludere che si aprissero altre nuove faglie come quella di ieri. Anzi ora si è aperta una nuova zona di fratture più a nord che potrebbe innescare ulteriori movimenti.

Insomma, per farla breve,  il ripetersi costante di sciami sismici e terremoti induce i geologi a pensare che, in seguito alla spinta lenta ed inesorabile della placca africana verso l’Europa,  si sia creata lungo la dorsale appenninica una nuova ”faglia” cioè una frattura/spaccatura della crosta terrestre, spaccatura soggetta ad ulteriori terremoti.

Morale della favola … noi siamo delle ”formiche” alla mercè del Pianeta che, volenti o nolenti, fa esattamente quello che vuole!

Alla prossima

 

Elena