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Dottorandi e ricercatori vittime di un ”caporalato di Stato”?

Pensierino del mattino…

Leggevo questa mattina un articolo in merito alla situazione dei docenti e dei ricercatori universitari.

L’articolo diceva che, nella maggior parte dei paesi europei, ai dottorandi viene riconosciuto lo status di lavoratore il che, in soldoni significa stipendio, mutua, pensione.
Insomma le basi per un futuro di vita.
L’Europa ha, giustamente, chiesto all’Italia di uniformarsi al resto dei paesi dove il percorso di stabilizzazione è più lineare e si è considerati lavoratori a tutti gli effetti.
Invece cosa succede da noi? Da noi ci sono milioni di formule contrattuali che tengono ‘sta gente in una sorta di ‘’limbo’’.
Lavorano per l’Università, sono ricercatori ma sono pagati poco o niente e non viene conteggiata loro nessuna forma pensionistica.
Quindi?
Quindi quando noi genitori diciamo ai nostri figli: ‘’Studia, vedrai che sarai premiato’’ stiamo solo dando ‘’aria ai polmoni’’, fermi come siamo ad un periodo che ormai non esiste più.
Un tempo studiare significava salire su di un treno e alla fine del viaggio avremmo sicuramente ottenuto i risultati a cui si mirava.
‘Sti ragazzi si impegnano ma poi, se vogliono campare, vanno a vivere all’estero. Il che per l’Italia stessa è una grave perdita.
Le nostre università formano abili ricercatori, con quali soldi? I nostri! Infatti siamo noi cittadini che paghiamo le tasse anche per questa ‘’formazione’’ e poi? Poi ne beneficiano all’estero.
Un doppio schiaffo! Ai ragazzi che studiano e a noialtri che paghiamo le tasse per la loro formazione.
In Italia infatti, dopo il dottorato, lavorano ancora in media dai 10 ai 12 anni in ‘’pre-ruolo’’. Se sono fortunati e hanno delle ‘’conoscenze’’ verso i 40/45 anni verranno inseriti finalmente nel sistema universitario come docenti e/o ricercatori. Nel frattempo dove e come vive questa generazione?
A casa con i genitori!

Parliamo tanto di ''ricerca'' ma poi?

Parliamo tanto di ”ricerca” ma poi?

Ma… tranquilli adesso la Ministra Bernini risolverà il problema, aggiungendo ulteriori tipi di contratto. Quindi ‘sti ragazzi invece di stare 10 anni nel ‘’limbo’’ ce ne staranno 20!
Insomma esiste una sorta di ‘’caporalato’’ anche in questo ambiente. Mi azzarderei a chiamarlo ‘’Caporalato di Stato’’.

Morale della favola… quando potranno metter su famiglia ‘sti ragazzi? Mah… va a sapere…

Alla prossima

Elena

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Per memoria:
Per migliorare la situazione nel 2022 il senatore del Pd Francesco Verducci introdusse nell’ordinamento il “Contratto di ricerca” che doveva sostituire l’assegno, passando quindi da un rapporto di lavoro para-subordinato a uno subordinato (di due-cinque anni), meglio pagato e soprattutto comprensivo di importanti tutele previdenziali e contributive: dall’indennità di malattia al sussidio di disoccupazione. Ma l’introduzione del Contratto ha trovato degli ostacoli in sede di applicazione. Ma dai?

Pensionati italiani all’estero … come mai?

Si stupiscono del fatto che molti pensionati italiani  scelgano di vivere all’estero piuttosto che in Italia? 

Ma dai? Adesso se ne accorgono? A noi, per esempio, sarebbe piaciuto vivere in Italia, magari in un posto di mare, e, visto che siamo un ‘’dito nel Mediterraneo’’ la cosa in teoria non avrebbe dovuto essere poi così difficile no?

Invece l’Italia, a parte quattro gatti miliardari che si comprano tenute in Toscana, ma che ci vivono solo saltuariamente, non è che proprio ‘’brilli’’ per attrarre un turismo di ‘’residenti’’. Eppure pensionati stranieri, con denaro a disposizione, darebbero un grande aiuto alla nostra economia no?

Dovremmo farci delle domande a questo proposito e meditare sul fatto che ad esempio, le nostre coste sono praticamente tutte private, quindi se ci vuoi andare, devi pagare,  cosa questa che a degli stranieri risulta assolutamente ridicola!  Che un’ edilizia mal fatta non attira molti! Che la burocrazia napoleonica allontana lo straniero più che avvicinarlo!  Che la sanità è quella che è e la cultura anche. 

I pensionati hanno bisogno di far passare il tempo in modo piacevole e quindi hanno bisogno di associazioni che li aiutino a tal scopo. Ebbene le associazioni culturali  e/o ludiche da noi spesso sono per le ‘’élite’’ e  somigliano più ad associazioni massoniche piuttosto che a semplici circoli per passare il tempo. Inoltre spesso è difficile inserirsi per gli italiani  stessi … figuriamoci per degli stranieri. A noialtri il ”diverso” fa impressione e lo allontaniamo invece che cercare di farlo sentire a ”proprio agio”!

Cribbio sono vissuta tanti anni in Inghilterra e in un attimo mi sono trovata in mezzo a loro come se fossi vissuta lì da sempre, nonostante il mio inglese zoppicante!

Ma torniamo all’Italia,  l’associazionismo si riduce quindi o a qualche cosa per le ”élite” oppure ai circoli delle bocce. Vie di mezzo ce ne sono un pò poche ed il concetto ‘’associazione’’ rimane maggiormente, ancora oggi, nelle mani delle Parrocchie. 

Per gente straniera che è abituata a vivere in contesti sociali più, chiamiamoli ‘’funzionali’’, ebbene tutto questo piace poco. 

Invece di insultare quelli che scelgono di allontanarsi dall’Italia … non sarebbe meglio farsi delle ‘’domande’’? E chiedersi perché, nonostante la nostra posizione geografica, un dito nel Mediterraneo, che avrebbe dovuto  farci diventare la Florida d’Europa … questa posizioni ce la siamo fatta  fregare  dai  francesi con la ‘’Costa Azzurra’’? Meditiamo gente … meditiamo … 

Alla prossima

Elena