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25 APRILE …

25 APRILE 1945 – Cosa festeggiamo?

Qui di seguito una sorta di ”Bignami” per i giovanissimi, che magari non hanno ancora studiato quel periodo storico.

Ecco qui:

Oggi è l’Anniversario della Festa della Liberazione o Festa della Resistenza, oppure semplicemente: 25 aprile!

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Viene festeggiato ogni anno e rappresenta un giorno fondamentale per la storia d’Italia: la fine cioè dell’occupazione nazifascista al termine della seconda guerra mondiale.

Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino. Bologna venne liberata il 21, Genova il 26, Venezia il 28. Per ”liberazione” ci si riferisce all’avanzata degli ”americani” dal Sud dell’Italia che man mano che risalivano, mandavano via i tedeschi e di conseguenza facevano scappare tutti i ”fascisti”.

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La ”Liberazione” infatti mise fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra! Simbolicamente questo giorno rappresenta l’inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946, dove gli italiani, e per la primissima volta anche le  italiane,  votarono per scegliere tra monarchia e repubblica, quindi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

Alla prossima

 

Elena

 

”STEPCHILD ADOPTION” … OMOSESSUALITA’ … E LA CHIESA CATTOLICA ROMANA …

Sempre più spesso ci chiediamo del perché la Chiesa abbia così tanta ”voce in capitolo” sulle faccende che, in teoria, dovrebbero riguardare solo il Parlamento Italiano.

Sulla questione della ”stepchild adoption” (adozione del figlio del partner) esistono opinioni diverse e trasversali, ed è bene lasciare libertà di coscienza ai parlamentari! Abbiamo detto ai ”Parlamentari”! Non alla CEI! Che potrebbe anche smetterla di ”ficcare il becco” e fare pressioni in faccende che riguardano lo Stato e NON la Chiesa! O no?

iuLa senatrice del PD: Cirinnà autore del DDL omonimo

Ma … il famoso: ”Libera Chiesa in Libero Stato” se lo sono dimenticato tutti?

Per chi non ricordasse nulla a proposito di questa frase, mi permetto di ”rinfrescare la memoria” a chi legge.

La frase ”Libera Chiesa in libero Stato” fu coniata da Charles Forbes Montalembert,  uomo politico e giornalista francese nato a Londra nel 1810 – e morto a Parigi nel 1870.  Entrato nella redazione de L’ Avenir,  fu paladino nel sostenere la necessità da parte della Chiesa di evolversi in senso liberale e di evitare pressioni sulle decisioni prese dalla politica.

Questa frase fu ripresa e pronunciata più volte dal Conte Camillo Benso di Cavour,  fra l’altro anche nel discorso al Parlamento con cui appoggiò l’ordine del giorno che acclamava Roma capitale d’Italia (27 marzo 1861). Il motto rimase nell’uso giornalistico e storiografico, come aforisma efficace del pensiero di Cavour sul come risolvere la ”questione romana” , questione sorta in seguito alla nascita del Regno d’Italia, e cioè che la Chiesa NON possedeva più un regno temporale.

È ispirata a quel pensiero la visione del liberalismo italiano nei confronti del problema dei rapporti fra Stato e Chiesa. Bene diremo noialtri e allora perché la Chiesa mette sempre e costantemente in ”naso” in faccende che dovrebbero essere prerogativa del Parlamento?

A chi dobbiamo questa costante ingerenza della Chiesa?

Ma a chi se non al ”caro” Benito Mussolini! Che cosa ci ha combinato costui? Costui, pur di prendere consensi e voti ci ha combinato i ”Patti Lateranensi!

Che cosa sono? Sono un accordo di ”mutuo riconoscimento” tra il Regno d’Italia e la Santa Sede concordati l’ 11 febbraio del 1929.  Un trattato che riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede, fondava lo Stato della Città del Vaticano e definiva le relazioni civili e religiose tra la Chiesa e il Governo. Fu anche stipulata una ”Convenzione Finanziaria” che regolava le questioni sorte dopo la perdita del ”potere temporale” a causa della nascita del Regno Italico. Venne prevista l’esenzione alla Città del Vaticano, dalle tasse e dai dazi sulle merci importate e il risarcimento di 750 milioni di lire e di ulteriori titoli di Stato, per un valore di un miliardo di lire per i ”danni finanziari” subiti dallo Stato pontificio in seguito alla perdita del potere temporale. (Non avevano più territori)

Mussolini, negli accordi,  acconsentì di rendere le leggi sul matrimonio (annessi e connessi) conformi a quelli della Chiesa cattolica di Roma e di rendere, tra le altre cose,  il clero esente dal servizio militare. I Patti garantirono alla Chiesa il riconoscimento di religione di Stato in Italia, con importanti conseguenze sul sistema scolastico pubblico, come l’istituzione dell’insegnamento della religione cattolica.

Va da se che il risultati dei ”Patti lateranensi” consentirono un aumento esponenziale dell’ingerenza della Chiesa nelle faccende dello Stato, specialmente per quanto riguarda  le leggi che regolamentano la ”famiglia”.

Precedentemente ai Patti lateranensi, l’ingerenza non avveniva, in quanto la regolamentazione  tra Chiesa e Stato, derivava dalla sana  filosofia Cavouriana:  ”Libera Chiesa in Libero Stato”.

La cosa che più mi consola,  essendo io di Torino, è che il torinese Cavour fosse decisamente e di gran lunga più ”evoluto”, nonostante fosse vissuto prima di Mussolini!

 

Alla prossima

Elena 

Per memoria allego i punti salienti del ddl Cirinnà

Il testo del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, ora sotto i riflettori, è composto da 19 articoli, riuniti in due titoli: il primo si occupa dei legami tra due soggetti dello stesso sesso, il secondo disciplina la convivenza. Ecco i punti salienti del ddl.All’articolo 1 si stabilisce che due persone dello stesso sesso possono costituire un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni (formazione specifica sociale). I matrimoni contratti all’estero e i matrimoni nei quali un coniuge abbia cambiato sesso, potranno essere riconosciuti come unioni civili. Dal disegno di legge rimangono escluse le adozioni: una coppia omosessuale non può adottare un bambino senza legame con uno dei due partner, come possono fare le coppie eterosessuali, ma si prevede l’estensione per le unioni civili tra persone dello stesso sesso della cosiddetta Stepchild Adoption, cioè l’adozione del bambino che è già riconosciuto come figlio di uno solo dei due.  Per quanto riguarda il regime giuridico nelle unioni civili tra persone dello stesso sesso, e cioè i rispettivi diritti e doveri, residenza, abusi familiari, interdizione, scioglimento dell’unione, il testo finale giunto in Aula, il cosiddetto Cirinnà bis, prevede che per le unioni civili siano validi gli articoli del codice civile relativi al matrimonio: stessi diritti e stessi doveri. Nel disegno di legge sono tra l’altro riconosciuti alla coppia i diritti di assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d’affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate. Il ddl Cirinnà bis, elimina inoltre qualsiasi riferimento formale agli articoli del codice civile sulla parità dei diritti tra matrimoni e diritti civili.

 

Torino e la Sacra Sindone … cosa ne sappiamo?

Recentemente la Stampa di Torino ha trasmesso un reportage nel quale si evidenziavano le scarse conoscenze dei ”torinesi” riguardo la Sacra Sindone.

Qui troveremo un ”condensato veloce” – tipo Bignami – su quello che, almeno noi torinesi, dovremmo sapere sull’argomento.

La Sindone di Torino, nota anche come Sacra o Santa Sindone, è un lenzuolo di lino, conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l’immagine di un uomo che porta segni di maltrattamenti e torture compatibili ed interpretate con quelli descritti nella passione di Gesù.

La tradizione cristiana identifica l’uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo nel sepolcro.  Il termine “sindone” deriva dal greco σινδών (sindon), che indicava un ampio tessuto, simile ad un lenzuolo.

Nel 1988, l’esame al carbonio 14, eseguito contemporaneamente e indipendentemente dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha datato la sindone in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 ed il 1390, periodo corrispondente all’inizio della ”storia della Sindone”. Cioè da quando esistono documenti che la citano.

La sua autenticità continua a essere oggetto di fortissime controversie.

Le esposizioni pubbliche della Sindone sono chiamate ”ostensioni”  (dal latino ostendere, “mostrare”). Le ultime sono state nel 1978, 1998, 2000, 2013.  La prossima ostensione è prevista quest’anno (2015) a Torino dal 19 aprile al 24 giugno. 

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La prima notizia riferita con certezza alla Sindone risale al 1353.  Il cavaliere Goffredo (Geoffey) di Charny che ha fatto costruire una chiesa nella cittadina di Lirey in cui abita, dona alla chiesa un lenzuolo che dichiara essere la Sindone che avvolse il corpo di Gesù.  Non spiega però come ne sia venuto in possesso, anche se, una plausibile risposta potrebbe essere quella di esser parte di un  ”bottino di guerra” trafugato dai cavalieri templari.

Sindone-Salvator-MundiIl sacro volto secondo Leonardo da Vinci 

Alcuni anni dopo scoppia una disputa per il possesso della Sindone: il conte Umberto de la Roche, marito di Margherita di Charny, figlia di Goffredo II, verso il 1415 prende in consegna il lenzuolo per metterlo al sicuro in occasione della guerra tra la Borgogna e la Francia.

Margherita si rifiuta poi di restituirlo alla Chiesa di Lirey reclamandone la proprietà. I canonici la denunciano,  la causa si protrae per molti anni e Margherita, rimasta vedova, inizia ad organizzare una serie di ostensioni durante i suoi viaggi in giro per l’Europa.

Nel 1449  a Chimay,  in Belgio, durante una di queste ostensioni, il vescovo locale ordina un’inchiesta e chiede a Margherita di mostrare le ”bolle papali”  in cui il telo viene definito senza ombra di dubbio, una raffigurazione del Cristo. Margherita ovviamente non le possiede … l’ostensione viene quindi interrotta e lei espulsa dalla città. Negli anni successivi continua a rifiutarsi di restituire la Sindone al Papa finché, nel 1453,  la vende ai duchi di Savoia. L’anno successivo verrà scomunicata.

I Savoia conservano la Sindone nella loro capitale:  Chambery , dove fanno costruire una cappella.  Nel  1506 ottengono da Giulio II l’autorizzazione al ”culto pubblico della Sindone” e l’ autorizzazione a celebrare la santa messa in suo onore.

La notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532,  nella cappella in cui la Sindone è custodita, scoppia un incendio, e il lenzuolo rischia di essere distrutto.  Un consigliere del duca, due frati del vicino convento e alcuni fabbri forzano i cancelli e si precipitano all’interno, riuscendo a portare in salvo il reliquiario d’argento già avvolto dalle fiamme. Alcune gocce d’argento fuso sono cadute sul lenzuolo bruciandolo in più punti. La Sindone viene allora affidata alle suore clarisse di Chambéry, che la riparano applicando dei rappezzi alle bruciature più grandi e cucendo il lenzuolo su una tela di rinforzo. Nel frattempo, poiché si è diffusa la voce che la Sindone sia andata distrutta o rubata, si tiene un’inchiesta ufficiale che, ascoltate le testimonianze di coloro che hanno visto il lenzuolo ”prima e dopo” l’incendio, certifica che si tratta dell’originale. La Sindone viene di nuovo esposta pubblicamente nel 1534.

Nel 1535 il Ducato di Savoia entra in guerra. Il duca Carlo III deve lasciare Chambéry e porta con sé la Sindone. Negli anni successivi il lenzuolo soggiorna a Torino, Vercelli e Nizza. Soltanto nel 1560 Emanuele Filiberto,  successore di Carlo III, può riportare la Sindone a Chambéry, dove rimane per i successivi diciotto anni. Dopo aver trasferito la capitale del ducato da Chambéry a Torino nel 1562,  il duca Emanuele Filiberto decide di portarvi anche la Sindone. L’occasione si presenta quando l’arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo fa sapere che intende sciogliere il voto, da lui fatto durante l’epidemia di peste degli anni precedenti, di recarsi in pellegrinaggio a piedi a visitare la Sindone. Emanuele Filiberto ordina di trasferire la reliquia a Torino per abbreviargli il cammino, che San Carlo percorre in cinque giorni.

La Sindone non viene più riportata a Chambéry e da allora resterà sempre a Torino.  Nel 1694 viene collocata nella nuova Cappella costruita tra il Duomo e il Palazzo reale, dall’architetto Guarino Guarini, e questa è tuttora la sua sede.

In occasione dell’ostensione pubblica del 1898, l’avvocato torinese Secondo Pia, appassionato di fotografia, ottiene dal re Umberto I il permesso di fotografare la Sindone. Superate alcune difficoltà tecniche, il Pia esegue due fotografie e al momento dello sviluppo gli si manifesta un fatto sorprendente … l’immagine della Sindone sul negativo fotografico appare “al positivo”, vale a dire che l’immagine stessa è in realtà un negativo. La notizia fa discutere e accende l’interesse degli scienziati, dando inizio a un’epoca di studi che fino a oggi non si è conclusa; ma non manca anche chi accusa il Pia di avere manipolato le lastre.

Nel 1931 viene eseguita una nuova serie di fotografie, affidata a Giuseppe Enrie. Per evitare polemiche, tutte le operazioni vengono svolte in presenza di testimoni e certificate da un notaio. Le fotografie di Enrie confermano la scoperta del Pia e dimostrano che non vi era stata nessuna manipolazione.

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Ancora oggi, la Sacra Sindone, per alcuni è una ”ben montata” mistificazione … per altri … è il lenzuolo in cui il Cristo è stato avvolto … e davanti al quale ci si inginocchia in raccoglimento per pregare …

Alla prossima

Elena

 

 

 

 

art. collegato: http://www.lemonde.fr/europe/article/2015/04/19/un-million-de-personnes-attendues-a-l-exposition-du-suaire-de-turin_4618748_3214.html

TORINO – SHIT END DIE …

Tornati a Torino in occasione delle festività, come non visitare un’esposizione artistica alla vigilia di Natale? Tanto per rasserenarci gli animi?

Mia figlia ci teneva tanto a vederla … ed eccoci quindi tutti e tre, la mattina del 24 dicembre, in un traffico natalizio non indifferente,  a cercare un parcheggio sotterraneo.  Dopo vari giri, finalmente salta fuori un buco per l’auto nel parcheggio di Piazza Carlo Felice. Bene!

Emergiamo in piazza CLN , dove un coro di boy scouts canta un improbabile ”when the saints go marchin in”, e ci incamminiamo per raggiungere Palazzo Cavour dove ha sede la mostra il cui titolo per la cronaca è: Shit and die! Carino vero?

Shit and die è uno degli slogan di Bruce Nauman un artista americano, e proprio questo è il ”felice” titolo scelto da Maurizio Cattelan per il progetto di Artissima di quest’anno!

Io che sono curiosa per natura … mi impongo di essere assolutamente priva di preconcetti di sorta …

La mostra è curata appunto da Maurizio Cattelan, artista milanese, che, insieme alle due giovani curatrici Myriam Ben Salah e Marta Papini, ha ideato un percorso diviso in sette sezioni, ognuna delle quali dedicata a un aspetto particolare di Torino.

Entrando siamo subito attratti/affascinati dallo scalone di Palazzo Cavour che è letteralmente coperto da biglietti da un dollaro … per l’esattezza 40 mila dollari veri che, tutti assieme,  formano l’opera ”The Hug” di Eric Doeringer!

La cosa è impressionante … che sia un messaggio mirante alla mercificazione dell’arte? Mah … va a sapere … in ogni caso mi ”mette a disagio” …

Proseguiamo nella visita …e qui …  una ”sorpresa” dietro l’altra.

Non voglio descrivere quello che ho visto, perché secondo me, quanto esposto manda messaggi differenti ad ogni persona che osserva.

Mi limiterò a dire che l’ allestimento presenta lavori di artisti affermati accanto a quelli di giovani emergenti.

una delle opere più ”divertenti” esposte … 

Dopo aver visitato tutta la mostra … la sensazione che mi permea è quella di ”decadenza” … d’altronde quello in cui viviamo è un periodo ”decadente” quindi gli ”artisti”, animi sensibili per natura, non possono fare a meno di travasare nell’arte quello che ”sentono”.

Pur non volendo assolutamente fare nessuna polemica, non posso fare a meno di pensare che, una mostra del genere, geniale quanto volete, sia destinata ad un pubblico veramente ristretto e  ”addetto ai lavori”.

Mia figlia infatti si aggirava affascinata e piena di entusiasmo continuando a citare gli artisti ed i loro messaggi  … io mi guardavo attorno, deprimendomi sempre di più … mio marito, con un’espressione ”ermetica” vagava tra le sale.

Ognuno ”legge” l’opera o il messaggio dell’artista prima con il proprio cuore, poi se ne possiede,  attinge alle proprie informazioni …  e solo alla fine va a leggere che cosa ne dicono i ”critici”.  Critici che troppo spesso sono costretti a ”voli pindarici”, condendo le loro informazioni con frasi ad effetto che, quasi sempre, dicono poco o nulla!

Personalmente le opere esposte mi hanno trasmesso un decadentismo negativo a 360°  … non esattamente ”spirito natalizio”.

Come non deprimersi guardando delle lingue di bue al posto degli strofinacci da pavimento … o dei catafalchi per impiccagione … oppure donne discinte che sedute sul pavimento a gambe larghe raccolgono denaro accartocciato avidamente? Mah …

L’ultima sala poi …  quella dell’auto che si distrugge è l’apoteosi della disgrazia della nostra città.

Rappresenta la Fiat che, lentamente e sempre facendoci promesse ”’bugiarde” e ”vigliacche” se ne è andata, mettendo in ”ginocchio” tutto l’am ba ra dam economico di Torino.

Questo concetto è sintetizzata alla perfezione nell’auto esposta che, lentamente ed inesorabilmente,  si accartoccia di un centimetro al giorno … fino a distruggersi del tutto!   Brrrr !

Gli artisti non hanno fatto altro se non sintetizzare l’abbandono e la morte di questa città! E ci sono riusciti benissimo!

Ma … se noi dobbiamo riciclarci dal punto di vista turistico, e quindi, tanto per rimanere con i ”piedi per terra” ,  ”monetizzare” l’arte,  credo si debbano fare mostre un tantino più vicine ai ”comuni mortali”.

Se vogliamo che il turismo sia fonte di introiti economici per la nostra bella città … pur senza essere vergognosamente ”mercificato” … deve assolutamente essere meno di ”nicchia” e più alla ”portata” di tutti.  Sopratutto il messaggio non può e NON deve continuare ad essere così negativo, perché di masochisti a questo mondo non ce ne sono poi così tanti.

Se siete curiosi … andate a vederla … male NON fa … anzi … fa molto molto pensare …

Alla prossima

Elena

a questo link trovate alcune fotografie dell’allestimento della mostra:

http://www.vanityfair.it/lifestyle/tempo-libero/14/11/04/shit-and-die-mostra-a-torino-foto-in-esclusiva-maurizio-cattelan#gallery=22439-4