Archivi tag: Aida

Giuseppe Verdi, vita, opere, curiosità …

Oggi parleremo di Giuseppe Verdi 

Giuseppe Verdi è nato il 10 ottobre 1813 a ‘’Le Roncole’’, una piccola frazione della cittadina di Busseto, in provincia di Parma. 

Proveniente da una modesta famiglia di commercianti e proprietari di Osterie, fin da piccolo ha dimostrato un forte interesse per la musica. Con l’appoggio del padre e del maestro del paese, Pietro Baistrocchi, a soli sei anni il piccolo Giuseppe suona sia l’organo che il pianoforte.

Suona volentieri per intrattenere Giuseppa, la sua sorellina che, a causa di una meningite, è costretta su una sedia a rotelle.

Nel 1823 il padre iscrive il giovane Giuseppe al “ginnasio”, una scuola superiore per soli ragazzi gestita da don Pietro Seletti a Busseto, dove studia l’italiano, il latino, le scienze umane e la retorica. Verdi, rimane a scuola tutta la settimana ma la domenica percorre a piedi i 6 chilometri che lo separano da casa, sia per vedere i genitori sia per suonare l’organo durante la Messa.  

Nel giugno 1827, a 14 anni, si diploma presso il Ginnasio ed iniziò a dedicarsi esclusivamente alla musica.  

Dai 13 ai 18 anni scrive numerose sinfonie, pezzi di musica sacra e marce per banda. Si trasferisce a Milano, dove chiede di entrare al Conservatorio ma purtroppo non viene ritenuto adatto. Ecco la lettera di esclusione: 

‘’Il Signor Verdi, avrebbe bisogno di cambiare la posizione della mano. Avendo però già 18 anni la cosa risulta troppo difficile, quindi inutile perdere tempo. Per quanto riguarda le composizioni che il Verdi ha presentate come come sue, applicandosi con attenzione e pazienza potrà dirigere la propria fantasia e forse riuscire nella composizione. Comunque il conservatorio non può accoglierlo in quanto sono troppi i difetti che le sue mani hanno sulla tastiera’’.

Non potendo entrare in conservatorio diventa comunque allievo di un maestro della Scala ed assiste a varie opere rappresentate presso il famoso teatro  milanese. Nel 1834 torna a Busseto e viene assunto come maestro di musica nella scuola del Comune.

Nel frattempo scrive opere e le mette in musica.  Sposa Margherita,  la figlia di Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica che, convinto delle capacità del Verdi, lo aveva aiutato a proseguire gli studi.  

Nel marzo del 1837, Margherita dà alla luce la loro prima figlia, Virginia Maria Luigia, a cui seguì Icilio Romano l’11 luglio 1838 che però morirono entrambi in tenera età. 

Nel frattempo nel 1839 viene rappresentata alla Scala la sua prima opera, l’”Oberto, Conte di San Bonifacio”, che riscuote un discreto successo di pubblico. 

Poco dopo, nel 1840 anche la sua amata Margherita muore per una encefalite.

Il compositore depresso per la morte dei suoi cari aveva ricevuto il libretto per musicare il Nabucco, ma, troppo preso dal suo dolore,  non se ne interessò. Un giorno mentre metteva a posto la sua scrivania, il libretto del Nabucco cadde a terra e rimase aperto proprio sul coro degli ebrei. Verdi lo raccolse, lesse e decise di metterlo in musica. 

Ecco che nel 1942 presenta alla Scala l’opera lirica che decreterà il suo definitivo successo e l’inizio della sua folgorante carriera. 

 All’interno del Nabucco c’è uno dei cori più celebri della musica teatrale italiana:  il “Va pensiero”.  

Dopo cinquantasette repliche al teatro milanese, l’opera viene successivamente rappresentata anche a: Barcellona, Vienna, Parigi, Lisbona, Berlino, Amburgo, New York e Buenos Aires. Un successo enorme!

Alcuni personaggi, come Nabuccodonosor – Re di Babilonia noto per aver distrutto il tempio di Salomone causando la prima deportazione del popolo ebraico, rimangono impressi nel pubblico italiano.   

Non dobbiamo dimenticare che all’epoca l’Italia non esisteva ed era suddivisa in tanti staterelli di proprietà diverse, prussiani, austriaci, francesi. Quindi il popolo italiano si immedesima nella figura del popolo ebraico prigioniero. 

Il coro degli ebrei,  ‘’Va pensiero’’,  finì per divenire una sorta di inno contro l’occupante austriaco che, nel 1848 occupava il ‘’lombardo veneto. 

Il periodo in cui Giuseppe Verdi compone quest’opera è lo stesso dei movimenti indipendentisti italiani. Il popolo lombardo voleva liberarsi del giogo Austriaco. Famosa era la scritta sui muri:  VIVA V.E.R.D.I, che però in realtà volevano dire: ‘’Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia’’. 

Curiosità: Dovete sapere che in Italia ci fu una lunga diatriba per la scelta dell’Inno nazionale ed, ancora adesso, se ne discute. La scelta continua ad essere tra: ‘’Fratelli d’Italia’’ e il ‘’Coro degli ebrei del Nabucco’’. 

L’inno Fratelli d’Italia nacque nell’agosto del 1847, quando il suo autore, il giovane poeta e patriota genovese Goffredo Mameli, ebbe l’idea di un canto che manifestasse il tumulto di passioni che agitavano gli italiani. L’inno fu musicato dal maestro genovese Michele Novaro ed ebbe il battesimo ufficiale nel marzo 1848 con l’insurrezione di Milano contro gli austriaci. (Le 5 giornate di Milano)  La stessa musica accompagnò la guerra dei Piemontesi contro Roma nel 1870, quando i bersaglieri entrarono a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia, ed il territorio del Papa divenne italiano. 

Nonostante il valore patriottico, l’inno fu criticato da molti sia per l’eccessiva retorica dei versi sia per la melodia. 

Come scelta dell’inno nazionale, alla formazione del Paese Italia nel 1861 rimase in vigore la Marcia Reale dei Savoia. Dopo il crollo del fascismo però,  l’Inno di Mameli fu adottato ufficialmente dalla neonata Repubblica italiana il 12 ottobre 1946. Questo soprattutto perché gli eredi di Verdi chiedevano dei diritti di autore molto ‘’salati’’ e l’Italia, come al solito non aveva quattrini da spendere. Quindi ecco la ragione dell’Inno di Mameli.  

Ma torniamo a Verdi che, nei successivi anni farà altre composizioni che fanno accrescere sempre più la sua popolarità . Nel 1843 aveva intrapreso una relazione, destinata poi a durare mezzo secolo, con la soprano Giuseppina Strepponi. Dopo una convivenza di dieci anni i due si sposano nel 1859 e resteranno inseparabili fino alla morte della donna, nel 1897, a causa di una polmonite.

Giuseppe Verdi a tavola con amici.

Nel 1846 si trasferisce a Parigi ed inizia a lavorare per l’Opéra di Parigi. L’anno seguente fa il suo debutto a teatro “Macbeth”, ritenuto il capolavoro giovanile di Giuseppe Verdi. Durante il periodo parigino viene insignito del titolo di Cavaliere della Legion d’Onore. 

Un dipinto di Giuseppe Verdi

Nel 1849 fugge da Parigi, a causa del diffondersi del colera, e torna a stabilirsi in Italia. 

Il 1853 è l’anno della trilogia popolare: Giuseppe Verdi dà vita a il “Rigoletto”, “Il trovatore” e “La traviata”. Con tali lavori il compositore raggiunge la piena maturità artistica, la definitiva fama internazionale e si impone come il più celebre musicista del suo tempo. 

Nel 1871 fa il suo esordio, in Egitto sul palcoscenico del Teatro ‘’il Cairo’’,  La ‘’Aida’’ opera che ottenne un enorme successo e ancora oggi continua ad essere una delle sue più famose.

Nel 1887 debutta al Teatro alla Scala di Milano l’ ”Otello”, tratta dalla tragedia omonima del drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare. 

E’ curioso ricordare che, a proposito dell’Otello,  l’editore ne sollecitasse la conclusione.  Come ogni Natale, anche in quel 1882, l’editore Giulio Ricordi aveva inviato ai coniugi Verdi un panettone, arricchito in quell’occasione da una statuetta raffigurante un ‘’moro senza gambe’’, allusione al progetto di Otello che faticava a essere compiuto.

Nel ringraziarlo per il panettone Verdi scrive:  “Voi credete proprio che non manchino che le gambe? Io credo invece che manchino gambe testa, torace, braccia, tutto, tutto, tutto”.

Otello sarà concluso solo nel novembre 1886, ma ancora nel gennaio di quell’anno l’impresario della Scala e il Ricordi si recano da Verdi con una raccolta di firme che chiedono al più presto l’Otello alla Scala. Verdi risponde che Otello non è ancora finito e che, se lo finirà, lo darà alla Scala solo se si fossero trovati i cantanti, adatti.

L’ultima sua grande opera è il “Falstaff”, datata 1893. 

Il 27 gennaio 1901, alle 2,50 di notte, il Maestro Giuseppe Verdi muore dopo 6 giorni di agonia in conseguenza di un ictus, nella stanza n. 105 del Grand Hotel di Milano, che aveva scelto sin dal 1872 come sua residenza milanese, per la sua posizione nei pressi del teatro La Scala. Gli ultimi giorni del Maestro sono sempre raccontati come un momento di grande commozione per tutta la città di Milano: i cittadini e il Comune erano così affezionati e attenti alle sue esigenze che le strade intorno all’albergo furono cosparse per diversi giorni di paglia, per non disturbarlo con il rumore degli zoccoli e delle carrozze e permettergli di riposare. Questo fatto da un po’ l’idea del livello di rispetto che gli italiani nutrivano per il personaggio. 

Giuseppe Verdi sul letto di morte.

Il primo annuncio della morte di Verdi fu dato il 28 gennaio dal librettista Giuseppe Giacosa dalle pagine del quotidiano piacentino “Libertà”, notizia che sarà presto ripresa da tutti i quotidiani e settimanali del periodo, che riportavano le attestazioni di cordoglio da tutto il mondo e non solo dall’Italia.

Queste le intenzioni testamentarie di Verdi:

 “Ordino che i miei funerali siano modestissimi e si facciano allo spuntar del giorno o all’Ave Maria, di sera, senza canti e suoni. Basteranno due preti, due candele e una croce. Si dispenseranno ai poveri di Sant’Agata lire mille il giorno dopo la mia morte. Non voglio alcuna partecipazione particolare alla mia morte’’. 
Ma tanto era l’amore degli italiani per Verdi, che non fu organizzato solo un “funerale modestissimo” com’era la richiesta del Maestro, ma ne furono organizzati due. 

Una folla immensa saluta il musicista per l’ultima volta.

La gente saliva sugli alberi per poter vedere la bara del ”maestro”.

Il primo funerale avrebbe dovuto svolgersi in forma privata, portando il feretro al cimitero monumentale di Milano, la mattina presto, lontano da occhi indiscreti se non quelli di alcuni studenti delle scuole elementari. Ma da ogni parte di Milano sin dalle prime luci dell’alba la folla accorse e furono impiegati 7 preti e non 2 come richiesto. Il corteo funebre percorse via Manzoni, piazza Cavour, via Manin, i bastioni di Porta Nuova, quelli di Porta Garibaldi fino al cimitero Monumentale. Sui bastioni attendevano da ore decine di migliaia di persone che in silenzio aspettavano il passaggio del carro funebre che, avvolto nella nebbia del mattino, trainato da cavalli con pennacchi neri era seguito da decine di migliaia di persone a testa china. 

Un mese dopo il corpo fu spostato dal Cimitero Munumentale nella cripta della Casa di Riposo per Musicisti. Anche in quell’occasione la partecipazione popolare fu altissima.  Oltre 300.000 persone si unirono al corteo, guidato da un coro di 820 voci dirette dal Maestro Arturo Toscanini che intonavano il “Va pensiero”. Il corteo era così imponente che impiegò 11 ore per raggiungere il palazzo in Piazza Buonarroti.

Verdi è sepolto nella cripta della casa di riposo per musicisti in pensione “Casa Verdi”. Struttura fortemente voluta, finanziata e inaugurata dallo stesso Verdi. Molto attiva è stata anche la sua partecipazione nella politica italiana del tempo: è stato prima parlamentare e poi senatore a vita del neonato Regno d’Italia. In tutto ha realizzato ventotto opere liriche e numerose composizioni varie, tra cui musica da camera e sacra. Giuseppe Verdi, quando non era intento a scrivere le sue opere, passava molto tempo in giro per l’Italia e l’Europa a sovrintendere i lavori per la rappresentazione teatrale delle sue creazioni. 

Giuseppe Verdi era un uomo molto riservato, dal carattere tranquillo, schietto e di grande onestà intellettuale. Era anche un buongustaio ed amava mangiare i polli allevati nel pollaio di famiglia. il Sindaco di Busseto gli regalò un giorno un pavone ma Verdi, anziché utilizzarlo per ornare il giardino della sua villa di Sant’Agata preferì metterlo in pentola e mangiarselo.

Negli ultimi tempi fu assistito dalla soprano Teresa Stolz, la prima interprete di Aida al Cairo: una calda, sincera amicizia, conservata fino agli ultimi giorni. 

Dopo la sua morte gli sono stati dedicati in tutta Italia tre conservatori, molti teatri, monumenti e statue. La città di New York gli ha dedicato un’intera piazza, la Verdi Square di Manhattan, con annessa statua raffigurante il compositore italiano. È stato oggetto anche di numerose pellicole cinematografiche e opere teatrali. Ancora oggi le sue opere vanno in scena nei più importanti teatri del mondo. Possiamo dire, senza ombra di dubbio che Giuseppe Verdi è stato il più grande compositore italiano di tutti i tempi.

Alla prossima

Elena

Ecco qui l’elenco delle sue opere teatrali. 

  1. Oberto, Conte di San Bonifacio, dramma in 2 atti (Mi, Teatro alla Scala, 17 nov. 1839)
  2. Un giorno di regno ossia Il finto Stanislao, melodramma giocoso in 2 atti (Mi, Teatro alla Scala, 5 set. 1840)
  3. Nabucco, dramma lirico in 4 atti di T. (Mi, Teatro alla Scala, 9 mar. 1842)
  4. I Lombardi alla prima crociata, dramma lirico in 4 atti  (Mi, Teatro alla Scala, 11 feb. 1843)
  5. Ernani, dramma lirico in 4 atti da Victor Hugo (Ve, Teatro La Fenice, 9 mar. 1844)
  6. I due Foscari, tragedia lirica in 3 parti  (Roma, Teatro Argentina, 3 nov. 1844)
  7. Giovanna d’Arco, dramma lirico in 1 prologo e 3 atti (Mi, Teatro alla Scala, 15 feb. 1845)
  8. Alzira, tragedia lirica in 1 prologo e 2 atti (Na, Teatro di S. Carlo, 12 ago. 1845)
  9. Attila, dramma lirico in 1 prologo e 3 atti  (Ve, Teatro La Fenice, 17 mar. 1846)
  10. Macbeth, da William Shakespeare (Fi, Teatro della Pergola, 14 mar. 1847. Nuova versione: Parigi, Théâtre Lyrique, 21 apr. 1865)
  11.     I masnadieri, melodramma (Londra, Her Majesty’s Theatre, 22 lug. 1847)
  12. Jérusalem, grand opéra  (Parigi, Théatre de l’Académie Royale, 26 nov. 1847)
  13. Il corsaro, opera in 3 atti  (Trieste, Teatro Grande, 25 ott. 1848)
  14. La battaglia di Legnano, tragedia lirica in 4 atti (Roma, Teatro Argentina, 27 gen. 1849)
  15. Luisa Miller, melodramma tragico in 3 atti  (Na, Teatro di S. Carlo, 8 dic. 1849)
  16. Stiffelio, melodramma in 4 atti (Trieste, Teatro Grande, 16 nov. 1850. Nuova versione con il titolo di Aroldo; Rimini, Teatro Nuovo, 16 ago. 1857)
  17. Rigoletto, melodramma in 3 atti  (Ve, Teatro La Fenice, 11 mar. 1851)
  18. Il trovatore, dramma lirico in 4 atti (Roma, Teatro Apollo in Tordinona, 19 gen. 1853)
  19. La traviata, opera in 3 atti  (Ve, Teatro La Fenice, 6 mar. 1853)
  20. Les vêpres siciliennes, grand opéra in 5 atti (Parigi, Théatre de l’Académie lmpériale de Musique, 13 giu. 1855)
  21. Simon Boccanegra, opera in 1 prologo e 3 atti (Ve, Teatro La Fenice, 12 mar. 1857 (Mi, Teatro alla Scala, 24 mar. 1881)
  22. Aroldo, melodramma in quattro atti  (Rimini, Teatro Nuovo, 16 agosto 1857)
  23. Un ballo in maschera, melodramma in 3 atti (Roma, Teatro Apollo in Tordinona,17 feb. 1859)
  24. La forza del destino, opera in 4 atti  (S. Pietroburgo, Teatro Imperiale, 10 nov. 1862)
  25. Don Carlos, grand opéra in 5 atti  (Parigi, Théâtre de l’Académie Impériale de Musique, 11 mar. 1867
  26. Aida, opera in 4 atti (Il Cairo, Teatro dell’Opera, 24 dic. 1871)
  27. Otello, dramma lirico in 4 atti da W. Shakespeare (Mi, Teatro alla Scala, 5 feb. 1887)
  28. Falstaff, commedia lirica in 3 atti di A. Boito da W. Sh

A questo link potrete sentire l’aria del ‘’Coro degli Ebrei tratto dal Nabucco’’ con le parole:

La ragazza con la valigia …

Il CIP, Club Italianiste de Provence, nell’ambito della serie di film in lingua italiana,  ha fatto proiettare al Cinema Vox di Frejus:  ”La ragazza con la valigia”,  un film del 1961 diretto da Valerio Zurlini. Sono andata a vederlo assieme a Simone, Yvette, Muriel e Yannick .

CIP la fille a la valise 30.04 et 1.05

la locandina del Film

Trama

La storia si svolge in estate tra Parma e la Riviera romagnola.
Aida Zepponi (Claudia Cardinale) una giovane e bella ragazza che aspira a diventare una cantante è stata sedotta, o forse per meglio dire, si è fatta sedurre, da Marcello (Corrado Pani) credendolo un imprenditore artistico.
Marcello è un viziato, ricco dongiovanni appartenente alla ”Alta borghesia” che cerca di portarsi a letto la bella Aida. Nel film non si capisce se abbiano avuto o meno ”rapporti carnali”, ma, sta di fatto, che Marcello stanco di lei la pianta in asso.
Aida per seguire Marcello aveva lasciato Piero (Gian Maria Volontè) che suonava in un gruppo musicale.
Marcello aveva dato ad Aida un falso cognome ma il numero di telefono era quello giusto, quindi Aida lo rintraccia e si presenta a casa sua.
Marcello chiede al fratello minore,  Lorenzo,  (Jacques Perrin) di andare lui alla porta e liberarsi della donna.
Lorenzo è impietosito alla vista di una bella donna sola e con una pesante valigia … e le consiglia una piccola pensione poco lontana.
Lorenzo, sedicenne inesperto, si innamora perdutamente di Aida e le procura una camera in un Hotel della città, utilizzando il denaro destinato al Parroco (Romolo Valli) amico di famiglia, che gli dà ripetizioni.
Il comportamento di Lorenzo cambia e la zia, che si occupa di lui, è preoccupata. Il ragazzo non studia … rientra tardi … racconta bugie.
Aida, apprezzando la gentilezza e le attenzioni di Lorenzo confessa a quest’ultimo di aver un bambino. Lorenzo è sconvolto ma l’amore ha il sopravvento e la sera dopo raggiunge Aida nell’Hotel, sperando di passare assieme una serata, invece si ritrova a cena con degli sconosciuti e poi a guardarla ballare con un uomo maturo fino a mezzanotte. Aida che sogna di fare la cantante, beve come una spugna tutte le promesse che le vengono fatte.

Il Parroco don Pietro, organizza un incontro con Aida e le spiega che Lorenzo è il fratello minore di Marcello, le chiede di non approfittare di lui, e le chiede di lasciare Parma.
Aida torna a Rimini dove lavora Piero e gli domanda di poter tornare a cantare con loro. Piero, ancora offeso, le dà un ceffone e la manda via.
Un  amico di Piero, Romolo (Riccardo Garrone) attratto dall’avvenenza di Aida, le offre da bere … le fa promesse … e passa il resto del pomeriggio con lei. Aida nonostante sia ubriaca non gli crede e non cede le sue grazie, accettando però del denaro.
Lorenzo la raggiunge mentre Aida è con Romolo. Tra i due, Lorenzo e Romolo, nasce una rissa e, prima che Lorenzo si faccia troppo male, dei passanti allontanano Romolo. Sulla spiaggia Aida e Lorenzo si scambiano il loro primo e forse unico bacio.
Aida accompagna alla stazione Lorenzo, che deve ripartire per Parma. Sono le due di notte … Lorenzo le consegna una busta dicendole che contiene una lettera, in realtà contiene solo del denaro. Aida vede il treno di Lorenzo partire, poi, immersa nei suoi pensieri esce dalla stazione e cammina senza una meta precisa.

.-.-.-.-.-.-

Che dire?

Bellissima Claudia Cardinale, bravo il giovane Jacques Perrin, i lunghi primi piani sui loro visi, hanno il ”sapore” del dramma e sono un po’ anacronistici se paragonati all’azione frenetica dei film di oggi.
Nonostante la lentezza di alcune scene l’argomento è comunque di grande attualità.
Una giovane senza ”mezzi” né economici né culturali, che insegue il sogno di diventare una cantante famosa.
Un ragazzo sedicenne che si innamora perdutamente della bella donna, pseudo-indifesa, che rincorre il proprio sogno.
Cosa c’è di più romantico?
In fondo anche Macron si era innamorato della matura Brigitte no? Il livello culturale … ed il periodo ”storico” in quest’ultimo caso sono molto diversi, tant’è che le cose sono andate in modo altrettanto diverso.
Ma continuiamo a parlare del ”periodo” in cui si svolge il film in questione.
Dunque, il film è del 1961, all’epoca le donne in Italia erano ancora viste principalmente come: spose e madri. Fare l’attrice, la cantante, la ballerina, era un qualche cosa che usciva dagli ‘schemi classici” accettati e condivisi dalla mentalità generale della società.
Una donna poteva lavorare certo, ma, per la medio-alta borghesia l’insegnamento, la libera professione, la segretaria,  erano lo sbocco ottimale, mentre per il ceto basso,  l’operaia in catena di montaggio o la donna delle pulizie a casa altrui, erano le attività riconosciute socialmente e non compromettenti.
Mestieri cosiddetti ”artistici” avevano sempre un risvolto considerato ”frivolo” e quindi, automaticamente la donna diventava di ”facili costumi”.
Quindi per ”riuscire” nel campo dello spettacolo la donna doveva sottostare a delle regole. Inutile dire di che regole stiamo parlando no?
Per farla breve potremmo sintetizzare con: ” O me la dai … oppure quella è la porta”!
Nella maggior parte dei casi quindi, le donne erano ”prede-vittime” consapevoli o meno di ricchi ”industriali e/o produttori che, o le mantenevano, o le facevano lavorare in cambio di sesso.
Nel film in oggetto l’argomento ”sesso” è trattato in maniera molto elegante, lasciando allo spettatore ampia immaginazione.

Ognuno quindi è libero di interpretare se la bella Aida avesse o meno concesso le sue grazie. A qualcuno doveva averle concesse, visto che aveva un figlio, ma lo aveva fatto per amore o per interesse?
Secondo me … che sono una ”romanticona” lo aveva fatto per amore!

Ringraziamo Jerome Reber per le scelte sempre felici.

Alla prossima

Elena