Archivi tag: MOSE

Michelangelo Buonarroti

Su richiesta espressa di un’allieva del corso di italiano, di cui non dirò il nome per evitarle rimostranze da parte degli altri, oggi parleremo di Michelangelo Buonarroti. Uno degli artisti  più famosi del Rinascimento italiano.

Michelangelo naque a Caprese – una piccola città vicina ad Arezzo –  il 6 marzo del 1475. Fu un grande pittore, scultore, architetto e, perfino poeta, anche se i suoi ‘’versi’’ sono stati tenuti nascosti per molto tempo. 

Suo padre era il Podestà delle cittadine di Caprese e Chiusi e sua madre, di famiglia borghese, si chiamava Francesca di Neri. 

Finito il ‘’mandato’’ di Podestà del padre,  la famiglia tornò a Firenze e Michelangelo fu affidato a balia alla moglie di uno scalpellino. 

Era abitudine di Michelangelo, quando ormai era diventato un famoso artista, dire, per giustificare la sua passione per la scultura, di aver ‘’bevuto latte misto a polvere di marmo’’ già dalla nascita. 

Appartenente ad una famiglia di medio-alta borghesia, Michelangelo Buonarroti, avrebbe, secondo suo padre, dovuto seguire la vocazione di ‘’famiglia’’, e cioè incarichi amministrativi e/o politici, ma Michelangelo adorava disegnare e per questo motivo gli fu permesso di  frequentare la scuola di Domenico Ghirlandaio col quale però non andò mai d’accordo. 

Aveva solo tredici anni quando il padre lo mise a ‘’bottega’’ dal Ghirlandaio, con un contratto di tre anni, per imparare a dipingere. Ma l’attività della bottega non corrispondeva al carattere di Michelangelo. Come tutti i ‘’garzoni’’ che si rispettano doveva iniziare dai lavori più ‘’umili’’ come quello di spazzare, mettere in ordine  e preparare i colori per i ‘’più grandi’’.  Michelangelo non arrivò ad onorare il contratto e abbandonò la bottega del Ghirlandaio, dopo un solo anno.

A quindici anni, mentre studia, con altri compagni, gli affreschi del Masaccio, nella Cappella Brancacci nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, si prende un pugno sul naso da Pietro Torrigiani, che tra l’altro era un suo amico.   Il giovane Buonarroti aveva preso la cattiva l’abitudine di sminuire le capacità degli altri pittori, il che non gli garantiva certo molte simpatie, ecco il motivo del ‘’pugno’’ sul naso. 

Come si vede nei suoi autoritratti, il pugno gli aveva rotto il ‘’setto nasale’’ rendendolo ancora meno attraente.

Giudizio Universale – particolare – Cappella Sistina Roma

Se avete occasione di osservare l’affresco del Giudizio Universale, dietro l’altare della Cappella Sistina, nella ‘’pelle’’ che pende dalla mani di San Bartolomeo, anche se informe, sono riconoscibili le sembianze dell’artista e quel naso rotto che ormai lo caratterizza. Il Torrigiani a causa di quel pugno fu esiliato. Vagò tra l’Inghilterra e la Spagna dove morì in prigione per aver sfregiato un Cristo, da lui stesso modellato.  II gesto fu interpretato come un’azione sacrilega e non come una protesta nei confronti dei ritardi di pagamento da parte del committente. Morale della favola? Torregiani, era un bravissimo artista ma … privo di ‘’appoggi politici’’. Michelangelo, altrettanto bravo, di appoggi politici ne aveva e anche parecchi, visto che Lorenzo il Magnifico lo aveva preso sotto la sua protezione e la sua ‘’fama’’, aumentava di giorno in giorno. 

Dopo una fitta nevicata avvenuta a Firenze,  Michelangelo viene chiamato a corte da Piero de Medici, figlio e successore di Lorenzo il Magnifico, morto da poco.  Piero gli chiede di fare una grande statua di neve. Michelangelo accetta la sfida e fa la statua di un Ercole enorme e bellissimo che tutta la cittadinanza fiorentina potè ammirare per un’intera settimana. 

Il Buonarroti però, oltre a prendere ‘’pubblicamente’’ in giro gli altri ‘’pittori’’ ne studiava con attenzione i lavori.  In particolare maestri come Filippo Lippi, Gentile da Fabriano, Verrocchio, Pollaiolo e Masaccio.  Michelangelo frequentava il ‘’giardino di casa Medici’’ – una sorta di ‘’scuola dell’arte’’ –  dove era conservata una grandissima collezione di oggetti preziosi:  quadri, tavole dipinte, libri antichi, statue, gioielli , vasellame –   e dove si riunivano uomini illustri del panorama italiano della fine del quattrocento, tra i quali Angelo Poliziano, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. 

E’ proprio in questo ambiente che l’artista matura la sua idea della bellezza dell’arte: anche per lui come per gli altri artisti del Rinascimento, l’arte è l’imitazione della natura e che, attraverso lo studio di essa,  si arriva alla bellezza.

Nel 1496 lascia la città di Firenze e si trasferisce a Roma dove su commissione del cardinale  francese Jean Bilheres realizza, a soli 21 anni, la famosissima “Pietà”.

Pietà – Roma Cappella Sistina

Il gruppo scultoreo rappresenta la Madonna con in grembo il Cristo senza vita. Per Michelangelo Buonarroti la scultura era un’arte particolare, secondo la quale l’artista aveva il compito di ‘’liberare’’ dalla pietra, le figure che vi erano già imprigionate dentro. Per questo egli considerava la vera scultura quella ottenuta tramite il ‘’togliere”,  cioè di togliere dal blocco di pietra le parti di marmo inutili, e proprio per questo motivo si recava personalmente a Carrara per scegliere i blocchi di marmo che lo ‘’ispiravano’’.

Nel 1501, tornato a Firenze, gli viene commissionata una scultura rappresentante il “David”.  Per la sua realizzazione gli viene però dato un blocco di marmo che era già stato inizialmente tagliato e ridotto da Agostino di Duccio. Michelangelo non amava, come sappiamo,  questo lavoro già iniziato da ‘’altri’’ … ma fece buon viso a cattivo gioco e creò una meraviglia. 

David di Michelangelo – Firenze

L’opera rappresenta il giovane “David” contro il gigante Golia nell’attimo precedente il  lancio della pietra, sono evidenti nelle membra, nelle vene a fior di pelle la tensione e la calma concentrazione che precedono l’azione.  Il “David” fu collocato davanti Palazzo Vecchio, oggi il suo posto è occupato da una copia, mentre l’originale si trova all’Accademia di Belle Arti. 

La decisione della collocazione del David fu presa da una commissione di personaggi importanti della città,  artisti compresi. Tra questi artisti c’era anche Leonardo Da Vinci il quale votò per mettere la statua in una posizione poco visibile, anziché davanti al Palazzo,  la voleva relegare sotto una loggia nascosta. Il che dimostra quanto poco i ‘’due’’ artisti si amassero. 

Sempre a Firenze, per il matrimonio di Agnolo Doni, eseguì una tavola ‘’rotonda’’ rappresentante la “Sacra Famiglia”, conosciuta con il nome di “Tondo Doni”. Una tela davvero particolare per l’epoca. Le figure sono molto colorate, sono rappresentate come sculture e il movimento dei personaggi è ‘’vitale’’.  In primo piano, al centro, vi è la rappresentazione della Sacra famiglia, alle spalle della quale, al di la di un muretto si vede San Giovanni e, ancora dietro di lui, ad occupare lo sfondo,  figure di giovani nudi.

Curioso ricordare che, alla consegna dell’opera, il Doni si rifiutò di pagare la somma pattuita. Al che Michelangelo si riprese la tela e, senza tante discussioni, se ne andò. Il Doni lo rincorse dicendogli che avrebbe pagato quanto stabilito.  Michelangelo però gli disse che, se voleva la tela, ora avrebbe dovuto dargli il doppio di quanto stabilito inizialmente.  Era la prima volta che un ‘’artista’’ non si sottometteva al committente. Il nobile Doni nonostante la cosa lo infastidisse molto, pur di aver la tela, sborsò quanto richiesto. 

La Cappella Sistina si chiama così perché nel 1471, quando il ligure Francesco della Rovere, viene eletto al soglio pontificio, prende il nome di Sisto IV.  Costui è un uomo astuto, ambizioso e coltissimo, amante dei libri e dell’arte,  tanto che durante il suo pontificato Roma diventa il polo d’attrazione dei più importanti intellettuali dell’epoca. È lui infatti che arricchisce la biblioteca vaticana di preziosi classici e che la rende accessibile agli umanisti, è lui che crea il primo nucleo di quelli che saranno poi i musei capitolini ed è al suo nome che è legata la più grande impresa artistica del Rinascimento italiano, la Cappella Sistina appunto. 

Sisto IV muore nel 1484, certamente soddisfatto della sua impresa. Non passano però molti anni che un altro Della Rovere, Giuliano, sale al trono papale. Nel 1503 è infatti eletto papa Giulio II, nipote di Sisto, come lui ambizioso e come lui desideroso di lasciare nella storia un’impronta indelebile. 

Giulio II della Rovere, commissiona a Michelangelo, il suo complicatissimo monumento funebre, al quale l’artista si dedicò saltuariamente, tra un lavoro e l’altro, dal 1503 al 1545, cambiandone più volte i progetti.  

Nel frattempo la Cappella Sistina aveva avuto dei problemi di ‘’staticità’’.  Si erano aperte delle ‘’crepe’’ che il Bramante aveva aggiustato grazie ad un sistema di ‘’catene’’ che avevano messo si in sicurezza le pareti, ma che ne avevano rovinato gli affreschi pre-esistenti.  Quindi bisognava ridecorarla ed ecco che, questo lavoro,  viene affidato a Michelangelo. Una ‘’sfida’’ che quest’ultimo accetta di buon grado.

Nel  1508  l’artista firma il contratto; il lavoro venne completato il 31 ottobre del 1512. Quattro anni di lavoro continuo.  La decorazione della volta incontrò numerose difficoltà, tutte brillantemente superate dall’artista e dai suoi collaboratori. Per essere in grado di raggiungere il soffitto, Michelangelo necessitava di una struttura di supporto; la prima idea fu del Bamante, che volle costruire per lui una speciale impalcatura, sospesa in aria per mezzo di funi. Ma Michelangelo temeva che questa soluzione avrebbe lasciato dei buchi nel soffitto, una volta completato il lavoro, così costruì un’impalcatura da sé, una semplice piattaforma in legno su sostegni ricavati da fori nei muri posti nella parte alta vicino alle finestre. Questa impalcatura era organizzata in gradoni in modo da permettere un lavoro agevole in ogni parte della volta. Il primo strato di intonaco steso sulla volta cominciò ad ammuffire perché era troppo bagnato. Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma provò una nuova miscela creata da uno dei suoi assistenti, Jicopo l’Indaco. Questa non solo resistette alla muffa,  ma entrò anche nella tradizione costruttiva italiana.

Schiavo Morente

Poco dopo la morte di Giulio II Michelangelo Buonarroti terminò le sculture dello “Schiavo ribelle”, dello ‘’schiavo morente’’ e del “Mosè”.  Queste statue erano in realtà parte del previsto monumento funebre del papa. Ma il progetto era troppo ambizioso ed impegnativo, gli eredi litigavano per il costo e, alla fine, venne deciso di farlo  molto più piccolo e, soprattutto, con l’aiuto di altri artisti. 

Schiavo Ribelle

Mosè – Roma Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti morì – ad 89 anni –  il 18 febbraio del 1564 a Roma nella sua casa presso il Foro di Traiano e la salma fu deposta ai SS. XII Apostoli. Il nipote, Lionardo Buonarroti, trafugò il corpo, lo nascose in un rotolo di panni e, caricatolo su un carretto insieme ad altre merci, lo portò a Firenze dove il maestro venne sepolto il 12 marzo 1564 nella chiesa di Santa Croce.

Ora parliamo un pò dell’ ‘’uomo’’ Michelangelo, per esempio: era sposato? Aveva figli?  Non si hanno notizie né di ‘’matrimoni’’ nè di ‘’eredi’’. Si è detto e ripetuto, benché prove certe non ve ne siano, che Michelangelo sia stato un omosessuale e probabilmente lo furono anche alcuni papi e alti prelati che protessero lui e le sue opere.  L’ esibizione, spesso allusiva e a volte volgare, del nudo maschile, non rimanda di per sé ad atteggiamenti omosessuali da parte dell’artista, altrimenti dovremmo dire che tutti gli artisti della Grecia classica lo fossero.

Le figure femminili ritratte da Michelangelo o sono troppo maschili, tanto da sembrare – diremmo oggi – dei transessuali, o sono idealizzate in una forma stereotipata, spesso da risultare madri molto più giovani del figlio morto, come ad esempio nella Pietà, o mogli molto più giovani dei loro mariti (come Maria nel Tondo Doni).

L’ostentazione degli attributi maschili, dalla muscolatura agli organi genitali,  appare indubbiamente una forma di imposizione a chi guarda, che si concilia male con i temi religiosi che gli venivano di solito commissionati.  

Una delle pochissime opere di Michelangelo a soggetto profano, gli venne commissionata dal cardinale Raffaele Riario, durante il primo soggiorno romano verso il 1496.  Il Riario era stato la vittima della ‘’truffa del Cupido Dormiente’’.  

Le cose erano andate così: Michelangelo crea il Cupido Dormiente in marmo e lo vende a qualcuno. Questo ‘’qualcuno’’ seppellisce sotto terra il Cupido per ‘’invecchiarlo’’ e poi lo vende al Cardinale a caro prezzo, spacciandolo per un antico reperto greco.

Il Cardinale acquista l’opera in buona fede, ma poi, scopre l’inganno e va su tutte le furie. Manda un suo agente a cercare a Firenze l’autore del pezzo contraffatto. Trova Michelangelo che, probabilmente ignaro della truffa, viene invitato a Roma a conoscere il cardinale. Il Riario gli commissiona una statua “all’antica”, un giovane Bacco. Bacco è il Dio del vino e della vendemmia, nonché del piacere dei sensi e del divertimento … 

L’artista si mette al lavoro, completando l’opera in appena un anno, dal 1496 al 1497. Il cardinale però, non ama affatto questo giovane ‘’Bacco’’ nudo e chiaramente ubriaco e ne rifiuta l’acquisto. 

Michelangelo avrebbe potuto benissimo ‘’vestire’’ il Bacco in questione, visto il ‘’personaggio’’ che lo commissionava.  Avrebbe potuto evitare delle ‘’allusioni’’ pesanti. Ma quella del ‘’nudo’’ era una sua fissazione maniacale. Inoltre, riteneva che il suo genio, riconosciuto e stimato dalla critica, non dovesse essere sottoposto ad alcun controllo, ad alcuna verifica e ad alcuna critica.

Quando qualcuno si azzardava a criticarlo, la sua reazione era immediata e sempre esagerata, anche perché sapeva di avere, nelle stanze vaticane, ampi consensi. 

L’egocentrismo di Michelangelo si rifletteva anche nella sua costante difficoltà ad avere relazioni sociali normali. Sono parecchi i nomi citati dai critici e alcuni persino dallo stesso Michelangelo tra i suoi possibili ‘’amanti’’, di ogni età e condizione sociale: Tommaso de’ Cavalieri, Gherardo Perini, Giovanni da Pistoia, Pietro Urbano, Antonio Mini, Luigi Pulci jr, Benedetto Varchi, Giovannangelo detto “il Montorsoli”, Febo dal Poggio, Cecchino Bracci, Francesco Amadori detto “l’Urbino”, Pierfrancesco Borgherini, che ricevette l’eredità più cospicua alla morte di Michelangelo.

Non dimentichiamo ch’egli da giovane s’era formato nella cerchia di grandi filosofi omosessuali come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola.

Comunque, Michelangelo Buonarroti è stato uno dei grandissimi  protagonisti del Rinascimento italiano. Riconosciuto come uno dei maggiori artisti di tutti i tempi,  tanto geniale quanto irrequieto.

Il suo nome è collegato a una serie di opere che lo hanno consegnato alla storia dell’arte, alcune delle quali sono conosciute in tutto il mondo e considerate tra i più importanti lavori dell’arte occidentale: il David, La Pietà, La Cupola di San Pietro, gli affreschi della Cappella Sistina sono considerati traguardi insuperabili dell’ingegno creativo.

Alla prossima

Elena 

Ercole Incalza … quattordici anni a tesser ”contatti” in un posto di enorme potere!

Noialtri invece del ”calendario dei Santi” potremmo fare il calendario degli arrestati, degli inquisiti, degli indagati, dei morti ammazzati … ne abbiamo anche più di uno al giorno! Che tristezza!

L’ex super-dirigente del ministero dei Lavori Pubblici Ercole Incalza è tra i quattro arrestati dell’inchiesta della Procura di Firenze e del Ros, che vede oltre ai 4 arrestati anche 47 indagati.  Tra questi, ha precisato la procura, non figurano politici.  Come se la cosa ci rassicurasse  … eh eh eh … Le altre tre persone sottoposte a misure cautelari sono gli imprenditori: Stefano Perotti, Francesco Cavallo, e Sandro Pacella.

Fonti del governo ”tengono a precisare” che Incalza ”attualmente non riveste nessun ruolo o funzione neanche a titolo gratuito”.

HRP26H0Z6816-kiFI-U10402431917989KMI-700x394@LaStampa.it

Povero piccolino … ‘na ”vittima” del sistema insomma! Ma non facciamoci infinocchiare, ha lasciato l’incarico (volente o nolente) solo alla fine dell’anno scorso ed è stato lungamente beneficiato dal posto che ha ricoperto per tanti, troppi anni!

Secondo l’accusa sarebbe stato proprio il potentissimo dirigente Ercole Incalza – del ministero dei Lavori Pubblici, dove è rimasto per 14 anni, attraversando sette governi, fino all’attuale – il principale artefice del sistema corruttivo scoperto dalla procura di Firenze! Ma dai?

Eppure c’era gente … Lupi, per esempio, che ritenevano necessario che questo signore rimanesse a capo della ”struttura di missione” e che nulla cambiasse. Ma dai? Chissà perché?

Chi è Ercole Incalza? Già dirigente da tempo del ministero delle Infrastrutture, nel 2001 fu nominato capo della ”segreteria tecnica” dal ministro Pietro Lunardi (GOVERNO BERLUSCONI). Incalza è rimasto al ministero quasi ininterrottamente per quattordici anni, attraversando ”incolume” sette governi ! Quando si dice che mettono le radici … ci sarà pure un motivo no? Pensate alla dimensione della ”rete di contatti” messa a punto da costui in quattordici anni.

Ma non dimentichiamo che ”qualcuno” aveva capito di che ”pasta era fatto” costui!  L’ex ministro dei Lavori pubblici Antonio Di Pietro (GOVERNO PRODI) appena arrivato al Ministero delle Infrastrutture, provvide immediatamente a rimuoverlo dall’incarico di responsabile della Struttura tecnica di missione e a  buttarlo fuori dal  Ministero! Ma guarda … il ”semplice” Di Pietro, l’uomo che non sa esprimersi,  aveva capito l’elemento con cui aveva a che fare, e voleva ingenuamente ”scardinare” il sistema. Poveretto… il ”sistema” invece ha ”scardinato” Di Pietro … altro che!

Come sappiamo,  la ”ruota gira” e i governi cambiano.   Di Pietro se ne andò … e  l’Incalza fu ripreso al ministero e promosso di nuovo ”capo struttura di missione” da Altero Matteoli (GOVERNO BERLUSCONI). riconfermato poi da Corrado Passera (GOVERNO MONTI) da Lupi (GOVERNO LETTA) e poi ancora da Lupi (GOVERNO RENZI).  Sigh … L’Incalza ha coperto questo incarico fino al dicembre 2014, quando di sua iniziativa o su pressioni ”esterne” – noi speriamo in queste ultime –  ha lasciato l’incarico.

Cosa cavolo è ‘sta ”struttura di missione”?

Dunque la ”struttura di missione delle Infrastrutture” è lo ”snodo” in cui passano tutte le grandi opere del Paese. E’ il nucleo dirigenziale del governo che sovrintende all’attuazione della legge obiettivo, ad esempio: Tav, Mose, Expo, Autostrade, sovrintende al piano nazionale delle infrastrutture e al monitoriaggio di tutti gli investimenti!  Immaginatevi il ”potere” di una struttura simile … una sorta di ”cuscinetto” tra politica e ”imprenditoria”.

Non sempre imprenditoria ”sana” … ma troppo spesso quell’imprenditoria, chiamiamola ”parallela” … composta da mafia, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita. Che, come tutti sappiamo a denaro da riciclare in quantità ”industriali”! Denaro proveniente da traffici come quelli della cocaina!

Lavorare in questo paese, per le persone per bene,  è difficile! Tanto difficile! E’ praticamente impossibile competere per la persone ”oneste” contro gente senza scrupoli.

In questo marasma … sono tanti/troppi i corruttori e sono tanti/troppi quelli a voler esser corrotti.  Cambiare il sistema è un lavoro ”ciclopico”…  è molto più facile ”galleggiare”!

Alla prossima

 

Elena

 

 

 

 

L’ITALIA … GLI INVESTIMENTI STRANIERI E LA NOSTRA CORRUZIONE …

Rispetto al 2007, l’anno prima dell’inizio della crisi, gli investimenti stranieri, quelli tanto per intenderci che potrebbero darci una mano per favorire l’occupazione, sono diminuiti del 58 per cento!
A rilevarlo è una indagine del Censis. La conferma di questa mancanza di fiducia arriva anche dall’Associazione fra le banche estere in Italia (Aibe). Si direbbe che a pesare siano soprattutto eccesso di normative, burocrazia e fisco!
Sante parole, lo sappiamo tutti!
Invece di alleggerire/migliorare la burocrazia, come fanno tutti i paesi ”normali” … noialtri, incapaci di legiferare da paese civile, si è pensato bene di aggirare la burocrazia ricorrendo ai lavori in DEROGA!

La Deroga, grazie alla fretta, aggira le norme ed accelera le pratiche.
Abbiamo ormai capito tutti, anche i più disattenti che i famosi lavori in ”deroga” servono solo ad eliminare la ”sana” concorrenza. L’industriale corruttore mette a busta paga il politico corrotto, e noialtri paghiamo con le nostre tasse i lavori pubblici essenziali al paese 10 volte di più!
Non solo questo penalizza noialtri poveri cristi … ma questo sistema ”gelatinoso” , anzi marcio scoraggia soprattutto gli investimenti stranieri. Ve la vedete un’azienda straniera aver a che fare con il nostro sistema mafiosoclientelare?
Solo a livello normativo, l’Italia occupa il 65° posto nella graduatoria mondiale dei fattori determinanti la capacità attrattiva di capitali per un Paese. Tra procedure, tempi e costi necessari per avviare un’impresa, ottenere permessi edilizi, allacciare un’utenza elettrica business o risolvere una controversia giudiziaria su un contratto ci mettiamo una ”vita”!

In tutta l’Europa solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca presentano condizioni per fare impresa più sfavorevoli delle nostre. Per ottenere tutti i permessi, le licenze e le concessioni di costruzione, in Italia occorrono mediamente 233 giorni, 97 in Germania. Per allacciarsi alla rete elettrica servono 124 giorni in Italia, 17 in Germania. Per risolvere una disputa relativa a un contratto commerciale il sistema giudiziario italiano impiega in media 1.185 giorni, quello tedesco 394 …
Se a queste ”magagne” di tempistiche ci aggiungete pure la corruzione a livelli medioevali … bè scordiamoceli gli investimenti stranieri!

Eppure le ”remore” per alleggerire la burocrazia sono enormi … sappiamo tutti che l’aver tolto il ”falso in bilancio” NON alleggerisce certo la burocrazia … in compenso aumenta la DELINQUENZA.
Nello stesso tempo bloccare opere come Expo o Mose significa far perdere il lavoro ad un sacco di brava gente che ne ha disperatamente bisogno. Bloccar le opere significa costruire dei mausolei del ”nulla”! Significa, tanto per fare un esempio, la Salerno Reggio Calabria.
Si devono fare i lavori, facendo in maniera di recuperare il denaro illecitamente guadagnato. Commissariare le aziende che hanno pagato tangenti … metter in galera i responsabili … ma far lavorare le persone per bene.

Per agire in questo senso sarebbe necessario aver forze politiche che collaborassero assieme … Invece il dialogo politico par essersi limitato al ”voglio io da solo il comando”!

Ma sarebbe questo il modo di risolvere i problemi? Secondo voi il PD da solo, per quanto ben intenzionato, ma purtroppo costretto al governo con la destra … riuscirà a fare una cosa simile?

Pensate che bello sarebbe se ”facce giovani e pulite” lavorassero assieme ad altre ”facce giovani e pulite” per il bene della collettività … e magari in maniera ”normale” , utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla Costituzione e dialogando tra loro … invece di voler ribaltare e distruggere tutto quanto per essere gli ”unici” a decidere … magari in rete!

Mah …

Alla prossima

Elena

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-07/italia-sempre-meno-meta-investimenti-stranieri-censis-58percento-inizio-crisi-134631.shtml?uuid=ABdnYqOB

SCANDALO MOSE …

E’ nauseante la manfrina a cui ci sottopongono.
Per quanto un cittadino per bene, tenda a non fare di tutte le erbe un fascio, la tentazione di dire che sono tutti uguali è proprio forte!
In ogni angolo ci ritroviamo con personaggi che ”occupano” posti di potere a scopo di lucro.
La politica, quella bella cosa che dovrebbe esser fatta per il bene della collettività, o se preferiamo per l’intima soddisfazione di esser riconosciuto/a da tutti come persona capace ed integerrima … è diventata il trampolino per gli istinti più bassi dell’essere umano. Gonfiare il proprio ego e far quattrini … a qualsiasi costo!
La palla delle responsabilità che in questi giorni si rimbalzano Giorgio Orsoni e Giancarlo Galan è per noialtri, che tiriamo la carretta a fatica, veramente insopportabile!
Orsoni, il sindaco di Venezia agli arresti domiciliari che è indagato per una tangente da 560 mila euro versatagli a favore della sua campagna elettorale del 2010 dal consorzio Venezia Nuova, sostiene con il Gip Scaramuzza , di esser semplicemente un ”uomo prestato” alla politica e di non fare azioni simili. Eppure il denaro per la sua campagna pare sia arrivato … non se sapeva nulla?
Galan invece, si difende dicendo che stanno cercando di gettar fango su di lui.
Grazie alla Guardia di Finanza però è saltato fuori che il buon Galan risultava a stipendio (circa un milione l’anno) per agevolare il gruppo Mantovani nel progetto del sistema MOSE. Che sempre il buon Galan possiede una villa galattica sui colli Euganei … da dove arrivano tutti quei ”dindi”?
Il tentativo di incolpare l’altro, senza assumersi le proprie responsabilità, è disgustoso.
I due personaggi mi ricordano i battibecchi che avvengono nelle classi tra compagni immaturi quando si incolpano a vicenda: ” Hai iniziato tu, no hai iniziato tu”!
Che pena!
L’unica cosa buona è che, se non altro, la voglia di sradicare questi personaggi è tantissima.
Noialtri abbiamo bisogno di lavoro … le persone per bene non possono rinunciare ad opere od eventi che possono generare un ritorno economico per la collettività. Bisogna perseguire nella strada giusta di mandare a casa i personaggi ”marci”! I giovani, di qualunque schieramento essi siano, si direbbe abbiano una gran voglia di fare pulizia.
Non ci resta che dare a questi giovani tutta la nostra fiducia … chissà che le vecchie generazioni non abbiano molto da imparare da quelle nuove.

Alla prossima

Elena

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/PRIMOPIANO/tangenti_mose_giangarlo_galan_claudia_minutillo_ristrutturazione_villa_cinto_euganeo_renato_chisso/notizie/726229.shtml