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Sognare … sognare … sognare …

Sogno parecchio e, a differenza di molte persone che conosco, mi ricordo quasi sempre anche di quello che sogno.

Giorni fa ad esempio … ero su una impalcatura metallica, stretta e altissima, l’impalcatura ondeggiava avanti e indieto, a destra e a sinistra, visto era montata sopra il tettuccio della cabina di un camion!
Come caspita avessi fatto ad andare lassù rimane un mistero.
Al culmine dell’impalcatura c’era una seggiola su cui stavo, incoscientemente, non seduta, bensì in piedi. Mi veniva da vomitare ed ero terrorizzata. Cercavo di tenere le braccia aperte per poter bilanciare i movimenti come un funambolo. Nel mentre mi chiedevo. ‘’Ma non sarebbe meglio che mi sedessi’’? Pur comprendendo che sarebbe stata una buona idea, ero inchiodata in piedi e non osavo sedermi.
Come se non bastasse la situazione assurda, il camion si muoveva non su una grossa arteria, bensì in una stradina di montagna stretta, deserta e piena di curve.
Da quella posizione avevo, per ovvi motivi una vista incredibile e vedevo tutto quello che accadeva intorno.
Non tenevo chiusi gli occhi, anche se avrei voluto farlo, ma cercavo invece di riconoscere la strada che il camion stava percorrendo, per capire se e quando si sarebbe fermato, per poter in qualche modo scendere e finirla con ‘sto tormento.
Ad un certo punto ho visto una signora, avanti negli anni, che stava camminando assieme a due cani, vecchierelli anche loro. La signora li chiamava ed insisteva affinché scendessero con lei giù per una piccola scarpatella e poi, una volta arrivata all’imboccatura, nera come la pece di un piccolo tunnel, cercava di spingerceli dentro. I cani non ne volevano sapere ma lei insisteva. Mi facevano pena ma non potevo fare nulla per loro da dove mi trovavo. Non avevo nemmeno la forza di gridare.
Ad un certo punto il camion, finalmente, si ferma e … mia madre scende dal posto di guida! Mia madre? Ma se non guida da anni!
Mi guarda e mi dice qualche cosa, la voce non arriva a me, ma, nononstante la distanza, riesco a leggere il labiale che dice: ’’Sono stanca adesso vado a casa’’! Io le grido: ‘’Mamma! Per favore, aiutami, come faccio a scendere di qui’’? Lei mi guarda, scuote la testa, e si allontana
Non so che cosa fare, ho paura, sono quasi sicura di non riuscire a scendere da sola.
Mi maledico per la mia ‘’poca forma atletica’’, pensando con nostalgia alla forma fisica di cui disponevo invece quando ero più giovane. Ho paura, sono sempre più disperata ma, per fortuna, quando ormai il panico mi stava attanagliando … mi sono svegliata.

Cribbio che ansia!

Telefono a mia madre tutte le mattine e quella mattina le ho raccontato il sogno. Sapete che cosa mi ha detto? Mi ha detto: ‘’Che mamma inutile che hai, non ti ho aiutata nemmeno in quell’occasione’’.
Mia madre mi ha sempre aiutata! Ha sempre fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per me. Chissà perché ha reagito in quel modo? Mah …

Alla prossima

Elena

Coronavirus – siamo preoccupati per il contagio in Africa?

Leggevo su un giornale che: Apple, Samsung, Microsoft, Bmw e tante altre multinazionali,  sono molto preoccupate,  in quanto, a causa della pandemia di coronavirus,  rischiano di perdere materie prime importantissime e che vengono estratte a costi, per loro, molto bassi. 

Indovinate un pò dove sono ‘sti materiali? 

In Africa! La Repubblica Democratica (si fa per dire) del Congo è ricchissima di coltan, cobalto, rame … tutta roba che alle multinazionali serve come il pane per continuare a produrre, a bassi costi, e con ampi margini quello che noi consumiamo.

Non dimentichiamo poi che le multinazionali, non  contribuiscono al benessere collettivo pagando tasse in proporzione,  infatti hanno quasi tutte le sedi in Olanda, per poter ”felicemente” eludere il pagamento che spetterebbe loro.  Quindi questi ”enormi margini”, fatti sulla pelle altrui, vanno a rimpolpare le tasche dei soliti Paperon de Paperoni!

Ima torniamo a noi …  i nostri cellulari hanno delle pile al coltan, materiale che permette una lunga durata alle batterie.  Se il coltan non venisse estratto dai bambini e da operai africani, a costi ridicoli per le multinazionali, e vergognosi per la specie umana,  i loro margini diminuirebbero sensibilmente, e a noi i telefoni costerebbero una fortuna.

Se dovesse esplodere il coronavirus in Africa come faranno costoro? Come faremo noialtri? 

Rischieremo forse di tenere un cellulare per 4 o 5 anni? 

Ma sarebbe proprio un dramma? 

Quanti anni avranno? Sono bambini, che non vanno a scuola, che non hanno nulla.

Sarebbe un dramma non cambiare il cellulare ad ogni piè sospinto, sfruttando, per poterlo fare, una manodopera schiavizzata? Impedendo di fatto a queste persone di avere uno stipendio dignitoso che permetta loro di organizzarsi in maniera decente? Siamo ipocriti fin dentro il midollo quando diciamo: ‘’Aiutiamoli a casa loro’’!

Ma … sarebbe questo il modo per aiutarli?  Noialtri siamo preoccupati dell’esplosione del contagio in Africa, è vero, ma mica per ragioni filantropiche! Macchè! Lo siamo solo per ragioni puramente ‘’economiche’’. 

Ma non ci vergognamo un pò di quello che stiamo facendo? 

La schiavitù è stata abolita? Ma dove? Ma quando? 

Grrrr …

Alla prossima

Elena