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La Flat tax come hanno promesso è davvero possibile? Mah …

Certo che piacerebbe a molti questo tipo di tassazione ma … se per evitare l’aumento dell’Iva, 12,4 miliardi nel 2019, si potrebbe “forzare” sul deficit per lo 0,6-0,7% del Pil (Il Def l’ha fissato allo 0,8%), per le coperture della “flat tax”  non si può ricorrere al deficit ma bisogna trovare risorse “vere”. Bene!  Le domande sono: come e dove si trovano ‘ste risorse? Perchè da qualche parte ‘sti soldi dovranno pur saltare fuori no?

Naturalmente dipenderà da come il nuovo governo intenderà strutturare ‘sta  ‘’flat tax’’ , quindi vedere quali saranno effettivamente le aliquote, gli  scaglioni le detrazioni,  in fondo hanno parlato di ‘’flat-tax progressiva’’ no?  E lo hanno fatto  per mettere le ‘’mani avanti’’. Mica per niente sono dei geni della comunicazione costoro.  Usano infatti una ”terminologia mirata”, una terminologia da ”strategie digitali di vendita in rete”, una terminologia che dice tutto ed il contrario di tutto. Una terminologia che stimola l’immaginario di chi ascolta/compra … senza dimenticare di lasciarsi però aperta una via di fuga.

Se fossero confermati i costi della riforma promessa e targata Lega-Cinque Stelle, (15 e 20%) che sono stimati in circa 50 miliardi a regime, è  evidente che stiamo parlando di cifre incompatibili con l’attuale situazione dei nostri conti pubblici. Ammesso e non concesso che la riforma a due aliquote fosse spalmata in cinque anni, occorrerebbero comunque 10 miliardi l’anno per attuarla.

Dove si trovano i soldi per fare quello che hanno promesso in campagna elettorale? Dato che stiamo parlando di una perdita permanente di gettito, la strada obbligata è  che bisogna mettere in campo misure strutturali di riduzioni della spesa corrente.  Ricorrere alla “pace fiscale” di cui si fa menzione nel “Contratto di programma” non può essere considerato perchè gli ‘’Incassi una tantum’’ non possono andare a coprire ‘’perdite permanenti’’ di gettito. Chi ha stilato il programma immagina forse che la flat tax possa “autofinanziarsi”? Pensano forse che i consumi ripartiranno alla grande visto che la gente paga meno tasse?  Sarebbe un pò troppo ingenuo no? Quindi non resterebbe altro che i soliti tagli alla spesa.  Che non è che siano proprio ‘’rose e fiori’’ per chi li subisce, cioè noialtri.

Molto probabilmente l’ambizioso progetto della flat tax dovrà essere ridimensionato, riscritto e rivisto alla luce delle risorse effettivamente disponibili. Finanziare in deficit una riforma di tale portata esporrebbe il paese a una  bocciatura da parte dei mercati stessi, prima ancora che di Bruxelles. Il nostro debito pubblico va ridotto e non aumentato. Bisogna mantenere uno stretto controllo della finanza pubblica e puntare ad una crescita più sostenuta. 

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Insomma più Pil meno debito. Ce la faranno? Auguriamocelo! Se non altro capiranno che le ‘’bacchette magiche non esistono’’, e che non proprio tutti hanno la fortuna di salire sul carro del vincitore al momento giusto e di ritrovarsi, come per magia,  da un giorno all’altro da disoccupato a Ministro del Lavoro!

Alla prossima

Elena

 

Fonte: Sole 24ore

ILVA … verrebbe da ”ridere” se non ci fosse invece da …

…  ”piangere” calde lacrime!
Ecco che cosa sta succedendo all’ILVA!
I ”media” in generale parlano di un poco chiaro ”ricorso su una questione ambientale” mentre invece è proprio lì che anderebbe messo l’accento!
Per farla brevissima, visto che la gente non ama leggere, ecco qui in sintesi la situazione:
Chi ha deciso di rilevare l’azienda,  vuole che prima si risolva il problema delle polveri sottili che inquinano l’aria mettendo in pericolo i cittadini di Taranto.
Perfetto … per questo motivo hanno fatto un piano per coprire con dei capannoni le montagne di residui pericolosi! Tutti d’accordo? Macché! Il sindaco di Taranto ed il Governatore Emiliano non sono d’accordo perchè i capannoni ”deturpano il paesaggio”!
Quindi la questione ILVA – parliamo di 10mila posti di lavoro diretti più l’indotto – non va avanti perchè ‘sti due hanno fatto ricorso in quanto i capannoni sono brutti!
Insomma questo ricorso sta mettendo  in crisi il futuro dell’ILVA e il posto di lavoro degli operai.
Allora che lo dicano che anche loro sono per la ”decrescita felice” … e facciamo prima!
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Qui di seguito la questione nel dettaglio per chi ama leggere:
”Nel 2013, quando l’Amministrazione straordinaria dell’Ilva commissariata decise la copertura dei parchi minerali, la principale fonte di inquinamento da polveri sottili di Taranto, l’ordine degli architetti della città jonica denunciò che l’altezza delle coperture avrebbe penalizzato il PANORAMA!
Vi rendete conto? Muoiono di ‘’polveri sottili’’ e le coperture rovinano il ‘’panorama’’!
Naturalmente, le proteste degli architetti caddero allora nel vuoto. Infatti, impedire al vento di trasportare nel quartiere Tamburi di Taranto le polveri inquinanti, principale causa delle malattie respiratorie dei cittadini di Taranto era una priorità assoluta.
Ma … un mese fa però, il neoeletto sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e il Governatore della Regione Puglia, il magistrato in aspettativa Michele Emiliano, hanno presentato un ricorso contro il decreto che contiene le prescrizioni ambientali a cui la nuova Ilva deve adeguarsi per attuare la vendita dello stabilimento alla cordata AmInvestco.
Qual è la prescrizione fondamentale del decreto ambientale? La copertura dei parchi minerali, i depositi di materiale ferroso e volatile alti come piccole colline che inondano Taranto di polveri di ferro!
Per quanto possa sembrare paradossale e al limite dell’inverosimile, il sindaco e il governatore, i rappresentanti del territorio, si oppongono alla principale misura ambientale a favore dei cittadini diTaranto.

In attesa che si pronunci il Tar di Lecce, il ministro Calenda ha interrotto le trattative per arrivare all’accordo sindacale, indispensabile per chiudere il contratto di vendita dell’Ilva, sottolineando che rischia di saltare un investimento di 5,1 miliardi di euro, il più grande di una multinazionale al Sud dal Piano Marshall.
Alcuni pericolosissimi industrialisti e liberisti, tra cui l’ex segretario della Fiom e attuale segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini, hanno chiesto alla Regione Puglia di RITIRARE IL RICORSO e di consentire alla trattativa di ripartire. Il segretario della Uilm, il tarantino Rocco Palombella, ha definito il ricorso «UNA OPERAZIONE SCIAGURATA», il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, «UN GRAVE ERRORE».
In gioco ci sono circa 10mila posti di lavoro diretti e altrettanti nell’indotto, la definizione di circa 5mila posizioni di cassa integrazione attualmente attive. In sintesi, l’intera economia di una città stremata da sei anni di battaglie attorno al suo asset principale.

Definire in tempi brevi la vertenza e il ricorso e chiudere il contratto di vendita dell’Ilva non è una priorità solo per Taranto e la siderurgia. In gioco c’è la credibilità di un Paese nei confronti di un investitore internazionale, il leader globale dell’acciaio ArcelorMittal, disposto a scommettere su un rilancio industriale di Taranto fondato sulla riconversione e la messa in sicurezza ambientale. Gli investitori internazionali potenzialmente interessati all’Italia … si scoraggiano con i casini che facciamo … lo spettacolo che offriamo è penoso …

Che dire? Verrebbe da pensare che l’ego personale del Governatore e del Sindaco siano ormai ”prima di tutto e di tutti”…
Alla prossima
Elena