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Progetti di sviluppo ‘’italici’’ che finiscono nel ‘’nulla’’ … 

Stamattina leggevo un articolo di Jacopo Gilberto che riporto in parte.

Parla del solare termodinamico che, in Italia purtroppo, chiude definitivamente senza esser in pratica mai nemmeno nato. 

L’associazione di categoria, Anest – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, si scioglie e con lei se ne vanno in fumo ben 14 progetti avviati con investimenti privati.

Eppure … la maggioranza di noi italiani si professa ‘’ecologista’’, insiste sulle ‘’energie rinnovabili’’ , quindi dovremmo, in tutti i modi e su tutti i livelli facilitare tali innovazioni no? Macchè! Abbiamo speso e persi nel nulla investimenti privati pari a 300 milioni di euro e li abbiamo spesi per NON costruire 14 grandi centrali solari termiche a concentrazione, quelle che nel resto del mondo producono elettricità concentrando con specchi l’energia del sole.

Le Centrali Solari Termiche sono un’invenzione italiana, utilizzano una tecnologia italiana, ma, in compenso, gli impianti realizzati in Italia sono …  zero!

Il settore industriale del solare termodinamico (quindi non inquinante) in Italia è già morto senza essere riuscito nemmeno a costruire una centrale! Ucciso in fasce da politici assetati di consenso, da comitati nimby (Non in my back yard) del no-a-tutto, da funzionari pubblici miranti alla ”mazzetta”, da norme contraddittorie e tardive, da piani energetici, climatici e ambientali pieni di verbi al ”condizionale” !

All’estero: Usa, Spagna, Nordafrica, Cina, Golfo Persico le centrali termiche a concentrazione piacciono e si costruiscono.

Concentrare i raggi del sole  – Il solare termodinamico a concentrazione è diverso dai comuni pannelli fotovoltaici, nei quali il silicio che viene battuto dal sole emette un flusso di corrente elettrica. Il solare a concentrazione si basa sugli specchi che riflettono e concentrano il calore del sole per far bollire l’acqua con il cui vapore far girare la turbina del generatore. È un’invenzione antichissima nata nel 212 prima di Cristo quando la città siciliana di Siracusa era assediata dal console romano Marco Claudio Marcello; dalle mura di Ortigia lo scienziato Archimede puntò specchi contro le unità del blocco navale, concentrandovi il sole e incendiandole. Si chiamarono specchi ustori.

Un primato italiano andato all’estero  – Presa in mano dagli scienziati italiani in tempi più moderni, la tecnologia del solare a concentrazione è diventata un’esperienza di punta dell’Enea, tanto che il fisico Carlo Rubbia ne fece una bandiera dell’innovazione italiana.  Centri di ricerca si erano impegnati; aziende italiane avevano sviluppato le tecnologie per industrializzare specchi e tubi ricevitori. Risultato? Rubbia ha sbattuto la porta indignato ed è andato a realizzare le centrali termodinamiche in Spagna.

La  Cina che, come al solito, pensa in grande e intende aggiungere 5mila megawatt nei prossimi cinque anni. La Francia medita a impianti di taglia piccola. Vi lavorano il Marocco e il Sudafrica. Ma anche l’Australia, il Messico, l’India, l’Egitto che ha annunciato 1,2 GWe, e la Spagna, che è già forte (hanno almeno 40 centrali da 50 MWe e le più forti società di ingegneria!), il Dubai, ma al solare termodinamico guarda anche l’Oman, per esempio con un progetto cui sta pensando l’italiana Salini Impregilo nella dissalazione con un impianto ibrido fotovoltaico e termodinamico.

La Sardegna del no  – La stessa Italia dove gli specchi ustori furono inventati NON vuole questa fonte di energia pulita perché gli specchi — asseriscono i comitati nimby — ‘’devasteranno il nostro territorio’’ e perché ‘’non è questo il modello di sviluppo che vogliamo’’. (Ma … quale sviluppo vogliono esattamente? La decrescita felice? Chi ha convinto costoro che la decrescita sarà ”felice”?)

Ma andiamo avanti … dei 14 progetti mai completati sui quali sono stati investiti per nulla 300 milioni, la maggior parte erano stati avviati in Sardegna,  ebbene … Non uno ha raggiunto la fase costruttiva. A tutt’oggi sono riusciti ad arrivare solo all’autorizzazione due impianti in Sicilia — ad Aidone e a Gela — per un totale di 53,5 megawatt. Ma … com’è la situazione ad oggi? Vediamo …

Gela …  – l’impianto solare di Gela (Caltanissetta) è un campo ben coltivato a ortaggi fra la strada ferrata per Butera e la provinciale 83. Il progetto era stato proposto dalla Reflex, azienda veneta la cui tecnologia degli specchi per la concentrazione del calore del sole piace all’estero.

Già nel 2011, ai tempi ormai remotissimi del Governo Berlusconi, fu avviato il primo studio di impatto ambientale con un progetto dell’archistar Italo Rota. Progetto splendido, in teoria sarebbero bastati appena 2 anni per realizzarlo. Potenza prevista e produzione di energia elettrica 12,5 megawatt elettrici, ottenuti coprendo di specchi 350mila metri quadri su un’area complessiva di 500mila metri quadri con un investimento di 88 milioni di euro, dei quali opere civili, strutture e impianti sviluppati e spesi nella zona sono 44 milioni. Nei 2 anni di lavoro previsti dal progetto sarebbero stati creati almeno 150 posti di lavoro diretti e indiretti e poi la centrale per la sua operatività avrebbe impiegato 30 operai su 3 turni per i 25-30 anni di esercizio.

Era il 2011. Di nulla in nulla, sono scivolati nella memoria remota i Governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte1 e ora c’è il Governo Conte 2. Ma per il progetto di Gela gli anni sono passati nel niente sottovuoto; sono stati firmati e controfirmati alcuni ettometri di carta protocollata e di sentenze del Tar, ma sul terreno non è stato piantato nemmeno un paletto.

Qui Villasor: la sassaia incolta  – Ciò che sarebbe dovuto essere da anni l’impianto solare di Villasor (Cagliari) è ancora una sassaia incolta alle spalle dell’azienda sperimentale regionale dell’Agris. Il progetto dell’Energogreen (gruppo Fintel) è sfumato. Qui nel Medio Campidano il progetto da 50MWe era appoggiato dall’agricoltore proprietario del terreno, ma venne osteggiato da enti pubblici regionali e da aziende agricole confinanti. Il progetto non è mai arrivato a realizzazione nonostante quintali di carte e di pareri tecnici e legali profusi dalla società proponente.

A Cossoine (Sassari) un progetto simile è stato definito ‘’un’autentica bomba ecologico-ambientale’’! Un incredibile attentato in cui ogni giorno il sole si sarebbe specchiato riempiendo di soldi le tasche di chi voleva catturare i suoi raggi! 

Qui Gonnos: fra i ventilatori eolici – su un terreno ancora incolto a Gonnosfanàdiga (Cagliari) in direzione di Gùspini è dove l’Energogreen ha dilapidato milioni per tentare di realizzare una centrale da 50 megawatt. La Regione Sardegna ha detto che a Gonnosfanàdiga non si dovrà costruire una centrale di specchi perché danneggerà le pecore del famoso pecorino (il cui latte viene venduto per fare il ‘’pecorino romano’’ – perchè vigliacco se sono capaci di fare il ‘’pecorino sardo’’ ; oppure viene rovesciato per protesta sull’asfalto) e perché renderà meno biologiche le colture biologiche. 

(Una nota a margine: la Regione Sardegna che ha detto no alla centrale a specchi di Gonnosfanàdiga ha appena detto sì al gasdotto per alimentare l’isola. Che dire?)

Che cosa manca?  – Il settore muore perché manca da anni l’annunciato decreto denominato Fer2, cioè il sistema di incentivazione di queste tecnologie sperimentali. Intanto il Governo esulta per il piano integrato energia e clima (Pniec) per ridurre del 55% le emissioni di CO2 dell’Italia entro dieci anni.

Emigrazione industriale  – Vi avevano investito denaro e competenze decine di aziende come (qualche nome a titolo di esempio) l’Enel, la Techint, la Maire Tecnimont, l’Eni. Racconta Gianluigi Angelantoni, imprenditore e presidente della morta associazione Anest: ‘’Noi avevamo costituito la società Archimede Solar Energy, che oggi senza più progetti è rimasta con un solo dipendente, che è l’amministratrice delegata Federica Angelantoni, mia figlia, con l’incarico di definire un trasloco forzato in Cina’’.

Rossella Maroni – parlamentare LeU dice: ‘’Si parla molto di green deal, ma non può essere solo una dichiarazione di intenti. Così come il contrasto alla crisi climatica ha bisogno di azioni concrete, accelerazione della transizione energetica in primis. Invece nel nostro Paese si parla molto ma di azioni se ne vedono ben poche. Siamo ancora in attesa del decreto che dovrebbe incentivare le rinnovabili più innovative, mentre la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è per diversi aspetti peggiore rispetto alla bozza precedente’’.

A queste idee innovative che finiscono nel ”nulla” se ne devono aggiunger tante altre. Ad esempio si deve aggiungere il progetto fallito del ‘’fotovoltaico’’ nel territorio di Trino Vercellese.

Trino è il ‘’paese simbolo’’ del nucleare italiano.  Aveva  infatti una centrale che, al suo avvio nel ’64, era la più potente del mondo, ma che è morta a causa di un ‘’libero referendum di popolo’’. 

Trino con la Agatos Energia si voleva convertire al fotovoltaico, avviando la realizzazione di un maxi-parco da 70 megawatt. L’investimento da 250 milioni era stato annunciato dalla Agatos Energia, che aveva acquistato dall’Enel per 1,5 milioni di euro un terreno di 164 ettari nell’area di Leri Cavour, a poca distanza dall’impianto nucleare Enrico Fermi, in via di smantellamento dal lontano 1990. Il parco fotovoltaico avrebbe dovuto utilizzare moduli Suntech e sarebbe dovuta entrare  in funzione “entro la fine del 2013”, dando lavoro a 200-250 persone nella fase di realizzazione e a 15 stabilmente durante l’esercizio. L’energia prodotta avrebbe dovuto essere immessa nella rete nazionale sfruttando le connessioni già esistenti nell’area di Leri, dove avrebbero anche dovuti esser realizzati, nella casa del conte Cavour, un centro di ricerca sulle agro-energie e un sala multimediale didattica sull’energia. E anche di questo … non si è fatto ‘’nulla’’!

Un altro esempio recente, sotto gli occhi di tutti, è quello della TAV. Un progetto di trasporto ferroviario che avrebbe inizialmente dovuto unire Kiev a Lisbona, che si è trasformato in un ben più modesto: Torino-Lione, sostituendo comunque i camion sulle autostrade che inquinano, ma … pian piano, tra blocchi No Tav … contestazioni  … reticenze … ideologie ”pro domo sua” …  anche questo progetto  è destinato a morire.

Che dire? Sono tante le cose che non vanno. Si direbbe che noi ‘’popollo’’,  più che ragionare con la testa, lo si faccia con la pancia! Ci si faccia ‘’strumentalizzare’’ da ‘’chi’’ queste innovazioni NON le voglia.  Si direbbe che la burocrazia sia incapace e corrotta,  si direbbe anche che la politica viva solo di ‘’consenso’’ ! Un ‘’consenso’’ fine a se stesso ma che non le serva per il bene del Paese ma solo per rimanere arroccati su poltrone di potere.

Alcuni industriali per bene, che esistono e che sono quelli che fanno andare avanti il paese,  i soldi ce li buttano anche dentro progetti a lungo respiro;  ma … invece di esser aiutati vengono boicottati.

Facciamoci delle domande … e diamoci delle risposte, che non siano ‘’intestinali’’ come sempre però! 

Alla prossima

Elena 

TIMBUCTU’ … e l’occupazione jihadista …

Ieri siamo andati al Vox a vedere Timbuctù. Considerato il successo che ha ottenuto a Cannes più o meno ne conoscevo il contenuto, ma mi intrigava il fatto che il regista, Sissako, non fosse il solito ”occidentale” che interpreta a modo suo, l’esistenza di esseri umani sottoposti alla legge della Sharia.

Abderrahmane Sissako è nato Mauritania nel 1961, subito dopo la nascita la famiglia si stabilì in Mali, paese di suo padre. Ha frequentato le scuole nel Mali, poi è andato a Mosca dove ha studiato cinematografia al Federal State Film Institute dal 1983 sino al 1989.  Dal 1990 vive in Francia.

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Abderrahmane Sissako

Il film è girato a Timbuctù – antica città del Mali nell’africa Sahariana, considerata, data la sua bellezza,  patrimonio dell’Unesco. Era una città ricchissima nel periodo in cui i trasporti erano fatti con le carovane di cammelli … era la ”porta” di comunicazione tra Africa ed Arabia.

Timbuctù  pare sia l’unica città dell’Africa nera che ha avuto un’università non influenzata dalle scuole di pensiero formatesi in nord Africa o nel Golfo persico. Egitto, Marocco, Algeria, Arabia saudita, sono tutti Stati in cui le università hanno ”manipolato” l’interpretazione dell’Islam a seconda dei propri interessi.

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Timbuctù

I musulmani di Timbuctù vantano invece un’indipendenza storica e religiosa che ha permesso loro di seguire la propria strada moderata … quindi è impensabile che venga loro imposta la versione della sharia voluta dagli integralisti.

Ma le cose invece sono andate purtroppo in modo diverso. La legge del Kalashnikov … quella cioè che utilizzano i fanatici islamici Jihadisti … la fa sempre da ”padrona indiscussa”!

Il film mostra i jihadisti non come degli stereotipati demoni, ma come degli esseri abbastanza insulsi, che trovano la propria affermazione personale, inquadrando la loro misera esistenza nella rigida ed ”ottusa” interpretazione del corano.

Un’interpretazione che annulla l’essere umano, e che è particolarmente ”cattiva” nei riguardi delle donne.

Queste povere creature, sono considerate dagli integralisti dei veri a propri ”diavoli tentatori” , vengono quindi obbligate ad indossare oltre al niqab anche i guanti e calze neri  quando escono di casa.

Inoltre è vietato cantare … è vietato divertirsi … è vietato fumare … è vietato bere … è vietato giocare a pallone …

Commovente la scena in cui giovani pieni di entusiasmo si ritrovano in un campo a giocare a pallone … senza pallone!  E, quando i ”controllori armati di mitra” arrivano attirati dal movimento, fingono di fare ginnastica.

Naturalmente questi ”divieti” non valgono per tutti quanti …  a ”qualcuno” tra i membri delle jihad ”qualche cosa”  è ”permesso”.

Il film ha come filo conduttore la tragedia che ha colpito famiglia di Kidane, un tuareg che vive in tenda nella periferia di Timbuctù  con la bella moglie e l’incantevole figlia. Kidane è un pastore e possiede un piccolo gregge di capre e 8 preziosissime mucche. Il lavoro di guardiano delle mucche è svolto da un ragazzino orfano assunto da Kidane per questo compito.

Un giorno portando il branco di mucche a bere al fiume, una di queste sfugge al controllo del ragazzo, rimanendo impigliata tra le reti tesi del pescatore Amadou che, furioso, la uccide.

Kidane va per discutere la questione, portando, in tasca, avvolta in un panno una pistola,  più come ”minaccia” che con l’intenzione di usarla. Nella foga della discussione però, vengono alle ”mani” e nella colluttazione parte un colpo che uccide il pescatore.

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Kidane litiga con il pescatore Amadou …

La legge della Sharia (o legge del taglione) si applica immediatamente … quindi Kidane viene condannato, senza nemmeno farlo parlare ancora una volta con la moglie. Lei ,avvertita telefonicamente, lo raggiungerà nel momento dell’esecuzione e verrà uccisa con lui, lasciando la loro unica figlia dodicenne orfana.

Intorno alla storia di questa famiglia, ruotano altre situazioni, con le relative reazioni dei fondamentalisti.

Alcuni giovani sorpresi a suonare la chitarra e canticchiare delle canzoni, cosa che avveniva tra le proprie mura domestiche, vengono catturati e frustati pubblicamente. 80 colpi di frusta ciascuno …

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Una coppia di giovani che vivevano assieme senza esser sposati … vengono condannati entrambi alla lapidazione …

Una giovane ragazza viene rapita da un jihadista e costretta a sposarlo senza il consenso né della ragazza né della sua famiglia. Decide la legge coranica!  Legge che mette in questo caso, il volere dell’uomo prioritario nei confronti di quello della donna.

Vedere questo film è un po’ come fare un viaggio a ritroso nel tempo, ci si trova in pieno Medio Evo, tra le classi meno abbienti della popolazione.

E’ drammatico per noi occidentali … anche solo ”immaginare” una vita così ”misera” al giorno d’oggi.

Anche se in Mali nel 2013 un intervento francese, su richiesta dell’allora presidente Dioncounda Traoré, aveva cacciato i fondamentalisti islamici che avevano preso potere in alcune zone, sono ancora troppe le zone del mondo in cui la popolazione soffre, suo malgrado,  il fondamentalismo religioso.

Quando due sassi vengono sbattuti l’uno contro l’altro è inevitabile vi siano delle ”scintille”.

Secondo me la globalizzazione agisce proprio in questo senso,  ”sbatte” una contro l’altra, due civiltà completamente diverse.

Mette a contatto un occidente che,  pur con tutte le sue colpe ed i suoi difetti, considera comunque l’uomo al centro del sistema, gli estremisti islamici mettono al ”centro del sistema” il corano e la parola del profeta.

E’ inevitabile che le scintille continuino a lungo …

Alla prossima

 

Elena