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Renzi ha ragione, è antipatico come in dito in un occhio, ma …

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere!
Questo è quello che ho trovato in rete, sui progetti che Conte aveva chiesto di mettere, nero su bianco, ai suoi Ministri per inserire nel Recovery Plan. I progetti che gli sono arrivati sono stati 557 e qui di seguito ci sono i più ‘’intelligenti’’.
Dopo che li avrete letti vi renderete conto del motivo per cui Renzi abbia le ‘’carte facili’’ per aver consenso.
Cominciamo con l’idea del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che propone di rifare il piazzale di marmo della Farnesina con una parte dei 209 miliardi del Next Generation Eu destinati all’Italia, Poi c’è la Pisano che lancia l’idea di una Amazon all’italiana, Provenzano invece vuole un “acquario green” a Taranto – costo 50 milioni di euro.
Poi si leggono richieste per l’Ammodernamento degli impianti per la molitura delle olive. Costo: 1,2 miliardi. “Turismo delle radici” per gli italo-discendenti che vogliano scoprire le origini dei propri avi. Costo: 22,4 milioni.
Il governo ha raccolto l’elenco dei 557 progetti per il Recovery Fund in un unico documento intitolato: Amministrazione proponente, costo, durata e obiettivo/motivazione.
Una lista, ancora provvisoria, che da sola vale oltre 670 miliardi: più del triplo dei 209 miliardi che l’Italia potrà ottenere da Bruxelles.
Le proposte arrivano da ministeri, società partecipate e agenzie pubbliche. Ci sono scuola, sanità, i voucher per la connessione, diverse misure per lo smart working e i pagamenti elettronici, la detassazione sul lavoro e la Tav. Ma anche un vasto numero di voci “varie ed eventuali”, che denotano ancora l’assenza di una strategia di fondo del governo. Me che tutto sommato non si può nemmeno colpevolizzare visto che deve districarsi tra queste ‘’priorità’’!
L’impressione è che lo spirito in pompa magna degli Stati Generali abbia lasciato ormai il passo al «catalogo della spesa» temuto da Gentiloni.
Si va dai progetti più grandi, come “Italia cashless” (10 miliardi). A quelli spaziali, con la “Costellazione satellitare” per l’osservazione della Terra (1,1 miliardi) e i piccoli satelliti per il «monitoraggio dello spazio extra-atmosferico».
Dal rafforzamento delle previsioni meteorologiche, al voto elettronico per gli italiani all’estero. Fino ai progetti più piccoli e locali. Come il rifacimento di singoli istituti penitenziari di Roma, Torino e Benevento e della nuova diga del porto di Genova.
Approfittando dell’arrivo delle ingenti somme europee, tutti vogliono improvvisamente digitalizzarsi, diventare “resilienti” e convertirsi al verde, dal Demanio ai Vigili del Fuoco. Il ministero della Difesa chiede 79,8 milioni per la mobilità green all’interno delle caserme. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a quanto pare, vorrebbe pure usare i soldi europei per rimettere un po’ a nuovo i suoi uffici. (Il bimbo ama il bello).
Dalla Farnesina ancora arriva la richiesta di 13 milioni per «la creazione di un sistema domotico per la gestione coordinata di tutti gli impianti del palazzo», in modo «da raggiungere la cosiddetta building automation e avere un edificio intelligente». Visto che lui è scemo che almeno l’ufficio sia intelligente! Mi pare giusto no?
E ancora 300mila euro per «dotare di wifi – in aggiunta alle sale riunioni già cablate – circa 60 stanze assegnate ai vertici dell’amministrazione centrale». E pure 14 milioni per il «rifacimento della pavimentazione in marmo del piazzale esterno del palazzo della Farnesina, sede del Maeci, incorporando nella pavimentazione dei generatori piezoelettrici, in grado di trasformare l’energia cinetica dovuta al passaggio di persone e veicoli in energia elettrica».
Il ministero della Giustizia, invece, vorrebbe mettere su una task force per attuare le riforme della giustizia. Alfonso Bonafede chiede 1,6 miliardi di euro per il progetto Monitor, che è un acronimo e sta per Monitoraggio-innovazione-task force-organizzazione-ricerca «per la ripresa e la resilienza della giustizia».
Da solo il ministero dello Sviluppo economico di Stefano Patuanelli sfora i 120 miliardi in progetti di ogni tipo. Dal “Safety 5G” da 19,5 miliardi ai 2 miliardi per portare il 5G in cento città italiane, fino a un futuristico «sistema dinamico per il monitoraggio e la pianificazione ambientale urbana ad altissima risoluzione spazio-temporale».
L’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) di Mimmo Parisi propone un “Piano per le nuove competenze” da 11,2 miliardi con il potenziamento dei centri per l’impiego, in modo che diventino «interessanti per tutti i lavoratori e non solo per le categorie di svantaggio». E altri 4,2 miliardi per un progetto di “Empowerment femminile”.
Nel documento poi c’è tanto idrogeno, nel tentativo di agganciare il patto franco-tedesco dell’oro verde. Il Mise vorrebbe creare una “H2 Valley” in Sardegna (20 milioni) e una “Hydrogen Valley” dall’Alto Adige fino a Bologna. Dai Trasporti chiedono 300mila per i treni e 3 milioni per lo sviluppo della mobilità a idrogeno.
Spopolano i Big Data e il digitale. Ci sono progetti per la digitalizzazione dell’Archivio nazionale stato civile e delle liste elettorali. L’Avvocatura dello Stato vorrebbe realizzare pure un progetto di «giustizia predittiva», utilizzando l’intelligenza artificiale per la «predisposizione degli atti difensivi e pareri legali e per la predizione del possibile esito della causa sulla base dei risultati delle precedenti difese».
Il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone propone un piano di “comunicazione e sentiment analysis” per misurare il grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti degli uffici pubblici (500mila euro). Dal ministero dell’Innovazione di Paola Pisano arriva l’idea di una piattaforma Amazon all’italiana da 2 miliardi per «sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano per il mantenimento della realtà imprenditoriale e tradizionale italiana».
Il Ponte sullo Stretto, no. Ma la Salerno-Reggio Calabria, sì: 550mila euro per «ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Roma e Reggio Calabria». E poi ci sono i costi del costo dello stesso Recovery Plan: Replus (Recovery Plan Unitary System) sarà il sistema informativo da 7 milioni per monitorare i programmi di investimento del piano, mentre altri 3 milioni serviranno a valutare l’impatto di genere del piano.
Entro il 15 ottobre dovevano essere inviate le prime bozze del piano a Bruxelles. Bisognerà scegliere tra i progetti e trovare una strategia d’insieme. Significa che si dovranno depennare parecchie di quelle 557 voci per rientrare nei paletti precisi in arrivo da Bruxelles. Il ministro Di Maio forse avrà dovuto rinunciare ad ammodernare l’impianto elettrico della Farnesina con i soldi della ricostruzione post-Covid. E forse potrebbe saltare pure qualche acquario o costellazione.
Per prendere spunto, basta allungare l’occhio Oltralpe. La Francia ha presentato il suo piano di investimenti “France Relance” da 100 miliardi, di cui 40 finanziati dall’Europa, con un mese di anticipo. Le misure previste sono in tutto 70 misure, non 557, divise in tre macro aree (Come le tre di Obama nel 2009): 30 miliardi di euro per la transizione ecologica, 35 miliardi per competitività delle imprese e 35 miliardi di euro destinati a promuovere l’occupazione e la formazione dei giovani.

Ma che cosa ho fatto?

Ma che cosa ho fatto?

Perché Conte ha chiesto tutta ‘sta roba ai suoi Ministri? Perché Conte di mestiere fa l’avvocato e quindi è un mediatore. Conte è un Signore, gentile, sobrio ed educato ma che non ha la minima visione globale di quello che sarebbe necessario fare per riorganizzare e far ripartire il paese. Quindi che cosa ha fatto? Ha chiesto ai suoi Ministri che cosa avrebbero voluto fare con quei quattrini. Le risposte le avete viste. D’altronde quelli sono i Ministri che abbiamo e quindi. Se spremi una rapa non è che esca del Barolo.
Una volta avuta la ‘’lista della spesa’’ in mano Conte avrebbe voluto rivolgersi ai ‘’tecnici’’ affinché mettessero a punto, in qualche modo, ‘sta lista e trovassero qualche cosa di utile e fattibile in tempi umani.
E lì ‘’apriti cielo’’ Renzi è saltato su tutte le furie. E, tutto sommato, come dargli torto?
Siamo in molti a dire che Renzi ha ragione. Il guaio è che la ragione di Renzi si infrange contro la realtà di una maggioranza enorme di parlamentari che la pensano diversamente per stupidità, incompetenza ed interessi di varia natura.
Renzi dica con quale maggioranza parlamentare intende attuare il ‘’suo’’ programma e chieda alle forze politiche se sono d’accordo per sostenerlo, se no che vada da Grillo e da Giggino a convincerli di diventare intelligenti e competenti e responsabili.
E comunque, il fatto che un partito mai presentatosi alle politiche, come Italia Viva appunto, e di conseguenzza mai votato da noialtri, sia l’ago della bilancia per deteminare il futuro del nostro Governo, la dice lunga sulla rappresentanza che ci ritoviamo. Mah …
Intanto l’Italia va a rotoli … senza contare il CoVid che ci uccide. Buona giornata eh …
Alla prossima

Elena

Progetti di sviluppo ‘’italici’’ che finiscono nel ‘’nulla’’ … 

Stamattina leggevo un articolo di Jacopo Gilberto che riporto in parte.

Parla del solare termodinamico che, in Italia purtroppo, chiude definitivamente senza esser in pratica mai nemmeno nato. 

L’associazione di categoria, Anest – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica, si scioglie e con lei se ne vanno in fumo ben 14 progetti avviati con investimenti privati.

Eppure … la maggioranza di noi italiani si professa ‘’ecologista’’, insiste sulle ‘’energie rinnovabili’’ , quindi dovremmo, in tutti i modi e su tutti i livelli facilitare tali innovazioni no? Macchè! Abbiamo speso e persi nel nulla investimenti privati pari a 300 milioni di euro e li abbiamo spesi per NON costruire 14 grandi centrali solari termiche a concentrazione, quelle che nel resto del mondo producono elettricità concentrando con specchi l’energia del sole.

Le Centrali Solari Termiche sono un’invenzione italiana, utilizzano una tecnologia italiana, ma, in compenso, gli impianti realizzati in Italia sono …  zero!

Il settore industriale del solare termodinamico (quindi non inquinante) in Italia è già morto senza essere riuscito nemmeno a costruire una centrale! Ucciso in fasce da politici assetati di consenso, da comitati nimby (Non in my back yard) del no-a-tutto, da funzionari pubblici miranti alla ”mazzetta”, da norme contraddittorie e tardive, da piani energetici, climatici e ambientali pieni di verbi al ”condizionale” !

All’estero: Usa, Spagna, Nordafrica, Cina, Golfo Persico le centrali termiche a concentrazione piacciono e si costruiscono.

Concentrare i raggi del sole  – Il solare termodinamico a concentrazione è diverso dai comuni pannelli fotovoltaici, nei quali il silicio che viene battuto dal sole emette un flusso di corrente elettrica. Il solare a concentrazione si basa sugli specchi che riflettono e concentrano il calore del sole per far bollire l’acqua con il cui vapore far girare la turbina del generatore. È un’invenzione antichissima nata nel 212 prima di Cristo quando la città siciliana di Siracusa era assediata dal console romano Marco Claudio Marcello; dalle mura di Ortigia lo scienziato Archimede puntò specchi contro le unità del blocco navale, concentrandovi il sole e incendiandole. Si chiamarono specchi ustori.

Un primato italiano andato all’estero  – Presa in mano dagli scienziati italiani in tempi più moderni, la tecnologia del solare a concentrazione è diventata un’esperienza di punta dell’Enea, tanto che il fisico Carlo Rubbia ne fece una bandiera dell’innovazione italiana.  Centri di ricerca si erano impegnati; aziende italiane avevano sviluppato le tecnologie per industrializzare specchi e tubi ricevitori. Risultato? Rubbia ha sbattuto la porta indignato ed è andato a realizzare le centrali termodinamiche in Spagna.

La  Cina che, come al solito, pensa in grande e intende aggiungere 5mila megawatt nei prossimi cinque anni. La Francia medita a impianti di taglia piccola. Vi lavorano il Marocco e il Sudafrica. Ma anche l’Australia, il Messico, l’India, l’Egitto che ha annunciato 1,2 GWe, e la Spagna, che è già forte (hanno almeno 40 centrali da 50 MWe e le più forti società di ingegneria!), il Dubai, ma al solare termodinamico guarda anche l’Oman, per esempio con un progetto cui sta pensando l’italiana Salini Impregilo nella dissalazione con un impianto ibrido fotovoltaico e termodinamico.

La Sardegna del no  – La stessa Italia dove gli specchi ustori furono inventati NON vuole questa fonte di energia pulita perché gli specchi — asseriscono i comitati nimby — ‘’devasteranno il nostro territorio’’ e perché ‘’non è questo il modello di sviluppo che vogliamo’’. (Ma … quale sviluppo vogliono esattamente? La decrescita felice? Chi ha convinto costoro che la decrescita sarà ”felice”?)

Ma andiamo avanti … dei 14 progetti mai completati sui quali sono stati investiti per nulla 300 milioni, la maggior parte erano stati avviati in Sardegna,  ebbene … Non uno ha raggiunto la fase costruttiva. A tutt’oggi sono riusciti ad arrivare solo all’autorizzazione due impianti in Sicilia — ad Aidone e a Gela — per un totale di 53,5 megawatt. Ma … com’è la situazione ad oggi? Vediamo …

Gela …  – l’impianto solare di Gela (Caltanissetta) è un campo ben coltivato a ortaggi fra la strada ferrata per Butera e la provinciale 83. Il progetto era stato proposto dalla Reflex, azienda veneta la cui tecnologia degli specchi per la concentrazione del calore del sole piace all’estero.

Già nel 2011, ai tempi ormai remotissimi del Governo Berlusconi, fu avviato il primo studio di impatto ambientale con un progetto dell’archistar Italo Rota. Progetto splendido, in teoria sarebbero bastati appena 2 anni per realizzarlo. Potenza prevista e produzione di energia elettrica 12,5 megawatt elettrici, ottenuti coprendo di specchi 350mila metri quadri su un’area complessiva di 500mila metri quadri con un investimento di 88 milioni di euro, dei quali opere civili, strutture e impianti sviluppati e spesi nella zona sono 44 milioni. Nei 2 anni di lavoro previsti dal progetto sarebbero stati creati almeno 150 posti di lavoro diretti e indiretti e poi la centrale per la sua operatività avrebbe impiegato 30 operai su 3 turni per i 25-30 anni di esercizio.

Era il 2011. Di nulla in nulla, sono scivolati nella memoria remota i Governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte1 e ora c’è il Governo Conte 2. Ma per il progetto di Gela gli anni sono passati nel niente sottovuoto; sono stati firmati e controfirmati alcuni ettometri di carta protocollata e di sentenze del Tar, ma sul terreno non è stato piantato nemmeno un paletto.

Qui Villasor: la sassaia incolta  – Ciò che sarebbe dovuto essere da anni l’impianto solare di Villasor (Cagliari) è ancora una sassaia incolta alle spalle dell’azienda sperimentale regionale dell’Agris. Il progetto dell’Energogreen (gruppo Fintel) è sfumato. Qui nel Medio Campidano il progetto da 50MWe era appoggiato dall’agricoltore proprietario del terreno, ma venne osteggiato da enti pubblici regionali e da aziende agricole confinanti. Il progetto non è mai arrivato a realizzazione nonostante quintali di carte e di pareri tecnici e legali profusi dalla società proponente.

A Cossoine (Sassari) un progetto simile è stato definito ‘’un’autentica bomba ecologico-ambientale’’! Un incredibile attentato in cui ogni giorno il sole si sarebbe specchiato riempiendo di soldi le tasche di chi voleva catturare i suoi raggi! 

Qui Gonnos: fra i ventilatori eolici – su un terreno ancora incolto a Gonnosfanàdiga (Cagliari) in direzione di Gùspini è dove l’Energogreen ha dilapidato milioni per tentare di realizzare una centrale da 50 megawatt. La Regione Sardegna ha detto che a Gonnosfanàdiga non si dovrà costruire una centrale di specchi perché danneggerà le pecore del famoso pecorino (il cui latte viene venduto per fare il ‘’pecorino romano’’ – perchè vigliacco se sono capaci di fare il ‘’pecorino sardo’’ ; oppure viene rovesciato per protesta sull’asfalto) e perché renderà meno biologiche le colture biologiche. 

(Una nota a margine: la Regione Sardegna che ha detto no alla centrale a specchi di Gonnosfanàdiga ha appena detto sì al gasdotto per alimentare l’isola. Che dire?)

Che cosa manca?  – Il settore muore perché manca da anni l’annunciato decreto denominato Fer2, cioè il sistema di incentivazione di queste tecnologie sperimentali. Intanto il Governo esulta per il piano integrato energia e clima (Pniec) per ridurre del 55% le emissioni di CO2 dell’Italia entro dieci anni.

Emigrazione industriale  – Vi avevano investito denaro e competenze decine di aziende come (qualche nome a titolo di esempio) l’Enel, la Techint, la Maire Tecnimont, l’Eni. Racconta Gianluigi Angelantoni, imprenditore e presidente della morta associazione Anest: ‘’Noi avevamo costituito la società Archimede Solar Energy, che oggi senza più progetti è rimasta con un solo dipendente, che è l’amministratrice delegata Federica Angelantoni, mia figlia, con l’incarico di definire un trasloco forzato in Cina’’.

Rossella Maroni – parlamentare LeU dice: ‘’Si parla molto di green deal, ma non può essere solo una dichiarazione di intenti. Così come il contrasto alla crisi climatica ha bisogno di azioni concrete, accelerazione della transizione energetica in primis. Invece nel nostro Paese si parla molto ma di azioni se ne vedono ben poche. Siamo ancora in attesa del decreto che dovrebbe incentivare le rinnovabili più innovative, mentre la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima è per diversi aspetti peggiore rispetto alla bozza precedente’’.

A queste idee innovative che finiscono nel ”nulla” se ne devono aggiunger tante altre. Ad esempio si deve aggiungere il progetto fallito del ‘’fotovoltaico’’ nel territorio di Trino Vercellese.

Trino è il ‘’paese simbolo’’ del nucleare italiano.  Aveva  infatti una centrale che, al suo avvio nel ’64, era la più potente del mondo, ma che è morta a causa di un ‘’libero referendum di popolo’’. 

Trino con la Agatos Energia si voleva convertire al fotovoltaico, avviando la realizzazione di un maxi-parco da 70 megawatt. L’investimento da 250 milioni era stato annunciato dalla Agatos Energia, che aveva acquistato dall’Enel per 1,5 milioni di euro un terreno di 164 ettari nell’area di Leri Cavour, a poca distanza dall’impianto nucleare Enrico Fermi, in via di smantellamento dal lontano 1990. Il parco fotovoltaico avrebbe dovuto utilizzare moduli Suntech e sarebbe dovuta entrare  in funzione “entro la fine del 2013”, dando lavoro a 200-250 persone nella fase di realizzazione e a 15 stabilmente durante l’esercizio. L’energia prodotta avrebbe dovuto essere immessa nella rete nazionale sfruttando le connessioni già esistenti nell’area di Leri, dove avrebbero anche dovuti esser realizzati, nella casa del conte Cavour, un centro di ricerca sulle agro-energie e un sala multimediale didattica sull’energia. E anche di questo … non si è fatto ‘’nulla’’!

Un altro esempio recente, sotto gli occhi di tutti, è quello della TAV. Un progetto di trasporto ferroviario che avrebbe inizialmente dovuto unire Kiev a Lisbona, che si è trasformato in un ben più modesto: Torino-Lione, sostituendo comunque i camion sulle autostrade che inquinano, ma … pian piano, tra blocchi No Tav … contestazioni  … reticenze … ideologie ”pro domo sua” …  anche questo progetto  è destinato a morire.

Che dire? Sono tante le cose che non vanno. Si direbbe che noi ‘’popollo’’,  più che ragionare con la testa, lo si faccia con la pancia! Ci si faccia ‘’strumentalizzare’’ da ‘’chi’’ queste innovazioni NON le voglia.  Si direbbe che la burocrazia sia incapace e corrotta,  si direbbe anche che la politica viva solo di ‘’consenso’’ ! Un ‘’consenso’’ fine a se stesso ma che non le serva per il bene del Paese ma solo per rimanere arroccati su poltrone di potere.

Alcuni industriali per bene, che esistono e che sono quelli che fanno andare avanti il paese,  i soldi ce li buttano anche dentro progetti a lungo respiro;  ma … invece di esser aiutati vengono boicottati.

Facciamoci delle domande … e diamoci delle risposte, che non siano ‘’intestinali’’ come sempre però! 

Alla prossima

Elena 

Telenovela Tav …

Toh … uno ”studio” diverso da quello fatto fare da Toninelli, Ministro dei Trasporti del M5S, notoriamente contrari al Tav, ha dato risultati molto diversi … Chissà come mai? mah …

”Gli ingegneri di Lombardia e Piemonte stroncano le analisi costi-benefici sulla nuova linea ad alta velocità Torino-Lione e sul terzo valico dei Giovi. Analisi che bocciavano le due infrastrutture. Una presa di posizione ‘’costruttiva’’, come la definiscono l’Ordine degli ingegneri di Milano e di Torino, la Consulta regionale della Lombardia e la Federazione interregionale di Piemonte e Valle d’Aosta dei professionisti.

Ma una presa di posizione, anche, che arriva significativamente a pochi giorni dal via libera formale da parte del Governo italiano alla Tav e anche a ridosso della discussione in Parlamento delle mozioni relative alla realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Italia e Francia. Un appuntamento delicato, quest’ultimo, perché vede su posizioni contrapposte le due forze di maggioranza: la Lega è favorevole al completamento dell’opera, il M5S è fortemente contrario e metterà al voto un testo per bloccarne l’iter, nonostante l’OK del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la conseguente lettera ufficiale all’Unione Europea.  Nei giorni scorsi la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha annunciato che le mozioni sulla Tav saranno discusse tra il 6 e 7 agosto prossimi, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo. Per la tenuta del Governo giallo-verde potrebbe essere un passaggio cruciale, viste le tensioni sul tema.

Il documento degli ingegneri – firmato da Augusto Allegrini presidente della Consulta della Lombardia, Sergio Sordo presidente della Federazione Piemonte e Valle d’Aosta, Bruno Finzi presidente dell’Ordine di Milano e Alessio Toneguzzo presidente dell’Ordine di Torino – si inserisce in questo contesto. In una serie di punti i professionisti sollevano obiezioni alle due analisi costi-benefici (Acb), ne sollecitano il completamento e ricordano come le due tratte si inseriscano nella più vasta rete di interconnessione europea dei trasporti.

Il modello di analisi costi-benefici, scrivono gli ingegneri, ‘’non è adeguato per mettere in discussione l’opportunità di opere già rispondenti a programmi strategici di politica economica nazionale e internazionale, di coesione territoriale europea, e persino con lavori in corso’’, come nel caso, appunto della Torino-Lione e del Terzo valico. Il modello, semmai, può servire ‘’eventualmente, solo per individuare – tra più soluzioni fattibili – quella che presenta il miglior rapporto tra i costi e i benefici per la collettività e per il territorio interessato’’.

Secondo gli ingegneri lombardi e piemontesi, le previsioni sulla domanda di traffico per Terzo Valico e ancora più per la Torino-Lione sono state determinate in modo affrettato. Gli ingegneri imputano alle due Acb di aver ‘’trascurato di considerare dati più precisi già disponibili o facilmente ricavabili, e adottando così in modo molto discutibile alcuni “scenari” che non tengono in debito conto le modalità di sviluppo dei volumi che si possono facilmente ottenere sia dal trasferimento modale sia dalla nascita di nuova domanda.

La metodologia scelta dagli esperti che hanno stilato le due analisi costi-benefici «non permette di utilizzare – scrivono i professionisti – in particolare come riferimento per le analisi Acb, il cosiddetto “costo generalizzato” del trasporto. Questa scelta porta con sé «effetti distorcenti evidenziati dai risultati paradossali dell’analisi sull’alta velocità Torino-Lione: più l’opera viene utilizzata, peggiore diventa il suo risultato economico! Mentre nell’Acb del Terzo Valico la tassazione elevata introdotta da Svizzera e Austria per disincentivare il trasporto stradale si trasforma in un fattore assai negativo che abbatte il risultato economico di un’opera che viene costruita in Italia proprio per offrire una valida alternativa al trasporto delle merci su strada». Pertanto ‘’tasse e pedaggi non possono essere in questo contesto conteggiati come costi, ma semplici trasferimenti di cui si può tenere conto adattando i sistemi fiscali all’evolvere dell’economia’’.

Per gli ingegneri che hanno steso il documento critico-costruttivo sulle due Acb «i criteri adottati per il calcolo dei benefici ambientali (esternalità) si fondano su presupposti volti a mettere in discussione (volutamente o no) gli obiettivi stessi stabiliti dalle politiche nazionali e comunitarie», con il risultato di «sottostimare fortemente» i benefici ambientali rispetto a quelli ottenibili dalla corretta applicazione delle Linee Guida, e anche «in netto contrasto con gli obiettivi fissati dalla collettività europea in tema di miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita».

«La nuova linea Torino-Lione è un link fondamentale nella rete di collegamento transnazionale» scrivono i professionisti, «perché permette di attrarre traffico da tutti i valichi dell’arco alpino occidentale e di costituire un’efficace alternativa, oggi quasi inesistente tra Italia e Francia, al trasporto delle merci su gomma». La linea si collocherebbe sulla rotta di persone e merci «da e per il sud della Francia, la Penisola Iberica, il Nord della Francia e il Regno Unito» sottolinea il gruppo di ingegneri, «favorendo tutta la Pianura Padana come è nelle aspettative del progetto europeo del “Corridoio Mediterraneo” Ten-T».

Al contrario della recente “narrazione” da parte dei detrattori dell’alta velocità Torino-Lione, «la domanda di trasporto merci già oggi presente sul quadrante ovest (Francia) è – in base alle rilevazioni ufficiali disponibili – molto rilevante, persino leggermente superiore a quella presente sull’asse con la Svizzera». Nonostante questo, come evidenziato in passato più volte, della domanda verso la Francia «solo il 7% delle merci oggi in transito può adattarsi a utilizzare un servizio ferroviario che è oggettivamente inadeguato e non competitivo (per le limitazioni della linea storica del Frejus in termini di capacità, di tipologia dei treni e di prestazione legate alla sicurezza), mentre il 93% deve muoversi su strada». La Svizzera è il più chiaro esempio di una politica volta a trasferire su rotaia il trasporto merci: grazie anche alla disponibilità di due tunnel di base (Loetschberg dal 2007 e Gottardo dal 2016) verso la Svizzera, il 70% delle merci già oggi utilizza la ferrovia. Vale la pena ricordare che è su questo “asse” che si inserisce la valenza strategica del Terzo Valico.

Nel documento, gli ingegneri piemontesi e lombardi definiscono «non realisticamente praticabile» l’utilizzo della ferrovia verso Ventimiglia al posto della nuova Torino-Lione. «Non basterebbe – rilevano – completarne il doveroso raddoppio, ma sarebbe necessario riqualificarla integralmente (sagoma limite, lunghezza treni, sicurezza) per adeguarla agli standard richiesti dal traffico merci intermodale internazionale, intervenendo anche su lunghe tratte in galleria».

Le conclusioni del documento sono che il sistema economico dell’Italia «ha bisogno di queste importanti infrastrutture, che possono consentire di superare, senza le attuali difficoltà, la catena delle Alpi e rendere più accessibili i nostri porti, ottenendo così maggiore competitività per le nostre imprese che potranno sfruttare meglio le potenzialità derivanti dalla posizione strategica dell’Italia nel Mediterraneo». Torino-Lione e Terzo Valico, però, da sole potrebbero non bastare, come sottolineano i professionisti: servirà sviluppare un efficiente sistema industriale logistico, la cui presenza è in grado di attrarre l’insediamento di nuove imprese, ottenendo così sia consistenti ricadute economiche e occupazionali. (Articolo di Carlo Andrea Finotto Sole24ore). 

Checché ne possano pensare i grillini, infrastrutture ed opere ad ampio respiro vanno fatte. Le opere ”grandi” sono finanziate dall’Europa, ma creano lavoro in Italia, quindi per quale motivo non approfittarne? Tra l’altro il trasporto su ferrovia è meno inquinante di quello su gomma, fatto da camion che vanno avanti e indietro su autostrade obsolete, creando inquinamento e pericolo.  Questo non significa che non si debbano fare delle piccole opere riguardanti il nostro Paese. Possibile che per fare una ferrovia interna, ad esempio,  in Sicilia noi si debba pretendere il denaro dall’Europa? In Sicilia … dove il suo parlamento ”autonomo” costa più del Parlamento inglese? Ma dai su …

Alla prossima

Elena

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https://cosamipassaperlatesta.myblog.it/2018/11/10/torino-10-novembre-2018-andiamo-oltre/

Telenovela TAV …

Salvini: ‘’L’opera si farà!

Di Maio: ‘’Ma … veramente … bisognerebbe ancora valutare …’’

Appendino: ‘’Incontrerò le promotrici della manifestazione Si Tav  per sapere cosa pensano in proposito … 

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L’unico che sembra avere le idee chiare, mi spiace dirlo, è Salvini. Gli altri mi ricordano tanto ‘’re tentenna’’. 

I ‘’grillini’’ han cavalcato, tra le tante, anche le manifestazioni dei No Tav, soprattutto al fine di ampliare il loro bacino elettorale. Per tale motivo quindi sono vincolati nelle loro risposte, se non vogliono dar l’impressione di tradire la fiducia che il popolo ha dato loro.

Dato però che di ‘’idee proprie’’ non ne hanno, ma tastano il polso del ‘’popolo’’, tramite algoritmi in rete gestiti dalla Casaleggio&Associati, aspettano gli input dalla Casaleggio appunto per ‘’rispondere’’ a loro volta ai cittadini. Quindi, per forza di cose, stanno sul ‘’vago’’ fino a ‘’nuovi ordini’’. 

E’ il famoso ‘’governo del popolo’’ concepito da Gianroberto Casaleggio. Che era un personaggio  ‘’strano’’ ma se non altro era un ‘’visionario’’. Suo figlio è altrettanto ‘’visionario’’ o preferisce, più semplicemente, fare quattrini? Non dimentichiamo che i parlamentari grillini, per ‘’mantenere’’ la piattaforma Rousseau, che è quella che monitora e risponde alle necessità del ‘’popolo’’ e che pare abbia parecchia pubblicità’, debbano dare al Casaleggio junior  300 euro/mese.  Casaleggio padre voleva monitorare i ‘’desiderata’’del popolo e voleva una politica che rispondesse a questi ‘’desiderata’’! 

Magnifica cosa in se, pure San Francesco cercava di dare tutto quello che aveva. Ma che cosa chiede il popolo? Il popolo chiede di: 

– Avere un buon lavoro, sicuro e tutelato e che gli permetta di fare piani per il futuro,  

– avere dei soldi da spendere, 

– avere una buona sanità, 

– avere delle buone scuole’’! 

Ma dai? Ma ci volevano gli ‘’algoritmi’’ per capirlo? Mah … comunque il succo del discorso non è tanto di rispondere a queste istanze ma essere all’altezza di realizzarle e garantirle nella realtà! E ‘sti qui secondo me, sanno rispondere molto bene ‘’virtualmente’’ … ma nella ”realtà” non sono affatto all’altezza delle situazione! Ma NON è colpa del popolo se sono lì. Il voto deve essere giustamente ”universale” ma sono le candidature che NON devono essere universali! Chi sta seduto su quegli scranni DEVE dimostrare di essere capace di fare qualche cosa! Grrrrr …

Ma non divaghiamo e torniamo al nostro TAV (°) … sono passati ormai trent’anni dal progetto iniziale e ’sto TAV  sembra la tela di Penelope, il che tradotto in ‘’soldoni’’ , significa che il resto dell’Europa, per quanto riguarda opere pubbliche finanziate dalla comunità a favore del nostro Paese, ci veda ormai come la peste! 

Il progetto risale agli anni ’90 e avrebbe dovuto, in teoria, unire l’oceano Atlantico con l’ultimo avamposto prima della Federazione Russa (Kiev-Lisbona). Ma il grande progetto concepito all’epoca di una linea ferroviaria che collegasse il Portogallo con l’Ucraina tra crisi economica e contestazioni ininterrotte dei No Tav è praticamente finito.  Il famoso Corridoio 5 (Kiev-Lisbona) è stato abbandonato e il nuovo tracciato è diventato  “Corridoio mediterraneo”, con un nuovo via dalla piccola Algeciras, in Andalusia, al posto di Lisbona, che, vista la crisi economica ha dato forfait.  E sempre per via delle ‘’calende greche’’ dell’opera pure l’Ucraina si è sfilata, e l’ultima tappa certa potrebbe diventare la più piccola e sconosciuta Miskolc. 

corridoi_ferroviari

Morale … ‘sto sontuoso progetto di viabilità europea, stabilito nelle conferenze di Creta e Helsinki a metà degli anni Novanta, quando cioè le cose sembravano andare bene per tutti, grazie soprattutto alle contestazioni dei No Tav, ha perso i pezzi e oggi quel corridoio, è ormai erroneamente chiamato solo Torino -Lione, tant’è che la gente  pensa che il tratto sia  solo quello. 

Eppure … chi continua a credere al  ‘’sogno di unire’’ i paesi europei non demorde e si batte affinché questa opera venga fatta. 

Fare qualche cosa è positivo. Chiudersi nei propri giardini e dire NO a tutto è negativo.  

Si direbbe però che, nonostante tutta la buona volontà da parte di ‘’qualcuno’’ di ‘’unire’’ i paesi,  la maggioranza dei cittadini voglia restare nei propri giardini e qualsiasi tentativo di ‘’allargamento’’ viene visto malissimo! Ma si … chiudiamoci a riccio … è il modo migliore per creare economia no? Facciamo figli e andiamo a lavorare le ‘’facili’’ terre di montagna che lo stato ci vuol donare.  E che ci vuole a fare il contadino?  

Isoliamoci dal resto del mondo ‘’cattivo’’ … in fondo, come diceva il duce: ‘’Abbiamo tre mari. Abbiamo tanto pesce che a chi lo vuole lo possiamo regalar’’! 🙁 

Alla prossima

Elena 

 

(°) T.A.V. è l’acronimo di Treno ad Alta Velocità, che indica una linea ferroviaria cosiddetta  AV/AC (alta velocità/alta capacità) su cui i treni raggiungono  velocità molto elevate, riducendo drasticamente i tempi di viaggio. E’ un tentativo di rendere il treno competitivo con l’aereo collegando grandi città in tempi brevi, da centro a centro e in modo molto più ecologico, poiché il treno consuma molto meno dell’aereo a parità di passeggeri trasportati.

La UE ha identificato dieci Corridoi multimodali, solo quattro dei quali interessano l’Italia:

Corridoio 1: Berlino – Palermo (in cui è compreso il ponte sullo stretto di Messina)

Corridoio 5: Lisbona – Kiev (Ucraina)

Corridoio 7: Bari – Varna (Bulgaria)

Corridoio dei Due Mari: Rotterdam – Genova.

Quello di cui si parla a proposito di TAV / NO TAV è il corridoio 5 che nel tratto Torino – Lione attraversa la Val di Susa.