Archivi tag: malessere

Francia: attentato a Strasburgo …

Sono tre i morti e dodici i feriti nell’attentato al Mercatino di Natale di Strasburgo.

L’attentatore pare essere un uomo di 29 anni ‘’radicalizzato’’.  L’uomo ha aperto il fuoco verso le 20,00 nel centro di Strasburgo, sparando diversi colpi di arma da fuoco nella zona dove si trova il mercatino, è poi fuggito continuando a sparare, tra i feriti risulta esserci anche un italiano.  

Strasburgo – Polizia sul Lugo dell’attentato …

Cosa spinge un trentenne a fare una cosa simile? 

E’ interessante l’opinione in proposito del sociologo franco-persiano Farad Khosrokhavar che è il direttore dell’Istituto studi di scienze sociali di Parigi (EHESS). Il suo lavoro affronta proprio i problemi legati all’islamismo radicale contemporaneo dalla repubblica islamica in Iran fino al fenomeno degli attentatori suicidi. Negli ultimi anni si è occupato di musulmani in carcere e di “radicalizzazione”, una categoria concettuale utilizzata dagli scienziati sociali in maniera crescente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. 

Che cosa si intende per ‘’radicalizzazione’’?

Con radicalizzazione si intende il processo che porta un individuo o un gruppo di individui ad agire in forme violente collegandosi ad una ideologia, ad un contenuto politico, sociale o religioso, estreme. 

Il fenomeno della radicalizzazione ha una dimensione oggettiva legata all’esclusione sociale, al conflitto tra culture e religioni, alle politiche dei paesi occidentali nei confronti del medio oriente. 

Proviamo a fare ‘’mente locale’’ per un attimo al comportamento ed alle scelte del nostro attuale Ministro degli Interni, Matteo Salvini, nei confronti dei disperati che arrivano sul nostro territorio, secondo voi le sue scelte tendono a diminuire i conflitti o ad aumentarli?

E comunque bene ricordare che, sempre secondo Khosrokhavar , l’approccio sociologico e antropologico al tema è condizionato anche alla reazione ’’soggettiva’’ dell’individuo.  Le reazioni ‘’estreme’’ dipendono dalla psicologia di un individuo che si relaziona ad un gruppo … al carisma di un capo …  ai valori di riferimento. Queste reazioni le troviamo sia, nel caso dell’islamismo radicale, sia nei fanatici estremisti che esaltano un gruppo, anche politico, rispetto ad un altro. 

Vi ricordate di quel ’’pirla’’ di Macerata che era andato a sparare contro ogni nero che gli capitasse a tiro e che, dopo averne uccisi sei, era andato a fare il saluto ‘’romano’’ al monumento ai caduti, fiero di aver ‘’vendicato’’ secondo il suo malato orgoglio nazionalista, la povera Pamela? Luca Traini aveva 28 anni e non era certo differente dal 29enne di Strasburgo. Entrambi si possono collocare nella categoria dei ‘’deficienti’’! O come li chiamo io dei ”vuoti a perdere”! Ma non dimentichiamo che questi ”Deficienti” esistono anche perché la società non è più in grado di dar loro ”risposte” a causa della sua propria ”inefficienza”.  

Ma torniamo al fatto di Strasburgo …  l’immagine dei media, che costruiscono la figura del nemico pubblico, produce un effetto di esaltazione nel giovane radicale che esce dal degrado e dall’anonimato della propria condizione per diventare un eroe negativo. L’autore ritiene in questo caso comparabili gli estremisti religiosi e quelli laici di destra e sinistra. 

Khosrokhavar sostiene poi anche che, l’amplificazione mediatica,  ingigantisce la portata e il timore percepito del radicalismo islamico. Il fenomeno resta comunque minoritario come confermato dalle cifre riportate in una tabella costruita dall’Europol che segnala il numero di attacchi terroristici in Europa e il numero di arrestati per attività legate allo jihadismo, ma è ovvio che tenda ad aumentare come reazione al ”malessere” di questo periodo storico.  

Il radicalismo islamista in occidente sarebbe poi anche il prodotto di una de-istituzionalizzazione che ha visto il crollo delle organizzazioni che tradizionalmente fornivano alla protesta e al malcontento degli esclusi una via per incidere sulla realtà. 

In Italia le scomparse rivendicazioni/manifestazioni sindacali sono state sostituite dai movimenti ‘’No tutto’’  (No Tav, No Tap, No Inceneritore, No Grat, No Olimpiadi, No Gronda, etc…) che ormai canalizzano la protesta, in Francia oggi ci sono i ‘’Gilet Jaune’’.  

E comunque, per farla breve,  è chiaro a tutti che, più il tessuto sociale ed economico tende ad impoverirsi,  più la disperazione degli individui ha il sopravvento e in qualche modo cerca di reagire. 

L’unico modo per riportare il tutto alla normalità è una migliore redistribuzione del reddito.

Quindi la politica di tutti i Paesi deve assolutamente rimettere in circolazione del denaro per la collettività. 

Il denaro non lo si rimette in circolazione stampandolo in maniera ‘’autonoma’’ ma bensì facendo pagare alle multinazionali i soldi che eludono e che finiscono in una sorta di ‘’buco nero’’ assolutamente inutili alla collettività ma che continuano ad arricchire a dismisura personaggi inquietanti! 

Meditiamo gente … meditiamo … 

Alla prossima

Elena 

La vita possibile – Ivano De Matteo

Ieri, assieme alla mia amica Therry, sono andata al cinema Vox di Frejus per assistere al film ’’La vita Possibile’’ di Ivano De Matteo.
Dato che mi sono fratturata il 5°metatarso del piede sinistro non posso guidare e, senza Therry,  non avrei potuto vedere un bel niente, quindi la ringrazio ancora.
Il film è inserito nell’ambito della Rassegna cinematografica del CIP, Club Italianiste De Provence, sotto la supervisione di Jerome Reber.

29694956_609804576043030_5353109500001861602_n

Il regista,  Ivano De Matteo, in maniera rispettosa, sensibile, non sensazionalistica,  ci ricorda che anche per le donne vittime di maltrattamenti, quelle donne che vivono una vita ‘’impossibile’’ … ci sia la possibilità di riconquistare un’esistenza normale, tranquilla. Insomma … una ‘’vita possibile’’.

La storia è quella di Anna (Margherita Buy) una donna picchiata da un marito violento che scappa, assieme al figlio tredicenne Valerio, (Andrea Pittorino), e che trova rifugio a Torino presso una cara amica, Carla (Valeria Golino).

Anna è un personaggio estremamente attuale e credibile.  E’ una donna ferita che, non trovando aiuto presso associazioni, polizia, tribunali, è costretta a lasciare tutto per mettersi in sicurezza.
Il film inizia con Valerio che, in bicicletta, torna da una partita di calcio assieme ad un amico. E’ un bambino sereno ma … quando entra in casa assiste al ‘’pestaggio’’ violento del padre nei confronti della propria mamma. Il bambino è scioccato … Anna, forse proprio in quel momento, prende la decisione di fuggire.
Salgono su un treno che li porterà a Torino, dove Carla (Valeria Golino) li sta aspettando.
Anna è una donna che prova ‘’anche’’ un devastante senso di colpa. Purtroppo le donne vittime di violenze si convincono di essere loro le responsabili, di essere loro la causa delle violenze che subiscono.
Secoli di ‘’retaggi mentali’’ ci hanno portate a credere che l’uomo diventi violento perchè da noi provocato! Ci vorranno ancora anni per far capire a ‘’certi energumeni’’ che non sono ‘’provocati’’ ma che sono solo degli esseri ignoranti e  incapaci di gestire la propria rabbia ed il proprio stress.  Ma questo è un altro discorso … torniamo al film.
Il senso di colpa di Anna è reso ancora più forte dal fatto che, allontanandosi da casa, ha interrotto il legame che c’era tra suo figlio e il padre, causando una sofferenza profonda nel ragazzino. A quell’età la presenza ‘’paterna’ è fondamentale per una crescita serena.
Valerio, a soli tredici anni, si trova diviso tra la solidarietà e la protezione nei confronti della mamma e la mancanza nella sua vita del padre e di amici coetanei. Gira in bicicletta per una città che non conosce. Nonostante sia stato iscritto ad una scuola locale, il suo stato d’animo non lo porta a socializzare.
Lasciato a se stesso cerca dei surrogati affettivi: una giovane prostituta slava da cui si sente attratto …  dal proprietario di una trattoria sotto l’appartamento di Carla, Mathieu (Bruno Todeschini) che diventerà man mano la sua figura maschile di riferimento.
Anna determinata a ricostruirsi un’esistenza sia psicologica che materiale trova un lavoro che la costringe però anche a turni di notte. Questo lavoro, da un lato non le permette di seguire Valerio come vorrebbe, ma dall’altro è necessario.  Primo per non pesare sull’amica che la ospita, secondo,  il più importante,  per non subire il ricatto della dipendenza materiale ed economica dal marito violento.
La solidarietà femminile tra Anna e Carla, che il film mette molto in evidenza, è fondamentale. Questa solidarietà, esterna al nucleo familiare  è il patrimonio a cui Anna attinge a piene mani. Cosa avrebbe fatto senza Carla? Carla è un’attrice che vive un pò alla ‘’giornata’’ ma che ha un cuore grande come una casa e trasmette il calore e la protezione di cui madre e figlio hanno disperatamente bisogno. Inoltre Carla condanna senza ‘’se’’ e senza ‘’ma’’ il comportamento del marito di Anna, aiutandola, in questo modo a ridimensionare i dubbi che la tormentano di continuo.

Le lunghe sequenze di Valerio che gira solo in bici per Torino, trasmettono il suo disagio, ma è un disagio che non si verbalizza mai.
Anche il confronto che le due amiche nella piazza del mercato, non ci fa sentire che cosa si dicono. C’è un silenzio pesante, pudico … non si riescono a trovare, in nessun personaggio,  le parole esplicite per raccontare tutta quella sofferenza. Lo sfogo di Valerio nei confronti dalla mamma è forse il più genuino di tutti …

Piano piano, comunque, con volontà e fatica, i tasselli di questo strano ‘’puzzle della vita’’ si sistemano. Madre e figlio si amano e si sosterranno a vicenda, Carla compra una televisione per Valerio … Mathieu … il proprietario della trattoria, diventerà un personaggio sempre più importante nella loro esistenza.
La vita, se si vuole, continua.

Che dire? Mi è piaciuto tantissimo e lo consiglio a tutti.
Tra l’altro, visto che io sono nata e cresciuta a Torino, ho apprezzato la delicatezza con cui la mia città è stata descritta. Poi, come donna, come non condividere il malessere di Anna?
Quanta strada bisognerà ancora fare prima di convincere gli uomini, ‘’che maltrattano’’ le proprie compagne, che l’amore non si può manifestare attraverso  ‘’potere e controllo’’ sull’altro … ma che lo si deve esprimere nel ‘’rispetto dell’altro’’? Che l’autoassoluzione: ‘’E’ lei che mi provoca’’ …  non debba nemmeno essere presa in considerazione? Mah …

Grazie ancora al CIP e a Jerome Reber per le scelte sempre felici!

Alla prossima

Elena