Misteri d’Italia …
C’è da chiedersi come mai, o per quale ”strano motivo” nel nostro paese ”spariscano un sacco di cose”! Leggete un po’ qui …
– Nel 1947 SCOMPARE uno dei memoriali di Salvatore Giuliano, quello in cui il ”bandito” indicava il nome dei mandanti dei delitti che servivano a bloccare il movimento dei lavoratori italiani;
– Nella vicenda Moro SCOMPARE il memoriale dello statista assassinato;
– Nel ”caso Calvi” SCOMPARE la borsa del banchiere;
– Nell’attentato in cui morirono Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie SPARISCE la valigetta con tutti i documenti che portava con sé;
– Nella Strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui morirono il giudice Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, SCOMPAIONO i dati sia dal computer portatile che da quello nell’ufficio dove lavorava Falcone e SCOMPARE anche la ”ram card” esterna che Falcone utilizzava per l’agenda elettronica;
– Nell’attentato di 22 anni fa, la domenica del 19 luglio del 1992 in cui moriva il giudice antimafia Paolo Borsellino e assieme a lui, perdevano la vita i ragazzi della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (°) , Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina … l’inseparabile AGENDA ROSSA del giudice SCOMPARE!
Metterei nell’elenco, come ciliegina sulla torta, anche la DISTRUZIONE quindi SPARIZIONE delle intercettazioni telefoniche intercorse tra Mancino e Napolitano. La tempistica scelta per distruggere queste intercettazioni è quantomeno ”inopportuna” e, per forza di cose , desta degli orribili sospetti.
Ma veniamo al giorno dell’attentato al giudice Paolo Borsellino …
La domenica del 19 luglio del 1992 Paolo Borsellino stava suonando al citofono del portoncino della casa di sua madre per portarla dal medico, e, nel momento stesso il cui sua madre rispose … avvenne il finimondo!
Via d’Amelio quella domenica pomeriggio …
L’esplosivo di cui era imbottita un’utilitaria davanti al portone, venne fatto detonare con un comando a distanza da qualcuno che osservava i movimenti del magistrato e un’esplosione immensa dilaniò i corpi del giudice e della scorta. I vetri delle finestre delle case adiacenti volarono in mille pezzi, le vetture circostanti furono danneggiate … il boato fu assordante … fumo … pezzi di carne umana finirono ovunque, compresi i balconi ai primi piani … doveva essere uno spettacolo da Apocalisse!
Immediatamente sul posto chi arrivò? Tutti ci immaginiamo vigili del fuoco e polizia … invece no! Il primo ad arrivare fu il giudice Ayala! Ayala pare abitasse non lontano e, sentendo il rumore dell’esplosione, intuì subito trattarsi di qualche cosa di ”grave” …
Giuseppe Ayala.
Per pura informazione vorrei ricordare al lettore che Ayala all’epoca NON era un era magistrato ma era un deputato della Camera eletto tra le fila del PRI, elezione che risale a poco prima dell’omicidio di Giovanni Falcone.Ricordo inoltre che Ayala fu sottosegretario al Ministero di Grazie e Giustizia durante il governo Prodi e che l’incarico gli fu riconfermato anche nei successivi governi D’Alema I e II.Finito il mandato politico è rientrato in magistratura (vanno avanti ed indietro come gli pare … costoro) e che dal 2011 è in pensione.Ricordo inoltre che, secondo il pentito Gaspare Mutolo, il giudice Ayala amava il gioco … si indebitava … e comprava droga. Proprio una personcina ”per bene”. Ricordo anche che Ayala è stato condannato a pagare una cospicua somma di denaro a Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, in un processo di diffamazione a suo carico nei confronti appunto di Salvatore Borsellino.
Ecco le affermazioni in questione:
‘‘Quelle di Salvatore Borsellino sono le farneticazioni di una persona che non sta bene … Salvatore Borsellino è affetto da “problemi di sanità mentale” … quelle di Salvatore Borsellino non sono domande ma farneticazioni … me ne assumo la responsabilità … è una persona che non sta probabilmente bene … e non sono il solo che lo dice … anche Abele aveva un fratello”.
Non ”male” per un giudice vero? Si direbbe che costui abbia il ”dente avvelenato contro Salvatore Borsellino. Ma come mai?
Torniamo ai fatti del 19 luglio 1992 … Subito dopo l’esplosione il Giudice Ayala, allora deputato alla camera nelle liste del PRI, come già detto sopra, giunge sul posto. Intuisce subito che si tratta di qualche cosa di grave … (ma va?) Si avvicina e riconosce per terra i resti di Paolo Borsellino.
Con Ayala ci sono solo gli uomini della sua scorta. Poco dopo arriva la prima pattuglia di polizia e i vigili del fuoco.
In mezzo a quel delirio Ayala si accosta alla macchina del giudice, al suo interno vede la sua borsa. Un agente della sua scorta, l’appuntato dei carabinieri Rosario Farinella, si fa aiutare da un vigile del fuoco per aprire la portiera posteriore sinistra della Croma del giudice.
??????? La prima domanda che mi viene spontanea è: ”Ma per quale assurdo motivo forzano la porta dell’auto”? Ma perché un deputato della Repubblica deve far aprire la porta dell’auto forzandola? Perché? Non è della polizia costui e non spetta a lui inquinare la situazione. Tra l’altro Ayala che era precedentemente un magistrato sa benissimo che NON deve inquinare e/o manomettere la scena di una tragedia simile …
Eppure … ecco che cosa combina! L’esplosione aveva incastrato le lamiere, ma dopo un paio di energici tentativi si riesce finalmente ad aprire lo sportello posteriore della Croma. L’appuntato Farinella (una delle guardie del corpo del deputato Ayala) prende la valigia di Borsellino e la porge all’ex Pm. ”Io personalmente ho prelevato la borsa dall’auto – dichiarerà il Farinella agli investigatori – e avrei voluto consegnarla al dr. Ayala. Questi però mi disse che non poteva prendere la borsa in quanto non più magistrato, per cui io gli chiesi che cosa dovevo farne. Lui mi rispose di tenerla qualche attimo in modo da individuare qualcuno delle Forze dell’Ordine a cui affidarla. Unitamente a lui ed al mio collega ci siamo allontanati dall’auto dirigendoci verso il cratere provocato dall’esplosione, mentre io reggevo sempre la borsa. Dopo pochissimi minuti – ricorda l’appuntato dei carabinieri – non più di 5-7, lo stesso Ayala chiamò un uomo in abiti civili che si trovava poco distante e che mi indicò come ufficiale o funzionario di polizia, dicendomi di consegnargli la borsa. Allo stesso, il dr. Ayala spiegava trattarsi della borsa del dr. Borsellino e che l’avevamo prelevata dalla sua macchina . l’uomo che ha preso la borsa non l’ha aperta, almeno non in nostra presenza; ricordo che appena prese la borsa, lo stesso si è allontanato dirigendosi verso l’uscita di Via D’Amelio, ma non ho visto dove è andato a metterla.
Ma ci rendiamo conto? Prendono la borsa … la danno ad un tizio che non sanno nemmeno bene chi è … e soprattutto non controllano che cosa costui ne faccia della borsa. La danno al primo che passa e se ne fregano! La borsa del Giudice Borsellino … non solo non doveva essere tolta da gente che non era della squadra investigativa ma soprattutto … in una situazione simile, non la si doveva dare al primo venuto che la ”mette” da qualche parte? E dove? E per quale motivo? Oppure … più che ”posare” da qualche parte l’appuntato Farinella avrebbe dovuto usare il verbo ”dare” a qualcuno?
Comunque la ”follia” di questa faccenda è che nessuno ne sa nulla … nessuno sa se ‘sta borsa sia stata appoggiata da qualche parte … né se sia stata data a qualcuno … l’ultima cosa di cui siamo a conoscenza è il fotogramma, apparso anni dopo, dell’allora capitano dei carabinieri Giovanni Arcangioli che si allontana dai resti contorti dell’auto del giudice Paolo con la valigetta in mano!
Dove porta quella valigia? A chi la consegna? Chi la apre? SEGRETO!
Nessuno ha visto … nessuno ha notato … nessuno se ne è preoccupato! Nemmeno l’Arcangioli, oggi colonnello dell’Arma, ha saputo spiegare come mai avesse in mano quella valigetta: ecco che cosa dice in proposito: “Non ricordo come e perché avessi la borsa del giudice Borsellino, né che fine abbia fatto”.
l’allora comandante Arcangioli a spasso con la borsa del giudice Paolo …
Lo smemorato di Palermo? La risposta dell’Arcangioli è degna del: ”non vedo … non sento … non parlo” … e fu data al procuratore di Caltanissetta Sergio Lari dopo che quest’ultimo gli fece vedere una foto che lo ritraeva con la valigetta del magistrato da cui scomparve il diario. L’allora capitano venne immortalato infatti mentre si allontanava con la borsa dopo l’attentato. La valigetta venne ritrovata poi vuota nell’auto del giudice. Il teste, molto teso e provato, ha più volte detto di NON ricordare i fatti e di temere di essere nuovamente indagato.
Ma che subisse delle ”pressioni” da parte di ”qualcuno” ‘sto teste? E da chi? Cosa ne dite?
D’altronde prima che apparisse questo fotogramma di Arcangioli a spasso con la borsa del giudice Paolo, nessuno era al corrente questo signore fosse andato a spasso con ‘sta borsa! Lui se ne era ben guardato dal dirlo!
Che misteri vero? Ma andiamo avanti …
Quando ormai la valigia era tornata ”MIRACOLOSAMENTE” sul sedile dell’auto del giudice Paolo, in via D’Amelio arrivarono il commissario Paolo Fassari, Dirigente della Polizia di Stato, Funzionario reperibile per la Squadra Mobile di Palermo in assenza del dirigente Arnaldo La Barbera e l’assistente capo di Polizia, Francesco Paolo Maggi. Dopo aver espletato alcune attività investigative Francesco Maggi si avvicina alla Croma di Borsellino. La portiera posteriore sinistra è aperta. (Per forza l’aveva fatta ”forzare” Ayala!) Sul sedile posteriore era appoggiata la valigetta di Borsellino. Lo stesso Maggi racconterà di averla, prelevata dall’auto, di averla poi portata in questura su indicazione di Fassari. Maggi era della polizia e quindi faceva il proprio mestiere, Ayala invece era un deputato della Camera … ma che cavolo ha toccato a fare ‘sta borsa!
Comunque nel pomeriggio verso le 18,00 la borsa si trovava nell’ufficio del dirigente della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera. Ma nella valigetta NON verrà MAI ritrovata l’AGENDA ROSSA !
Che misteri! … Il tragico è che invece di continuare ad indagare su ‘sti individui che forzano le portiere … che vanno a spasso con le valigette … questi ”smemorati di Palermo” che non ricordano nulla … si sia optato per una soluzione più semplice. Si è deciso che nella borsa l’agenda rossa non ci fosse, Punto!
Eppure, i familiari, moglie e figli, insistono da anni che l’agenda fosse in quella borsa e che il giudice Paolo NON se ne separasse MAI !
Strano paese il nostro vero? Ma … a ”pensare male”, diceva l’orribile Andreotti, NON si sbaglia quasi mai …
Alla prossima
Elena
(°) Emanuela Loi, una fiera ragazza sarda, era la prima donna italiana a far parte di una scorta, ed aveva solo 25 anni quando fu uccisa.
Fonti:
http://www.ilsicomoro.com/2013/04/26/droga-favori-e-gioco-bufera-su-giuseppe-ayala/
http://www.ilsicomoro.com/2013/04/26/droga-favori-e-gioco-bufera-su-giuseppe-ayala/
http://it.ibtimes.com/articles/66478/20140523/giovanni-falcone-capaci-anniversario-concorso-esterno-agenda-computer.htm
Antimafia duemila
http://livesicilia.it/2013/05/14/la-strage-borsellino-parla-arcangioli-da-otto-anni-vivo-un-incubo_315317/