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LUI E’ PEGGIO DI ME … Giallini – Panariello

Qualcuno di voi ieri sera ha visto la trasmissione ‘’Lui è peggio di me’’?
Io ero molto interessata. Sono due grandi professionisti, mi piacciono entrambi e quindi ho voluto vederla.
I due erano un pò emozionati, forse ancora di più Giallini che Panariello. La Dandini è una Signora abituata a riempire i ‘’vuoti’’ e lo fa sempre con ‘’classe’’. Bravi tutti gli ospiti … a parte Travaglio, che si ha una vocina intonata ma … con un timbro da ‘’coro di voci bianche’’. Che miseria!
Quello che mi ha stupita durante le conversazioni, con e tra i vari ospiti, è stato l’affrancamento esagerato delle parolacce, che mi è parso davvero plateale.

Giallini - Panariello: ''Lui è peggio di me''

Giallini – Panariello: ”Lui è peggio di me”

Vabbè che ormai nemmeno gli arbitri sanzionano più gli insulti come ad esempio quelli intercorsi recentemente tra Agnelli e Conte. Però …
Che cosa autorizza le persone a parlare in maniera così sboccata? Specialmente durante una trasmissione televisiva che magari è vista anche da bambini? Pensano forse di aumentare la potenza dei concetti trasmessi? Oppure i ”concetti” sono talmente poveri che se non intercalati da un numero consistente di parolacce nessuno li ascolterebbe? Mah … che peccato …

Tra l’altro, non per infierire, ma avete notato la fattura dell’abito di Panariello? Ma chi glielo ha fatto? Un orrore nel vero senso della parola! Peggio di così non poteva stargli! Sarà anche la ”moda” ma ‘sti pantaloni stretti e corti, bassi in vita, larghi sui fianchi, che mettono in rilievo la caviglia e ci fanno ammirare la scarpa massiccia, ma quanto sono brutti? E la giacca? Stretta, malfatta, con le spalle spioventi e un bottone che la chiudeva in maniera talmente misera da far ricordare Charlie Chaplin.

Insomma … non credo che la rivedrò …

Alla prossima

Elena

Draghi … l’ultimo treno …

Diceva Draghi nel lontano 2007 …
E’ necessario un ‘’PATTO DI FERRO’’ – Una scuola più efficiente, in grado di fornire agli italiani di domani una più agevole collocazione sul mercato internazionale del lavoro; una giustizia civile trasparente con tempi certi; servizi pubblici competitivi e meno onerosi. Ecco le ‘’mete raggiungibili’’ che possiamo e dobbiamo raggiungere.
Raggiungibili a patto di stringere un patto di ferro tra tutte le componenti della società civile.
Per la scuola serve un ‘’forte cambiamento’’, che coinvolga docenti, il cui reclutamento, la distribuzione geografica e i percorsi di carriera sono governati da meccanismi che mescolano precarietà e inamovibilità.
Eppure la scuola è fondamentale in quanto: la ‘’povertà di conoscenze è l’anticamera della povertà economica.
Ma anche la lentezza della giustizia civile è un grave problema. Le manchevolezze della nostra giustizia civile sono segnalate da studi internazionali, testimoniate dal disagio dei cittadini e delle imprese. Nella durata dei processi il confronto internazionale è impietoso.
Un esempio fra tutti: i procedimenti di lavoro nel primo grado di giudizio durano da noi in media oltre 2 anni, 1 anno in Francia, meno di 6 mesi in Germania.
Tempi lunghi dunque che non dipendono tanto da una carenza relativa di risorse, quanto da difetti nell’organizzazione e nel sistema degli incentivi. Un problema che al Sud appare ancora più grave, poiché nel Mezzogiorno la durata media di un processo civile ordinario di primo grado si triplica, passando dai 500 giorni necessari a Torino ai 1.500 di Messina.
Quanto sopra era stato riportato da l’Unita nel giugno del 2007.

Onestamente a uno così si potrebbe dare la fiducia si o no? Che cos’è che avrebbe ”meno” di Conte Draghi?

Noi italiani abbiamo avuto 67 governi in 75 anni. Evidentemente a ”noi” piacciono i cambiamenti, viceversa non si spiegherebbe.
Comunque, visto che i nostri ultimi ‘’eletti” non ‘’combinavano nulla’’ e litigavano in continuazione, Mattarella, dopo aver tentato un ConteIII con l’esploratore Fico, ci ha proposto Draghi, che, ‘’attenzione’’ … è la nostra ultima spiaggia! Se perdiamo anche questa saran cavoli amari.

Noi dobbiamo presentare, entro il 30 aprile, se non vogliamo perdere i quattrini che abbiamo ottenuto grazie a Gualtieri, il Piano nazionale di Ripresa, che però, nella versione più recente, quella di gennaio pare sia ancora incompleto.
Malelingue dicono che, più che un ”piano organico”, si direbbe un elenco di ‘’pii desideri’’ di ben 167 pagine! Ma … non si capisce bene come, quando e, soprattutto, con ‘’chi’’ , sti pii desideri li si potrebbe far diventare realtà costruttiva.
Il Piano in oggetto deve essere rivisto/perfezionato dal ‘’nuovo Governo che sta, speriamo, formandosi.

Eppure non sarà facile per Draghi avere una maggioranza che gli permetta di lavorare serenamente.
C’è un bell’articolo di Mattia Feltri che è illuminante su quanto i grillini ‘’amino’’ Draghi. E tutti sappiamo che con il M5S bisogna fare i conti perchè, nonostante abbiano perso per strada 30 deputati e 20 senatori, dalle elezioni del 2018, il loro numero è sempre determinante per garantire una maggioranza.

Nel 2014 Grillo chiedeva che Draghi fosse processato per aver portato soldi alle banche europee.
L’anno dopo lo accusava di togliere quattrini al welfare per la stessa cosa.
Nel 2017, Elio Lannutti, quello che crede che il mondo sia governato dagli ebrei, dai rettiliani e da Lucifero, diceva che Draghi è uno che taglieggia le imprese per foraggiare i banchieri.
Nel 2015 lo ‘’statista’’ Luigi Di Maio aveva invitato Draghi a: ‘’facce Tarzan’’! Poi, dall’alto della ‘’sua’’ preparazione economica, aveva sostenuto che Draghi usasse il suo bazooka per dopare un sistema finito. (Di Maio sa tutto!)
Nel 2014 il M5S definiva Draghi: ‘’una Mary Poppins suonata che tira fuori solo ‘’vecchie ricette’’, facendo supporre di averne loro di decisamente migliori.
Sostenevano anche che Draghi desse risposte: ‘’surreali e da maestrina e che la sua gestione della BCE fosse da cieco incapace’’.
Secondo voi adesso ”cosa faranno”? Amarlo non lo amano, anche perchè forse manco capiscono quello che dice.

Comunque Draghi, come promesso a Mattarella, sta cercandosi una maggioranza e non sarà una cosa semplice.

L'ultimo treno e poi ... ''ciccia''!

L’ultimo treno e poi … ”ciccia”!

Per quanto Draghi goda dell’affetto e della stima di tutti e si è visto che al Quirinale con il Presidente della Repubblica praticamente era tutto un ‘caro Mario’ e un ‘caro Sergio’.
Il problema vero per noi è che lui, Draghi, è davvero l’ultima spiaggia, perché poi, restano solo le elezioni. Tra l’altro dato che noi votiamo sempre alla ”oiseau du chien”, e che la legge elettorale è sempre la stessa, bene che vada non cambierà una cippa, male che vada avremo al governo la destra anti europeista.

Il problema per Draghi è che:

– un conto è avere un governo tecnico, rispetto al quale lui potrà selezionare, individuare e proporre i ministri in base a un preciso mandato del Capo dello Stato, e in questo caso non dovrebbe praticamente rendere conto a nessuno degli attuali leader politici;

– un altro conto è invece un governo politico. In questo caso dovrebbe rispondere a cento situazioni politiche diverse e tutti sappiamo che, discutere con ”alcuni dei nostri Parlamentari”, è come giocare a scacchi con un piccione.

Puoi essere anche il campione del mondo ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.

Alla prossima

Elena

Renzi ha ragione, è antipatico come in dito in un occhio, ma …

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere!
Questo è quello che ho trovato in rete, sui progetti che Conte aveva chiesto di mettere, nero su bianco, ai suoi Ministri per inserire nel Recovery Plan. I progetti che gli sono arrivati sono stati 557 e qui di seguito ci sono i più ‘’intelligenti’’.
Dopo che li avrete letti vi renderete conto del motivo per cui Renzi abbia le ‘’carte facili’’ per aver consenso.
Cominciamo con l’idea del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che propone di rifare il piazzale di marmo della Farnesina con una parte dei 209 miliardi del Next Generation Eu destinati all’Italia, Poi c’è la Pisano che lancia l’idea di una Amazon all’italiana, Provenzano invece vuole un “acquario green” a Taranto – costo 50 milioni di euro.
Poi si leggono richieste per l’Ammodernamento degli impianti per la molitura delle olive. Costo: 1,2 miliardi. “Turismo delle radici” per gli italo-discendenti che vogliano scoprire le origini dei propri avi. Costo: 22,4 milioni.
Il governo ha raccolto l’elenco dei 557 progetti per il Recovery Fund in un unico documento intitolato: Amministrazione proponente, costo, durata e obiettivo/motivazione.
Una lista, ancora provvisoria, che da sola vale oltre 670 miliardi: più del triplo dei 209 miliardi che l’Italia potrà ottenere da Bruxelles.
Le proposte arrivano da ministeri, società partecipate e agenzie pubbliche. Ci sono scuola, sanità, i voucher per la connessione, diverse misure per lo smart working e i pagamenti elettronici, la detassazione sul lavoro e la Tav. Ma anche un vasto numero di voci “varie ed eventuali”, che denotano ancora l’assenza di una strategia di fondo del governo. Me che tutto sommato non si può nemmeno colpevolizzare visto che deve districarsi tra queste ‘’priorità’’!
L’impressione è che lo spirito in pompa magna degli Stati Generali abbia lasciato ormai il passo al «catalogo della spesa» temuto da Gentiloni.
Si va dai progetti più grandi, come “Italia cashless” (10 miliardi). A quelli spaziali, con la “Costellazione satellitare” per l’osservazione della Terra (1,1 miliardi) e i piccoli satelliti per il «monitoraggio dello spazio extra-atmosferico».
Dal rafforzamento delle previsioni meteorologiche, al voto elettronico per gli italiani all’estero. Fino ai progetti più piccoli e locali. Come il rifacimento di singoli istituti penitenziari di Roma, Torino e Benevento e della nuova diga del porto di Genova.
Approfittando dell’arrivo delle ingenti somme europee, tutti vogliono improvvisamente digitalizzarsi, diventare “resilienti” e convertirsi al verde, dal Demanio ai Vigili del Fuoco. Il ministero della Difesa chiede 79,8 milioni per la mobilità green all’interno delle caserme. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a quanto pare, vorrebbe pure usare i soldi europei per rimettere un po’ a nuovo i suoi uffici. (Il bimbo ama il bello).
Dalla Farnesina ancora arriva la richiesta di 13 milioni per «la creazione di un sistema domotico per la gestione coordinata di tutti gli impianti del palazzo», in modo «da raggiungere la cosiddetta building automation e avere un edificio intelligente». Visto che lui è scemo che almeno l’ufficio sia intelligente! Mi pare giusto no?
E ancora 300mila euro per «dotare di wifi – in aggiunta alle sale riunioni già cablate – circa 60 stanze assegnate ai vertici dell’amministrazione centrale». E pure 14 milioni per il «rifacimento della pavimentazione in marmo del piazzale esterno del palazzo della Farnesina, sede del Maeci, incorporando nella pavimentazione dei generatori piezoelettrici, in grado di trasformare l’energia cinetica dovuta al passaggio di persone e veicoli in energia elettrica».
Il ministero della Giustizia, invece, vorrebbe mettere su una task force per attuare le riforme della giustizia. Alfonso Bonafede chiede 1,6 miliardi di euro per il progetto Monitor, che è un acronimo e sta per Monitoraggio-innovazione-task force-organizzazione-ricerca «per la ripresa e la resilienza della giustizia».
Da solo il ministero dello Sviluppo economico di Stefano Patuanelli sfora i 120 miliardi in progetti di ogni tipo. Dal “Safety 5G” da 19,5 miliardi ai 2 miliardi per portare il 5G in cento città italiane, fino a un futuristico «sistema dinamico per il monitoraggio e la pianificazione ambientale urbana ad altissima risoluzione spazio-temporale».
L’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) di Mimmo Parisi propone un “Piano per le nuove competenze” da 11,2 miliardi con il potenziamento dei centri per l’impiego, in modo che diventino «interessanti per tutti i lavoratori e non solo per le categorie di svantaggio». E altri 4,2 miliardi per un progetto di “Empowerment femminile”.
Nel documento poi c’è tanto idrogeno, nel tentativo di agganciare il patto franco-tedesco dell’oro verde. Il Mise vorrebbe creare una “H2 Valley” in Sardegna (20 milioni) e una “Hydrogen Valley” dall’Alto Adige fino a Bologna. Dai Trasporti chiedono 300mila per i treni e 3 milioni per lo sviluppo della mobilità a idrogeno.
Spopolano i Big Data e il digitale. Ci sono progetti per la digitalizzazione dell’Archivio nazionale stato civile e delle liste elettorali. L’Avvocatura dello Stato vorrebbe realizzare pure un progetto di «giustizia predittiva», utilizzando l’intelligenza artificiale per la «predisposizione degli atti difensivi e pareri legali e per la predizione del possibile esito della causa sulla base dei risultati delle precedenti difese».
Il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone propone un piano di “comunicazione e sentiment analysis” per misurare il grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti degli uffici pubblici (500mila euro). Dal ministero dell’Innovazione di Paola Pisano arriva l’idea di una piattaforma Amazon all’italiana da 2 miliardi per «sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano per il mantenimento della realtà imprenditoriale e tradizionale italiana».
Il Ponte sullo Stretto, no. Ma la Salerno-Reggio Calabria, sì: 550mila euro per «ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Roma e Reggio Calabria». E poi ci sono i costi del costo dello stesso Recovery Plan: Replus (Recovery Plan Unitary System) sarà il sistema informativo da 7 milioni per monitorare i programmi di investimento del piano, mentre altri 3 milioni serviranno a valutare l’impatto di genere del piano.
Entro il 15 ottobre dovevano essere inviate le prime bozze del piano a Bruxelles. Bisognerà scegliere tra i progetti e trovare una strategia d’insieme. Significa che si dovranno depennare parecchie di quelle 557 voci per rientrare nei paletti precisi in arrivo da Bruxelles. Il ministro Di Maio forse avrà dovuto rinunciare ad ammodernare l’impianto elettrico della Farnesina con i soldi della ricostruzione post-Covid. E forse potrebbe saltare pure qualche acquario o costellazione.
Per prendere spunto, basta allungare l’occhio Oltralpe. La Francia ha presentato il suo piano di investimenti “France Relance” da 100 miliardi, di cui 40 finanziati dall’Europa, con un mese di anticipo. Le misure previste sono in tutto 70 misure, non 557, divise in tre macro aree (Come le tre di Obama nel 2009): 30 miliardi di euro per la transizione ecologica, 35 miliardi per competitività delle imprese e 35 miliardi di euro destinati a promuovere l’occupazione e la formazione dei giovani.

Ma che cosa ho fatto?

Ma che cosa ho fatto?

Perché Conte ha chiesto tutta ‘sta roba ai suoi Ministri? Perché Conte di mestiere fa l’avvocato e quindi è un mediatore. Conte è un Signore, gentile, sobrio ed educato ma che non ha la minima visione globale di quello che sarebbe necessario fare per riorganizzare e far ripartire il paese. Quindi che cosa ha fatto? Ha chiesto ai suoi Ministri che cosa avrebbero voluto fare con quei quattrini. Le risposte le avete viste. D’altronde quelli sono i Ministri che abbiamo e quindi. Se spremi una rapa non è che esca del Barolo.
Una volta avuta la ‘’lista della spesa’’ in mano Conte avrebbe voluto rivolgersi ai ‘’tecnici’’ affinché mettessero a punto, in qualche modo, ‘sta lista e trovassero qualche cosa di utile e fattibile in tempi umani.
E lì ‘’apriti cielo’’ Renzi è saltato su tutte le furie. E, tutto sommato, come dargli torto?
Siamo in molti a dire che Renzi ha ragione. Il guaio è che la ragione di Renzi si infrange contro la realtà di una maggioranza enorme di parlamentari che la pensano diversamente per stupidità, incompetenza ed interessi di varia natura.
Renzi dica con quale maggioranza parlamentare intende attuare il ‘’suo’’ programma e chieda alle forze politiche se sono d’accordo per sostenerlo, se no che vada da Grillo e da Giggino a convincerli di diventare intelligenti e competenti e responsabili.
E comunque, il fatto che un partito mai presentatosi alle politiche, come Italia Viva appunto, e di conseguenzza mai votato da noialtri, sia l’ago della bilancia per deteminare il futuro del nostro Governo, la dice lunga sulla rappresentanza che ci ritoviamo. Mah …
Intanto l’Italia va a rotoli … senza contare il CoVid che ci uccide. Buona giornata eh …
Alla prossima

Elena

Rosemary …

Ci siamo trasferiti in Inghilterra nel luglio del 1991, Luisa aveva un anno Alfredo 13.
Mio figlio non era contento, lasciava il padre, la nonna, i compagni di scuola, gli amici per un mondo completamente nuovo. Si è ritrovato, dall’oggi al domani, durante le vacanze estive in un College a Boars Hill per una full immersion di inglese, mente noi traslocavamo.
Lo abbiamo fatto per lui in modo che l’impatto con una realtà nuova, a settembre, fosse un pò mitigato almeno dalla maggiore conoscenza della lingua ma so che era infelice. Alfredo, che non mangiava nemmeno le melanzane in quanto le trovava troppo piccanti, si è ritrovato in un posto dove la mensa era gestita da messicane che cucinavano, indovina un pò, alla messicana!
Mi faceva male al cuore saperlo infelice, ma non c’era niente da fare, i figli stanno con la mamma, non avrei potuto vivere senza di lui. Per chiarire, Alfredo è figlio del mio primo matrimonio.
Pensavamo di fargli ripetere l’anno, ma gli accordi presi con il preside della Scuola Europea di Culham, il mitico Mr. Tom Høyem, furono quelli di fare un tentativo.
Alfredo avrebbe dovuto dominare, entro dicembre, un livello di inglese tale da permettergli di seguire le lezioni con profitto.
A dicembre era in grado di seguire economia e geografia in inglese senza troppi problemi. Non ha mai dovuto ripetere un anno. Era ed è ”tosto” il mio bambino.
La Scuola Europea aveva ‘’sezioni’’ madrelingua e lui era era, ovviamente, nella sezione italiana ma, materie veicolari come Geografia ed economia, oltre ovviamente allo sport e a tutte le interazioni con compagni, professori e personale scolastico erano fatti nella lingua ”veicolare”, quella cioè che ospitava la Scuola Europea (°), quindi in questo caso, l’inglese. Tutte le lingue studiate erano con insegnanti madrelingua.
Le sezioni all’epoca erano: inglese, tedesca, olandese, francese, italiana, spagnola, greca. Ma i ragazzi erano molti di più, c’erano anche russi ed egiziani, un meraviglioso melting-pot in cui mio figlio e anche un pò mia figlia hanno avuto la fortuna di crescere. Se si vuole fare l’Europa bisognerebbe partire dalle scuole, ma non divaghiamo.
Il primo paese in cui abbiamo vissuto era Little Milton nell’Oxfordishire ad una decina di chilometri da Oxford.
La scelta era strategica, Little Milton è vicino all’imbocco della M40, l’autostrada che porta a Londra, dove lavorava Antonio, ed era non troppo lontana da Chulham, la scuola dei ragazzi.
Quindi io la mattina accompagnavo e il pomeriggio recuperavo mio figlio a scuola. Non nego di aver avuto qualche difficoltà i primi giorni, guidare una vettura con il volante a sinistra e stare a sinistra è un pò destabilizzante all’inizio, poi si prende ‘’la mano’’ e si va.
Il mio problema era la lingua … l’inglese che avevo imparato era una ‘’miseria’’ su tutta la linea e nel villaggio la possibilità di parlare non era poi così scontata.
A Little Milton non c’erano negozi, c’era solo il Post Office, gestito da una coppia di sorelle, avanti negli anni e secche come delle canne da pesca, che vendevano un pò di prodotti del loro orto. Un giorno avevo bisogno di una testa d’aglio, Alfredo era a scuola e quindi ho messo Luisa sul passeggino e sono andata a comprare ‘sta testa d’aglio, peccato che non sapessi come caspita si chiamasse in inglese.
Io non sono una che si ‘’prepara’’, vado a ”naso”, avrei ben potuto leggere sul dizionario no? Macchè! Morale dopo aver faticato un bel pò per farmi capire dalle due sono tornata a casa con una cipolla!
Ma non importa ci avevo provato.
Quale fu il mio stupore un pomeriggio quando, dal giardino dei vicini, mi arriva una voce concitata, che fa la cronistoria di una partita di calcio in italiano!
Mi affaccio oltre la siepe e vedo un ragazzo che, sempre commentando, corre e tira calci ad un pallone! Lo chiamo ma scompare.
Incuriosita esco di casa e mi avvio verso la casa dei vicini: Hillview Cottage,.
In Inghilterra, specie nei paesi, le case hanno nomi invece che numeri. La nostra si chiamava Boundary House.
Morale della favola suono e mi apre una signora di una certa età. Provo a spiegarmi ma non ci capiamo, lei parla poco italiano e il mio inglese fa pena. Peccato.
Il giorno dopo suona il campanello, vado ad aprire e mi trovo davanti una bella signora sorridente. Rosemary! Entra ed inizia subito a parlare raccontandomi in pochi minuti quello che noi italiani non riusciamo a raccontare di noi stessi nemmeno dopo anni di amicizia.
E’ americana ma parla italiano benissimo perché è stata sposata per anni con un italiano, il conte Salvo Catolfi Salvoni. Mi racconta che è vissuta a Positano a Roma e ad Appiano Gentile. Mi dice che ieri a casa c’era solo sua madre, che vive in America ma che è in visita da lei e che quello che giocava a pallone è Alessandro, il più grande dei suoi tre figli.
E’ un fiume in piena … e dire che io sono una che parla tanto, eppure con lei dovevo inserirmi nelle pause.
Mi racconta che si è separata da poco e che ha deciso di tornare in un paese dove si parla la sua di lingua. Allegra la secondogenita vive con lei e va alla scuola Europea.
Bene! Iniziamo subito a fare i turni per portare e prendere i ragazzi a scuola.
Inutile dire che è stata la mia prima insegnante anche se alla fine, finivamo con il raccontarci di tutto di più in italiano, perché facevamo prima.
Rosemary era proprio americana, veniva a casa mia, apriva il frigo, si faceva il caffè, buttava via le mele che, secondo lei, erano andate. Io da brava torinese vissuta fino ad allora nel mio minuscolo giardinetto non ero abituata a questo modo di fare e, se devo essere onesta, all’inizio lo subivo un pò.
Entrambe avevamo l’hobby del restauro dei mobili e dalle nostre case uscivano in continuazione rumori di piallatrici, trapani e seppiatrici. Noi si rideva su questo fatto, avevamo portato lo scompiglio nel tranquillo Paese.
Rosemary si stupiva del fatto che io fossi così ‘’handyman’’, secondo lei le italiane non lo erano di solito. Ma io sono ‘’insolita’’. Insolita come lo era Rosemary che aveva si un ‘’cuore grande come una casa’’ ma anche un carattere abbastanza difficile con cui convivere.
Devo dire che all’epoca aveva una situazione affettiva veramente instabile che le creava non pochi problemi. Anche se, come spesso le dicevo, l’uomo che voleva lei non lo avevano ancora creato e forse non lo avrebbero creato mai e che avebbe dovuto mettersi il cuore in pace.
Aveva delle aspettative molto alte, troppo forse. Ma … chi ero io per giudicare?
Rosemary aveva una manualità ed un gusto estetico eccezionali. Qualsiasi cosa facesse le veniva benissimo. Dai lavori di decoupage alle tecniche pittoriche sui muri, venivan fuori dei capolavori.
Era come diceva lei: ‘’talentuosa’’.
Non parliamo poi della cucina. Se qualcuno mi dice che gli americani non sanno cucinare, li blocco immediatamente, ricordando loro la cucina di Rosemary. Semplicemente perfetta! Era capace di cucinare di tutto di più ed era tutto buonissimo. Il cosciotto di agnello buono come quello fatto da Lei non l’ho mai più mangiato. Un’altro piatto ottimo è il rosbeef di Giovanna, ma non divaghiamo.
Io ed Antonio ci siamo sposati in Inghilterra e Rosemary è stata la nostra testimone di nozze. Non solo ha fatto da testimone ma ha anche organizzato nel suo giardino il rinfresco per tutti.
Come non amarla? Eppure, spesso e volentieri, becchettavamo come due zitelle. Avevo con lei un rapporto estremamente sincero e se dovevo mandarla a ‘’stendere’’ lo facevo senza problemi. A volte la trovavo infantile e poco responsabile. La sua pigrizia mi faceva impazzire.
Pian piano ho fatto amicizia con altre mamme della scuola e poi ci siamo trasferiti noi ad Oxford e lei a Long Wittenham. Poi lei ha iniziato a lavorare alla Oxford University Press ed io ad andare prima all’Oxford College of Further Education e poi all’Abingdon College per studiare l’inglese.
Ciò nonostante siamo sempre rimaste in contatto.
Siamo state tutte assieme: Giovanna, Lorella, Rosemary al matrimonio in Provenza di Caterina.
Siamo state tutte assieme a Vico Equense dalla Luciana.
Siamo state a Scario e a Napoi da Isa e Lorella.
Sono stata, assieme a Giovanna, ospite di Rosemary in America a casa della sua mamma e ci siamo divertite un sacco tutte e tre. Ci ha portate a zonzo un pò dappertutto e ci ha fatto conoscere una coppia di amici meravigliosi, Gary e Joan.
Quando si è ammalata di tumore al seno è venuta d’estate qui da noi in Francia al mare, perché noi abbiamo la piscina e lei si vergognava di andare in giro pelata come una zucca.
La chemio è una brutta bestia.
Ci siamo fatte tanta compagnia quell’anno. Poi la distanza, gli anni che aumentano, la malattia che è tornata ancora più aggressiva di prima ha fatto si che i nostri rapporti si allentassero sempre di più.
Abbiamo una chat tra amiche ma lei partecipava poco ultimamente, era stata in ospedale per una brutta polmonite bilaterale.
E’ morta il 25 ottobre! La notizia l’ha data Allegra su fb! Non ci potevo credere, per me Rosemary è e sempre sarà quella simpatica e vitale americana dalla risata squillante con un cuore grande come una casa!
Mi spiace cara di non averti potuta abbracciare ancora una volta, non averti potuto dire che ti volevo bene e che eri una gran bella persona.
Oggi più che mai mi ricordo quel che mi hai detto un giorno: ‘’Se non avessi fatta tanta terapia nella mia vita mi sarei offesa per quello che mi hai detto’’.
Vorrei non aver questo peso sul cuore, vorrei esser riuscita a farti capire che quel che detestavo a volte di te era l’aiuto che davi per scontato ma che, non sempre tutti, me compresa, erano disponibili a darti. Ma … ripeto: ”Chi sono io per poter giudicare? Mi odio per non essermi morsa la lingua in tempo”.
A questo mondo bisogna chiarire le cose e non lasciarle mai in sospeso, a costo di sembrar pedanti, oppure bisogna imparare a non dire sempre tutto quel che si pensa.
Ora è troppo tardi, te ne sei andata e io mi sento in colpa nei tuoi confronti. Ti ho voluto bene Rosemary e sono stata felice ed onorata di conoscerti.

Alla prossima

Elena

Con Rosemary a Sunapee New England

Con Rosemary al lago Sunapee New Hampshire.

(°) Le Scuole Europee sono istituti nati a partire dal 1953 al fine di offrire un insegnamento multilingue e multiculturale, dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria, prioritariamente ai figli dei funzionari delle istituzioni comunitarie, garantendo a tutti gli alunni l’insegnamento della propria lingua materna.
Le Scuole Europee sono attualmente 13, distribuite in sei  Paesi dell’Unione: Belgio (Bruxelles I, II, III e IV, Mol), Germania (Francoforte, Karlsruhe, Monaco), Italia (Varese), Lussemburgo (Lussemburgo I e II), Olanda (Bergen), Spagna (Alicante).
Nelle Scuole Europee di Bruxelles I, II e IV, Francoforte, Lussemburgo II, Monaco e Varese funzionano sezioni linguistiche italiane.
All’epoca c’era anche la European School di Culham chiusa il 31 agosto del 2017. Peccato! 🙁