Trino – Deposito nucleare: cosa c’è dietro il ritiro dell’autocandidatura?

TRINO. Il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi non sarà costruito in mezzo alle risaie del Vercellese. Dopo aver chiesto ed ottenuto da Governo e Parlamento una modifica legislativa che gli ha permesso di candidare, per la realizzazione del Deposito, il territorio di Trino già dichiarato inidoneo da Sogin e Isin, ed esattamente tre mesi dopo aver presentato l’autocandidatura, il sindaco Daniele Pane è stato costretto a ritirarla.
Il lungo pressing sulle istituzioni
Da anni Pane è convinto che la soluzione per lo stoccaggio del materiale radioattivo attualmente immagazzinato a Trino (in minima parte), a Saluggia e in altre decine di siti “temporanei”, oltre a quello che rientrerà dal ritrattamento all’estero e a quello prodotto per usi diagnostici e medicali, sia la costruzione del Deposito a Trino. Ne aveva già parlato nel 2019 in un convegno romano organizzato dalla Fondazione Farefuturo dell’attuale ministro Adolfo Urso, a cui aveva partecipato insieme al suo mentore Roberto Rosso. Ha continuato a coltivare questa ipotesi anche quando Trino – con la pubblicazione della CNAPI, prima tappa del percorso verso l’individuazione del sito – era stata esclusa dal novero delle aree potenzialmente idonee, fino a proporla ufficialmente intervenendo nel novembre 2021 al Seminario Nazionale sul Deposito organizzato da Sogin. E finalmente tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 – con un intervento alla Commissione Ambiente della Camera l’8 novembre 2023, e con l’invio di richieste scritte – ha ottenuto dal Governo amico (Pane è esponente di Fratelli d’Italia), che ha inserito nella norma una modifica ad hoc, la possibilità di candidare Trino. Il 12 gennaio scorso, poche ore dopo la conclusione di una lunga seduta del Consiglio comunale, ha riunito la Giunta, ha deliberato e ha inviato a Sogin la pec con l’autocandidatura.
Tre mesi di mobilitazione
Fin da dicembre, da quando si era capito che il ministro (piemontese) Gilberto Pichetto Fratin aveva inserito nel decreto-legge 181 il comma ad Tridinum richiesto da Pane, tra basso Vercellese e Monferrato i cittadini hanno cominciato a mobilitarsi contro la (possibile, poi dichiarata) autocandidatura. E’ nato il Comitato Tri-No, che ha coordinato i gruppi spontanei sorti in vari centri, ha superato il migliaio di iscritti, ha supportato una petizione con oltre cinquemila firme e ha instancabilmente organizzato incontri informativi in molti paesi della zona. Legambiente il 3 febbraio ha organizzato una manifestazione che ha toccato il Principato di Lucedio, la centrale “Galileo Ferraris” e il centro storico di Trino.
Pronti i ricorsi
Il sindaco Pane ha sempre snobbato con ostentazione le obiezioni delle associazioni ambientaliste, del Comitato Tri-No e delle forze politiche che gli chiedevano di ritirare l’autocandidatura. Forte dell’appoggio della sua maggioranza in Consiglio comunale, attendeva che Sogin certificasse l’idoneità del già scartato sito di Trino. Ha però cominciato a preoccuparsi quando, ai primi di marzo, è risultato chiaro che contro la sua delibera di autocandidatura sarebbero stati presentati diversi ricorsi amministrativi: dalle associazioni ambientaliste (Legambiente dispone di un proprio Centro di azione giuridica) e dal Comitato Tri-No, certo, ma anche da alcuni agricoltori e, soprattutto, da almeno una decina di Comuni circostanti, i cui sindaci si erano già riuniti a Crescentino e avevano deciso di affidare congiuntamente l’incarico allo studio dell’avvocato Paolo Scaparone, già docente di Diritto amministrativo all’Università di Torino. Battaglie legali su più fronti che avrebbero coinvolto il Comune di Trino per lunghi mesi, se non addirittura anni.
Correzione “fraterna”
Ma a costringere Pane a ritirare l’autocandidatura sono stati, in alcuni concitati conciliaboli che hanno preceduto di poche ore la riunione di Giunta – convocata in tutta fretta e tenutasi in videoconferenza – di martedì 12 marzo, soprattutto alcuni influenti esponenti della coalizione di destra e, in particolare, del suo partito. L’autocandidatura del Comune di Trino infatti, decisa da Pane senza consultarsi con i maggiorenti di Fratelli d’Italia e con gli altri amministratori della zona (in gran parte alla guida di Giunte di destra), stava creando grossi problemi alla coalizione e al partito: il malcontento stava crescendo, anche tra la popolazione e tra alcuni “grandi elettori” dei partiti attualmente al governo del Paese, della Regione, della Provincia e della città di Vercelli. A tre mesi dalle elezioni europee, regionali e amministrative (di Vercelli, Crescentino, Cigliano ecc.) nelle quali Fratelli d’Italia auspica di raddoppiare i consensi rispetto a cinque anni fa, il partito non poteva permettersi né di sostenere né di ignorare (come per qualche settimana ha tentato di fare) la dirompente iniziativa del suo rampante esponente Daniele Pane. E così, accerchiato dal sottosegretario Andrea Delmastro, dal consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti, dal presidente della Provincia vercellese Davide Gilardino e dal sindaco casalese (e probabile candidato al Consiglio Regionale) Federico Riboldi, Pane ha dovuto capitolare. Non per nulla, alla conferenza stampa del giorno successivo in municipio a Trino, il partito gli ha affiancato come “badante” proprio Gilardino, in rappresentanza di tutti i Comuni della provincia contrari all’autocandidatura.
Una delibera che gronda falsità
Anziché limitarsi a deliberare la revoca (alcuni giuristi ritengono che sarebbe stato preferibile l’annullamento) della delibera di autocandidatura del 12 gennaio, nella relazione che precede il dispositivo di deliberazione il sindaco Pane – con la mano evidentemente guidata dalla rabbia e non da una ponderata valutazione dei fatti – ha infilato una serie di affermazioni oggettivamente false.
Innanzitutto Pane scrive che la richiesta di «rivalutazione del territorio di Trino» è «l’unica scelta allo stato percorribile ai fini dell’accelerazione del processo di realizzazione del deposito». Affermazione falsa: l’introduzione – chiesta e ottenuta da Pane – nel decreto 31 del 2010 della possibilità di autocandidature da parte di aree già valutate come non idonee (e quindi la necessità di predisporre una CNAA, Carta Nazionale delle Aree Autocandidate) non ha accelerato, bensì rallentato la procedura già in corso, che prosegue con i passaggi previsti dall’art. 27 del decreto dopo la pubblicazione della proposta di CNAI (risalente al 13 dicembre 2023): «il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, con proprio decreto, di concerto con Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, approva la CNAI, con il relativo ordine di idoneità. La CNAI è pubblicata sui siti della Sogin, dei suddetti Ministeri e dell’Agenzia».
L’autocandidatura di Trino si è inserita come una zeppa in questo lineare percorso previsto fin dal 2010 e di fatto lo ha bloccato perché ha aperto la procedura di CNAA e, come ha spiegato il funzionario ministeriale Nicola Ippolito – invitato proprio da Pane al Consiglio comunale dell’11 gennaio – «i Comuni della CNAI rimangono in attesa: o è l’una o è l’altra; solo se la procedura CNAA viene interrotta si torna alla CNAI».
Checché ne dica Pane, quindi, l’autocandidatura del Comune di Trino non ha portato alcuna «accelerazione», anzi: dal 13 dicembre sono trascorsi più di tre mesi, e proprio a causa dell’inserimento di Trino – funzionale all’apertura del percorso CNAA – non sono stati fatti dal Governo ulteriori passi verso l’approvazione della CNAI, atto necessario per i successivi passaggi previsti dal decreto al fine dell’individuazione del sito tra i 51 selezionati. Ora che l’autocandidatura di Trino è saltata occorre che Sogin, enti locali, associazioni e cittadini esaminino con attenzione le caratteristiche dei siti inseriti nella CNAI: ed è ciò che si poteva e doveva fare fin dal dicembre scorso, se non fosse stata messa in campo da Pane la turbativa dell’autocandidatura.
In un altro punto della delibera di revoca, poi, il sindaco Pane afferma che «diversi Comuni sia della provincia di Vercelli che di Alessandria, i presidenti delle Province di Vercelli e di Alessandria e quello della Regione Piemonte nonché alcune associazioni ambientaliste hanno evidenziato di non condividere alcun metodo previsto dalla vigente normativa per l’individuazione del sito idoneo per la realizzazione del Parco Tecnologico e del Deposito Unico Nazionale».
Anche questa affermazione è oggettivamente falsa. Comuni, Province, Regioni e associazioni ambientaliste hanno attivamente partecipato alla procedura per l’individuazione del sito idoneo, tanto che nel 2021 hanno inviato puntuali e dettagliate «osservazioni e proposte tecniche» a Sogin dopo la pubblicazione della CNAPI e hanno partecipato al Seminario Nazionale: osservazioni e Seminario espressamente previsti dalla normativa (il già citato decreto del 2010). Quanto alle associazioni ambientaliste, poi, sono state proprio loro, fin dal 2017, a collaborare alla stesura del “Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi”, tuttora reperibile sul sito internet del Ministero dell’Ambiente: Programma in cui si prevede espressamente la necessità della realizzazione di un Deposito Nazionale. Come si può, sulla base di tutto ciò, accusare gli ambientalisti di non «condividere il metodo»?
A non «condividere il metodo» per l’individuazione del sito per il Deposito, ed anzi a cercare di “minarlo” introducendo – tredici anni dopo l’approvazione del decreto – la possibilità di rivalutazione di siti già giudicati inidonei, è sempre stato soltanto Pane, che ora accusa di ciò le altre istituzioni e le associazioni ambientaliste. E’ il tipico caso di bue che dà del cornuto all’asino, ma il problema è che Pane lo fa non nella stalla ma in una delibera del Comune che amministra.
Infine Pane, anche in questo caso spinto dal livore verso coloro che l’hanno costretto al clamoroso dietrofront, sempre nella delibera di Giunta del 12 gennaio scrive che è «in capo ai soggetti che si oppongono» all’autocandidatura «la responsabilità di ogni conseguenza negativa dovesse derivare» dalla permanenza dei rifiuti radioattivi a Trino «stoccati in un deposito temporaneo».
Anche in questo caso al sindaco fa difetto la memoria. Pane dimentica che proprio questi soggetti – in primis le associazioni ambientaliste e il comitato locale – sono coloro che negli ultimi vent’anni hanno sollecitato lo smantellamento della centrale nucleare “Fermi”, hanno vigilato sul cosiddetto decommissioning e hanno ottenuto – fin da quando lui nemmeno era ancora sindaco – l’istituzione di una commissione comunale ad hoc, che più volte ha convocato Sogin a riferire sull’andamento dei lavori di smantellamento. Commissione che Pane, da quando è stato rieletto, nonostante le sollecitazioni non ha mai convocato.
Dimentica inoltre che proprio nella seduta consiliare dell’11 gennaio scorso lui e la sua maggioranza hanno respinto una mozione, redatta dalle associazioni ambientaliste e proposta dal gruppo consiliare di minoranza, intitolata “Liberare definitivamente il territorio di Trino dalla presenza di materiali radioattivi”, e che impegnava il sindaco e la Giunta
- a sollecitare il Governo a proseguire rapidamente nell’iter per l’individuazione del sito per il deposito nazionale, valutando le caratteristiche dei 51 siti contenuti nella Cnai, in modo da liberare quanto prima Trino dalla presenza di materiale radioattivo sul proprio territorio;
- a sollecitare Sogin ad aggiornare il cronoprogramma dei lavori di smantellamento dell’ex centrale nucleare “Fermi”, che vanno avanti da 25 anni con enorme dispendio di denaro pubblico, in modo da pervenire quanto prima alla situazione di brown field e predisporre il materiale radioattivo al trasferimento al deposito nazionale, da realizzare in un sito che risponda ai criteri della citata Guida tecnica n. 29.
E’ evidente che un sindaco dimostratosi sordo a tutte le iniziative propostegli per accelerare la liberazione di Trino dalla presenza di materiale radioattivo non può attribuire, con una delibera, la «responsabilità di ogni conseguenza negativa» di tale presenza proprio ai soggetti che da anni stanno lavorando in senso opposto.
Triste, solitario y final
Daniele Pane si sta rendendo conto, in questi giorni, che il ritiro a furor di popolo della sua delibera che candidava Trino ad ospitare il Deposito Nazionale non costituisce per lui soltanto una sconfitta su questo punto, ma è il sintomo di un malcontento che potrà avere conseguenze molto più ampie. Con la sua battaglia solitaria per ottenere da Governo e Parlamento la possibilità di autocandidatura (e poi con le conseguenti delibera e pec) Pane ha scavato un solco profondo tra sé e buona parte dei cittadini di Trino, che l’avevano recentemente rieletto con una percentuale bulgara, e inoltre ha indispettito i colleghi amministratori di città e paesi del circondario: sia quelli del suo partito che quelli delle altre forze politiche e delle liste civiche. La richiesta che Pane si dimetta da presidente dell’associazione di Comuni “Borghi delle vie d’acqua”, avanzata a febbraio da Carlo Bailo sindaco di Bianzè e di cui stanno discutendo altri primi cittadini della zona, è il primo risultato dell’evidente disconnessione di Pane dal territorio e dalle sue istituzioni, e del crollo di fiducia che la sua iniziativa – concordata con Roma ma non con il Vercellese e il Monferrato – ha comportato.
L’autocandidatura per ospitare il Deposito alla fine è saltata, ma per il “nuclearista” Pane – e per le sue ambizioni di carriera politica: fare il sindaco di Trino è soltanto il primo gradino – si è rivelata un boomerang. Il ragazzo è ambizioso e cercherà di recuperare, ma in un partito rampante qual è Fratelli d’Italia, dove in tanti dal Vercellese e dal Monferrato sgomitano per arrivare in Regione o in Parlamento, ora parte più indietro.
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Fonte: La Voce

Trino – candidatura ritirata ma… non dormiamo sugli allori.

Parliamo dell’autocandidatura del Sindaco di Trino per la costruzione di un mausoleo di 150 ettari in mezzo alle risaie.
Candidatura che è stata ritirata, sia su pressione delle varie organizzazioni che si sono mosse contro questa decisione, sia del partito del sindaco che, visto il polverone sollevato e, per paura di perdere ”voti” gli ha intimato di ritirare la candidatura. Cosa che ha fatto.
Resta comunque il problema.
E cioè il fatto che dobbiamo assolutamente far costruire, ‘sto deposito di scorie nucleari italiane, il prima possibile e in uno dei 51 siti identificati dai tecnici!
Forza! Diamoci tutti da fare! Popolo, associazioni, movimenti e… politici.
Sarebbe bene che il Governo in carica prendesse delle decisioni in tal merito, invece di volere il Premierato. Oppure invece di volare in Egitto per fare accordi con autocrati di ”dubbia democrazia” al fine di trattenere, previo pagamento, dentro lager in loro territorio, emigranti che muoiono di guerre e di fame.
Sarebbe bene che si muovesse per ‘sta discarica, invece di affidarsi all’iniziativa privata di un sindaco che tentava, a modo suo, di risolvere un problema annoso.
Torniamo quindi alla discarica nucleare, non è che abbiamo anni a disposizione, li avevamo ma non abbiamo fatto ”nulla”, ora tutti quegli anni non li abbiamo più.
Non dimentichiamo che nel 2025 ci torneranno indietro le scorie nucleari ad alto impatto radioattivo che abbiamo mandato all’estero e… dove le metteremo?
Non abbiamo ancora nemmeno identificato il sito per costruirlo ‘sto catafalco.
Quindi prepariamoci all’ennesima figura da PIRLA! In Europa che non hanno ancora il deposito siamo ormai solo noi. Pure i lituani hanno già deciso come e dove costruirlo.
E’ mai possibile che in ‘sto Paese si aspetti di avere sempre l’acqua alla gola per muoverci?
Per forza che poi le decisioni vengano prese alla ”Oiseau du chien” no?
Qui non stiamo parlando di immondizia ”normale”, che già gestiamo malissimo e in maniera infantile, regalando fior di quattrini alla malavita organizzata.
E’ noto infatti che in ‘sto Paese siamo tutti contrari agli inceneritori e quindi cosa facciamo?
Chiudiamo un occhio, nascondiamo la testa come gli struzzi, e deleghiamo ”qualcuno” che si occupi dello smaltimento.
Cosa fa ‘sto qualcuno? Semplice! Stocca il tal quale in capannoni dismessi che poi, guarda caso, prendono fuoco, ammorbando l’aria mille volte peggio di un inceneritore ben fatto e con dei filtri degni di tal nome, come avviene in altri paesi.
Ma quanto siamo scemi noialtri da 1 a 10? mah…
Mò il 2025 è vicino, troviamo almeno un posto per ‘sto deposito di scorie nucleari. Facciamolo in sicurezza e in uno dei luoghi considerati più idonei dai tecnici.
Possibile mai che il Governo non sia in grado nemmeno di fare questo? Che preferisca trincerarsi nella solita nenia dell’Europa cattiva?
Costoro parlano… parlano… parlano… ma poi?
Poi aspettano un Sindaco di un Paesino di 6000 anime che risolva loro il problema?
Però…
Ripeto: Il suffragio deve essere ”Universale” le candidature NO!
Sono anni che paghiamo gente che, l’unica cosa che sa fare, è dare aria ai polmoni!
Costoro li paghiamo fior fiore di quattrini per fare cosa? Per scaldare gli scranni di Montecitorio?
Chi si siede su quegli scranni DEVE saper portare ”valore aggiunto” ! E… la parlantina da sola non basta.
Grrrrrrr…

Alla prossima

Elena

Fiat, FCA, Stellantis e… adesso? Trino e la discarica nucleare e… adesso?

Pensierino del mattino…

Leggo che a Torino, a #Mirafiori, la sede dello stabilimento che dava lavoro ad una marea di operai e che sembrava dover garantire lavoro per sempre, oggi non sa più quale sarà il suo futuro.
Gli operai, con sempre maggiore apprensione, si chiedono quale sarà il loro destino, quali sono esattamente le ‘’strategie’’ di Stellantis sull’auto elettrica? Produrranno vetture ‘’cinesi’’? Mah…
Gli operai, giustamente in ansia, si sentono traditi dalla politica.

Prendersela con la politica è facile, ma dovremmo ammettere che anche la ‘’famiglia’’, e parlo di quei due geni di John e Lapo Elkann, non è che abbiano poi fatto delle scelte strategiche visionarie.

Da rampolli viziatelli quali sono, quando si sono resi conto che la Fiat stava per fallire, su pressione delle banche hanno assunto Marchionne, che ha fatto benissimo quello per cui era stato assunto. In primis gli interessi della famiglia, il cui obiettivo era quello di garantirsi i dividendi, punto.
Gli operai e i posti di lavoro erano l’ultimo dei pensieri per costoro.
Eppure Joh e Lapo sono ‘’giovani, hanno mezzi economici, avrebbero dovuto avere ‘’visione’’… invece? Invece ‘’ciccia’’!

La politica, in tutte queste vicissitudini, è sempre stata ‘’colpevolmente assente’’. Han scoperto la Golden share da poco. Ecco perché i francesi ci ‘’mangiano in testa’’. Non sono cattivi i francesi, siamo noi che siamo pirla. E’ diverso.

D’altronde, visto che in Italia non esiste una politica industriale pianificata con cura e con visione ecco che capitano ‘’cose strane’’, tipo la Fiat se la comprano i francesi.

Oppure, per esempio, nel Bel Paese può capitare che il sindaco di un Paesino di poco più di 6000 anime decida, diciamo ‘’autonomamente’’, di candidare il proprio paesello, nonostante fior fiore di geologi abbiano detto quanto la zona non sia idonea, per costruirci un catafalco di 150 ettari di discarica di tutti i rifiuti nucleari d’Italia.
Facendoci digerire che il nucleare è bello, sano e innoquo.
Anche se fan ‘’finta di non capire’’, ma gli fa comodo così, che il problema NON è il nucleare ma la discarica di rifiuti nucleari in un luogo inadatto!

E la politica che cosa fa? Visto che la cosa le fa comodo, senza la minima visione a lungo termine, risponde con un: ‘’Ti rivaluto il territorio e faccio in modo che se ‘’prima’’ non era idonea, adesso lo diventerà’’.
Risolvendo che cosa esattamente? Che in Europa faranno bella figura dicendo: ‘’Visto come siamo bravi? Abbiamo risolto il problema della discarica nucleare’’.
Per un pò di anni ci saranno quattrini che ‘’girano’’ ma… poi? Come sarà la situazione tra 60/70 anni?

Trino fatica a far dimenticare a potenziali nuovi ‘’cittadini’’ che in zona c’è una centrale nucleare in dismissione, per avere il cementificio Buzzi, che da si lavoro ma ‘’forse’’, nel sentir comune, inquina anche un pò, per essere vicinissima a Casale, sede dell’Eternit che, per quanto riguarda ‘’amianto’’ non scherza. In futuro sarà anche famosa per avere l’unica discarica nucleare d’Italia? Ottime zone per far crescere dei bambini vero?

Eppure Trino è ad un passo dalle colline del Monferrato, l’aria non è pestifera come quella delle città che, pian piano si stanno svuotando. La gente vuole vivere in posti tranquilli, il lavoro è cambiato e si può lavorare ormai da casa, cosa obbliga quindi la gente a vivere in città caotiche quando potrebbe venire a stare in un posto dove le case costano poco e lo spazio è assicurato e ti muovi in bicicletta senza il rischio di morire?
Trino diventerà sicuramente appetibile in futuro come zona residenziale. Siamo sicuri che il deposito di scorie nucleari contribuirà a renderla interessante?
In base ad una mia esperienza personale direbbe di no. Ho una carissima amica, ex docente universitaria, l’avevo quasi convinta a trasferirsi da Torino a Trino, decantandogli quanto si stia bene e quanto sia un posto tranquillo a misura d’uomo e che, grazie ad una moltitudine di associazioni, anche culturalmente movimentata ma, in seguito a questa ‘’rogna’’ del deposito mi ha detto di aver cambiato idea.

Comunque, per farla breve, la domanda è: ‘’Se i geologi dicono che la la zona NON è idonea lo diventerà a causa di una politica che ‘’vive alla giornata’’?

Si direbbe di si…

Alla prossima

Elena

26 Febbraio 2023 tragedia di Cutro…

Il 26 febbraio 2023 alle 4 del mattino, a quaranta metri dalle coste di Cutro, il caicco Summer Love in balia delle onde e della risacca, si infrange in centinaia di pezzi. I 180 migranti a bordo, partiti dalle coste della Turchia, si ritrovano in pochi secondi a nuotare nell’acqua gelida, molti bambini muoiono di freddo immediatamente.

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Quell’alba del 26 febbraio sono morte 94 persone, di cui 35 minori e 10 sono i dispersi.
Ad un anno da quella strage non si sa ancora come mai, nonostante la segnalazione dell’agenzia europea per le frontiere (Frontex) trasmessa alle autorità italiane alle 23:03, non fu lanciata un’operazione di ricerca e soccorso in mare.
Perché fu sottovalutato il pericolo, considerando le cattive condizioni meteorologiche.

I primi a soccorrere i migranti furono dei pescatori locali presenti per pura coincidenza.
Nelle ore seguenti la tragedia, Frontex e le autorità italiane (guardia di finanza e guardia costiera) si sono accusati a vicenda.
E’ colpa tua! No è colpa tua… Morale, ad un anno di distanza non si sa ancora cosa sia successo di preciso in quelle ore.
La procura di Crotone ha aperto due fascicoli di inchiesta. Il primo è contro i presunti scafisti (sono quattro le persone a processo), il secondo, invece, è per accertare tutte le falle nella catena di comando e vede per ora sei indagati.
Il 9 marzo del 2023, il governo ha tenuto a Cutro una conferenza stampa a termine del Consiglio dei ministri. E’ stato un gesto prettamente ‘’simbolico’’, sull’onda emotiva della disgrazia, e soprattutto per far vedere a noi ‘’popollo’’ quanta era la loro empatia in merito alla tragedia. Abbiamo visto, a favore delle telecamere, occhi umidi e voci tremule… ma poi hanno partorito il Decreto Cutro!

Quell’obbrobrio che non prevede più la conversione automatica del permesso di soggiorno per cittadini che provengono da paesi ‘’non sicuri’ in permesso per motivi di lavoro. Quindi costoro non possono nemmeno lavorare per mantenersi e, se lo fanno, sono abbligati ad essere in ”nero”.
Quello che prevede, tra gli altri orrori, il pagamento, da parte dei disperati richiedenti asilo che vogliano evitare di finire nei lager Cpr, una ‘’garanzia finanziaria’’ di 4.938 euro.
In pratica, a gente disperata che cerca una vita migliore lo Stato Italiano chiede il ‘’pizzo’’?
Ma poi, di una legge che obbliga le navi ad intervenire per salvare solo un naufragio per volta? Che cosa ne dite? Ne vogliamo parlare?
Mettetevi nei panni di un capitano che, dopo aver salvato dei disperati, nel caso ne trovasse altri che annegano è obbligato a lasciarli annegare perché non può, grazie al decreto Cutro, fare più di un salvataggio per volta?
Inoltre, quando finalmente ‘sto Capitano ha a bordo dei disperati che han perso magari moglie e figli, e li ha salvati per esempio, vicini alle coste siciliani, lo costringono ad andare a Genova per farli sbarcare?

Ma chi è che partorisce simili obbrobri? Che menti bacate hanno costoro? Fosse per loro darebbero dei giubbotti di salvataggio in piombo a ‘sti disperati! Mah…

A muoversi ormai è, per fortuna, la società civile che si è riunita nella Rete ‘’26 febbraio’’.
Per il primo anniversario della strage la Rete ha organizzato una tre giorni di eventi e dibattiti, sulle politiche migratorie anche per chiedere giustizia su cosa è accaduto un anno fa.
L’appuntamento finale è dato alle 5 del mattino si oggi, con una fiaccolata a cui tutti sono chiamati a partecipare.

Quel che mi lascia perplessa è che in Italia c’è gente che va alla Santa Messa tutte le domeniche ma, quella stessa gente, ha scelto di votare per un Governo di ‘’destra’’.
Inutile piangere, commuoversi, partecipare emotivamente se poi, alla fin dei fini, si vota per una politica che prende queste decisioni.

Carità cristiana? Ma dove?

Alla prossima

Elena

Le manganellate agli studenti che manifestano…

Pensierino del mattino…

E’ intervenuta persino la massima carica dello Stato italiano sui fatti avvenuti venerdì 23 febbraio a Pisa, tra via San Frediano e piazza dei Cavalieri, una sorta di budello in cui i ragazzi erano bloccati e non potevano evitare manganellate a non finire.

Ma come? E’ questo il modo di garantire il diritto di manifestazione?

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una nota al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi  ha fatto presente, in maniera educata come sempre, che: ‘’L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

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Mi vien voglia di ringraziarlo e di abbracciarlo.

Il fatto che Mattarella sia l’unico che si renda conto della deriva fascistoide di chi ha il “manico” della situazione, è grave!

Che nessuno nel Governo in carica si sia indignato della cosa, ci sta. Sono fatti così. Loro sono per l’ordine e la mano pesante.
Ma…pure noialtri ”popollo” come abbiamo reagito a queste bastonate? In troppi hanno scosso le spalle pensando: ‘’’Sti ragazzi fanno solo casino’’.

Non è così! I ragazzi che partecipano, si interessano e manifestano sono il sale della vita!

I giovani sono il nostro futuro, e hanno paura del futuro che si prospetta loro e, onestamente, avrei paura anche io se avessi venti anni oggi!

Inutile girarci intorno minimizzando e scrollando le spalle, la ‘’destra’’, lo sappiamo tutti, ha la mano ‘’pesante’’ con chi si oppone! Punto! Parlano tanto di libertà ma siu direbbe si riferiscano solo alla ”loro” di libertà.

Non dimentichiamo che i ‘’celerini manganellatori’’ non agiscono di loro spontanea volontà, ma rispondono a degli ordini precisi. Il loro comportamento dipende quindi da chi dà loro gli ordini.

Ora, non per essere i soliti ‘’pignoli’’ rompiscatole, ma noialtri ‘’popollo’’ abbiamo forse dimenticato che i fatti della Diaz sono avvenuti durante uno dei governi Berlusconi?

Ma soprattutto noi ”popollo” non dobbiamo dimenticare che sarebbe stato tanto bello sapere che cosa caspita ci faceva Gianfranco Fini, all’epoca Vicepremier e Ministro degli Esteri, nella sala operativa della Questura di Genova di quel maledetto 21 luglio 2001 !

Vigliacco se ce lo ha mai spiegato.

Poi non vogliono che noialtri si faccia ”uno più uno”. Grrrrr…

Alla prossima

Elena

No al Deposito – Livorno è con TriNO ..

Ieri sera, 23 febbraio 2024, a Livorno Ferraris c’è stata davvero una bella partecipazione.

Quando possiamo andiamo anche noi, mio marito e la sottoscritta ad ascoltare, che ci fa solo bene. Vero è che quando si invecchia la sera è piacevole stare al calduccio sul divano a guardare un bel film, ma se si ”delega” sempre tutto agli altri, si finisce… come si finisce.

Noi ”popolo” abbiamo il dovere di partecipare e di conseguenza di informarci. A furia di delegare stiamo perdendo ”democrazia” e ci stiamo consegnando in mano a dei presunti ”uomini/donne forti” che di forte non hanno proprio nulla.

Ma torniamo a noi…
Ieri erano presenti oltre al sindaco anche i consiglieri sia di maggioranza che di minoranza.

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L’incontro è finito all’una ma ne è valsa la pena. Persino il mio cane ascoltava con attenzione.
La politica deve imparare a fare la politica e non sostituirsi ai tecnici. Decisioni che richiedono specifiche capacità scientifiche NON le si possono lasciare ai ‘’politici’’.

Tutti sappiamo che il deposito va fatto, tutti sappiamo che l’’Europa ‘’preme’’ affinché ‘sto benedetto deposito si faccia, tutti sappiamo che la Meloni sarebbe felice di ‘’risolvere’’ ‘sta rogna e di far bella figura, sul genere: ‘’Avete visto quanto so brava’’?

Ma questo NON significa che, pur di farlo, la politica scenda in campo e faccia tutti i truschini possibili ed immaginabili, affinché noialtri si digerisca passivamente questa auto-candidatura, in una zona che presenta problemi sia di faglia in movimento che di falda acquifera troppo in superficie.

Questa decisione non ha niente di democratico e se noi non riusciamo a percepirlo, allora abbiamo dei problemi e anche gravi.
Pane è stato si votato da parecchi trinesi ma non ha mai detto a quei trinesi che lo han votato che cosa aveva intenzione di fare.
Tra l’altro è legittimo o no, da parte nostra, pensare che questa sua auto-candidatura sia anche il frutto dell’amore e/o sintonia che questo Signore porta per il suo partito?

Non facciamoci mettere i piedi in testa per favore. Alla prossima manifestazione dobbiamo essere in tantissimi. La politica capisce solo i ‘’numeri’’. Sono i ‘’numeri’’ a farla vivere e a farla ‘’muovere’’.
Se noi passivamente accettiamo questa auto-candidatura, nascondendoci dietro al pessimistico: ‘’Tanto fanno quello che vogliono’’… ebbene sappiate che NON è vero.
Se i numeri sono ‘’alti’’ la politica si piega.

Vivono di ‘’voti’’ e, se sospettano che per questo motivo, non glieli daremo più ‘sti voti, tornerà sui suoi passi.
Ma dobbiamo essere in tanti e convinti!
Quindi?
Quindi forza!

Nonostante si sia imboccata una strada che è ormai solo in mano alla politica, non buttiamo la spugna.

Chi si arrende ha già perso.

Alla prossima

Elena

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A questo link alcune foto della serata, fatte da me quindi fanno un pò pena, ma tanto per rendere l’idea. Tra l’altro il link, per qualche strano motivo non è attivo, quindi per vedere le foto, è necessario copiarlo ed incollarlo sul vostro browser. Grazie.

https://www.facebook.com/media/set/?vanity=elena.saita&set=a.10224474781033284

Putin, la Signora Navalnaya e ‘’la macchina del fango’’…

La Signora Navalnaya, moglie di Alexey Navalny, l’unico vero oppositore di Putin, infatti per questo motivo non è più tra noi, ha immediatamente puntato il dito proprio su Putin, accusandolo della morte del compagno.

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La Signora ha anche poi dichiarato di voler assumere l’eredità politica e di continuare la battaglia del consorte. Si è detta quindi pronta a prendere il testimone lasciato dal marito.

Ed ecco che, come per magia, è entrata nel mirino della propaganda russa: sui social e sui media filogovernativi si moltiplicano fake news che la dipingono come “la vedova allegra” tra amanti e spiagge.

Questa signora invece vive da due anni con i suoi due figli in Europa, lontana dalla sua città natale, Mosca.
E lo fa per ovvi motivi. Se fosse in Russia sarebbero già tutti morti.
Eppure… il fatto di vivere all’estero è, per la propaganda russa, un grave peccato.

Le vengano affibbiati amanti in serie. Sono fake news ovviamente, ma stuzzicano la morbosità popolare e si espandono a macchia d’olio. Questo nonostante siano state regolarmente smontate dai diretti interessati.

La Signora è più che mai nel mirino della propaganda russa, e questo nel tentativo di screditarla, come nuovo volto dell’opposizione, anche perché ormai sono vicine le elezioni presidenziali di marzo e Putin ha fretta di zittirla.
 
L’obiettivo del Cremlino, come in altri casi, è quello di isolarla dal popolo russo.
Come riferisce nel dettaglio La Repubblica, alla cosiddetta “vedova allegra” sono stati affibbiati amanti che si sono presi la briga di smentire la relazione architettata ad arte. 

E’ il caso del miliardario russo Evgenij Chichvarkin, esule in Gran Bretagna dal 2008 ma finanziatore dei progetti di Navalny. 
Il Min Cul Pop russo, sostiene che il giorno della morte di Navalny, Yulia si divertisse in spiaggia con l’amante, ma la foto che la ritrae con Chichvarkin, amico di famiglia, risale all’agosto del 2021, quando erano a Jurmala, in Lettonia.

Insomma, la propaganda russa ha iniziato a coprirla di fango e ci si mette di buona lena a denigrarla pure il ‘’delfino lacchè’’ Medvedev’’.

Le Fake news si moltiplicano in rete sui social e sono purtroppo tantissimi ad abboccare. Gente che, per qualche strano motivo, crede ancora che la Russia sia la ‘’Grande Madre Comunista’’, che sia il ‘’sol dell’avvenire’’.

Come diceva Umberto Eco: ‘’I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli’’.

Non mi sento offesa dalle parole di Eco, sono ben conscia dei miei limiti, ma comunque prima di abboccare e sparare a zero, condividendo becere fake news, provo a chiedermi: ‘’A chi giova’’?

E comunque, d’altronde si sa, la ‘’rete’’ serve a prendere ‘’pesci’’ no?

Alla prossima

Elena

Navalny e il ”Pugno sul cuore”

Secondo alcune fonti Navalny potrebbe anche essere stato ucciso con ”un pugno sul cuore”.
Dopo averlo lasciato ore ed ore a temperature bassissime un forte pugno sul cuore potrebbe averlo fermato per sempre.

Immagino che il personale del Gulag non sia poi imbevuto di carità cristiana anzi, molto probabilmente il sadismo fa parte del ”mestiere”.

Un lavoro simile non è che stimoli una filosofia filantropica di amore per il prossimo.

Picchiare uno poi che è inviso al Potere costituito è una dimostrazione di fede che, nella mente bacata di un sadico, è sinonimo di far bene il proprio dovere.

RUSSIA NAVALNY TRIAL

RUSSIA NAVALNY TRIAL

Navalny faceva con le mani il ”segno del cuore” alla propria famiglia e qualcuno lo ha punito anche per questo.

Alla prossima

Elena

Come funziona l’elezione del Presidente in Russia?

Dato che non so una cippa e sono ignorante come una scarpa, sono andata a cercare un pò di informazioni in rete e, in base a quel che ho letto, direi che ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

La prossima tornata elettorale russa è prevista per il 15/17 marzo 2024.

In Russia per essere eletti alla carica di Presidente sono necessari almeno 35 anni di età, e si deve risiedere stabilmente in Russia da almeno 25 anni e non si deve avere mai avuto in precedenza né una cittadinanza straniera né un permesso di soggiorno straniero.

Questo, secondo me, lo hanno fatto per ‘’eliminare’’ dalla corsa presidenziale quei ”concorrenti cattivi” che abbiano goduto di permessi di soggiorno all’estero. Come quei permessi in Germania per essere curati dall’avvelenamento di Novichok. Questo ”cattivo concorrente” però è morto nel Gulag in Siberia pochi giorni fa.
Speriamo che, almeno per carità cristiana, ne diano presto il corpo alla mamma affinché possa dargli una degna sepoltura e che la terra gli sia leggera.

Torniamo a noi, Putin ha voluto fortemente un referendum per cambiare la Costituzione pro domo sua e, grazie all’esclusivo pugno di ferro esercitato dal Governo sui media russi, è riuscito a lavar le meningi al ”popolo” e a cambiare a proprio piacimento la Costituzione.

Oggi il presidente viene eletto direttamente dal ‘’popolo’’ – si fa per dire – per un mandato di 6 anni. (Nel periodo 1996 – 2008 erano solo 4 gli anni).
Se nessun candidato arriva alla maggioranza dei voti si passa al ballottaggio tra i primi due.
La Costituzione russa impedisce a chiunque di essere eletto per un terzo mandato consecutivo, ma consente ad un ex presidente, di essere rieletto dopo aver saltato un mandato completo, come fece Vladimir Putin. Al suo posto ci aveva messo il suo ‘’delfino’’ Medvedev.

A seguito del referendum costituzionale del 2020, la costituzione russa limita il numero di mandati che un Presidente può servire a massimo due di sei anni ciascuno a persona.

Tuttavia… i candidati eletti ‘’prima del 2020’’, guarda caso, non sono toccati da tale modifica costituzionale e questo consente sia a Vladimir Putin che a Dimitri Medvedev di essere rieletti per due mandati di sei anni ciascuno a partire dal 2024.

”Giri costituzionali’’ che si direbbero tagliati ‘’su misura’’ per favorire Vladimir Putin

Comunque, leggendo qua a là, pare che a rivendicare il titolo di leader del Paese, siano in nove.

Già dall’inizio di gennaio la Commissione elettorale centrale russa aveva registrato le candidature di tre rappresentanti di partiti parlamentari: 

– Leonid Slutskyj (Partito liberaldemocratico di Russia), 
– Vladislav Davankov (Nuova Gente)
– Nikolaj Kharitonov (Partito comunista).

‘Sti tre sono membri di partiti che siedono tutti in Parlamento: sono ufficialmente di opposizione, ma di fatto non hanno mai ostacolato le politiche del Cremlino, anche perché NON gli conviene. Il sistema politico russo ha ormai relegato all’illegalità ogni forma di dissenso.
E il dissenso viene punito, se gli va bene con il carcere, se va male con il veleno. Quindi… perchè rendersi la vita difficile?

Per quanto riguarda invece i candidati delle formazioni extraparlamentari costoro devono raccogliere almeno 100 mila firme a proprio favore.

Ci è riuscito il leader del partito ‘’Comunisti della Russia’’, Sergej Malinkovich, il cui programma, intitolato “10 colpi stalinisti contro il capitalismo e l’imperialismo statunitense”, prevede il “completamento vittorioso dell’operazione militare speciale in Ucraina”.

L’unico candidato che si è finora espresso contro l’operazione speciale in Ucraina è stato Boris Nadezhdin, sostenuto dal partito di destra Piattaforma civica. L’ex deputato della Duma di Stato, che ha consegnato 105 mila firme a suo favore alla Commissione elettorale centrale, ha definito la decisione di iniziare le ostilità in Ucraina un “errore fatale”, affermando anche che l’attuale leader del Paese sta guidando la Russia “verso un disastro”.
Tuttavia, come ha detto il quotidiano indipendente russo “Meduza”, una fonte vicina al Cremlino, Mosca non sarebbe ”pronta” a consentire alla Commissione elettorale centrale russa di registrare la candidatura di politici con una posizione contro la guerra”. 
Non si può essere contro la guerra! Oops, la ”manovra speciale” in Ucraina, non è previsto.
Siamo ormai al: ‘’Radio Mosca dice che fa caldo, toglietevi i cappotti’’!

Nonostante avesse raccolto il numero sufficiente di firme, ha invece ritirato – chissà come mai – la sua candidatura il presidente del partito Unione nazionale russa, Sergej Baburin. 

Il fondatore del Partito russo per la libertà e la giustizia, Andrej Bogdanov anche.

La candidata del Partito Democratico di Russia, Irina Sviridova, ha comunicato invece di non essere riuscita a raccogliere abbastanza firme a suo sostegno e quindi, ‘’ciccia’’.

Comunque sia la Sviridova che Baburin hanno esortato i cittadini russi a votare per l’attuale capo dello Stato, Vladimir Putin, che la Commissione elettorale ha registrato come candidato indipendente.

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Vladimir Putin ha 71 anni, guida la Russia dal 1999: ha ricoperto sia la carica di presidente sia quella di premier.
L’attuale mandato presidenziale è il quarto per Putin.
È stato eletto capo di Stato per la prima volta il 26 marzo 2000 e poi nel 2004, 2012 e 2018. Dopo la riforma costituzionale e l'”azzeramento” dei mandati, ha potuto ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo.

In teoria potrebbe rimanere al potere fino al 2036, diventando il leader russo più longevo della storia.

Morale? Morale Putin verrà rieletto!

Timidamente qualcuno ci prova ma poi il salvar la pelle diventa il problema maggiore e quindi…

Alla prossima

Elena

Fonti: AGI – Nova News – Meduza

Libertà di Stampa? Ma dove?

Pensierino del mattino …

Sono sempre più numerosi i sintomi di peggioramento.

A proposito di ‘’bavaglio’’, il giornale Domani scrive: ‘’abbiamo ricevuto una querela da parte del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari per un articolo firmato da Stefano Iannaccone. (°)
Dopo le minacce di querele: Durigon, Santanchè, Crosetto, Giorgetti e Meloni, si tratta dell’ennesimo attacco di un esponente del governo al nostro giornale. Continueremo a fare il nostro lavoro come sempre’’.
Ovviamente la direzione del giornale conferma che continuerà a fare il proprio lavoro come sempre ma, a che prezzo?
Oggi i giornali, dal punto di vista economico, faticano a sopravvivere, e difendersi dalle ‘’querele’’ costa un sacco di quattrini. Specie da querele e da minacce fatte da personaggi che ricoprono ‘’posti di comando’’e che dispongono di conoscenze e quattrini sufficienti per gestire la cosa a proprio vantaggio. Quelli tanto per intenderci del: ‘’Lei non sa chi sono io’’!

Essere ‘’liberi’’ di dire quel che si viene a sapere è diventato una sorta di atto ‘’eroico’’.
Già informare una popolazione, assorbita completamente dal dover ‘’tirare la carretta’’ per sopravvivere, è un’impresa difficile, se poi a questa impresa difficile ci si mettono pure le pastoie delle minacce di querele costanti, bè… vedete un pò voi.

E’ mai possibile che i giornalisti debbano vivere in questa maniera? Con le spade di Damocle delle denunce sulla testa?
Se non sei allineato e coperto ti rendono la vita difficile.
Che ne è stato della libertà del famoso ‘’Quarto potere’’?
Stanno forse costringendo la categoria, per il quieto vivere, a pubblicare notizie che non vadano contro il ‘’potere costituito’’ e che quindi non disturbino il ‘’manovratore’’?

Qui le cose peggiorano a vista d’occhio invece di migliorare.

Alla prossima

Elena

(°) https://www.editorialedomani.it/politica/italia/fece-un-contratto-doro-a-fazzolari-il-governo-lo-piazza-direttore-della-3-i-spa-uknr29m9